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IO SONO LA LUCE DEL MONDO La fede cristiana

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Academic year: 2022

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“IO SONO LA LUCE DEL MONDO”

La fede cristiana

Don Franco Manzi

1. LA LUCE E LE TENEBRE

L’intera vicenda è narrata da Giovanni quasi fosse una specie di processo in tre atti: l’inquisitoria, la citazione dei testimoni e, infine, l’udienza con la sentenza.

2. IL FATTO COME SEGNO DI DIO

2.1. Il segno della cecità: “quel che è nato dalla carne”

Vangelo secondo Giovanni 9,1-5

9 1 Passando vide un uomo cieco dalla nascita 2 e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». 3 Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. 4 Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. 5 Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo».

Mentre sta camminando per le strade di Gerusalemme, Gesù s’imbatte in un uomo. È cieco dalla nascita, rassegnato al suo male. Non fa come tanti altri malati che chiedono a Gesù di essere guariti.

Il cieco di Gerusalemme non chiede niente. È totalmente passivo. Per questo diventa un simbolo:

raffigura l’uomo senza Cristo. Quel cieco rappresenta tutti quegli uomini che, volenti o nolenti, non hanno mai avuto nella vita l’occasione d’incontrare davvero la luce, cioè Cristo. Gesù stesso aveva parlato di questa situazione dell’essere umano a Nicodemo.

Vangelo secondo Giovanni 3,1-8

3 1 C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei. 2 Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». 3 Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». 4 Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5 Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6 Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. 7 Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. 8 Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito».

Vangelo secondo Giovanni 5,21

5 21 Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole.

Il Figlio di Dio è venuto sulla faccia della terra per mantenere la promessa di felicità eterna fatta da Dio ad ogni uomo.

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2.2. Il segno della sofferenza: il crinale tra il Dio giusto e il Dio buono

Per Gesù, quel cieco è un uomo. Per i discepoli, invece, egli finisce per diventare quasi una questione teologica.

Isaia 55,8-9

55 8 Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie – oracolo del Signore.

9 Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Già gli amici di Giobbe furono rimproverati da Dio per aver tentato di difendere maldestramente il suo operato agli occhi dell’amico sofferente (Gb 42,7-8). I discepoli di Gesù si mettono a fare teologia sulle sofferenze di quel disabile e danno risposte lontane da un’autentica visione di Dio.

Davanti a queste scandalose disquisizioni teologiche, Gesù taglia corto, mostrando che esse sono troppo umane per spiegare cosa davvero stia dietro il dolore innocente di quell’uomo: «Il Padre mio non è un Dio che punisce il peccato dei padri, scatenando la sua ira sui figli innocenti; e non è neppure un Dio che, di fronte alle sofferenze umane, se ne resta impassibile nella sua torre d’avorio celeste. Il Padre mio è un Dio che si prende cura anche di un uomo così, che tutti giudicano maledetto da lui, solo perché colpito da un male inguaribile».

2.3. Il segno del fango: la nuova creazione degli occhi di carne

Messe a tacere una volta per sempre le false risposte teologiche almeno dei suoi discepoli, Gesù fa una nuova creazione.

Vangelo secondo Giovanni 9,6-7

9 6 Detto questo, [Gesù] sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7 e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

Genesi 2,7-8

2 7 Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. 8 Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato.

Gesù compie un’opera di Dio. Egli è venuto sulla terra proprio per rivelare la gloria di Dio, facendo opere buone, tipiche di Dio (Gv 17,4). In questo modo, Gesù rivela nitidamente chi sia Dio: il Padre suo non è il “fantasma” temuto da chi pensa che Dio castighi con le disgrazie i peccatori; ma è un Dio che, di fronte al dolore dei suoi figli, “si sporca le mani” con la storia umana. E Gesù “si sporca le mani” con quel fango. Il Figlio dà la vita agli uomini, soprattutto ai più disgraziati, perché, sanati nella loro carne e nel loro cuore, possano scoprire attraverso questi segni di misericordia quanto sia buono il Padre.

2.4. Il segno della piscina di Siloe: l’“inviato” di Dio

Mandato da Dio, per iniziare ad attuare sulla faccia della terra il regno dei cieli, Gesù intuisce che

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Per adesso, però, Gesù sa che non è ancora giunta la sua ora, l’ora della sua morte in croce, in cui la storia sembrerà sommersa nelle tenebre del male. È ancora «giorno».

Gesù manda il cieco a lavarsi nella piscina di Siloe, il cui nome è un altro segno di rivelazione. Di per sé, in ebraico, Siloe significa “colui che invia”, essendo un participio attivo. La piscina si chiamava così in riferimento alla sorgente “che invia” acqua. L’evangelista intuisce nel nome di quella piscina qualcosa di più profondo. Annota: «Siloe significa “inviato”», come se Siloe fosse in ebraico un participio passivo. Giovanni intravede in quel nome un’allusione a Gesù, “inviato” dal Padre. Quel cieco è guarito da colui che è stato inviato da Dio per essere la luce del mondo.

2.5. Il segno e la fede

Ma per vedere la luce di Gesù, per capire il significato profondo dei “segni” di Dio offerti da Gesù, non sono sufficienti gli occhi di carne. Occorrono occhi “spirituali”. Occorre la fede.

Vangelo secondo Giovanni 9,7

9 7 [Gesù] gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

Genesi 12,1-4

12 1 Il Signore disse ad Abram: «Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. 2 Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. 3 Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». 4 Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran.

È proprio la fede del cieco nato che lo fa guarire. Questo è il fatto.

3. L’INTERPRETAZIONE DEL FATTO COME GIUDIZIO DEGLI UOMINI

3.1. Chi crede, vede; chi non crede, non vede

Persino di fronte ad un miracolo così straordinario, ci si può rinchiudere nell’incredulità. Ma chi non crede, non vede. Ci vuole uno sguardo di fede, per capire che un determinato fatto non è frutto del caso o del destino, ma un segno di Dio.

Vangelo secondo Matteo 17,20

17 20 Ed egli [Gesù] rispose: «Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile».

Come interpretare quella guarigione operata da Gesù: è un segno di Dio? Oppure è un gioco di prestigio di questo guaritore ambulante, che continua a bestemmiare, accampando la pretesa di essere il Figlio di Dio (cf Gv 5,18; 10,33; 19,7)? Non sarà addirittura un inganno di Satana (cf Mt 12,24)? Davanti a questo segno, tutti devono prendere posizione.

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3.2. Il primo atto del “processo”: la fase istruttoria 3.2.1. I conoscenti

Vangelo secondo Giovanni 9,8-12

9 8 Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: «Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». 9 Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano:

«No, ma gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10 Allora gli chiesero: «Come dunque ti furono aperti gli occhi?». 11 Egli rispose: «Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista». 12 Gli dissero: «Dov'è questo tale?». Rispose: «Non lo so».

Le persone vedono l’uomo guarito con i loro occhi di carne. Ma questo sguardo non risolve l’ambivalenza della guarigione.

L’intenzione di Dio era univoca: Dio ha mandato Gesù a fare segni di misericordia come quello per rivelarsi come un Padre buono che vuole la felicità dei suoi figli, anche di quelli offesi dalla disgrazia. Anche l’intenzione di Gesù era univoca: obbedire, ad ogni costo, a questo desiderio di rivelazione del Padre suo. Perciò, per dare gloria a Dio e rendere felice quel cieco nato, mostrandogli che Dio è un Padre buono che ama anche lui, nonostante quell’handicap, Gesù fa quel segno, benché sia sabato. Eppure, questo stesso segno univoco di Gesù appare ad alcuni ambivalente, opaco, se non addirittura oscuro.

3.2.2. I farisei

Si porta il cieco guarito dai farisei. Era nota la loro competenza nell’interpretazione della legge di Dio. Ma paradossalmente sono proprio queste loro “conoscenze” teologiche che impediscono loro di riconoscerne l’intervento miracoloso.

Vangelo secondo Giovanni 9,13-17

9 13 Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14 era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15 Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16 Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un peccatore compiere tali prodigi?». E c'era dissenso tra di loro. 17 Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

In apparenza, i farisei iniziano a fare l’inchiesta in modo corretto. Chiedono al sedicente miracolato di raccontare anche a loro come erano andate le cose. In realtà, dell’intera deposizione del cieco guarito hanno già stabilito a priori ciò che conta per loro: «il giorno in cui Gesù fece del fango e gli aperse gli occhi era un sabato» (v. 14). Di certo, da un punto di vista giuridico, il ragionamento è lineare: se il cosiddetto miracolo è avvenuto di sabato costituisce un’infrazione della legge di Mosè.

Chi infrange la legge sul sabato, fa peccato contro Dio. Dunque, Gesù è un peccatore, non un uomo di Dio. Il cosiddetto miracolo non è un’opera di Dio. Essendo un peccato grave, è da far risalire ultimamente al diavolo, non a Dio.

3.3. Il secondo atto del “processo”: la citazione dei testimoni

Ad essere chiamati in causa come testimoni sono il padre e la madre del miracolato.

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Vangelo secondo Giovanni 9,18-23

9 18 Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19 E li interrogarono: «É questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20 I genitori risposero: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; 21 come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso». 22 Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23 Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età, chiedetelo a lui!».

Almeno i genitori del cieco nato avrebbero potuto riconoscere il segno di Dio. La loro fede era stata provata come oro nel crogiolo per anni (cf Sir 2,5) e doveva essere maturata, a causa di quella sofferenza. Invece, dalle loro parole appare che neppure loro sono riusciti a vedere nel segno di Gesù un intervento di Dio.

3.4. Il terzo atto del “processo”: l’udienza e la sentenza conclusiva

La sentenza dei farisei è stata già decisa a priori. Ma il cieco è obbligato a ricordare per la terza volta l’accaduto.

Vangelo secondo Giovanni 9,24-34

9 24 Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». 25 Quegli rispose: «Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo». 26 Allora gli dissero di nuovo: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27 Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28 Allora lo insultarono e gli dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! 29 Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30 Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31 Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32 Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33 Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34 Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori.

4. L’INTERPRETAZIONE DEL FATTO COME AUTOGIUDIZIO AL COSPETTO DI DIO

4.1. Chi crede, è illuminato; chi non crede, è accecato

Con la scomunica del miracolato, il processo umano è finito. In realtà, però, il processo continua, anche se ora è al cospetto di Dio. I ruoli si capovolgono (cf Mt 19,30; Lc 1,52-53): il processato – Gesù – diventa giudice e i giudici – i farisei – sono processati e condannati dalle loro stesse opere.

4.2. Chi non crede, è accecato: il progressivo accecamento degli avversari di Gesù

Gli avversari di Gesù progressivamente giungono ad accecare se stessi. Lo si vede quando convocano per la seconda volta il miracolato. Quante contraddizioni nei loro modi di fare! Persino il cieco guarito si rende conto di questo. Messi improvvisamente con le spalle al muro, i Giudei gli ricordano quel sospetto umiliante che lo perseguitava come una maledizione da quando era nato:

«Tu sei stato tutto generato nel peccato [...]!» (v. 34). Il cieco è scomunicato. Ma così facendo, i Giudei dimostrano la loro totale chiusura a Cristo e al suo annuncio di un Dio univocamente buono.

Chiusi gli occhi alla rivelazione sul vero volto Dio offerta da Cristo, i Giudei restano nelle tenebre.

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4.3. Chi crede, è illuminato: la progressiva illuminazione del cieco guarito Vangelo secondo Giovanni 9,11

9 11 Egli [= il cieco] rispose: «Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista».

Vangelo secondo Giovanni 9,17

9 17 Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?».

Egli rispose: «È un profeta!».

Vangelo secondo Giovanni 9,32-33

9 32 «Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato.

33 Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla».

A far maturare nella fede quest’uomo è lo scontro con la visione di Dio accampata dagli oppositori di Gesù. Come Giobbe, anche il cieco risanato si rifiuta di credere in coloro che sostengono che Dio castiga i peccatori con disgrazie come la sua cecità. Alla fine, costui giunge alla fede piena, cioè giunge a credere in Gesù come figlio dell’uomo e come Signore.

Vangelo secondo Giovanni 9,35-38

9 35 Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell'uomo?». 36 Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37 Gli disse Gesù: «Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui». 38 Ed egli disse: «Io credo, Signore!». E gli si prostrò innanzi.

Il cieco è stato non solo “sanato”, ma anche “salvato”. Non ha ricevuto soltanto il dono inaspettato di essere guarito negli occhi di carne; ma ora riesce anche a vedere, con gli occhi della fede, Gesù come luce del mondo. Non è questo il fine ultimo di quel suo cammino terreno, iniziato così male sotto il segno di una malattia congenita?

Alla fine, su tutti scatta la sentenza di Gesù:

Vangelo secondo Giovanni 9,39-41

9 39 Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi». 40 Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?». 41 Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

5. UN SEGNO DI RIVELAZIONE PER NOI? 5.1. Una sentenza aperta

5.2. Superare i falsi dubbi su Dio 5.3. Superare le false certezze su Dio 5.4. Superare il falso rispetto umano

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