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Clypeaster (Stolonoclypus) ichnusae Checchia-Rispoli, 1928. Storia di un recupero

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Academic year: 2022

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INTRODUZIONE

Durante il riordino di vecchie collezioni conservate nel Museo di Paleontologia dell’Università di Roma “La Sapienza”, è stata individuata una scatola entro la quale vi erano quattro echinidi. Dal cartellino accompagnante è risultato che questi fossili erano riferibili al Miocene della Sardegna e che erano stati donati da Checchia- Rispoli all’allora Museo di Geologia della Regia Università di Roma.

RICONOSCIMENTO

Questi echinidi, ad un primo sommario esame, sem- brano essere stati studiati. Infatti un esemplare (i.169) ha gli ambulacri e gli interambulacri numerati a matita (Fig.

1a-b) e gli altri (i.167, i.168, i.170) hanno il lato ventra- le che è stato levigato (Fig. 1e-f, Fig. 1c-d). Inoltre l’e- semplare i.168 ha anche un interambulacro evidenziato a matita. Pertanto è venuto il sospetto che potessero esse- re stati anche pubblicati. Consultando l’elenco delle pub- blicazioni di Checchia-Rispoli (Maxia, 1948) sono stati individuati tre lavori dei quali solo uno è risultato utile per questa ricerca (Checchia-Rispoli, 1928). Osservando le tavole di tale lavoro sono stati riconosciuti, in alcuni degli esemplari figurati, tre dei quattro esemplari trovati e per la precisione due esemplari (i.168 e i.170) di Stolonoclypus ichnusae Checchia-Rispoli, 1928 (rispet- tivamente l’esemplare di Tav, 2, Fig. 4 e Tav. 3, Fig. 3; e l’esemplare di Tav. 3, Fig. 4) e 1 esemplare (i.167) di S.

marginatus Lamarck, 1816 (esemplare di Tav. 2, Fig. 1;

Tav. 3, Fig. 2). In questo lavoro, tra le altre cose, Checchia-Rispoli rianalizza i caratteri di Clypeaster lovisatoi Cotteau, 1895, descrivendone anche le struttu- re interne tramite abrasione del lato ventrale, e gli cam- bia il nome in Stolonoclypus ichnusae Checchia-Rispoli, 1928 “.. perché sin dal 1880 esiste nella letteratura

paleontologica un Clyp. Lovisatoi dedicato da Giuseppe Seguenza al professore di Cagliari ..” (leggi Lovisato).

Rimaneva però ancora un esemplare da riconoscere (i.169) e per la precisione proprio l’esemplare i cui ambulacri e interambulacri erano stati numerati (Fig. 1a- b ). Leggendo con più attenzione il sopraccitato lavoro si è appreso che l’esemplare i.168 altro non era che un echinide già descritto e figurato da Cotteau nel 1895 come Clypeaster lovisatoi Cotteau, 1895. Tra l’altro in quello stesso lavoro Checchia-Rispoli si rammaricava di non avere trovato l’altro esemplare di Clypeaster lovisa- toi che Cotteau aveva figurato a Tav. 2, Fig. 1.

Consultando il lavoro di Cotteau in cui veniva descritta questa specie si è riconosciuto subito nell’esemplare di Tav. 2, Fig. 2 l’esemplare che Checchia-Rispoli aveva figurato (qui i.168), anche se rotto e mancante di alcune parti, e soprattutto, con grande sorpresa, nell’esemplare di Tav. 2, Fig. 1 l’esemplare i.169 non ancora identifica- to (Fig. 2). Poiché Cotteau in quel lavoro descrisse anche numerosi esemplari della collezione Lovisato, è stato consultato il lavoro di Comaschi Caria (1972) relativo ad echinidi del Miocene della Sardegna conservati nell’Università di Cagliari, tra cui anche quelli della Collezione Lovisato. A pagina 24, a proposito di Clypeaster (Stolonoclypus) ichnusae Checchia-Rispoli, 1928 (= Clypeaster lovisatoi Cotteau, 1895) si legge che

“non è stato trovato l’olotipo della specie di C. lovisa- toi”, probabilmente proprio l’esemplare in questione.

Come già detto, lo stesso Checchia-Rispoli nel 1928 si rammaricava per non aver potuto studiare anche l’esem- plare figurato a Tav. 2, Fig. 1 da Cotteau. Curiosamente quell’esemplare Checchia-Rispoli l’aveva, ma non se n’era accorto. A questo punto però è sorto il dubbio che si stesse analizzando non lo stesso esemplare figurato da Cotteau ma uno molto simile. Per fugare ogni dubbio, questo esemplare è stato attentamente confrontato con quello figurato da Cotteau per individuare se vi fossero fratture e/o incrostazioni ugualmente posizionate e con

CLYPEASTER (STOLONOCLYPUS) ICHNUSAE CHECCHIA-RISPOLI, 1928.

STORIA DI UN RECUPERO Riccardo Manni

Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Roma “La Sapienza”, P.le A. Moro 5, I-00185 Roma, Italy e-mail: riccardo.manni@uniroma1.it

Geologica Romana 39 (2006), 39-42

RIASSUNTO - Un echinide descritto da Cotteau come Clypeaster lovisatoi Cotteau, 1895 e successivamente considerato perso da Checchia-Rispoli è stato recuperato e viene qui eretto a lectotipo di Clypeaster (Stolonoclypus) ichnusae Checchia-Rispoli, 1928.

PAROLECHIAVE: Echinidi, Miocene, Sardegna, Cotteau, Checchia-Rispoli

ABSTRACT - Just in the 1928 Checchia-Rispoli considered lost one of the original specimens of Clypeaster lovisatoi Cotteau, 1895. Now this specimen has been found again and it is erected here as lectotype of Clypeaster (Stolonoclypus) ichnusae Checchia-Rispoli, 1928.

KEYWORDS: Echinoids, Miocene, Sardigna, Cotteau, Checchia-Rispoli

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lo stesso andamento che ne permettessero una sicura individuazione. Da questa analisi sono state individuate diverse fratture sulla teca, tutte ben visibili, che hanno così fugato ogni dubbio sul riconoscimento: si indivi- duano sei grosse fratture e due scheggiature lungo il bordo (Fig. 3). Inoltre ad un esame più approfondito si riconoscono ulteriori fratture minori. Infine anche le dimensioni di questo esemplare sono perfettamente in accordo con quelle fornite da Cotteau a pagina 27 (78 millimetri x 70 millimetri).

Riguardo queste misure sorge inoltre un altro proble- ma: Checchia-Rispoli, misurando lo stesso esemplare, forse direttamente dalla fotografia fatta da Cotteau, ottenne misure sensibilmente diverse (85 mm x 61 mm):

la prima misura corrisponde esattamente a quella della fotografia (notare che la fotografia è stata stampata leg- germente più grande del dovuto); la seconda misura invece differisce da quella della figura di diversi milli-

metri. Quindi Checchia-Rispoli concluse che Cotteau “...

abbia riunito in un tipo unico due forme differenti”; per questo motivo, proprio a causa della forma allungata di questo echinide e perché figurato solo in norma inferio- re, Checchia-Rispoli preferisce “.... metterlo provviso- riamente da parte”.

Resta il problema sul perché Checchia-Rispoli non sia stato in grado di riconoscere tale esemplare. Tra le scu- santi c’è il fatto che Cotteau ha figurato questo esempla- re solo in norma ventrale e che la foto risulta stampata leggermente più grande dell’esemplare reale. Tuttavia la presenza di fratture ugualmente posizionate (e tutte tra l’altro facilmente identificabili) non avrebbe dovuto trar- re in inganno, ben sapendo che spesso le dimensioni delle foto stampate non corrispondono esattamente a quelle dell’oggetto reale.

MANNI

40 Geologica Romana 39 (2006), 39-42

Fig. 1 - Clypeaster (Stolonoclypus) ichnusae Checchia-Rispoli, 1928

a-b Esemplare (i.169) descritto da Cotteau (1895) come Clypeaster lovisatoi Cotteau, 1895 (a: norma dorsale; b: norma ventrale): lectotipo.

c-d Esemplare (i.170) descritto da Checchia-Rispoli (1928) come Stolonoclypus ichnusae Checchia-Rispoli, 1928 (c: norma dorsale; d: norma ven- trale): paralectotipo.

e-f Esemplare (i.168) descritto da Cotteau come Clypeaster lovisatoi Cotteau, 1895 e da Checchia-Rispoli (1928) come Stolonoclypus ichnusae Checchia-Rispoli, 1928 (e: norma dorsale; f: norma ventrale): paralectotipo.

– Clypeaster (Stolonoclypus) ichnusae Checchia-Rispoli, 1928

a-b Specimen (i.169) described by Cotteau (1895) as Clypeaster lovisatoi Cotteau, 1895 (a: dorsal view; b: ventral view): lectotype.

c-d Specimen (i.170) described by Checchia-Rispoli (1928) as Stolonoclypus ichnusae Checchia-Rispoli, 1928 (c: dorsal view; d: ventral view):

paralectotype.

e-f Specimen (i.168) described by Cotteau (1895) as Clypeaster lovisatoi Cotteau, 1895 and by Checchia-Rispoli (1928) as Stolonoclypus ichnusae Checchia-Rispoli, 1928 (e: dorsal view; f: ventral view): paralectotype.

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CONCLUSIONI

Come già detto, Comaschi Caria (1972) considera questo esemplare l’olotipo della specie. Per la verità né Cotteau né Checchia-Rispoli indicarono l’olotipo, secondo un’abitudine del tempo. Tuttavia, considerando che questo esemplare è quello meglio conservato e che tra l’altro è anche il più grande, lo si può ritenere come l’olotipo della specie. Però, in considerazione delle

norme che regolano la definizione dei tipi, è più corretto parlare di lectotipo. Di conseguenza il lectotipo di Clypeaster (Stolonoclypus) ichnusae Checchia-Rispoli, 1928 è l’esemplare figurato da Cotteau (1895) a Tav. 2, Fig. 1 come Clypeaster Lovisatoi Cotteau, 1895 e qui con numero di catalogo i.169 (Figg. 1a-b); i paralectoti- pi saranno da una parte l’esemplare figurato da Cotteau (1895) a Tav. 2, Fig. 2 come Clypeaster Lovisatoi Cotteau, 1895 e da Checchia-Rispoli (1928) a Tav. 3,

CLYPEASTER (STOLONOCLYPUS) ICHNUSAE CHECCHIA ... Geologica Romana 39 (2006), 39-42 41

Fig. 2 - Riproduzione di parte dell’originale Tav. 2 di Cotteau (1895), nella quale in Figg. 1-2 sono raffigurati i due esemplari di Clypeaster lovisa- toi Cotteau, 1895.

– Reproduction of part of the original Pl. 2 of Cotteau (1895), in which are showed in Figs. 1-2 two specimens of Clypeaster lovisatoi Cotteau, 1895.

Fig. 3 - Clypeaster (Stolonoclypus) ichnusae Checchia-Rispoli, 1928

Identificazione della figura di Cotteau (b) nell’esemplare i.169 (a). I numeri indicano medesime fratture.

– Clypeaster (Stolonoclypus) ichnusae Checchia-Rispoli, 1928

Identification of the Cotteau figure (b) in the i.169 specimen (a). The numbers point out same fractures.

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Checchia-Rispoli G. (1928) - Sopra alcuni “Stolonoclypus”

del Miocene della Sardegna. Boll. R. Uff. Geol. It., 53 (3):

1-20.

Comaschi Caria I. (1972) - Gli echinidi del Miocene della Sardegna. 95 pp. S.T.E.F., Cagliari.

Cotteau M.G. (1895) - Description des échinides recueillis

par M. Lovisato dans le Miocène de la Sardaigne. Mém.

Soc. géol. France, 5 (13): 1-56.

Maxia C. (1948) - Necrologio di Giuseppe Checchia-Rispoli.

Boll. Soc. Geol. It., 66 (1947): XV-XXXII.

Accettato per la stampa: Settembre 2006 Fig. 3 come Stolonoclypus ichnusae Checchia-Rispoli,

1928 e qui con numero di catalogo i.168 (Figg. 1e-f) e dall’altra l’esemplare figurato da Checchia-Rispoli (1928) a Tav. 3, Fig. 4 come Stolonoclypus ichnusae Checchia-Rispoli, 1928 e qui con numero di catalogo i.170 (Figg. 1c-d).

Un’altra considerazione riguarda l’appartenenza alla Collezione Lovisato del materiale in questione.

Comaschi Caria (1972) ritiene gli esemplari figurati da Cotteau nel 1895 appartenenti a quella collezione. Se però si legge con attenzione il lavoro di Cotteau, si nota che non tutto il materiale descritto in quel lavoro appar- tiene effettivamente alla collezione Lovisato. Infatti delle 56 specie descritte, 42 appartengono alla Collezione Lovisato e una alla Collezione Lovisato- Cotteau. Per le rimanenti 13 specie non viene invece citata alcuna collezione di appartenenza. Tra queste 13 specie vi è anche la nostra in questione.

D'altra parte lo stesso Checchia-Rispoli (1928) rimane sul generico in quanto riferisce di aver rintracciato il materiale di Cotteau “nella collezione dell'Istituto Geologico di Cagliari”.

Bisogna inoltre ricordare che l’etichetta che accompa- gna questi esemplari riporta le diciture “Museo di Geologia” e “Regia Università Romana” e, come già detto, “Dono Checchia-Rispoli.” Questo significa che Checchia-Rispoli regalò al Museo geologico universita- rio di Roma (che comprendeva allora gli attuali Museo di Geologia e Museo di Paleontologia) quel materiale.

Comunque, qualora risultasse vera l’affermazione di

Comaschi Caria e cioè che questi esemplari appartengo- no alla Collezione Lovisato, è assai difficile capire per- ché questi siano depositati qui a Roma. Due possono essere le ipotesi: o il materiale fu regalato da Lovisato a Checchia-Rispoli oppure il materiale gli fu prestato. Ora, dato il lungo arco di tempo che è trascorso, è assai diffi- cile appurare se il materiale fu effettivamente regalato o se il materiale fu prestato e mai più restituito [purtroppo all’epoca (ma anche oggi!) non si usava registrare sem- pre i prestiti]. Comunque la nota uno di pagina 2 del lavoro di Checchia-Rispoli del 1928 sembra scagionarlo da ogni responsabilità: infatti Checchia-Rispoli fa sape- re del suo interessamento presso il Rettore della Università di Cagliari per ottenere alcuni locali dove depositare le collezioni geologiche e paleontologiche, in quanto “.... purtroppo, con grande rincrescimento ho dovuto constatare il grave disordine che regna in queste collezioni....”. Ricollocazione che, se avvenuta, eviden- temente non modificò la situazione in quanto numeroso materiale echinologico andò perduto comunque, come sottolineato da Comaschi Caria (1972) nell’introduzione al proprio lavoro: “..gli eventi bellici, infatti, ed incaute manomissioni, hanno portato alla dispersione di molta parte di tale prezioso materiale compresi gli esemplari di diversi olotipi”.

RINGRAZIAMENTI: Si ringrazia il dott. Andrew Smith del B.M.N.H. di Londra per chiarimenti sulla sinonimia di Stolonoclypus.

MANNI

42 Geologica Romana 39 (2006), 39-42

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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