R e s o c o n ti P a r l a m e n t a r i — 425 A s s e m b l e a R e g i o n a le S i c i l i a n a
VII L e g i s l a t u r a LI SEDUTA 16 Fe b b r a i o 1972
L I S E D U T A
m e r c o l e d ì
1 6 F E B B R A I O 1 9 7 2
Presidenza del Presidente BONFIGLIO
I N D I C E
C onclusioni d e lla C o m m issio n e « F in a n z a , b ila n cio e p ro g ra m m a z io n e c o n se g u e n ti a l d ib a ttito sul d o c u m e n to p r e lim in a r e a l p ro g r a m m a d i sviluppo e co n o m ico n a z io n a le , con rif e r im e n to al C o n v eg n o d e lle R e g io n i m e rid io n a li c o n v o cato in C a g l ia r i» :
P R E S I D E N T E ...
GIUM MARRA, P residente della Com m issione e
relatore ...
Disegno d i le g g e:
(A nnunzio d i p re s e n ta z io n e e co m u n icaz io n e di in v io a lle C o m m issio n i le g islativ e)
« M odifiche, in te g ra z io n i ed a g g iu n te a lle p ro v v idenze p r e v is te in fa v o re d elle zone t e r r e m o tate » (63/A ) (D iscu ssio n e) :
P R E S I D E N T E ...
L A U K I C E L L A ...
g i u b i l a t o ■ ...
GULOTTA r e l a t o r e...
MARINO G IO V A N N I ^ ...
GRILLO * ...
T R I N C A N A T O ...
BELLAFIORE . . ...
In terro g azio n e:
( A n n u n z i o ) ...
In terp e llan za:
( A n n u n z i o ) ...
Mozione (D e te rm in a z io n e d e lla d a ta d i d iscu s
sione) :
P R E S I D E N T E ...
OJENI, Assessore alla P residenza . . . .
DE P A S Q U A L E ...
Pag.
428, 429
425
429, 443 429 430 437 438 441 444 445 426
427, 428 427 427, 428
La seduta è aperta alle ore 17,50
GENNA, segretario, dà lettura del proces
so verbale della seduta precedente, che, non sorgendo osservazioni, s’intende approvato.
Annunzio di presentazione di disegno di legge.
PRESIDENTE. Comunico che è stato pre
sentato il seguente disegno di le'gge: « P ro roga del term ine di cui alla legge regionale 30 dicembre 1971, numero 21, concernente esercizio provvisorio del bilancio della Regio
ne siciliana per l’anno finanziario 1972 » (nu
mero 148), dal Presidente della Regione, in data odierna.
Comunicazione di invio di disegni di legge alle Commissioni legislative.
PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, sono stati inviati alle competenti Commissioni legislative i seguenti disegni di legge;
—■ « Conferimento delle zone industriali, regionali ai consorzi per le aree ed i nuclei di sviluppo industriale di cui alla legge 29 lugho 1957, numero 634 » (137), alla Commissione legislativa : « Agricoltura, foreste, industria, commercio, pesca e artigianato » ;
— « Subingresso della Regione siciliana al
lo Stato nella stazione sperimentale consor
ziale di granicoltura per la Sicilia con sede in Catania » (138), alla Commissione legislativa:
« Agricoltura, foreste, industria, commercio pesca e artigianato»;
— « Provvedimenti straordinari per lo svi
luppo turistico della Regione siciliana » (139), alla Commissione legislativa: « Lavori pub
blici, urbanistica, comunicazioni, trasporti e turismo » ;
— « Contributo annuo in favore delle Se
zioni siciliane deU’Associazione italiana per l’assistenza agli spastici (A.I.A.S.) » (140), alla Commissione legislativa; «Pubblica istrvizio- ne, lavoro, cooperazione, assistenza sociale, igiene e sanità » ;
Resoconti, i. 60 (1972 - 280) (500)
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— « Istituzione di complessi zootecnici or
ganici » (141), alla Commissione legislativa:
« Agricoltura, foreste, industria, commercio, pesca e artigianato » ;
— « Aggiunte e modifiche alla legge 28 lu
glio 1971, num ero 558, contenente la disciplina deirorario dei negozi e degli esercizi di ven
dita al dettaglio » (142), alla Commissione le
gislativa: « Agricoltura, foreste, industria, commercio, pesca e artigianato»;
— « Intervento straordinario a favore dei Comuni nel cui territorio ricade il giacimento metanifero di Brente » (143), alla Commis
sione legislativa : « Lavori pubblici, urbani
stica, comunicazioni, trasporti e turismo »;
— « Criteri per la determinazione degli aumenti periodici e rideterminazione dei com
pensi per prestazioni di lavoro straordinario del personale in servizio neU’amministrazione regionale con la qualifica di commesso, agente tecnico e operaio » (144), alla Commissione legislativa: « Questioni istituzionali, organiz
zazione amministrativa, enti locali » ;
— « Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 30 dicembre 1965, numero 42, re
cante provvidenze per il finanziamento dei m utui alle cooperative edilizie regionali » (145), alla Commissione legislativa: «F inan za, bilancio e programmazione ».
Annunzio di interrogazione
PRESIDENTE. Invito il deputato segreta
rio a dare lettura della interrogazione perve
nuta alla Presidenza.
GENNA, segretario:
« Al Presidente della Regione e all’Asses
sore al turismo, alle comunicazioni ed ai tra sporti per conoscere:
1) il nome dell’attuale Presidente del- l’Ente provinciale del turismo di Caltanisset- ta, giacché si ha notizia dalla stampa che è stato nominato un Presidente dall’Assessore al turismo, alle comunicazioni ed ai traspor
ti che si è insediato senza ricevere le con
segne, m entre il precedente ha lasciato la ca
rica, senza effettuare le consegne, per dispo
sizione del Presidente della Regione;
2) se il Presidente della Regione e l’Asses- sore al turismo, alle comunicazioni ed ai tra sporti non abbiano deciso di concerto di man
tenere in carica all’Ente del turismo nisseno
tu tti e due i presidenti al fine di dare un con
creto impulso allo asfittico turism o della pro
vincia di Caltanissetta » (231). {L’interrogante chiede la risposta scritta).
Mancuso. PRESIDENTE. Avverto che l’interrogazio
ne testé annunziata é già stata inviata al go
verno.
Annunzio di interpellanza
PRESIDENTE. Invito il deputato segreta
rio a dare lettura della interpellanza perve
nuta alla Presidenza.
GENNA, segretario:
« Al Presidente della Regione e all’Asses- sore agli enti locali per sapere se sono a co
noscenza delle irregolarità verificatesi nel co
mune di Caltanissetta, ed in particolare se sanno:
1) delle irregolarità edilizie verificatesi nel comune di Caltanissetta che hanno deter
minato la M agistratura ad iniziare ad istrui
re un procedimento penale, che attualmente è all’esame del Tribunale di Caltanissetta, nel quale risultano coinvolti il Sindaco ed altri am ministratori comunali;
2) del comportamento tenuto dall’attuale Sindaco di Caltanissetta, dr. Pietro Oberto, il quale avrebbe incassato da diversi appalta
tori ed altre persone della città, durante il periodo in cui ha ricoperto le cariche di As
sessore ai lavori pubblici e Sindaco, somme non indifiìerenti per la costituzione di una irregolare Società denominata ”Finanziaria Nissena” ;
3) del comportamento dall’attuale Sinda
co di Caltanissetta, dr. Pietro Oberto, il qua
le avrebbe incassato, sottoscrivendo i relativi mandati, somme ammontanti a decine e de
cine di milioni, che il detto dr. Pietro Oberto assume avere anticipato ad un locale Club sportivo;
4) della utilizzazione, da parte di ammi
nistratori comunali, delle auto di proprietà del comune, che, pare, effettuino viaggi non controllati;
5) dello affitto, da parte dell’Amministra
zione comunale dei locali di proprietà del Co
mune, per i quali non solo non vengono ef
fettuati con puntualità i pagamenti, ma il Co-
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mune ha anzi anticipato le spese necessarie per la registrazione dei contratti che sono a carico dei conduttori, che non sono state nean
che recuperate.
Se, infine, per i fatti sopra specificati, non ritengano di disporre una immediata inchie
sta al fine di accertare eventuali responsa
bilità e per assumere i provvedimenti conse
guenti e necessari » (65) {L’interrogante chie
de lo svolgim ento con urgenza).
Mancxjso. PRESIDENTE. Avverto che, trascorsi tre giorni daU’odierno annunzio senza che il Go
verno abbia dichiarato di respingere l’inter
pellanza o abbia fatto conoscere il giorno in cui intende trattarla, l’interpellanza stessa sa
rà iscritta all’ordine del giorno per essere svolta al suo turno.
Determinazione della data di discussione di mozione.
PRESIDENTE. Si passa al punto II del
l’ordine del giorno: « Lettura della mozione numero 11 degli onorevoli De Pasquale, Co
rallo, Cagnes, Russo Michelangelo, Motta, Giubilato e Rindone, della quale do lettura:
« L ’Assemblea regionale siciliana considerati i gravi inconvenienti ed il pe
sante discredito procurato alla Regione dal modo con cui sinora i gruppi e i partiti di Governo hanno concepito le nortiine per gli svariati incarichi di direzione negli Istituti di credito, negli Enti strumentali, negli orga
ni di controllo e in ogni altro organismo re
gionale;
ravvisata l’urgenza di svincolare tali no
mine dall’oscuro gioco di sottogoverno e dal
la violenta rissa di potere connaturati alle relazioni politiche tra i partiti del centro-si
nistra e tra le correnti della Democrazia cri
stiana;
considerata l’intollerabile condizione di ca
renza direzionale di molti Enti ed Istituti in cui non si riesce a rinnovare gli incarichi, sca
duti anche da molti armi, a causa della in
conciliabilità degli appetiti personali e di gruppo che si scontrano nel recinto gover
nativo;
attesa l’esigenza di chiarire preventiva- niente davanti all’opinione pubblica i crite
ri di obiettività che devono presiedere a cia
scuna nomina nonché i requisiti di probità e di competenza delle persone proposte;
vista la necessità di sottrarre all’arbitrio discrezionale dei singoli Assessori le nomine relative ai loro ram i di amministrazione, al fine di evitare 1 ricorrenti colpi di mano che, come in questi giorni, pongono a repentaglio per motivi deteriori l’esistenza del Governo con gravi conseguenze per la funzionalità del- r Assemblea;
nell’auspicio che presto possa essere modi
ficata la legislazione regionale che, privando rAssemblea dei suoi poteri, ha determinato la deplorevole condizione attuale,
impegna il Presidente della Regione a riferire entro 10 giorni all’Assemblea sui motivi per i quali sino a questo momento non si sia proceduto a rinnovare i Consigli di am
ministrazione del Banco di Sicilia, della Cassa di Risparmio V. E., dell’Irfis e degli altri Enti, nonché sugli intendim enti della Giunta a pro
posito dei criteri di nomina e conseguente
mente delle persone da proporre;
impegna, altresì, il Presidente ed i singo
li assessori
1) ad attenersi alle indicazioni che scatu
riranno dal dibattito assembleare;
2) a richiedere su ogni nomina di loro com
petenza il parere delle relative Commissioni legislative ».
Il Governo quale data indica, onorevole Assessore Ojeni?
OJENI, Assessore alla Presidenza. Il Presi
dente della Regione desiderava che la data in cui sarà discussa la mozione fosse stabili
ta con lui.
DE PASQUALE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Nè ha facoltà.
DE PASQUALE. Signor Presidente, non vedo perché si debba attendere il Presiden
te della Regione per stabilire la data di di
scussione della mozione. Mi sembra, infatti, che l’onorevole Ojeni, qui presente, nella sua qualità di Assessore alla Presidenza, sia abi
litato a decidere sulla questione.
OJENI, Assessore alla Presidenza. Chiedo di parlare.
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PEESIDENTE. Ne ha facoltà.
OJENI, Assessore alla Presidenza. Signor Presidente, possiamo rinviarla a turno ordi
nario.
PRESIDENTE. I proponenti sono d ’accordo?
DE PASQUALE. No, non siamo d’accordo.
Si tratta, signor Presidente, dell’argomento politico più im portante in questo momento, senza dire che ci troviamo davanti ad epi
sodi abbastanza gravi a causa di queste ri
correnti manifestazioni di rissa violenta per le nomine e ad tina sclerosi della attività di molti enti tra i più im portanti della Regione, che sono privi di una regolare direzione per le liti esistenti all’interno dei vari partiti del centro-sinistra e soprattutto tra le correnti della Democrazia cristiana. I fatti registrati in questi giorni, di nomine effettuate esclu
sivamente allo scopo di determ inare scompi
glio all’interno del Governo, denunciano una situazione deplorevole e discreditante per la Regione e per il suo prestigio; per cui riteniamo che un atteggiamento serio su questo argomento, ossia l’esame da parte dell’Assemblea, dopo una relazione del Go
verno e deliberazioni conseguenti che svin
colino la Regione da questa grave condizione in cui l’esecutivo l’ha posta, sia assolutamen
te indispensabile. Noi, signor Presidente, tu t
tavia, poiché reputiamo che si debba dare la possibilità di approfondire il documento e quindi di assumere anche delle posizioni col
legiali sulla questione, proponiamo che la da
ta venga improrogabilmente fissata per la giornata di m artedì della settimana entrantè.
PRESIDENTE. Onorevole Ojeni, il Presi
dente della Regione verrà in Aula questa sera?
OJENI, Assessore alla Presidenza. Sì.
PRESIDENTE. Onorevole De Pasquale, da
ta la particolare natura dì questa mozione, vorrei pregarla di soprassedere in attesa del
l’arrivo del Presidente della Regione. Nel cor
so della seduta è chiaro che la data sarà co
munque stabilita dall’Assemblea.
DE PASQUALE. Signor Presidente, mi di
spiace dover sottolineare che anzitutto il P re
sidente della Regione sapeva perfettamente che si sarebbe dovuto procedere alla determi
nazione della data di discussione della mozio
ne, ta n t’è vero che ha incaricato l’Assessore Ojeni di riferire che sarebbe stato presente Ma vi è di più, l’Assessore alla Presidenza ha proposto il rinvio a turno ordinario, la qual
cosa esprime già u n ’opinione del Governo che è inaccettabile da parte dell’Assemblea. Per
tanto mi perm etto d’insistere, al fine dì evi
tare che questo adempimento non venga ri
spettato. Possiamo semmai addivenire alla ri
chiesta di fissare la discussione per mercole
dì 13 febbraio 1972, cosicché il Governo avrà modo e sarà in grado di affrontare l’argomento.
PRESIDENTE. Pongo ai voti la proposta dell’onorevole De Pasquale.
Chi é favorevole resti seduto; chi é con
trario si alzi.
(E’ approvata)
Conclusioni della Commissione finanza, bilancio e programmazione conseguenti al dibattito sul docimiento preliminare al programma di sviluppo economico nazionale, con riferimento al Convegno delle Regioni meridionali convo
cato in Cagliari.
PRESIDENTE. Si passa al punto III del
l’ordine del giorno: « Conclusioni della Com
missione finanza, bilancio e programmazione conseguenti al dibattito sul docimiento preli
minare al programma di sviluppo economico nazionale, con riferimento al Convegno delle Regioni meridionali convocato in Cagliari.
La seduta è sospesa per dieci minuti.
La seduta, sospesa alle ore 18,30, è ripresa alle ore 18,50.
La seduta è ripresa.
Invito i componenti della II Commissione a prendere posto nell’apposito banco. Ha chie
sto dì parlare l’onorevole Giummarra, ne ha facoltà.
GIUMMARRA, Presidente della Commissio
ne e relatore. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, la Commissione finanza, bilancio e programmazione dell’Assemblea regionale si
ciliana ha ripreso in esame il testo delle os
servazioni e delle proposte precedentemente formulate in ordine al docimiento p re lù n in a '
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re e al programma di sviluppo economico na
zionale, con riferimento al convegno delle Re
gioni meridionali convocato in Cagliari.
Nel quadro di una riconsiderazione gene
rale, ed anche alla luce del dibattito svoltosi in Aula, dei suggerimenti forniti dagli ono
revoli colleghi, delle soluzioni prospettate, la Commissione, con voto unanime, ha deli
berato di licenziare il nuovo testo definitivo, sulla base di talune osservazioni ed integra
zioni che riflettono particolari aspetti ritenuti meritevoh di approfondimento e di chiari
mento.
Anzitutto ha ritenuto necessario sottolinea
re, nel quadro delle scelte programmatiche, la opportunità di un riequilibrio del rappor
to relativo agli investimenti nel settore p ri
mario, con la elevazione della previsione ?je- putata esigua) di 11 mila miliardi; riequilibrio che potrebbe consentire lo sviluppo produt
tivo del settore stesso a sostegno dell’impre
sa contadina singola ed associata. Ciò e\dden- temente non esclude l’adozione di misure age- volative nei confronti di altre forme di im
prenditoria agricola di avanguardia e di am
pio respiro.
Nel contesto delle proposte di modifica, la Commissione ha stabilito, altresì, di eliminare la dizione relativa alla riduzione di alcuni consumi pubblici e privati prevista dalla let
tera a), che riguarda l’aumento del volume globale degli investimenti attraverso una po
litica di sollecitazione delle accumulazioni pubbliche, rilevando che tale riduzione avreb
be potuto significare una ulteriore compres
sione del soddisfacimento delle esigenze civi
li del Mezzogiorno; così come, peraltro, la Commissione precedentemente aveva sottoli
neato, allorquando aveva richiesto espressa
mente, nell’ambito delle scelte programmati- che che si pongono in contraddizione con gli obiettivi del piano ed in particolar modo per il Meridione, l’incremento della produzione, del reddito e dell’occupazione, con un parti
colare aumento degli impieghi sociali alla let
tera d), correlato al permanere degli squili
bri settoriali e territoriali, aumento da desti
nare ai consumi pubblici, a favore, soprattut
to, dei settori sui quali la ulteriore concen
trazione produttiva può provocare ima mag
giore congestione. In tal modo sarebbe stato eliminato un ostacolo alla espansione dei red- diti e quindi un miglioramento delle condi
zioni di vita del Mezzogiorno.
La Commissione, poi, sempre esaminando le osservazioni ed i suggerimenti forniti dal dibattito in Aula, ha accolto la proposta del Governo che riguarda l’assegnazione di un ruolo prioritario alle infrastrutture di colle
gamento in ordine alle quali il Mezzogiorno appariva del tutto trascurato. Tutto ciò nel
l ’area degli investimenti destinati al settore terziario ed agli altri settori. Ha, altresì, rece
pito la proposta dell’esecutivo di ima ulteriore specificazione a proposito delle quote in favore del Mezzogiorno, nel senso di sollecitare la de
finizione di un orientamento di specializza
zione geografica delle attività produttive che possa consentire di locaUzzare nel Meridione sistemi produttivi integrati.
P er quanto riguarda l’istituzione del regime di autorizzazione per gli investimenti, la Com
missione ha ritenuto che fossero da escludere gli investimenti di piccola dimensione, per aziende, cioè, di modesta entità, in quanto è apparso assurdo ed antieconomico adottare un capillare, rigido regime di controllo. Pertanto dalla lettera f) viene esclusa siffatta ipotesi, mentre l’autorizzazione è stata lim itata alle aziende di grande e di media dimensione.
Per quanto concerne il fondo di compensa
zione dei costi sociali degli investimenti, pre
cedentemente previsto dalla Commissione nel primo testo, la stessa ha deciso di effettuare una indicazione generica di questa esigenza, prescindendo da aspetti particolari, quali le istituzioni di fondi o altro.
Sulla base di tali indicazioni, onorevole P re
sidente ed onorevoli colleghi, la Commissione sottopone all’attenzione dell’Assemblea regio
nale il nuovo testo perchè costituisca oggetto di deliberazione e di approvazione da parte della medesima e possa essere, quindi, offerto come contributo della Regione siciliana al dibattito che si svolgerà a Cagliari.
PRESIDENTE. L ’Assemblea prende atto delle conclusioni della Commissione finanza, bilancio e programmazione.
Discussione del disegno di legge; « Modifiche integrazioni ed aggiunte alle provvidenze pre
viste in favore delle zone terremotate » (63/A ).
PRESIDENTE. Si passa al punto IV del
l’ordine del giorno; Discussione del disegno di legge « Modifiche, integrazioni ed aggiunte
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alle provvidenze previste in favore delle zone terrem otate », iscritto al numero 1.
Invito i componenti della quinta Commis
sione a prendere posto nell’apposito banco.
Dichiaro aperta la discussione generale.
LAURICELLA. La Commissione si rim ette alla relazione scritta.
GIUBILATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUBILATO. Signor Presidente, onorevo
li colleghi, la discussione sul disegno di leg
ge maniero 63 ci fornisce l’occasione, direi, an
zi, ci impone l’obbligo, di fare un discorso completo sui problemi delle zone terrem ota
te. Tutto ciò, s’intende, senza ripetere le co
se già dette in circostanze drammatiche in questa Aula, e precisamente subito dopo il triste evento del 15 gennaio 1968 e poi nella giornata tristem ente memorabile del 9 luglio 1968, quando convennero qui in Palermo, nel
la piazza del nostro Parlamento, oltre 15 mi
la terremotati, che venivano accolti, in quel
la giornata, così come vennero accolti.
Tali problemi, oltre che in quelle occasio
ni, sono venuti alla ribalta in quest’Aula al
lorché noi del Gruppo p ^ lam e n tare comuni
sta sentimmo il bisogno di denunziare i ri
tardi, le inadempienze del Governo per quan
to riguardava l’attuazione di quelle leggi che pure l’Assemblea regionale siciliana aveva ap
provato e subito dopo il terremoto e, succes
sivamente, il 9 luglio 1968 e poi ancora nel luglio 1969. Abbiamo coscienza, onorevoli col
leghi, di avere assolto in quelle occasioni, in ogni occasione, direi, un ruolo ben preciso;
lo diciamo senza sussiego, naturalmente, es.- sendoci tram utati tu tte le volte in portavoce dei bisogni di quella gente che tuttora vive, a quattro anni di distanza dal terremoto, in una situazione che possiamo definire in una sola parola semplicemente disperata. Perciò noi pensiamo, onorevole signor Presidente, che oggi debba essere fatto il punto della si
tuazione in cui sono costretti tuttora a vive
re decine e decine di migliaia di abitanti del
la provincia di Trapani, e non soltanto della provincia di Trapani, ma anche di buona p ar
te delle province di Palermo e di Agrigento, cui vanno ad aggiungersi, ovviamente, le po
polazioni colpite dal terrem oto nell’ottobre- novembre 1967 nella zona dei Nebrodi.
Ma su questi aspetti particolari del proble
ma interverranno altri compagni del mio Gruppo, per la qualcosa io mi limiterò, dicia
mo, a fare la storia, se pure in term ini di assoluta rapidità e brevità, del disegno di leg
ge che noi stiamo discutendo.
Tale disegno di legge, infatti, stava giun
gendo al traguardo della sesta legislatura, quando, il 3 aprile 1971 precisamente, essa fu dichiarata chiusa, venendosi così ad impedire conseguentemente l’approvazione del disegno di legge in questione unitam ente ad altri, an
che di importanza più rilevante: uno per tut
ti, il disegno di legge relativo alla riforma ur
banistica generale nell’ambito della Regione siciliana. Vero è che taluni di questi disegni di legge ebbero a raggiungere il traguardo successivamente, nel corso di questa legisla
tura. Alludo all’assistenza farmaceutica in fa
vore dei coltivatori diretti, alludo inoltre al disegno di legge che andremo ad esaminare, dopo quello in favore delle zone terremotate, relativam ente al potenziamento delle attivi
tà lirico-sinfoniche e teatrali in Sicilia; per la qualcosa vogliamo dire che lo sforzo, che l’As
semblea stasera andrà a fare, si collega a quello che si cercava di fare alla conclusio
ne della scorsa legislatura con tu tti i limiti, comunque, che nel disegno di legge che era allora all’esame dell’Assemblea, si rendevano palesi, evidenti, anche ad una osservazione superficiale.
Come ognuno di noi ricorderà, infatti, sul
la precedente legislatura ebbe a calare il si
pario, venendo cosi delusa la legittima aspet
tativa delle popolazioni terrem otate, le quali attendevano, alla vigilia del terzo anniversa
rio del terremoto che sconvolse la vallata del Belice, che l’Assemblea regionale avrebbe cer
tam ente approntato un nuovo provvedimento legislativo dopo le leggi 3 febbraio 1968, nu
mero 1, 18 luglio 1968, numero 20 e 30 luglio 1969, numero 28; un nuovo provvedimento le
gislativo che non si muovesse esclusivamente suU’avvilente terreno dell’assistenza e direi anche della beneficenza, ma che facilitasse, alla luce dell’esperienza acquisita in un trien
nio, l’opera di rinascita economica di quella parte della Sicilia distrutta, come dicevo, dal tragico evento del 15 gennaio 1968. Ma così non fu; come asserivo poco fa, i nemici della riforma urbanistica non solo dissero « no » al
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la creazione delle premesse di un assetto e di uno sviluppo ordinato del territorio sici
liano — e quindi anche alla soluzione di pro
blemi che appena io vado ad accennare, qua
li l’eliminazione della rendita parassitarla e della speculazione edilizia, nonché la rimozio
ne delle cause che stanno alla base della cri
si che sempre più travaglia ed investe il set
tore d e lla . attività edile — ma dissero pure
« no » alle popolazioni della vallata del Belice, imponendo la chiusura anticipata dell’Assem- blea e bloccando conseguentemente la discus-' sione e l’approvazione di tanti disegni di legge già iscritti all’ordine del giorno e fra questi anche del disegno di legge che solo ora torna all’esame della nostra Assemblea.
Ma la vita travagliata del disegno di leg
ge che reca ora il numero 63, non si ferma soltanto qui, cioè, nel mancato raggiungimen
to del punto di arrivo in Aula, cioè del man
cato arrivo in porto, potremmo dire. Veniva, infatti, a cadere, aU’inizio della presente le
gislatura, anche la possibilità di recuperarlo in extrem is avvalendosi del disposto dell’arti
colo 136 bis che consente, appunto, entro sei mesi dall’inizio della legislatura, alle Commis
sioni legislative competenti di far propri i di
segni di legge che già erano pronti per l’Aula nella legislatura precedente. Ciò non fu pos
sibile a proposito dei disegni di legge recan
ti i numeri 706-712, per un motivo formale, lo ricordiamo tutti, cioè per il fatto che a causa dell’intervenuta chiusura anticipata della se
sta legislatura, non si riuscì a fare stilare dalla Commissione competente la relazione. Per questo motivo formale, infatti, non è stato possibile recuperare, ripeto, in base al disposto dell’articolo 136 bis del nostro Regolamento, il disegno di legge che trovasi oggi all’esame dell’Assemblea.
Da qui il fatto che l’iniziativa veniva ripro
posta da parte del Governo, con il disegno di legge numero 63, ma anche da parte nostra con il disegno di legge che reca il numero 92. Anzi, mi piace sottolinearlo, la nostra ini
ziativa, l’imziativa del Gruppo parlamentare comunista, noi la intendiamo come conse
guenza della iniziativa governativa, dato il ca
rattere e il fine fin troppo scopertamente as
sistenziale del disegno di legge di iniziativa governativa, di seguito alla presentazione del quale noi avvertiamo il bisogno di ripropor
re in questa legislatura i temi che poneva
mo al centro del disegno di legge 706 nella scorsa legislatura.
Da qui l’esigenza da noi avvertita di pre
sentare un nostro disegno di legge, che reca, come dicevo, il numero 92.
A questo punto, signor Presidente, noi di
ciamo che, se è ammissibile il varo di un prov
vedimento limitato nella sua portata alla fi
ne di una legislatura, ciò non è assolutamen
te ammissibile all’inizio di una nuova legi
slatura; cioè, se poteva considerarsi ammis
sibile che neU’ultimo scorcio della preceden
te legislatura si varasse un disegno di legge che presentava evidenti limiti (parlo del di
segno di legge numero 712 della scorsa legi
slatura), diciamo a tu tte lettere che ripro
porre oggi, così come ha fatto il Governo con il suo disegno di legge numero 63, le stesse cose contenute nel disegno di legge numero 712, non è assolutamente ammissibile. Ci tro-
\àamo appena all’inizio della legislatura e quindi avremmo potuto, anzi, do\mto esami
nare e varare un disegno di legge che vada al di là di quello presentato dal Gover
no nella scorsa legislatura e che ricalcava i soliti vecchi schemi dell’assistenza e della be
neficenza.
Il Governo, infatti, si dimostra quanto me
no privo di fantasia oltre che di ' sensibilità politica, dal momento che impone alla di
scussione dell’Assemblea un disegno di leg
ge che certamente non qualifica l’Assemblea;
se noi variamo il disegno di legge così come il Governo l’ha proposto o anche così come la Commissione l’ha modificato riprendendo in parte talune istanze che venivano da vari gruppi parlamentari, io ritengo che noi non renderemmo un buon servigio alle popolazio
ni terremotate della Valle del Belice. Infatti, a nostro aAmso, i limiti del disegno di leg
ge numero 63 sono più che evidenti. La dif
ferenza tra i due disegni di legge, quello go
vernativo e quello del gruppo parlam entare comunista, diciamo è di una evidenza pal
mare. Si tratta di due modi ben diversi di concepire i problemi della gente, della gente che lavora, della gente che soffre, qual è la gente delle zone terrem otate della Vallata del Belice; si tratta di due modi ben diversi di intendere anche l’esercizio del potere; si tra t
ta di due modi ben diversi di concepire la stessa democrazia.
Infatti noi vediamo che il disegno di leg
ge numero 63 di iniziativa governativa si ispi
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VII L e g i s l a t u r a L I SEDUTA 16 Feb b r a io 1972
ra fin troppo scopertamente ad un certo tipo di intervento, che viene e cala dall’alto, a ca
rattere paternalistico e, peggio ancora, a ca
rattere caritativo, assistenziale, lo sottolineo ancora una volta, m entre il nostro disegno di legge si ispira a ben altro principio, e in primo luogo all’autogoverno delle popolazio
ni. Basta, infatti, scorrere l’articolato del no
stro disegno di legge per accorgersi che noi puntiamo essenzialmente su queste forme di autogoverno, rendendo peraltro così operanti le leggi già approvate dall’Assemblea, per quanto concerne l’attività, il funzionamento, il ruolo di quegli organismi da noi creati nel
le zone terrem otate, cioè di quei consorzi dei comuni che sono chiamati a portare avanti ima attività sul piano comprensoriale, cioè travalicando anche quelli che talvolta sono i confini angusti delle singole comunità, dei singoli comuni.
Ecco la differenza che corre tra l’uno e l’altro disegno di legge.
Ma c’è di più, io direi. All’inizio asserivo, signor Presidente, che il disegno di legge, che noi stiamo esaminando, ci fornisce l’occasio
ne e ci impone quasi d’obbligo di fare un di
scorso completo sui problemi delle zone te r
remotate; ma voglio anche dire che questa occasione ci fornisce anche la possibilità di pronunciarci sul modo con il quale vengono ge
stite le leggi che pure il nostro Parlam ento ha approvato, sul modo con il quale, cioè, le leggi vengono gestite da parte dell’esecutivo, del Go
verno. Ed è questa la critica che noi muovia
mo a proposito del disegno di legge che stia
mo esaminando, mettendo in relazione que
sti magri provvedimenti con la portata che invece avrebbero dovuto avere, potrebbero avere le leggi che l’Assemblea regionale si
ciliana ha approvato subito dopo il terrem o
to e poi nel luglio 1968 e nel luglio 1969.
Più di una volta, e di certo in modo più autorevole di quanto non possa fare io, il mio compagno di gruppo e Presidente del grup
po parlam entare stesso, onorevole De Pasqua
le, ha denunciato un fatto, un fenomeno po
tremmo dire pressoché ricorrente, un costu
me, un metodo per essere più precidi, e cioè:
da parte del Governo vengono recepite, da un po’ di tempo in qua, le istanze, le spinte, le pressioni popolari; si varano anche, se si vuole pure per iniziativa del Governo, delle leggi che vengono a recepire queste istanze, queste pressioni, queste spinte; dopo, però,
vediamo nella pratica che c’era la coscienza, il disegno, da parte dei nostri governanti, di vanificare, nella pratica, le leggi che pure il Parlam ento regionale ha approvato.
E poi parliamo m agari di sfiducia, di solco che si viene a creare e ad approfondire fra l’istituto autonomistico e le popolazioni si
ciliane.
Ma torniamo al nostro disegno di legge, considerando non certamente peregrine le os
servazioni che noi abbiamo fatto in merito al modo con il quale vengono gestite da parte dell’esecutivo le leggi della Regione.
Questa, signor Presidente, è la quarta vol
ta che noi organicamente discutiamo dei pro
blemi delle zone terrem otate in rapporto ad un atto legislativo che ci accingiamo a com
piere. Infatti, l’Assemblea regionale siciliana, come ho ricordato all’inizio, ha già legifera
to tre volte su tale materia, e ci si consenta di dire che tu tte e tre le volte in cui l’As- semblea regionale ha legiferato in favore del
le popolazioni terrem otate della Vallata del Belice, lo ha fatto, intanto, per la sensibilità dimostrata, prim a degli altri Gruppi, dal no
stro Gruppo parlam entare. Basta ricordare l’insieme dei provvedimenti che noi propo
nemmo all’attenzione dell’Assemblea appe
na due giorni dopo il tragico evento del 15 gennaio 1968; basta pensare che quando il 9 luglio 1968, qui nella piazza del Parlamento, c’era il carosello della polizia scatenata con
tro i terrem otati, in quella giornata si discus
se e si approvò a notte tarda la seconda leg
ge in favore delle zone terrem otate, prenden
do a base della discussione il nostro testo; e ciò per l’assenza di una iniziativa governativa.
E così anche nel luglio 1969 e poi anche alla conclusione della scorsa legislatiira, quando ci si accingeva a varare un quarto provvedi
mento legislativo in favore di quelle popo
lazioni, anche se in questa ultim a occasione (ed anche in quella odierna) si è preferito e si preferisce discutere essenzialmente sul te
sto governativo, in quanto che si voleva e si vuole limitare il quarto intervento dell’As
semblea, della Regione,' al piano assisten
ziale e della beneficenza.
E ’ vero, dunque, che in ogni occasione noi abbiamo preceduto l’azione e l’iniziativa go
vernativa, quando non ci siamo sostituiti, co
me in realtà ci siamo spesso sostituiti, al Go
verno, portando avanti delle iniziative, co
me è accaduto per le zone terremotate.
R e s o c o n ti P a r l a m e n t a r i — 433 — A s s e m b l e a R e g i o n a le S i c i l i a n a
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Io non voglio qui parlare in nome di un certo « patriottismo di partito », perchè tu t
te le volte che si vara una legge si tra tta di una legge della Regione e a nessuno è con
sentito fare-avanti una posizione propria, di partito, quasi volendo avocare a sè i meriti del Parlamento.
Ma voglio dire di più e cioè che non ba
sta legiferare quando poi le leggi vengono vanificate nella pratica. Ed è qui che noi vo
gliamo denunciare il mancato rispetto di cer
te scadenze, di certi impegni. E ci chiediamo, ad esempio: dove sono i programmi di in
terventi coordinati tra Ente minerario sicilia
no, Ente di sviluppo agricolo ed Espi (vedi articolo 6 della legge numero 1). A ltri colle
ghi del mio gruppo avranno modo di ripren
dere queste cose, di parlare della situazione in cui versano le popolazioni terrem otate an
che in rapporto alla mancata attuazione di quello che pure era contenuto, con scaden
ze precise, nelle tre precedenti leggi appro
vate dall’Assemblea. Ed ancora che cosa è stato fatto per rendere operanti, così come dicevo prima, i consorzi dei comimi terre
motati, cui è demandato l’insieme dei proble
mi relativi ai piani comprensoriali in base all’articolo 4 della legge numero 1 del 3 feb
braio 1968.
Certo noi sappiamo che le leggi non sono mai perfette, specialmente quando si innova.
E noi sappiamo che, con la legge numero 1 dell’l febbraio 1968, si volle appunto inno
vare prevedendo la costituzione, nelle zone colpite dal terremoto — e non soltanto della Vallata del Belice, ma anche della fascia dei Nebrodi — dei comprensori, di questa nuova entità, di questa nuova dimensio
ne supercomunale, che già viene presa a base anche nella pianificazione urbanistica;
ed è per questo che noi diciamo che avendo allora innovato è chiaro che in quelle leggi possono esserci anche dei limiti. E fu così, ad esempio, che, nell’articolo 1 della legge nume
ro 28 del 30 luglio 1969, si tornava a legife
rare sugli organi dei consorzi dei comuni pre
visti aU’articolo 4 della legge numero 1, quan
to meno per raccogliere e recepire una istan
za di democrazia e consentire, come si volle sancire neU’articolo 1 di quella legge, il di
ritto della minoranza o delle minoranze con
siliari ad essere rappresentate nei consorzi di che trattasi. Era già un passo in avanti in
dubbiamente; ma noi, ciò nondimeno, avverti
vamo ed avvertiamo ancora la esigenza di intervenire ulteriorm ente in questo campo;
perchè non basta avere previsto la form a
zione delle assemblee consortili, assicurando la rappresentanza alle minoranze; ciò non è sufficiente. Noi diciamo che per avere la for
mazione, la più democratica possibile, degli organi del consorzio oltre che dell’assemblea, (si intende anche della giunta oltre che del presidente), occorre tornare a legiferare, non dico modificando, ma completando l’articolo 1 della legge numero 28.
Da qui le richieste che noi abbiamo avan
zato in modo ben preciso su questo argomen
to. Così come, inoltre, avvertiamo anche la esigenza che si arrivi alla istituzione di uf
fici tecnici ed amministrativi al servizio dei consorzi; e ben si intende che la spesa deve essere posta a carico della Regione per per
m ettere ai consorzi dei comuni terrem otati di realizzare i loro fini istituzionali. Ciò ap
punto per non vanificare le leggi che l’Assem- blea regionale ha approvato e soprattutto, in ultima analisi, per non tradire l’aspettativa delle popolazioni terremotate.
Tutto ciò noi andiamo a chiedere, speriamo anche a fare, non certamente a quattro mesi di distanza dal terremoto, ma a quattro an
ni di distanza da esso. E non certamente per colpa del Gruppo comunista, ma dell’esecuti
vo regionale che appimto non si è avvalso di quelle leggi, che pure sono state approvate per m ettere in grado di funzionare queste nuo
ve entità supercomunali, i consorzi, che noi abbiamo creato perchè venissero affrontati e risolti i problemi relativi alla ripresa econo
mica e alla rinascita delle zone terremotate.
Io parlo di quattro anni di ritardo e in certo qual modo mi sentirei quasi confortato nel demonciare un ritardo simile, se è vero che soltanto prim a delle elezioni del 1968, delle elezioni generali politiche del 1968, il P arla
mento nazionale provvide a legiferare p er i terrem otati di Avezzano (e quel terremoto risaliva al 1914 o 1915, se non vado errato). Io parlo di quattro anni di ritardo e forse mi sento confortato nel denimciare, ripeto, un r i
tardo simile, se vado per un solo momento a considerare che il terremoto di Messina ri
sale al 1908 e che a Messina abbiamo ancora le baracche e per di più non si riesce nemme
no a rendere operante la legge 1 ottobre 1969, numero 37, che il Parlam ento siciliano ha ap
Resoconti, f . 61 (500)
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V I I Le g is l a t u r a L I S E D U T A 16 Feb b r a io 1972
provato per la eliminazione delle baracche medesime!
L’esigenza dì un ulteriore intervento in fa
vore delle zone terrem otate del Belice fu v i
sta, dicevo poco fa, già prim a che ci si av
viasse alla conclusione della sesta legislatu
ra, anche se le sue iniziative legislative, 706 del Gruppo parlam entare comimista, e 712 del Governo, non arrivarono in porto. Ho detto anche il perchè non si potè arrivare all’ap
provazione di quei disegni di legge. Ho detto inoltre che se era ammissibile allora varare im provvedimento di emergenza, a carattere assistenziale, oggi la stessa cosa non sarebbe più ammissibile. Basta, infatti, a tal propo
sito, comparare i due disegni di legge in que
stione: il 63, sul quale discutiamo, e l’altro, il 92, avendo noi il diritto di fare riferimento ad una nostra iniziativa che doveva trovare ingresso in questa discussione (ed ora dirò il perchè ingresso, invece, non ha trovato).
Se noi andiamo a comparare, dicevo, i due disegni di legge, quello governativo e quello del Gruppo parlam entare comunista, ci accor
giamo dei gra\dssimi, intollerabili limiti del
la iniziativa governativa e della legge che l’Assemblea andrà ad approvare.
Che cosa prevede, infatti, il disegno di leg
ge governativo che pure è stato parzialmente modificato dalla Commissione, la quale, ripe
to, ha recepito alcune delle istanze avanzate da taluni gruppi parlam entari, da molte par
ti politiche. I provvedimenti proposti dal Go
verno riguardano essenzialmente — vado ra
pidamente ad indicarveli —■ la esecuzione di corsi di formazione professionale riservati ai lavoratori disoccupati dei comuni terremotati, di cui aU’articolo 1 della legge nazionale 18 marzo 1968; e poi ancora la riapertura dei cantieri speciali di lavoro e di rimboschimen
to; la proroga al 31 dicembre 1972, poi porta
ta al 1975, dei contratti del personale tecnico assunto dai comuni ai sensi dell’articolo 27 della legge numero 20; il ricovero fùio al 31 dicembre 1971 dei minori, vecchi ed inabili, per sanare, magari, una certa situazione; un ulteriore stanziamento per le finalità di cui all’articolo 15 della legge 3 febbraio 1968, numero 1; e poi ancora altre provvidenze di ben magro valore politico, di una portata p ra
tica assai limitata, per cui noi vogliamo qui denunciare la insufficienza della iniziativa go
vernativa pure emendata e migliorata in cer
to qual modo dalla quinta Commissione legi
slativa.
Se noi, invece, andiamo ad esaminare — e lo farò in term ini di assoluta brevità — il disegno di legge di iniziativa comunista che sottoponiamo all’attenzione di tu tti i colle
ghi, ci. accorgiamo che si va bene al di là di quella che è la impostazione del disegno di legge governativo. Noi abbiamo previsto intanto il coordinamento dei programmi e de
gli interventi statali, regionali e anche de
gli altri enti pubblici operanti nella Regione siciliana, con particolare riguardo all’agricol
tura, ai trasporti, al turismo, alla viabilità e alla edilizia abitativa, oltre che l’assoggetta- zione ai vincoli dei piani urbanistici compren- soriali per tu tte le amministrazioni ed enti pubblici. Questo è molto im portante per evi
tare confusioni ed interferenze fra le varie iniziative; così come abbiamo voluto ammet
tere la sua importanza ad un nostro punto ben preciso che abbiamo incluso nella nostra iniziativa legislativa per quanto riguarda l’as
segnazione ai consorzi dei comuni terrem ota
ti di una quota sui fondi ex articolo 38, che verranno ad essere attribuiti alla Regione si
ciliana per la realizzazione dei piani compren- soriali. Potrei ancora continuare ad elencare i punti salienti della nostra iniziativa, ma vo
glio risparm iare i colleghi, sia perchè ritenia
mo che questo provvedimento deve pure ve
nire, nonostante certe resistenze — e parle
rò anche di quelle — qui, in Assemblea, sia anche perchè non possiamo assolutamente pensare che l’Assemblea, approvando la leg
ge sulla quale noi stiamo discutendo, possa considerare chiusa questa partita, possa con
siderare come superata una questione che in
vece rimane aperta; ed essa rimane aperta grazie appunto alla nostra iniziativa, con la quale noi miriamo non soltanto a rendere de
mocratica la formazione degli organi consor
tili, Assemblea, Giunta, Presidente, non sol
tanto a fornire di uffici tecnici e amministra
tivi i consorzi dei comuni terrem otati, ma miriamo anche ad introdurre altre misure, altre iniziative che concorrano realmente a determ inare le condizioni necessarie per una ripresa socio-economica delle zone colpite dal terremoto del 1968.
E ’ bastato m ettere a confronto, signor Pre
sidente, i due disegni di legge per rilevare la diversità della loro impostazione, dei loro indirizzi, delle loro finalità.
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Dicevo all’inizio, si tratta di due modi di
versi di concepire la stessa democrazia. E nes
suno, teniamo a sottolinearlo, può o ha po
tuto negare la validità delle nostre proposte.
Intanto non la ha negata la conferenza dei ca
pigruppo, allorché in una riunione tenutasi, ritengo, martedì, 11 gennaio, essa avvertiva la opportunità di elaborare im provvedimento organico in favore delle zone terrem otate ed invitava, pertanto, la quinta Commissione le
gislativa competente a volere prendere in esa
me, non soltanto il disegno di legge governa
tivo, numero 63, ma ad abbinare nella discus
sione anche il disegno di legge numero 92 appunto per impedire che ci si muovesse sul terreno avvilente dell’assistenza e della be
neficenza.
Quindi la conferenza dei capigruppo ha det
to con chiarezza quale dimensione e quale im
postazione avrebbe dovuto avere la legge che ci accingiamo a varare. E nemmeno ha po
tuto negare la validità delle nostre proposte lo stesso onorevole Lombardo, capogruppo della Democrazia cristiana, il quale, interve
nendo il 26 gennaio alla riunione della quin
ta Commissione legislativa, dovendosi deci
dere di abbinare l’esame dei due disegni di legge anche in ossequio ad un pronunciamen
to, ad un invito della conferenza dei capi
gruppo, egli, pure dichiarandosi contrario al
l’abbinamento in questione, non poteva non ammettere la importanza che aveva ed ha la nostra iniziativa. L ’onorevole Lombardo rilevava, infatti, che il disegno di legge di iniziativa comunista poneva una tematica nuo
va sul piano della struttu ra amministrativa dei comuni con la costituzione dei consorzi e degli organi dei consorzi ed asseriva che, da
ta la serietà dell’iniziativa dei colleghi comu
nisti (noi lo ringraziamo anche per questo giudizio) e trattandosi di tempi brevi quali erano dati per l’approvazione del disegno di legge in favore delle zone terremotate, si ri
levava la esigenza che non si abbinassero i due disegni di legge e che si discutesse nella sede competente, cioè in quarta Commissione, il disegno di legge numero 92 per arrivare, ma
gari, lui diceva, entro tempi assai brevi, e co
munque ragionevolmente brevi, all’approva
zione anche del nostro disegno di legge.
Bene hanno fatto in quella occasione in
tanto i colleghi componenti la quinta Com
missione, il collega Basso, in particolare, ma essenzialmente il collega De Pasquale, quale
primo firm atario del disegno di legge num e
ro 92, a rilevare che non si trattav a assolu
tamente della introduzione di una tematica nuova, come asseriva l’onorevole Lombardo, in quanto che i consorzi dei comuni terrem o
tati non sono assolutamente una innovazione.
Noi li abbiamo previsti ben quattro anni fa con la legge 3 febbraio 1968, numero 1, al
l’indomani del terremoto. Siamo tornati poi a legiferare su questo argomento per consen
tire, nella formazione delle assemblee consor
tili la rappresentanza delle minoranze. Ma non si trattava, nè si tratta, assolutamente, di una innovazione. Si tratta, piuttosto, di crea
re le condizioni perchè questi organismi ab
biano realmente a funzionare. E perciò, quan
do si viene a dire che si tra tta di una tem a
tica nuova, seppure interessante, e poi, nella pratica, si respinge quella che è una giusta sollecitazione, sol perchè magari viene da una determinata parte politica, è come se, in ulti
ma analisi, si rigettasse quella proposta per re
legarla nel dimenticatoio.
Questo è il giudizio che noi esprimiamo sulla manovra dell’onorevole Lombardo.
E questa sera vogliamo denunciare i veri scopi di certi tentativi, di certi pronunciamen
ti, che pur sembrano ispirati a buona volon
tà, a buona disposizione d’animo, a disponi
bilità, in ispecie quando si parla anche di
« massima lealtà » e di « massima apertura », o quando si formulano apprezzamenti posi
tivi nei confronti di iniziative prese da col
leghi di altri gruppi politici. Tutto ciò potreb
be essere anche apprezzabile. Ma quando, poi, nella pratica noi vediamo che al di là delle buone intenzioni o solamente delle buone parole, non resta in fondo nulla, in tal caso diciamo che da parte di chi opera in tal mo
do si fa di tutto per lasciare le cose come stanno.
E si vorrebbe, appunto, che nella vallata del Belice le cose rimanessero così come so
no; si vuole che non cambi nulla, se è vero che a quattro anni di distanza non si consen
te ai consorzi dei comuni di potere assolvere quello che è o dovrebbe essere il loro riiolo.
Potrei dire che gattopardescamente si dice di voler cambiare tutto, che si deve cambiare tutto per poi non cambiare nulla in realtà.
E così, per tornare al disegno di legge in di
scussione, si finisce col rim anere nell’ambito assai meschino ed avvilente dell’assistenza, della beneficenza.
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E ’ un tentativo, questo, cioè, di raccoglie
re a parole le istanze degli altri gruppi poli
tici per poi magari rigettarle nella pratica; è un tentativo, dicevo, che noi abbiamo visto messo in atto tante volte da parte del p ar
tito di maggioranza relativa e della stessa maggioranza governativa in quest’Aula. Ed è forse, signor Presidente, un tentativo che potremmo vedere o forse vedremo senz’altro in un ’occasione ormai prossi
ma; parlo della legge per il potenzia
mento del settore marmifero, allorché ci sa
rà data occasione di recepire alcime istanze che noi portiamo avanti per creare le pre
messe per un potenziamento effettivo di que
sto settore. Ma noi sappiamo che anche in questo settore ci si \mole muovere invece sul terreno avvilente degli incentivi, degli inter
venti marginali a carattere anticongiimturale e non strutturale, per cui, al di là dell’in
tervento immediato, certamente fra un an
no o due si ripresenteranno le stesse condi
zioni di oggi, se non aggravate per la ragio
ne che in questi anni nulla si sarà fatto per rimuovere le vere cause della crisi che inve
ste un settore così im portante della nostra economia, quale quello del marmo.
Perciò noi ci siamo proposti di non capito
lare di fronte alla richiesta della Democrazia cristiana, direi del centrosinistra, perchè il collega onorevole Lombardo in quinta Com
missione diceva di parlare non a titolo per
sonale e nemmeno a nome della Democrazia cristiana, bensì a nome dei partiti del centro- sinistra. Perciò, dicevo, ci proponiamo di non capitolare di fronte alla richiesta e della De
mocrazia cristiana e del centro-sinistra. E vor
remmo qui dire ai compagni socialisti di non essere così arrendevoli, dal momento che vi
vono come noi i problemi delle zone te rre
motate, di fronte a certi diktat della Democra
zia cristiana. Quando si avanza, come è stata avanzata, dal collega Lombardo, una propo
sta di non abbinamento dei due disegni di legge più volte citati per arrivare al varo di un provvedimento legislativo di ben magra portata, che non avrà nella pratica alcuna ri
levanza, noi abbiamo più che il diritto, il do
vere di dire che non intendiamo capitolare, anche perchè non consentiremo che alle po
polazioni della Valle del Belice venga « rega
lata » una legge a carattere assistenziale.
Lo abbiamo fatto peraltro in commissione, allorché, pure avendo preso atto della deci
sione della maggioranza di non abbinare i due disegni di legge, abbiamo dato battaglia per inserire nella legge stessa alcune cose che pure possono dare un respiro un po’ diverso rispetto al progetto originario del Governo.
Ma oltre ad averlo fatto in commissione, noi 10 faremo ancora in Aula e possiamo antici
pare, sin da ora, signor Presidente, che an
dremo a riproporre sotto forma di emenda
menti i punti basilari del nostro disegno di legge. Vedremo quale sarà l’atteggiamento dei vari gruppi politici su quelle che saranno le nostre proposte essenziali, fondamentali.
Vedremo se si vuole continuare sulla via avvilente, ripeto, dell’assistenza e della be
neficenza, 0 se si vuole intraprendere una via nuova quale è quella della creazione delle premesse per determ inare una effettiva ripre
sa economica e sociale delle zone terrem ota
te. Sappiano le popolazioni terrem otate del
la Valle del Belice che m entre noi comuni
sti, recependo le loro istanze, vogliamo crea
re le condizioni perchè abbiano ad essere can
cellati, e presto, i segni del tragico evento del terremoto, altri, invece, il Governo e non sol
tanto il governo e la maggioranza governa
tiva, ma anche altre forze che si accodano al Governo, vogliono, invece, continuare sulla vecchia via av\dlente e non qualificante del
l’assistenza e della beneficenza.
Noi queste cose faremo sapere eventual
mente alle popolazioni terrem otate, a quelle popolazioni cui l’assistenza, così cara e con
geniale al Governo, venne offerta sin dal
l’indomani del 15 gennaio 1968, quando nelle tendopoli che sorgevano, le prime tende ad essere elevate furono quelle della polizia per 11 rilascio a vista del passaporto a coloro che erano stati colpiti così duram ente dal terre
moto; e ciò per disperdere per l’Italia, per il mondo intero, le popolazioni terremotate, per spezzare l’unità di quella gente, per fiaccar
ne direi la stessa dignità, ma essenzialmente la capacità di reazione e di organizzazione.
Noi queste cose faremo sapere a quelle po
polazioni, contro le quali, neU’indimentica- bile giornata del 9 luglio 1968, quando i ter
rem otati erano qui convenuti in 15 mila in modo pacifico, in modo democratico, con le loro donne, coi bambini, coi vecchi (ecco le intenzioni aggressive delle popolazioni terre
motate!) quando i terrem otati, dicevo, erano convenuti qui, nella piazza del Parlamento, per reclamare giustizia, contro di loro, in