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l'impegno rivista di storia contemporanea aspetti politici, economici, sociali e culturali del Vercellese, del Biellese e della Valsesia

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Academic year: 2022

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l'impegno

A N N O 1 2 ° - n . 2 - A g o s t o 1 9 9 2 S p e d i z i o n e in a b b o n a m e n t o p o s t a l e G r u p p o 4 ° - P u b b l i c i t à i n f . al 7 0 % L . 7.000

ISSN 0393-8638

S O M M A R I O

M A R I O G I O V A N A Gli storici e l ' I t a l i a del

“ s o m m e r s o ”

P I E R O A M B R O S I O (a c u r a di) La crisi del “ f r o n t e i n t e r n o ”

P I E R O A M B R O S I O

Vercellesi, biellesi e valsesiani c o n f i n a t i nel v e n t e n n i o fascista (2)

M A R I L E N A Z O N A (a c u r a di) '““Cinquant'anni f a

Fatti e c o m m e n t i nella s t a m p a locale

A L B E R T O L O V A T T O - T I Z I A N O B O Z I O M A I ) È (a c u r a di)

1940-1945: m e m o r i e di g u e r r a e di i n t e r n a m e n t o

Il d i a r i o di Sesto Bozio M a d è

N E D O B O C C H I O

Il s i n d a c a t o di R i n a l d o Rigola

In b i b l i o t e c a :

recensioni e segnalazioni

rivista di storia contemporanea

aspetti politici, economici, sociali e culturali del Vercellese, del Biellese e della Valsesia

ISTITUTO PER LA STORIA DELLA RESISTENZA E DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA

IN PROVINCIA DI VERCELLI “CINO MOSCATELLI”

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ISTITUTO PER LA STORIA DELLA RESISTENZA E DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA

IN PROVINCIA DI VERCELLI “Cino Moscatelli”

L’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in pro- vincia di Vercelli (con sede a Borgosesia e delegazioni a Vercelli e a Biella) ha lo scopo di raccogliere, ordinare e custodire la documentazione di ogni ge- nere riguardante il movimento antifascista, partigiano, operaio e contadino in provincia di Vercelli, di agevolarne la consultazione, di promuovere gli stu- di sto.ici e, in generale, la conoscenza del movimento stesso, anche con l’or- ganizzazione di convegni, conferenze e con ogni altra iniziativa conforme ai suoi fini istituzionali.

L’Istituto è associato all’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, in conformità dell’art. 3 L. 16 gennaio 1967 n. 3.

Comitato d’onore: ENZO B A R B A N O , E R M E N E G I L D O B E R T O L A , FOR- T U N I O BORAINE, D O M E N I C O F A C E L L I , E N R I C O NOBILE, A N E L L O P O M A , E N R I C O P O M A , P I E T R O R A S T E L L I , A N T O N I N O V I L L A , A L - DO V I Z Z A R I , il presidente dell’Amministrazione provinciale e i sindaci di Biella, Borgosesia, Santhià, Varallo, Vercelli.

Consiglio direttivo: L U C I A N O C A S T A L D I (presidente), A N T O N I N O FILI- BERTI (vice-presidente), G I A N N I F U R I A (vice-presidente), PIERO AMBRO- SIO, PIERGIORGIO BOCCI, P I E R A N G E L O C A V A N N A , A L B E R T O LO- V A T T O , LUIGI M A L I N V E R N I , A L E S S A N D R O ORSI, ENRICO P A G A - NO, M A R Z I A SAINI.

Revisori dei conti: TERESIO P A R E G L I O , M I C H E L E PIEMONTESE, L E A N D R O ROSSO.

Consulenti scientifici: CESARE B E R M A N I , G U S T A V O B U R A T T I , M A U - RIZIO CASSETTI, C L A U D I O D E L L A V A L L E , G I O V A N N I D E L U N A , M A U R I Z I O GUSSO, M A R C O NEIRETTI, P E P P I N O O R T O L E V A , FRAN- C O R A M E L L A .

Direttore: PIERO AMBROSIO.

L’IMPEGNO

Rivista quadrimestrale di storia contemporanea Direttore: Piero Ambrosio

In questo numero scritti di: Piero Ambrosio, Nedo Bocchio, Tiziano Bozio Madè, Paolo Ceola, Mario Giovana, Alberto Lovatto, Antonino Pirruccio, Mary Rimo- la, Marilena Zona.

In redazione: Patrizia Dongilli (editing), Marilena Orso Manzonetta (segretaria) Direzione, redazione e amministrazione:

via Sesone, 10 Borgosesia - tel. 0163-21564

Registrato al n. 202 del Registro stampa del Tribunale di Vercelli (21-4-1981) Direttore responsabile: Francesco Leale

Stampa: Tipolitografia di Borgosesia s.a.s.

Concessionario pubblicità:

Pubblicità Valsesia, viale Fassò, 22 Borgosesia - tel. 0163-22990

La responsabilità degli articoli, saggi, note firmati o siglati è degli autori. Non si restituiscono manoscritti, anche se non pubblicati. È consentita la riproduzione di articoli o brani di essi solo se ne viene citata la fonte. È vietata la riproduzione delle fotografie.

Un numero L. 7.000. Arretrati L. 8.000. Estero il doppio.

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Conto corrente postale n. 10261139, intestato all’Istituto.

Questo numero è stato chiuso in redazione il 15 luglio 1992.

In questo numero

Questo numero si apre con un saggio dì Ma- rio Giovana sugli storici e l’Italia del “som- merso” , in cui l’autore argutamente si pone alcuni assillanti interrogativi su come gli sto- rici potranno affrontare la ricerca sulle vicende italiane della seconda metà di questo secolo, contrassegnate come sono da “una somma co- spicua di deviazioni, di anomalie politiche, mi- litari, giuridiche e amministrative”: affidan- do il reperimento delle fonti (quelle effettive, non quelle ufficiali delle verità consacrate) ad agenzie d’investigazione o trasformandosi essi stessi in detectives?

Anche la pubblicazione di questo articolo, come è già avvenuto per l’intervista a Clau- dio Pavone, comparsa nel numero preceden- te, si inquadra nella nuova fase di collabora- zione tra le riviste degli istituti della Resisten- za piemontesi (l’autore è infatti, tra l’altro, collaboratore degli istituti di Asti e Cuneo).

Nell’ambito della ricerca sulla provincia di Vercelli durante la seconda guerra mondiale proponiamo quattro relazioni inviate nel 1942 dal questore al capo della polizia, pagine che documentano esemplarmente la crisi de!

“fronte interno”.

Seguono la pubblicazione della seconda puntata delle biografie dei vercellesi, biellesi e valsesiani condannati al confino nel perio- do 1926-1943 e di alcuni articoli tratti dalla stampa locale di cinquantanni fa: fatti e com- menti relativi agli sviluppi del conflitto mon- diale nei mesi di maggio-agosto del 1942.

Sempre per quanto riguarda la seconda guerra mondiale, Sesto Bozio Madè, attraver- so i diari redatti durante il periodo bellico ed integrazioni orali recenti, racconta la propria storia lungo tutto l’arco che va dall’aggressio- ne alla Francia, alla campagna di Grecia e al- l’internamento in Germania.

Nell’apposita rubrica pubblichiamo, a cu- ra di Nedo Bocchio, dell’Ufficio stampa del- la Cgil di Biella, la sintesi dei lavori del con- vegno “Il sindacato di Rinaldo Rigola”, svol- tosi recentemente.

La rivista si chiude, come di consueto, con le segnalazioni bibliografiche.

Referenze fotografiche:

pp. 2-16, 37-40, 51, 53-55: archivio fotografico dell’Istituto; 17-34: Archivio centrale dello Sta- to; 41-42: Ufficio storico dello Stato maggiore dell’Esercito; 44-50: archivio privato di Sesto Bo- zio Madè; 52: Camera del lavoro di Biella.

In copertina:

Soldato tedesco ferito, da Signal, n. 12, giugno 1942.

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Due seminari e una mostra

Seminario nazionale sulla se- conda guerra mondiale

L’11, 12 e 13 novembre si terrà a Ver- celli la terza sessione (1991-1992) del “Se- minario permanente del Novecento”, orga- nizzata dall’Istituto per la storia del movi- mento di liberazione in Italia in collabora- zione con la rete nazionale degli istituti as- sociati, dedicata alla “Partecipazione italia- na alla seconda guerra mondiale”.

Il programma del seminario, che vedrà la partecipazione di studiosi italiani e stra- nieri, è il seguente: l’11 novembre, alle ore 16, Penny Summerfield (Gran Bretagna), Gustavo Corni (Germania), Massimo Le- gnani (Italia) svolgeranno relazioni introdut- tive su “Società e forme della mobilitazio- ne. Stato degli studi e orientamenti di ricer- ca”. Il mattino successivo, alle ore 9, nella sezione dedicata a “La costruzione della me- moria”, interverranno: Anna Bravo sul te- ma “Una ricerca su uomini e donne delle due guerre mondiali”; Laura Mariani, Ersi- lia Alessandrone Perona, Rosella Prezzo su

“La rappresentazione della guerra attraverso la memoria scritta”; Maria Grazia Caminet- ti, Laura Capobianco, Francesca Kock e Si- mona Lunadei su “Differenze e analogie nel ricordo delle donne”; Angelo Bendotti e Giuliana Bertacchi su “L’impreparazione al- la guerra. Servizio di leva e prime campa- gne nella memoria dei soldati”; Paola Oli- vetti su “Cinegiornali e film a soggetto 1940-1943. Strutture linguistiche a confron- to”; Adolfo Mignemi su “Organizzazione e forme della propaganda nell’Italia in guer- ra”; Daniele Borioli e Roberto Botta su “Ci- vili, soldati e fascisti di fronte al conflitto. Gli atti della Commissione di censura postale di Alessandria”; Pierangelo Cavanna su

“Mass media e memoria della guerra”.

Nella seduta pomeridiana, che inizierà al- le 15, dedicata a “Le città in guerra” inter- verranno Gloria Chianese (Napoli); Camillo Daneo (Trieste) “Cultura diffusa e bellici- smo: la mobilitazione delle coscienze”; An- na Vinci (Trieste) “Economia di guerra, di- sagio sociale e mobilitazione delle risorse”;

Luca Baldissara, Brunella Dalla Casa, Al- berto Preti (Bologna).

Nella mattinata del 13 novembre si svol- gerà la discussione generale.

Mostra sulla seconda guerra mondiale

Dal 7 al 22 novembre sarà esposta a Ver- celli la mostra “Memoria della guerra. Fram- menti e ricordi per una storia della secon- da guerra mondiale in provincia di Vercel- li”, realizzata dall’Istituto nell’ambito di un

più ampio programma di interventi e ricer- che sulla storia e sulla memoria della secon- da guerra mondiale, cui hanno dato le loro adesioni le associazioni locali di reduci e combattentistiche.

La memoria di un evento del passato fissa la propria esistenza nel presente soprattut- to attraverso il ricordo individuale, trovan- do nel racconto orale e scritto il proprio ma- nifestarsi collettivo. Dare dimensione espo- sitiva alla memoria individuale e collettiva della seconda guerra mondiale è la sfida e l’obiettivo del progetto.

Gli oggetti perdono con il trascorrere del tempo la loro funzione d’uso assumendo, per chi li conserva, li osserva o li usa, nuo- vi significati e nuove funzioni. Perduta la lo- ro primaria ragione di esistenza, si carica- no di valori simbolici, documentari, emoti- vi che li espongono ad una miriade di pos- sibili letture.

L’esposizione sarà dedicata centralmen- te agli oggetti di guerra, agli oggetti conser- vati o collezionati come testimonianza in- confutabile del passato. Quasi fossero un concreto prolungarsi della storia nel presen- te gli oggetti comporranno i nodi della fitta rete di evocazioni, di ricordi, di eventi della guerra, luoghi del connettersi di storia e me- moria, di realtà e ricordo, di emozione e ra- gione, di esperienza e racconto. A rappre- sentare la varietà delle esperienze e degli eventi e la pluralità del loro presentarsi alla storia nella esposizione troveranno posto anche giornali, manifesti, documenti carta- cei, sonori e visivi, testimonianze e filmati d’epoca.

La memoria è un grande magazzino in cui depositiamo, cerchiamo, troviamo, di- mentichiamo i nostri ricordi e le nostre co- noscenze; un laboratorio entro il quale, con il trascorrere del tempo e con l’accumulo continuo di nuovi materiali, operiamo se- lezioni, connessioni, riorganizzazioni. Alla memoria come spazio attivo di stoccaggio de! ricordo, come rete pluridimensionale di relazioni semantiche si ispira l’allestimento, configurando l’esposizione come un magaz- zino di scaffalature metalliche sulle quali di- sporre oggetti e documenti.

All’interno della mostra sarà allestito uno spazio in cui i visitatori potranno lasciare, audioregistrati o scritti, i propri racconti, ri- cordi, testimonianze.

Dare dimensione ed occasione espositi- va a grandi e piccole collezioni di ricordi e memorie è il senso e l’ambizione del pro- getto, la cui realizzazione ha bisogno della collaborazione di molti: di quanti hanno conservato anche solo un brandello di realtà di quegli anni e di chi ha collezionato con pazienza e competenza oggetti e documenti della seconda guerra mondiale: in questo

senso auspichiamo la più ampia collabora- zione, per aprire un confronto e uno scam- bio attivo di esperienze e conoscenze.

Seminario regionale sugli ar- chivi sonori

Gli istituti per la storia della Resistenza e della società contemporanea del Piemonte e l’Assessorato alla Cultura della Regione, in accordo con la Sovrintendenza archivisti- ca per il Piemonte e la Valle d’Aosta, orga- nizzano un seminario dedicato agli archivi e alle raccolte di nastri e cassette audio regi- strate a scopo documentario nella nostra re- gione, che si terrà a Vercelli l’11 dicembre.

In preparazione del seminario in questi giorni è stato realizzato un censimento che permette di conoscere quanto e quale sia il materiale che in questi ormai quarantanni di audio registrazione professionale ed ama- toriale è stato raccolto.

L’iniziativa non è rivolta solo alle grandi raccolte realizzate da specialisti ma anche, se non soprattutto, alle piccole realtà della ri- cerca, a singoli studiosi, ad insegnanti, ad as- sociazioni: raccolte spesso composte da po- chi documenti ma che in molti casi costitui- scono, su un determinato tema, avvenimen- to o area geografica, l’unico materiale docu- mentario sonoro disponibile. Ci sono le re- gistrazioni di interviste raccolte per documen- tare avvenimenti storici locali, tradizioni e canti popolari, per studiare il dialetto. Sono state registrate anche conferenze, assemblee, cerimonie di inaugurazione, dibattiti e con- sigli comunali. Nelle scuole si registrano, per piccole ricerche, interventi dei bambini o te- stimonianze di nonni e genitori. Sono tutti documenti, questi, che, con il passare del tempo, acquistano valore ed interesse per chi voglia studiare o anche solo “ascoltare” il no- stro passato.

I nastri magnetici sono dei supporti forte- mente deteriorabili, la loro capacità di dura- re nel tempo non è neppure minimamente paragonabile a quella della carta o delle per- gamene. Occorre quindi porsi il problema della conservazionee della tutela che ne gran- fisca una effettiva utilizzabilità futura. Que- sto, dunque, il senso del censimento e del seminario, pensato come una occasione concreta di incontro e confronto sui proble- mi che la raccolta, l’archiviazione, la conser- vazione, lo studio dei documenti sonori com- portano.

Seminario e censimento si propongono come occasione piemontese di confronto, ma assumendo tuttavia la realtà e le espe- rienze nazionali come contesto in cui inseri- re il dibattito. Una prospettiva, questa, che ci auguriamo consenta di affrontare anche problemi teorici e generali restando ancora- ti alle esperienze ed alle realtà locali.

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MARIO GIOVANA

Gli storici e l’Italia del “sommerso”

Scrive Giorgio Galli nel suo più recen- te volume dedicato a stendere un impres- sionante bilancio della corruzione e dei misteri politici e finanziari dell’Italia dal 1943 ad oggi, trattando del periodo in cui v e n n e r o alla luce gli intrighi della loggia P2: “Quello che per taluni aspetti a p p a - re tragico e per altri grottesco, è il fatto che b a n d e di malfattori, di ricattatori, di mercanti di droga si impadroniscono di interi settori dell’economia, arruolano kil- lers per mettere a tacere onesti inquiren- ti e complici riottosi, c e d o n o persino do- cumenti riservati di quell’Alleanza atlan- tica in n o m e della quale si delegittima il Pci, mentre alla superficie del sistema po- litico si inventano formulette quali ’gover- no della n o n sfiducia’ e ’ g o v e r n o delle astensioni’ e m e n t r e si discetta sulle ori- ginali intuizioni di P r o u d h o n e sui gravi errori storici di Lenin. Argomenti che pre- ludono a un c a m b i a m e n t o della classe di governo, ma che ovviamente n o n esclu- d o n o che Licio Gelli, quasi c a p o di un governo-ombra, convochi nel suo appar- t a m e n t o all“Excelsior’ ministri, segretari di partito, massimi dirigenti di imprese pubbliche e direttori di giornali, vuoi per impartire consigli (o direttive?) sulla ge- stione della cosa pubblica, vuoi per com- misurare tangenti e contributi finanzia- ri”1. E, più avanti, rievocando al finire degli anni settanta quella che egli defini- sce la “controffensiva moderata” dappri- ma contro l’antagonismo sociale più ra- dicale e quindi contro i sindacati, il poli- tologo osserva: “Sotto il profilo politico questa controffensiva moderata appartie- ne alla fisiologia dei sistemi occidentali, nei quali le o n d a t e progressiste e conser- vatrici si alternano in cicli più o m e n o lun- ghi. La caratteristica del caso italiano è p e r ò che questa controffensiva si intrec- cia con l’uso di metodi i quali accentua- no le connessioni tra sistema politico e malavita organizzata. Q u a n t o di quest’in- treccio d i p e n d a dalla volontà di sconfig- gere la sinistra e quanto dalla lotta di ban- de per la divisione delle spoglie nell’eco- nomia della corruzione, è problema che

1 GIORGIO GALLI, Affari di Stato. L’Italia sotterranea 1943-1990: storia politica, par- titi, corruzione, misteri, scandali, M i l a n o , Kaos Edizioni, 1991, pp. 198-199.

affaticherà gli storici di un periodo delle vicende italiane che è senza dubbio il più d r a m m a t i c o d o p o il 1940-45”2.

Facciamo un salto indietro nel t e m p o della storia italiana c o n t e m p o r a n e a con alcune considerazioni inserite da Giusep- pe De Lutiis nella sua “Storia dei servizi segreti” a proposito della fase di transi- zione politica dagli equilibri centristi de- gli anni cinquanta alle ipotesi di centro- sinistra. A n n o t a De Lutiis, s e g n a l a n d o c o m e sotto Tambroni si fosse m e s s o in essere per la prima volta il tentativo di im- piegare u n a polizia politica segreta (ten- tativo abortito per la caduta del ministe- ro presieduto dal parlamentare marchi- giano): “L“esigenza’ di condizionare un equilibrio politico instabile era divenuta, a quel p u n t o , ancora più impellente: la

’legalità’ centrista era ormai un ricordo e, probabilmente a livello internazionale, fu presa la decisione di creare strutture di controllo della vita politica ben più p e n e -

2 Idem, p. 2 0 6 .

Il magistrato Mario Sossi, sequestrato il 18 apri- le 1 9 7 4 dalle Brigate rosse

franti e stabili. Si incaricò di questo com- pito - c e r t a m e n t e n o n di sua iniziativa - il generale De Lorenzo. Contemporanea- mente, tra mille diffidenze e sabotaggi, fu- r o n o varati i primi governi di centro- sinistra. Cominciarono, d u n q u e , d u e processi paralleli a p p a r e n t e m e n t e anta- gonisti, ma che in realtà e r a n o l’uno il prodotto dell’altro: l’allargamento della partecipazione politica a strati sociali fino ad allora esclusi, e l’aumento del controllo da parte di strutture segrete. Man m a n o che a u m e n t a v a la possibilità di accesso delle classi subalterne ad u n a sfera - an- cora molto limitata ma pur s e m p r e signi- ficativa - di potere, si e s t e n d e v a n o i con- trolli illegali da parte dei servizi di ’sicu- rezza’. In un certo senso, infatti, più u n o Stato è avviato verso u n a democrazia reale, più vi è il pericolo che si f r a p p o n - g a n o ostacoli da parte di strutture occul- te. Non a caso, d o p o il 1968, il loro in- tervento nella vita politica italiana diven- ne ancor più p e s a n t e : la spinta a sinistra che ebbe espressione nel maggio studen- tesco e nell’autunno caldo a n d a v a con- trastata - ad avviso di coloro che gestiva- no le superstrutture - con mezzi e atti mol- to più incisivi, non escluse le stragi. Il re- sto è storia d’oggi: probabilmente dovran- no passare molti anni prima che sia com- p i u t a m e n t e chiaro in che misura il terro- rismo rosso sia stato lasciato crescere e sviluppare dalle strutture occulte nell’am- bito di un disegno di c o n t e n i m e n t o del- l’avanzata elettorale del Partito comuni- sta e delle sinistre”3.

S e g u i a m o ancora alcuni filoni di ana- lisi di m o m e n t i della realtà italiana con- t e m p o r a n e a attraverso affermazioni con- tenute nella pubblicistica di massima at- tualità, o in quella che si va catalogando c o m e “storia investigativa” (sebbene a me appaia impropria e persino fuorviante la categoria proposta). I giudici istruttori del procedimento per la strage di Bologna del 2 agosto 1 9 8 0 a v e v a n o , senza circonlo- cuzioni, riferito delle loro conclusioni in materia di strategia della tensione preor- dinata e di lungo periodo. “Si deve quindi affrontare il doveroso e più complesso problema - scrivevano nella sentenza di

3 GIUSEPPE DE LUTIIS, Storia dei servizi segreti in Italia, Roma. Editori Riuniti, 1991, pp. 347-348.

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rinvio a giudizio - dell’esistenza in Italia di u n a struttura segreta c o m p o s t a di mi- litari e civili, la quale p o n e n d o s i c o m e fi- nalità ultime il condizionamento degli equilibri politici esistenti e vantaggi per- sonali attraverso il controllo dello svilup- po democratico del Paese, ha inteso rea- lizzare questo obiettivo valendosi dei mez- zi più disparati, r i c o m p r e n d e n d o in esso il ricorso ad attentati dinamitardi diretta- m e n t e commissionati alle organizzazioni neofasciste, ovvero da queste autonoma- mente eseguiti, ma da quella politicamen- te utilizzati. [...] Nessuna altra d e m o c r a - zia e u r o p e a ha conosciuto la tragica co- stante della storia italiana che ha visto i tentativi di c a m b i a m e n t o intercettati da forze più o m e n o occulte che volevano bloccarli”.

C o m m e n t a n o Giovanni Maria Bellu e Giuseppe D’Avanzo nel loro volume- inchiesta su Gladio: “Era accaduto all’al- ba dell’apertura a sinistra con il g o v e r n o Tambroni e con i ’fatti del giugno-luglio 1964’, il piano Solo del generale De Lo- renzo. Q u a n d o si spezzò il tentativo rifor- matore del primo centro-sinistra, con mi- nacce autoritarie scandite da interventi dello stesso Presidente della Repubblica.

Q u a n d o sul risveglio civile del 1 9 6 8 - 6 9 cadde la bomba di piazza Fontana. Quan- do il lentissimo avvicinamento del Pci al governo fu cancellato dall’assassinio di Aldo Moro. E n e s s u n o p u ò dimenticare la cura ’istituzionale’ con la quale questa politica parallela è stata protetta, dagli

omissis

al piano Solo, alle avocazioni ro- m a n e di processi per strage, ai tentativi di bloccare i chiarimenti sulla loggia P2“4.

S e m p r e relativamente al periodo di storia nazionale fra gli anni sessanta e set- tanta, Antonio e Gianni Cipriani sosten- gono, in “Sovranità limitata”, che allora,

“ m a a n c h e successivamente”, esistè “un g r u p p o ristretto di uomini di governo che esercitavano, su preciso m a n d a t o atlan- tico, un potere parallelo, al di là dei loro eventuali incarichi ministeriali. Il cosiddet- to ’ g r u p p o di potere’ di De Lorenzo, in realtà, - essi scrivono - rappresentava solo il braccio di un altro e ben più p o t e n t e g r u p p o di potere politico”5.

I Cipriani s o n o gli stessi che, a conclu- sione di u n a documentatissima indagine sulle interferenze ed i condizionamenti

4 GIOVANNI MARIA BELLU - GIUSEPPE D’AVANZO, I giorni di Gladio. Come morì la Prima Repubblica, Milano, Sperling &

Kupfer, 1991, p. 32.

5 ANTONIO CIPRIANI - GIANNI CIPRIANI, Sovranità limitata. Storia dell’eversione atlantica in Italia. Roma, Edizioni Associa- te, 1991, p. 102.

Il gen. De Lorenzo (a destra) ad u n a manifestazione del Msi

pluridecennali della Cia e dei servizi sta- tunitensi nella vita politica italiana, ripren- d e n d o e ampliando, in particolare, u n a ricerca d’avanguardia condotta all’epoca da Roberto Faenza e Marco Fini6, accu- s a n o di precisa strumentalizzazione poli- tica da parte dei servizi segreti, guidati da bussole del vertice politico, i fenomeni del terrorismo brigatista rosso e nero. I d u e giornalisti a f f e r m a n o che, nell’esplorare questi f e n o m e n i , ci si è fermati alle ap- parenze, peccando di leggerezza: “Le pe- santi impostazioni ideologiche, - spiega- no - diventate rassicuranti strumenti di ri- cerca, h a n n o impedito di g u a r d a r e oltre l’orizzonte dello stereotipo, e di conse- guenza h a n n o portato a n e g a r e tutto q u a n t o n o n rientrasse nello s c h e m a preordinato, n o n tanto p e r c h é non esi- stesse, quanto perché non appariva. [...]

Allora è necessario, per tornare alle ra- gioni della leggerezza - essi p r o s e g u o n o - a n d a r e oltre, liberando la ricerca stori- ca dal p e s o delle immanenti convinzioni entrate a far parte del patrimonio collet- tivo del reale a p p a r e n t e e liberando il ter- r e n o a n c h e dalle verità (ma n o n dalle in- tuizioni) giudiziarie, rappresentazioni fe- deli dell’unica verità accettabile. Per quel- lo che riguarda la ricerca sul terrorismo, lo stragismo e tutti gli altri prodotti della sovranità limitata e dell’egemonia politi- ca subita da un p a e s e c o m e l’Italia, il vo- ler trovare quello che n o n c’è, che viene t e n u t o occulto, n o n significa dare un’in- terpretazione cospirativa alla storia. Oc- culto è quello che è nascosto, n o n quel- lo che n o n esiste. S p e s s o la rappresen-

6 ROBERTO FAENZA - MARCO FINI, Gli americani in Italia, Milano, Feltrinelli, 1976.

tazione ideologica ha portato a sostene- re l’esistenza di un g o v e r n o occulto della società. Difficile stabilire quali elementi di verità c o n t e n g a un’affermazione c o m e questa. Ma di sicuro si basa su un’analisi incompleta, p e r c h é l’occulto molto più spesso non rimane semplicemente nasco- sto ma si manifesta per quello che non è. E poiché si manifesta in maniera evi- dente finisce con il diventare realtà ed en- tra nel senso c o m u n e ”7. I concetti s o n o un po’ complicati ma, credo, riflettono un pensiero tutt’altro che tortuoso di speciale interesse per il c a m p o delle idee e delle metodologie della ricerca storiografica e sul quale, quindi, ritorneremo più oltre.

Vorrei accostare alle citazioni che ho impiegato un passo della m e m o r i a edita dal generale che fu il c o m a n d a n t e di Gla- dio, G e r a r d o Serravalle; il quale, d o p o aver illustrato le ragioni in base alle qua- li, ad un dato p u n t o del suo incarico, eb- be l’impressione di gestire non già una le- gittima struttura difensiva segreta dello Stato ma “una b a n d a armata”, organiz- zata per compiti e fini eterodiretti rispet- to a quelli definiti f o r m a l m e n t e e rispetto ai centri ufficiali di c o m a n d o , giunge ad asserire: “ S o n o convinto che la ragione del p r o l u n g a m e n t o della vita della strut- tura oltre ogni ragionevole limite debba essere vista c o m e la risultante di d u e ten- denze cui c o n c e d i a m o il beneficio della

’non colpevolezza per insufficienza di pro- ve’. La prima p u ò essere la riluttanza dei politici responsabili a disfarsi di u n o stru- m e n t o paramilitare, politicamente affida- bile, che, efficienza a parte, era rimasto

7 A. CIPRIANI - G. CIPRIANI, o p . cit., p p . 318-319.

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f e d e l m e n t e ermetico per circa quaran- t’anni. Una specie di ’riserva strategica’.

La s e c o n d a p u ò essere il timore di u n a reazione negativa da parte americana al

’ p r e p e n s i o n a m e n t o ’ della Stay-Behind proprio in Italia, d o v e i comunisti e r a n o ancora i più forti d’Europa”. (Va notato che, in p r e c e d e n z a , nel suo scritto, Ser- ravalle fa risalire a l m e n o al 1 9 7 2 il pro- prio convincimento che i comunisti n o n costituissero affatto “una minaccia all’as- setto politico interno” e che, in caso di in- vasione del Paese, “almeno il settanta per cento” di essi “avrebbe preso le armi per combattere l’occupante.^Per m e r e ragio- ni di sopravvivenza”). “È t e m p o di riac- quistare la nostra piena sovranità. - ter- mina il generale - I servitori dello Stato nei Servizi n o n d e b b o n o mai più trovarsi nella condizione di dover giurare fedeltà a u n a Patria dimezzata d o v e gli interessi di Servizi stranieri giocano ruoli dai con- torni p o c o nitidi e, nella migliore delle ipotesi, non s e m p r e in armonia con i nostri”8.

In ultimo, per q u a n t o lo scarto temati- co possa sembrare a prima vista impro- prio, riprendo dal saggio di Nicola Tran- faglia sulla mafia testé pubblicato da La- terza, un passaggio finale; là d o v e l’au- tore, chiarendo di n o n condividere l’in- terpretazione avanzata da Gianni Flami- ni nei sei volumi su “Il partito del golpe”

che “riconduce tutta la storia italiana del- l’ultimo quarto di secolo all’esistenza ap- p u n t o di un vero e proprio ’partito golpi- sta’ annidato nei partiti di g o v e r n o e nel- le istituzioni dello Stato e così forte e po- tente da insabbiare tutti i tentativi di ac- certare la verità e punire i responsabili po- litici e militari”, conviene tuttavia su co- me la lettura degli atti delle commissioni parlamentari d’inchiesta sulla mafia cer- tifichi l’esistenza di legami tra mafia e co- spirazioni politiche senza fornire finora

“una spiegazione sufficiente”. Ma, nella

“Postfazione” al saggio, Tranfaglia ap- punta, con evidente preoccupazione: “Ri- spetto alla tesi di fondo di questo libro che individua nell’esistenza di un sistema di poteri occulti assai più effettivo ed effica- ce di quello formale e nella diffusione di un c o s t u m e mafioso che ha pervaso le istituzioni dello Stato le caratteristiche di f o n d o che r e g g o n o la Repubblica, la vi- c e n d a di Gladio e quella del Sid paralle- lo che vi si accompagna costituiscono una n u o v a allarmante conferma”. Lo storico, in un rapido ricorso agli atteggiamenti elu- sivi o solo parzialmente informativi dei go- vernanti attorno alle vicende delle “de- viazioni” dei servizi segreti nel corso de-

8 GERARDO SERRA VALLE, Gladio, Roma, Edizioni Associate, 1991, pp. 100-101.

gli anni, dà questo giudizio: “Il c o m p o r - t a m e n t o costante dei governi che si so- no susseguiti in Italia a partire dal 1948, senza che il pentapartito abbia introdot- to in materia rilevanti modifiche, induce lo studioso a p e n s a r e che tanto silenzio e tanta reticenza c o p r a n o assai più di q u a n t o il presidente del Consiglio An- dreotti ha a m m e s s o fino a questo mo- m e n t o nelle rare audizioni parlamentari.

In particolare che la struttura segreta Cia- Sifar scoperta negli ultimi mesi abbia avu- to un ruolo notevole, anche se fino ad og- gi non del tutto chiarito, nelle vicende po- litiche degli ultimi venticinque-trent’anni, quelle vicende nelle quali abbiamo trova- to la presenza c o n t e m p o r a n e a dei servi- zi segreti (o di parte di essi), delle P2 e delle mafie”9.

Se tentiamo una sorta di sintesi com- parativa degli elementi di giudizio che e m e r g o n o da questa rassegna di indagi- ni critiche, rendiconti testimoniali e rivi- sitazioni del passato q u a r a n t e n n a l e del- l’Italia repubblicana sotto il profilo della storia delle sue istituzioni, della sua clas- se dirigente (di governo e di parte dell’op- posizione) , dei suoi potentati economici e delle sue strutture di garanzia dell’ordi- ne costituzionale, credo balzino subito in evidenza d u e problemi. Il primo, connes- so alla denuncia, insistita e corale, del- l’esistenza di livelli occulti di potere, per- lopiù ricondotti a f o r m e di sudditanza verso i dettati di organismi internazionali

9 NICOLA TRANFAGLIA, La mafia come

metodo, Bari, Laterza, 1991, pp. 109-112.

- palesi o sotterranei - le cui interferenze, o imposizioni, e r a n o accettate in ragione di u n a dichiarata e s u p r e m a esigenza: la difesa contro il c o m u n i s m o in q u a n t o proiezione internazionale della politica dell’Urss e del blocco sovietico, reputata fomite di espansione imperialistica e di eversione in senso autoritario all’interno dei singoli paesi. Il s e c o n d o , relativo al carattere diffusamente s o m m e r s o delle modalità di direzione e di condotta poli- tica reale degli affari della comunità na- zionale, e d u n q u e secondo una prassi che o ledeva direttamente le prerogative co- stituzionali, o le scavalcava ignorandole, o le piegava c o n t o r t a m e n t e a interessi di fazioni o di schieramenti, di gruppi o di centrali catacombali del traffico e persi- no del malaffare strutturato a potere pa- rallelo od a force de frappe sotterranea in commistione fra destra eversiva, isti- tuzioni dello Stato, correnti di partito, ter- rorismo e delinquenza c o m u n e , per così dire, ad alto tenore tecnologico (come nel caso delle mafie).

Da angolazioni differenti, gli autori del- le o p e r e che abbiamo citato c o n v e r g o n o nel sostenere tre cose: il q u a d r o politico- istituzionale italiano è stato - e forse è tut- tora - percorso da spinte di varia intensi- tà e durata a modificazioni condizionate, se non addirittura predisposte, in sedi e s e c o n d o p r o c e d u r e n o n ricavabili dalla lettura degli atti ufficiali della sua vita pub- blica e a m p i a m e n t e determinate da dise- gni segreti che t r o v a v a n o alimento nella direzione stessa dello Stato, a partire tal- volta dai vertici supremi; la conoscenza

M i l a n o , 12 d i c e m b r e 1 9 6 9 , s t r a g e alla B a n c a dell’Agricoltura. Inizia la “ s t r a t e g i a della t e n s i o n e ”

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della storia d’Italia degli ultimi quarant’an- ni, per essere realmente tale, d e v e parti- re dal presupposto che in u n a misura ve- rosimilmente inquietante il “ s o m m e r s o ” rivela più dell’apparente accreditato co- me verità dei fatti; e che, quindi, sotto atti e c o m p o r t a m e n t i che abbracciano m o - menti e indirizzi fondamentali delle vicen- de del P a e s e , e che questo è stato indot- to da decenni a considerare alla portata delle proprie cognizioni documentabili, esistono - s o n o s e m p r e esistiti - atti e c o m p o r t a m e n t i di significato diverso, q u a n d o non opposto; u n a quantità pre- sumibilmente elevatissima di avvenimenti nodali e talora tragici (le stragi, ad esem- pio) che h a n n o segnato i decenni della Repubblica si sottrae ad ogni accertamen- to, ed è pensabile ciò sia irreversibile, ca- d e n d o sotto la categoria del “mistero”, dell’inesplicabile o dell’indiziario senza pezze probanti a causa del rapporto fra questi accadimenti e la condotta consa- pevole di parti dello Stato, implicate in prima p e r s o n a , o complici o semplice- m e n t e legate a impegni di omertà cui è ben difficile v e n g a n o m e n o e dei quali non si h a n n o , né mai si avranno, attesta- zioni inoppugnabili di colpa.

Non è n e m m e n o il caso di sottolinea- re la portata e la gravità politica di siffat- te argomentazioni; per altro ognora più supportate da dati, coincidenze eloquenti stabilite nella logica delle inchieste, infit- tite da rivelazioni, confessioni di protago- nisti più o m e n o autodifensive ed auto- scagionatorie, elementi di fatto filtranti dall’imponenza dei silenzi e dalle cortine di s b a r r a m e n t o predisposte ad ogni pie sospinto dalle più autorevoli istanze. Il groviglio degli indizi e quel tanto - o po- co - che ne affiora, di attendibile o vaga- m e n t e comprovabile, chiama in causa, senza esclusioni, le alte sfere della gestio- ne politica e amministrativa dello Stato lungo quasi mezzo secolo, ambienti de- gli alti gradi delle forze armate, della po- lizia, della Guardia di finanza, uffici- chiave della magistratura (per esempio, la Procura di R o m a e la Corte di Cassa- zione, rispettivamente in ordine alla prassi delle avocazioni e insabbiamenti di inchie- ste scottanti ed a quella delle archiviazioni di altrettanti casi più che sospetti), vertici bancari e delle aziende a partecipazione statale, gerarchie vaticane mescolatesi al- la brava in trame finanziarie e combina- zioni speculative nel circuito m e d e s i m o in cui, per un verso o per l’altro, f a c e v a n o capolino uomini e sodalizi (le m a s s o n e - rie di vario rito in prima fila) coinvolti in progetti di destabilizzazione politica o, in ogni caso, di intreccio coi settori di peg- gior affarismo o più retrivi della società (non di rado, c o n t e m p o r a n e a m e n t e alle

m a n o v r e di “copertura a sinistra” attua- te verso il Pci. Si v e d a la vicenda Calvi- finanziamenti a Botteghe Oscure).

Considerazioni e valutazioni su questo aspetto esulano dalla riflessione storiogra- fica, p e r l o m e n o allo stato attuale delle possibilità di legittimamente proporre del- le sintesi anche di primo abbozzo che non s c a d a n o nella polemica d’attualità. E, tut- tavia, lo studioso dell’Italia c o n t e m p o r a - n e a n o n p u ò sfuggire ad alcuni interro- gativi che lo d e v o n o assillare. Volgariz- zandoli, li esprimerei così: la ricerca at- torno alla storia del P a e s e nel cinquan- tennio che sta per scadere, q u a n t o e co- me sarà da orientare piuttosto sullo sfor- zo di impadronirsi di carte dei servizi segreti, di dossiers privati di uomini poli- tici raccolti n o n proprio a m e r o scopo di

“futura memoria” personale, di rapporti dei carabinieri e delle altre polizie, di in- discrezioni di ex agenti della Cia (o del Kgb, magari gli uni e gli altri fungibili), che non sull’assiduità degli archivi dello Sta- to, in quelli del P a r l a m e n t o e nelle sedi in cui si c o n s e r v a n o gli atti di partiti e di movimenti e organi elettivi che h a n n o agito alla luce del sole? C h e genere di do- tazione ” tecnica” deve prospettarsi lo stu- dioso per affrontare seriamente il compito se n o n coltiva u n a attitudine scaltrita a muoversi nei meandri (d’altronde assai p o c o agibili) delle ritualità massoniche (dove, ci sbaglieremo, ma dovrebbero aversi più riscontri di preoccupazioni ol- t r e m o d o terrene di generali, magistrati e onorevoli che n o n di loro trasporti eso- terici)? In quali oscuri recessi di incom- prensione dei processi concreti di svolgi- m e n t o della storia politico-amministrativa italiana a n d r à a perdersi lo storico che non sia attrezzato - e robustamente attrez- zato - a penetrare tutte le pieghe sinuose delle mafiosità organizzate, dai “padrinag-

gi“ alle m a n o v a l a n z e periferiche? E poi:

se h a n n o fondatezza le notizie contenu- te in quasi tutti i lavori che abbiamo cita- to più sopra, stante i saccheggi e le cal- colate distruzioni e distrazioni - a n c h e a titolo personale - cui s o n o andati ogget- to gli archivi di servizi segreti e di uffici in- vestigativi statali, stante le periodiche spa- rizioni di fascicoli dalle casseforti di ma- gistrati addetti ai reati di mafia, a quali fonti rifarsi per non avere a p p u n t o , co- me h a n n o rimproverato Antonio e Gianni Cipriani, la “leggerezza” di arrestarsi alle

“apparenze”, di confezionare delle ricer- che sul falso pubblicizzato e offerto all’in- teriorizzazione dalla m e m o r i a collettiva?

C o m e , in sostanza, regolare i propri equi- libri di indagine tra carte note e offerte al- l’occhio del ricercatore e investigazioni rit- m a t e su registri polizieschi? C o m e atte- nersi alle gesta ed alla memorialistica dei

“padri della patria”, quand’anche riscon- trati su cento altri differenti p e n t a g r a m - mi ideologici e fattuali, se T’occulto” di parecchi di essi, nel proprio agire, è sta- to foriero di c o m p o r t a m e n t i che diversa- mente illustrati indurrebbero a spiegazioni errate?

Si obietterà che il mestiere dello stori- co è s e m p r e consistito nello sforzo di de- liberare la pregnanza delle idee e dei fat- ti dal sottobosco delle insinuazioni, dei pettegolezzi, dei tiri mancini e delle mil- lanterie del m o n d o politico non m e n o che dalle sovrastrutture propagandistiche e in- gannevoli, dalle accidentalità della crona- ca n o n m e n o che dalle astuzie del “pa- rere e non essere”. Ma giustappunto que- sta impresa si rivela fatica di Sisifo se l’e- splorazione per riportare a galla le verità storiche costringe lo studioso a trasfor- marsi in detective che s’inabissa tra mi- steri e vuoti documentari, tra ammaniglia- menti perversi con “informatori” che han-

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no già tradito u n a volta - o molte volte - la propria identità dichiarata per fini sot- terranei, m a n i p o l a n d o o e s s e n d o parte- cipi di manipolazioni. Dobbiamo auspicare un futuro prossimo di ricercatori ben in- tenzionati i quali scandaglino soprattutto i bassifondi della fellonia, della m e n z o g n a vellutata, della riserva mentale e delle stra- tegie per gli appalti pubblici o n d e munirsi dei necessari materiali per le loro fatiche di r e n d e r e alle generazioni presenti e av- venire un’accettabile ricomposizione del- le vicende collettive della nazione Italia?

Se per c o m p r e n d e r e - c o m e insinua Gior- gio Galli nel suo saggio - la nascita già di- mezzata della formula politica di g o v e r n o del centro-sinistra, occorre riandare ai meetings segreti degli ufficiali dei carabi- nieri con fiduciari d’oltreoceano e chiedersi q u a n t o essa è costata in m o n e t a s o n a n t e o p r o m e s s e ghiotte, o se, per realizzare le linee effettive di c o n s o n a n z a che h a n n o permesso alleanze politiche di governo alla regione siciliana, si prospetta la necessità di scovare - a m m e s s o siano scovabili - le minute degli accordi mafiosi per la sparti- zione del controllo delle a c q u e o dei piani di incremento edilizio, allora sia consenti- to prevedere che dinanzi al misero studio- so stanno anni di negritudine lavorativa e, per di più, di desolanti fiaschi; a m e n o che non lo sorreggano gusti e talenti da segu-

gio pronto a lusingare vendette incrocia- te, mezzi per foraggiare fornitori di fasci- coli sottratti agli scaffali statali, mafiosi pen- titi e custodi di “rivelazioni” tardive dalle coscienze elastiche.

Fuori di paradosso, una s o m m a così co- spicua di “deviazioni” e di anomalie poli- tiche, militari, giuridiche e amministrative protratte nel t e m p o quale quella che ci vie- ne presentata dalla saggistica presa in esa- me (e porzione soltanto di un fluire di te- stimonianze e scavi su direttrici analoghe che, finora, n o n incontrano quasi confu- tazioni di altrettanta completezza e p u n - tualità), autorizza a parlare del farsi, nel- l’Italia p o s t - 1 9 4 5 , di u n a “storia paralle- la” ai lasciti delle “verità” consacrate; del- lo scorrere nei lustri di u n a catena di av- venimenti determinanti per capire i pro- cessi evolutivi o involutivi del P a e s e poli- tico, e c o n o m i c o , sociale e giudiziario tutti largamente sottratti, per c o n s a p e v o l e e corrotta consuetudine, all’intelligenza co- m u n e mercé mistificazioni, alterazioni e carambole giocate su un palcoscenico per gonzi, q u a n d o le “cose che contano” pren- d e v a n o corpo e incidenza dietro quinte sorvegliate da patti omertosi e da illegali- tà a bizzeffe. Nicola Tranfaglia, nel saggio sulla mafia testé richiamato, si pronuncia a favore di più approfonditi sondaggi che, f r u g a n d o a f o n d o nella storia della mafia,

abbiano anzitutto l’obiettivo di ricostruire in maniera rigorosa “quali siano stati i rap- porti tra mafia e politica nel cinquanten- nio liberale”. Saggia esortazione. Natural- mente , essa vale tanto più se riferita al cin- quantennio successivo; sia perché egli per primo sollecita a ritenere che il f e n o m e n o mafioso in questo scorcio di società con- t e m p o r a n e a abbia assunto proporzioni e interconnessioni col p o t e r e statale (e non solo con quello locale o con cerchie mar- ginali parlamentari e dell’alta burocrazia) mai raggiunte in passato - tanto da espro- priare persino l’esclusiva dell’uso della vio- lenza dello Stato m e d e s i m o in vaste zone del suo territorio; sia p e r c h é n o n pare az- zardato ipotizzare che le “devianze” dei po- teri statali e politici sul terreno delle mafie classiche non siano se non l’aspetto più de- gradato, e d e g r a d a n t e , di u n a generaliz- zata metodologia mafiosa della gestione dei pubblici affari nella quale rientrano, con le loro particolari versioni, prassi mas- soniche, alleanze incostituzionali p e r

“guerre ideologiche” o anche soltanto per guerriglie di cosche rampanti, trame inter- corse fra circoli politici e servitori nomina- li dello Stato cui giuravano di essere “nei secoli fedeli”, gli intrecci fra le cure dei per- sonali destini e le violazioni da compiere alle leggi in n o m e delle proprie salvaguar- die. (Sarà vero ciò che ha lasciato a p p u n - tato il generale M a n e s sulle confidenze di Paolo Emilio Taviani, ministro della Dife- sa, il quale si vantava di liquidare le sue diatribe cogli avversari servendosi del Si- far “con d e n a r o , con o p e r a di persuasio- ne o ricatto”1 0? In questo caso, con quali pezze d’appoggio costruiremo la biogra- fia politica di un ministro delle Repubbli- ca? C o n le ricevute improbabili dei versa- menti effettuati a tale scopo o coi sussie- gosi sermoni in t e m a di legalità dello sto- rico di Cristoforo Colombo?). E, nondime- no, l’esortazione di Tranfaglia ci ripropo- ne, se estesa nei termini da noi prefigura- ti, il quesito delineato: c o m e organizze- r e m o il r e p e r i m e n t o delle fonti? Attraver- so agenzie private d’investigazioni? Coop- t a n d o nei comitati scientifici degli istituti di storia esperti dimessi dai servizi segreti?

Buscetta accetterà di darci u n a m a n o dal- l’esilio statunitense per risalire dalle “fami- glie” sicule infaticabilmente i m p e g n a t e a sterminarsi ai santuari della storia politica

“autentica” di certe “svolte”, di certi col- legamenti nelle stanze del Palazzo da cui s o n o usciti, per dirne u n a , interventi straordinari nel Mezzogiorno e leggi per i terremotati? Pensiamoci. Perché, ripeto, forse ci aspettano angustie nere e la cor- porazione se ne accorgerà.

10 A. ClPRIANI - G. ClPRIANI, op. cit., p . 8 9 .

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La crisi del “fronte interno”

Le relazioni del questore di Vercelli al capo della polizia nel 1942

a cura di Piero A m b r o s i o

Nel 1942 le varie questure d’Italia inoltrarono al capo della polizia, su sua specifica richiesta, relazioni trimestrali sulla situazione politico- economica e sullo spirito pubblico nelle provin- ce del regno. Queste relazioni documentano, og- gi, dall’interno della stessa struttura fascista, la crisi del cosiddetto fronte interno1.

Per quanto riguarda la nostra provincia, quel- le inviate dal questore Cesare Rossi2 testimonia- no innanzittutto il peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori: il costo della vita è “in con- tinua infrenabile ascesa” (le merci libere hanno prezzi in molti casi pari al quadruplo o quintuplo dell’anteguerra), le merci contingentate non so- no sufficienti, scarseggiano persino le patate e il latte e fa notizia l’assegnazione, a Vercelli, di due uova per persona. Tutto ciò favorisce, nonostante l’inadeguatezza delle paghe, il commercio clan- destino.

Il secondo dato che emerge con la massima evidenza dalle relazioni è che anche lo sforzo del sistema produttivo, industriale ed agricolo, mo- stra segni di cedimento: vi sono difficoltà di ap- provvigionamento di combustibili e di mezzi di tra- sporto, manca l’energia elettrica, varie aziende sono costrette ad interrompere l’attività per man- canza di energia e di materie prime, mentre scar- seggia la manodopera in agricoltura, con note- voli problemi soprattutto nella zona risicola.

Neppure lo “spirito pubblico” risulta indenne dagli effetti della guerra in cui il fascismo ha spinto la nazione: nella seconda metà dell’anno il que- store non può nascondere che esso è “alquanto depresso”, sia per le difficoltà della vita quotidiana sia per la “stanchezza ed insofferenza per la guer- ra” e per i dubbi sul suo esito, così come non può mancare di segnalare che anche il clero è con- trario alla guerra, ostile alla Germania e contra- rio alle misure antisemite.

Altro dato di un certo interesse quello relativo al numero degli internati in provincia (i “perico-

1 Un utile confronto con una serie di documenti analoga e relativa allo stesso periodo può essere ef- fettuato con le relazioni mensili inviate al prefetto dal segretario dell’Unione provinciale della Confedera- zione fascista dei lavoratori dell’industria, pubblica- te sul n. 1, a. Ili, marzo 1983, a cura di Claudio Dellavalle.

2 Le relazioni sono state reperite nella serie Mi- nistero dell’Interno, Direzione generale della Pub- blica sicurezza, affari generali e riservati, 1942, b.

77, conservata nell’Archivio centrale dello Stato.

losi nelle contingenze belliche”, inviati al soggior- no obbligato in un comune diverso da quello di residenza), che passa dai quindici del primo tri- mestre ai trecentodiciassette della seconda metà dell’anno, mentre nella relazione relativa all’ulti- mo trimestre comincia ad essere segnalata la pre- senza di sfollati, nella misura non irrilevante di venticinquemila unità.

Relazione del 31 marzo

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Agricoltura

Si conferma quanto già comunicato nelle pre- cedenti relazioni sulle non facili condizioni eco- nomiche degli agricoltori a causa, specialmente, delle spese di produzione non adeguate ai prez- zi di vendita dei prodotti.

Per quanto riguarda le colture in corso, e par- ticolarmente quella del riso, che si sta preparan- do, si affaccia di rilevante importanza la questio- ne della mano d’opera locale, assolutamente de- ficiente e che minaccia di compromettere l’esito normale delle prossime semine. La scarsità del- la detta mano d’opera favorisce la corsa agli alti salari, con conseguente indisciplina della distri- buzione dei lavoratori, nelle diverse aziende, ciò che metterà le aziende stesse in serie difficoltà.

E’ naturale come i richiami alle armi abbiano ag- gravato la situazione in questa Provincia che, an- che in tempi normali, difetta di lavoratori per l’a- gricoltura. Le più volte prospettate deficienze di abitazioni rurali e le condizioni delle abitazioni stes- se, che non invogliano le famiglie di lavoratori

3 Per brevità omettiamo alcuni dati che si ripeto- no identici o quasi in tutte le relazioni, ricordando, una volta per tutte, che esse sono sempre intestate

“R. Questura di Vercelli”, indirizzate “all’Eccellenza il Capo della Polizia, Roma”, recano quale indica- zione dell’oggetto “Relazione sulla situazione politico- economica e sullo spirito pubblico in Provincia” e sono sempre firmate dal questore Cesare Rossi.

Le relazioni, inoltrate a mezzo “raccomandata ri- servatissima”, furono inviate secondo quanto dispo- sto dal capo della polizia rispettivamente con le no- te n. 441/021479 del 6 marzo, del 9 giugno, del 9 settembre e dell’I 1 dicembre (per l’ultima “tenu- te presenti le disposizioni impartite con telegramma n. 91841 in data 15 successivo”). I numeri del pro- tocollo di partenza furono, rispettivamente: il 5.844, il 10.973, ancora (probabilmente per errore del dat- tilografo) il 10.973 e il 21.217.

importate da altre regioni a rimanere nel Vercel- lese definitivamente, aggravano ancora la situa- zione. La locale Unione Provinciale degli Agri- coltori mantiene continui contatti con le conso- relle, specie dell’Emilia e del Veneto onde rime- diare al lamentato inconveniente, importando temporaneamente il maggior numero possibile di lavoratori. Infatti, nei prossimi giorni, comince- ranno a giungere squadre di operai agricoli e spe- ciali pressioni si stanno esercitando onde ottenere per i mesi di maggio e giugno il necessario con- tingente di mano d’opera per il lavoro della mon- da del riso, che richiede normalmente circa cin- quantamila operaie di cui oltre la metà importa- te da altre Provincie.

Con questi accorgimenti e con quelli che si po- tranno adottare, si pensa che l’agricoltore non ab- bia a rallentare il ritmo produttivo normale. Non è possibile fare ora precise previsioni sui raccol- ti, ma si teme che essi saranno inferiori a quelli dello scorso anno. Ciò in conseguenza delle gravi difficoltà del momento e in specie a quelle relati- ve alla concimazione. Specialmente si lamenta la deficienza dei concimi azotati e della calciona- mide, essenziale per la produzione del riso.

Le piogge dei giorni scorsi hanno di molto mi- gliorato le colture di grano che si spera arriveran- no ad una discreta produzione. La superficie si- stemata però a tale cereale è inferiore a quella dello scorso anno; in cambio è maggiore quella coltivata a riso.

La coltura della segala si presenta normale ed appare promettente.

L’inverno assai rigido ed asciutto ha inciso sulla irrigazione invernale delle marcite e pertanto il pri- mo taglio del foraggio sarà di molto in ritardo ed in quantità ridotta.

Le condizioni di vita dei lavoratori dell’agricol- tura, in considerazione anche che la stagione in- vernale non sempre ha permesso di lavorare, so- no andate peggiorando. Neppure quando abbia avuto lavoro continuativo le condizioni economi- che del lavoratore agricolo sono soddisfacenti: è troppo rilevante lo squilibrio fra salario e costo della vita. I contratti di lavoro in linea di massi- ma vengono rispettati sia dai lavoratori che dai datori di lavoro, ma pure è frequente, come si è detto, la concessione, da parte di questi ulti- mi, di maggiorazioni salariali.

Zootecnìa

Sull’argomento non si ha che a confermare quanto esposto nelle precedenti relazioni.

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L’allevamento del bestiame bovino ed equino non costituisce industria in Provincia di Vercelli, ma esso solo è curato per quanto è necessario alla conduzione delle aziende agricole. Si è già prospettato come la requisizione del bestiame bo- vino ha sensibilmente impoverito il patrimonio zootecnico della Provincia. Tale fenomeno inci- de anche sulla economia dei singoli agricoltori per la costante sproporzione tra i prezzi di requisizio- ne e quelli per il riacquisto dei bovini ed equini necessari all’andamento dell’azienda. L’alleva- mento dei suini si mantiene buono specialmente per gli usi familiari privati. Di scarsa importanza l’allevamento dei conigli e degli animali da corti- le con iniziative di esclusivo carattere familiare.

Per il pollame lo scorso inverno si è ripetuta la moria.

In ogni genere di allevamento di bestiame si lamenta l’assoluta scarsità dei mangimi.

E’ stata favorevolmente accolta la disposizione che limita il conferimento ai raduni degli animali bovini da latte. Tale provvedimento varrà, quasi certamente, a migliorare la produzione del latte e del burro nonché ad invogliare gli allevatori al miglioramento della razza.

Industria

L’industria in Provincia nell’attuale momento risente particolarmente della grave difficoltà de- rivante dalla mancanza di energia elettrica. Il fe- nomeno ha dato luogo ad una serie di provve- dimenti restrittivi a seguito dei quali le industrie non debbono superare il 65 per cento del con- sumo di energia del corrispondente periodo del- lo scorso anno. Occorre osservare che molti opi- fici, particolarmente nell’alto biellese e nelle val- late, usufruiscono di energia prodotta da centra- li proprie sfruttando i corsi d’acqua della zona e ritirano, dalle società produttrici, solamente quella supplementare. Poiché i corsi d’acqua in questio- ne sono ora quasi inariditi questi stabilimenti so- no stati posti nella condizione di dover ridurre la propria attività anche perché il rifornimento di car- bone avviene con sempre maggiore irregolarità.

Infatti lo stabilimento Bozzalla di Crevacuore (au- siliario dello Stato) ha dovuto nello scorso feb- braio interrompere per oltre una settimana la pro- pria attività: egualmente dicasi per gli stabilimenti della “Chatillon” e la manifattura “Gallo” di Ver- celli e per la “Cartiera Italiana” di Serravalle Sesia.

Inoltre, a seguito della sempre maggiore rare- fazione delle materie prime tessili, è stato limita- to l’orario di lavoro nelle industrie tessili, preva- lenti nel Biellese. I numerosi richiami alle armi e l’arruolamento di operai per la Germania, han- no prodotto scarsità e ricerca di personale spe- cializzato (meccanica ed edilizia). Accentuate le difficoltà dei trasporti ferroviari per mancanza di carri, ed automobilistici per scarsità di carburanti e succedanei. Per questo complesso di cose l’at- tività dell’industria in genere è oltremodo irrego- lare ed il ritmo lavorativo risulta notevolmente ri- dotto rispetto al precedente periodo ed a quello corrispondente dello scorso anno.

L’industria edilizia è stata quasi completamente inattiva a causa della stagione invernale.

È invece aumentata l’attività dell’industria bo- schiva la quale ha assorbito, specie nelle vallate del Sesia, tutta la maestranza disoccupata della zona, adatta a tale lavoro.

Le paghe, salvo che per le categorie tessili, che d’altronde sono preponderanti nella nostra Pro- vincia, ed hanno goduto di una revisione sala- riale del 14 e 15 per cento, sono rimaste blocca- te. Le stesse sono però sempre inadeguate nei confronti dell’attuale costo della vita.

Commercio

Quasi tutti i commercianti risentono delle at- tuali restrizioni. Dagli esercenti pubblici e special- mente quelli delle categorie superiori è risentito il danno derivato dall’anticipata chiusura alle ore 22. I commercianti in genere risentono poi della istituzione degli spacci aziendali che sottraggono a loro numerosa clientela con conseguente dimi- nuzione degli incassi. Varie sono le aziende che, anche per i gravami fiscali, sono state costrette a sospendere la loro attività.

Le condizioni di vita dei lavoratori del commer- cio sono andate naturalmente peggiorando nei confronti della situazione esistente alla stessa data dell’anno precedente. Le retribuzioni non han- no subito alcun aumento mentre i prezzi salgo- no continuamente creando una evidente spere- quazione.

La chiusura degli esercizi pubblici alle ore 22 ha provocato un sensibile danno ai camerieri dei pubblici esercizi che vengono retribuiti a percen- tuale.

Disoccupazione

Nell’attuale momento in conseguenza dei nu-

merosi richiami alle armi ed agli arruolamenti di lavoratori per la Germania, la disoccupazione si può dire inesistente in tutte le categorie.

Attività assistenziale

L’attività assistenziale durante lo scorso inver- no è stata diretta principalmente alle famiglie nu- merose ed a quelle dei richiamati.

L’Eca, in cooperazione con i gruppi rionali, ha provveduto alla distribuzione della legna pel ri- scaldamento e per la cucina alle famiglie pove- re. Forma di soccorso necessaria ed apprezzata in questa Provincia dal clima freddo ed umido.

Costo della vita

Il costo della vita è in continua infrenabile asce- sa. Ha raggiunto proporzioni preoccupanti. Gli aumenti vanno dal cento per cento sino al quat- trocento per cento in taluni generi, anche di or- dinario consumo, come: frutta, verdura, alimen- tari. I prezzi ufficiali del listino vengono osservati solo per i generi contingentati o tesserati, per tutti gli altri generi i prezzi invece sono in continuo au- mento. La vigilanza delle squadre annonarie, le severe sanzioni non frenano lo speculatore e non trattengono il compratore che, pur di avere de- terminati generi, è disposto a pagare qualunque prezzo.

Generi razionati e contingentati Viene lamentata, più che la quantità non sem- pre sufficiente, il ritardo con cui vengono distri- buiti alcuni generi alimentari. Ciò in parte è de- terminato dal ritardo con cui giungono i generi dai centri di distribuzione, anche in conseguen- za della scarsa disponibilità dei mezzi di traspor- to. Si riterrebbe opportuna una maggiore asse- gnazione di carburante a quelle ditte che effet- tuano le consegne a mezzo di autotrasporti e di mangime a quelle altre che usufruiscono di trai- ni animali.

Pane. La razione ora fissata in 150 grammi giornalieri a persona, per la maggioranza dei ca- si è assolutamente insufficiente ed il provvedimen- to che la riduce a tale misura è stato accolto con rassegnazione. Non sembra che la diminuzione in parola sia compensata dall’aumento della ra- zione di carne sino ora non verificatasi.

Zucchero. La razione fissata in 500 grammi è ritenuta esigua.

Sapone. La razione limitata a 100 grammi è assolutamente insufficiente.

Burro ed olio. L’assegnazione mensile del burro appare scarsa anche per la irregolare distribuzio- ne dell’olio. Infatti a tutt’oggi non è stata ancora completamente distribuita la razione del mese di marzo.

Formaggi. Scarseggiano ma si crede che ciò sia dovuto alle maggiori esigenze delle forze ar- mate ed alla maggiore richiesta della popolazio- ne civile.

Conserva di pomodoro, marmellate, pesci sot- t’olio. Sono particolarmente deficienti in Provin- cia. I produttori sogliono ormai sostituire tali ori- ginarie produzioni con composizioni lievemente varie, onde attuare prezzi che i listini non preve-

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dono. I prodotti originali sono pressoché intro- vabili e le residuali rare disponibilità hanno rag- giunto alte quotazioni che non consentono la ri- vendita al prezzo del listino. Si auspica, giacché si tratta di generi pressoché indispensabili in ogni famiglia, che anche per questi prodotti vengano disposte assegnazioni fisse provinciali, che ne ga- rantiscano in conseguenza, se pure in ridotta quantità, una certa disponibilità.

Patate. Al momento attuale scarseggiano e so- no quasi introvabili sul mercato. Corre insistente la voce che scarseggino anche quelle per la se- mina.

Vino. Dopo il vincolo totale del prodotto, par- ticolarmente critico si manifesta l’approvvigiona- mento.

Combustibili. Si sono riscontrate vere e pro- prie difficoltà di approvvigionamento tanto pel carbone quanto per la legna.

Fertilizzanti. Come si è già detto parlando del- l’agricoltura, i fertilizzanti distribuiti alle aziende agricole sono scarsi e ciò, naturalmente, potrà in- cidere sulla produzione.

Tessuti e filati. Le aziende dell’abbigliamento hanno superato ormai le iniziali difficoltà della nuova disciplina. Abbastanza soddisfacente e re- golare si manifesta il conferimento di tali prodot- ti sul mercato. Anche l’approvvigionamento dei filati cucirini è stato recentemente disciplinato in modo soddisfacente.

Gravame fiscale

Esso è notevole in tutti i campi e per tutte le categorie.

Attività delle organizzazioni cattoliche e del clero.

Nulla da segnalare.

Ebrei

Vengono opportunamente e convenientemen- te vigilati. Nessun rilievo.

Attività sovversiva ed antifascista In Provincia durante il trimestre in esame non è stata svolta alcuna attività sovversiva. Anche gli episodi dovuti a fatti di singoli sono irrilevanti ed in numero minimo.

Internati

Sono internati in Provincia quindici ebrei stra- nieri comprendenti sei nuclei familiari. Essi si man- tengono osservanti alle disposizioni. Non danno luogo a rilievi. Vengono vigilati.

Spirito pubblico

La riduzione della razione giornaliera del pa- ne, le altre molteplici restrizioni, l’inasprimento del costo della vita, le difficoltà dell’approvvigio- namento ed il prolungamento dello stato di guerra incidono certamente sullo spirito pubblico, sen- za per altro destare, per il momento, soverchie preoccupazioni.

L’attività bellica del Giappone è seguita con in- teresse dalla popolazione che trova ragione per trarne buoni auspici per la vittoria finale.

Dalla generalità si auspica che la preannunciata

offensiva primaverile in Russia possa giungere a rapidi e definitivi risultati.

Recrudescenza criminale in dipendenza dell’oscuramento

Nulla da segnalare al riguardo.

Censura

Provvede la locale Prefettura.

Prospetto degli episodi sovversivi 7 gennaio 1942, Tollegno. Tale Giachetti Pie- rino, operaio, compie gesto di offesa verso un manifesto riproducente l’effigie del Duce. Ammo- nizione.

18 gennaio 1942, Biella. Sul muro di una ca- sa di abitazione viene rinvenuto un manifesto ma- noscritto con frasi offensive al Duce.

23 gennaio 1942. Crevacuore. Tale Godio Giuseppe, possidente, pronuncia frasi di conte- nuto disfattista e contrarie al Regime. Ammoni- zione.

Relazione del 30 giugno

Agricoltura

Come si è già fatto presente in precedenti re- lazioni, a causa della minore produzione verifi- catasi lo scorso anno nel riso, che è il maggior prodotto agricolo della Provincia, e specialmen- te per il persistente sfasamento fra i prezzi di pro- duzione e quelli di consegna agli ammassi, gli agri- coltori si trovano in difficoltà. L’indebitamento, che sino al principio dello scorso aprile era sta- zionario, a seguito delle spese inerenti ai lavori della semina e della monda del riso, ha ripreso a salire. Dati precisi di confronto con lo scorso anno si potranno però avere soltanto alla fine del- la campagna risicola.

La produzione del grano si presenta buona e sembrano fondate le speranze di un raccolto mi- gliore dello scorso anno. La produzione del fie-

no pure si presenta buona, il maggengo ha dato risultati ottimi ed il secondo taglio è prometten- te. Sono parimenti promettenti le colture della segala e dell’avena.

La mano d’opera continua a scarseggiare, ciò nonostante si è potuto far fronte ai lavori di se- mina del riso mediante l’interessamento di tutti gli organi competenti. Difficoltà incontrano invece gli agricoltori per la monda ed il trapianto del ri- so, attualmente in atto, perché la mano d’opera locale per tali lavori è molto più scarsa che nel passato, e quella proveniente da altre Provincie è assai inferiore a quella dello scorso anno. Non sarà quindi facile mondare soddisfacentemente tutte le risaie ed il danno che ne potrà derivare non solo influirà sul raccolto del corrente anno, ma anche su quello avvenire, in quanto le erbacce avranno modo di estendersi e di moltiplicarsi.

L’assegnazione dei carburanti è stata sufficiente ai bisogni dell’agricoltura. Viene invece lamen- tata la scarsezza dei fertilizzanti, assegnati in mi- sura assolutamente insufficiente per ottenere una buona produzione; insufficiente è stato pure per le zone vinicole l’assegnazione degli anticrittoga- mici.

Il prezzo del grano che, con l’aggiunta dei premi a carico dello Stato, si può calcolare sulle lire 225 al quintale, è ritenuto remunerativo. Viene la- mentato invece che non sia stato apportato al- cun aumento al prezzo per il risone in quanto, se già lo scorso anno il prezzo di cessione non corrispondeva alle spese di produzione, tale sfa- samento, nella presente campagna, si è ancora accentuato per il maggiore costo della produzio- ne, che si calcola influirà sul prodotto per un im- porto di lire 30 al quintale. E ciò senza tenere con- to del minore prodotto che verrà realizzato in con- seguenza della minore concimazione.

Anche il prezzo fissato per il vino, lire 21 per grado HI., è ritenuto dagli agricoltori inadegua- to al costo di produzione e pertanto non pochi

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