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PROGRAMMATICA DELLA CAMPAGNA 2019 RELAZIONE

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RELAZIONE PROGRAMMATICA DELLA CAMPAGNA 2019

Obiettivi della ricerca

Iscritta nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco, la città di San Gimignano ed il suo territorio conservano anche la villa romana d’età tardo antica di Aiano-Torraccia di Chiusi (IV-VII sec. d.C.), un monumentale complesso archeologico, di circa 15.000 m2, che occupa la parte centrale della valle del torrente Foci, nel cuore della Toscana, in quello che un tempo fu il territorio della metropoli etrusca Velathri e poi della romana Volterrae/Volterra.

Il progetto s’inscrive nella continuità di una ricerca condotta in situ dall’UCLouvain fin dal 2005 (VII REGIO. Elsa Valley during Roman Age and Late Antiquity) con l’obiettivo di comprendere, in una prospettiva diacronica, l’organizzazione spaziale e funzionale, nonché i rapporti con il paesaggio ed il territorio di una monumentale villa tardo antica (http://www.villaromaine- torracciadichiusi.be/index.php/fr/ - https://it-it.facebook.com/torracciadichiusi/). In particolare si tratterebbe d’identificare e definire i differenti fattori che sono intervenuti nella trasformazione della villa nel suo ambiente (culturale, sociale e naturale) a partire dalla sua fondazione, alla fine del III – inizi del IV sec. d.C., fino alla sua completa metabolizzazione in una cava di materie prime e cantiere artigianale atto al riciclaggio, all’inizio dell’alto Medioevo, tra il VIed il VII sec. d.C.

Con tali finalità di massima, il progetto per il 2019 si propone di portare a termine i tre obiettivi individuati nel 2018:

• L’attività di ricerca per l’anno 2019 si porrebbe in stretta continuità con quanto realizzato nell’estate del 2018, laddove, ancora una volta, le operazioni di scavo sono state soddisfacenti ma limitate da un ampio intervento di messa in sicurezza e pulizia del cantiere. L’obiettivo è, come sempre, poter dare una completa e organica lettura della villa, ma anche per poter intervenire con un programma di consolidamento delle strutture murarie emerse, così come si è iniziato a porre in atto durante la campagna 2016. In particolare l’intervento di scavo previsto avrebbe come obiettivo principale lo studio archeologico-stratigrafico del settore settentrionale della villa: il rinvenimento, già nel 2011, di una lunga e monumentale sala pilastrata sul suo asse longitudinale (Room U, 8 X 20 m, dimensioni stimate allo stato attuale delle ricerche), induce a ritenere fondamentale alla direzione scientifica della missione la ripresa di un’attività di scavo di ampio respiro e volta ad approfondire l’organizzazione spaziale di questo settore della villa in rapporto ai padiglioni già emersi nelle precedenti campagne (fig. 1). Per una comprensione delle funzioni e della natura di tale settore – non dissimile, per altro da quanto le ultime ricerche di P. Pensabene hanno evidenziato alla villa del Casale di Piazza Armerina (1) – è necessario un approccio globale allo studio del sito, a partire dalla scelta topografica di posizionamento della sala a Nord del “trichorium”, della sua planimetria e decorazione architettonica (quel poco scampato al riciclo alto medievale).

• È evidente che tale ricerca mirata a Nord del quartiere dell’ambulatio polylobata non potrà essere scissa dalla prosecuzione delle ricerche stratigrafiche anche verso Sud, dove la conservazione delle strutture architettoniche si presenta assai meno importante, data l’intensa attività delle arature degli anni Ottanta e Novanta del XX secolo, ma si suppone fosse ubicato l’accesso monumentale, aperto verso il torrente Foci, della villa. Anche in tal caso, in considerazione di quanto finora si conosce del sito anche in funzione delle prospezioni geofisiche, è ipotizzabile che alcune aree oggetto d’intervento a Sud-Est dell’area già investigata, corrispondano a spazi in parte all’aperto (zone cortilizie o peristili), organizzati di un’articolazione interna della villa in rapporto ad accessi e ad una viabilità locale ancora poco conosciuta e da investigare (fig. 2).

• È fondamentale che tali dinamiche e strategie di scavo siano ancorate ad un’analisi pluridisciplinare dei dati raccolti (archeologici, architettonici, geologici, topografici, artistici e storici) relativi all’organizzazione della villa inserita nel suo contesto ambientale, politico, e sociale. Tale fase di sintesi si concluderà con la pubblicazione di una seconda e conclusiva monografia sul sito.

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Status quaestionis

Ricerche moderne a carattere scientifico sulla val d’Elsa (territorio oggi compreso tra le province di Siena e Firenze) e sul sito d’Aiano-Torraccia di Chiusi hanno le loro premesse negli anni Trenta del XX secolo.

A tal riguardo, infatti, il giovane Ranuccio Bianchi Bandinelli, nel 1928, descriveva piuttosto diffusamente alcuni reperti (oggi esposti nel Museo archeologico di San Gimignano) genericamente indicati provenire da Aiano e rinvenuti alla fine del XIX s. (2). Successivamente, nel 1977, in un testo incentrato sulla topografia storica du Val d’Elsa in periodo etrusco (3), si riportava come, in toponimo Aiano, si fossero rinvenuti materiali “tardo-romani”. Ancora alla fine degli anni Settanta, il continuo emergere di importanti tracce archeologiche sul sito intensificò l’opera di ricerca da parte della SBAT:

proprio questa continua attenzione garantì non solo l’acquisizione di numerosi reperti recuperati dal campo nel corso degli anni, ma anche la formazione di un archivio fotografico riproducente una più datata situazione di giacitura, allorquando nel terreno risultavano ancor più evidenti le tracce delle strutture archeologiche. Dunque, da subito si sviluppò un’attenzione particolare per la vicenda storica di Aiano, interesse che non solo era legato alla curiosità per le vestigia ancora da dissotterrare, ma soprattutto alla speranza d’integrare, grazie allo studio di un’evidenza archeologica, una parte della storia del territorio della Val d’Elsa, più in generale, ancora poco conosciuta e documentata: il periodo della piena e tarda romanità. Restava, tuttavia, il quesito, tutt’altro che ingiustificato, della reale consistenza storica e natura del sito. Infatti, alcuni testi, anche assai recenti (4), attribuivano in maniera unicamente indiziaria il sito di Aiano alla sola fase medievale, ricollegandolo al tracciato dell’antica via dei pellegrini, la ben nota via Francigena. In effetti, sullo scorcio del X sec. d.C. Sigeric, Arcivescovo di Canterbury di ritorno da Roma, nel tragitto fra Siena e l’Arno, sostiene d’aver incontrato sette submansiones, una delle quali, la diciottesima del percorso, definita Sce Martin in Fosse, San Martino ai Foci, potrebbe ubicarsi, dalla ricostruzione del percorso, nei dintorni della zona in esame. Oggi, anche grazie all’attività di ricerca condotta dall’UCL, è evidente che la villa d’Aiano non corrisponde alla submansio di Sigeric, ma certamente il passaggio della via Francigena in prossimità della villa ricalca l’antica viabilità romana che dalla villa transitava (5). In generale, comunque, tutte le ricerche, fino al 2005, fatte rare eccezioni rimaste inedite (6), hanno soltanto dato conto dei materiali mobili emersi dal terreno durante lavori agricoli, senza aver mai approfondito la questione della natura del sito, della sua organizzazione e della sua articolazione spaziale e funzionale nel corso dei secoli e nell’ambito della realtà regionale.

Progetto di ricerca

I dati raccolti ad oggi mostrano come la villa ebbe una storia edilizia e funzionale assai lunga e articolata nel corso dei secoli. In funzione dell’analisi stratigrafica e degli alzati, si può comprendere come il piano architettonico della villa non sia stato concepito unitariamente ma sia la conseguenza di un agglutinarsi di progetti, ripensamenti, settori e padiglioni che nel tempo hanno costituito un complesso unico per planimetria, alzati e ricchezza degli apparati decorativi, alcuni di questi, come i sectilia in pasta vitrea, d’origine alessandrina (fig. 3). Anche l’ancora in corso studio delle malte murarie, dimostra diversi periodi di vita e di sviluppo progressivo dalla fine del III sec. d.C. alla fine del V sec. d.C., fase che conclude la storia residenziale della villa: lo scavo del settore nord, considerata la sua posizione di spazio relais del complesso manifesta le migliori condizioni per approfondire la vicenda archeologica di Aiano come sito, ma anche come central place territoriale dell’intero Val d’Elsa. Questi risultati, pur se parziali, dimostrano quanto sia urgente e necessario focalizzare le prossime ricerche su più settori del sito, al fine di comprendere i fattori che determinarono le scelte (topografica, architettonica ma anche delle funzioni) nella formazione e nella trasformazione dell’intero complesso architettonico. Anche l’orizzonte cronologico di tutta l’area Nord della villa necessita di una revisione Le ricerche condotte fin dal 2009, in effetti, hanno messo in luce i resti di un lungo e stretto corridoio (Room K) delimitante il versante Ovest della villa e cronologicamente ascrivibile al V sec. d.C. Tale evidenza architettonica risulta inattesa giacché essa mostra la vitalità del sito ancora in una fase storica generalmente considerata di “decadenza”

del sistema economico-politico delle classi dirigenti romane in Italia; inoltre essa apre nuove prospettive di ricerca in merito alle strategie di ripartizione dello spazio abitativo e, ancora una volta, su quelle della sua organizzazione funzionale, apparentemente non in rapporto dai cosiddetti “percorsi cerimoniali”

assializzati orientati sulla sala trilobata.

Per concludere, l’occupazione alto medievale (VI-VII sec. d.C.) del settore Nord è attestata, nelle stratigrafie più tarde, da una presenza, eccezionalmente ben conservata, di una batteria di fornaci di

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piccola taglia a carattere pirotecnologico (metallo e vetro) addossate al muro occidentale della Room K.

In tal modo si definisce il quadro di un impianto produttivo particolarmente sviluppato e diffuso, la cui organizzazione precisa sulla planimetrica generale della villa resta da definire, ma che da subito appare come una forma tra le più originali per la Toscana contemporanea di riqualificazione funzionale dello spazio. Di qui nasce l’ipotesi, tutta da verificare mediante la ripresa degli scavi, d’un nuovo ruolo economico di ciò che fu la villa, in un circuito di scambi locale, fosse esso subalterno nel quadro di una più vasta proprietà, oppure la sede di una piccola comunità rurale autonoma.

In considerazione dei dati acquisiti e delle prospezioni geofisiche realizzate preventivamente, il progetto si pone i seguenti obiettivi:

• Completare lo scavo del settore Nord della villa.

Dopo le 8 campagne di scavo realizzate tra il 2005 ed il 2012, è fondamentale poter completare lo scavo delle aree zone a Nord delle Rooms K e U, così come lo spazio posto ad Est della sala a pilastri, in funzione delle magnetometrie, un’area cortilizia (un peristilio?). Questo intervento, iniziato nel 2017, sarà continuato nel 2019, in correlazione ad un secondo fronte di scavo posto a Sud dell’area già indagata al 2016, ovvero in prossimità del South Corridor, contesto ove si ipotizza la collocazione dell’accesso monumentale alla villa. L’intera operazione, da immaginare suddivisa in tre campagne su altrettanti anni (cinque settimane a campagna), sarà condotta dalla medesima équipe pluridisciplinare che da anni è impegnata sul sito d’Aiano (cfr. infra “Equipe scientifica e contesto operativo degli scavi di Aiano- Torraccia di Chiusi”) (fig. 4).

• Studio integrato dei dati in merito ad architettura, topografia e geologica della villa.

In prossimità della villa d’Aiano il versante sinistro idrografico del torrente Fosci è costituito da sabbie Plioceniche, mentre la collina adiacente da formazioni rocciose di calcaire caverneu. Le ricerche preliminari condotte nell’ambito delle campagne 2009-2012 e 2017 ed in merito alla geologia del sito, hanno evidenziato quanto tale contesto naturale sia stato determinate nella scelta della localizzazione della villa, dei suoi materiali edilizi, e delle sue caratteristiche architettoniche in alzato (7); inoltre, un approfondimento del dato geologico-ambientale e paesaggistico antico consentirebbe anche una migliore valutazione e ricostruzione nel tempo delle sue differenti fasi di rifunzionalizzazione e rioccupazione antropica. Tale ricerca di carattere geologico-ambientale e paesaggistico dovrà svolgersi in stretta connessione con l’analisi architettonica delle strutture edilizie della villa. Inoltre la raccolta di tali dati necessiterà di un supporto cartografico di alto dettaglio, al fine di poter disporre di dati atti ad una successiva consultazione, elaborazione e sintesi. A tal fine sarà realizzato un rilievo micro-topografico e strutturale completo del sito, in particolare dei settori di nuovo intervento, all’interno del quale potranno essere integrati tutti i dati raccolti in maniera georeferenziata (architettura, scavo, geologia e landscape).

• Avanzamento nella creazione di un GIS.

A tal proposito, per la gestione e lo studio dei dati, s’impone la creazione di un GIS, di cui un prototipo è già stato concepito dalla missione senza che però si sia potuto renderlo operativo a causa del blocco forzoso delle attività di ricerca nel 2013 (8). Tale strumento permetterà una gestione ed un’analisi quantitativamente e qualitativamente più efficaci della copiosa documentazione che sia andrà raccogliendo e soprattutto una più adeguato strumento di studio dell’organizzazione spaziale della villa:

cartografia d’archivio, stratigrafia, architettura e materiali mobili. I dati così raccolti e organizzati potranno essere oggetto di categorizzazioni differenti a seconda delle necessità di studio e sintesi ed in funzione della natura dei dati stessi (archeologici, architettonici, topografici etc.). Per tale progetto, a partire dalla campagna del 2018, l’UCL ha siglato una convenzione di collaborazione con il CNR – ITABC di Montelibretti finalizzato ad una messa a punto di un sistema informatizzato cartografico, ad un rilievo tramite droni e restituzione 3D della villa.

• Interventi di carattere conservativo.

La villa di Aiano-Torraccia di Chiusi costituisce un giacimento eccezionale per la sua natura di sito monumentale, inserito in un ambiente preservato e per il suo elevato potenziale di attrattiva turistica settoriale. Per tale motivo, in conformità con le direttive della SABAP, la missione di ricerca dell’UCLouvain e il concessionario, Comune di San Gimignano, hanno previsto, così come documentato per le campagne 2016, 2017 e 2018, serie di fondi ed interventi, finalizzati alla conservazione dei beni mobili ed immobili recuperati. A tal fine, durante la campagna 2018, a seguito di un accordo tra UCL – Comune di San Gimignano et SABAP (prot. 10005 30/06/2016 CL. 34.31 07/299.1), una campagna di

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consolidamento murario (muri perimetrali della cd. sala triabsidata), e del cementizio della sala triabsidata è stata portata a termine.

In funzione di quanto segnalato dal funzionario geologo, dott. Pasquino Pallecchi, la direzione scientifica si operava per porre in essere una collaborazione con esperti restauratori professionisti del lapideo (sotto la direzione della dott.ssa Raffaella Guarino), con la finalità di un loro intervento mirato nella conservazione muraria e di parte del pavimento della cd. sala triabsidata (cfr. relazione allegata di restauro compagna 2018).

Infine anche quest’anno si vorrebbe proseguire, con la terza tranche di conservazione e restauro del pavimento in opera cementizia a base litica della cd. Sala triabsidata, così come da progetto e preventivo economico (cfr. allegato).

Bibliografia

(1) P. Pensabene, Nuove scoperte alla Villa del Casale di Piazza Armerina: magazzini, terme e fornaci, in Atti CISEM, La villa restaurata e i nuovi studi sull’edilizia residenziale tardoantica, a cura di P.

Pensabene e C. Sfameni, Bari 2014, pp. 9-18.

(2) R. Bianchi Bandinelli, Materiali archeologici della Val d’Elsa e dei dintorni di Siena, in La Balzana, II, 1928, 1-47; M. Cavalieri, La villa di Aiano-Torraccia di Chiusi: Bianchi Bandinelli e le origini della ricerca archeologica in Val d'Elsa, in L’occhio dell’archeologo. Ranuccio Bianchi Bandinelli nella Siena del primo ‘900, Catalogo della mostra di Siena, a cura di M. Barbanera, Milano 2009, pp. 80-82 e scheda n. 8.17 pp. 131-132.

(3) G. de Marinis, Topografia storica della Valdelsa in periodo etrusco, Castelfiorentino, 1977.

(4) A. Mosca, Via Cassia. Un sistema stradale romano tra Roma e Firenze, Firenze, 2002.

(5) M. Cavalieri, Vivere in Val d’Elsa tra tarda Antichità e alto Medioevo. La villa romana di Aiano- Torraccia di Chiusi (Siena, Italia), Atti del 17th International Congress of Classical Archaeology. Rome, Italian and foreign Archaeological Research Institutes, in Bollettino di Archeologia Online :

http://151.12.58.75/archeologia/index.php?option=com_content&view=article&id=2&Itemid=2 ; M.

Cavalieri, Quid igitur est ista villa? L’Etruria centro-settentrionale tarda Antichità e alto Medioevo.

Nuovi dati e vecchi modelli a confronto sulla villa d’Aiano-Torraccia di Chiusi (Siena, Italia), in Atti del Convegno internazionale ‚Leben auf dem Lande: Der Fundplatz ‚Il Monte‘ bei San Gimignano: Eine römische Siedlung und ihr Kontext (Jena, 19. – 21. Juni 2009), Wien 2013, pp. 283-319.

(6) M. Cavalieri, G. Baldini, La “villa romana” di Torraccia di Chiusi. Comune di San Gimignano (SI), in Notiziario della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana, 1/2006, pp. 401-409.

(7) C. A. Garzonio, Paesaggi geologici della Toscana, Pisa, 2008.

(8) M. Cavalieri et alii, San Gimignano (SI). La villa di Torraccia di Chiusi, località Aiano. Dati ed interpretazioni dalla V campagna di scavo, 2009, in The Journal of Fasti Online, AIAC.

www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2010-206.pdf; M. Pianigiani, Dal GIS al WebGIS: l’elaborazione dei dati di scavo della villa romana di Aiano-Torraccia di Chiusi, tesi di II ciclo (relatore E. Papi e correlatore M. Cavalieri), discussa all’Università degli Studi di Siena, 2009.

(5)

Fig. 1. Planimetria generale della villa d’Aiano-Torraccia di Chiusi così come elaborata dalla Missione archeologica belga diretta dall’UCLouvain (Cavalieri 2017).

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Fig. 2. Fotografia aerea della villa di Aiano-Torraccia di Chiusi scattata nell’estate del 2017 (foto di M.

Cavalieri).

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Fig. 3: Pannello ricostruito a soggetto ittico in sectilia a pasta vitrea: esso decorava una parete della villa tardo antica di Aiano-Torraccia di Chiusi (foto di S. Landi).

Fig. 4: Rielaborazione di prospezioni magnetometriche con rielaborazione delle anomalie archeologiche dei settori nord e nord-ovest della villa d’Aiano-Torraccia di Chiusi (foto di M. Cavalieri 2012).

(8)

Equipe scientifica e contesto operativo degli scavi di Aiano-Torraccia di Chiusi - CNR ITABC di Roma, (Dr. Daniele Ferdani);

- Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Firenze (Professor Carlo Alberto Garzonio);

- Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Firenze (Prof.ssa Marta Mariotti);

- Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali del CNR di Firenze (Dr.

Emma Cantisani e Dr. Susanna Bracci);

- Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambiente, Territorio e Architettura (DICATeA) dell’Università degli Studi di Parma (Professor Carlo Mambriani);

- AGM Archeonalisi (Dr. Alessandra Giumlia-Mair);

- Restauro cementizio (Dott.ssa Raffaella Guarino);

- Department of Archaeology dell’University of Sheffield (Dr. Chiara Corbino).

Il progetto benificia anche della collaborazione con il Centro Interuniversitario di Studi sull’edilizia abitativa tardo antica nel Mediterraneo (CISEM).

Da anni, inoltre, la missione sceintifica dell’UClouvain ad Aiano coltiva rapporti cordiali e scambi scientifici con le altre Università della Toscana ed europee impegnate in ricerche archeologiche: in particolare con le Università di Vienna (Professor Günther Schörner); Università di Pisa (Professor Federico Cantini, Prof.ssa Simonetta Menchelli); Università di Siena (Professor Marco Valenti);

Southern University of Dallas (Professor Gregory Warden) etc.

Ottima, infine, la collaborazione con la Soprintendenza Archeologia della Toscana, in particolare con:

Dr. Carlotta Cianferoni, Dr. Pierluigi Giroldini, Dr. Michele Bueno, Dr. Elsa Pacciani, Dr. Pasquino Pallecchi e Dr. Gianna Giachi.

data in fede

09/11/2018

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CAMPAGNA RESTAURO 2018

RELAZIONE PRELIMINARE

SUGLI INTERVENTI CONSERVATIVI DELLA VILLA TARDOANTICA DI AIANO TORRACCIA DI CHIUSI

Relatori

Raffaella Guarino Fabrizio Conte

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2 Indice

1. Tecnica esecutiva del cementizio litico-fittile della sala trilobata 3 2. Stato di conservazione

2.1 Stato di conservazione della nicchia sud 2.2 Stato di conservazione dei paramenti murari

5 9 3. Interventi conservativi

3.1 Il restauro della nicchia sud

3.2 La messa in sicurezza dei paramenti murari

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4. La copertura stagionale 19

Allegato 1 - Documentazione grafica nicchia sud 21

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1. TECNICA ESECUTIVA DEL CEMENTIZIO DELLA SALA TRILOBATA L’opera oggetto dell’intervento di restauro, posta nell’esedra sud della sala triabsidata, è un cementizio a base litico-fittile con inserti musivi. Durante una campagna di studio antecedente al nostro intervento e concentrata sulla nicchia ovest della sala, mediante la realizzazione di un saggio stratigrafico è stato rilevato lo spessore della pavimentazione che si aggira intorno ai 5 cm. Inoltre è stato possibile constatare che la pavimentazione in cementizio è adagiata su un banco di argilla compatta. Lo strato preparatorio è costituito da sabbia di fiume, in cui si rileva sia la presenza di ciottolato di pezzatura piuttosto grande che di resti di conchiglie di organismi acquatici, materiale fittile di varie dimensioni e probabilmente piccoli pezzi di legno carbonizzato. Gli elementi quali ciottolato, frammenti di materiale fittile e le piccole conchiglie in alcuni casi emergono fino allo strato di finitura.

Nonostante l’emersione in alcuni punti di questo materiale, si suppone che la preparazione accogliesse un secondo strato di malta che si differenzia dal primo per la granulometria più sottile degli inerti e che fungesse da strato di allettamento per le tessere. E’ probabile che il secondo strato di malta fosse stato applicato quando la preparazione, più grossolana, non aveva ancora fatto presa; tale accorgimento ha comportato una perfetta fusione tra le gettate, motivo per cui attualmente non è possibile rilevare alcun tipo di discontinuità tra le due.

Tracce pittoriche di colore nero che riconducono alla presenza di un disegno preparatorio (sinopia).

Durante gli interventi di consolidamento delle tessere è stato possibile riscontrare la presenza di alcune tracce pittoriche di colore nero sullo strato di allettamento. Tale dato potrebbe attestare la presenza di un disegno preparatorio, gergalmente chiamato sinopia, che durante la scorsa campagna di restauro non era ancora stato rilevato.

L’ultimo strato di malta applicato doveva possedere delle caratteristiche adeguate all’ottenimento di una superficie sufficientemente compatta e liscia che potesse accogliere la stesura del sottile strato di finitura di colore rosso, comunemente definito rubricatura. Lo spessore e più in generale le caratteristiche materiche di questa finitura

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lasciano supporre una stesura a pennello di questa sorta di impasto probabilmente a base di calce a cui era aggiunto, per ottenere la colorazione rossa, materiale fittile polverizzato e/o pigmenti.

La decorazione musiva è realizzata con doppie file di tessere calcaree di colore principalmente nero (se ne rilevano alcune bianche e grigie) e consta di un semicerchio all'interno del quale è posta una decorazione geometrica. Le tessere, dalle dimensioni di circa 1 cm per lato, sono spesso abbastanza irregolari e, considerando la varietà dei litotipi, si suppone siano da considerarsi come materiale di reimpiego. Dalle indagini autoptiche condotte sul manufatto è stato rilevato che alcune tessere conservano sulla faccia a vista tracce del secondo strato di malta che presenta, in alcuni punti, ancora la rubricatura. Tale dato ci porta a supporre che tali inserti fossero rivestiti in parte o totalmente da questo sottile strato di malta. Successivamente alla realizzazione della rubricatura quindi avveniva la ripresa pittorica degli inserti musivi mediante una tinta di colore nero per riproporre ed intensificare il motivo decorativo. Evidenze che rafforzano questa tesi sono state rilevante in altre aree della pavimentazione della sala.

In tal modo si troverebbe una giustificazione alla eterogeneità dei materiali lapidei messi in opera e alle irregolarità rilevate nella loro disposizione in quanto, una volta ripresi pittoricamente, tali difetti sarebbero stati occultati.

Tracce pittoriche di colore nero che riconducono alla presenza di un disegno preparatorio (sinopia).

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2. STATO DI CONSERVAZIONE DELLA PAVIMENTAZIONE 2.1 Stato di conservazione della nicchia sud

Una volta rimossa la copertura stagionale realizzata nel 2017 si è constatata la presenza di umidità sulla superficie del manufatto nonostante nei giorni antecedenti all'apertura del cantiere non siano avvenute precipitazioni meteoriche. Tale fenomeno lascia supporre che anche in questa area siano presenti particolari condizioni microclimatiche accompagnate da fenomeni di umidità di risalita. La superficie della pavimentazione si presenta piuttosto irregolare infatti sono presenti diverse deformazioni del piano di calpestio. Tutta la superficie risulta ricoperta da un sottile strato di depositi coerenti e le lacune si presentano occluse dal terriccio perciò difficilmente individuabili.

Dettaglio dell’abrasione del cementizio.

Avviata la fase della pulitura su tutta l'area oggetto di restauro è stato possibile rilevare le lacune di piccole e medie dimensioni, diffuse su tutta la superficie, e alcune di grandi dimensioni concentrate in prossimità delle murature. Alcune lacune hanno una conformazione piuttosto particolare probabilmente riconducibile alle impronte di elementi facenti parte della malta originale, ormai andati presi. In aree più limitate, sono invece presenti lacune e deformazioni verosimilmente causate dalla caduta di oggetti dall'alto. Si rilevano, inoltre, due fessurazioni sul lato sinistro della pavimentazione (quella più importante è collocata a ridosso dell'accesso alla sala trilobata) e molteplici distacchi tra lo strato di finitura e gli strati preparatori (i più gravi sono concentrati soprattutto sui bordi delle lacune e a ridosso dei distacchi pertinenti alle tessere musive). Tali distacchi sono principalmente dovuti allo stato di decoesione della malta degli strati preparatori che si rileva chiaramente sul lato destro della pavimentazione dove coesistono, in prossimità delle murature, delle grandi lacune dello strato di finitura. In alcuni casi i fenomeni di distacco sono imputabili alla presenza di radici di piante superiori che hanno provocato un'azione meccanica con il conseguente indebolito dei

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Distacchi presenti sul cementizio.

Distacchi delle tessere musive. Distacchi delle tessere musive.

materiali costitutivi. Anche i problemi di adesione delle tessere musive sono addebitabili agli stessi fenomeni. In alcuni casi si riscontra la presenza di piccole porzioni di strato di finitura distaccati, fessurati e deformati imputabili all'azione meccanica esercitata dai cicli di gelo-disgelo che hanno interessato tutta la pavimentazione. In due aree della pavimentazione si individuano chiare tracce di combustione che hanno provocato forti alterazioni cromatiche. Alcune tessere di colore bianco, poste in prossimità delle aree combuste presentano anche loro alterazioni

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cromatiche sui toni del viola-bruno. Nell'area centrale della pavimentazione, in corrispondenza della decorazione geometrica, sono presenti incrostazioni di colore grigio/nero la cui origine e composizione non è nota. Queste incrostazioni, piuttosto sottili, risultano molto adese alla finitura superficiale che risulta particolarmente abrasa. La finitura superficiale di colore rosso infatti si conserva abbastanza integra solo sul lato sinistro in prossimità della muratura, il resto delle superfici si presenta più o meno abraso. Sempre sul lato sinistro si conservano le poche tracce di ripresa pittorica di colore nero e lo strato di malta che ricopre le tessere.

Presenza di apparati radicali. Disgregazione della malta dello strato di preparazione.

Distacchi presenti sul cementizio.

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Presenza di incrostazioni nerastre.

Dettaglio: presenza di incrostazioni nerastre.

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2.2 Stato di conservazione dei paramenti murari

Gli interventi di messa in sicurezza eseguiti durante la campagna del 2018 hanno riguardato anche alcune porzioni di muratura nell'area attigua alla sala trilobata. Le problematiche rilevate riguardavano principalmente l’adesione dei conci in travertino.

La finalità degli interventi attuati è stata quella di ripristinare una condizione adeguata alla conservazione delle strutture in vista della riapplicazione della copertura stagionale. La mancanza di adesione dei suddetti blocchi è imputabile allo stato di lieve decoesione delle malte originali e alle sollecitazioni a cui sono sottoposte le murature durante le fasi di applicazione/rimozione dei teli protettivi. Inoltre si rileva sulla parte inferiore del paramento murario sud della sala trilobata lo sviluppo di cuscini muscinali e la presenza di colonie algali. Tale fenomeno è stato causato dallo spostamento dei teli della copertura stagionale dalla loro posizione originaria esponendo così le superfici alla colonizzazione da parte dei biodeteriogeni, condizione favorita probabilmente dai fenomeni di risalita a cui la muratura è soggetta.

Su una lastra in materiale lapideo impiegata per effettuare una tamponatura nella zona a nord-est della sala trilobata si rileva la presenza di fenomeni di scagliatura e fessurazioni; ai piedi della lastra sono presenti alcune scaglie di pietra ormai definitivamente distaccate. Tutte le superfici sono interessate dalla presenza di depositi incoerenti e coerenti.

Presenza di cuscini muscinali e colonie algali..

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10 3. INTERVENTI CONSERVATIVI 3.1 La nicchia sud

La prima operazione condotta è consistita nella rimozione dei depositi incoerenti presenti sulla superficie mediante pennelli e spazzole a setola morbida. Le lacune sono state successivamente individuate e liberate dal terriccio adeso e molto compatto con l’ausilio di abbassalingua in legno, specilli dentistici e bisturi a lama fissa. Queste operazioni sono state coadiuvate dall'impiego di un aspiratore. Nei punti in cui le tessere presentavano gravi problemi di adesione si è proceduto a liberare dal terriccio l’interfaccia tra strato di allettamento e radice della tessera con la medesima metodologia impiegata per le lacune. Fin dove possibile sono state rimosse le radici devitalizzate di piante mediante l'impiego di bisturi a lama fissa o mobile, specilli e pinzette. La seconda fase di pulitura ha previsto l’applicazione del prodotto New Des 50 al 3% in acqua demineralizzata, stessa metodologia impiegata per la nicchia ovest.

Il prodotto, una volta irrorato sulle superfici, è stato massaggiato con uno stampigliare o spazzolini di nylon a setola morbida. Successivamente si è proseguito con risciacqui ripetuti e spugnature con acqua di rete in modo tale da rimuovere tutti i residui della pulitura. Le tessere lapidee, gli interstizi e alcune aree del cementizio hanno subito una rifinitura meccanica della pulitura con l’ausilio di bisturi a lama fissa e mobile.

A conclusione della prima fase di pulitura sono emerse delle incrostazioni di colore nero/grigio che interessavano la parte centrale del pavimento, quella occupata dalla decorazione geometrica. Non riuscendo a comprendere l'origine di tali incrostazioni e considerando le difficoltà riscontrate a seguito di alcuni test di rimozione mediante compresse di carbonato d'ammonio è sembrato opportuno non procedere alla rimozione delle incrostazioni le quali, in ogni caso, non compromettevano in maniera significativa la lettura delle superfici.

Microperforazioni per consentire le iniezioni di PLM-SM.

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Insufflazioni con perette mediche per la rimozione dei residui di materiale.

Quindi si è proseguito con il rilevamento dei distacchi degli strati preparatori mediante la tecnica della bussatura e la ricognizione dello stato di adesione delle tessere allo strato di allettamento. La fase di consolidamento ha previsto la realizzazione di piccole perforazioni con l’ausilio di un trapanino a mano nei punti in cui era necessario iniettare del PLM-SM, un premiscelato a base di calci naturali a basso contenuto di sali e cariche micronizzate. Tale operazione è stata preceduta da insufflazioni con perette mediche, rimozione delle radici e iniezioni di miscele idroalcoliche al fine di liberare l’area da depositi incoerenti e idratarla. Purtroppo lo stato di forte decoesione dello strato preparatorio non ha permesso il completo ristabilimento dell'adesione tra gli strati.

Tutti i bordi delle lacune che presentavano problemi di adesione sono stati consolidati procedendo secondo la seguente metodologia: rimozione del terriccio e del materiale ormai decoeso, applicazione mediante iniezioni puntuali, quando necessario, del prodotto Microacril e successivo ristabilimento dell'adesione mediante PLM-SM. Le due fessurazioni rilevate sul lato sinistro del pavimento sono state oggetto di consolidamento mediante iniezioni di PLM-SM e successivamente stuccate. La porzione d’inserto musivo velinata è stata anch’essa oggetto di consolidamento mediante iniezione di PLM-SM e successivamente, una volta ristabilita l’adesione, è stata rimossa la garzatura di messa in sicurezza mediante l’applicazione di impacchi di acetone supportati da polpa di carta. Le tessere sono quindi state ripulite a tampone dai residui di Paraloid B 72 ancora presenti. Le singole tessere distaccate invece sono state ricollocate mediante applicazione a spatola di PLM-SM mentre quelle in via di distacco sono state consolidate con PLM-SM ad iniezione previa pulitura dell’area interessata.

I ciottoli di fiume e i pezzi di laterizio facenti parte dello strato di preparazione sono stati fatti riaderire mediante interposizione di PLM-SM all’interfaccia tra malta e superficie dell’incluso previa pulitura dell’area interessata.

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Consolidamento mediante iniezioni di PLM-SM. Applicazioni di Nanorestore.

Le lacune che mettevano in luce lo strato di preparazione affetto da decoesione più o meno accentuata sono state oggetto di test di consolidamento superficiale con due prodotti: Microacril e Nanorestore applicati tal quali a pennello. Il primo prodotto è stato applicato con una sola stesura mentre il secondo sino a rifiuto (circa 4 mani). I risultati ottenuti, buoni in entrambi i casi, hanno fatto protendere la scelta verso il Nanorestore per la sua maggiore compatibilità con i materiali costitutivi.

Gli interventi di integrazione degli inserti musivi lacunosi si sono basati su un attento studio degli elementi decorativi e sono consistiti nella messa in opera di tessere replicate. Il procedimento di riproduzione delle tessere è avvenuto attraverso le seguenti fasi:

− esecuzione dell’impronta in gomma siliconica delle tessere originali;

− applicazione del distaccante;

− realizzazione del positivo (tessere) mediante Jesmonite, polvere di pietra micronizzata e pigmenti;

− sformatura delle tessere.

Le tessere replicate sono state messe in opera seguendo l'andamento della decorazione mediante l'interposizione di uno strato di PLM-SM; successivamente sono state battute quando il processo di presa era quasi concluso e una volta indurito lo strato di PLM- SM si è proceduto, con l'impiego di un trapanino a mano, alla realizzazione di piccoli fori al centro della faccia a vista delle tessere riprodotte in modo tale da renderle facilmente riconoscibili da quelle originali.

Le malte applicate per colmare le lacune del pavimento sono, ad esclusione di quella per lo strato di finitura, le medesime concordate con il funzionario di zona nel 2017.

Per quella relativa allo strato di finitura è stato necessario, a causa di problemi di approvvigionamento di materiali, elaborarne una che matericamente e visivamente imitasse perfettamente quella elaborata nel 2017. Tre tipologie di malte sono state messe in opera: una per reintegrare lo strato di preparazione e per la realizzazione delle stuccature salvabordo; una per lo strato di finitura di colore tendenzialmente rosso e gli interstizi delle tessere; in prossimità delle murature si è optato per l'applicazione di una

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malta neutra in quanto non è stato possibile rintracciare con certezza i limiti della pavimentazione in rapporto allo strato di intonaco che in antico ricopriva i paramenti murari.

Realizzazioni di microfori per rendere le tessere replicate riconoscibili.

Realizzazioni di microfori per rendere le tessere replicate riconoscibili.

Particolare di una reintegrazione materica e integrazione con tessere replicate.

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Dettaglio di una tessere replicata, reintegrazioni materiche e stuccature salvabordo,

Tutte le malte sono state elaborate seguendo il criterio della riconoscibilità e applicate rispettando un minimo sottolivello. Segue una tabella che riporta le composizioni e i rispettivi impieghi:

MALTA STRATO DI PREPARAZIONE 2 tufina 000,1 e ½ sabbia grigia 00,1/8 graniglia di coccio pesto rosso, 1 e 1/3 di calce idraulica Lafarge NHL 3.5

MALTA STRATO DI FINITURA ¼ graniglia di cocciopesto, ¼ polvere di

cocciopesto chiaro, 1 sabbia grigia 0, 1 tufina, 1 ½ sabbia bianca 00, 1 e ½ Lafarge NHL 3,5

MALTA NEUTRA 1 tufina gialla 000, 2 sabbia grigia 00,3 sabbia

di scavo fine e media, 1 calce idraulica Lafarge NHL 3,5 1 calce idraulica brigliadori FL 3,5 Le stuccature relative allo strato di preparazione hanno avuto come scopo quello di colmare le lacune troppo profonde e di mettere in sicurezza tutti gli elementi lapidei e i frammenti di laterizio che affioravano dal sottofondo. Le lacune particolarmente profonde sono state precedentemente rinzaffate con malte i cui inerti presentavano una granulometria più grande.

A conclusione delle stuccature è stata ripetuta la pulitura a base di New Des 50 al 3%

in acqua demineralizzata precedentemente descritto. Quindi si è proceduto con l’ultima fase di pulitura effettuata con spugne wishab sulle superfici in cui è conservato lo strato di finitura e sulle tessere.

Le operazioni di riequilibratura cromatica, effettuate con acquerelli additivati con resina acrilica (Acril 33) diluita al 3% in acqua, è stata eseguita sulle stuccature relative allo strato di finitura di colore rosso e in corrispondenza della malta interstiziale tra le

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tessere. Le tessere replicate sono state oggetto anch'esse di revisione cromatica applicando uno scialbo a base di calce e acquerelli additivati con resina acrilica al 3%

in acqua. Purtroppo a causa delle condizioni meteorologiche avverse che hanno riguardato le ultime due settimane di cantiere e di presunti fenomeni di umidità ascensionale, alcune stuccature non erano sufficientemente asciutte da permettere di portare a termine le operazioni di riequilibratura cromatica. Con la prossima campagna di restauro si procederà alla conclusione dell'intervento.

Durante le operazioni di reintegrazione materica. Durante le operazioni di reintegrazione materica.

Durante le operazioni di riequilibratura cromatica.

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Prima dell’intervento di restauro. Prima dell’intervento di restauro.

Dopo l’intervento di restauro.

3.2 I paramenti murari

A seguito di una verifica dello stato di conservazione delle murature sono stati rilevati alcuni problemi relativi all’adesione dei blocchi in travertino nella sala triabsidata e in alcuni ambienti limitrofi. Per ripristinare uno stato di adesione adeguato alla

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conservazione delle murature per consentire la riapplicazione delle coperture stagionali è stato attuato un piano di messa in sicurezza. La prima operazione è consistita nella rimozione dei depositi incoerenti e coerenti sia dai blocchi che nelle rispettive aree di alloggiamento. Successivamente, nei casi in cui il blocco si presentava fessurato o frammentato è stato applicato a iniezione o a spatola, previa idratazione, il legante idraulico Ledan C30 per ristabilire la giusta adesione. Quindi si è provveduto al riposizionamento del blocco mediante l’applicazione sul letto di posa di una malta adeguata dal punto di vista prestazionale ed estetico (1 tufina gialla, 2 sabbia grigia 000, 3 graniglia sabbia di scavo, 1 calce idraulica lafarge, 1 calce idraulica brigliadori). Infine si è proceduto alla stilatura e sigillatura dei giunti con la malta precedentemente descritta.

Rimozione della biomassa.

Il muro sud della sala trilobata è stato soggetto a due trattamenti volti a debellare l'attacco biologico sviluppatosi sulla zona inferiore della muratura mediante applicazione di una soluzione di benzalconio cloruro al 3% in acqua demineralizzata.

Una volta devitalizzati i biodeteriogeni si è proceduto con la rimozione meccanica della biomassa.

Per quanto riguarda la lastra in materiale lapideo impiegata per effettuare una tamponatura a nord della sala trilobata è stata effettuata la rimozione dei depositi incoerenti e coerenti dalle superfici e dagli interstizi delle fessurazioni prima a secco e poi con lavaggi a base di acqua di rete. Successivamente sono state effettuate delle iniezioni di Ledan C30 per colmare le fessure e ristabilire l'adesione tra le scaglie di pietra in via di distacco. Infine si è proceduto alla stuccatura delle fessure e la realizzazione di micro-stuccature salvabordo a ridosso delle scaglie con una malta adeguata per cromia e granulometria. È anche stato possibile ricollocare le scaglie di pietra ormai distaccate e rinvenute ai piedi della lastra mediante l'applicazione di Ledan

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C30. Successivamente sono state realizzate delle stuccature salvabordo finalizzate ad assicurare la tenuta delle scaglie.

Prima dell’intervento..

Dopo l’intervento.

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19 4. LA COPERTURA STAGIONALE

Dopo aver riscontrato i fenomeni di degrado generati dai ripetuti cicli gelo-disgelo in alcune aree della pavimentazione, coordinandosi con il Prof. Marco Cavalieri e il suo team è stato elaborato un nuovo sistema di copertura delle pavimentazioni della sala trilobata. Tale soluzione è stata progettata a seguito della constatazione delle ottime condizioni conservative rilevate sulle aree del cementizio che erano state nel 2017 protette con sacchi in polipropilene riempiti con sabbia e disposti sulla pavimentazione al fine di zavorrare i teli. Quindi dalle osservazioni empiriche condotte si è pensato che predisponendo uno strato di sabbia di circa cm 10 su tutta la pavimentazione si manterrebbero delle condizioni termo-igrometriche sufficientemente stabili da non permettere l'attivazione dei fenomeni di degrado precedentemente descritti. Il nuovo sistema prevede tutt'ora la messa in opera dei teli Delta-Lite della Dorken impiegati con le stesse modalità dell'anno precedente e di circa 750 sacchi in polipropilene riempiti con sabbia e distribuiti su tutta la superficie della pavimentazione. Le giunture di alcuni teli sono state rinforzate avvalendosi del nastro adesivo Delta-Band della Doerken. La scelta di predisporre dei sacchi e non sversare sabbia libera sui teli dipende dalla necessità di mettere in opera un sistema di copertura che fosse sufficientemente rapido ed agevole da rimuovere in vista della prosecuzione degli interventi conservativi nella sala trilobata. Al fine di proteggere i sacchi di sabbia dall'azione distruttiva dei raggi UV e delle piogge meteoriche è sembrato opportuno applicare dei teli per pacciamanatura, gli stessi adoperati per la protezione delle murature. I teli quindi sono stati giuntati tra loro mediante l'applicazione del nastro adesivo Delta-Band della Doerken e zavorrati con dei conci disposti sulle creste murarie e sul piano pavimentale.

Messa in opera dei sacchi in polipropilene utilizzato come zavorra

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Visione d’insieme della copertura stagionale.

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ALLEGATO 1 - Documentazione grafica dello stato di conservazione Elenco tavole:

- Stato di conservazione del cementizio nicchia sud, sala trilobata

(lacune, tessere distaccate, fessurazioni, abrasioni, lacune tessere – deformazioni, alterazione cromatica – distacchi strati di finitura e preparazione) - Integrazione con tessere replicate del cementizio nicchia sud, sala trilobata

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Riferimenti

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