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LIBRERIA CHIESA

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Academic year: 2022

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(1)

RILIEVI RACCOLTI ACVRA DELLA

REALE ACCADEMIA D'ITALIA

FASCICOLO XIV

LA CHIESA

DI S. PIETRO IN VINCOLI A PISA

jfesto e rilievi di

Luigi Pèra

LA LIBRERIA DELLO STATO

ROMA 1938 · A. XVI E. F.

(2)

LA CLASSE DELLE ARTI

DELLA R. ACCADEMIA D'ITALIA- PROMOTRICE

CESARE BAZZANI - ARMANDO BRASINI - PIETRO CANONICA - FELICE CARENA FERRVCCIO FERRAZZI- VMBERTO GIORDANO- GVSTAVO GIOVANNONI PIETRO MASCAGNI- LORENZO PEROSI- MARCELLO PIACENTINI

ROMANO ROMANELLI- ATTILIO SELVA -ETTORE TITO

IL CONSIGLIO DI DIREZIONE

MARCELLO PIACENTINI -PRESIDENTE

GVSTAVO GIOVANNONI- GINO CHIERICI- VINCENZO FASOLO FERDINANDO FORLATI- BRVNO MARIA APOLLONJ, DIRETTORE

(3)

I MONVMENTI ITALIANI

RILIEVI RACCOLTI A CVRA DELLA

REALE ACCADEMIA D'ITALIA

FASCICOLO XIV

LA CHIESA DI S. PIETRO IN

NO DEI PIÙ INTERESSANTI ESEMPII dell'architettura chiesastica del periodo roma- nico in Pisa, è rappresentato dal S. Pietro in Vincoli o S. Pierino, in cui si riscontrano, ormai chiaramente definiti, quei caratteri stilistici che si svilupparono nella città e nel suo territorio, fra il secolo XI e il XIII, e si diffusero, oltre i confini del- l'antica Repubblica, nelle isole pisane di Sardegna e di Corsica, nella Lucchesia e nel Pistoiese, per giungere fino nella lontana terra di Puglia.

L'edificio, prossimo alla Piazza Cairoli o della Berlina, è oggi libero solo da due lati che si affacciano entrambi sulla pubblica via; e cioè l'occidentale (la facciata) e il set- tentrionale (il fianco sinistro). Esso però in origine era isolato e viveva tt forisporta ,, (( juxta banc Urbem Pisanam, juxta jluvium qui Arnus dicitur 11 (( itt loco Brtrgo 11 ; cioè nel sobborgo che si estendeva ad oriente della primitiva città, sulla confluenza dell'Arno con l'Oseri (Auser). Col volger degli anni, gli si affiancò dapprima a destra, la Casa Cano- nica (prima metà del secolo XIII), indi anche il tergo fu occultato da superfetazioni edilizie (fine del secolo XVI), aggiuntesi alle altre costruzioni che già gli sorgevan d'appresso.

La chiesa, come altre consorelle limitrofe (S. Michele in Borgo e S. Cecilia), è fornita di una cripta che si svi- luppa per tutta la sua superficie, a simiglianza di un'altra chiesa, più antica, i cui ruderi si affacciano sul Vicolo di S. Pierino, demolita in buona parte per costruire l'attuale S. Pietro in Vincoli ed una torre, ridotta poi a campanile.

La presenza della cripta ha reso la chiesa vera e propria notevolmente sopraelevata. Da ciò taluni - riconnetten- dosi ad una tradizione secondo la quale ivi doveva sor- gere una costruzione pagana (un tempio di Apollo) - hanno arguito che il sotterraneo fosse una primitiva chiesa, proveniente dall'adattamento al culto cristiano di un edificio pagano, successivamente trasformato in cripta in seguito all'erezione della soprastante chiesa.

Mentre queste induzioni non si basano su nessun serio e fondato argomento, l'organismo costruttivo della fabbrica dimostra invece che cripta e chiesa sono sorte

VINCOLI A PISA

contemporaneamente, poichè fanno parte di un solo corpo edilizio (cfr. la T av. IV- V), in cui non si riscontra traccia veruna di ruderi romani. l)

La fabbrica è scandita in tre navi, da una duplice serie di otto arcate, costituite da archi tondi e colonne, alle quali, nella cripta, si sostituiscono robusti pilastri quadrati.

La planimetria, assai irregolare (Tavv. VI e VII), segue lo schema basilicale ed è priva di abside, secondo un tipo noto nell'architettura latina, ma poco usato nella regione pisana. Così ancora la tradizione latina trasparisce nell'or- ganismo costruttivo, avente la nave centrale rialzata, la copertura a tetto (le volte sulle navate furono aggiunte posteriormente) e le strutture longitudinali interne sorrette da colonne, anzichè da pilastri polistili alla maniera lom- barda. Due pilastri cruciformi, forse in origine collegati da arconi traversi, segnano una linea di demarcazione, come nella basilica di S. Piero a Grado presso Pisa.

L'analisi strutturale della chiesa e della cripta (Tavv. I, II e III), ci ha permesso di individuare, nella costru- zione, due fasi edilizie e tre importanti restauri. Si è osser- vato cioè che la chiesa, quale è giunta fino a noi, non è quella che fu in origine, ma ebbe a subire, in epoca non molto lontana dalla sua fondazione, un rifacimento che interessò tutta la parte anteriore e mediana della fabbrica;

indi, in epoche diverse, vi si praticarono: prima un restauro, che diremo di consolidamento perchè provocato da ragioni statiche; poi uno di trasformazione, perchè fatto con l'intento di cambiare la fisionomia interna della chiesa; indi uno di ripristino.

L'esame delle strutture e del prospetto posteriore (Tav. XVI), ci ha consentito ancora di chiarire le ano- malie planimetriche e costituzionali della chiesa, in cui appariscono:

1° Un improvviso allargamento della navata centrale con deformazione di uno dei pilastri a croce.

Un forte divario nell'ampiezza delle navatelle m corrispondenza dell'ultime tre arcate.

3 o Una notevole obliquità nel fianco settentrionale.

Nella fabbrica d'oggi si riconoscono quali appartenenti alla primitiva costruzione (prima fase edilizia): l'ultime

(4)

tre arcate, il muro posteriore e l'ultimo tratto del fianco meridionale; alla seconda: l' intiero fianco settentrionale e le rimanenti strutture (cfr. le Tavv. II e III).

Dal punto di vista costruttivo, la parte più antica del- l'edificio, è caratterizzata dall'uso di muratura affine a quella di ciottoli, simile a quella impiegata nella chiesa di S. Sisto in Pisa (secolo XI). Essa è eseguita cioè con pic- cole pietre appena digrossate e messe in opera a ricorsi irregolari con largo impiego di malta (muri d'ambito e zona rialzata della navata centrale), mentre l'ossatura resi- stente delle strutture discontinue longitudinali (archi e pilastri della cripta ed archi sulle navate della chiesa) è eseguita con normali bozze di verrucano, perfettamente squadrate ed aventi piccole commettiture.

La parte assegnata alla seconda fase edilizia, si distingue invece per i muri di perimetro eseguiti con bozze ben lavorate e squadrate, disposte in filari regolari - seguendo l'assestamento pseudo-isodomo- più piccole all'interno, più grandi all'esterno (muro di facciata e del fianco sinistro).

I due paramenti in pietra verrucana, sono indipendenti l'uno dall'altro, poichè fungono da fodere ad un nucleo murario interno in pietrame incerto, seguendo il noto sistema del muro imbottito che è quello più usato nel luogo.

L'ossatura delle strutture discontinue, è del tutto iden- tica a quella della prima fase; solo è da osservare che il muro al disopra degli archi delle navate della chiesa (cioè la parte corrispondente alla sopraelevazione della nave cen- trale) e l'ultimo tratto dei muri laterali, sono eseguiti in tufo.

Le volte di copertura della cripta, del tipo a crociera con generatrici orizzontali, seguono la foggia locale, quale si osserva anche nella cripta di S. Michele in Borgo e nelle navate minori della Cattedrale. Esse son fabbricate con elementi di tufo simili a grossi mattoni, disposti a filari secondo le generatrici delle unghie (cfr. la Tav. XXII). L'esiguità dimensionale di alcuni organi resistenti della cripta (fondazioni e colonne), che contrasta con l'esu- beranza di altri (pilastri), denota un'imperfetta coscienza costruttiva nella maestranza che eseguì l'opera e spiega pienamente i restauri che dovettero apportarvisi in seguito. Infatti, i cedimenti avvenuti (tuttora visibili), dimostrano l'insufficienza delle fondazioni, ed è evidente il divario fra la sezione resistente dei pilastri di verrucano (pietra molto robusta) e quella delle colonne poste sul fianco meridionale, eseguite in marmo (materiale assai fragile), le quali erano costrette a sopportare un carico, che deve avvicinarsi molto a quello insistente sui primi.

Circa le cause che provocarono la seconda fase edilizia, tutto lascia supporre che, in un certo tempo, si sia pro- dotta nelle condizioni statiche della chiesa, una pertur- bazione così grave (forse un cedimento), da costringere alla sua parziale demolizione e ricostruzione, adottando gli accorgimenti ritenuti atti ad evitare ulteriori danni.

Nella costruzione della nuova fabbrica, infatti, si nota la cura posta per renderla più leggera, eseguendone in tufo la parte più alta. Si rileva inoltre come il lato

settentrionale sia stato intieramente ricostruito, spostandolo verso l'esterno per appoggiarlo su nuove fondazioni, mentre nella navata mediana della chiesa si applicarono catene trasversali in legno -ancorate presso l' intersezione degli archi - per collegare le strutture longitudinali interne, ed attenerne la reciproca collaborazione in caso di cedimento, così come si riscontra in talune chiese vene- ziane (S. Stefano) per un motivo analogo, che va ricercato nella scarsa resistenza del terreno. Tutte queste osservazioni, avvalorano l'ipotesi di un forte cedimento, che si intuisce avvenuto a mano sinistra, dove, anche dopo, ebbe a veri- ficarsi una nuova perturbazione meno grave della prima.

Si possono spiegare ora le anomalie da noi segnalate più sopra, che finoggi erano rimaste assai oscure. Infatti lo spostamento del fianco sinistro, avendo causato uno squilibrio nell'ampiezza delle navate laterali - che si riflette anche sul prospetto posteriore (Tav. XVI) - suggerì l'allargamento della nave maggiore. Tale espe- diente, unito all'obliquità impressa al fianco stesso, riportò le navatelle a proporzioni simili tra loro, in modo che l'at- tuale facciata potè essere costruita regolare e simmetrica.

Le notizie storiche, ci assicurano l'esistenza del S. Pie- tro in Vincoli fino dal 1063, 2) ma l'atto di fondazione di una Collegiata di Canonici, avvenuta l'anno 1072 per opera dell'arcivescovo Guido di Pavia e la successiva conferma fatta, nel 1082, dall'arcivescovo Gerardo, ci mostrano chiaramente la piena efficienza di questa chiesa, che fu concessa a quei religiosi, cum adjacmti si bi Cimilerio, et ctJm omnibus perli11enliis el adiacenliis suis el c~tm lerris, q11as ego GirardtJS Episcoprts mmc largilus sum. 3)

Nel III9 (incl. XII. XIII. K. Xbris), troviamo la chiesa consacrata dall'arcivescovo Pietro Moriconi.

Il confronto dei fatti con le date, ci fa arguire che quella perturbazione che condusse al parziale rifacimento dell'edificio, si sia prodotta fra il 1082 ed il III9 (cioè sullo scorcio del secolo XI); cosicchè l'anno III9 non indicherebbe l'epoca della consacrazione originaria della chiesa, bensì quella di una riconsacrazione resasi neces- saria dopo gli imponenti lavori apportativi.

Non possiamo dare nessuna precisa indicazione circa le proporzioni avute inizialmente dalla primitiva fabbrica.

È però accertato che le strutture della seconda fase edilizia furono eseguite ex novo, pur avendo in esse riu- tilizzato, con molta probabilità, i materiali di ricupero provenienti dalla prima, come è lasciato supporre dalla grande affinità fra talune strutture del primo e del secondo tempo (pilastri, archi e colonne della cripta, archi e colonne della chiesa).

Quanto ai caratteri decorativi della prima fase edilizia, possiamo desumerli da ciò che resta dell'antica chiesa.

Le parti del prospetto posteriore, rimaste intatte, ci hanno permesso di ricostruirne le svelte forme, che si richiamano a tipi molto diffusi nelle chiese toscane. Esso è frazionato in tre zone, da cornici orizzontali (cfr. le Tavv. XVI, XVII e XVIII).

(5)

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L'elegante motivo applicato nella zona mediana, le cui esili lesene sono connesse da coppie di archetti tondi, è frequente nelle tribune di chiese toscane- S. Appiano (Barberino in Chianti), Capoliveri (Elba), Pieve di Gat- taiola (Lucca), S. Maria Corteorlandini (Lucca), ecc. - e si ripete, con rapporti molto più affini al S. Pierino, anche nelle absidi di levante di S. Piero a Grado (secolo XI) dove si ritrovano gli archetti a gradini, corrispondenti, nelle proporzioni e nella forma, a quelli della nostra chiesa.

La zona più alta del tergo (Tav. XVIII), sormontata da un timpano triangolare, reca tre arcate cieche con feritoia centrale. Ancor qui si segue una foggia ben nota nella regione; solo è da osservare che gli archi tondi, contrariamente all'abitudine, anzichè essere sagomati ed avere il pro@o di estradosso rialzato, sono lisci ed hanno i profili (di intradosso e di estradosso) concentrici.

Nella seconda fase edilizia, riscontriamo invece una decorazione più matura, che, pur conservando evidenti rapporti stilistici con quella della prima, vive estranea ad essa, non esistendo nessun legame compositivo fra l'una e l'altra.

Il fianco settentrionale (Tavv. XII-XIII, XIV e XV) è ornato da arcate cieche, che ricorrono anche nella parte inferiore della facciata (Tavv. VIII, IX, X e XI), dove si aprivano tre porte. Oggi le due laterali sono murate, ma un tempo erano fornite, come la centrale, di ripide scalette interne, che immettevano nelle navatelle della chiesa.4>

L'accoppiamento con bifore, rende questi vani svelti e leggiadri e di forma che si allontana dalla consueta, avente un arco di scarico, posto al disopra dell'archi- trave ed appoggiato su alti pieddritti.

La parte superiore del fronte è scandita da tre arcatelle cieche, così come il tergo, ma differisce da questo perchè si inserisce (come entro un timpano spezzato) fra i coro- namenti inclinati delle zone laterali, appoggiandosi sul cornicione che segna l'altezza dei fianchi.

Questa soluzione decorativa, che conferisce un maggior equilibrio alle due zone della facciata, è identica a quella adottata nella chiesa di S. Frediano in Pisa ed ha analogia con quella che si osserva sui transetti della Cattedrale Pisana e nelle facciate delle Pievi di Cascina (prima metà secolo XII) e di S.Maria del Giudice (Pieve vecchia n6o- II70 e nuova n56?). Gli archi, che ricorrono sul fianco e sulla facciata, sono svelti ti dal rialzamento dell'estradosso ed arricchiti da una piccola cornicie rientrante (cfr. le

Tavv. IX, X e XI).

Losanghe a gradini, occhi con margini sagomati ed ornamenti ad intarsio, completano la decorazione di questi lati, cui devesi aggiungere l'effetto estetico del paramento esterno, ottenuto con la bicromia dei mate- riali impiegati. Questo sistema, in cui si alternano filari chiari e scuri con ritmo non uniforme, era già stato introdotto nella chiesetta sul Vicolo di S. Pierino e trova applicazione nella Cattedrale Pisana, nel S. Ales- sandro e nel S. Anastasio in Lucca, per diffondersi poi

m Toscana, evolvendosi verso soluzioni con pausatura uniforme (tipi gotici).

Ogni decorazione è assente sul fianco meridionale, dove, in basso, si aprivano otto arcate che davano accesso alla cripta (cfr. le Tavv. I, II e IV-V) e stabilivano forse una diretta comunicazione fra questa ed il Cimitero" adia- cente, (ricordato nei due documenti del 1072 e ro82), il quale doveva estendersi su quel lato disadorno.

Nell'interno dell'edificio, tanto nella parte assegnata alla prima fase edilizia, quanto in quella assegnata alla seconda, si riscontra il tipico frammentarismo delle anti- che chiese Pisane. Quivi infatti si trovano impiegati ele- menti di spoglio, provenienti da costruzioni romane (capitelli e colonne della chiesa e della cripta), frammisti ad altri dell'epoca, che si ispirano a forme classiche, oppure recano motivi squisitamente romanici (cfr. le Tavv. XXIII, XXIV e XXV).

I capitelli portano sopra l'abaco, a guisa di pulvino, una spessa tavola liscia che, seguendo l'usanza pisana, non è sagomata sui margini, come invece si riscontra spesso in altre città toscane (Lucca, Firenze, Arezzo, Siena).

Le arcate della chiesa appariscono snelle per il notevole rialzamento degli archi che- alla foggia bizantina, assai diffusa in Venezia, ma adottata più raramente anche a Pisa (interno del Duomo e del Battistero e loggette esterne di entrambi e del Campanile pendente)- si appoggiano su pieddritti, i quali non raggiungono però l'altezza di quelli del S. Giovanni e del S. Andrea in Pisa, nè, come questi, recano una cornicetta all'imposta degli archi.

Il bel mosaico con motivi geometrici (op11s tessel/alllt11 o alexandrùmm) che pavimenta la navata centrale, è frutto di una maestranza proveniente dal mezzogiorno la quale agì in Pisa (pavimento sotto la cupola del Duomo) ed in Lucca (pavimento sul presbiterio di S. Frediano ). Esso ha rapporti coi mosaici Cassinesi e Romani (S. Maria in Cosmedin) e con quelli di S. Pietro in Toscanella.

Quanto all'epoca cui possiamo far risalire la primitiva costruzione: l'i m piego di mura tura simile a quella di ciot- toli; gli archi tozzi, perchè a profili paralleli e non ancora ingentiliti da tenui cornici, gli archetti a gradini del tergo, i richiami ad esempii arcaici della regione (S. Sisto e S. Piero a Grado), mostrano in quella fabbrica un processo costruttivo ancora arretrato e forme architet- toniche non ancora bene sviluppate (specie nel dettaglio), che ci suggeriscono di assegnarla alla metà del secolo XI.

La maturità costruttiva e decorativa, propria alla seconda fase edilizia, in cui si ritrovano, in piena fioritura, i motivi caratteristici dell'architettura religiosa pisana del periodo romanico, riuniti in grandiosa sintesi nella S. Maria Assunta (Duomo di Pisa, iniziato nel ro63, con- sacrato nel rn8 e proseguito nel rr5o-rr6o); l'analogia con l'altre chiese che più sopra citammo, tra cui emerge il S. Frediano (iniziato, sembra, nel 1077 e terminato entro la metà del secolo XII); e la data di consacrazione (rrr9), ci assicurano che la sua erezione avvenne fra lo scorcio

(6)

del secolo XI ed i primi del XII. Ciò conferma che la per- turbazione, indicata come causa della seconda fase edilizia, si sia prodotta sulla fine del secolo XI.

La chiesa ebbe incremento nei secoli XII e XIII, come d risulta da varie bolle di Urbano III, di Celestino II~ e di Onorio III 6) in cui apparisce che questi Papi le conces- sero e confermarono privilegi, diritti e beni, fra i quali ultimi comparisce anche la vicina chiesa di S. Andrea.

Attorno al secolo XIV, un ulteriore cedimento del ter- reno fece sfiancare ed inclinare il lato sinistro del fabbricato, cosicch.è dovette essere praticato il primo dei restauri cui fu fatto cenno. Esso fu diretto essenzialmente alla cripta, dove si trasformarono in pilastri le colonne mediane, rivestendole con bozze di tufo; si rinfiancarono gli archi longitudinali in pietra con coppie di archi in mattoni e si rafforzarono le volte con archi traversi pure in mattoni (cfr. le

T avv. I

e

II).

È l'uso del laterizio e soprattutto il tipo dei mattoni simili, per forma e dimensioni, a quelli impiegati in nume- rose fabbriche trecentesche della città, che d fa apparire questo restauro effettuato nel periodo gotico.

La chiesa, ridotta a commenda, pervenne nel 1488 in possesso degli Olivetani di S. Girolamo di Agnano che la restaurarono nuovamente sulla fine del secolo XVI, secondo quanto si desume da una lapide, dove si ricorda che durante il disfacimento di uno degli antichi altari, fu rinvenuta una lamina di piombo (datata l'anno 1119) ripostavi in memoria della consacrazione della chiesa. 7)

Col secondo restauro : fu consolidato il lato meridionale della cripta mediante un muro di rivestimento in pietrame, che si soprammise alla struttura laterizia con cui si erano

precedentemente occluse le arcate (cfr. le

TatJtJ. I

e

II);

si chiusero le due porte laterali di facciata per ricavare alcuni ossarii dove prima si sviluppavano le scalette; si aprì l'attuale porta di accesso alla cripta.

La fisionomia interna della chiesa (completamente trasformata dall'aver coperto le navate con volte, modifi- cato alcune delle vecchie finestre, aperto nuovi vani, costruiti nuovi altari) assunse quell'aspetto baroccheg- giante che le fu tolto nel 1929-30 quando, con l'ultimo restauro, si cercò di riportare il monumento alle primi- tive forme, pur conservandogli le volte sulle navate e tre altari secenteschi.

LUIGI PÈRA

x) Con questo non si esclude che in quel luogo, prossimo al lato meri- dionale della città romana del periodo imperiale ed ai piedi dell'antichissimo

"oppido triangolare , , abbia potuto trovarsi, un tempo, una costruzione pagana andata poi completamente distrutta.

2) Pergamena redatta il giorno prima delle calende di settembre. ARCH. SEGR. ARcrv., Pisa, tomo I, n. 138; cfr. MATTE! A. F., Etdesiae Pisanae Histo- ria, Lucca 1768, tomo I, pag. 181, n.

3) Cfr. MURATORI L., Antiquitates Italicae medii aevi, Milano 1740, tomo III, col. 1093-94 e 1095-96. Il brano citato si trova nell'atto del 1082, identico sostanzialmente a quello del 1072.

4) Nella cripta sono visibili ancora due brani delle voltine rampanti che, a simigilianza della centrale (esistente), sostenevano le scalette laterali.

5) L'ingresso attuale alla cripta, che si affaccia sulla pubblica via sul lato settentrionale, non fu aperto se non quando furono chiuse tutte le arcate sul

lato opposto su cui si addossò la Casa Canonica.

6) Per una bolla di Urbano III (II85-II87) ed una di Celestino III (15 giu- gno 1194) cfr. spoglio pergam. Olivet. di Pisa in ARCH. DI STATO di Pisa, t. 83 e in ARCH. DI STATO di Firenze, t. 40; per un'altra bolla di Celestino III (II91-1197) ed una di Onorio III (23 dicembre 122.1) cfr. KEHR P. F., Regesta Pontijic1111J RomanorttllJ - Italia Pontificia, Berlino 1908, vol. III, pag. 349·

7) La lapide è murata vicino alla scaletta della sacrestia e la lamina si conserva nel Museo Civico di Pisa.

N. B. - I rilievi sono stati eseguiti dall'Autore, a cura dell'Istituto di Architettura e Urbanistica della Facoltà d'Ingegneria di Pisa.

BIBLIOGRAFIA

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TRONCI P., Memorie t11anoscritte s111le chiese Pisane, in "Arch. Capit., , Pisa.

INDICE DELLE TAVOLE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO

I - Pianta della cripta (analisi delle strutture VI - Pianta della chiesa. XVI - Ricomposizione del tergo.

secondo i materiali impiegati). VII - Pianta della chiesa. XVII - Particolari del tergo.

II - Pianta della cripta (analisi delle strutture VIII - Fronte. XVIII - Particolari del tergo (zona superiore).

secondo le epoche di costruzione). IX - Particolare del fronte (parte sinistra). XIX - Sezione trasversale.

m

- Pianta della chiesa (ana.lisi delle strutture x - Particolare del fronte (parte centrale). XX-XXI- Sezione longitudinale.

secondo le epoche di costruzione). XI - Particolare del fronte (parte di destra). xxn - Particolari costruttivi della cripta.

IV - Veduta assometrica della chiesa allo stato XII - Fianco sinistro. XXIII - Particolari di pilastri e di colonne

primitivo. x m - Fianco sinistro. della cripta.

v - Veduta assometrica della chiesa allo stato XIV - Particolari del fianco sinistro. XXIV - Particolari di capitelli della chiesa.

primitivo. xv - Particolari del fianco sinistro. xxv - Particolari di capitelli della chiesa.

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PIAN TA DELLA CRIPTA

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STRUTTURA PRIMA FASE EDILIZIA (SEC. XI)

SECONDA FASE EDILIZIE (SEC. XII)

PRIMO RESTAURO (SEC. XIV)

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ANALISI DELLE STRUTTURE SECONDO LE EPOCHE DI COSTRUZIONE

PIANTA DELLA CHIESA

(10)

LA CHIESA DI S. PIETRO IN VINCOLI A PISA

TAv. IV-V

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VEDUTA ASSONOMETRICA DELJÀ CHIESA ALLO STATO PRIMITIVO

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(18)

LA CHIESA DI S. PIETRO IN VINCOLI A PISA

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SEZIONE

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IL TERGO E OCCULTATO DA SUPERFETTAZIONI EDILIZIE

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