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Agenzia Riscossioni Esattoria

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Academic year: 2022

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Crediti deteriorati (Npl): cosa sono e quali categorie comprendono

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NPL: LE CATEGORIE DI CREDITI DETERIORATI

Il termine non performing loans, Npl (o crediti deteriorati) individua però una classe decisamente ampia di attività.

All’interno di essa si trovano crediti con un diverso grado di deteriora- mento.

In applicazione del regolamento UE 227/2015 la Banca d'Italia ha previ- sto una nuova classificazione degli attivi deteriorati.

Con questa nuova classificazione le precedenti nozioni di crediti incagliati e di crediti ristrutturati sono state abrogate.

Scendendo più nel dettaglio si trovano:

esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate;

inadempienze probabili;

sofferenze.

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LE ESPOSIZIONI SCADUTE E/O SCONFINANTI DETERIORATE

Le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate sono esposizioni di- verse da quelle classificate tra le sofferenze o le inadempienze probabi- li, che sono scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni e supera- no una prefissata soglia di materialità.

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Qual è la dimensione del fenomeno in Italia?

A dicembre scorso i crediti deteriorati delle banche italiane ammonta- vano a 349 miliardi di euro al lordo delle svalutazioni già contabilizzate.

Di questi, 215 erano relativi a debitori insolventi (sofferenze; in ingle- se bad loans).

I crediti deteriorati al netto delle svalutazioni erano pari a 173 miliardi;

le sofferenze nette a 81 miliardi (rispettivamente pari al 9,4 e al 4,4 per cento dei prestiti netti).

Le sofferenze fanno capo per circa tre quarti alle imprese, per la parte restante alle famiglie.

Il valore stimato delle garanzie reali detenute dalle banche a fronte delle sofferenze è pari a 92 miliardi.

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Qual è la dimensione del fenomeno in Europa?

Secondo l’ultima rilevazione fornita dall’Autorità bancaria europea (EBA), a dicembre scorso l’incidenza delle esposizioni deteriorate sul complesso dei prestiti era mediamente pari al 5,1 per cento per un ampio campione di grandi banche europee; per le banche italiane in- cluse nel campione il rapporto si attestava al 15,3 per cento.

Il tasso di copertura delle esposizioni deteriorate era pari al 44,6 per cento per le banche europee e al 48,9 per cento per quelle italiane.

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Quali sono le cause dell’elevato stock di crediti de- teriorati in Italia?

Sulla forte crescita dei crediti deteriorati ha inciso in primo luogo la pe- sante contrazione registrata dall’economia italiana negli anni della crisi:

quasi dieci punti di PIL e circa un quarto di produzione industriale (contro il -5,7 per cento del PIL e il -19 per cento della produzione indu- striale nell’area dell’euro.

In alcuni casi al fenomeno hanno contribuito pratiche di erogazione del credito inadeguate o illecite, che sono state oggetto di sanzioni e/o di in- dagini giudiziarie.

All’elevato stock di crediti deteriorati contribuisce la lentezza delle proce- dure di recupero crediti GIUDIZIALE, a sua volta connessa in larga misu- ra con i ritardi della giustizia civile.

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Relazione delle Commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato

Appare opportuno valutare la possibilità che i crediti deteriorati derivanti direttamente dalla crisi da Covid 19, possano avere un trattamento differenziato.

E’ una delle osservazioni contenute nella Relazione approvata dal- le Commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato sul Recovery plan lo scorso 31 marzo, lo stesso giorno in cui l’European Banking Association (EBA), l’European Securities and Markets Authori- ty (ESMA) e la European Insurance and Occupational Pensions Authority (EIOPA) pubblicavano il loro Rapporto sul rischio del siste- ma bancario europeo, relativo al quarto trimestre 2020

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Dal Rapporto emerge che i livelli di downgrade dei rating degli emittenti corporate da parte delle agenzie sono rimasti molto alti e più volatili in ottobre e novembre 2020 di quelli registrati nel periodo pre-crisi, il che riflette la perdurante incertezza circa la durata nel tem- po di future ondate della pandemia e quindi la possibilità che l’attività economica sia in grado di tornare a livelli più normali, in particolare nei settori più vulnerabili.

Non a caso l’attività di aggiustamento dei rating da parte delle agenzie mostra molte differenze a seconda dei settori osservati.

Non solo. Il termine delle misura di supporto alle imprese per contra- stare gli effetti del Covid-19 finiranno molto probabilmente per evidenziare un deterioramento della qualità degli asset delle banche.

Sinora queste politiche avevano evitato che lo stock dei crediti deterio- rati sui bilanci delle banche tornasse a salire e infatti il rapporto tra i crediti deteriorati e il totale dei crediti a livello Ue era ancora sceso al 2,6% a fine dicembre 2020 dal 2,8% a fine settembre (si veda qui l’EBA Dashboard del quarto trimestre 2020).

Per questo motivo le tre Authority dicono chiaro e tondo che “le banche dovrebbero aggiustare i loro modelli di accantonamento delle esposi- zioni per contrastare in modo adeguato l’impatto dello shock economi- co della pandemia e assicurare il riconoscimento immediato di adegua- ti livelli di accantonamento”.

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LE INADEMPIENZE PROBABILI (UNLIKELY TO PAY - UTP)

Le inadempienze probabili, in inglese "unlikely to pay", sono crediti per i quali la banca giudichi improbabile che, senza il ricorso ad azioni quali l’e- scussione delle garanzie, il debitore adempia integralmente alle sue obbligazioni creditizie.

Quando si parla di non adempienze ci si riferisce sia al capitale che agli interessi (o a entrambi).

Solitamente si tratta di crediti di aziende finite in difficoltà.

Tuttavia questa categoria di esposizioni possono ancora essere riportati in bonis, grazie a interventi mirati.

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I CREDITI IN SOFFERENZA

Nella categoria dei crediti in sofferenza, quella più grave per l’istituto bancario, finiscono tutte le attività che la banca vanta verso soggetti de- bitori che si trovano in stato d'insolvenza o in situazioni so- stanzialmente equiparabili, indipendentem ente dalle eventuali previsioni di perdita formulate dalla banca.

Non è necessario che questo status di non solvibilità sia accertato giudi- zialmente.

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SOFFERENZE NETTE E SOFFERENZE LORDE

Secondo i dati ufficiali della Banca d’Italia, che aggiorna puntualmen- te il dato sulle sofferenze tramite il suo bollettino mensile, in Italia lo stock di crediti appartenenti a questa categoria è pari a circa 300 mi- liardi di euro.

Questa cifra – pari a circa il 15% dello stock dei crediti - è riferita al- le sofferenze lorde.

I bilanci delle banche evidenziano però anche un altro dato

relativo alle sofferenze, ossia quello relativo alle sofferenze nette.

Queste ultime sono computate al netto dell'ammontare complessivo stimato delle perdite di valore.

Gli ultimi dati sul sistema bancario quantificano le sofferenze nette in una novantina di miliardi di euro.

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I CREDITI IN BONIS

Collegato al concetto di crediti deteriorati c'è quello di crediti in bonis.

I crediti in bonis sono quelli, nel totale di tutti i crediti erogati da una banca, che non hanno mostrato segnali di essere deteriorati.

In altre parole sono quelle esposizioni che la banca ritiene solvibili.

Il creditore di un credito in bonis è in grado di fare fronte, puntual-

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I CREDITI FORBORNE

Accanto alle precedenti tipologie di non performing loans le autorità di vigilanza europea hanno introdotto un'ulteriore definizione, quella di crediti oggetto di concessione (forborne exposures).

Si tratta di crediti (non solo deteriorati ma anche in bonis) oggetto di concessioni (in inglese "forbearance") da parte della banca.

Tali concessioni (ad esempio una riduzione del tasso di interesse del fi- nanziamento oppure un allungamento della durata del finanziamento) costituiscono delle modifiche alle originarie condizioni contrattuali della linea di credito che la banca concede all’impresa cliente.

Tali misure di forbearance possono essere:

forborne performing exposures, se riguardano clienti per- forming in difficoltà finanziaria,

non performing exposures with forbearance measures, se riguardano clienti classificati in stato di deterioramento.

La definizione di “forborne” non sostituisce le esistenti categorie di attivi- tà deteriorate, ma si pone come strumento informativo addizionale.

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L'NPE RATIO

Nei comunicati stampa che le banche diffondono a commento dei risul- tati di bilancio, o nei piani industriali, si trova spesso citato l'NPE Ra- tio.

Ma cosa esprime questo valore, indicato in percentuale? L'NPE (acronimo di Non Performing Exposure) ratio, mette in rapporto il to- tale dei crediti deteriorati e l'intero stock dei crediti erogati da una ban- ca.

Più questo valore è basso, maggiore è la pulizia di un bilancio.

Importante, infine, valutarne non solo la grandezza assoluta ma anche la sua variazione nel tempo.

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LA CENTRALE DEI RISCHI

Per monitorare il livello di rischiosità del sistema, Bankitalia ha istituito nel 1962 la Centrale dei Rischi.

Si tratta di un sistema informativo, operativo dal 1964, verso il quale gli intermediari sono obbligati a comunicare i crediti pari o superiori ai 30mila euro e i crediti in sofferenza (definiti come crediti verso soggetti in stato di insolvenza, anche non accertato giudizial- mente) di qualunque importo.

Ciò permette di tenere sotto controllo la solvibilità dei clienti e quindi migliorare il processo di valutazione del merito di credito dei singoli utenti.

Sugli intermediari ciò ha l’effetto di alzare la qualità del credito, mentre sul sistema di dare una maggiore stabilità.

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Boom di Clienti che non pagano le Aziende

La crisi economica generata dal Covid-19 fa aumentare le insolvenze tra le aziende che utilizzano i crediti commerciali, vale a dire le dilazioni di pagamento concesse dai loro fornitori.

Tanto che questi si preparano a cambiare l’approccio al credito.

Le parole d’ordine sono più prudenza e più indagini investigative al mo- mento della valutazione preventiva e monitoraggio più stretto dei clienti una volta concesso il credito, prima di attivare la fase di recupero vera e propria.

È il quadro che emerge dall’indagine sulla gestione del credito condotta dall’Associazione Credit Manager Italia (Acmi), che riunisce oltre 600 professionisti del credito che lavorano nelle aziende, perlopiù di grandi dimensioni e multinazionali.

L’analisi apre uno spaccato sugli effetti della crisi scatenata dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria e sulle strategie allo studio da parte delle imprese per arginarli.

Le società del campione sono in larga parte di grandi dimensioni: il 57%

ha oltre 100 milioni di fatturato e il 18% va dai 50 ai 100 milioni.

Elevato è anche il valore medio delle forniture per cui la maggior parte delle aziende analizzate gestisce il credito: tra 10mila e 25mila euro per il 33% del campione e oltre 25mila euro per il 23 per cento.

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CREDITI DETERIORATI

Domande e risposte

Cosa sono i crediti deteriorati?

Sono crediti la cui riscossione, da parte delle banche, è diventata incer- ta.

Ci sono delle categorie di npl?

Sì, a seconda del "grado di deterioramento" ci sono esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate, inadempienze probabili (unlikely to pay - utp) o sofferenze.

Cosa sono i crediti in bonis?

Sono quelli, nel totale di tutti i crediti erogati da una banca, che non hanno mostrato segnali di essere deteriorati.

Cosa definisce l'NPE ratio?

Il multiplo che rapporta il totale dei crediti deteriorati e l'intero stock dei crediti erogati da una banca.

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