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2. L’AMBITO URBANO

2.1. La ricostruzione della genesi insediativa di Cisanello 2.2. Le previsioni degli strumenti urbanistici

2.3. La lettura e l’analisi dell’esistente 2.3.1. Le criticità

2.3.2. Le risorse e le potenzialità 2.3.3. Le invarianti

3. IL PROGETTO URBANISTICO 3.1. Il progetto

3.2. La descrizione delle tipologie edilizie 3.2.1. Il Centro di Quartiere

3.2.2. L’asilo nido 3.2.3. Il bar/ristorante 3.2.4. La struttura ricettiva 3.2.5. Il parcheggio interrato 3.2.6. Le passerelle pedonali 4. LA CLINICA

4.1. Premessa

4.2. La definizione del tema

4.2.1. La normativa sui requisiti minimi delle strutture sanitarie 4.2.2. Gli ambiti di attività della Clinica

4.3. La genesi compositiva 4.4. Il progetto

5. CONCLUSIONI 6. ALLEGATI 7. BIBLIOGRAFIA 8. RINGRAZIAMENTI

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CAPITOLO 1

 

  INTRODUZIONE

Il prorompente sviluppo urbano che ha caratterizzato soprattutto gli anni dal dopoguerra ad oggi, almeno in Italia, ha avuto esiti simili e ugualmente dannosi in molte grandi città. La crescita abnorme e caotica delle città ha prodotto principalmente periferie con sola destinazione residenziale, prive di opere di urbanizzazione secondaria e talora anche primaria, omogenee dal punto di vista socio-culturale. Nei casi meno gravi, invece, sono sorti interi quartieri a bassa densità, anche questi monofunzionali, segnati da problemi di mobilità, prima ancora che dall’assenza di immagine urbana.

Dalla fine del Novecento una crescente sensibilità nei confronti dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile ha portato l’urbanistica, ma non solo, ad affrontare il tema della riqualificazione, la quale ha varie declinazioni: dal riconoscimento dell’importanza delle “risorse essenziali”1 a livello legislativo, agli interventi di recupero di aree industriali dismesse (principalmente in zone ormai centrali delle città), alla ridefinizione dei contenuti urbani di intere aree periferiche (generalmente velleitaria quando delegata a singoli episodi architettonici). Per quanto riguarda le periferie, siano esse incomplete o ferite da aree dismesse o semplicemente segnate da sottodotazione di standard urbanistici, la soluzione è quella di “ricucire”, operazione da

      

1 Per  esempio  la  L.R.  1/2005  della  Regione  Toscana  definisce  le  risorse  essenziali  come  beni  comuni  che  costituiscono  patrimonio  della  collettività,  condiziona  l’approvazione  di  azioni  di  trasformazione  del  territorio  all’esito  positivo  di  una  valutazione  integrata  degli  effetti,  subordina  l’impegno  di  suolo  a  fini  infrastrutturali  e  insediativi  all’impossibilità  di  riutilizzazione  e  riorganizzazione  di  insediamenti e infrastrutture esistenti. 

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proporre a livello locale come a livello globale per pacificare la periferia col centro e renderla finalmente parte della città. Tale operazione di rammendo sarà tanto più apprezzabile quanto più riuscirà a trasferire i suoi effetti dal piano concreto a quello della comunità locale, favorendo nuove forme di condivisione dello spazio urbano e la formazione di una autentica identità di quartiere, parte della ricchezza culturale della città.

Non sempre l’ansia da “metri cubi zero” è adeguata per simili obiettivi.

Adatto come principio generale cui ispirare la pianificazione territoriale, imporre un vincolo alla volumetria risulta se non altro insufficiente per migliorare la qualità e l’immagine urbana dell’insediamento da ricucire, mentre a fronte di un modesto incremento di carico urbanistico, laddove possibile ovviamente, molto spesso si possono raggiungere i risultati sopra citati2.

Il tema della tesi è strettamente correlato agli aspetti già esposti, ponendosi come obiettivo la valorizzazione del cosiddetto Parco Centrale di Cisanello, nella periferia orientale di Pisa, dando attuazione alle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti, dopo una attenta valutazione critica del loro contenuto. Ubicata in una periferia recente e dalla vicenda tormentata, l’area oggetto di studio rappresenta uno degli ambiti incompiuti derivanti dal Piano Regolatore del 1970, un residuo scampato alla speculazione che ha afflitto gran parte degli interventi di       

2 Come  esempio  si  può  citare  l’urban  infilling,  la  densificazione  insediativa,  che  in  molti contesti urbani contemporanei viene utilizzato per sanare lo sprawl urbano e  risolvere i connessi problemi di mobilità, innanzitutto. 

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CAPITOLO 1

 

  INTRODUZIONE

attuazione del PRG. L’area in questione ha una importanza strategica, non solo per la sua centralità nel quartiere, ma anche perché rappresenta l’occasione di risolvere problemi legati alla mobilità, alle carenze funzionali, all’assenza di una immagine urbana.

La tesi parte quindi dalla ricostruzione della genesi insediativa del quartiere, legata alle vicende dell’attuazione del PRG del 1970, e dopo una valutazione delle previsioni urbanistiche vigenti e l’analisi dello stato di fatto, elabora un progetto urbanistico che si pone come fine quello di risolvere le criticità riscontrate e di dare attuazione, con attitudine critica, alle previsioni vigenti.

Tale progetto include la clinica neuropsichiatrica infantile, che il Regolamento Urbanistico prevede nella porzione sudorientale dell’area:

tale tema sarà oggetto della seconda parte della tesi, caratterizzata dalla progettazione a scala architettonica della struttura sanitaria.

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Il Parco Centrale di Cisanello è un isolato il cui disegno nasce col Piano Regolatore Generale del 19701. L’area ha forma allungata ed è delimitata a nord-est da via Bargagna, a sud-ovest da via Cisanello, a nord-ovest da via di Padule e sud-est da via Mons. Aristo Manghi. Parte delle previsioni urbanistiche che interessano l’area sono già state attuate in tempi molto recenti, con la prosecuzione della via Bargagna fino alla via Martin Lutero, cosicché la propaggine orientale dell’isolato è stata separata dal resto dell’area. Rimane esclusa dall’area di studio la parte nord-ovest dell’isolato, occupata da un edificio residenziale che il PRG Dodi- Piccinato registra nello stato attuale, quindi precedente il 1965, anno di adozione dello strumento, e dalla sede della Pubblica Assistenza.

  Figura 1 ‐ Inquadramento territoriale

      

1 Il PRG Dodi‐Piccinato, dal nome dei due architetti Luigi Dodi e Luigi Piccinato che  lo redassero, entrò in vigore il 13 giugno 1970. 

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CAPITOLO 2

  L’AMBITO URBANO 

L’area si presenta in stato di abbandono, con vegetazione addirittura impenetrabile lungo via Bargagna. Lungo via Cisanello i segni del degrado sono meno evidenti: all’incrocio tra via Cisanello e via di Padule l’area ha l’aspetto del verde pubblico, con prato e piantumazioni, mentre la porzione adiacente, fino all’altezza di via Venezia Giulia è attualmente occupata da un parcheggio. L’intero perimetro, esclusa via Bargagna e il tratto di via Cisanello sottratto all’abbandono, è privo di marciapiede e di pista ciclabile.

2.1 La ricostruzione della genesi insediativa

Fino agli anni Sessanta la porzione di territorio ad est di Pisa è un’area essenzialmente agricola con pochi esempi di edilizia rurale, fatta eccezione per il filamento storico di San Michele degli Scalzi. Lo sviluppo dell’area si deve al Piano Regolatore Generale del 1970. Del resto gli strumenti urbanistici precedenti, entrati in vigore o meno, hanno sempre risparmiato la riva destra dell’Arno oltre San Michele, preferendo direttrici di sviluppo diverse.

Il primo Piano Regolatore della Città è del 1852: autore ne è l’ing. Silvio dell’Hoste. Il Piano della città di Pisa contiene “progetti di abbellimenti e accrescimenti sia internamente che esternamente alle sue mura”2, e di fatto,       

2 E. TOLAINI, Forma Pisarum, Nistri‐Lischi Editori, Pisa, 1992 

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prevedendo sventramenti e saturazione edilizia nella città storica, si può considerare anticipatore delle tendenze urbanistiche ottocentesche.

 

Figura 2 ‐ Piano dell'Hoste – A. MARTINELLI, Pisa. Urbanistica e architettura tra le due  guerre, Edizioni ETS, Pisa, 1993 

Molti dei temi di questo Piano vengono ripresi dall’ing. Vincenzo Micheli nel successivo Piano Regolatore, mai ufficialmente entrato in vigore, che ispira comunque numerosi interventi riguardanti per la

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CAPITOLO 2

  L’AMBITO URBANO 

maggior parte la zona storica3, ignorando Cisanello, il cui sviluppo urbano è ancora lontano.

 

Figura 3 ‐ Piano Regolatore 3PST, progetto – A. MARTINELLI, Pisa. Urbanistica e architettura  tra le due guerre, Edizioni ETS, Pisa, 1993 

      

3 Sono riconducibili a tale Piano la demolizione di parte delle mura, la costruzione  del Ponte Solferino e i relativi adeguamenti per creare i due slarghi d’accesso sulle  sponde, la realizzazione di via Bixio, via Benedetto Croce, Piazza Vittorio Emanuele  II e via Crispi. 

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Nel 1931 viene pubblicato un nuovo Piano Regolatore, vincitore del concorso indetto nel 1929 “per il progetto di massima del Piano Regolatore di ampliamento e di sistemazione interna della città di Pisa e per quello di sviluppo della Marina di Pisa”4. Autore è il gruppo 3P-ST costituito da Paniconi, Pediconi, Petrucci, Susini e Tufaroli. Gli interventi principali riguardano la viabilità, nuovi insediamenti industriali periferici, diradamenti al fine di isolare i monumenti; si nota una tendenza all’espansione radiocentrica, che investe per la prima volta anche l’area agricola limitrofa a San Michele degli Scalzi. Neanche questo piano viene ufficialmente adottato, ma come nel caso del Piano del Micheli, i suoi contenuti ispirano diversi interventi5.

Le distruzioni belliche evidenziano la necessità di un Piano di Ricostruzione, che è redatto dagli ingg. Luigi Pera, Ugo Ciangherotti e Giulio Fascetti e approvato dal Consiglio Comunale il 2 settembre 1946.

Il Piano in realtà travalica i limiti della ricostruzione, introducendo importanti trasformazioni urbanistiche: si presenta come una collezione degli interventi contenuti nei piani precedenti. Anche in questo caso l’attenzione si concentra sul centro storico della città, con conseguenze non sempre positive. Sono da attribuire a tale Piano demolizioni e sventramenti, che ancora vengono utilizzati come strumenti di       

4 A.  MARTINELLI,  Pisa.  Urbanistica  e  architettura  tra  le  due  guerre,  Edizioni  ETS,  Pisa, 1993 

5 Tra  i  principali,  l’apertura  di  via  Manzoni,  la  realizzazione  della  Facoltà  di  Ingegneria,  la  costruzione  del  Ponte  della  Vittoria,  il  completamento  di  Piazza  Vittorio Emanuele II con la sede delle Poste e quella della Provincia. 

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CAPITOLO 2

  L’AMBITO URBANO 

miglioramento della viabilità, la creazione di Largo Ciro Menotti, di cui resta incompiuta la soluzione di testata del portico, l’ampliamento di Corso Italia nella parte nord, mentre le ricostruzioni sono talora incoerenti con le preesistenze, in merito a quantità e qualità.

Le questioni eluse dal Piano di Ricostruzione, in primo luogo l’espansione urbana e gli spazi per l’Università, rendono urgente l’approvazione di un nuovo Piano Regolatore6. La redazione dello strumento viene affidata a Luigi Pera e Ferdinando Clemente dell’Università di Pisa e lo strumento viene adottato il 22 maggio 1957 dal Consiglio Comunale. La linea progettuale di fondo è l’espansione della città lungo il fiume e verso il mare, così da dare alla città una direzione di sviluppo chiara e in controtendenza col passato7.       

6 Formalmente  l’ultimo  Piano  Regolatore  è  quello  del  Dell’Hoste,  visto  che  tutti  i  Piani  successivi  non  entrarono  mai  in  vigore.  Pertanto  almeno  fino  al  1960  si  è  operato in conformità col Piano di Ricostruzione e, per le parti non coperte da esso,  secondo il Regolamento Edilizio del 1934. In realtà l’urgenza di un nuovo strumento  urbanistico  fu  imposta  dall’inclusione  del  Comune  di  Pisa  nel  1954  negli  elenchi  ministeriali  dei  comuni  obbligati  a  dotarsi  di  PRG,  con  il  vincolo  temporale  dell’adozione entro il 31 dicembre 1957. 

7 Dalla relazione allegata al Piano si legge: “Per le nuove zone residenziali occorrenti  alla prevedibile espansione della Città, il P.R.G.C. si ispira al criterio fondamentale di  dirigere la futura espansione edilizia prevalentemente lungo il fiume Arno, elemento  basilare nello sviluppo storico ed economico della Città, e verso il mare. Il criterio di  dirigere  verso  il  mare,  cioè  lungo  il  tratto  del  fiume  a  valle  del  centro  urbano,  l’espansione  edilizia,  non  risponde  tanto  ad  una  aspirazione  di  carattere  storico‐

sentimentale, quanto a valide ragioni legate alla funzione rilevante che, nonostante  le trasformazioni avvenute nel corso dei secoli, è rimasta al fiume quale elemento di  orientamento geografico e spaziale della Città, alla esigenza di carattere climatico e  turistico, in relazione alla presenza delle vaste foreste del litorale e dalla vicinanza  del  mare,  dove  la  Città  riserva  la  sua  vita  turistica.  Questo  criterio  fondamentale,  che viene a dare una direttiva precisa al futuro sviluppo della Città, costituisce un  cambiamento  razionale  di  rotta  rispetto  alle  espansioni  verificatesi  nel  passato,  senza nessun criterio urbanistico, ma guidato prevalentemente da criteri economici.  

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CAPITOLO 2

  L’AMBITO URBANO 

11 

città rimane comunque appena sfiorata dai progetti di sviluppo urbano, mentre è attraversata dalla tangenziale. Tuttavia, neppure questo piano entrerà mai in vigore, in quanto mai approvato.

 

Lo sviluppo dell’area di Cisanello si deve invece al Piano Regolatore Generale del 19709, a partire dalla sua adozione nel 1965, che prevede in questa zona la nuova espansione residenziale, una duplicazione della città lungo l’Arno10. La tavola dello stato attuale allegata al PRG, che registra       

9 La  “Relazione  della  Giunta  Comunale  al  Consiglio  Comunale  di  Pisa  sul  Piano  Regolatore  Generale  del  Comune”  del  luglio  1965  chiarisce  nei  dettagli  le  travagliate  vicende  che  portarono  all’abbandono  del  Piano  Pera‐Clemente  e  all’approvazione del Piano Dodi‐Piccinato. Al rinvio da parte del Consiglio Superiore  dei Lavori Pubblici del Piano Pera‐Clemente segue una rielaborazione generale del  Piano  completata  nel  1960,  ma  la  prima  di  una  serie  di  crisi  politiche  arrestano  il  percorso  burocratico  dello  strumento  urbanistico.  La  nuova  Amministrazione  nel  1962  ritiene meritevole  di  revisione  l’intero  Piano  e  si  avvale  della  “consulenza di  esperti  di  chiara  fama”  individuati  nel  prof.  Luigi  Dodi  del  Politecnico  di  Milano  e  nel prof. Luigi Piccinato dell’Università di Roma. La consulenza ha inizio nel 1963 e  porta ad una inversione delle direttrici di sviluppo della città. L’Ufficio Progetti del  Comune  elabora  con  la  collaborazione  degli  architetti  Andrea  Tosi  e  Bruno  Dolcetta,  designati  dai  consulenti  come  loro  diretti  collaboratori,  una  versione  di  massima del Piano che riceve il via dal Consiglio Comunale (1 settembre 1964) per  la  redazione  nella  forma  definitiva.  L’iter  rallenta  per  la  necessità  di  includere nel  PRG le aree soggette a PEEP in attuazione della L. 167/1962. Anche il PEEP si avvale  degli  stessi  consulenti  e  collaboratori  del  Piano  e  viene  adottato  dal  Consiglio  Comunale  l’8  novembre  1965.  Nuove  crisi  politiche  rallentano  nuovamente  l’iter  tanto  che  si  giunge  all’adozione  da  parte  del  Consiglio  Comunale  solo  il  2  agosto  1965 e all’approvazione il 13 giugno 1970. 

10 È questa una delle linee programmatiche fondamentali del Piano Dodi‐Piccinato,  l’espansione ad oriente, al fine di contrastare l’accerchiamento al nucleo storico dei  nuovi insediamenti. Nella relazione generale dei progettisti del settembre del 1963  si legge: “Pisa si trova insomma, rispetto alla costa, proprio nel punto mediano di un  Hinterland  che  si  diparte  da  Firenze  e  che  fa  corona  alla  città  con  un  sistema  del  quale  fanno  parte  Lucca,  Viareggio,  Cascina  e  Livorno.  Dietro  a  Pisa,  a  oriente,  il  territorio  economico:  davanti  a  Pisa,  verso  occidente,  non  vi  sono  che  le  distese  fortunatamente ancora intatte di S. Rossore e di Tombolo che attendono semmai il  completamento  della  loro  qualificazione  turistico‐regionale.  Da  questo  quadro 

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una situazione non molto diversa da quella evidenziata dalla ortofoto del 1954, restituisce di Cisanello un’immagine essenzialmente agricola: il paesaggio che si estende oltre San Michele, a nord dell’Arno, è segnato dalla rete dei percorsi rurali, che verrà in larga parte utilizzata come sede dei nuovi tracciati viari di Piano, oltrechè da un edificato rurale organizzato per nuclei sparsi e dalle aree del Cimitero di San Michele e del Sanatorio, costruito nel 1931 a ridosso del fiume.

 

Figura 5 ‐ Piano Dodi‐Piccinato, stato attuale – www.comune.pisa.it

       sommario, che ogni studio di piano territoriale conferma, appare evidente come il  problema di Pisa e quello dei suoi sviluppi sia da identificarsi nel più vasto tema di  quello della sistemazione delle spalle di Pisa verso il monte e non tanto del fronte  verso  il  mare.  È  la  che  si  debbono  trovare  gli  snodi  delle  grandi  comunicazioni,  i  nuovi  sviluppi  edilizi,  la  ristrutturazione  degli  sviluppi  esistenti,  l’inquadramento  generale  degli  sviluppi  industriali.  […]  Insomma  Pisa  ha  bisogno  semmai  di  essere  duplicata lungo l’Arno, in direzione orientale, verso il suo entroterra.”  

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CAPITOLO 2

  L’AMBITO URBANO 

13 

La scelta di espandere ad oriente la città non comporta l’abbandono del progetto di tangenziale est, necessario ad alleggerire il traffico sull’Aurelia nel tratto più vicino alla città, ma porta ad una modifica del tracciato previsto dal Piano precedente, cosicchè l’attraversamneto del fiume avviene a nord oltre i confini comunali, evitando il taglio di Cisanello, adesso promosso a nuovo centro. Nel contempo perde di urgenza lo spostamento della diramazione Pisa-Lucca verso nord. La prevalente destinazione residenziale di Cisanello è sostenuta da una serie di servizi di quartiere concentrati nelle zone centrali del nuovo insediamento: la viabilità tangenziale interna, che divide la zona di San Michele dalla periferia e prosegue attraversando il fiume con un ponte all’altezza della golena di “La Cella”, diventa l’occasione per la creazione di un asse attrezzato, oggetto di variante negli anni successivi, fulcro di servizi direzionali e commerciali da trasferire dal centro storico, col duplice obiettivo di alleggerire il carico sulla città storica e, nel contempo, dotare di un centro il nuovo quartiere. Il collegamento del quartiere con la città vecchia avviene grazie ad una asse di penetrazione est-ovest, “vera e propria spina longitudinale della città”11 che, grazie al Ponte della Vittoria, collega la Stazione Centrale con via Cisanello e che si dirama in due tronchi, uno verso il Comune di Cascina al fine di alleggerire la SS67, e l’altro in direzione sud per raggiungere attraverso un nuovo ponte la via Emilia e le zone di lavoro e dei servizi generali. La nuova Pisa risulta quindi strutturata da questi tre principali tronchi di attraversamento, uno       

11 Dalla relazione generale dei progettisti allegata al PRG. 

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longitudinale in direzione est-ovest e due trasversali in direzione nord- sud. Per la viabilità secondaria interna al quartiere si recupera per quanto possibile la maglia dei percorsi rurali, integrati da una serie di vie, molte delle quali terminanti in “racchette stradali”. È in questo Piano che nasce l’isolato oggi definito Parco Centrale, anche se la forma è leggermente diversa (la propaggine orientale è più convessa); per quanto riguarda la destinazione, il Piano la vincola ad attrezzature sportive nella porzione compresa tra via Cisanello e via Bargagna, mentre nella propaggine orientale sono previste strutture per l’istruzione superiore. A nord e a sud, negli isolati adiacenti, sono previsti altri servizi di interesse pubblico, attrezzature commerciali, strutture per l’istruzione a sostegno della destinazione residenziale.

L’espansione in Cisanello-San Biagio ha nelle intenzioni dei progettisti una vocazione popolare12 e difatti il 38% delle aree di Cisanello è destinato ad essere attuato tramite PEEP13, al fine di promuovere una crescita socialmente equilibrata, in controtendenza con quanto si era manifestato fino allora in altri ambiti periferici, dove si era costruito con concessione edilizia singola, portando spesso a lottizzazioni di fatto, col risultato di carente infrastrutturazione e assenza di opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Quindi a Cisanello è consistente       

12 Sempre  nella  relazione  generale  dei  progettisti  si  fa  esplicito  riferimento,  nelle  conclusioni, alle “possibilità offerte dai dispositivi di legge e segnatamente da quelli  della  legge  167  (L.167/1962  che  istituisce  il  PZ,  ndr)  che  offrono  fin  d’ora  la  possibilità  di  dare  immediato  avvio  ai  nuovi  settori  di  sviluppo  urbano  previsti  dal  Piano  stesso.  E  non  già  come  settori  residenziali  di  sole  abitazioni;  ma  piuttosto  quali veri e propri quartieri, completi di servizi primari e delle relative strutture.” 

13 Il PEEP sarà adottato il 13 aprile 1964 e approvato con DM il 18 settembre 1967. 

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quell’attività di coordinamento degli interventi urbanistici ad opera di privati, enti ed imprese, portando di fatto all’attuazione episodica del PEEP con conseguenze negative sul piano della coerenza degli interventi15.

Nel 1973 il PRG viene sottoposto a variante per adeguarlo alla L.765/1967 e DM 1444/1968 (non tanto per gli standard urbanistici, che il DPR di approvazione del PRG riteneva soddisfatti, quanto per i limiti di densità edilizia e di distanza tra fabbricati), e per eliminare talune incongruenze del Piano approvato, le quali sono ritenute penalizzanti per taluni soggetti a fronte di un’assenza di beneficio per la collettività16. Vengono quindi recepite richieste presentate da singoli cittadini, accolte dal C.C. durante l’iter di adozione ma poi respinte dal Ministero in fase di approvazione, nonché richieste e suggerimenti di enti, privati e organizzazioni portati all’attenzione del Comune dopo l’approvazione del Piano. È in questa variante che viene concretizzata la previsione di trasferimento dell’Ospedale a Cisanello.

Non migliore è stata l’attuazione del PRG nelle aree non soggette a PEEP: i privati, inizialmente poco convinti dalla scelta di Cisanello per la nuova espansione (troppo lontano dal centro storico e troppo popolare secondo le previsioni del PRG), cominciano a presentare le prime richieste a partire dalla metà degli anni ’70. Lo strumento utilizzato è       

15 AA. VV., Pisa. Struttura e Piano, Tacchi, Pisa, 1991 

16 G. BERTI, Note di sintesi sull’urbanistica a Pisa, 2013 – www.comune.pisa.it 

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CAPITOLO 2

  L’AMBITO URBANO 

17 

quello del Piano di Lottizzazione, che la recente L.765/1967 istituzionalizza (riconoscendone la validità solo in presenza di PRG o PF) equiparandolo ai Piani Particolareggiati di iniziativa pubblica. Anche in questo caso il risultato è quello di un ambito urbano incoerente e disorganico per via dell’assenza di un intervento di coordinamento pubblico e per la presenza di una maglia infrastrutturale eccessivamente

“rigida e asfittica”17. Orientamenti arbitrari e senza alcun rapporto con la trama viaria privano il nuovo quartiere di forti riferimenti, siano essi puntuali o lineari. Tale effetto è anche dovuto all’abolizione, nella variante del ’73, del I comma dell’art. 13 delle Norme di Attuazione18; perciò le 9 lottizzazioni convenzionate alla data di entrata in vigore della L. 10/1977 hanno un perimetro non coincidente né con gli isolati risultanti da PRG, né con ambiti urbanisticamente funzionali, ma derivante dall’accorpamento casuale delle aree.

Non va dimenticato che a Cisanello si è costruito anche con concessione edilizia singola, o perché l’intervento ricade in aree residuali fra lottizzazione e lottizzazione, o perché l’area risulta già urbanizzata.

Del resto dall’ortofoto del 1978 emerge chiaramente il carattere episodico dell’attuazione del Piano, con la realizzazione degli edifici residenziali che precede quella dei servizi di quartiere, pure previsti in gran quantità; ma in realtà neanche la realizzazione della viabilità di       

17 AA. VV., Pisa. Struttura e Piano, Tacchi, Pisa, 1991 

18 “Il  Piano  Convenzionato  Edilizio  di  iniziativa  privata  dovrà  insistere  su  un’unità  organica  e  quando  questa  non  corrisponda  ad  un’insula  prevista  dal  P.R.G.  dovrà  almeno comprendere un intero isolato delimitato da strade di Piano Regolatore.” 

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CAPITOLO 2

  L’AMBITO URBANO 

19 

In generale emerge l’indifferenza degli interventi edilizi nei confronti degli elementi ordinatori rappresentati dalla maglia viaria, cui il Piano attribuisce l’importanza di elementi strutturanti: la correlazione tra cortine edilizie e trama viaria si presenta molto debole giacché gli edifici, che pure talora (soprattutto a nord di via Cisanello) seguono gli orientamenti dei tracciati viari, presentano arretramenti e interruzioni della continuità del fronte costruito del tutto arbitrari.

 

Nel 1979 viene approvata una nuova variante la cui principale novità per Cisanello riguarda la viabilità (viene eliminata la viabilità dell’asse attrezzato che taglia in due, da nord a sud, il quartiere, viene modificato il tracciato viario dell’asse est-ovest, che risulta più lineare e con meno isole di traffico). Inoltre viene eliminata la previsione della tangenziale est che bypassa il tratto “urbano” dell’Aurelia tra Mortellini e Madonna dell’Acqua con conseguente aggravio sulla viabilità est di Cisanello. Le modifiche alla viabilità interna al quartiere comportano una modifica dello stesso Centro Direzionale, cuore di servizi pubblici e privati e spazi collettivi secondo il disegno del PRG originario. Nel complesso si mantengono superfici e volumetrie, ma si riduce l’area per verde e viabilità, la quale viene assegnata come superficie pertinenziale di altre funzioni. Le modifiche si rendono necessarie per difficoltà legate all’esproprio (resistenza dei proprietari espropriandi, insostenibilità dell’impegno finanziario, necessità di sottoporre tutta l’area ad un Piano Particolareggiato). La via seguita per risolvere lo stallo è quella di

(23)

stralciare dal PEEP tutte le destinazioni non residenziali (essenzialmente direzionali e commerciali), la cui realizzazione rimane su aree da lasciare nella disponibilità dei privati (quindi da non espropriare), i quali però si impegnano a cedere le aree con destinazione pubblica (verde, parcheggi, residenza convenzionata/agevolata) al valore simbolico di 1000 lire/mq.

Il Piano Particolareggiato del Centro Direzionale del 1985 prende atto delle trasformazioni nel frattempo avvenute: registra che l’area è stata in parte edificata e realisticamente ritiene non conveniente ricorrere ad interventi di sostituzione per ragioni economiche. Una delle carenze ancora ravvisabili nel Piano è quella legata agli spazi per la sosta delle auto.

Dall’ortofoto del 1988, a pochi anni dalla decisione di revisione del Piano (1986), emerge un quartiere in completamento in cui l’edificazione procede sempre con la libertà che ha caratterizzato il periodo precedente. Nel complesso prosegue l’arbitrarietà nella disposizione degli edifici all’interno dell’isolato (fatto salvo molto spesso il rispetto degli orientamenti della maglia viaria principale) e la

“singolarità” di ciascun intervento rispetto a quello adiacente, accentuando la frammentarietà e l’episodicità dell’insediamento. Ad esempio la lottizzazione di via delle Torri segue l’orientamento di via Cisanello, ma risulta priva di rapporto con la viabilità per l’eccessivo arretramento dalla strada e per l’indifferenza che mostra nei confronti della stessa via delle Torri, da cui peraltro è previsto l’accesso. Viene ridotto il deficit di servizi e di destinazioni diverse da quella residenziale,

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comunale, sotto la consulenza di Giovanni Astengo. Il lavoro svolto si concretizza non solo in una attenta analisi e una prima proposta di Piano, ma soprattutto in valutazioni metodologiche, normative ed attuative che di fatto anticipano la legislazione regionale sull’urbanistica, a partire dalla L.R. 5/1995.

Va sottolineata l’estrema attualità di alcune delle previsioni della proposta Astengo relative al riordino funzionale di Cisanello, soprattutto in merito al miglioramento della viabilità interna al quartiere, con un migliore collegamento del limite nord di Cisanello con il viale delle Piagge, e l’uso degli spazi verdi come vero elemento strutturale, al pari della maglia viaria, in grado di ricucire una realtà disorganica e frammentaria, nonché di ridare continuità e immagine urbana all’insediamento. I filari di alberi che definiscono i viali vengono concepiti, al pari delle quinte edilizie, come elementi chiarificatori della struttura urbana, in grado di sopperire all’assenza di forti elementi di riferimento, sostituiti così dalla continuità dei percorsi. Anche il recupero della viabilità storica (rurale) non ancora cancellata e la sua trasformazione in percorsi ciclopedonali risponde all’esigenza ormai molto sentita di riconnettere e ridare unità ad un insediamento che, derivante da un progetto unitario, si è concretizzato in brandelli di insediamenti giustapposti.

Il Piano non entrerà mai in vigore. Il nuovo Piano Regolatore (suddiviso in due strumenti dalla L. 5/1995) risale invece al 1998 (Piano Strutturale, approvato con delibera C.C. n. 103 del 21/10/1998) e al 2001 (Regolamento Urbanistico, approvato con delibera C.C. n. 43 del

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L’offerta di servizi si arricchisce con il centro commerciale su via Cisanello, la sede ACI, la sede della Pubblica Assistenza, servizi per l’istruzione, servizi per il culto; soprattutto diventa una realtà il progressivo trasferimento dell’Ospedale nell’estremità orientale del quartiere, a ridosso del fiume, a sud del Sanatorio. Inutile dire che anche questi interventi sono affetti dai mali dei precedenti, come il posizionamento libero all’interno del lotto, l’indifferenza nei confronti della struttura della viabilità o l’arretramento casuale dal limite stradale.

 

La situazione al 200721 rileva invece come i nuovi intereventi edilizi siano volti alla saturazione e all’implementazione delle funzioni dell’area. Una minore originalità governa la disposizione degli edifici sul lotto e talora si riscontra una maggiore attenzione per la correlazione tra le quinte edilizie e la struttura viaria, interpretabile come la tendenza a evitare la disorganicità del passato e semmai a porvi rimedio, per quanto possibile.

Dal punto di vista dell’offerta funzionale, il quartiere si arricchisce anche di nuove strutture ricettive, incentivate dagli strumenti urbanistici, e altri servizi privati. Da registrare anche il progresso nel trasferimento delle funzioni sanitarie dal centro storico alla nuova sede dell’Ospedale, anche se la localizzazione del presidio ospedaliero in posizione isolata e marginale rispetto al quartiere, rende tali trasformazioni poco percepibili, se non in termini di carico di traffico. Ovviamente, a causa delle poche

      

21 Per  la  valutazione  della  situazione  attuale,  attraverso  l’ortofoto  del  2013,  si  rimanda al paragrafo 2.3 sulla lettura e analisi dello stato attuale. 

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Nella proposta Astengo l’area viene considerata strategica per dare una nuova centralità al quartiere: vi si prevede il trasferimento di funzioni pubbliche dal centro storico, come il Palazzo di Giustizia, ma anche non meglio specificate attività del terziario, attrezzature commerciali, ricreative, verde pubblico e parcheggi. Un vero polo di “aggregazione sociale e di riqualificazione ambientale”22, da integrare con il più generale riordino di Cisanello attraverso il telaio del verde: il Parco sarebbe attraversato da un asse trasversale, collegamento tra via Frascani e via Puglia, in modo da connettere il confine agricolo a nord del quartiere con l’area golenale sulla riva sinistra del fiume (golena di “La cella”);

l’asse sarebbe rafforzato dai filari di alberi e da riferimenti terminali costituiti da edifici circolari23.

      

22 AA. VV., Pisa. Struttura e Piano, Tacchi, Pisa, 1991 

23 Si  tratta  dello  studio  preliminare  sul  verde  eseguito  nel  1989  da  Massimo  Carmassi  per  la  revisione  del  PRG.  Nel  documento  di  sintesi  si  legge:  “Lo  studio,  illustrato  con  cartografie  tematiche  e  con  foto,  si  avvia  a  diventare  progetto  con  l'assonometria dello stato di fatto di tutto il nuovo quartiere: essa già consente, in  un piano che ha per obiettivo la ricucitura dell'esistente ed il recupero di una qualità  ambientale  gravemente  compromessa,  di  individuare  in  senso  tridimensionale  le  linee deboli della strutturazione del territorio, ed i punti nei quali è possibile inserire  elementi  "ordinatori"  della  casualità  periferica.  In  questa  operazione  assume  un  ruolo prioritario il verde, inteso come maglia strutturale al pari della viabilità, che  viene  corretta  recuperando  vecchie  strade  e  completando  alcuni  percorsi  illogicamente  interrotti.  Le  due  griglie  sovrapposte  e  non  sempre  coincidenti  si 

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una quota significativa di funzioni pubbliche di servizio dal centro urbano e con il necessario corredo funzionale”. Connesso a ciò è la “reintegrazione socio-fisica degli ambiti costituenti l’UTOE (riequilibrio funzionale e ridefinizione morfologica, riqualificazione dell’asse di penetrazione e delle aree limitrofe quali luoghi di relazioni urbane). Definizione della dimensione e dell’immagine”. Tra gli obiettivi locali invece spiccano la creazione di un Parco Urbano centrale, la mitigazione dell’effetto barriera determinato dalla viabilità centrale (via Cisanello) e l’arricchimento dell’offerta ricettiva anche in funzione della vicinanza della struttura ospedaliera. Se tali obiettivi permangono attuali, non si può dire lo stesso delle previsioni del RU che, entrato in vigore nel 2001, è stato oggetto di diverse varianti, soprattutto in relazione all’area di studio.

Obiettivo dichiarato del Regolamento Urbanistico è la riqualificazione urbana complessiva24 che si esplica attraverso una serie di temi specifici.

Il primo di questi è garantire in ogni quartiere almeno uno spazio destinato alla libera socializzazione, una “piazza” in senso lato. Tale obiettivo non sempre si raggiunge attraverso interventi di nuovo impianto, ma anche mediante sistemazioni di spazi esistenti. Uno degli ambiti urbani interessato da tale previsione è proprio l’area centrale di Cisanello.

Il secondo tema riguarda invece l’adeguamento della dotazione di parcheggi alle esigenze dei quartieri. Il problema di insufficienti spazi di sosta per le auto investe sia la questione dei parcheggi pertinenziali (mai       

24 Relazione allegata al Regolamento Urbanistico del novembre 2001. 

(32)

CAPITOLO 2

  L’AMBITO URBANO 

29 

risolta con la normativa del precedente PRG che consentiva di costruire nuovi garage derogando agli indici urbanistici, in quanto i nuovi manufatti sono stati spesso utilizzati impropriamente), sia la previsione di nuovi parcheggi pubblici, soprattutto in relazione ai nuovi interventi edificativi nelle aree periferiche.

Un altro tema fondamentale è la realizzazione, in conformità con le previsioni del PS, di una serie di parchi urbani e territoriali, tra cui il Parco Centrale di Cisanello e, nelle immediate vicinanze, la cosiddetta Area Filtro Verde (UTOE 6), da considerare come cerniera tra la prima periferia e Cisanello. Lo stesso RU precisa che la definizione di parco urbano “non implica la previsione di una disponibilità pubblica generalizzata, ma solo quella di una fruibilità pubblica anche parziale, in un contesto dominato da una condizione di naturalità e con la possibilità di realizzazione di strutture anche private di servizio, in funzione della sua sostenibilità economica”.

I caratteri della trasformazione vengono esposti nella seconda parte del RU, che illustra i principi e gli obiettivi degli interventi suddivisi per ambiti urbani e raccolti nelle schede-norma di cui viene fornito l’elenco.

Sin dalla prima versione del RU la trasformazione dell’area del Parco Centrale è stata disciplinata da una scheda-norma, contenente le prescrizioni circa la destinazione, gli obiettivi qualitativi generali di progetto, il dimensionamento di progetto, gli elementi prescrittivi, i parametri urbanistico-edilizi e le modalità attuative dell’intervento.

(33)

La prima scheda norma in ordine temporale, oggi non più valida, prevede un intervento di nuovo impianto di notevole impatto dal punto di vista della dimensione e molto invasivo, quasi velleitario, in certe previsioni riguardanti la viabilità. Alcuni aspetti, come l’asse trasversale con funzione di connessione da via Frascani a via Puglia, riprendono in parte il progetto di Carmassi per il verde, ma non ne possiedono il coraggio, in quanto l’asse pedonale, che si determinerebbe attraverso i due sottopassi carrabili in via Cisanello e in via Bargagna, non ha poli terminali forti come quelli del progetto del 1989, sbarrato a sud dalla viabilità storica prima di approdare al viale delle Piagge e terminante a nord, secondo le previsioni della scheda-norma, in una “piazza” che pare ragionevole identificare nello spiazzo asfaltato, adiacente alla Chiesa della Sacra Famiglia, il quale, assolutamente privo di definizione nelle sue quinte verticali, difficilmente potrà assumere le caratteristiche di una vera piazza. Si prevede inoltre la realizzazione del nuovo palazzo di giustizia

“quale architettura rappresentativa e che individua visivamente il nuovo centro urbano”25, da collocare nella porzione sud-est dell’area, accanto alla rotatoria, affiancato a nord dal parcheggio, preferibilmente interrato.

Attività commerciali, servizi pubblici e privati sono previsti al piano terra di due edifici che “si fronteggiano delimitando il parco ad est e ad ovest”.

Tali edifici “dovranno avere caratteristiche architettoniche consimili dovendo fare da sfondo al parco sui suoi lati corti. Dovranno essere uguali nelle dimensioni a terra e in altezza con particolare attenzione al disegno       

25 Regolamento urbanistico, Scheda‐norma per le aree di trasformazione soggette a  piano attuativo, Scheda n° 7.5 CISANELLO – PARCO CENTRALE, 2001. 

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CAPITOLO 2

  L’AMBITO URBANO 

31 

architettonico sia dei prospetti che dei fianchi”. Il disegno del parco, nelle intenzioni della scheda-norma, dovrebbe riconciliare gli ambiti a nord e a sud di via Cisanello, favorendone il collegamento attraverso la “piazza”26 lastricata e alberata e grazie ai sottopassi carrabili che evitano il conflitto tra il traffico veicolare e il percorso pedonale.

Figura 12 ‐ Scheda‐norma 7.5 del 2001, schema distributivo – www.comune.pisa.it

Tuttavia l’arretramento dei due edifici gemelli ai margini dell’area, uno a ridosso del parcheggio sul lato occidentale (vicino alla Pubblica Assistenza) e l’altro a ridosso del palazzo di giustizia, se anche contribuisce con la simmetria a ordinare un contesto caotico, vanifica       

26 La  critica,  non  troppo  velata,  alla  superficiale  definizione  di  “piazza”  data  dalla  scheda‐norma  è  stata  già  espressa  sopra.  Tuttavia  per  semplicità  si  continua,  con  riferimento  alle  previsioni  della  prima  scheda‐norma,  a  usare  tale  impropria  definizione. 

(35)

l’idea della “piazza” pedonale, che diventa un semplice percorso, non trovandovisi ragioni sufficienti per la sosta (verosimilmente più gradevole nell’area verde adiacente), dato che le attività commerciali sono in posizione arretrata, oltre le due ali del parco. La dimensione dell’intervento quale emerge dai parametri urbanistico – edilizi (slu di 55000 mq), rispecchia invece le esigenze delle previsioni della scheda- norma, anche se oggi non più attuali.

 

Nel 2003, a seguito della decisione di inserire nel Parco Centrale anche uffici comunali e la nuova sede della Provincia, viene pubblicato un bando di concorso internazionale avente ad oggetto la progettazione dell’intera area, in modo da includere, nel rispetto della dimensione massima di 55000 mq di superficie lorda utile, le nuove destinazioni comunali e provinciali. Sulla base degli esiti del concorso27 vengono ridefinite le superfici fondiarie tra le varie unità minime di intervento.

Tale nuovo assetto viene recepito dal Piano Particolareggiato della scheda-norma 7.5 – Parco Centrale28 che prevede 5 UMI comprendenti:

 UMI1 - area commerciale e direzionale (slu 4000 mq);

 UMI2 - nuova sede della Provincia (slu 22500 mq);

 UMI3 - uffici comunali e servizi privati (slu 12000 mq);

 UMI4 - palazzo di giustizia (slu 16000 mq);

      

27 Il  progetto  primo  classificato  risulta  quello  denominato  “ETEROTOPICO” 

dell’arch. Antonio Draghi di Padova. 

28 Tale  Piano  Particolareggiato  viene  approvato  con  delibera  del  Consiglio  Comunale n. 36 del 10/04/2006. 

(36)

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(37)

Nel 2009 viene approvata la variante al Regolamento Urbanistico che, come emerge dalla relazione allegata, consiste nella verifica, conferma o eliminazione delle previsioni a carattere espropriativo, nonché nella verifica, conferma o eliminazione delle previsioni soggette a piano attuativo. Obiettivi strategici della variante sono:

 il contrasto allo spopolamento del Comune di Pisa in favore di comune limitrofi mediante progetti volti a insediare nuovi residenti e recuperare aree degradate ed in abbandono, nonché limitare le criticità legate all’aumento della mobilità urbana ed extraurbana;

 l’insediamento di residenti stabili sul litorale attraverso l’inserimento di nuove attività grazie alla riqualificazione funzionale del patrimonio architettonico di Calambrone;

 l’incremento degli standard urbanistici legati agli spazi pubblici e alle attrezzature di interesse generale nel segno dell’energia rinnovabile e della bio-edilizia.

La variante agisce anche sui piani attuativi nel frattempo approvati che necessitano di modifiche per favorirne l’attuazione; tra questi vi è anche il Piano Particolareggiato della scheda-norma 7.5 relativa al Parco Centrale, che viene modificato solo nelle destinazioni d’uso, rimanendo invece invariato il dimensionamento del Piano e le norme relative alle        finora  impedito  la  realizzazione  di  tale  progetto,  anche  se  le  aree  sono  state  acquisite al patrimonio provinciale”. 

(38)

CAPITOLO 2

  L’AMBITO URBANO 

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caratteristiche insediative. La variante si rende necessaria per far fronte alle richieste della Regione Toscana, per la costruzione di nuove sedi di uffici regionali, e della Provincia di Pisa, per il trasferimento del complesso scolastico “Concetto Marchesi” dall’attuale sede destinata alla demolizione. In particolare le previsioni delle 5 UMI vengono così rimodulate:

 UMI1 - area commerciale e direzionale (slu 4000 mq), invariata;

 UMI2 – attrezzature per l’istruzione (slu 16000 mq);

 UMI3 - uffici pubblici (slu 12000 mq);

 UMI4 - palazzo di giustizia e/o altri uffici (slu 22500 mq);

 UMI5 - parcheggio scambiatore (slu 500 mq), invariata.

Tuttavia alcuni comitati cittadini e associazioni ambientaliste, almeno a partire dalla fine del 201030, cominciano a chiedere in maniera ufficiale e organizzata il rispetto della vocazione ambientale dell’area, come previsto dal PS del 1998 e dalla scheda-norma del 2001, e la rinuncia alle previsioni di cementificazione di quello che viene considerato l’ultimo polmone verde della città, l’ultima occasione per riqualificare l’intero quartiere nel segno della sostenibilità ecologica31. Il dibattito diventa presto pubblico e le ragioni del fronte favorevole al Parco diventano       

30 Risale al 10/12/2012 la presentazione di una petizione popolare per mantenere  la destinazione a verde dell’area. Diverse saranno le iniziative nei mesi successivi, a  partire dall’occupazione del parco finalizzata alla sua realizzazione dal basso. 

31 Dall’articolo  di  Pisanotizie.it  del  24/09/2012  si  ricava  il  monito  espresso  dai  comitati cittadini e dalle associazioni ambientaliste. 

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