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TUTTI I COLORI DEL VERDE

TUTTI I COLORI DEL VERDE Criteri ecosostenibili di progettazione e realizzazione di infrastrutture idriche in campo edile e urbanistico di Laura FERRETTI, Andrea MASULLO, Giulia VILLANI, Catello MASULLO 22 GIUGNO 2009Â

 Da Sinistra : L’ Arch. Patrizia Mazzoni dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, L’Arch. Claudio Pauselli - Istituto Nazionale di Bioarchitettura, Il Dott. Rocco Corvaglia - Resp. Marketing e Vendite Prodotti da Distribuzione Saint-Gobain

PAM Italia S.p.A., il Dott. Antonino Di Bella - Dipartimento di Acustica Università di Padova Foto di Catello Masullo Il

22 giugno 2009 presso il Centro Congressi “LA FORNACE― di Via dell’Equitazione a Roma si è tenuto, con il contributo di Saint-Gobain PAM Italia S.p.A., il convegno "TUTTI I COLORI DEL VERDE. Criteri ecosostenibili di progettazione e

realizzazione di infrastrutture idriche in campo edile e urbanistico".

Il centro congressi è stato ricavato da una antica fornace, all’uopo recuperata e ristrutturata da Acea. Quando era a dirigerla il Prof. Ing. Pierluigi Martini, sempre squisitamente sensibile alle istanze di carattere culturale. E per iniziativa del quale, fu recuperata all’epoca anche la ex centrale termoelettrica Montemartini di viale Ostiense, oggi polo museale tra i più apprezzati della capitale. L’Arch. Claudio Pauselli, dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, responsabile degli acquisti verdi della Pubblica Amministrazione, ha esordito dichiarando che : “L’Ue ha dato indirizzi con il libro verde sulla politica integrata dei prodotti del 2001. Le Pubbliche Amministrazioni, normalmente, acquistano al minor prezzo

possibile. In Italia c’era stata una strategia d’indirizzo con Alemanno: il 30% dei prodotti acquistati doveva essere realizzato con materiale riciclato e doveva rispondere a requisiti ecologici. L’Ue ha normato, con due direttive, nel 2004, la procedura del codice degli appalti pubblici, recepito nel 2006 con il 163. Gli acquisti si possono eseguire secondo tre tipologie, mediante specifiche tecniche ed in termini prestazionali che possono includere caratteristiche ambientali. I

criteri per l’aggiudicazione dell’appalto, pure se effettuato con l’offerta economicamente più vantaggiosa, con una pluralità di elementi da valutare, oppure al prezzo più basso. Il principio di economicità può essere superaro secondo criteri di

sviluppo sostenibile ed ecologicità . Nel 2007, l’Ue ha stampato il rapporto finale sull’analisi costi benefici del GPP (Green Public Procurement in Europe). E’ stato fatto un paragone tra acquisti verdi e altri non verdi. E’ stato utilizzato il LCC life cycle cost. I marchi ecologici sono l’Eco Label europea, in Germania Blue Angel, Nordic Swan in Svezia, Aenor in

Spagna, ecc. Ad esempio, i display dei pc sono stati garantiti per la bassa emissione con le etichette verdi. Il mercato ha superato gli ecologisti, perché il passaggio agli schermi piatti ha molto ridotto le emissioni. La metodologia ha dimostrato che il 17 pollici è più ecologico del 19 pollici. Sui servizi di pulizia, nei vari paesi, ci sono diversi marchi per i vari prodotti. In Spagna, i detersivi ecologici costano molto più che in Svezia, circa 100 volte, mentre quelli non ecologici solo sei volte. L’unico confronto che si può fare è tra Svezia e Germania: gli svedesi hanno un vantaggio, usando metodologie verdi, grazie ai bassi costi dei loro prodotti verdi. Per il vestiario ecologico ci si è rivolti ai grandi

quantitativi, come forze armate ed ospedali. Solo la polizia di Zurigo ha fornito dati, dichiarando che il tessuto ecologico è stato ritenuto eccellente dagli operatori. Per il consumatore privato, il tessuto verde costa il doppio del normale,

mentre per i grandi compratori il rapporto non è così ampio. La Regione Lazio ha deliberato, nel 2006 e nel 2007, che adotta il GPP. Sono stati approntati capitolati tipo per le caratteristiche ambientali dei prodotti da acquisire, con

conformità alle specifiche ecologiche comunitarie. Devono avere la certificazione Energy Star per il basso consumo e la ditta aggiudicataria deve smaltire in maniera ecologica le vecchie apparecchiature. La Regione Lazio ha deliberato anche la fornitura di vestiario a basso impatto ambientale. I tessuti devono essere giudicati esenti da prodotti proibiti in agricoltura. I servizi di pulizia dei parchi a basso impatto ambientale devono provvedere ad una limitazione di acqua ed energia elettrica, ad un dosaggio accurato dei prodotti e rispettare il divieto di utilizzare prodotti nocivi.― Il Dott. Rocco Corvaglia - Resp. Marketing e Vendite Prodotti da Distribuzione Saint-Gobain PAM Italia S.p.A., ha illustrato i sistemi eco- sostenibili, come il servizio idrico integrato delle acque. “L’habitat non è solo l’insieme degli spazi, ma anche le infrastrutture di servizio―, ha dichiarato. “I tre pilastri fondamentali sono sostenibilità , sicurezza e confortevolezza. Il sistema habitat Saint Gobain è un polo tecnologico di riferimento, in particolare su reti acquidottistiche e fognarie. Il tasso di

rinnovo è inferiore all’1% all’anno. Quindi la vita attesa deve superare i 100 anni. Al centro della progettazione ci deve essere il ciclo di vita dell’impianto. Alla fine vita delle canalizzazioni, si può prevedere lo smaltimento come rifiuto oppure il loro riciclaggio. Per ridurre l’impatto ambientale, dobbiamo prevedere il possibile totale riciclo, ma anche avere cicli di produzione a basse emissioni, usare materiali riciclabili, ridurre il consumo di materie. Negli ultimi tempi, i materiali

utilizzati per la produzione di tubazioni hanno consentito di risparmiare circa il 50% del materiale. Giunti speciali possono evitare i blocchi di ancoraggio, riducendo il consumo di cemento. Trasportare le tubazioni a lunghe distanze ha elevati impatti ambientali e quindi occorre mantenere gli stabilimenti di produzione in Europa e non delocalizzarli in altri

continenti.― Ha infine concluso facendo presente che : “Per tubazioni fino a 500 mm di diametro l’energia impiegata è

soprattutto nella fase di costruzione, circa quattro o cinque volte quella impegata per produrli. L’ideale è quindi risparmiare in fase di costruzione, ad esempio, utilizzando materiali molto resistenti, che consentano di utilizzare la

risulta degli scavi. Nella fase di utilizzazione, per ridurre l’impatto ambientale, occorre diminuire le perdite, ridurre i costi di pompaggio, avere lunga vita. Le tubazioni in ghisa sferoidale sono quelle che hanno il minimo tasso di fallanza e quindi di perdita rispetto alle altre tubazioni. Circa la durata delle tubazioni, è più elevata rispetto alle altre. Il 98% della ghisa è

totalmente riciclabile. I rivestimenti contribuiscono come combustibili. L’Ue ha pubblicato la guida Envoirnmental Oriented procurement, che tiene conto del ciclo di vita degli impianti, elemento che dovrà essere al centro delle scelte di

progettazione.― L’Arch. Patrizia Mazzoni (patmazzoni@tiscali .it) dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, ha informato l’attento uditorio del fatto che : “La Regione Toscana ha emesso delle linee guida. Ogni paesaggio è una forma di

civilizzazione, unione di naturale ed artificiale. Proprio a Firenze, nel 2000, è stata firmata la Convenzione Europea sul Paesaggio, poi diventata la legge 14 del 2006. Attraverso la convenzione sono state definite le caratteristiche del paesaggio, come storia, tradizione, identità di un poppolo. Per valutare le perfomances di un edificio, non è possibile

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prescindere dalle caratteritstiche identitarie del luogo in cui è posizionato. Il genius loci è l’essenza di un luogo, è la sua caratteristica, che consente di identificarlo e di avere memoria di esso. L’architettura è un elemento del paesaggio e va coniugata con la natura, la storia e la cultura. Kevin Linch dice che l’ambiente suggerisce distinzioni, l’osservatore seleziona, organizza ed attribuisce significato a ciò che vede. Il Protocollo Itaca è stato adottato per prima dalla

Toscana, poi seguita anche dalla Regione Lazio. Il benessere di un luogo è dato dalle percezioni che suscita in un individuo. I comportamenti umani sono correlati ai luoghi in chi si è vissuto. Un disagio fisico determina un disagio

psicologico. La maggior parte degli individui ha bisogni simili. E’ quindi logico che siano soddisfatti in modo simile. Non c’è alcuna giustificazione per cui ogni casa abbia una diversa pianta e che sia costruita con materiali diversi ed in forme diverse. Nell’anonimato e nella standardizzazione si perde l’identità . Si chiamano ormai cubo 1, cubo 2 e così via: gli edifici non hanno più nomi. E spesso questi cubi sono frutto di concorsi internazionali. Gli skyline sono stati omologati e

standardizzati a loro volta, cambiando l’immagine dei nostri territori, come nel caso di Corviale di Mario Fiorentino. La sperimentazione è fallita, perché non si è mai tenuto conto delle necessità primarie degli individui. Tali luoghi sono oggetto ora di riqualificazioni ambientali a spese dello Stato. Il concetto fondamentale oggi è costruire edifici di buona

qualità e con materiali biocompatibili, ma è importante anche curare il tessuto urbano. In passato l’intervento dell’uomo viveva in armonia con il luogo. L’ambiente naturale era rispettato. La vecchia città era fatta di relazioni e di scambi, ma soprattutto di dimensioni umane. Leon Battista Alberti, nel De re edificatoria, libro II, parlava di opere dell’uomo andate in rovina perché in conflitto con la natura. Churchill diceva che prima l’uomo plasma l’ambiente e poi ne è plasmato.

Occorre ripartite dalla natura, che si riappropria degli spazi sottratti. Gli obiettivi di un progetto ecocompatibile sono l’eco efficienza, la riduzione delle emissioni inquinanti, il miglioramento della qualità outdoor ed indoor, attraverso una

progettazione bioclimatica e compatibile. L’obiettivo è la salute, cioè il benessere psico-fisico dell’individuo. Con la Regione Toscana, sono state messe a punto linee guida per la valutazione della qualità energetica e ambientale degli edifici, nel 2004. Il protocollo Itaca si è costituito con un gruppo di lavoro nel 2003, coordinato dal Friuli e poi con un accordo sottoscritto a Roma nel 2004. E’ basato sul GBC (Green Building Challenge), con valenza europea. E’ un network di venti nazioni. Il sistema si basa su criteri prestazionali e fornisce una serie di pesi e di punteggi. Le aree di valutazione sono sette: qualità ambientale, del servizio, dei trasporti, il risparmio delle risorse, ecc. L’analisi del sito è

fondamentale, dal punto di vista storico, ambientale, del clima, dei fattori idrogeologici, acustici, ecc. Già in Vitruvio si parlava di bioarchitettura, come progettazione in sintonia con il luogo. Gli edifici devono essere diversi a seconda del luogo in cui sono posti: si deve considerare la diversa inclinazione solare a seconda delle stagioni, i canali di acqua per il raffrescamento, le stanze dello scirocco in Sicilia. Parlare di eco compatibilità significa soprattutto accorgimenti

progettuali. Norman Foster, al Palazzo dei Congressi di Valencia, ha usato l’acqua per evitare l’isola di calore, proprio come si faceva nei tempi antichi. L’acqua è stata sempre utilizzata come elemento bioclimatico. In altre latitudini si usano le serre solari. L’acqua va considerata come bene collettivo inalienabile. A Firenze, nel 2003, c’è stato il Forum alternativo mondiale sull’acqua. L’impronta ecologica dei nostri stili di vita fa consumare quantitavi impressionanti di acqua. Compatibilità ecologica significa anche non utilizzare prodotti di sintesi, di cui non conosciamo il comportamento a lungo termine. Un progetto ecocompatibile ha un consumo energetico in media ed emissioni serra del 60% rispetto ad uno convenzionale. La Regione Toscana ha adottato una certificazione energetica con la legge regionale del 2005.

 Con una semplice Dia si possono installare pannelli solari, micro generazione fino a 3 Mw, ecc. Per i nuovi edifici c’è

l’obbligo d’impianti solari per almeno il 50% dei fabbisogni annuali di acqua calda. Il protocollo Itaca è un sistema di certificazione volontaria. Quindici comuni hanno deciso di formare un regolamento edilizio comune.― Arrigo Domaschio, Responsabile Sviluppo Edilizia Saint Gobain, ha illustrato la normativa europea per le canalizzazioni in ghisa, per lo

scarico delle acque reflue da edifici, per una progettazione urbanistica a tutela dell’ambiente.  “La ghisa per l’edilizia ha la caratteristica di essere ecocompatibile, per silenziosità , sicurezza, qualità . Le tubazioni sono di tipo SMU, che rispettano

le norme europee in fatto di resistenza al fuoco ed insonorizzazione. I campi d’impiego sono le reti aeree e quelle orizzontali degli edifici, dal dn 40 al dn 600. Sono realizzabili fabbricati con materiale riciclabile al 100%, senza alcuno scarto ambientale. Le procedure di produzione sono ottimizzate. Il procedimento di cataforesi, con il quale si producono i raccordi, è totalmente ecocompatibile. Tutti i prodotti sono a marchio CE, sulla sicurezza in casi d’incendio, protezione acustica, resistenza meccanica nel tempo, igiene e salute, efficacia energetica e d’isolamento. Tutti i produttori europei saranno obbligati al marchio CE. Dal primo di settembre, entreranno in vigore le nuove norme sul marchio CE. I nostri tubi sono in classe A2-S1, d0, incombustibili al fuoco; inoltre non producono né fiamme, né fumo, si oppongono alla trasmissione del fuoco. Il materiale si dilata poco rispetto agli altri e non goccia quando è sottoposto ad incendio, al contrario delle tubazioni plastiche. La ghisa Smu è anche durabile nel tempo. Non necessita di giunti di dilatazione, perché ha un coefficiente di dilatazione di 1 mm/metro/100 gradi, contro i 19 mm delle tubazioni in plastica. Richiede meno staffaggio, essendo autoportante. Pont a Mousson produce anche altre tubazioni per impianti interni, come il

sistema Epams per i pluviali. Sono dotate sistema  a sifone in acciaio antivortice per superfici minime di 1500 m2. E’ un sistema in depressione che permette l’ingresso solo di acqua e non di aria, riducendo il diametro dei pluviali. Si riesce a lavorare con tubazioni a soffitto e si riduce il numero delle colonne. Rappresenta la soluzione ideale per magazzini,

aeroporti, centri commerciali, alberghi, stadi, ecc. E’ stato utilizzato all’autodromo di Monza, al poligrafico dello Stato a Roma, Palazzo della Nuvola a Roma, ecc. Un’auto su due, in Europa, monta vetri Saint Gobain. E’ il primo distributore di piastrelle del mondo, produce malte antimuffa per le facciate, una gamma completa di prodotti per l’esterno degli edifici, isolatori termici e acustici, pannelli di gesso per le ristrutturazioni, vetrate antifreddo trattate con argento, vetrate

autopulenti trattate con biossido di titanio. Ogni anno Saint Gobain produce 30 miliardi di bottiglie e contenitori in vetro

per alimenti. E’ comunque il primo distributore in Europa di prodotti per l’edilizia. Impiaga oltre 200.000 persone, in 50 paesi, con 70 nazionalità .― Il Dott. Antonino Di Bella, del Dipartimento di Acustica dell’Università di Padova, ha trattato il

tema dei rumori negli edifici. “C’è una legge quadro del ’95, la 447, sull’inquinamento acustico. E’ in realizzazione un disegno di legge di armonizzazione con la normativa europea, che dovrebbe entrare in vigore nell’anno. Le leggi italiane

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sono recenti rispetto agli altri paesi europei. Dal febbraio ’98, tutti i nuovi fabbricati devono essere conformi ai dispositivi sul rumore. Le norme sono le EN 12354 e l’ISO 140. I rumori degli impianti sono distinti in: a)    a funzionamento continuo b)    a funzionamento discontinuo.  La prescrizione è che tali impianti non devono superare determinati livelli di db. Il livello massimo è di 35 db per tutti gli edifici. Per le ristrutturazioni, c’è una circolare del ’99 che impone l’applicazione del DPCM del ’97 solo in caso di ristrutturazione totale e di nuovi impianti tecnologici. E’ in fase di pubblicazione l’EN 12354, parte 5, per la progettazione acustica degli impianti tecnologici. La legge italiana non specifica come collaudare in opera gli impianti, ma esistono due norme internazionali per farlo.   E’ in fase di completamento una norma nazionale che prevederà di classificare acusticamente gli edifici privati in 5 classi, mentre gli edifici pubblici

avranno solo due categorie. Le misure si fanno dove il rumore è più elevato, presso terzi. Le reti di scarico devono essere verificate in laboratorio, ai sensi delle normative internazionali. Quando si ha uno scarico, si ha un rumore da

caduta, uno d’urto per i cambi di sezione e un rumore di deflusso da gorgoglìo. Per risolvere il problema del rumore degli scarichi, occorrerebbe installarli in cavedi separati, per evitare i contatti diretti con le strutture ed assicurandoli con

collegamenti isolanti di tipo elstico, per evitare che le vibrazioni siano trasmesse alle strutture dell’edificio. Per il rumore trasmesso per via aerea, il tubo deve essere di massa adeguata. I sistemi super silenziati, in materiale plastico, sono sovra spessorati per creare più massa. Le densità dei materiali plastici sono 4/ 5 volte inferiori a quella della ghisa. La legge di massa per le pareti vale solo per le pareti, e non per le tubazioni. Il confronto di livello di rumore per una tubazione in ghisa è di circa 5 db inferiore a quella di una tubazione di plastica, quindi circa 4 volte inferiore. Il tutto con una corretta posa in opera. Soprattutto i piedi della colonna che non devono avere disassamenti. Occorre una

progettazione integrata con gli attraversamenti corretti ed una progettazione curata anche per l’allaccio ai tombini esterni.

Le regole sono: a. Disposizione concentrata dei locali sanitari, in colonna b. Disposizione centrale dei vani tecnici, in prossimità di scale ed ascensori, per ricavare i cavedi c. Evitare gli scarichi in posti sensibili, come camere da letto d. I

locali sensibili al rumore devono avere murature più spesse, con più massa.― L’Ing. Carlo Patrizio, dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura e della Sapienza, illustra la normativa regionale del Lazio, la L.R. 6/2008 per l’abitare sostenibile. “E’ una legge buona: non è un caso frequente. E’ una legge snella, che appare efficace nel suo primo anno di applicazione.

Impattano alcuni processi operativi propri del settore disciplinare, dando disposizioni cogenti e declinando il tema della sostenibilità secondo tre aspetti fondamentali: a. Conservazione del patrimonio edilizio storico, urbano e rurale, come elemento essenziale per un intervento sostenibile; b. La tutela della risorsa idrica; c. Il risparmio energetico. Per il conseguimento degli obiettivi, vengono messi in campo due strumenti: 1. Il sistema di certificazione energetico

ambientale di sostenibilità ; 2. Incentivi (da parte dei comuni) e contributi (da parte della regione). La legge si compone di un capo primo di disposizioni generali, con un art. 2 che stabilisce i requisiti: tutelare i caratteri storici e tipologici degli

edifici, favorire il risparmio energetico, realizzare risparmi sul consumo di acqua potabile con l’utilizzo delle acque piovane e riutilizzo delle acque grigie. Sono interventi di edilizia sostenibile quelli che soddisfano le esigenze presenti, senza

confliggere con quelle delle future generazioni. Gli altri capi della legge sono il cuore della disciplina. L’art. 3 è uno dei passaggi intelligenti della legge. Attraverso quest’articolo, nel corso delle conferenze programmatiche del piano generale della Provincia di Roma, è stato possibile fare osservazioni. Le norme tecniche di attuazione, attualmente, prevedono il richiamo alla normativa. L’uso del suolo con attenzione alle tradizioni. La riduzione di consumo del nuovo territorio, evitando l’occupazione di suoli ad alto valore agricolo e naturalistico, andando invece verso la rigenerazione urbana di

zone già urbanizzate. L’art. 4 è quello del risparmio idrico: monitoraggio dei consumi; promozione dell’utilizzo di tecniche di depurazione naturali. E’ obbligatorio, per le nuove costruzioni, il recupero delle acque piovane e grigie da riutilizzare

mediante opportuni trattamenti. L’art. 5 tratta il risparmio energetico, con l’obbligo di provvedere al 50% del fabbisogno di acqua calda con energie rinnovabili ed ad un kw di energia elettrica. L’identità storica dell’edilizia deve essere preservata.

I comuni adottano specifiche disposizioni per preservare le originali caratteristiche di bio-compatibilità . Con quest’articolo si mette fine alla sostituzione di coperture in legno con quelle in cemento armato. Il protocollo regionale è uno dei due

strumenti di cui si dota la Regione, per valutare la sostenibilità degli interventi edilizi con l’attribuzione di punteggi. E’ in via di emanazione, prima dell’estate. In particolare, questo stesso protocollo sarà di supporto al piano casa. La definizione del tema della sostenibilità è nell’art. 2: “non compromettere le generazioni future―. A me non piace molto questa definizione, che reputo un po’ fondamentalista, perché le risorse rinnovabili sono veramente poche. Ci siamo sempre battuti per l’utilizzo delle pietre. Ma se le usiamo oggi, domani non sarebbero disponibili. E quindi l’uso della pietra non sarebbe sostenibile? La definizione francese parla d’integrazione in ogni azione antropica, di preoccupazione per

l’avvenire, di attenzione per l’equilibrio della vita e consapevolezza che le risorse sono limitate, di equilibrio della vita in tutte le sue forme. Cioè di tutti gli esseri viventi, nei rapporti tra loro e con il mondo esterno. Un po’ come l’ecologia. Si apre una prospettiva inedita, che attiene ad un altro elemento della sostenibilità , nel senso di attenzione alla sfera

percettiva ed emozionale di ciascuno di noi. Se fossimo in questo momento a progettare il soggiorno di una casa, di

superficie, ad esempio di  24 mq, lo posso realizzare 3 per 8 m  o 12 per 2 m, ma non avemmo la stessa percezione di benessere nelle due situazioni. Anche la variabile fisica tempo è diversamente percepita a seconda delle situazioni, come durante una scossa sismica ad esempio. La qualità è qualcosa che non riusciamo a misurare bene, ma che è

essenziale. Non possiamo fare sostenibilità senza pensare di fare in modo di migliorare la qualità della vita delle persone che vivono in quell’edificio. La qualità è indissolubilmente legata alla sostenibilità . E’ il contributo italiano alla

bioarchitettura ed è del tutto originale.―  L’ing. Flavio Urrai ha illustrato le scelte progettuali del gruppo Ferrari per gli impianti di evacuazione delle acque reflue, nel complesso di Maranello. “Il fabbricato è stato ultimato un anno fa. La progettazione è durata tre anni e mezzo, mentre l’esecuzione è stata realizzata in 16 mesi. Ci sono una cucina al piano terra, un ristorante al primo piano, un’aula conferenze, una sala per attività motorie, un medical center. Tutto per il benessere degli operai della Ferrari. Il fabbricato è tutto rivestito in acciaio inox, con profilo alare. Tutto a pareti sottili, all’interno delle quali sistemare tutto il tecnologico. Nel ristorante ci sono circa 600 persone sedute. Funziona su due turni e serve 4.000 pasti al giorno. C’è anche un ristorante VIP. Il complesso è ad alta sostenibilità , con l’applicazione della

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bioclimatica passiva a massimo risparmio energetico. Un giardino pensile riduce l’irraggiamento estivo. Il progettista architettonico è Marco Visconti. Le caratteristiche numeriche dell’edificio sono: 100 metri di lunghezza per 35 di larghezza, 4.500 m2 coperti, 1.400 m2 di facciata, 700 m2 di facciata ventilata,  450.000 kg di acciaio. Abbiamo dovto affrontare problemi di grandi volumi di scarico, resistenza al fuoco, costo. Al confronto le tubazioni in pvc costano meno, ma costa di più il montaggio. La ghisa inoltre dava minore rumorosità . Inoltre la tubazione doveva essere autoportante, non essendoci la possibilità di uno staffaggio troppo frequente. Le pendenze longitudinali disponibili per le tubazioni di scarico orizzontali erano bassissime. Tutto confluisce all’esterno del fabbricato in un unico collettore. Per produrre un pasto ci vogliono circa 10 litri di acqua. Gli scarichi sono dotati di trituratori e quindi le tubazioni convogliano anche i rifiuti alimentari sminuzzati. I fornitori abituali dello stabilimento hanno cercato di convincere Ferrari ad usare i materiali polimerici, ma nessun tubo in plastica è capace di resistere a temperature superiori a 70 gradi. Lo scarico di una pentola con acqua bollente, nel caso di specie, dava 300 litri a 100 gradi. Inoltre, i materiali plastici sono fotosensibili e tendono a vetrificare. Per le ampie campate, come in questo caso, se si usano plastiche, occorrono giunti di dilatazione, che sono punti deboli, con necessità di pozzetti di ispezione. Visto il successo della ghisa, ora Ferrari la usa anche per altre

utilizzazioni.―  Il Prof. Paolo Viotti Professore Associato alla “Sapienza―, Università di Roma ha illustrato il piano di tutela delle acque della Regione Lazio: il trattamento delle acque reflue. “L’Italia ha sempre avuto una legislazione

all’avanguardia per la tutela delle acque. Il testo unico 152/2006 riprende molti degli aspetti legislativi previgenti. I valori limite di scarico sono fissati dallo Stato in relazione allo stato dei ricettori. Il 152 stabilisce che, entro il 2015, occorre

conseguire nei corpi d’acqua condizioni accettabili, almeno di classe 3. Cosa difficile da ottenere. L’83% del territorio nazionale è coperto da sistemi di fognatura, ma solo il 75% è coperto da depurazione. I piani di tutela delle acque

fanno riferimento agli obblighi imposti alle regioni dal 152. Quello della Regione Lazio è stato pubblicato nel dicembre

2007 ed è legge. La Regione ha il compito di definire le zone particolari di sensibilità e le priorità d’intervento sul territorio.

C’è la classificazione di corpi idrici. Sono identificate aree di tutela specifica e quantitativa. Al dicembre 2015, occorre conseguire il mantenimento o raggiungimento dello stato di qualità ambientale buono. La clorazione è esclusa, se non per gli scarichi marini. La disinfezione per le acque potabili dovrebbe essere sostituita con i raggi UV. Nelle aree sensibili deve essere abbattuto almeno il 75% dei nutrienti. Per agglomerati minori, devono essere utilizzati impianti senza emissione di reflui, mediante impianti di evapotraspirazione o equivalenti. Il carico organico scaricabile deve essere sottoposto a trattamenti terziari. Nel piano di tutela, gli impianti di nuova realizzazione devono rispettare il DM 185/2003 con abbattimento dei carichi per la riutilizzazione. I depuratori di Roma devono rispettare il limite di 10 mg/l di azoto ammoniacale, come media giornaliera. Per insediamenti isolati inferiori a 50 abitanti equivalenti si devono utilizzare fitodepurazione e simili. Sistemi alternativi e innovativi per risolvere alcune problematiche possono essere i filtri biologici BAF, i processi a membrane MBR ed i processi a biomassa adesa a letto mobile MBBR. Uno degli obiettivi che ci si pone in ricerca è la riduzione dei fanghi. Con le membrane si eliminano le unità di sedimentazione biologica, si può operare una concentrazione dei SS maggiore, con minore produzione di fanghi. Gli svantaggi sono l’elevato costo delle membrane, il fouling (intasamento dei pori) che richiede lavaggi chimici. I fanghi sono un problema serio: si devono

migliorare i trattamenti e ridotti i loro volumi.―  Il Prof. Francesco Napolitano, Professore Associato alla “Sapienza―,

Università di Roma, ha illustrato l’interazione tra i sistemi di drenaggio urbano e il reticolo idrografico superficiale. “E’ bene parlare sempre di sistemi di drenaggio urbano e non semplicemente di fognature. Un problema tuttora irrisolto è se i

sistemi debbano essere separati o unitari. Dal punto di vistra storico, i canali unitari erano favoriti, per la diluizione, la pulizia e l’autodepurazione. Si è cercato di separare di recente le reti. In tutto il mondo questo tentativo presenta dei problemi, sia perché le acque bianche tali non sono e sia perché quelle nere spesso sono grigie. C’è la necessità di trattare anche le acque di prima pioggia. Le soluzioni devono essere compatibili, attente alle esigenze dei territori ed alla

salvaguardia dei corsi d’acqua, sia superficiali che sotterranei. Ecco che nasce l’esigenza della nuova figura professionale dell’ingegnere per l’ambiente ed il territorio. Si sta smontando l’assioma che il sistema separato fosse quello che preservasse al massimo i corpi idrici. La soluzione non c’è e non può essere imposta per legge. Bisogna decidere caso per caso. In ogni caso, è ormai acquisito il fatto che le acque di dilavazione di superfici stradali hanno carichi equivalenti, se non superiori, alle acque nere. Sempre di più si predispongono vasche volano, invasi. I sistemi unitari nascono come i primi e gli unici del passato. Funzionano male quando non piovono. Danno grande variabilità di carico idraulico degli

impianti di depurazione. In tempo di pioggia, gli scaricatori di piena scaricano i liquami diluiti direttamente nei ricettori. E’

fondamentale conoscere i sistemi, gestirli e mantenerli in tempo reale. Le acque di pioggia sono dannose solo se provocano lo scarico di piena di acque reflue o solo se provengono da piazzali industriali: così è scritto in una

normativa, ma tutti sanno che non è così. I valori d’inquinanti in una fogna bianca sono del tutto paragonabili a quella di una fogna unitaria. La prima cacciata inquinata ha un picco di inquinante, molto prima del picco di portata di piena. Nella rete pluviale di Sidney sono stati inseriti 3.000 scolmatori di piena. I problemi delle caditoie sono proteste per gli odori, fastidi per l’amministrazione. Si adottano caditoie sifonate, fingendo che funzionino. In effetti, la caditoia si occlude. E scompare il fastidio perché non ci sono più gli odori, ma ci sono gli allagamenti. La modellistica matematica è

importante: si possono fare simulazioni integrate. Sono molti i modelli disponibili, utili per dimensionare le vasche di prima pioggia. Consideriamo sempre che gli oggetti da preservare sono i ricettori finali. Dobbiamo limitare i valori di concentrazione degli scarichi. Le vasche di prima pioggia devono essere dimensionate in modo tale da invasare il

massimo della concentrazione in arrivo. Il volume della vasca, in funzione dell’area scolante, varia fortemente. Il controllo degli scarichi a monte può essere fatto attraverso sistemi di tipo strutturale (filtri, invasi distribuiti, vasche in sito), oppure a valle, tramite vasche (in linea, fuori linea, all’interno del depuratore). A Roma difficilmente si trova spazio per fare vasche di prima pioggia. Allora si potrebbero fare controlli a monte. Aree verdi filtranti, pavimentazioni permeabili, vasche sotto i parcheggi (in Giappone sono molto avanti su queste soluzioni). Per Roma serve una soluzione non strutturale, senza costruire nulla, ma gestendo in modo oculato. A Roma ci sono 32 grandi scolmatori. Un evento meteorico apporta, al Tevere e all’Aniene, grandi carichi inquinanti. Ci vogliono opere di controllo. Ci sono eventi che scolmano ed eventi che

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invece non scolmano. Con l’applicazione della radar meteorologia, si possono capire gli effetti al suolo prima che si manifestino e si possono inviare gli operatori sul singolo scolmatore sul quale è previsto il nubifragio. Con le simulazioni effettuate su nubifragi estivi, con tempi di preannuncio di un paio d’ore. Questo è un modo di gestire, in tempi reale,

onde di piena in un sistema metropolitano.―  L’Ing. Roberto Longu, Ing. Roberto Longu - Resp. Acqua e Fognatura Saint- Gobain PAM Italia S.p.A., considera la tenuta idraulica un importante requisito prestazionale delle condotte fognarie. “Le acque di scarico sono sempre più concentrate, sempre più calde, con crescita del tenore dei solfati nei detersivi. Ci sono problemi di ventilazione, velocità di scorrimento basse in periodi di magra. I disordini che si riscontrano sono le perdite ai giunti, le perdite di livelletta, le ovalizzazioni, le penetrazioni di radici, la formazione di depositi e sedimenti. Tutti questi fenomeni inficiano la tenuta idraulica, con sovraccarico dei depuratori, in casi di portate parassite, oppure inquinamento dell’ambiente, in caso di perdita dei liquami. Ovvero danni economici ed ambientali. L’esigenza è quindi la tenuta

idraulica, solidità , capacità idraulica, resistenza all’abrasione, continuità della livelletta, durata dell’opera. I giunti pam sono certificati contro la penetrazione delle radici. Hanno un’eccellente tenuta allo sforzo di taglio, anche in condizioni di

deviazioni angolari. Il rivestimento intorno, in cemento luminoso, è in grado di veicolare effluenti con PH da 4 e 12 e quindi in grado di veicolare gli acidi corrosivi, che si formano in fognatura. La tenuta idraulica è la garanzia per lo

smaltimento.―  L’Architetto Emilio Arnoldi, della Archytec di Genova, ha parlato del project managementr di posa di tubazioni di grande diametro in ambito urbano, per il collettore fognario del torrente Bisagno in centro urbano. “Le lunghezze di 600 metri sono molto critiche. Il fronte di scavo disponibile era di soli 20 metri, con profondità di scavo fino a 6 metri ed edifici a 4 metri di distanza. Per garantire la viabilità occorrerebbe essere molto rapidi nello scavo e nei

ripristini, con semplicità di posa e garanzia di tenuta immediata. Abbiamo scelto un tubo in ghisa sferoidale di 1800 mm di diametro. Abbiamo posato 69 tubi con tre curve. Ogni tubo pesa 8.7 tonnellate e la lunghezza di ognuno è di 8.425 m, con sforzo di imbicchieramento di 21 t. La facilità di imbicchieramento è elevata, tale da non avere personale in fondo allo scavo; la posa diventa veloce e sicura. In presenza di edifici abbiamo operato con micropali e tiranti, con tre tubi giorno. Con il blindo scavo la posa è più lenta: si mette un solo tubo al giorno. Il committente era il Comune di Genova, l’impresa esecutrice era la Comer. Il collaudo finale doveva essere effettuato senza la possibilità di intervento in caso di perdite. Ha dato esito positivo. Dal punto di vista dell’eco sostenibilità si è ottenuta una condotta con tenuta idraulica perfetta, con grande capacità di sopportare carichi di rinterro e carico stradale, con grande rapidità di posa.―

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