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Cronache Economiche. N.006, 1 Aprile 1947

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O R G A N I Z Z A Z I O N E

t f o n d u i n d

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F. T. Q&ndicutd

F R E R E S : A P I R I B I A r. I ) AJ I I IC A A BRUXELLES 2 4 R U E D E LA D O U A N E 31 GREECHURCH LANE E. C. 3 9 Q U A I DU C O M M E R C E s A i T fyùncUand F R È R E S :

(fôHcUûtod

S HI P I11 Hl 11 Comp. Inc.

Ateçe

W I E N I

A BASILEA CON DIPENDENZE IN BLANDA E SPAGNA

A Al E W I 0 R K - 2 1 - 2 4 S T A T E S T R E E T

D I P E N D E N Z E IN: A R G E Al T I Al A, B R A S I L E ,

CILE, COLUMBIA, MESSICO, VENEZUELA, ecc. 2 H E I N R I C H G A S S E

SUCCURSALI E RAPPRESENTA AITI NEI PRINCIPALI CENTRI COMMERCIALI E INDUSTRIALI

I N I T A L I A j SEDE: MILANO - SUCCURSALI, AGENZIE E CORRISPON-DENTI IN TUTTA ITALIA - Indirizzo telegrafico Gondrand

S.N.T. Fratelli

cUOUGI

CO li HI SI'DIVI) MH'l'i: DI P R I M A R I E C O M P A G N I E DI M A l / l G A Z I O M E E AEHEE

*

La più vasta Organizzazione di spedizioni e trasporti nazionali e internazionali, terrestri, marittimi

e a e r e i * Informazioni sugli s c a m b i , sulle d o g a n e , e sulle operazioni collegate ai trasporti;

Compensazioni private, assicurazione, incasso assegni, aperture bancarie di credito, polizze dirette

oltremare ecc. * Accettazioni viaggi e trasporti i n t e r c o n t i n e n t a l i con pagamento a destino. R E P A R T I S P E C I A L I Z Z A T I P E R :

Traffico « m e s s a g g e r i e » e « g r o u p a g e » con partenze dirette sui principali centri * Servizi e s p r e s s o ed a e r e o per ogni destinazione. * Viaggi, p a s s a g g i aerei e marittimi, ed organizzazione t u r i s t i c a .

Trasporto derrate alimentari. * Scambio di materie prime con prodotti finiti. * Deposito merci e mobili. * I m b a l l a g g i * T r a s l o c h i

*

(3)

N. 6 1° Aprile 1947 r~

C O N S I G L I O DI R E D A Z I O N E

d o t t . A U G U S T O B A R G O N I prof. dott. A R R I G O B O R D I N prof. avv. ANTONIO CALANDRA d o t t . G I A C O M O F R I S E T T I p r o f . d o t t . S I L V I O G O L Z I O p r o f . d o t t . F R A N C E S C O P A L A Z Z I - T R I V E L L I prof. d o t t . L U C I A N O GIRETTI D i r e t t o r e dott. A U G U S T O B A R G O N I C o n d i r e t t o r e r e s p o n s a b i l e

QilNDICINAIE A CURA DELIA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO

L Ambasciatore degli S t a f Uniti d'America, Signor James C. Dunn, in occasione della sua re-cente vis, a a T o n n o s, è dimostrato fiducioso nell'avvenire delle nos re industrie e st è espresso t o , i n r ^, r a Z'0 n e S U"a C a P a <ìÌ t à d 6 Ì d Ì r Ì g e n d' d C Ì t e C"Ì C Ì e d e l l e maestranze. H a noltre s o "

t a m e n t i T T * Pa r t , C O ,* re c h e l a s o l u z i° " * "ei P b . e m i piemontesi ed italiani è « t r i

-tamente legata alla r,presa di intensi scambi internazionali, che dovrà essere favorita S f a conferenza internazionale preparatoria del commercio estero, convocata per il mele c o r r e n e

a Ginevra, su p i a t i v a americana. - « C r o n a c h e Economiche » è lieta di pubbicTre un artico o del Presidente della C a m e r a di Commercio Industria e Agricoltura di

Torino

che c o T c o r t

con I opinione autorevole del diplomatico americano.

IMPORTANZA DEL C O M M E R C I O

La più caratteristica — e ,più erronea opinione degli

uomini ohe nel tardo Settecento, agli albori nebulosi della dottrina economica, si| schierarono attorno al me-dico -Quesnay, [fu q>uella che soltanto l'agricoltura desse un prodotto « netto », che cioè soltanto il lavoro dei campi permettesse una creazione di ricchezza superiore al consumo di ricchezza, con un saldo attivo «he quegli -studiosi, detti fisiooratici o isc-iieiniz>iati dell'ordine natu-rale, consideravano come miracolo divino, base del ri-sparmialo e unico fattore di civiltà.

Nessun altro genere di attività umana, trasporti com-mercio o industria, godeva secondo i fisiooratici di tal carattere produttivo, perchè vettori! commercianti o in-dustriali non avrebbero fatto altro «he tramutar di luogo

e di mano, o modificato combinato o addizionato valori già creati, senza a-gigiiu-nigervi nulla, essendo l'addizionare — asseriva if La Rivière — « tutt'altra «osa che il mol-tiplicare ». Industriali e coimimercianiti costituivano quin-di per i fisiocratici una classe improduttiva, « sterile », «he guadagnava senza nulla creare.

Venne poi il grande Smith, Adamo di nome e Adamo di fatto, quale primo genitore della scienza economica moderna, e credette di scoprire la earasa dell'accresci-mento di valore nel lavoro, aprendo così la strada a Marx, «he considerava quale lavoro produttivo soltanto quello che trasformasse

material-mente e tangibilmaterial-mente { beni di consumo' destinati alle classi lavora-trici e affermava di conseguenza che tutte le persone dedite a occupazio-ni di aliteli natura — come i «ooccupazio-ni- «oni-mercianti — vivevano sul «plusva-lore » creato dal lavoro- del primo genere.

Fisiocrati ci, Adamo Smith e Carlo Miairx sbagliavano nel considerare un solo aspetto del problema del valore e della creazione di esso. Ma ancor oigigi capita di sentir discutere a vuoilo su questo argomento^ mentre senza andare a studiarsi le opere del Jevons e degli economisti della

scuola viennese — sarebbe sufficiente non dimenticare l'insegnamento .già -dato .nel lontano 1776 dall'abate di -GoindiiUa-e, il quale dimostrò essere il valore fondato -sulla rarità e soprattutto sull'utilità, non nel significato volgare della parola, ma in quello psicologico, coirne un rapporto tra un bene -o- uni servizio- da rana parte e un bisogno dell'uomo dall'altra.

Produrre è dunque creare una- corrispondenza tra le cose le i bisogni, sia trasformando le -co-se con i-1 lavoro industriale e artigiano, sia trasferendole nello spazio o nel tempo -con l'altro genere di -lavoro produttivo dei trasporti e del commercio. In ultima analisi pro-durre vuol dire soddisfare ai bisogni dell'uomo. Sono quindi da considerarsi) lavoratori produttivi tutti coloro che, an-che senza- creare dei -beni materiali, contribuiscono con 1 immensa -gamma dei servizi alla soddisfazione dei desi-deri innumerevoli/ della specie umana.

Uno studi-oso illustre, Luigi Einaudi, nel commentare le statistiche recenti dello svedese Jacobsson, ha pochi gioirai fa osservato (1) ohe la moderila economia della macchina non trasforma affatto il -mo-ndo — coim-e ripe-ne-va ce-rta retto-rica operaistica del pa-sisato — in un'unica officina fumante e ingoiarne la maggioranza degli

uo-( I ) « C o r r i e r e della S e r a » del 5 marzo.

Importanza del commercio (Cesare

Mi-noia) pag. |

Mostre e fiere pag. 2

Impiego del risparmio piemontese (G.

Al-pino) p3g. 3

La Cisitalia (F. Palazzi) pa g. 5

Torino e !e comunicazioni ferroviarie

(E. Ehrenfreund) pag. (,

Rosa dei venti pag> s

Inefficienza dell'impresa di stato (G.

Ca-stellino) P a g 9

SOMMARIO:

Importanza economica dell'artico IO

Rassegna borsa-valori pa g. | j

M e r e a t i • Pag. 12

Iniziative piemontesi pag, 13

Notiziario estero pa g 14

Il mondo ci chiede pag<

Trattati e accordi commerciali . . Pag. 19 Disposizioni ufficiali per il commercio con •'•«ero Pag. 20

(4)

mini. Al contrario: gli ultimi tre quarti di secolo hanno visto la macchina permettere agli uomini, relativamente all'insieme della popolazione attiva, di uscire :pi sempre maggior numero dalle fabbriche, par dedicarsi ai servizi e agli altri lavori del commercio e delle proie&stpni.

Ciò dovrebbe venir tenuto in Italia in particolare con-siderazione, amebe perchè non di rado, proprio da noi, si è incorsai nell'eri'ore delle troppo ¡numerose e troppo grandi officine, e oggi ancona non pcir lii ritengono di ri-solvere i nostri problemi impellenti con la sola industria-lizzazìoine, cih'è cosa bellissima ed utille; ma soltanto quando i capitali e il lavoro in essa impiegati lo siano più proficuamente e più (razionalmente che in altri set-tori della produzione.

Il grande problema del nostro paese — lo d:'(ceva già Cavour — è quello del commercio. Svaniti i sogni im-periali autarchici, dobbiamo sempre tener presente che viviamo in un paese ipovero di materie prime, in un paese che, dedotte le zone montagnose, le paludi e igli altri terreni improduttivi, e se si continua a limitare i commerci con l'estero, dovrebbe fornire quasi tutto il necessario per la vjfta di cinque italiani da due soli et-tari ideila sua superfìcie produttiva. Il che rappresenta la miseria e — per gli assurdi sistemi ancor di moda degli strangolamenti degli scambi intennazionalil e dei regimi da fortezza assediata — un ritorno obbligato agili errori, questa volta purtroppo non soltanto teorici, della fisiocrazia.

Soltanto un'economia di commerci internazionali

ingi-gantiti può permetterci di risolvere i nostri problemi), di risalire sulla china che abbiamo così precipitosamente di-sceso, di dare al popolo italiano una forma decente di benessere. Il commercio, e in particolare quello con l'e-stero, costituisce per l'Italia la premessa veramente pro-duttiva ad ogni diminuzione notevole della nostra miseria orimai cronaca. Soltanto raggiungendo con un 'commercio intensificato una situazione che conceda al nostro paese di importare lìberamente le materie prime e altre

ric-chezze del mondo-, per trasformarle ,oon l'ingegno e la dut-tilità deil nostro popolo in prodotti di qualità destinati all'esportazione, si creerà del lavoro che non sia quello troppe volte improduttivo delle opere pubbliche statali o di idropiche schiere di burocrati. Soltanto commerciando, importando ed esportando', faremo veramente fiorire le industrie naturali e permetteremo all'agricoltura di au-mentare lo scarso rendimento dei capitali e delle braccia ijn essa impiegati.

Il problema della rinascita non dipende esclusivamente da noi, ma v'e motivo di bene sperare, perchè nel mondo — e in primo luogo negli Stati Uniti d'America — il buon senso sembra essersi fatto strada e la ormai non pjù lon-tana conferenza internazionale del commercio, promossa appunto dagli Stati Uniti, sembra davvero voler essere il primo passo efficace verso l'abolizione o almeno la ri» duzione delle pastoie d'i oigniì sorta che negli ultimi decen-ni sono andate scio'ccamiemt'e moltiplicandosi per paraliz-zare le iniziative commerciali creatrici di| ricchezza.

CESARE MINOLA

MOSTRE e FIERE

CAGLIARI — Mostra mercato dei

prodotti sardi, 1 - 1 5 Maggio. FRANCIA — Fiera Internazionale

di Parigi, 19 maggio - 26 giugno. GAND - Fiera Internazionale

del-le Fiandre, settembre. Rivolgersi a: Fédération des commerçants de Gand.

GENOVA — Primo Convegno

Na-zionale del Turismo, 15 - 18 maggio. GENOVA - Mostra della ripresa, aprile-agosto, divisa nelle sezioni dell'abbigliamento, profumerie e moda, edilizia e meccanica, arreda-mento case e uffici, sanità, borsa merci.

GINEVRA — Prima Mostra

cam-pionaria italiana in Svizzera, 14 maggio - 2 giugno.

LIONE — Fiera internazionale, 12 - 21 aprile.

LONDRA - Esposizione della

pro-duttività commerciale, 1-11 ottobre. Rivolgersi a: Office Appliance Trades Association of Great Bri-tain & Ireland, 11-13 Dowgate Hill,

Cannon St., London E. C. 4. OPORTO — Salone portoghese

dell'automobile, 2 - 1 1 piaggio. Il « Bureau Permanent International des Constructeurs Automobiles » co-munica che è autorizzata la parte-cipazione delle ditte italiane ade-renti all'A.N.F.I.A.A.

POLONIA — Fiera di Poznan, 26 aprile - 4 maggio. La partecipazione delle ditte italiane aderenti alla A.N.F.LA.A. è autorizzaia.

PERPIGNAN — Grand Prix

mo-tociclistico, 27 aprile..

PRAGA - 23" Mostra del motore, 18-28 ottobre. Rivolgersi a: Czecho-slovak Autoklub - Praga. La parte-cipazione italiana è permessa agli aderenti all'ANFIAA.

SVEZIA — Esposizione di

stru-menti di precisione a stoccatura, 31 maggio - 8 giugno.

TORINO — 18a Mostra del ciclo e

motociclo, 5 - 1 3 aprile.

TORONTO - Fiera commerciale

internazionale, giugno. Rivolgersi a: Rappresentanza commerciale del Governo canadese. - Roma - Casel-la Postale 475.

UTRECHT — 15 - 24 aprile. ZAGABRIA - Fiera Campionaria

Internazionale, 31 maggio-9 giugno. Rivo'geris,'. a: Zagrebacki Velesajam, Savska Cesta, Zagreb Jugoslavia, oppure Uff. Commerciale Jugosla-vo, Milano, via Bocchetto, 6.

Esposizione dell'urbanesimo a Parigi

Comunicato della Camera « I commercianti, industriali, pro-fessionisti interessati alla costru-zione ed alla attrezzatura della casa sono invitati a partecipare al-la Esposizione Internazionale del-l'Urbanesimo e dell'Abitazione che si terrà a Parigi nel maggio-giu-gno 1947. Le adesioni o le richie-ste di informazioni devono essere indirizzate al Commissario della Sezione Italiana dell'Esposizione -Milano, via Dogana, 1. Per mer-coledì 9 aprile nel salone della Ca-mera di Commercio, via Cavour 8, alle ore 18, è indetta una riunione dei produttori interessati a questa iniziativa, allo scopo di illustrarne i particolari e decidere, in una li-bera discussione, una condotta co-mune ».

C A R R O Z Z E R I E ITALIANE Fra le prime trentotto automo-bili iscritte nella lista di parteci-pazione al concorso di eleganza di Montecarlo, ben venti sono carroz-zate da Case italiane. L'Italia dà prova delle sue possibilità di ri-presa nel settore automobilistico.

E N E R G I A A T O M I C A Il prof. Milton Burtoin ha dichia-rato a un congresso dell'American Chemical Society che entro due anni comincerà a funzionare la pri-ma pila atomica per la produzione di energia e che presumibilmente entro dieci anni avremo una intera città che potrà valersi dell'energia prodotta da un apposito stabilimen-to astabilimen-tomico. Questa città potrà, inol-tre, valersi dell'energia radiante, che è un sottoprodotto dell'energia generata dalla pila atomica, per la purificazione dell'acqua, per la ste-rilizzazione dei rifiuti, nonché per una quantità di nuovi processi chi-mici, cui gli studi sull'energia ato-mica vengono aprendo la strada.

(5)

IMPIEGO DEL RISPARMIO PIEMONTESE

Quando si parla di crisi della

economia piemontese si resta por-tati quasi istintivamente all'im-mediato raffronto con l'adiacen-te e per tanti riguardi simile e-conomia lombarda, a rilevare vecchie e nuove inferiorità ri-spetto a un organismo ritenuto sovente favorito e in ogni caso più completo: infatti, se lo stru-mento industriale produttivo del-la vicina regione può definirsi un solido edifìcio appoggiato a due basi larghe e fondate, credito e commercio, il complesso torinese viene talvolta paragonato al clas-sico colosso dai piedi di creta, con deficienze più sentite e ap-pariscenti proprio nella sua at-trezzatimi bancaria.

Le origini di questa situazione risalgono alla seconda metà del secolo scorso, a quel processo di revisione di indirizzi ed elabora-zione di iniziative che, attraverso esperienze e vicende ben poco fe-lici, doveva al principio del No-vecento porre i fattori concreti dell'attuale distribuzione e

strut-tura dell'economia italiana. In tale periodo il risparmio piemon-tese, avventuratosi con ottimismo e con intraprendenza scarsamen-te riflessiva sul scarsamen-terreno seducenscarsamen-te ma quasi sconosciuto delle impre-si e del credito mobiliari, subì una serie di rovesci culminata nella catastrofe del 1894, soppor-tò perdite gravissime e delusioni mortificanti e si trovò quindi de-presso ed escluso all'atto della so-luzione bancaria nel Paese : la ripresa finanziaria e la formazio-ne dei grandi istituti nazionali di credito avvennero pertanto ad opera soprattutto dell'economia milanese, che s'era risparmiate brucianti esperienze e si presen-tava al momento decisivo con mezzi ingenti e neppure intaccati.

Conseguenze di questa situazio-ne furono senza dubbio le altre non meno cocenti disavventure del risparmio piemontese. Dalla mancanza di una intermediazione da parte idi una sMda e respon-sabile rete creditizia locale e del suo controllo sul mercato finan-ziario e sui molteplici rapporti tra pubblico e iniziative di

im-presa, dalla diretta e invigilata immissione dei privati investitori nel cerchio della grossa specula-zione, derivarono le gravose per-dite dei risparmiatori piemontesi nelle ben note avventure di talu-ne maggiori società azionarie talu- ne-gli anni della deflazione fascista. Dall'assenza di orientamento, di autonomia, di informazione eb-bero origine per il risparmio mo-netario quelle altre falcidie subi-te nella catastrofe della Banca Italiana di Sconto, i cui creditori piemontesi figurarono per ben 517 milioni di lire, ossia poco me-no del 15 per cento del totale.

Il progressivo paternalismo in-staurato dal regime fascista nel campo bancario, se accollava al-lo Stato le perdite incontraste da talune maggiori banche in una politica speculativa e ben poco ortodossa alla luce delle espe-rienze e dei canoni tradizionali, non recò alcun correttivo alle de-ficienze della situazione piemon-tese: invece il conseguente gra-duale burocratizzarsi dei grandi istituti nazionali, rendendo meno vivi e sensibili lo spirito di ini-ziativa e la ricerca degli impie-ghi più redditizi e mettendo in prima linea il fattore dì persona-le responsabilità dei dirigenti pe-riferici, non fece ovviamente che accrescere le difficoltà di incontro delle esigenze regionali con la po-litica creditizia dì direzioni ge-nerali eccentriche e preoccupate soprattutto di corrispondere a di-rettive superiori, di prevalente carattere politico e comunque su-bordinate in via assoluta a con-siderazioni di finanza pubblica e di prestigio monetario.

Occorre però subito dichiarare che da questo complesso di in-convenienti di metodo e di pro-cedura, incidenti in modo presso-ché uniforme sulla istruzione e sugli esili'., delle pratiche di finan-ziamento, non è derivata neces-sariamente una sostanziale e ap-prezzabile dìstraziione dì rispar-mio piemontese, almeno nel senso comunemente inteso di storno in favore di determinate regioni vi-cine o lontane, e in proposito vo-gliamo richiamare il conforto delle cifre e la loro quasi

esau-riente dimostrazione. Dobbiamo ancora precisare che l'ipotesi di distrazione va considerata soltan-to in senso relativo, ossia in ter-mini di confronto tra le singole regioni e non sotto il profilo di un utilizzo integrale « in loco » del risparmio raccolto, che non risul-ta realizzato neppure per le ban-che di genuino carattere locale rispetto alle loro ristrette zone di lavoro.

Vi sono infatti operazioni che sono svolte unicamente dalle centrali, con obbiettivi e per ini-ziative di carattere generale e nazionale, utilizzando i fondi rac-colti in tutte le zone di lavoro : sottoscrizioni in proprio a pre-stiti pubblici ed emissioni obbli-gazionarie, partecipazioni in enti di struttura e azione nazionale, impiego dì eccedenze magari ri-levantissime in Buoni ordinari o in Conto corrente del Tesoro, ec-cetera. Queste forme dì « reim-piego nazionale », che non posso-no ovviamente essere imputate alle regione sede della centrale operante, tendono ad assorbire una quota sempre più preponde-rante della massa dei capitali amministrati, per effetto della politica finanziaria governativa dall'anteguerra e anche delle par-ticolari esigenze dì congiuntura nel dopoguerra, e dal fenomeno non risultano neppure sottratte, come già è stato accennato, le minori banche locali.

A noi compete nella fattispecie di osservare se il Piemonte, a-vendo una prevalente attrezzatura

bancaria con centro giuridico o di fatto in Lombardia, non riceva eventualmente un trattamento di impieghi diretti residuali (de-dotti i cosiddetti « reimpieghi na-zionali») inferiore a quello della regione vicina. Al riguardo espo-niamo i più recenti dati apparsi sulla pubblicazione del servizio studi della Banca d'Italia, avver-tendo che:

,— dai depositi sono esclusi sol-tanti i conti correnti bancari re-riproci;

— negli impieghi sono compre-si: portafoglio, effetti riscontati, anticipazioni, conti correnti at-tivi, riporti, mutui, partecipazioni.

M I L I O N I D I L I R E

P I E M O N T E L O M B A R D I A

A N N I

Impieghi Depositi d'impiego Indice Impieghi Depositi d'impiego Indice

(6)

Dal prosvetto risulta che col 1944 gli indici di reimpiego diven-tano più favorevoli per il Piemon-te, e il margine positivo si accen-tua nel confronto degli indici delle due Provincie capoluogo, ciò che si giustifica ricordando come sia maggiore a Torino, in con-fronto di Milano, l'accentramen-to industriale nel quadro delle rispettive regioni. Ad illustrare

l'andamento degli indici, così vario e pur significativo in rifles-so ai fenomeni economici dell'ul-tima fase di congiuntura (curva bellica discendente e dopoguerra) esponiamo i dati dì due altre re-gioni, tanto diversamente carat-teristiche :

— Liguria, zona di buona rac-colta e di intensa richiesta di

reimpieghi, con attrezzatura ban-caria in prevalenza eccentrica e quindi potenzialmente soggetta a distrazione negativa;

— Campania, zona di raccolta e di richiesta media, con un pro-prio istituto tra i più forti rac-coglitori nazionali di risparmio e quindi atta a fruire dì distrazio-ni positive.

M I L I O N I D I L I R E

A N N I

L I G U R I A C A M P A N I A

A N N I

Impieghi Depositi d* impiego Indice Impieghi Depositi

Indice d ' i m p i e g o 31 d i c e m b r e 1938 2.029 3.297 0,61 2.141 2.019 1,06 31 1940 2.427 4.050 0,60 2.328 2.866 0,81

_

1942 4.428 5 017 0,88 3.597 4.057 0,88 1944 2.840 8.461 0,33 4.126 14.401 0,28 » » 1945 6.507 14.995 0,43 7.442 21.135 0,35

Come si vede, entrambe le zo-ne risultano con indici assai più favorevoli (per la Campania ad-dirittura superiore ai reimpiego totale) nel periodo di anteguerra e di ascesa bellica, ma nel

perio-do bellico discendente gli indici tendono ad allinearsi a quelli del Piemonte e della Lombardia, di-mostrando appunto raffermarsi della tendenza ai « reimpieghi nazionali ». Ad illustrare

parzial-mente tale tendenza facciamo se-guire cifre e indici per categorie di aziende di credito,

relativamen-te all'anno più recenrelativamen-te per il qua-le si hanno dati distinti.

M I L I O N

L I R E

(al 31 dicembre 1944)

P I E M O N T E L O M B A R D I A

(al 31 dicembre 1944)

Impieghi Depositi d ' i m p i e g o Indice Impieghi Depositi d ' i m p i e g o Indice

"Istituti d i d i r i t t o p u b b l i c o . . B a n c h e d ' i n t e r e s s e n a z i o n a l e B a n c h e o r d i n a r i e B a n c h e p o p o l a r i C a s s e d i R i s p a r m i o e M o n t i d i 1» C a t 1.521 1.071 774 1.616 1.317 4.530 6.732 2.095 7.145 6.932' 0,33 0,16 0,37 0,22 0,19 2.811 2.552 5.743 2.948 2.005 9.465 23.337 23.757 12.441 10.902 0,29 0,11 0,24 0,23 0,19 I n d i c e g e n e r a l e — — 0,23 — - 0,20

Dalla tabella esposta risultano al- disotto dell'indice medio re-gionale tilt /impiego le Banche di interesse nazionale (in misura più accentuata proprio in Lom-bardia, loro zona centrale giudica o di fatto) e le Casse di ri-sparmio e Monti di 1" categoria-, evidentemente per motivi presso-ché opposti. Per le Casse di ri-sparmio la ragione discende dal-la scarsa gamma delle operazio-ni tono consentite, che le orien-ta faorien-talmente verso i « reimpie-ghi nazionali » (titoli pubblici, ecc.); per le Banche di interesse nazionale vale invece appunto la

elasticità dei settori nei quali operano e la loro estensione na-zionale.

Un dubbio permane pur sem-pre sulla sem-precisa delimitazione di molti reimpieghi nazionali e sulla loro genuina e oggettiva neutra-lità ed estraneità rispetto alla zo-na della direzione centrale, il che potrebbe ovviamente infirmare in parte il valore della dimostrazio-ne data. Ci pare comunque dì a-vere meglio e più esattamente configurato il problema, spostan-dosi i termini di esso dalla ipotiz-zata distrazione interregionale alla crescente e generale

distra-zione verso i reimpieghi nazionali, conseguenza in buona parte della politica governativa degli ultimi anni, di accaparramento con tutti i mezzi giuridici e pratici dei ri-sparmi liquidi confluenti sul mer-cata, a favore del Tesoro e a dan-no dei settori produttivi: politica sulla quale molto resta da dire e dalla quale il Piemonte, in ragio-ne della sua più elevata concen-trazione industriale e conseguen-te esigenza di credito, proprio in regime dti più limitata autonomia bancaria, ha sofferto in massima misura.

GIUSEPPE ALPINO

C R O N A C H E E C O N O M I C H E

è uno strumento produttivo al servizio dell'uomo d'affari del Piemonte. A mezzo

di articoli divulgativi sulle più importanti questioni economiche del giorno; di rubriche

(7)

LA C I S I T A LI A

Il Direttore centrale della

C'si-talia, da noi intervistato, ha cor-tesemente fornito i dati seguenti.

Sino al 1944 questa impresa si dedicava a due principali rami di attività: forniture militari e at-trezzature per autorimesse (ret-tifiche, esattori, ecc.).

Il primo ramo di attività era allora preminente: a Racconigi erano state installate manifattu-re varie tra cui un moderno cal-zaturifìcio.

Nel 1944 dalla Sezione Mecca-nica nacque e si staccò poi, ac-quistando autonomia, una Sotto-sezione Autosperimentale, con lo scopo di progettare e costruire automobili da corsa e da sport veloce. Dopo la liberazione que-sta divenne l'attività principale.

L'impresa si è specializzata nel-la produzione di automobili veloci, leggere, maneggevoli, rivestite da carrozzerie di lusso. Sono esclusi i tipi utilitari o di gran turismo. Le carrozzerie sono curate dalla Ditta Pinin Farina.

L'officina-pilota di Corso Pe-schiera si riserva i compiti di studio, esperienza, progettazione,

strativi e impiegati tecnici (in-gegneri, disegnatori, collaudatori, periti chimici, ecc.).

Quest'organismo —- che conta fra gli uffici tecnici più completi ed attrezzati del mondo — è com-pletato da un accordo di perma-nente collaborazione tecnica ed industriale con la organizzazione austriaca Porsche. Com'è noto questa organizzazione ha realiz-zato, oltre alle note vetture da corsa Auto Union, i carri armati Tigre, e la popolarissima vettu-retta utilitaria tedesca Kdf.

La produzione non incontra ostacoli contingenti per scarsità di materie prime, eccezion fatta per gii acciai speciali, soprattut-to per quelli rapidi al cromo mo-libdeno, e per i cristalli di Boe-mia.

Il rendimento delle maestranze è soddisfacente, di poco inferiore a quello d'anteguerra; ciò che rappresenta oggi un raro primato. Questo eccezionale rendimento può spiegarsi con lo scarso nu-mero dei dipendenti che per-mette di mantenere all'organiz-zazione alcune caratteristiche

fa-mia è di 300 Km., il consumo dì 14 litri e mezzo per 100 Km.; la velocità massima di 195 chilome-tri orari.

Nella Coppa Brezzi, sul Circui-to del Valentino, come nelle cor-se disputate al Cairo, le minu-scole Cisitalia hanno dimostrato di essere temibilissime concorren-ti anche per le macchine di mag-giore cilindrata e di essere pres-so cchè imbattibili per la loro ma-neggevolezza e potenza su

per-corsi tortuosi e accidentati. La biposto 1100 sport con 50 cavalli di potenza, e la biposto sport speciale con 60 cavalli, sono destinate al turismo veloce e sportivo. Sono carrozzate lussuo-samente coupé o spyder. In. oc-casione delle « Mille Miglia » ver-rà presentato il tipo « competi-zione», pure 1100 cc. e con 65 cavalli.

La maneggevolezza e le alte velocità in terza e seconda

per-mettono di compiere qualsiasi percorso. Particolarmente curata è stata la tenuta di strada, data la velocità e leggerezza della vet-tura: il baricentro è stato tenuto

I modelli « C i s i t a l i a » monoposto corsa « D. 46 » e spyder tipo sport speciale. collaudo, montaggio, costruzione

delle parti più delicate o tutelate da segreti di fabbricazione.

Le altre parti, tutte di idea-zione e di brevetto italiani, sono ordinate a varie imprese forni-trici, ma in ogni caso l'ordinazio-ne, il collaudo e il montaggio sono curati nell'offlcina-pilota.

In tal modo l'impresa può pa-ragonarsi ad un cervello .svilup-patissimo con un corpo minusco-lo. Il personale è di conseguenza altamente specializzato. Di fron-te a 350 operai stanno circa 200 fra dirigenti e impiegati

ammini-miliari, ed è in relazione all'alta specializzazione e selezione del personale ed al suo trattamento.

Per ora vengono prodotte vet-ture monoposto e biposto. La mo-noposto D 46 a quattro cilindri, ha una cilindrata di 1100 cmc, e la sua caratteristica peculiare è data dal basso rapporto peso-potenza: 5,8 Kg. per Hp. L'estre-ma leggerezza e L'estre-maneggevolezza è legata alle caratteristiche rivo-luzionarie dello chassis: esso con-siste in un traliccio di tubi ai cromolibdeno, con un peso com-plessivo di soli 21 Kg.

L'autono-a soli 39 cm. dL'autono-a terrL'autono-a. LL'autono-a cL'autono-arroz- carroz-zeria aerodinamica ha permesso di ridurre il coefficiente di resi-stenza del mezzo, nelle prove al tunnel, alla cifra minima di 0,22. L'autonomia è di 350 Km., la ve-locità massima commerciale di 200 Km., il consumo di 14 litri e mezzo per 100 Km.

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anti-TORINO E LE COMUNICAZIONI

FERROVIARIE

cìpo di mesi, quando il tipo ri-chiesto è appena progettato, e su semplice visione di fotografìe. Una produzione di lusso — il prezzo oscilla, secondo i tipi, dai due ai tre milioni e mezzo di lire — e così altamente specializzata, ha bisogno per espandersi, di un mercato internazionale. I paesi di antica tradizione sportiva, ad alto tenore di vita, e con una rete stradale che permetta le alte velocità, rappresentano i suoi na-turali merdati.

Sin d'ora forti richieste per-vengono da: Inghilterra, Stati Uniti, Svizzera, Spagna, Porto-gallo, America del Sud.

Verso il Portogallo e l'Inghil-terra l'esportazione è ostacolata da divieti di importazione; tut-tavia la Cisitalia ha istituito in Londra una rappresentanza per iniziare la penetrazione psicolo-gica del mercato. Con la Spagna, come è noto, vige un accordo commerciale, ma le esportazioni di autoveicoli sono frenate da un diritto doganale che si aggira sul-le 4000 pesetas per macchina. Il pubblico statunitense è avvezzo a cilindrate più forti, e a carroz-zerie più vistose; inoltre il rap-porto di cambio è sfavorevole. Con la Svizzera si dà luogo a scambi per mezzo soprattutto di compensazioni private. Ottime speranze si nutrono pei mercati dell'America del Sud, psicologi-camente ben preparati; si atten-de a questo proposito la conclu-sione di accordi commerciali.

Lo sviluppo di produzioni che, come questa, cerchino lo sbocco in mercati esteri a valuta pre-giata, e che incorporino in poca materia prima molto lavoro

tec-nico e organizzativo di qualità, rappresentano certo per l'Italia, e per Torino, la migliore soluzio-ne ai problemi che ci angustiano.

FRANCESCO PALAZZI

RAZIONALIZZAZIONE

Nuovi organismi nazionali e internazicnali seno stati recente-mente creati per l'unificazione dei prodotti delle industrie. In Italia il vecchio Ü.N.I. è stato sostituito dall'Ente Italiano di Unificazione, con sede in Milano, piazza Diaz 2, presieduto da Eligio Perucca.

Nei campo internazionale, dopo lo scioglimento; deil'U.N.S.C.C. (United Nations Standards Com-mittees; e dell'l.S.A. (Internatio-nal Standard Association) è stato creato negli Stati Uniti l'I.S.O.

(International Organisation for Standardisation), nel quale sono rappresentate più di 70 nazioni, fra cui l'Italia.

Dalle maggiori correnti ferro-viarie una grande città non può rimanere isolata senza declinare; ed è questo il pericolo che preoc-cupa Torino, da molti anni tra-scurata nell'organizzazione dei servizi che interessano le sue at-tività industriali, commerciali e turistiche. Si è più volte tentato di giustificare le lamentate man-chevolezze attribuendole alla po-sizione geografica della nostra città; ma sarebbe più esatto ri-conoscere che Torino ha finora profittato ben poco dei progressi realizzati dalla moderna tecnica ferroviaria ed è stata lasciata in disparte nella organizzazione dei servizi che interessano le princi-pali correnti dei traffici, sia al-l'interno, sia nei rapporti inter-nazionali.

Per le relazioni con la Francia la linea del Cenisio, Torino-Mo-dane, ha una situazione di incon-testabile supremazia rispetto alla linea del Sempione. E' infatti la via più breve fra Roma e Parigi ed è anche la più comoda perchè richiede una sola visita doganale e di controllo dei passaporti, mentre la linea del Sempione tra-versa due confini e quindi richie-de la ripetizione di quelle fasti-diose formalità. All'infuori di ogni questione regionale, vi è del resto un evidente motivo di interesse nazionale per favorire la linea del Cenisio che avvantaggia le loca-lita climatiche, turistiche e spor-tive $el nostro territorio, in con-fronto alla linea del Sempione che favorisce le concorrenti loca-lità svizzere.

I notissimi treni R P e P R che-» per tanti anni si effettuarono da Roma a Parigi e viceversa a cura della « Compagnia dei vagoni let-to e dei grandi espressi interna-zionali » percorsero infatti sempre la via del Cenisio. Ma all'infuori di quella coppia di treni speciali, i servizi tra Roma, Torino, Pari-gi non ebbero grande rilievo, e dopo l'apertura della linea del Sempione (1906) e della diret-tissima Bologna-Firenze (1934) furono di molto superati dall'or-ganizzazione dei treni istituiti sulla Roma-Milano-Domodossoia.

Anche oggi, pur fra le difficol-tà della ricostruzione dopo i tre-mendi disastri della guerra, ve-diamo che nelle comunicazioni fra

Roma, Milano, Parigi sono già at-tuati notevoli miglioramenti ed al confine di Domodossola le for-malità doganali si compiono in treno e sono assai semplificate, mentre sulla Roma-Torino-Pari-gi si hanno ancora orari di una lentezza estenuante ed alla fron-tiera di Modane i viaggiatori de-vono scendere dai treni e subire noie e disagi per la visita dei ba-gagli e per il controllo dei pas-saporti.

La Cuneo-Nizza aprì nel 1928 una nuova comunicazione con la Francia, per cui Torino si trova collegata direttamente a Nizza e Marsiglia e costituisce la via più breve tra Berna e la Costa Az-zurra. Tuttavia questa linea non ha raggiunto gli sviluppi rispon-denti al suo scopo a causa della insufficienza dei servizi coi quali è stata finora esercitata.

Accenniamo ancora alle comu-nicazioni sulla cosidetta « linea del 45° parallelo » • da Bordeaux, Lione Torino verso i paesi Danu-biani, che dopo un breve inizio furono senz'altro trascurate a

vantaggio delle reti ferroviarie di altri paesi.

Per quanto riguarda le relazio-ni con la Svizzera, Torino non può certamente pretendere di contra-stare a Milano il primato che le spetta per ragioni topografiche. Ma non va dimenticato che fino da quando si preparava il trafo-ro del Sempione, la nostra città, preoccupata di assicurarsi la par-te che le era dovuta nella nuova corrente di traffici, ottenne la costruzione della Santhià-Arona che doveva costituire la via pie-montese di accesso al nuovo va-lico. Ma anche quella linea, per il modo come fu esercitata, non corrispose alla funzione interna-zionale per la quale era stata at-tuata.

In sostanza di tutte le possibi-lità che a Torino si offrivano nel-le comunicazioni internazionali, ben poco si è profittato per la mancanza d'una conveniente or-ganizzazione di treni che avesse-ro quelle comodità e rapidità di orari, vetture dirette, carrozze a letto, ristoranti, ecc. quali sì ri-chiedono nei viaggi a lunga di-stanza.

Occorre dunque che siano assi-curati alla linea di Torino i treni rapidi internazionali fra Roma e Parigi e che appena possibile siano stabiliti servizi diretti sulla Torino - Cuneo - Nizza e sulla Torino Arona Domodossola -Berna organizzati in modo da corrispondere allo scopo per cui queste comunicazioni sono state ideate.

I difetti di organizzazione di cui abbiamo detto in principio si riscontrano anche nelle comuni-cazioni interne.

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che, pur tenendo conto delle at-tuali condizioni degli impianti, potranno coprire il percorso in circa dieci ore.

Migliore è la situazione della linea di Milano, e siamo grati della assicurazione dataci che la linea stessa sarà prossimamente elettrificata col sistema a corren-te continua, che permetcorren-terà in seguito di stabilire treni più ve-loci e più frequenti fra i due grandi centri.

Si richiama invece l'attenz!one

sulle persistenti difficoltà delle comunicazioni con Bologna, che potranno essere assai facilitate quando sia meglio utilizzata l'A-lessandria-Piacenza, finora pres-soché dimenticata. Tenuto conto infatti del tracciato rettilineo e piansggiante della linea Torino-Alessandria - Piacenza - Bologna, si potranno su questo percorso far correre treni assai più rapidi di quanti si siano avuti finora.

La stessa linea potrà anche servire a migliorare le comunica-zioni fra Torino e Firenze, giac-ché la via di Piacenza nonostante il breve allungamento di venti chilometri di percorso rispetto alla via di Pisa, si avvantaggia del più favorevole tracciato e può

quindi consentire più rapidi ser-vizi.

Le comunicazioni con Savona e la Riviera di Ponente, cui To-rino è legata da tanti interessi commerciali, industriali e dove la popolazione torinese trova le sue abituali località di riposo e di cura, sono estremamente difficili e richiederebbero almeno l'istitu-zione di due coppie di treni diret-ti da Torino a Vendiret-timiglia e vi-ceversa senza trasbordo a Savona.

Con la Valle d'Aosta, nonostan-te la sua vicinanza a Torino, si sono avute finora e si hanno tut-tora comunicazioni veramente scarse ed incomode. Si invoca per-ciò l'elettrificazione del tronco Chivasso-Aosta, per cui essendo l'ultimo tratto Aosta-Prè S. Di-dier già a trazione elettrica, si potranno istituire treni rapidi e frequenti da Torino fino alle fal-de fal-del Monte Bianco.

Per le comunicazioni locali con Casale e col Lago Maggiore si raccomanda l'istituzione di corse con automotrici a carburante che corrisponderanno assai bene ai servizi che si richiedono su quel-le linee. EDILIO EHRENFREUND.

M O V I M E N T O B R E V E T T I

P R O V I N C I A D I T O R I N O MESI BREVETTI N A Z I O N A L I BREVETTI ESTERI T O T A L I G e n n a i o 7 6 30 106 Febbra'io 101 4 6 147 M a r z o ' 108 \ 8 2 190 A p r i l e 9 8 103 201 M a g g i o 9 8 69 167 G i u g n o 9 9 1 10 209 Luglio 9 4 8 0 174 A g o s t o . . . . • 63 96 159 S e t t e m b r e . . . . 91 7 8 169 O t t o b r e 1 12 8 4 196 N o v e m b r e 99 104 203 D i c e m b r e 9 8 121 219 Totali 1 137 1003 2 1 4 0

Comunicazioni

ferroviarie con Casale

La Camera di Commercio Indu-stria ed Agricoltura di Torino si è interessata presso il Ministero dei Trasporti per migliorare le comu-nicazioni Torino-Casale. In parti-colare si è richiesta la riattiva-zione dei treni 1205 e 1204, che è stata ottenuta a partire dal 16 mar-zo; si è pure richiesto uno sposta-mento d'orario della prima corsa Casale-Torino, affinchè i viaggiatori commercianti possano partendo in ere non antelucane, giungere a To-rino in ternoo per l'apertura degli uffici pubblici e privati. Il Mini-stero dei Trasporti, a proposito di questa seconda richiesta, risponde quanto segue:

« Per quanto riguarda una diffe-rente im-no-stazione della prima cor-sa fra Cacor-sale e Torino si fa presen-te che essa non può essere ritar-data senza lode-re -gli interessi di una forte massa di onerai che, par-tendo dalle stazioni -dono Casale, ha bisogno di giungere a Torino pr'ma delle 7. Pe-r effettuare la comuni-cazione richiesta in partenza da Ca-sale alle 6 sarebbe necessario'isti-tuire un'altra copoia di treni con

maigg;or impegno di materiale -e

lo-comotive, ciò che ,pe:r ora no-n è ancora possibile. Ad -ogni -modo si assicura che le necessità fatte pre-senti da codesta Camera di Com-mercio saranno tenute in evidenza per la lo-ro attuazione appena sa-ranno migliorate le condizioni di esercizio ».

U L T I M E

La Camera di Commercio è liei a di comunicare che .a partire dal 2 aprile è istituita una coppia di tie-ni diretti fra Casale e Torino, col seguente orario: 282: Casale, part. 6,22; arr. Torino P. N. 8,44 — 287: Torino P. N. part. 17,05; arr. Ca-stale 19,15.

CINZANO

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CONSEGUENZE

DELLA PIANIFICAZIONE

Dirigere l'economia secondo il sistema del piano sembra essere il problema più arduo per le

de-mocrazie occidentali, che non in-tendono a tutt'oggi abbandonare il sistema della libertà — come da loro intesa — per accogliere quello della costrizione dittato-riale.

Dai recenti dibattiti parlamen-tari inglesi risulterebbe, a con-ferma delle note tesi da anni sostenute da economisti celebri quali il Cassell e lo Hayek, che la pianificazione può condurre a buoni risultati soltanto se i la-voratori, volenti o nolenti, ven-gono convogliati d'autorità verso gli impieghi ritenuti più

neces-sari per la riuscita della piani-ficazione stessa. Nel suo ultimo discorso Sir Stafford Còppa ha dovuto ammettere che i lavora-tori debbono venire costretti a prestar la loro opera con una specie di mobilitazione civile ob-bligatoria, non soltanto in tempi eccezionali di guerra, ma anche « quando una crisi economica qualsivoglia lo renda indispensa-bile ».

Come ci si prepara per Ginevra...

... a Washington

Nel viaggio di ritorno dal Mes-sico il Presidente Truman ha te-nuto all'università di Baylor, nel Texas, un discorso in cui ha sot-tolineato i vantaggi della libera iniziativa. Una cosa — egli ha detto — gli americani apprezza-no ancor più della pace: la li-bertà, e la storia insegna che la libertà di culto o di parola è stata goduta dalle comunità che permettevano libertà di iniziati-va. La libertà dei traffici interna-zionali è quella che più di ogni altra porta alla libertà di ini-ziativa.

Sempre secondo Truman, agli Stati Uniti spetterebbe di rispar-miare al mondo la continuazione della guerra economica, che ha conseguenze tragiche per tutti. « La pace, la libertà e i traffici internazionali — ha concluso il Presidente — sono tre cose in-separabili ».

Intanto a Washington ci si ap-presta all'imminente seconda con-ferenza preparatoria per il com-mercio internazionale,'Che si riu-nirà a Ginevra entro il mese

(la prima si è riunita a Londra nell'ottobre scorso), e l'autorevo-lissimo senatore Vandenberg, rap-presentante dei repubblicani vin-citori alle ultime elezioni, si è detto d'accordo con Truman a che i delegati americani a Gi-nevra continuino a disporre

del-la facoltà — loro accordata dal-la legge Hull del 1934 — di ne-goziare riduzioni sino al 50 per cento delle tariffe doganali ame-ricane.

... e a Londra.

I rappresentanti dell'intero im-pero britannico hanno nei gior-ni scorsi discusso su questiogior-ni di tariffe e sul sistema protettore preferenziale inaugurato d a 1 Commonwealth a Ottawa, nel 1932. La Gran Bretagna ha bi-sogno di esportare negli Stati U-niti, perchè necessità di dollari; ma gli Stati Uniti non concede-ranno riduzioni di tariffa se l'im-pero inglese a sua volta non rinuncerà al sistema discrimina-torio, cui Australia e Nuova Ze-landa sembrano tenere assai.

Inaugurando la riunione dei delegati dell'Impero, Sir Stafford Cripps ha accennato, senza pre-cisare, ad un'« atmosfera di ac-cordo amichevole » nel settore economico.

La stampa britannica osserva che anche una riduzione del 50 per cento nelle tariffe doganali americane non aumenterebbe le importazioni degli Stati Uniti che di circa due miliardi di dollari, i quali non basterebbero a sazia-re i molti paesi affamati e asse-tati di moneta statunitense. Per portare nuovamente il mondo in condizioni di prospero equilibrio occorrerebbe un altro cerotto — per dirla con Don Abbondio — e precisamente ima politica ame-ricana di ingentissimi prestiti al l'estero.

R O S A D E I V E N T I

G I U S T I Z I A T R I B U T A R I A

Con la legge sull'imposta stra-ordinaria patrimoniale si è de-ciso un aggravio di quella ordi-naria e tutto un programma di inasprimenti fiscali : rivaluta-zione dei redditi fondiari impo-nibili e di quelli soggetti all'im-posta di ricchezza mobile per le categorie A, B e CI; adegua-mento dei diritti di fabbricazio-ne, delle tasse di bollo, dei diritti di statistica e di magazzinaggio, dei prezzi dei tabacchi. Per con-tro, uno speciale trattamento di favore è riservato ai redditi mo-biliari di lavoro, esclusi quelli dei professionisti e artisti.

Secondo le dichiarazioni del ministro Campilli, codesti prov-vedimenti costituirebbero un

pri-mo passo verso l'adeguamento della pressione fiscale alla capa-cità contributiva dei singoli: il qual proposito sembrerebbe a pri-ma vista conferpri-mato dall'aggra-vio degli oneri imposti alle classi abbienti, e dall'attenuazione di quelli che percuotono le masse proletarie (sacrificio, questo, che riprova — ha detto il ministro Campilli — la sollecitudine del governo per i lavoratori).

Per chi sappia» leggere nelle pieghe dei provvedimenti fiscali, l'accerpnato proposito apparirà tuttavia solo formalmente rea-lizzata. Lo sgravio delVimposta mobiliare sui redditi di lavoro attenua un tributo che, percuo-tendo un servizio oggetto di scambia, è per sua natura tra-sferibile sul consumatore del ser-vizio stesso, cioè sul datore di lavoro: questi, pertanto, riuscirà

alla lunga avvantaggiato dulia riduzione apportata all'aliquota di categoria C2, mentre non sof-frirà dell'aumento sulla catego-ria B, essendo in grado di scari-carlo sui compratori dei propri beni o servizi. Anche i contri-buenti colpiti dall'aumento delle imposte fondiarie ne potranno trasferire l'incidenza incremen-tando i loro prezzi di vendita, e se ne sentirà l'effetto nell'inevi-tabile rincaro delle derrate agri-cole. Quanto ai progettati aggior-namenti delle imposte indirette, saranno in definitiva i consuma-tori ad assorbirli, ed in misura non certo proporzionale alla loro capacità contributiva.

(11)

INEFFICIENZA DELL'IMPRESA DI STATO

Ogni privata impresa, si sa, trae giustificazione della

propria esistenza dal contributo di utilità che è in grado di offrire alla produzione sociale. Il riconosci-mento di tale contributo l'impresa trova nella misura del complessivo divario fra prezzi di segno opposto (costi e ricavi) che il mercato accetta di negoziare in contropartita, vale a dire, ellitticamente, nella misura del reddito che il mercato le attribuisce ira compenso del suo intervento nel processo produttivo generale. Anche l'impresa pubblica, anche l'impresa di stato negoziano sistematicamente mezzi di produzione, beni e servizi, pagandone e incassandone i prezzi. Senonchè i beni e i servizi prodotti dall'impresa di stato non sono diretti — almeno per la maggior parte — a soddisfare una domanda individualizzabile e divisibile accompa-gnata dall'offerta del prezzo corrispettivo, ma piutto-sto una generica sollecitazione promossa dall'iniziativa, spesso faziosa e non disinteressata, delle classi o dei partiti al potere. Quanto ai prezzi che l'impresa di stato paga per l'acquisto dei mezzi di produzione con-facenti ai suoi scopi, essi sono in buona parte sottratti alla libera determinazione del mercato; e quelli che riscuote sono in prevalenza imposti ai contribuenti senza riguardo all'utilità dei beni o servizi prodotti e senza rapporto con il consumo fattone individualmente, ma solo con criterio di massima che essi giungano nel loro complesso a coprire i costi di produzione soste-nuti dall'impresa.

Dal momento che il sistema dei prezzi, sul quale si edifica l'economia dell'impresa di stato, è sottratto alle leggi del mercato, anche il contributo di utilità, che essa si propone di recare alla produzione sociale, sfug-ge a quel banco di prova che il riconoscimento del mercato costituisce per la vitalità economica di ogni impresa liberamente attuata. Tale riconoscimento l'im-presa di stato deve ricercare in altre meno specifiche e immediate manifestazioni dell'opinione pubblica, ed è misurato dal modo col quale la sensibilità collettiva aderisce alla sua azione, secondandola oppure contra-standola. Ove l'impresa di stato riscuota, nell'esplica-zione dei suoi compiti, la generale fiducia, le sarà più facile ottenere il corrispettivo dei beni venduti e dei servizi resi alla collettività, e quindi equilibrare il de-licato sistema dei prezzi negoziati. Se, invece, la pub-blica fiducia non la soccorra, essa stenterà ad elevare il complesso dei suoi ricavi fino al livello segnato dalla misura complessiva dei suoi costi, e spesso senza riuscirvi, anche se faccia ricorso ad una vera e pro-pria dittatura finanziaria.

11 dissenso dell'opinione pubblica all'azione econo-mica dell'impresa di stato trova infatti la sua mani-festazione più appariscente nel dilagare dell'evasione fiscale. Ogni contribuente, può dirsi, reagisce al prezzo pubblico che gli viene richiesto cercando di evaderlo, allo stesso modo in cui reagirebbe alla richiesta di un prezzo privato, cercando di mercanteggiarlo. L'evasio-ne tributaria è quindi un fenomeno d'ordiL'evasio-ne comuL'evasio-ne, conseguente da iniziative particolari, anche se larga-mente diffuse; un fenomeno che, in certo modo ed entro certi limiti, giunge persino a correggere le pun-te massime delle sperequazioni fiscali, mentre, preven-tivamente scontato nella misura del prezzo pubblico, trova in esso il suo anticipato correttivo. Ma quando la reazione dei contribuenti, anziché riassuntiva di sin-golari contestazioni, si dimostri organizzata e concorde,

e, invece che mascherarsi di inganni più o meno sot-tili, si dichiari apertamente in forma clamorosa, essa allora non dovrà solo intendersi rivolta ad attenuare 0 correggere l'incidenza dell'onere fiscale, ma bensì ad esprimere un senso generale di sfiducia nella capa-cità produttiva dell'impresa di stato.

I mezzi di produzione, che l'impresa di stato non sa ottenere dalle imprese private a titolo di imposta, dif-ficilmente le riuscirà di procurarsi, quando non l'assista la pubblica opinione, a titolo di prestito. La capacità di credito discende dalla capacità di reddito; e l'im-presa di stato che non sappia ispirare fiducia nella pro-pria capacità di reddito — reddito nel senso prima ac-cennato — non perverrà ad esercitare alcuna attrat-tiva sui mezzi di produzione in cerca di impiego. Ma 1 crediti, che non trova liberamente negoziati, l'im-presa di stato ha maniera di ottenere coattivamente per il tramite della banca centrale, che, a sua volta, li ottiene dilatando la circolazione. L'espansione della circolazione monetaria e, in genere, l'espansione del credito, dà origine, come è noto, a una maggiore do-manda di beni e servigi, spingendo i prezzi all'aumen-to. Ora, se l'impresa di stato saprà valersi del credito ottenuto per contribuire utilmente alla produzione so-ciale, questa ne risulterà potenziata, assorbendo senza scosse l'aumento della circolazione. Se, invece, l'im-presa di stato non impieghi economicamente il ricavo del credito ottenuto, l'aumento di prezzi provocato dalla spendita dello stesso non troverà compenso nel ribasso di altri o dei medesimi prezzi per migliorate condizioni della produzione, e perciò non mancherà di consoli-darsi in un processo di inflazione.

La sorda, ostinata, pervicace resistenza degli italiani d'oggi all'aggiornamento della pressione fiscale, e il continuo, fatale, implacabile deprezzamento della mo-neta sono due fenomeni che, oltre ad essere economi-camente collegati, trovano comune incentivo nella di-lagante convinzione che lo stato non sia all'altezza dei suoi compiti, che il suo intervento diretto e indiretto nella produzione, lungi dal contribuirvi efficacemente sia totalmente negativo. In queste condizioni di cose, avranno poco effetto i programmati inasprimenti fisca-li se l'impresa di stato non imprima alla propria azione un moto più aderente agli interessi della produzione nazionale; nè, ai fini del salvataggio della moneta, po-tranno valere gli abusati espedienti autoritari (blocco dei prezzi, controllo qualitativo e quantitativo delle im-portazioni, provvedimenti sulle borse, ecc.) idonei sol-tarato a soffocare talune m;anifestazioni del fenomeno inflazionistico, ma non ad eliminarne le cause. L'im-presa di stato attende il suo assestamento dall'attiva collaborazione delle economie private, e queste, prima di accordarla, esigono che l'impresa di stato se ne mo-stri meritevole assicurando una contropartita ai sacri-fici imposti alla collettività, cioè dando affidamento di saper trasformare utilmente i mezzi di produzione ri-chiesti, a titolo di imposta o di prestito, alle private economie. Per ora, nessuna delle due parti dà segno di muoversi incontro alle esigenze dell'altra. C'è solo da sperare che, quando ciò avvenga, non sia troppo tardi.

(12)

IMPORTANZA ECONOMICA DELL'ARTICO

Per secoli l'importanza del Po-lo Nord, dal punto di vista eco-nomico, è stata considerata dagli uomini come assai trascurabile.

Oggi però, per un motivo geo-grafico e storico — la sua posi-zione centrale, rispetto alle grandi civiltà industriali — grazie an-che allo sviluppo dell'aeronautica che ne ha reso possibile lo sfrut-tamento, l'Artico ha rapidamente acquistato un'importanza ecce-zionale, sia per le sue risorse na-turali che per il posto che occu-perà in futuro dal punto di vista strategico.

A chi appartenga questa pre-ziosa zcma, non è stato ancora chiaramente definito. Si parla di un settore statunitense in corri-spondenza dell'Alaska, di un set-tore canadese, di un setset-tore da-nese in corrispondenza della Groenlandia, e di due altri: uno norvegese e uno russo, quest'ul-timo più vasto di tutti.

Il freddo non rappresenta un ostacolo insormontabile allo

sfrut-tamento economico delle terre sub-polari. Sebbene l'Oceano Ar-tico contenga circa 5 trilioni di tonnellate di ghiaccio e la tem-peratura a Oimyakon — il polo del freddo, nella Siberia nord-o-rientale — discenda sino a 70 gradi sotto zero, in larghe zone nevica poco, ali'incirca 20 centi-metri all'anno, e non. vi sono burrasche. Al polo nord piove, perfino, a intervalli di tempo, e in alcune regioni della Siberia settentrionale le fragole crescono grosse come susine.

Le ricchezze del suolo e del sottosuolo colpiscono quanti si¡ accingono a studiare l'economia artica. L'Alaska centrale ha con-siderevoli aree di terreni ben col-tivati; alcune delle zone agricole più fertili del mondo sono situate nel Canada settentrionale, a sud del lago Great Slave, ma esse sono per la maggior parte non sfruttate. Per migliaia e migliaia di chilometri si estendono fore-ste ricche di ottimo legname, nel-le quali non ha ancora risuonato un colpo di accetta.

Nel settore americano sono da ricordare i terreni auriferi del-l'Alaska e uno dei più grandi gia-cimenti di rame del mondo. Il nord-America ha pure radio, car-bone, tungsteno, mica e un cam-po petrolifero parzialmente sfrut-tato. Nel settore canadese hanno enorme importanza i giacimenti di uranio. La Groenlandia è nota per la sua criolite.

Nella parte russa, vi sono ric-chi depositi di carbone e petrolio. La zona dì Norilsk ha rame e ni-kel; quella della Lena, miniere d'oro. Se la Russia possieda nel-l'Artico anche depositi di uranio, non è stato finora rilevato.

Sin dal tempo degli Zar, i

rus-si hanno scientificamente sfrut-tato le risorse dell'estremo nord del loro paese. Essi sperano ora di rendere l'Artico russo suffi-ciente a se stesso. Instancabil-mente esplorano le zone meno co-nosciute. Nei tre mesi più caldi dell'anno linee regolari di navi a vapore compiono il famoso pas-saggio di nord-est, penetrando nello stretto corridoio tra la costa settentrionale siberiana e la ca-lotta permanente di ghiaccio. Le comunicazioni sono facilitate dall'esistenza delle tre grandi vìe fluviali dell'Ob, del Lena e del Yenisei. Gli animali da pelliccia o capaci di fornire grassi, latte o altri prodotti, sono, con i pesci, un'altra ricchezza polare.

L'Artico è dunque ricco, ma il suo sfruttamento intensivo dipen-de dall'aeroplano, che, a sua vol-ta, in quel clima duro e mutevole, dipende dall'esistenza di una ela-borata rete di stazioni meteoro-logiche. Occorre dire che la Rus-sia ha impiantato un maggior numero di stazioni dell' America; per questo motivo e per il fatto che nella parte sovietica del polo

vi sono più vie d'acqua, i russi

sono molto più avanti degli ame-ricani nello sfruttamento dell'Ar-tico.

L'argomento decisivo che pone il Polo Nord in primo piano nel-la strategia mondiale è nel-la sua im-portanza nel sistema delle comu-nicazioni intercontinentali. Le rotte più brevi tra gli Stati Uniti e le altre grandi concentrazioni industriali del mondo attraver-sano tutte la zona artica; in par-ticolare, per le nuove industrie sparse negli Urali e in Siberia, le rotte passano vicinissime al Polo Nord.

Da una parte c'è il complesso industriale statunitense, concen-trato nel rettangolo Chicago, De-troit, Pittsburg, Valle del Connec-ticut; dall'altra, i complessi in pieno sviluppo degli Urali e della Siberia, oltre a quelli già formati di Mosca e del Don.

I russi sono il primo popolo nella storia che abbia tentato di fondare una civiltà industriale nelle regioni polari. Negli ultimi 15 anni il Glavsevmorput — l'or-gano incaricato di sviluppare le comunicazioni e l'economia in genere dei territori settentrionali

Lavori pubblici nella Provincia di Torino

( G e n i o C i v i l e )

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L a v o r i i n i z i a t i

M E S E N . LAVORI VALORI IN N. G I O R N A T E OPERAIE 1 M E S E N . LAVORI MIGLIAIA DI LIRE PREVISTE

G e n n a i o F e b b r a i o . . . . 401 506 109.040 128.668 98.000 64.334

L a v o r i in c o r s o

M E S E N. LAVORI VALORI IN N. GIORNATE OPERAIE

M E S E N. LAVORI MIGLIAIA DI LIRE PREVISTE

F e b b r a i o . . . . G e n n a i o 931 794 1.181.774 1.190.511 36.887 56.129

Costruzioni autorizzate in base a licenze

(Municipio di Torino)

M E S I

NUOVE C O S T R U Z I O N I AMPLIAMENTI M E S I

Case N. vani Case N. vani

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