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Cap. I: Algebre di Banach

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Academic year: 2021

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Cap. I: Algebre di Banach

1 Definizioni e esempi principali

Un’algebra di Banach `e uno spazio di Banach complesso B in cui `e stata definita una moltiplicazione (tra vettori) con le seguenti propriet`a. Per ogni x, y, z ∈ B e λ ∈ C si ha

(a) (xy)z = x(yz) [associativit`a],

(b) x(y + z) = xy + xz e (y + z)x = yx + zx [distributivit`a], (c) λ(xy) = (λx)y = x(λy),

(d) kxyk ≤ kxk kyk.

Si ricorda che la norma in B `e completa nel senso che ogni successione di Cauchy in B `e convergente in B. `E chiaro, in vista della propriet`a (d), che le operazioni algebriche su B [cio`e, l’addizione (x, y) 7→ x + y, la moltiplicazione tra vettori (x, y) 7→ xy, e la moltiplicazione scalare (λ, x) 7→ λx] sono continue. Se xy = yx per ogni x, y ∈ B, l’algebra si dice commutativa.

Un elemento e ∈ B si dice elemento unit`a se kek = 1 e ex = xe = x per ogni x ∈ B. In tal caso B si dice algebra con unit`a.

Esercizio. Sia B un’algebra di Banach senza unit`a. Sia B1 = B × C con le seguenti operazioni:

(x, λ) + (y, µ) = (x + y, λ + µ), γ(x, λ) = (γx, γλ),

(x, λ)(y, µ) = (xy + µx + λy, λµ), k(x, λ)k = kxk + |λ|.

Si dimostri che B1 `e un’algebra con unit`a (quale?) e che x 7→ (x, 0) `e un’immer- sione isometrica di B in B1.

(2)

Una sottoalgebra A dell’algebra di Banach B `e un sottospazio lineare dello spazio di Banach H che `e chiuso per la moltiplicazione (tra vettori) in B. In altre parole, se x, y ∈ A, allora xy ∈ A. Una sottoalgebra chiusa di un’algebra di Banach B `e una sottoalgebra di B che `e chiuso rispetto alle operazioni e la norma di B.

Concludiamo questo paragrafo con alcuni esempi di algebre di Banach.

(a) Sia K uno spazio compatto di Hausdorff e sia C(K) l’insieme di tutte le funzioni continue f : K → C. Allora C(K) `e un’algebra di Bana- ch commutativa con unit`a rispetto alle seguenti operazioni e alla seguente norma:









(f + g)(t) = f (t) + g(t), t ∈ K, (λf )(t) = λf (t), t ∈ K, (f g)(t) = f (t)g(t), t ∈ K, kf k = maxt∈K |f (t)|.

Qual’`e l’elemento unit`a? Perch´e la norma `e completa?

(b) Sia X uno spazio di Banach complesso e sia L(X) l’insieme di tutti gli operatori lineari limitati su X. Allora L(X) `e un’algebra di Banach rispetto alle operazioni e alla norma









(T + S)x = T x + Sx, x ∈ X,

(λT )x = λT x, x ∈ X,

(T S)x = T (Sx), x ∈ X,

kT k = sup06=x∈X(kT xk/kxk).

Qual’`e l’elemento unit`a? Dimostrare cheL(X)non `e commutativa se dim X

≥ 2.

(c) Sia `1(Z) l’insieme di tutti le successioni complesse (xn)n∈Z tali che la se- rie P

n∈Z xn `e assolutamente convergente. Allora `1(Z) `e un’algebra di Banach commutativa con unit`a rispetto alle operazioni e alla norma

















(xn)n∈Z+ (yn)n∈Z = (xn+ yn)n∈Z, λ(xn)n∈Z = (λxn)n∈Z,

(xn)n∈Z(yn)n∈Z = (zn)n∈Z, zn=X

k∈Z

xkyn−k, k(xn)n∈Zk =X

n∈Z

|xn|.

(3)

Quindi la moltiplicazione tra vettori `e il cosiddetto prodotto convoluzione.

L’algebra `1(Z) si chiama l’algebra di Wiener (discreta). Domanda: Qual’`e il suo elemento unit`a?

(d) Sia L1(R) l’insieme di tutte le funzioni sommabili f : R → C rispetto alla misura di Lebesgue1. Allora L1(R) `e un’algebra di Banach commutativa senza unit`a rispetto alle operazioni e alla norma









(f + g)(t) = f (t) + g(t), t ∈ R q.o., (λf )(t) = λf (t), t ∈ R q.o., (f g)(t) =R

−∞f (s)g(t − s) ds, t ∈ R q.o., kf k =R

−∞|f (t)| dt.

La moltiplicazione (tra vettori) si chiama il prodotto convoluzione (spesso indicata con f ∗ g). All’algebra L1(R) si aggiunge l’elemento unit`a nella se- guente maniera. Consideriamo W = C × L1(R) con le seguenti operazioni e la seguente norma:









(c, f ) + (d, g) = (c + d, f + g), λ(c, f ) = (λc, λf ),

(c, f )(d, g) = (cd, df + cg + (f ∗ g)), k(c, f )k = |c| + kf k.

Allora W `e un’algebra di Banach commutativa con l’unit`a (1, 0) che si chiama l’algebra di Wiener (continua).

(e) Sia S un sottoinsieme compatto del piano complesso S con parte interna non vuota (per esempio, il disco unitario {z ∈ C : |z| ≤ 1}). Allora l’insieme A(S) di tutte le funzioni continue f : S → C, che sono analitiche all’interno di S, `e un’algebra di Banach commutativa con unit`a rispetto alle operazioni e alla norma









(f + g)(t) = f (t) + g(t), t ∈ S, (λf )(t) = λf (t), t ∈ S, (f g)(t) = f (t)g(t), t ∈ S, kf k = maxt∈S |f (t)|.

E evidente che A(S) `e una sottoalgebra chiusa di C(S).`

1Identifichiamo due funzioni f, g : R → C tali che l’insieme {t ∈ R : f (t) 6= g(t)} ha misura nulla. In tal caso si dice che f (t) = g(t) quasi ovunque (q.o.).

(4)

(f ) Una matrice complessa n × n, A = (ai,j)ni,j=1, si dice matrice circolante se ai,j = ai−j (cio`e, ai−j dipende soltanto dalla differenza i − j) e aj+n = aj (j = −n, · · · , n). Per n = 5 si ottiene una matrice del tipo

A =

a0 a1 a2 a3 a4 a4 a0 a1 a2 a3 a3 a4 a0 a1 a2 a2 a3 a4 a0 a1 a1 a2 a3 a4 a0

 ,

dove aj (j = 0, 1, 2, 3, 4) sono numeri complessi. Per n ≥ 1 arbitrario si ha

A =

a0 a1 a2 · · · an−2 an−1 an−1 a0 a1 · · · an−3 an−2

... . .. ... · · · ...

a2 a3 a0 a1

a1 a2 · · · an−1 a0

 ,

dove aj (j = 0, 1, · · · , n − 1) sono numeri complessi. Scriviamo A = C(a0, a1, · · · , an−1). Si vede facilmente che

C(a0, a1, · · · , an−1)

 1 z z2

... zn−1

= ˆa(z)

 1 z z2

... zn−1

, zn= 1,

dove ˆa(z) = a0 + za1 + z2a2 + · · · + zn−1an−1. Quindi gli autovettori della matrice circolante C(a0, a1, · · · , an−1) sono i valori ˆa(z) del polino- mio ˆa(z) calcolati per gli z per cui zn = 1. Ne consegue che le matrici circolanti di ordine n costituiscono un’algebra di Banach (rispetto a qual- siasi norma matriciale) commutativa con unit`a. Limitatamente alla struttura algebrica (cio`e senza tener conto della norma e delle corrispondenti pro- priet`a topologiche) essa pu`o essere identificata con il C-modulo quoziente C[x]/(xn− 1) ootenuto identificando polinomi complessi la cui differenza sia divisibile per xn− 1.

(5)

2 Propriet`a principali

Un sottoinsieme I di un’algebra di Banach B si dice ideale in B se I `e un sotto- spazio lineare dello spazio di Banach B e se xa e ax appartengono ad I per tutti i vettori a ∈ I e x ∈ B. Un ideale I in B si dice non banale se I 6= {0} e I 6= B.

Si dimostra facilmente che la chiusura di un ideale in B `e un ideale in B.

Discutiamo alcuni esempi (che corrispondono ai precedenti esempi di algebre di Banach).

(a) L’insieme di tutte le funzioni in C(K) (essendo K uno spazio compatto di Hausdorff) che assumano il valore zero sul sottoinsieme non vuoto K0 di K, `e un ideale in C(K). Questo ideale non `e banale se e solo se K0 non `e un sottoinsieme denso in K [perch´e?].

(b) L’insieme di tutti gli operatori in L(X) di rango finito (cio`e, con un imma- gine che ha dimensione finita) `e un ideale in L(X). Questo ideale non `e banale se e solo se X ha dimensione infinita2.

(c) Siccome ogni successione (xn)n∈Zconduce ad una serie assolutamente con- vergenteP

n∈Z xn, anche la sua trasformata di Fourier discreta ˆ

x(z) =X

n∈Z

znxn, z ∈ T,

dove T il cerchio unitario in C, `e una serie assolutamente convergente.

Infatti,

|ˆx(z)| =

X

n∈Z

znxn

≤X

n∈Z

|xn| = k(xn)n∈Zk , z ∈ T.

Si dimostra che, per ogni z ∈ T, i vettori (xn)n∈Z in `1(Z) per cui ˆx(z) = 0 costituiscono un ideale chiuso e non banale in `1(Z).

(d) Per ogni w = (c, f ) ∈ W = C × L1(R) (l’algebra di Wiener continua), si definisce la sua trasformata di Fourier

ˆ

w(λ) = c + Z

−∞

eiλtf (t) dt, λ ∈ R.

2Anche gli operatori compatti su X costituiscono un ideale in L(X). Questo ideale `e chiuso.

E non banale se e solo se X ha dimensione infinita.`

(6)

Siccome f ∈ L1(R), la funzione ˆw `e continua in λ ∈ R e ˆw(λ) → c se λ → ±∞ (in visto del Lemma di Riemann-Lebesgue). Si dimostra che, per ogni λ ∈ R, tutti i vettori w = (c, f ) in W per cui ˆw(λ) = 0 costituiscono un ideale chiuso e non banale in W. Anche {(0, f ) : f ∈ L1(R)} `e un ideale chiuso e non banale in W.

(e) Sia S un sottoinsieme compatto del piano complesso C con parte interna non vuota e sia S0un sottoinsieme non vuoto di S. Allora l’insieme di tutte le funzioni in A(S) che si annullano per ogni punto di S0, `e un ideale in A(S).

(f ) Sia z una radice n-esima dell’unit`a (cio`e, sia zn = 1). Allora l’insieme di tutte le matrici circolanti C(a0, a1, . . . , an−1) per cui ˆa(z) = a0 + za1 +

· · · + zn−1an−1 = 0, `e un ideale non banale nell’algebra di Banach delle matrici circolanti di ordine n.

Sia I un ideale chiuso nell’algebra di Banach B. Dato x ∈ B, l’insieme [x] = {x + m : m ∈ I}

si chiama il laterale che contiene x. Ovviamente, per x, y ∈ B si ha [x] = [y] se e solo se x − y ∈ I. La famiglia di tutti i laterali si scrive B/I. Le operazioni algebriche in B/I si definiscono nella seguente maniera:

[x] + [y] = [x + y], λ[x] = [λx], [x][y] = [xy],

dove le definizioni hanno senso. Infatti, se [x] = [x1] e [y] = [y1], allora x − x1, y − y1 ∈ I e dunque (x + y) − (x1 − y1) = (x − x1) + (y − y1) ∈ I, (λx − λx1) = λ(x − x1) ∈ I e

xy − x1y1 = (x − x1)y + x1(y − y1) ∈ I;

l’ultima unit`a segue dal fatto che I `e un ideale in B. L’insieme B/I `e un’algebra, la cosiddetta algebra quoziente.

La proposizione seguente mostra come estendere in modo naturale a B/I una struttura di algebra di Banach.

Proposizione 2.1 Sia I un ideale chiuso nell’algebra di Banach B. Poniamo k[x]k = dist(x, I) = inf{kx − mk : m ∈ I}.

Allora B/I con questa norma `e un’algebra di Banach.

(7)

Dimostrazione. Prima dimostriamo che k[xy]k ≤ k[x]k k[y]k per ogni x, y ∈ B. Infatti, per ogni u, v ∈ I abbiamo (x − u)(y − v) = xy − w per qualche w ∈ I.

Dunque

k[x][y]k = k[xy]k = dist(xy, I) ≤ kxy − wk

= k(x − u)(y − v)k ≤ kx − uk ky − vk.

Cercando l’estremo inferiore di kx − uk per u ∈ I e l’estremo inferiore di ky − vk per v ∈ I, si trova

k[x][y]k ≤ k[x]k k[y]k.

Bisogna ora dimostrare la completezza della norma in B/I. Sia ([xn])n=1una succesione di Cauchy in B/I. Allora esistono indici nktali che k[xnk+1− xnk]k ≤ 2−k. Per ogni x1 ∈ [xn1] esiste v2 ∈ [xn2] tale che

kv1− v2k ≤ 2kxn1 − xn2k.

Costruiamo induttivamente una successione (vk)k=1 in B tale che vk ∈ [xnk] (k ∈ N) e

kvk− vk+1k ≤ 2

xnk− xnk+1

≤ 2−(k−1).

Ovviamente (perch´e?) (vk)k=1 `e una successione di Cauchy in B e quindi esiste v ∈ B tale che kvk− vk → 0 se k → ∞. Di conseguenza,

k[xnk] − [v]k = k[vk] − [v]k = k[vk− v]k ≤ kvk− vk → 0

se k → ∞. Abbiamo dimostrato che qualsiasi successione di Cauchy ([xn])n=1in B/I ha una sottosuccessione convergente in B/I e quindi `e convergente in B/I.

In altre parole, abbiamo dimostrato la completezza della norma in B/I. 2 Se B `e un’algebra di Banach con unit`a e, allora B/I `e un’algebra di Banach con unit`a se I 6= B. Infatti, basta dimostrare che il suo elemento unit`a [e] ha norma 1 in B/I. In prima luogo si vede che 1 = kek ≥ dist(e, I) = k[e]k. `E poi chiaro che k[e]k2 ≥ k[e2]k = k[e]k 6= 0, dove k[e]k = 0 viene escluso poich´e implicherebbe che e ∈ I e dunque che I = B.

Se K(X) `e l’ideale chiuso di tutti gli operatori compatti in L(X) (essendo X uno spazio di Banach complesso di dimensione infinita), allora l’algebra quozien- te L(X)/K(X) si chiama l’algebra di Calkin. Questa algebra `e un’algebra con unit`a.

(8)

3 Elementi invertibili

Sia B un’algebra di Banach con unit`a e. Allora x ∈ B si dice essere invertibile in B se esiste iun elemento y ∈ B tale che xy = yx = e. In tal caso y si chiama l’inverso di x e si scrive y = x−1.

Teorema 3.1 Ogni elemento x di un’algebra di Banach B con unit`a e tale che ke − xk < 1 `e invertibile. Inoltre l’insieme di tutti gli elementi invertibili in B `e aperto in B.

Dimostrazione. Sia x ∈ B tale che ke − xk < 1. Poniamo u0 = e, u1 = e − x, un = e + (e − x) + (e − x)2+ · · · + (e − x)n. Allora (un)n=1 `e una successione di Cauchy in B. Infatti, per m > n si ha

kum− unk =

m

X

j=n+1

(e − x)j

m

X

j=n+1

ke − xkj ≤ ke − xkn+1 1 − ke − xk,

dove ke − xk < 1. Quindi esiste y ∈ B tale che kun − yk → 0 se n → ∞.

Prendendo il limite nella relazione

(e − x)un= un(e − x) = un+1− e,

risulta (e − x)y = y(e − x) = y − e e quindi xy = yx = e. Di consequenza, x `e invertibile e x−1 = y.

Sia ora x invertibile e sia y ∈ B tale che kx − yk < (1/kx−1k). In tal caso ke − x−1yk = kx−1(x − y)k ≤ kx−1k kx − yk < 1 e quindi x−1y `e invertibile.

Evidentemente y `e invertibile. 2

Dall’ultima parte della dimostrazione consegue facilmente che

kx−1− y−1k ≤ kx−1k

(e − x−1(x − y))−1

≤ kx−1k2kx − yk 1 − kx−1k kx − yk. Sia B un’algebra di Banach con unit`a e e sia x ∈ B. Allora lo spettro σ(x) di x

`e l’insieme di tutte le λ ∈ C tali che λe−x non `e invertibile in B. Il risolvente ρ(x)

`e l’insieme di tutte le λ ∈ C tale che λe−x `e invertibile in B. Evidentemente σ(x) e ρ(x) sono insiemi complementari in C. Chiaramente l’insieme ρ(x) `e aperto in C e la funzione λ 7→ (λe − x)−1 `e analitica in ρ(x).

(9)

Teorema 3.2 Lo spettro di un elemento di un’algebra di Banach `e un sottoinsieme compatto e non vuoto del piano complesso.

Dimostrazione. Ovviamente ρ(x) = {λ ∈ C : λe − x invertibile} `e aperto.

Infatti, se λ ∈ ρ(x) e quindi λe − x `e invertibile, allora µe − x `e invertibile se

|µ − λ| = k(µe − x) − (λe − x)k <

(λe − x)−1 . Inoltre la serie

X

j=0

λ−(j+1)xj

`e totalmente convergente (cio`e, `e convergente la serie P

j=0 |λ|−(j+1)kxjk) se

|λ| > kxk. D’altra parte, si vede subito che la somma della serie rappresenta (λe − x)−1, poich´e (λe − x)Pn

j=0 λ−(j+1)xj = e − λ−(n+1)xn+1; quest’ultima espressione tende ad e se n → ∞. Quindi σ(x) `e contenuto nella palla di raggio kxk e centro zero.

Resta da dimostrare che σ(x) non `e vuoto. Supponiamo per assurdo che σ(x) sia vuoto. In tal caso h(λe − x)−1, ϕi `e una funzione analitica per ogni funzionale lineare continuo ϕ; questa funzione tende a zero se |λ| → ∞. Secondo il Teorema di Liouville3, risulta h(λe − x)−1, ϕi = 0 per ogni λ ∈ C e ϕ ∈ B0. Dunque (λe − x)−1 = 04, una contraddizione. Di conseguenza, σ(x) 6= ∅. 2 Corollario 3.3 [Teorema di Gelfand-Mazur] Se B `e un’algebra di Banach con unit`a e e ogni vettore diverso dallo zero in B `e invertibile, allora B = {λe : λ ∈ C}.

Dimostrazione. Sia x ∈ B. Secondo il teorema 3.2, esiste uno scalare λ ∈ C tale che λe − x non `e invertibile in B e quindi, nelle attuali ipotesi, λe − x = 0.

Quindi x = λe. 2

Siccome lo spettro σ(x) `e compatto e non `e vuoto, esiste il valore r(x) = maxt∈σ(x) |t| che viene detto raggio spettrale di x. Ovviamente r(x) ≤ kxk per ogni x ∈ B.

3Che afferma che ogni funzione analitica e limitata sull’intero piano complesso `e costante.

Vedi Ist. Anal. Sup. Mod. 2.

4Secondo il Teorema di Hahn-Banach, i funzionali lineari continui su uno spazio di Banach X

”separano” i punti di X.

(10)

Proposizione 3.4 In un’algebra di Banach con unit`a il raggio spettrale di x viene dato dalla formula

r(x) = lim

n→∞ kxnk1/n. Dimostrazione. L’uguaglianza

µne − xn= (µe − x)y = y(µe − x), y = µn−1e + µn−2x + · · · + xn−1, implica che µn ∈ σ(xn) se µ ∈ σ(x). Quindi |µ|n ≤ r(xn) ≤ kxnk. Siccome µ ∈ σ(x) `e arbitrario, si ha

r(x) ≤ inf kxnk1/n.

Per dimostrare il viceversa, scegliamo un funzionale lineare continuo f su B e consideriamo φ(λ) = f ((λe − x)−1). Allora φ `e analitica sul risolvente ρ(x) e per |λ| > kxk si ha

φ(λ) = 1 λf

 e − 1

λx

−1!

=

X

n=0

1

λn+1f (xn).

Siccome φ `e analitica per |λ| > r(x), la serie `e assolutamente convergente per

|λ| > r(x). Dunque il suo termine generale deve tendere a zero se n → ∞ e quindi

sup

n∈N

f 1 λnxn



< +∞.

Secondo il Teorema di Banach-Steinhaus5, si ha mλ = sup

n∈N

1 λnxn

< +∞.

Ne consegue kxnk1/n ≤ |λ|m1/nλ per n ∈ N, per cui lim supn→∞ kxnk1/n ≤ r(x).

2

Discutiamo ora alcuni esempi.

5Il Teorema di Banach-Steinhaus (detto anche il ”Principio della limitatezza uniforme”, affer- ma che: Se (Tα) `e una famiglia di operatori lineari limitati su uno spazio di Banach X tali che (kTαxk) sia limitata per ogni x ∈ X, allora la famiglia delle norme (kTαk) `e limitata. Definendo gli operatori Tαsullo spazio duale X0con Tα(f ) = f (xα), ci`o implica; Se (xα) `e una famiglia di vettori in uno spazio di Banach X e (f (xα)) `e limitata per ogni funzionale lineare continuo f su X, allora (kxαk) `e limitata.

(11)

(a) Sia K uno spazio compatto di Hausdorff. Consideriamo l’algebra di Banach C(K). Se f ∈ C(K) `e invertibile e g ∈ C(K) `e il suo inverso, allora f (t)g(t) = g(t)f (t) = 1 per ogni t ∈ K e quindi f (t) 6= 0 per ogni t ∈ K.

In tal caso la funzione f−1definita da f−1(t) = (1/f (t)) (t ∈ K) `e continua e quindi appartiene a C(K). In altre parole, f ∈ C(K) `e invertibile se e solo se f (t) 6= 0 per ogni t ∈ K. `E facile dimostrare che, per f ∈ C(K) qualsiasi, σ(f ) = {f (t) : t ∈ K}.

(b) Se B = L(X) per uno spazio di Banach X, allora lo spettro di T ∈ L(X) nel senso descritto prima coincide con lo spettro di T come descritto nel corso di Ist. Fis. Mat. Mod. 1.

(c) Sia B = `1(Z). Se (xn)n∈Z `e invertibile in `1(Z) e (yn)n∈Z `e il suo inverso, risulta

X

k∈Z

xkyn−k =

(1, n = 0, 0, n 6= 0.

Calcolando la trasformata discreta di Fourier, risulta ˆ

x(z)ˆy(z) = 1, z ∈ T,

e quindi ˆx(z) 6= 0 per ogni z ∈ T `e una condizione necessaria affinch´e il vettore (xn)n∈Z sia invertibile in `1(Z). In seguito vedremo che questa condizione `e anche sufficiente. Dimostreremo anche che σ((xn)n∈Z) = {ˆx(z) : z ∈ T}.

(d) Sia W = C × L1(R) l’algebra di Wiener continua. Se w = (c, f ) ∈ W

`e invertibile, allora esiste (d, g) ∈ W tale che (cd, df + cg + (f ∗ g)) = (c, f )(d, g) = (1, 0). In tal caso c 6= 0 e d = (1/c). Inoltre, calcolando la trasformata di Fourier si ottiene

1 =

 c +

Z

−∞

eiλtf (t) dt

  d +

Z

−∞

eiλtg(t) dt



, λ ∈ R, ci`o che comporta che per ogni λ ∈ R, ˆw(λ) 6= 0. Di conseguenza, se w = (c, f ) ∈ W `e invertibile, allora c 6= 0 e ˆw(λ) 6= 0 per ogni λ ∈ R.

Quest’ultima condizione `e anche sufficiente per l’invertibilit`a di w = (c, f ) in W. Dimostreremo anche che σ(w) = { ˆw(λ) : λ ∈ R} ∪ {c}.

(e) Sia S un sottoinsieme compatto di C con parte interna non vuota. Allora f ∈ A(S) `e invertibile in A(S) se e solo se f (t) 6= 0 per ogni t ∈ S [lasciato come esercizio per il lettore].

(12)

(f ) Se la matrice circolante C(a0, a1, · · · , an−1) ha una inversa che `e una ma- trice circolante (diciamo C(b0, b1, · · · , bn−1)), allora

ˆ

a(z)ˆb(z) = 1, zn = 1.

Quindi C(a0, a1, · · · , an−1) `e invertibile nell’algebra delle matrici circo- lanti di ordine n se e solo se il polinomio ˆa(z) non ha alcuna radice n- esima dell’unit`a tra i suoi zeri. In tal caso l’inverso `e la matrice circolante C(b0, b1, · · · , bn−1), dove ˆa(z)ˆb(z) − 1 `e divisibile da xn− 1 (in C[x]). Da ci`o consegue facilmente (perch´e?) che

σ(C(a0, a1, · · · , an+1)) = {ˆa(z) : zn= 1}.

4 Funzionali lineari moltiplicativi

Un funzionale lineare ϕ definito su un’algebra di Banach B si dice moltiplicitivo se ϕ non `e il funzionale zero e se ϕ(xy) = ϕ(x)ϕ(y) per ogni x, y ∈ B. Ovviamente, se B ha l’unit`a e, si ha ϕ(e) = 1.

Proposizione 4.1 Ogni funzionale lineare moltiplicativo su un’algebra di Banach B con unit`a e `e limitato e ha norma 1.

Dimostrazione. Al contrario, se ϕ `e un funzionale lineare moltiplicativo su B e se, per assurdo, |ϕ(x)| > 1 per qualche x ∈ B con kxk = 1, allora ϕ(x)e − x `e invertibile in B e ϕ(ϕ(x)e − x) = 0. Quindi

1 = ϕ(e) = ϕ(ϕ(x)e − x)ϕ((ϕ(x)e − x)−1) = 0,

una contraddizione. Pertanto kzf (x)k ≤ 1 se x ∈ B con kxk = 1. Siccome

ϕ(e) = 1, otteniamo kϕk = 1. 2

Un ideale M in B si dice massimale se M 6= B e non esistono I in B tra M e B.

Proposizione 4.2 Sia B un’algebra di Banach commutativa con unit`a e. Allora gli ideali massimali in B coincidono con i nuclei dei funzionali lineari moltiplica- tivi in B.

(13)

Dimostrazione. Sia M un ideale massimale in B. Siccome M 6= B, M non contiene elementi invertibili in B. M `e anch’esso un ideale che, poich´e si ha {x ∈ B : ke − xk < 1} ∩ M = ∅, non coincide con tutto B. Pertanto M = M .

L’algebra quoziente B/M `e un’algebra di Banach commutative con unit`a. Sia [x] ∈ B/M diverso da zero. Consideriamo l’insieme Jx = {xy + z : y ∈ B, z ∈ M }. Allora Jx `e un ideale in B che contiene M e non `e uguale ad M (poich´e x /∈ M ). Dunque Jx = B e quindi esistono y1 ∈ B e z1 ∈ M tali che e = xy1+z1. Di conseguenza, [x][y1] = [e], che dimostra l’invertibilit`a di [x] in B/M .

Abbiamo dimostrato che ogni vettore in B/M diverso dallo zero `e invertibile.

Secondo il Teorema di Gelfand-Mazur, abbiamo B/M = {λ[e] : λ ∈ C}. In altre parole, per ogni x ∈ B esiste un unico scalare λ ∈ C tale che λe − x ∈ M . La funzione x 7→ λ ovviamente `e un funzionale lineare moltiplicativo con nucleo M . Il contrario `e pi`u facile da dimostrare. Sia ϕ un funzionale lineare moltiplica- tivo e continuo e sia M = {x ∈ B : ϕ(x) = 0}. Allora M `e un ideale chiuso in B che non coincide con B. Siccome ϕ(x)e − x ∈ M , si vede che, rispetto ad M , [x] = ϕ(x)[e] per ogni x ∈ B. La non esistenza di ideali non banali in C implica

che M `e massimale. 2

Sia B un’algebra di Banach commutativa con unit`a e. Utilizzando il Lemma di Zorn, si dimostra che ogni ideale I in B diverso da B (per esempio, l’ideale zero) pu`o essere esteso ad un ideale massimale in B. Quindi gli ideali massimali in B (e di conseguenza i funzionali lineari moltiplicativi su B) esistono.

Nel futuro identificheremo gli ideali massimali e i funzionali moltiplicativi su un’algebra di Banach commutative con unit`a B, utilizzando la notazione M per entrambi. Per esempio, l’insieme di tutti i funzionali massimali viene spesso detto lo spazio degli ideali massimali.

Teorema 4.3 Un elemento y in un’algebra di Banach commutativa con unit`a B `e invertibile se non esiste alcun funzionale lineare moltiplicativo ϕ tale che ϕ(y) = 0. Dunque si ha σ(x) = {ϕ(x) : ϕ ∈ M} per ogni x ∈ B.

Dimostrazione. Se y `e invertibile in B, allora 1 = ϕ(y)ϕ(y−1) per ogni ϕ ∈ M. Dunque ϕ(y) 6= 0 per ogni ϕ ∈ M.

Se y non `e invertibile in B, si pu`o estendere l’ideale pi`u piccolo in B che contiene l’elemento y (e che non coincide con B, poich´e y non `e invertibile) ad un ideale massimale in B. Se ϕ `e il funzionale lineare moltiplicativo con quest’ideale

massimale come nucleo, si ha ϕ(y) = 0. 2

(14)

Corollario 4.4 Sia B un’algebra di Banach commutativa con unit`a. Allora, per ogni x ∈ B,

σ(x) = {ϕ(x) : ϕ ∈ M}.

Discutiamo ora alcuni esempi.

(a) Sia B = C(K), dove K `e uno spazio compatto di Hausdorff. Allora, per ogni t ∈ K, le valutazioni f 7→ f (t) sono funzionali lineari moltiplicativi su C(K). Se esistesse un altro funzionale lineare moltiplicativo ϕ ∈ M che non fosse una valutazione, allora per ogni s ∈ K esisterebbe fs ∈ C(K) tale che ϕ(fs) = 0 e fs(s) 6= 0. Quindi per ogni s ∈ K esisterebbe un intorno aperto Us di s in K sul quale fs non assume il valore zero. La compattezza di K implicherebbe l’esistenza di s1, · · · , sn ∈ K tale che

f (t) :=

n

X

k=1

|fsk(t)|2 > 0.

Sia g = (1/f ). Allora g ∈ C(K), f g = e e

1 = ϕ(f g) = ϕ

n

X

k=1

fskfskg

!

=

n

X

k=1

ϕ(fsk)ϕ(fsk)ϕ(g) = 0, una contraddizione. Quindi tutti gli elementi di M sono valutazioni.

(c) Consideriamo B = `1(Z). Ogni ϕ ∈ M `e certamente un funzionale linea- re continuo sullo spazio di Banach `1(Z) e quindi esiste una successione complessa limitata (hn)n∈Ztale che

ϕ((xn)n∈Z) =X

n∈Z

hnxn, (xn)n∈Z ∈ `1(Z).

La sua moltiplicativit`a implica che X

n∈Z

hnX

k∈Z

xkyn−k =

"

X

n∈Z

hnxn

# "

X

m∈Z

hmym

# ,

dove (xn)n∈Z, (yn)n∈Z ∈ `1(Z), che implica hk+l = hkhl per k, l ∈ Z.

Siccome hk = 0 per qualche k implicherebbe hn = hkhn−k = 0 per ogni n ∈ Z, si ha hn 6= 0 per ogni n ∈ Z. Inoltre hn = (h1)−ne la limitatezza della successione (hn)n∈Zimplicano che h1 ∈ T. Ponendo z = h1 (tale che hn = zn) otteniamo ϕ((xn)n∈Z) = P

n∈Z znxn = ˆx(z). In altre parole, i funzionali moltiplicativi su `1(Z) sono le valutazioni (xn)n∈Z 7→ ˆx(z), dove z ∈ T.

(15)

(d) Sia B = W = C×L1(R) l’algebra di Wiener continua. Allora le valutazioni w = (c, f ) 7→ ˆw(λ) (per λ ∈ R) e w = (c, f ) 7→ c sono funzionali lineari moltiplicativi.

L’algebra di Banach W si pu`o interpretare come L1(R ∪ {∞}), dove la misura `e quella di Lebesgue su R e vale 1 per il punto ”infinito” ∞. In tal caso, i funzionali lineari continui si possono rappresentare con (h, h), dove h ∈ C e h ∈ L(R); l’azione del funzionale `e

w = (c, f ) 7→ ch+ Z

−∞

h(t)f (t) dt.

La moltipliticit`a del funzionale su {0} × L1(R) implica che h(t + s) = h(t)h(s) q.o.

Si pu`o dimostrare che esiste λ ∈ R tale che h(t) = eiλt q.o. Quindi non ci sono altri funzionali lineari moltiplicativi su W.

(f ) Sia B l’algebra di Banach delle matrici circolanti di ordine n. Allora le funzioni C(a0, a1, · · · , an−1) 7→ ˆa(z), dove zn = 1, determinano n suoi funzionali lineari moltiplicativi diversi. Siccome un polinomio di grado n − 1 viene determinato in modo unico dai suoi valori in n punti diversi (i punti z con zn = 1), questi funzionali sono linearmenti independenti. Siccome lo spazio lineare delle matrici circolanti di ordine n ha dimensione n, i suoi funzionali lineari (moltiplicativi e non moltiplicativi) sono esattamente le combinazioni lineari dei funzionali C(a0, a1, · · · , an−1) 7→ ˆa(z) (zn = 1).

Non ci sono altri funzionali lineari moltiplicativi sull’algebra delle matrici circolanti di ordine n.

Il Teorema 4.3 ha alcune implicazioni importanti. Applicando il Teorema 4.3 alle algebre `1(R) e W = C × L1(R) si trovano i seguenti teoremi (vedi [4]).

Teorema 4.5 [N. Wiener, 1933] Sia (xn)n∈Z una successione complessa tale che P

n∈Z |xn| < ∞. Se ˆx(z) = P

n∈Z znxn 6= 0 per ogni z ∈ T, allora esiste una successione complessa (yn)n∈Z con P

n∈Z |yn| < ∞ tale che ˆy(z) = (1/ˆx(z)) per ogni z ∈ T.

Sia

˜

w(θ) = a0 2 +

X

n=1

[ancos(nθ) + bnsin(nθ)]

(16)

una serie di Fourier totalmente convergente nel senso che

|a0| 2 +

X

n=1

(|an| + |bn|) < ∞.

Se ˜w(θ) 6= 0 per ogni θ ∈ [−π, π], allora esistono due successioni complesse (pn)n=0e (qn)n=1tali che

|p0| 2 +

X

n=1

(|pn| + |qn|) < ∞ e

1

˜

w(θ) = p0 2 +

X

n=1

[pncos(nθ) + qnsin(nθ)] , θ ∈ [−π, π].

Infatti, ponendo z = e, c0 = (a0/2), cn = 12(an− ibn) e c−n= 12(an+ ibn) per n ∈ N, otteniamo ˜w(θ) =P

n∈Z cnzn, con X

k∈Z

|ck| ≤ |a0| 2 +

X

n=1

(|an| + |bn|) ≤ 2X

k∈Z

|ck|.

Teorema 4.6 [N. Wiener, 1933] Siano c ∈ C e f ∈ L1(R). Se c 6= 0 e ˆw(λ) = c +R

−∞eiλtf (t) dt 6= 0 per ogni λ ∈ R, allora esiste una funzione g ∈ L1(R) tale che

1 ˆ

w(λ) = 1 c +

Z

−∞

eiλtg(t) dt, λ ∈ R.

5 La trasformata di Gelfand

Sia B un’algebra di Banach commutativa con unit`a e. Sia M l’insieme dei suoi funzionali lineari moltiplicativi. Allora M non `e vuoto. Ad ogni x ∈ B si associa una funzione complessa ˆx su M, la cosiddetta trasformata di Gelfand, definita da

ˆ

x(ϕ) = ϕ(x), ϕ ∈ M.

La stima |ˆx(ϕ)| = |ϕ(x)| ≤ kxk implica che ˆx `e una funzione complessa limitata su M.

Per dimostrarne la continuit`a introduciamo su M una topologia, la cosiddetta topologia di Gelfand, per la quale M `e uno spazio compatto di Hausdorff e ˆx ∈

(17)

C(M) per ogni x ∈ B. La topologia di Gelfand si definisce come la topologia pi`u debole rispetto a cui ogni ˆx `e continua su M. In altre parole, tutti gli insiemi del tipo

N (ϕ; x1, · · · , xn, ε) = ∩ni=1 {ψ ∈ M : |ˆxi(ϕ) − ˆxi(ψ)| < ε}

= ∩ni=1 {ψ ∈ M : |ϕ(xi) − ψ(xi)| < ε} ,

dove ϕ ∈ M, x1, · · · , xn∈ B e ε > 0, costituiscono una base di questa topologia.

In particolare, la topologia di Gelfand `e di tipo Hausdorff. Lo spazio topologico cos`ı definito si chiama lo spettro di Gelfand di B. Rispetto a questa topologia ogni x : M → C `e ovviamente continua.ˆ

Teorema 5.1 Lo spettro di Gelfand di un’algebra di Banach commutativa con unit`a `e uno spazio compatto di Hausdorff.

Dimostrazione. Sia M lo spettro di Gelfand di B. Per x ∈ B, sia Cx = {λ ∈ C : |λ| ≤ kxk} e sia S = Q

x∈B Cx con la topologia prodotto. Siccome ogni Cx `e uno spazio compatto di Hausdorff, lo `e anche S6. Ora osserviamo che ogni ϕ ∈ M corrisponde ad un singolo punto di S tramite ϕ 7→ (ϕ(x))x∈B, poich´e

|ϕ(x)| ≤ kxk per ogni x ∈ B. Inoltre si ricorda che gli insiemi

N (h; x1, · · · , xn, ε) = ∩ni=1 {g ∈ S : |h(xi) − g(xi)| < ε} ,

dove h ∈ S, x1, · · · , xn ∈ B e ε > 0, costituiscono una base della topologia prodotto di S. Quindi la topologia di Gelfand di M coincide con la topologia di M come sottospazio topologico di S. Quindi, per dimostrare la compattezza di M, basta dimostrare che M `e chiuso in S.

Sia h nella chiusura di M in S. Dati ε > 0 e x, y ∈ B, esiste ϕ ∈ M ∩ N (h; x, y, xy, e, ε), dove e `e l’unit`a di B. Dunque

|h(xy) − h(x)h(y)| ≤ |h(xy) − ϕ(xy)| + |ϕ(x)ϕ(y) − h(x)h(y)|

< ε + |(ϕ(x) − h(x))ϕ(y)| + |h(x)(ϕ(y) − h(y))|

≤ ε + εkyk + εkxk = ε(1 + kxk + kyk),

|h(e) − 1| = |h(e) − ϕ(e)| < ε.

Siccome ε > 0 `e arbitrario, si ha h(xy) = h(x)h(y) e h(e) = 1. In modo simile (con λx + µy al posto di xy) si dimostra che h `e lineare. Quindi h ∈ M. In altre

parole, M `e chiuso in S. 2

6Per il Teorema di Tychonoff, il prodotto topologico arbitrario di spazi compatti `e compatto.

Questo teorema `e equivalente all’assioma di scelta.

(18)

Sia M lo spettro di Gelfand di un’algebra di Banach commutativa con unit`a B. Allora la mappa

Γ : B → C(M), Γx = ˆx,

si chiama la rappresentazione di Gelfand di B. Ovviamente Γ `e lineare e molti- plicativa, cio`e Γ(xy) = Γ(x)Γ(y). Ci`o consegue infatti dalle uguaglianze

cxy(ϕ) = ϕ(xy) = ϕ(x)ϕ(y) = ˆx(ϕ)ˆy(ϕ) = (ˆxˆy)(ϕ), ϕ ∈ M.

Una trasformazione lineare moltiplicativa tra algebre si dice omomorfismo di algebre; un isomorfismo `e un omomorfismo iniettivo.

Proposizione 5.2 La rappresentazione Γ di un’algebra di Banach commutativa con unit`a `e un omomorfismo e si ha inoltre

kΓxk = lim

n→∞ kxnk1/n ≤ kxk.

Dimostrazione. Sia M lo spettro di Gelfand di B. Allora kΓxk = kˆxk = max

ϕ∈M |ˆx(ϕ)| = max

ϕ∈M |ϕ(x)| = max

t∈σ(x) |t| = r(x),

dove r(x) `e il cosiddetto raggio spettrale di x. Utilizzando la Proposizione 3.4 si

conclude la dimostrazione. 2

Ci sono casi in cui la rapprasentazione di Gelfand Γ : B → C(M) non `e iniettiva. Se Γx = 0 per qualche x ∈ B, si ha

0 = Γx(ϕ) = ˆx(ϕ) = ϕ(x), ϕ ∈ M,

e quindi x appartiene all’intersezione di tutti gli ideali massimali in B. Si pu`o anche dire che σ(x) = {0} (cio`e, che x `e un elemento quasi nilpotente di B). Si ha dunque l’equivalenza

Γx = 0 ⇐⇒ ϕ(x) = 0 per ogni ϕ ∈ M ⇐⇒ r(x) = 0 ⇐⇒ σ(x) = {0}.

Discutiamo alcuni esempi.

(a) Sia B = C(K) per lo spazio compatto di Hausdorff K. Allora M = {ϕt : t ∈ K}, dove ϕt(f ) = f (t) per ogni f ∈ C(K). Quindi

Γ(f )(ϕt) = ˆϕt(f ) = f (t).

(19)

La mappa η : K → M definita da η(t) = ϕt `e ovviamente surgettiva; la sua iniettivit`a segue dal fatto che per ogni paio di punti diversi t1, t2 ∈ K esiste g ∈ C(K) tale che g(t1) 6= g(t2)7. Siccome

η−1[N (ϕt0; f1, · · · , fn, ε)] = ∩nj=1 {t ∈ K : |fj(t0) − tj(t)| < ε} , dove ϕt0 ∈ M, f1, · · · , fn ∈ C(K) e ε > 0, `e aperto in K, segue che η `e continua. Infatti, η `e un omeomorfismo8. Utilizzando η per identificare M e K, si vede che Γ : C(K) → C(M) `e la funzione unit`a. Pi`u precisamente, Γ(f )(η(t)) = f (t) per f ∈ C(K) e t ∈ K.

(c) Sia B = `1(Z). Allora M consiste delle valutazioni delle trasformate di- screte di Fourier. In altre parole, per ogni z ∈ T esiste un elemento ϕz ∈ M tale che

ϕz((xn)n∈Z) = ˆx(z) =X

n∈Z

znxn.

La rappresentazione di Gelfand Γ : `1(Z) → C(M) `e la seguente:

Γ((xn)n∈Z)(ϕz) = ϕz((xn)n∈Z) = ˆx(z) = X

n∈Z

znxn.

Siccome η : T → M definita da η(z) = ϕz `e un omeomorfismo [vedi nota 8], Γ manda una successione in `1(Z) nella sua trasformata discreta di Fourier. Quindi Γ `e iniettiva e la sua immagine `e densa. Ci`o consegue dall’esistenza di funzioni continue su M che non si possono rappresentare come una sommaP

n∈Z zncn, doveP

n∈Z |cn|. Per esempio, f (z) = 1

2i

X

n=2

1

n log(n)(zn− z−n), |z| = 1.

(d) Sia B = W = C × L1(R) l’algebra di Wiener continua. Allora M consiste delle valutazioni della trasformata di Fourier. Quindi se w = (c, f ) ∈ W, allora i funzionali lineari moltiplicativi sono ϕ((c, f )) = c e

ϕλ((c, f )) = c + Z

−∞

eiλtf (t) dt

7Per dimostrarlo si utilizzi il fatto che ogni spazio compatto di Hausdorff `e normale. Il Lemma di Urysohn afferma che in uno spazio normale X esiste, per ogni punto x fuori di un sottoinsieme chiuso F , una funzione continua g : X → [0, 1] tale che g(x) = 0 e g[F ] = {1}.

8Una funzione continua da uno spazio compatto su uno spazio di Hausdorff `e un omeomorfis- mo.

(20)

per λ ∈ R. Con i soliti argomenti si dimostra che M `e uno spazio omeomor- fo alla compattificazione di Alexandrov della retta reale (cio`e, R ∪ {∞});

questa compattificazione `e topologicamente equivalente a T (tramite l’o- meomorfismo z = (λ − i)/(λ + i)). La rappresentazione di Gelfand viene data dalla formula

Γ(c, f )(φλ) = φλ((c, f )) =

(c +R

−∞eiλtf (t) dt, λ ∈ R,

c, λ = ∞.

Come nell’esempio (d), si dimostra che Γ `e iniettiva, ma non `e surgettiva.

Esistono funzioni complesse continue f (t) su R che tendono a zero per t → ±∞, che non si possono esprimere come la trasformata di Fourier di una funzione in L1(R).

(f ) Sia B l’algebra delle matrici circolanti di ordine n. Allora gli elementi di M sono le mappe

ϕz(C(a0, a1, · · · , an−1)) = ˆa(z) = a0+ za1+ · · · + zn−1an−1, dove z `e una radice n-esima dell’unit`a. Quindi la rappresentazione di Gel- fand ha la forma

Γ(C(a0, a1, · · · , an−1))(φz) = ˆa(z) = a0+ za1+ · · · + zn−1an−1, dove zn = 1. Lo spettro di Gelfand M si pu`o identificare con l’insieme finito delle radici n-esime dell’unit`a dotato dalla topologia discreta (cio`e, quella per cui ogni sottoinsieme dello spazio `e un aperto e quindi anche un chiuso).

6 Algebre di tipo C

Sia B un’algebra di Banach. Un’involuzione `e una mappa ∗ : B → B, x 7→ xche gode delle seguenti propriet`a:

(a) (x + y) = x+ y, (b) (λx) = λ x, (c) (xy) = yx, (d) (x) = x.

(21)

Se B ha l’unit`a e, risulta

e = ee = e(e) = (ee) = (e) = e.

Un’algebra di Banach B con un’involuzione ∗ si dice algebra Cse kxxk = kxk2 per ogni x ∈ B.

Consideriamo alcuni esempi.

(a) Se K `e uno spazio compatto di Hausdorff, l’algebra C(K) `e di tipo C. L’involuzione `e f 7→ f .

(b) Se H `e uno spazio di Hilbert complesso, l’algebra L(H) `e di tipo C. L’involuzione `e la mappa T 7→ T, dove

hT x, yi = hx, Tyi, x, y ∈ H.

In tal caso, se kxk = 1 si ha

kT xk2 = hT x, T xi = hTT x, xi ≤ kTT k ≤ kT k kTk = kT k2. Prendendo l’estremo superiore al variare dei vettori x ∈ H tali che kxk = 1, risulta kT k2 ≤ kTT k ≤ kT k2, e quindi kTT k = kT k2.

Proposizione 6.1 Sia B un’algebra C con unit`a. Allora kxk = kxk per ogni x ∈ B.

Dimostrazione. Per x ∈ B si ha

kxk2 = kxxk ≤ kxk kxk, kxk2 ≤ k(x)xk = kxxk ≤ kxk kxk,

e quindi kxk = kxk. 2

Teorema 6.2 In un’algebra di Banach commutativa B di tipo C con unit`a si ha r(x) = kxk per ogni x ∈ B.

Dimostrazione. Facciamo il seguente calcolo:

kx2k2 = k(x2)x2k = k(xx)(xx)k = kxxk2 = kxk4, e quindi kx2k = kxk2. Applicando la Proposizione 3.4 per n = 2k, si ha

kx2kk1/2k = kx2k−1k1/2k−1 = · · · = kx2k1/2= kxk,

e quindi r(x) = kxk. 2

(22)

Proposizione 6.3 Sia B un’algebra C con unit`a. Si ha (a) se x `e invertibile in B e x−1 = x, allora σ(x) ⊂ T, (b) se x = x, allora σ(x) ⊂ R,

(c) ϕ(x) = ϕ(x) per ogni funzionale lineare moltiplicativo ϕ su B.

Dimostrazione. (a) Se x `e invertibile in B e x−1 = x, si ha xx = xx = e.

Allora 1 = kek = kxxk = kxk2 = kxk2, quindi kxk = kx−1k = 1. Secondo il Teorema 6.2, r(x) = kxk = 1 e r(x−1) = kx−1k = 1. Dall’espressione λ−1e − x−1 = −λ−1x−1(λe − x) segue che σ(x−1) = {λ−1 : λ ∈ σ(x)}. Quindi σ(x) ⊂ T.

(b) Sia x = x. Per c > kxk l’elemento y = (x − cie)(x + cie)−1 `e invertibile e soddisfa y−1 = y. Quindi σ(y) ⊂ T. Dall’espressione

λ − ic

λ + ice − y = 2ic

λ + ic(x + ice)−1(λe − x)

segue che ((λ − ic)/(λ + ic)) ∈ σ(y) se e solo se λ ∈ σ(x). Quindi σ(x) ∈ R.

(c) Sia x ∈ B. Ponendo y = 12(x + x) e z = 2i1(x − x), si vede che y = y e z = z, quindi σ(y) ∪ σ(z) ⊂ R. In tal caso ϕ(y) ∈ R e ϕ(z) ∈ R per ogni funzionale lineare moltiplicativo ϕ su B. Dunque 12[ϕ(x) + ϕ(x)] ∈ R e

1

2i[ϕ(x) − ϕ(x)] ∈ R. Quindi ϕ(x) = ϕ(x). 2

Dimostriamo ora il Teorema di Gelfand-Naimark.

Teorema 6.4 [Gelfand-Naimark] Sia B un’algebra di Banach commutativa con unit`a e di tipo C. Allora la rappresentazione di Gelfand `e biunivoca (e `e infatti un’isometria).

Dimostrazione. Abbiamo visto che l’insieme dei vettori x ∈ B per cui Γx = 0

`e l’insieme dei vettori quasi nilpotenti, cio`e dei vettori x con r(x) = 0. Ma tali vettori soddisfano kxk = r(x) = 0, quindi x = 0.

Ovviamente, per x ∈ B si ha

kΓxk = kˆxk = r(x) = kxk, e dunque Γ `e un’isometria da B in C(M).

Siccome Γ[B] `e necessariamente chiuso in C(M), basta dimostrare che `e denso in C(M). Prima osserviamo [vedi il Teorema 6.3(c)] che

(Γx)(ϕ) = ϕ(x) = ϕ(x) = (Γx)(ϕ) = (Γx)(ϕ) = ((Γx))(ϕ), ϕ ∈ M,

(23)

dove l’ultimo asterisco riguarda l’involuzione naturale f 7→ f su C(M). Dunque Γ(x) = (Γx) per ogni x ∈ B. Inoltre si vede subito che (Γe)(ϕ) = ϕ(e) = 1 per ogni ϕ ∈ M e quindi che Γe = 1, l’elemento unit`a in C(M). Si conclude che {Γx : x ∈ B} `e un sottospazio lineare di C(M) chiuso rispetto alla moltiplica- zione tra vettori (quindi una sottoalgebra di C(M)) che contiene tutte le funzioni costanti su M e `e chiuso rispetto al coniugio f 7→ f . Inoltre, per ogni paio di pun- ti distinti x, y ∈ B esiste ϕ ∈ M tale che ϕ(x) 6= ϕ(y). Altrimenti, ϕ(x − y) = 0 per ogni ϕ ∈ M, dunque r(x − y) = 0, e dunque kx − yk = 0 e x = y. Poi- ch´e Γ `e iniettiva, per ogni coppia di punti diversi x, y ∈ B (e quindi Γx 6= Γy) esiste ϕ ∈ M tale che (Γ)(ϕ) 6= (Γy)(ϕ); quindi gli elementi di {Γx : x ∈ B}

”separano” i punti di M. Secondo il Teorema di Stone-Weierstrass9, l’algebra {Γx : x ∈ B} `e densa in C(M). Essendo anche chiusa in C(M), deve coincidere

con C(M). Di conseguenza, Γ `e surgettiva. 2

Il Teorema di Gelfand-Naimark dimostra che tutte le algebre di Banach com- mutative con unit`a e di tipo Csono isometricamente isomorfe alle algebre C(M), dove M `e lo spettro di Gelfand. Ci`o implica che, per due spazi compatti di Haus- dorff K1 e K2, C(K1) e C(K2) sono isometricamente isomorfe se e solo se K1 e K2 sono topologicamente equivalenti.

Nel 1933 Wiener ha dimostrato due teoremi fondamentali sulle trasformate di Fourier. Il teorema relativo al caso discreto era gi`a stato pubblicato nel 1932 [Ann.

Math. 33, 1-100 (1932)]. Questi due teoremi sono stati generalizzati da Gelfand [Dokl. Akad. Nauk SSSR 23, 430-432 (1939); 25, 570-572 (1939)]. Il Teorema di Gelfand-Naimark si trova in un lavoro di Gelfand e Naimark [Matem. Sbornik 12, 197-213 (1943)] sulle algebre C.

La teoria di Gelfand (1939) non ci d`a la struttura delle algebre di Banach com- mutative con unit`a che non sono di tipo C. La teoria di Gelfand ci consente di

“tradurre” molte propriet`a algebriche e funzionali delle algebre di Banach com- mutative con unit`a in propriet`a topologiche e algebrico-topologiche di opportuni spazi compatti di Hausdorff. Questa teoria `e stata generalizzata alle algebre di Banach commutative senza unit`a, ma in tal caso gli spazi localmente compatti di Hausdorff prendono il posto degli spazi compatti di Hausdorff. Certi risultati si possono anche trasportare alle algebre di Banach non commutative. Tuttavia in tal caso non esiste una teoria generale, solo una teoria per particolari classi di algebre.

9Che recita: Sia K uno spazio compatto di Hausdorff. Allora un’algebra A di funzioni in C(K) `e denso in C(K) se (i) contiene tutte le funzioni costanti, (ii) `e chiusa rispetto al coniugio f 7→ f e (iii) separa i punti di K (cio`e per x, y ∈ K diversi esiste f ∈ A tale che f (x) 6= f (y)).

(24)

Esercizi

1. Sia B = C1[0, 1] con la norma kf k = kf k+ kf0k. Si dimostri che:

(a) C1[0, 1] `e un’algebra di Banach commutativa con unit`a, ma non `e di tipo C.

(b) Le valutazioni t 7→ f (t), t ∈ [0, 1], sono gli unici funzionali lineari molti- plicativi.

(c) La rappresentazione di Gelfand Γ : C1[0, 1] → C[0, 1] `e continua e iniettiva, ma non `e surgettiva.

2. Sia B = `1(Z+), dove Z+ sono gli interi non negativi. Dimostrare quanto segue:

(a) `1(Z+) con le operazioni e la norma prese da `1(Z) `e un’algebra di Banach commutativa con unit`a.

(b) Per ogni (xn)n=0 ∈ `1(Z+) poniamo

ˆ x(z) =

X

n=0

znxn, |z| ≤ 1.

Le mappe (xn)n=0 7→ ˆx(z) sono i funzionali lineari moltiplicativi in `1(Z+), qualunque sia z con |z| ≤ 1. Non ci sono altri funzionali lineari moltiplica- tivi10.

(c) Lo spettro M di `1(Z+) `e topologicamente equivalente al disco unitario chiuso nel piano complesso.

(d) Se (xn)n=0 `e una successione complessa tale che P

n=0 |xn| < ∞ e tale che ˆx(z) 6= 0 per |z| ≤ 1, allora esiste una successione complessa (yn)n=0 conP

n=0 |yn| < ∞ tale che 1 ˆ x(z) =

X

n=0

znyn, |z| ≤ 1.

3. Sia B = C × L1(0, ∞) con la norma k(c, f )k = |c| + R

0 |f (t)| dt.

Dimostrare che:

10Si sfrutti il fatto che la successione complessa (zn)n=0`e limitata se e solo se |z| ≤ 1.

(25)

(a) B `e un’algebra di Banach commutativa con unit`a.

(b) Tutte le mappe

(c, f ) 7→ c + Z

0

eiλtf (t) dt, Im λ ≥ 0,

(come pure la mappa (c, f ) 7→ c) sono funzionali lineari moltiplicativi su B.

(c) Non ci sono altri funzionali lineari moltiplicativi su B11. (d) Se c 6= 0, f ∈ L1(0, ∞) e c +R

0 eiλtf (t) dt 6= 0 per Im λ ≥ 0, allora esiste g ∈ L1(0, ∞) tale che per Im λ ≥ 0

1 c +

Z 0

eiλtf (t) dt

= 1 c +

Z 0

eiλtg(t) dt.

4. Sia K uno spazio di Tychonoff12; sia B = BC(K) lo spazio vettoria- le di tutte le funzioni complesse continue e limitate su K con la norma kf k = supt∈K |f (t)|. Dimostrare che:

(a) BC(K) `e un’algebra di Banach commutativa con unit`a di tipo C. Se inoltre K `e uno spazio compatto di Hausdorff, allora BC(K) = C(K).

(b) Per t ∈ K, le mappe ϕt(f ) = f (t) definiscono funzionali lineari moltipli- cativi su BC(K).

(c) La mappa η : K → M, η(t) = ϕt, `e iniettiva e continua. `E surgettiva se e solo se K `e uno spazio compatto di Hausdorff.

(d) η `e un’immersione di K nello spazio compatto di Hausdorff M e η[K] `e denso in M13.

5. Sia B = L(0, 1). Dimostrare che:

(a) L(0, 1) `e un’algebra di Banach commutativa con unit`a di tipo C.

11Si sfrutti la seguente propriet`a: Se h ∈ L(0, ∞), h(t) 6≡ 0 q.0. e h(t + s) = h(t)h(s) q.o., allora esiste λ con Im λ ≥ 0 tale che h(t) = eiλt.

12Ad esempio, uno spazio metrico non compatto.

13M coincide con la compattificazione di ˇCech-Stone βK di K. Per il Teorema di Gelfand- Naimark si ha BC(K) ' C(βK).

(26)

(b) Le valutazioni f 7→ f (t), per t ∈ (0, 1), non sono funzionali lineari molti- plicativi su L(0, 1). Perch´e?

(c) Per il Teorema di Gelfand-Naimark, si ha L(0, 1) ' C(M)14.

Lo stesso discorso vale se B = L(E, dµ), dove µ `e una misura qualsiasi su uno spazio di misura E. Soltanto le valutazioni t 7→ f (t), dove {t} `e µ-misurabile e µ({t}) > 0, sono funzionali lineari moltiplicativi su L(E, dµ).

A Funzioni analitiche

Nel presente corso faremo uso di alcune propriet`a (da discutere in questo paragra- fo) delle funzioni analitiche, la cui teoria [1] si studia nel corso di Istituzioni di Analisi Superiore.

Sia f : G → C, dove G `e un aperto in C. Allora f si dice analitica se `e derivabile rispetto alla variabile complessa z ∈ G e la sua derivata f0 `e continua.

In altre parole, per ogni w ∈ G esiste un numero complesso f0(w) tale che f (z) = f (w) + (z − w) [f0(w) + ε(z)] ,

dove |ε(z)| → 0 se |z − w| → 0 per z ∈ G; inoltre, la funzione f0 : G → C `e continua. Una funzione analitica `e continua. Inoltre valgono le regole per l’analiticit`a della somma, del prodotto e della composta di due funzioni analitiche analoghe quelle che valgono per le funzioni derivabili in una variabile reale.

Sia f : G → C una funzione definita su un aperto G in C che `e rappresentabile come la somma di una serie di potenze avente raggio di convergenza positiva in ogni punto w ∈ G. Ci`oe, per ogni w ∈ G esistono coefficienti {an(w)}n=0 ed un numero positivo R(w) tali che

f (z) =

X

n=0

an(w)(z − w)n, |z − w| < R(w). (A.1)

In tal caso f `e analitica indefinitamente derivabile:

f(k)(z) =

X

n=0

(n+k)(n+k−1) · · · (n+1)an+k(w)(z−w)n, |z−w| < R(z0),

14M risulta uno spazio compatto di Hausdorff che `e estremamente sconnesso.

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