2.4 Trematodi
Non sono frequenti i riscontri di distomi nei leporidi. Soveri e Valtonen isolano nel 1983 Dicrocoelium dendriticum in Lepus timidus; Nickel e Gottwald (1986) e Terracciano (1986) segnalano Fasciola hepatica e Dicrocoelium dendriticum in
Lepus europaeus ; Rondelaud e collaboratori (2001) hanno isolato F. hepatica in Lepus Capensis in Francia.
Fasciola hepatica Linnaeus, 1758
E’ un trematode della famiglia Fasciolidae e presenta corpo appiattito, di colore bruno pallido ricoperto da piccole spine retrovolte. E’ di forma ovalare , cranialmente appuntito in un cono cefalico. La lunghezza varia a seconda dell’esemplare tra 18 e 50 mm e la larghezza è compresa tra 4-13 mm. Presenta due ventose ravvicinate: una alla sommità del cono cefalico (rotonda di circa mm 1 di diametro ) ed una alla base di detto cono (poco più grande e triangolare) (Casarosa, 1985). Ha intestino biforcato e molto ramificato. Nei grossi dotti biliari dove vive si nutre prevalentemente di sangue. E’ ermafrodita con testicoli posti dietro all’ovaio e poro genitale ubicato davanti alla ventosa ventrale(Casarosa, 1985). Depone grosse uova opercolate giallastre di 130-150 micron per 63-90 micron dalle quali in condizioni ambientali favorevoli si sviluppa una larva, il miracidio che schiuso dall'uovo continua l 'evoluzione in un gasteropode d'acqua dolce del genere Limnea in cui si formano sporocisti, redie e cercarie. Le cercarie fuoriuscite dall'ospite intermedio si incistano su erbe palustri trasformandosi in metacercarie infestanti, che ingerite con le erbe dall'ospite definitivo raggiungono la sede elettiva (Ambrosi, 1995).
Il grande distoma Fasciola hepatica si riscontra raramente nella lepre. E' infatti comparso solo in 18 su 1.440 soggetti esaminati in Polonia (Tropilo, 1964) e in 5 su
86 esaminati nei dintorni di Dresda (Nickel e Gottwald, 1979). Le alterazioni
anatomopatologiche che questo distoma determina sono spesso notevoli, si rilevano infatti fegato ingrossato ed indurito, coledoco dilatato e con le pareti ispessite . Da Hannemann (1971)clinicamente sono stati osservati dimagramento, debolezza, diarrea ed edemi . Segnalata nella lepre in Italia da Màglione (1967), Arru e coll.(1962 )(Spagnesi e Trocchi, 1992).
Dicrocoelium dendriticum Rudolphi, 1819
E’ un trematode ermafrodito della famiglia Dicroceliidae . Presenta corpo appiattito di forma lanceolata, lungo mm 14-22 e largo mm 1,5-2,5 con cuticola liscia e
trasparente . La trasparenza della cuticola permette di vedere all’interno del parassita l’utero pieno di uova brunastre che appare come una macchia scura. Delle due
ventose delle quali è provvisto , l’una orale ha diametro di 300-400 µm , l’altra ventrale ha diametro di 500-600µm (Casarosa, 1985). Questo parassita si localizza nei dotti biliari dove depone uova opercolate di colore bruno lunghe micron 36-45 e larghe micron 22-23 che contengono il miracidio già formato. Queste uova eliminate con le feci sono molto resistenti alle avverse condizioni climatiche e ingerite da gasteropodi terrestri (Zebrina detrita, Helicella candidula) continuano il ciclo dando luogo a sporocisti di prima e seconda generazione e quindi a cercarie. Quest'ultime contenute in particolari grumi mucosi vengono espulse soprattutto dopo abbondanti piogge, e sono ingerite da formiche (F.fusca, F .rufibarbis), che rappresentano il secondo ospite intermedio, in cui diventano metacercarie infestanti (Ambrosi, 1995). L'ospite definitivo si infesta ingerendo le formiche insieme alle erbe. Negli animali infestati le metacercarie si schiudono e migrano, risalendo il coledoco, al fegato dove colonizzeranno i dotti biliari per diventare adulte dopo 72-85 giorni .
Dicrocoelium dendriticum è riscontrato spesso in distretti dove pascolano anche le
pecore (Soveri e Valtonen, 1983). E' stato osservato numerose volte nella lepre anche in Italia (Arru e coll., 1962; Maglione, 1967; Terracciano, Mancianti e Marconcini
1988 ). La prova delle infestazioni si evince in modo sicuro solo attraverso
l'autopsia; l'analisi degli escrementi, non è affidabile poiché la coprodiagnostica è poco sensibile. Le lepri più vecchie sono spesso infestate (Spagnesi e Trocchi, 1992).
La distomatosi epatica dei leporidi sostenuta sia da F.hepatica che da D.dendriticum è causa di gravi lesioni-epatiche e secondo Bouvier e coll. (1954) è da considerarsi la più grave malattia parassitaria della lepre in considerazione del fatto che un piccolo numero di distomi può portare a morte l'animale. Questa malattia in Germania e
Francia è stata attribuita soprattutto a F. heptica mentre in Svizzera a D.dendriticum . Nickel e Gottwald in uno studio del 1978 su Lepus europaeus effettuato in Germania hanno isolato sia Fasciola hepatica che Dicrocoelium dendriticum, talvolta
contemporaneamente presenti nello stesso ospite.
In Italia Maglione (1967) ha osservato la dicroceliosi in lepri trovate morte; il fegato di questi animali presentava segni caratteristici di epatosi, epatite e sclerosi, con proliferazione della glissoniana e depositi di fibrina: esiti probabilmente
dell'invasione del fegato da parte del parassita.
Terracciano, nel 1986, ha isolato Dicrocoelium dendriticum da lepri di tre diverse zone di ripopolamento e cattura della provincia di Pisa. La prevalenza del distoma nelle tre popolazioni corrispondenti alle tre zone erano piuttosto variabili
(rispettivamente del 6%, del 5,2% e del 17%). Questi diversi valori di prevalenza sono stati considerati da Terracciano (1986) come indice di una relazione tra le prevalenza della distomatosi in quei territori, e la densità dei greggi di pecore che vi pascolano. Infatti da una stima del numero di pecore, presenti in quelle zone, è
emerso che l’area con maggiore prevalenza equivaleva alla zona con maggior densità di bestiame.
Terracciano (1986) conclude che sia necessario mantenere controllato il numero di ovini e caprini che pascolano nelle aree di ripopolamento e cattura, sia per le
parassitosi trasmissibili alle lepri (e ad altri selvatici) che per il disturbo che questi determinano alle popolazioni selvatiche.