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considerandolo “l’opera prima” di Stefano Pirandello, quella della maturità

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Introduzione

Il presente elaborato, attraverso una disamina della vita e delle opere di Stefano Pirandello, si propone di analizzare Timor sacro, il suo romanzo postumo, pubblicato nel 2011 a cura di Sarah Zappulla Muscarà presso la casa editrice Bompiani.

L’idea di partenza era quella di approfondire lo studio di un’opera di importanza capitale per il suo autore, accolta tiepidamente dalla critica che non ha tuttavia perso occasione per sottolinearne il peso nel processo di affermazione di Stefano Pirandello scrittore rispetto al padre Luigi.

Sulla base delle suddette recensioni ho intrapreso la lettura di Timor sacro

considerandolo “l’opera prima” di Stefano Pirandello, quella della maturità

creativa e di conseguenza anche quella in cui la sua autonomia sarebbe

dovuta apparire più marcata; tuttavia, l’analisi approfondita del romanzo e

la sua contestualizzazione nella biografia e nella produzione letteraria

dell’autore mi hanno portata a trarre conclusioni differenti; Timor sacro è sì

l’opera più importante di Stefano Pirandello, ma, paradossalmente, essa è

anche quella in cui è più marcata la subordinazione spirituale al padre già a

partire dal titolo: il “timor sacro”, infatti, non è altro che il timore

reverenziale che il figlio nutre nei confronti del genitore, figura tanto

fondamentale quanto soffocante soprattutto dal punto di vista artistico.

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L’intento dell’elaborato e in particolar modo del suo capitolo finale, è quello di provare ad analizzare le corrispondenze che mi hanno portata ad ipotizzare che i protagonisti del romanzo non siano i personaggi di cui narra, bensì Luigi Pirandello e il suo sfaccettato rapporto con il figlio Stefano. Ovviamente una simile rilettura non intende affatto mettere in discussione l’originalità e le capacità di Stefano Pirandello come autore e drammaturgo, bensì sostenere che Timor sacro non può essere considerato il culmine di quell’emancipazione di Stefano dal padre che probabilmente egli non ha mai raggiunto.

Basandomi sul confronto tra l’analisi del testo e le vicende biografiche della famiglia Pirandello, ho avuto modo di individuare una serie di somiglianze che permettono di rintracciare un filo conduttore sotteso alla trama principale, attraverso il quale Stefano ha volutamente analizzato il travagliato rapporto con il padre; le storie dei protagonisti finiscono dunque per riecheggiare le vicende personali dei due Pirandello, talmente influenti da essere oggetto di uno specifico capitolo della tesi, il primo.

Per giungere ad una simile conclusione il romanzo è stato analizzato in tutte

le sue sfaccettature. Il secondo capitolo si occupa della genesi e della

tormentata composizione dell’opera che ha accompagnato l’intera esistenza

di Stefano Pirandello; Timor sacro infatti ripercorre tutta una vita, in una

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commistione di storia individuale, autobiografica, ma anche segnata dagli accadimenti e dalle leggi del tempo.

Il terzo capitolo concerne l’aspetto propriamente formale e linguistico di Timor sacro, che sin dal suo incipit si presenta come un romanzo sulla

genesi del romanzo, ossia come un metaromanzo; più che raccontare una storia Stefano Pirandello affronta la questione del processo dello scrivere, dando vita ad un romanzo che diventa autoreferenziale. Dal punto di vista linguistico l’opera è caratterizzata dall’associazione di termini contraddittori, in uno stile aspro e contorto, ricco di similitudini e metafore, con continui riferimenti a concetti filosofici e a immagini dotte.

In conclusione Timor sacro può essere considerato come il romanzo della

vita di un figlio combattuto tra fedeltà alla memoria e trasfigurazione

letteraria, di un figlio che cerca di affermare la propria identità di uomo e di

autore non riuscendo a sottrarre sé stesso e la sua opera all’inevitabile

confronto con un così grande padre.

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