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presenta la superficie articolare per la vertebra antistante

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1. ANATOMIA

La conoscenza delle strutture anatomiche della colonna vertebrale cervicale del cane è di fondamentale importanza per capire la fisiopatologia ipotizzata per la WS.12

1.1. BASE SCHELETRICA

La base scheletrica della regione cervicale è costituita da sette vertebre cervicali.

Una vertebra tipo comprende: corpo e arco neurale.

Il corpo della vertebra ha forma di cilindro, talora leggermente schiacciato nella sua parte media. Offre alla descrizione quattro facce: craniale, caudale, dorsale e ventrale.

La faccia craniale, o testa della vertebra, può essere pianeggiante o più o meno rilevata e convessa; presenta la superficie articolare per la vertebra antistante.

La faccia caudale, o fossa della vertebra, rappresenta il negativo di quella anteriore quindi può apparire pianeggiante o concava.

La faccia dorsale, o neurale, forma il pavimento del foro vertebrale ed è pianeggiante. Consta di due aree triangolari rugose che si affrontano per i vertici e servono di inserzione ai legamenti.

La faccia ventrale è convessa trasversalmente e si rileva, in molti casi, in una cresta ventrale o processo acantoideo, a direzione

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longitudinale, che la suddivide in due aree leggermente concave in senso antero-posteriore.

L’arco neurale, posto superiormente al corpo, delimita con questo il foro vertebrale che, con quelli delle vertebre contigue, forma il canale vertebrale ospitante il midollo spinale e le sue membrane.

L’arco neurale è composto da due lamine che originano dal corpo, al limite tra le facce dorsale e ventrale, in una zona ristretta detta peduncolo della vertebra e, in alto, confluiscono in un processo spinoso, mediano e più o meno rilevato.

In prossimità del corpo, da ciascuna lamina si solleva il processo trasverso.

Dai margini, anteriore e posteriore, delle lamine originano i processi articolari. La coppia anteriore presenta le faccette articolari rivolte verso l’alto e medialmente; in quella posteriore l’orientamento è inverso. Nella colonna vertebrale, quindi, i processi articolari posteriori di una vertebra vanno a sovrapporsi a quelli anteriori della vertebra successiva.

In alcune vertebre possono essere presenti altri processi, come i processi mammillari, che si trovano latero-dorsalmente ai processi articolari craniali, e i processi accessori, latero-ventralmente ai processi articolari caudali.

I margini craniale e caudale di ciascuna lamina, al livello del peduncolo, presentano un’incisura che, con quella corrispondente

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della vertebra contigua, delimita il forame di coniugazione, percorso dal nervo spinale e dai vasi sanguigni.

Le vertebre cervicali, in genere, hanno corpo allungato fornito di testa ben staccata, fossa profonda e, inferiormente, una rilevata cresta ventrale che termina all’indietro in un tubercolo (Fig. 1).

Cane. Veduta laterale delle vertebre cervicali, articolate tra loro: atlante (1), epistrofeo (2), terza (3), quarta (4), quinta (5), sesta (6), settima (7), foro vertebrale alare (8), ala dell’atlante (9), processo spinoso (10), processo trasverso (11), foro trasversario (12), lamina estesa del processo trasverso della sesta vertebra cervicale (13), foro intervertebrale (14), corpo (15), processo articolare craniale (16), processo articolare caudale (17).

Fig. 1 Da: Anatomia clinica del cane e del gatto, atlante a colori, J. S. Boyd, ed.

Masson, 2001.

I processi articolari hanno superficie ampia; i processi trasversi, di notevoli dimensioni, spesso terminano lateralmente con due tubercoli, dorsale e ventrale e sono attraversati alla base dal foro trasversario. Il processo spinoso è piuttosto ridotto.

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Le prime due vertebre cervicali sono modificate e denominate rispettivamente atlante ed epistrofeo. Alcune particolarità consentono di individuare singolarmente anche le altre cinque.

L’atlante è privo di corpo, sostituito da un arco ventrale; appare come un anello allungato ai lati per il notevole sviluppo dei processi trasversi che, associati ai processi articolari, si espandono nelle ali dell’atlante. L’arco neurale presenta un processo spinoso ridotto detto tubercolo dorsale. L’arco ventrale si rileva inferiormente in un tubercolo ventrale. Le ali sono rivolte in basso e posseggono un lungo margine libero convesso. Verso la parte anteriore, in prossimità del margine, sono attraversate dal foro alare che, in profondità, con una doccia raggiunge il foro di coniugazione anteriore; più ventralmente esse sono dotate di un secondo foro che corrisponde a quello trasversario. I processi articolari anteriori sono spostati sulla superficie craniale della vertebra e appaiono come due cavità condiloidee poste al lato del foro vertebrale. Le superfici articolari posteriori costeggiano lo stesso foro e confluiscono sulla linea mediana ventrale per poi continuare sulla metà posteriore del pavimento del foro vertebrale. In questa posizione si articola il dente dell’epistrofeo (Fig. 2).

Cane. Veduta laterale della prima vertebra cervicale (atlante): tubercolo dorsale (1), arco (2), foro alare (3), ala dell’atlante (4), foro trasversario (5), tubercolo ventrale (6).

Fig. 2 Da: Anatomia clinica del cane e del gatto, atlante a colori, J. S. Boyd, ed. Masson,

2001.

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L’epistrofeo è una vertebra relativamente voluminosa. Ha il corpo massiccio che si prolunga anteriormente in un processo a forma di cono tronco, il dente dell’epistrofeo, che presenta una superficie articolare per l’arco ventrale dell’atlante. Sulla faccia ventrale del corpo, la cresta termina all’indietro con un tubercolo. Sull’arco neurale, il processo spinoso è relativamente alto. I processi articolari craniali sono spostati in basso e si trovano al lato della base del dente dell’epistrofeo, così da potersi apporre ai processi articolari posteriori dell’atlante. I processi articolari caudali hanno posizione normale. L’incisura vertebrale craniale è trasformata in un ampio foro di coniugazione. I processi trasversi, relativamente piccoli, sono di tipo semplice ed attraversati dal foro trasversario (Fig. 3).

Cane. Veduta laterale della seconda vertebra cervicale (epistrofeo): processo spinoso (1), arco (2), dente (3), superficie articolare craniale (4), corpo (5), foro trasversario (6), processo articolare caudale (7), processo trasverso (8), cresta ventrale (9).

Fig. 3 Da: Anatomia clinica del cane e del gatto, atlante a colori, J. S. Boyd, ed. Masson,

2001.

Nelle successive vertebre cervicali, la lunghezza del corpo decresce dalla terza alla settima. Sulla faccia ventrale la cresta è evidente ma più rilevata nelle ultime. Sul corpo della settima si trova, da ciascun lato, una emifaccetta articolare per la prima costa. I processi trasversi divengono più voluminosi nelle vertebre più

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caudali e appaiono orientati ventralmente. La sesta vertebra ha i processi trasversi molto pronunciati, tanto che costituisco un punto di repere per la chirurgia con approccio ventrale al rachide. Nella settima vertebra il processo trasverso è semplice e privo del foro trasversario.

Le vertebre si articolano tra loro a livello del corpo e dei processi articolari. Le articolazioni tra i corpi sono delle sinfisi in quanto tra le cartilagini articolari si interpone un disco intervertebrale. Questo consta di due componenti: periferica e centrale. La prima, o anello fibroso, è formata da fibrocartilagine; la seconda, o nucleo polposo, è costituita da tessuto connettivo mucoide.

Mezzi di unione di queste articolazioni sono i legamenti longitudinali, dorsale e ventrale (Fig. 4).

Articolazioni atlanto-epistrofica ed atlanto-occipitale di cane. Nel disegno di sinistra i legamenti dorsali e gli archi vertebrali sono stati conservati. In quello di destra sono stati asportati insieme alla membrana tectoria.

Fig. 4 Da: Anatomia comparata dei mammiferi domestici, vol. 2° artrologia e miologia, R. Barone, Ed. Agricole, 1981.

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Il legamento longitudinale dorsale corre sul pavimento del canale vertebrale; si amplia a livello di ogni disco intervertebrale, mentre si restringe sul pavimento del foro vertebrale.

Il legamento longitudinale ventrale è posto inferiormente ai corpi delle vertebre. Si lega alla faccia e alla cresta ventrale di ciascuna vertebra e invia fibre al disco intervertebrale.

Le giunture tra i processi articolari sono delle artrodie, fornite di capsula articolare ricca di fibre elastiche.

Le vertebre sono collegate anche da legamenti tesi tra i bordi delle lamine degli archi neurali, tra i margini dei processi spinosi e tra i loro apici. I legamenti interlamellari dal bordo craniale di un arco neurale raggiungono il posteriore della vertebra antistante. Sono di tipo elastico (legamenti gialli) e chiudono superiormente lo spazio tra le vertebre così da completare il canale vertebrale; da ciascun lato assumono rapporti con la capsula delle giunture tra i processi articolari. I legamenti interspinosi sono posti tra il margine craniale di un processo spinoso e quello caudale della vertebra antistante. Il legamento sovraspinoso, che corre per gran parte della colonna vertebrale aderendo alla sommità dei processi spinosi delle vertebre, nel tratto cervicale si tende tra i processi spinosi delle prime vertebre toraciche ed il processo spinoso dell’epistrofeo. A questo livello è chiamato corda del legamento nucale (Fig. 5).14

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Legamento cervicale di cane. Veduta laterale sinistra.

Fig. 5 Da: Anatomia comparata dei mammiferi domestici, vol. 2° artrologia e miologia, R. Barone, Ed. Agricole, 1981.

1.2. MIDOLLO SPINALE

Accolto nel canale vertebrale, il midollo spinale continua, senza limiti netti, il midollo allungato al livello del forame occipitale e termina al livello di sesta-settima vertebra lombare. Ha l’aspetto di un cordone cilindrico, relativamente sottile e di colore chiaro, di diametro abbastanza uniforme anche se presenta due ampie intumescenze corrispondenti alle zone di emergenza dei nervi spinali destinati ai plessi brachiale e lombosacrale. A partire dai segmenti lombari, il midollo spinale si riduce di diametro assumendo forma conica (cono midollare).

Dorsalmente il midollo spinale è segnato da un solco mediano dorsale prolungato in profondità dal setto mediano dorsale che si

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porta fino al canale ependimale. Sulla superficie ventrale, invece, si apre la fessura longitudinale ventrale.

In posizione dorso e ventrolaterale si individuano una serie di radicole, rispettivamente dorsali e ventrali, costituite da piccoli fasci di fibre nervose che si portano lateralmente nel canale vertebrale e confluiscono a formare i successivi nervi spinali, al livello dei rispettivi fori di coniugazione.

Le radicole dorsali raggiungono il midollo attraverso un solco dorso-laterale e sono formate dagli assoni di cellule sensitive a T accolte nei gangli spinali dislocati sul percorso delle radicole stesse, in prossimità dei fori di coniugazione. I dendriti di queste cellule, invece, entrano a far parte del nervo spinale.

Le radicole ventrali originano lungo una linea ventro-laterale del midollo spinale e sono costituite dagli assoni di neuroni effettori presenti nella sostanza grigia del midollo (Fig. 6).

Fig. 6 Da: Anatomia Veterinaria sistematica e comparata, Pelagalli-Botte, Vol. 2°, Ed.

Ermes 1999.

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Da un punto di vista funzionale le radicole dorsali sono afferenti (sensitive) mentre quelle ventrali sono efferenti (motorie).

Le linee di ingresso (dorsolaterali) e di emergenza (ventrolaterali) delle radicole permettono di individuare su ciascuna metà del midollo spinale tre funicoli: dorsale, laterale e ventrale. Il primo è compreso tra i solchi mediano dorsale e dorsolaterale; il secondo tra i solchi dorsolaterale e ventrolaterale; il terzo tra il solco ventrolaterale e la fessura longitudinale ventrale.

Il midollo spinale ha diametro inferiore rispetto a quello del canale vertebrale e viene tenuto sospeso al centro di questo dalla continuità con i nervi spinali e le meningi.

Le meningi sono membrane connettivali che rivestono tutto il sistema nervoso centrale (SNC) formando tre strati indicati, procedendo dal più superficiale al più profondo, come dura madre, aracnoide e pia madre (Fig. 7).

La dura madre è una lamina robusta che si colloca in posizione intermedia tra il midollo e la parete interna del canale. All’altezza dei fori di coniugazione assume rapporti con il periostio delle vertebre e poi si continua con il perinervio dei nervi spinali. Lo spazio tra dura madre e teca ossea è chiamato spazio epidurale ed è occupato da tessuto adiposo e vasi sanguigni.

L’aracnoide è costituita da tessuto connettivo ricco di fibre elastiche, nel quale si trovano ampi spazi subaracnoidei dove circola il liquido cefalorachidiano.

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La pia madre è una membrana connettivale, ricca di fibre elastiche e vasi sanguigni, che aderisce intimamente al midollo spinale e alle radicole. Da ciascun lato, lungo una linea equidistante tra radicole dorsali e ventrali, invia una serie di legamenti denticolati che raggiungono la dura madre.

L’immagine mostra i tre strati delle meningi. Il più superficiale è la dura madre che è costituita da tessuto connettivo denso (blu).

L’aracnoide (rosso) è al di sotto della dura madre e le aderisce intimamente. La pia madre (verde) è una delicata membrana che riveste direttamente la superficie del midollo spinale.

Fig. 7 Da: Small Animal Spinal Disorders, diagnosis and surgery, Wheeler-Sharp, Mosby Wolfe Publishing, 1994.

Ad una sezione trasversale, il midollo spinale risulta costituito da due componenti: centrale scura e periferica chiara. La prima, denominata sostanza grigia, è composta da dendriti, pirenofori e parte iniziale o terminale di neuroni e cellule della nevroglia; la seconda, sostanza bianca, è formata essenzialmente da fasci di assoni rivestiti di mielina.

La sostanza grigia si presenta, alla sezione, a forma di H o di farfalla, per cui da ciascun lato è provvista di un corno dorsale e uno ventrale riuniti a quelli controlaterali da un tratto reuniente che include il canale ependimale.

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Nelle corna dorsali si trovano prevalentemente neuroni internuciali sui quali giungono le terminazioni delle cellule sensitive a T; in quelle ventrali hanno sede i neuroni effettori, somato- e viscero- motori.

La sostanza bianca appare distinta, da ciascun lato della sostanza grigia, nei funicoli dorsale, laterale e ventrale. Questi accolgono fasci di fibre associative (che collegano tratti più o meno vicini del midollo spinale) e fasci di proiezione destinati o provenienti dall’encefalo.

In ciascun corno dell’H grigio si distinguono, in senso dorsoventrale, nove lamine (I-IX), mentre la decima (X) corrisponde al tratto reuniente.

La lamina IX occupa la testa del corno ventrale e contiene neuroni motori somatici i cui assoni sono diretti ai muscoli scheletrici. Si distinguono neuroni α e γ. I primi sono più voluminosi ed inviano gli assoni alle fibre dei muscoli, mentre i secondi, più piccoli e meno numerosi, sono diretti alle fibre dei fusi neuromuscolari. Dai neuroni α, poco dopo l’emergenza, origina un collaterale che contatta una cellula di associazione presente nella sostanza grigia, la cellula di Renshaw, il cui assone torna sui dendriti dello stesso neurone andando a costituire un circuito riverberante con funzione regolatrice.

La lamina VIII è compresa nel corno ventrale e ospita neuroni internuciali che generano vie di associazione tra i vari tratti dello stesso midollo spinale o vie di proiezione ascendenti.

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La lamina VII occupa la base del corno ventrale e parte della massa intermedia. Ospita neuroni motori viscerali i cui assoni formano le fibre pregangliari delle vie vegetative efferenti.

La lamina VI occupa buona parte della massa intermedia e comprende neuroni internuciali che generano vie di associazione e spino-talamiche.

La lamina V si trova alla base del corno dorsale e contiene neuroni internuciali su cui giungono le terminazioni assoniche delle cellule a T sensitive viscerali.

Le lamine IV e III sono localizzate nella testa del corno dorsale e accolgono neuroni internuciali che prendono sinapsi con le cellule a T sensitive somatiche presenti appena all’esterno del corno dorsale.

La lamina II, detta anche sostanza gelatinosa di Rolando, ospita piccoli neuroni internuciali che si interpongono tra le terminazioni delle cellule a T ed i neuroni delle lamine IV e III.

La lamina I, o zona spongiosa, è occupata da neuroni internuciali che provvedono a connessioni intersegmentali.

Questo fa si che nella sostanza grigia del midollo spinale si possono distinguere quattro aree o colonne funzionali che, in senso dorsoventrale, sono: somatosensitiva, viscerosensitiva, visceromotrice e somatomotrice (Fig. 8).

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Fig. 8 Da: Anatomia Veterinaria sistematica e comparata, Pelagalli-Botte, Vol. 2°, Ed.

Ermes 1999.

Nella sostanza bianca in tutti i funicoli corrono i fasci di associazione tra i vari segmenti del midollo spinale e i fasci di proiezione, distinti in ascendenti e discendenti.

1.2.1. Fasci ascendenti (Fig. 9)

I fasci ascendenti raggiungono l’encefalo e formano tre sistemi.

Il primo porta sensazioni “coscienti” o “incoscienti” poco discriminate, ed è formato dalle vie spinoolivare, spinoreticolare, spinovestibolare, spinotalamica e spinotettale.

Il secondo è destinato essenzialmente al cervelletto a cui porta stimoli propriocettivi incoscienti derivati dagli organi della vita di relazione (vie spinocerebellari).

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Il terzo trasferisce sensazioni generiche esterocettive e stimoli propriocettivi ben discriminati al cervelletto e al talamo (fascicolo gracile e cuneato).

Nel funicolo dorsale si trovano il fascicolo gracile, mediale, e il fascicolo cuneato, laterale. Questi fasci sono formati direttamente dagli assoni delle cellule a T sensitive somatiche che, penetrati nel midollo spinale, non contattano i neuroni internuciali ma si spingono fino ai nuclei omonimi del midollo allungato.

Tutti gli altri fasci ascendenti sono dati dagli assoni di cellule internuciali e occupano, in gran parte, il funicolo laterale. I fasci spinotalamico e spinotettale, riuniti nel lemnisco spinale, crociano passando per la commessura bianca ventrale e procedono rostralmente. Nell’encefalo raggiungono rispettivamente il talamo e il tetto del mesencefalo. Il fascio spinoreticolare è destinato al sistema reticolare del tronco encefalico. Il fascio spinoolivare corre nel funicolo ventrale e raggiunge le paraolive del midollo allungato.

Il fascio spinovestibolare si porta ai nuclei vestibolari laterali del midollo allungato. I fasci spinocerebellari si distinguono in dorsale (diretto) e ventrale (in gran parte crociato). Il primo raggiunge il verme del cervelletto attraverso i peduncoli cerebellari posteriori; il secondo attraversa il midollo allungato e, all’altezza del ponte, piega per salire al cervelletto attraverso i peduncoli cerebellari anteriori.

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Schema della sezione trasversale del midollo spinale per mostrare la posizione relativa dei fasci ascendenti (destra) e discendenti (sinistra) della sostanza bianca del midollo spinale.

Fig. 9 Da: Anatomia Veterinaria sistematica e comparata, Pelagalli-Botte, Vol. 2°, Ed.

Ermes 1999.

1.2.2. Fasci discendenti (Fig.9)

I fasci discendenti provengono da vari centri dell’encefalo e si esauriscono sulle cellule motrici e sugli elementi internuciali.

Queste vie sono distinte in due sistemi principali:

- Il primo (corticospinale o piramidale) è costituito dagli assoni dei neuroni piramidali dell’area motrice primaria del telencefalo che si portano, attraverso la via piramidale, ai neuroni motori controlaterali del tronco encefalico o delle colonne motrici del midollo spinale;

- Il secondo è più complesso (sistema extrapiramidale) in quanto è formato da catene di neuroni. Il primo si trova nella

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corteccia telencefalica, gli altri nei centri sottocorticali. Gli ultimi elementi della serie giungono sugli stessi bersagli della via corticospinale.

Entrambi i sistemi provvedono alla regolazione dell’attività dei muscoli scheletrici. Il sistema piramidale porta impulsi “volontari”, quello extrapiramidale agisce nel mantenimento del tono muscolare e della postura, nell’esecuzione dei movimenti riflessi e, in parte, anche di quelli volontari.

I nervi spinali si formano dall’associazione delle radici dorsale e ventrale, a loro volta costituite, rispettivamente, dalle radicole dorsali e ventrali del corrispondente segmento del midollo spinale.

Le coppie di nervi sono identificate con una lettera maiuscola che indica il tratto di appartenenza e con un numero romano che precisa la posizione del tratto.

Il nervo spinale comprende fibre sensitive e motrici sia di tipo somatico che viscerale. Le fibre somatiche fanno parte del nervo in tutto il suo decorso periferico, mentre quelle viscerali, appena all’esterno del foro di coniugazione, se ne allontano per portarsi ventralmente. Di queste fibre, le sensitive si portano ai vari visceri, mentre le motrici si esauriscono nei gangli paravertebrali e prevertebrali. In questi gangli sinaptano con i neuroni effettori dai quali partono le fibre postgangliari che raggiungono i loro bersagli.

Le funzioni del midollo spinale collegate alla regolazione dell’attività dei muscoli scheletrici si esplicano, in buona parte, attraverso circuiti riflessi, anche se opportunamente integrati tra

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loro e controllati dai centri encefalici attraverso le vie discendenti (Fig. 10). Di seguito ricordiamo alcuni di questi riflessi.

Il riflesso estensore interviene nelle regolazioni rapide collegate al mantenimento del tono muscolare. Quando un muscolo viene esteso dalla trazione, i neuroni somatosensitivi, connessi ai suoi fusi neuromuscolari, vengono stimolati. Le fibre di questi neuroni attivano nel midollo spinale i neuroni motori α delle corna ventrali dello stesso segmento e dello stesso lato. Questi neuroni inducono la contrazione del muscolo che così si oppone allo stiramento.

I circuiti gamma sono responsabili del mantenimento del tono muscolare (componente fusomotrice statica) e agiscono anche sull’attività dei muscoli durante il movimento (componente fusomotrice dinamica). I neuroni motori γ del midollo spinale variamente stimolati inducono la contrazione delle fibrocellule intrafusali dei fusi neuromuscolari. Queste attivano le terminazioni dei neuroni somatosensitivi che, nel midollo spinale, stimolano i motoneuroni α i quali inducono una contrazione più o meno generale del muscolo.

Il circuito riflesso tendineo di Golgi parte dagli organi tendinei di Golgi distribuiti nei tendini, dei quali registrano lo stiramento. Se sottoposti a trazione eccessiva, questi organi stimolano le cellule nervose somatosensitive a essi connesse che, nel midollo spinale, attivano più neuroni internuciali. Gli assoni di questi agiscono sui motoneuroni α inibendone l’attività e, quindi, limitando la contrazione del muscolo.

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Il riflesso di flessione induce la rapida retrazione di un arto allo scopo di sottrarlo ad uno stimolo nocivo. Un’eventuale pressione eccessiva sull’estremità di un arto, ad esempio, attiva le terminazioni dei neuroni somatosensitivi della zona. Questi, nel midollo spinale, si connettono a diversi neuroni internuciali, i quali vanno ad agire sui motoneuroni α ipsilaterali ed eterolaterali appartenenti anche a più segmenti. L’arto viene ritirato ma vengono compiuti anche movimenti di compenso necessari al mantenimento della posizione dell’animale.14

Rappresentazione schematica dell’organizzazione strutturale del midollo spinale. È indicata la catena di neuroni che costituisce un arco riflesso.

Fig. 10 Da: Anatomia Veterinaria sistematica e comparata, Pelagalli-Botte, Vol. 2°, Ed. Ermes 1999.

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1.3. VASCOLARIZZAZIONE

La vascolarizzazione della regione cervicale è fornita dalle arterie cervicale profonda, vertebrale, cervicale superficiale e occipitale.

L’arteria cervicale profonda origina dalla succlavia, incrocia a sinistra l’esofago e a destra la trachea, si porta al primo spazio intercostale e lo attraversa. Nel torace emette l’arteria mediastinica craniale e la prima arteria intercostale. All’esterno del torace l’arteria si risolve nei rami ascendente e discendente. Il primo segue il legamento nucale fino all’epistrofeo e irrora i muscoli e la cute della regione dorsale del collo; il secondo si porta dorso- caudalmente e si distribuisce ai muscoli del garrese.

L’arteria vertebrale nasce appena innanzi alla precedente e procede cranialmente per lasciare la cavità toracica lungo lo spazio definito tra i muscoli scaleno e lungo del collo. Quindi passa sotto il processo trasverso della settima vertebra cervicale e raggiunge il foro trasversario della sesta vertebra, accompagnandosi al muscolo lungo del collo. Percorre, poi, i fori trasversari ed i relativi muscoli intertrasversari delle vertebre cervicali fino alla terza, accompagnata dalla vena e dal nervo omonimi. A questo livello fornisce un ramo vertebrale interno ed uno esterno, nonché rami muscolari. Il ramo vertebrale interno penetra nel canale vertebrale attraverso il foro di coniugazione tra la terza e la seconda vertebra cervicale, perfora la dura madre e si anastomizza con quello del lato opposto formando un tronco unico che cranialmente, al livello dell’atlante, prima si divide e si anastomizza con il ramo

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cerebrospinale dell’arteria occipitale, poi si ricompone come tronco mediano (arteria basilare). Il ramo vertebrale esterno, dopo aver attraversato il foro trasversario dell’epistrofeo, si anastomizza con il ramo discendente dell’arteria occipitale.

L’arteria cervicale superficiale origina dalla succlavia in prossimità della prima costa e piega ventralmente e in avanti per uscire dal torace. Irrora il pellicciaio e i muscoli scheletrici e superficiali del collo. Fornisce numerosi rami, tra cui l’arteria cervicale ascendente, che irrora i muscoli laterali del collo e più in basso quelli della porzione distale della spalla.

L’arteria occipitale deriva dalla carotide comune e si porta tra i muscoli retti del capo fino alla superficie inferiore dell’ala dell’atlante dove si divide in due rami, anteriore e posteriore. Il ramo posteriore si dirige caudalmente, oltrepassa il foro trasversario dell’atlante e si anastomizza con l’arteria vertebrale. Il ramo anteriore si porta verso il foro alare dell’atlante e si risolve in un ramo che penetra nel canale vertebrale percorrendo il foro di coniugazione come arteria cerebrospinale, e in altri rami che, attraversato il foro alare, vanno ai muscoli dorsali ed alla cute della regione. L’arteria cerebrospinale, perforata la dura madre, passa ventralmente al midollo allungato e si anastomizza con la controlaterale suddividendosi in un vaso craniale, arteria basilare, e uno caudale, arteria spinale ventrale. Quest’ultima, posta in posizione mediana, ventralmente al midollo spinale, corre caudalmente lungo il canale neurale della colonna vertebrale e riceve, a livello di ogni foro di coniugazione, prima i rami spinali

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delle arterie vertebrali, poi i rami provenienti dalle arterie intercostali, lombari e sacrali (Fig. 11).14

Il nutrimento arterioso alle vertebre cervicali è fornito dalle arterie vertebrali pari (a), che si dirigono cranialmente dalle arterie succlavie. Le arterie attraversano i fori trasversari (b) dei processi trasversi delle vertebre cervicali (eccetto C7). In ciascun segmento danno origine alle branche dorsali (c) e ventrali (d). Un vaso importante scorre vicino al margine posteriore del processo articolare (e). La branca spinale (f) entra nel canale vertebrale ad ogni spazio intervertebrale. Al livello dell’atlante la branca dorsale (g) passa al di sopra del processo trasverso di C1, si anastomizza con la branca dell’arteria occipitale (h), ed entra nel canale vertebrale attraverso i fori alari di C1 (i). La branca ventrale scorre sotto al processo trasverso e si anastomizza anch’essa con l’arteria occipitale (j). Il plesso venoso vertebrale (k) giace sul pavimento del canale vertebrale. Le vene convergono al centro del corpo vertebrale (l) e divergono al livello del disco intervertebrale (m). Al livello dell’atlante il plesso venoso è posizionato più lateralmente.

Fig. 11 Da: Small Animal Spinal Disorders, diagnosis and surgery, Wheeler-Sharp, Mosby Wolfe Publishing, 1994

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1.4. LIQUIDO CEFALORACHIDIANO (LCR)

Il liquido cefalorachidiano o cerebrospinale è un fluido chiaro e incolore prodotto prevalentemente dai plessi coroidei attraverso processi di secrezione e di ultrafiltrazione del plasma sanguigno.

Riempie le cavità del SNC e fluisce continuamente negli spazi subaracnoidei passando attraverso i fori del Luschka, posti negli angoli laterali del IV ventricolo, e il foro di Magendie della tela corioidea del IV ventricolo.14

È provvisto di diverse funzioni: sostegno fisico, escrezione, trasporto intracerebrale e controllo dell’ambiente chimico del SNC.

Il LCR partecipa alla protezione dell’encefalo da improvvisi cambiamenti della pressione sanguigna e, contemporaneamente, alla regolazione della pressione intracranica.

Il LCR è una soluzione acquosa contenente ioni e vari elementi che costituiscono un mezzo di trasporto intracerebrale per nutrienti, sostanze neuroendocrine e neurotrasmettitori. Nonostante la diversa composizione rispetto al plasma, l’osmolarità dei due liquidi rimane la stessa (289 mOsm/L). Rispetto al plasma, nel LCR ci sono meno proteine, in prevalenza albumine. In un cane normale il contenuto proteico è inferiore a 25 mg/dl. Inoltre possono esservi anche alcuni leucociti, dato che il SNC è costantemente monitorato dal sistema immunitario. Nel LCR di un cane sano si possono contare 0-3 cell/µl, per la maggior parte linfociti.

Come già detto il LCR è un fluido chiaro ed incolore, ogni cambiamento del suo aspetto è patologico. Può apparire opaco

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quando è presente un’alta percentuale di cellule (> 550/µl). Un alto contenuto proteico può aumentare questa torbidità e porta ad una maggior viscosità del liquido. Il colore rosso indica emorragia, in molti casi causata dalla puntura, al momento del prelievo, di vasi radicolari. Se, dopo centrifugazione, il LCR appare chiaro la colorazione rossastra era dovuta ad un danno iatrogeno. Il persistere della colorazione, anche dopo centrifugazione, è indicativo di un’emorragia patologica poiché gli eritrociti vanno facilmente incontro a degenerazione nel LCR. La xantocromia, colorazione giallastra del LCR, è tipica di emorragie subaracnoidee in assenza di iperbilirubinemia. È causata da un accumulo di pigmento ematico e si trova diverse ore dopo l’insulto emorragico (sanguinamento post-traumatico, in caso di arteriti o altri gravi fenomeni infiammatori del SNC, così come nei disordini vascolari o della coagulazione).

Le cellule presenti nel LCR sono una valida fonte di informazioni per la diagnosi poiché rispecchiano, almeno in parte, la riposta immunitaria insorta nel SNC. L’esame delle cellule del LCR è particolarmente utile nei casi in cui si sospetta una reazione infiammatoria a causa di malattie infettive o tumorali del SNC. Il numero totale delle cellule si determina usando una camera di conteggio cellulare ed effettuando l’esame entro 30 minuti dal prelievo poiché le cellule degenerano rapidamente in un liquido a basso contenuto proteico. Nel LCR di un soggetto normale si contano 0-3 cell/µl e, per la maggior parte, sono cellule mononucleate (linfociti e monociti). Nel caso di un aumento del

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numero di cellule, che si classifica in leggero (5-50 cell/µl), moderato (50-200 cell/µl) o marcato (>200 cell/µl), va eseguita una conta differenziale. L’identificazione delle cellule presenti aiuta nel restringimento del campo di diagnosi differenziali.

Il glucosio presente nel LCR dipende dal livello di glucosio ematico e dalla velocità del metabolismo del SNC. Un aumento del livello di glucosio del LCR non è significativamente importante in quanto può indicare uno stato di iperglicemia che si è verificato fino a 4 ore prima del prelievo. Bassi livelli di glucosio nel LCR, in assenza di ipoglicemia, indicano la presenza di una patologia diffusa delle meningi.

Al contrario del livello di glucosio, la misurazione dei livelli proteici nel LCR è importante ai fini della diagnosi. La maggior parte delle proteine presenti nel LCR proviene dal sangue. Nel cane livelli normali di proteine, dopo prelievo dalla cisterna magna, sono solitamente inferiori a 25 mg/dl, leggermente più alti in caso di prelievo a livello lombare. Un aumento del contenuto proteico è un indice aspecifico di malattia del SNC e può essere causato da un danno della barriera emato-encefalica o da un aumento locale della produzione di IgG. Elevati livelli proteici nel LCR vengono riscontrati nelle patologie infiammatorie, infettive, tossiche, metaboliche, vascolari e neoplastiche del SNC.15

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