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DI INGEGNE~IA 5ANITA~IA

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Anno Il. - N.

9.

ToRINO, I0 Maggio 1906.

~1\!I~lrl\ & & & & & & &

DI INGEGNE~IA 5ANITA~IA

Continuazione: L'INGEGNERE IGIENISTA- Anno VII.

È riservata la proprietà letteraria a! artistica deg-li articoli e disegni pubblicati nella RIVISTA DJ INGEGNERIA SANITARIA.

MEMORJE 01\fGINALI

LA DEPURAZIO TE DELL'ACQUA

PER :\1EZZO

DELL' OZONIZZAZIONE.

La distribuzione di acqua salubre ai centri dei pit'1 importanti problemi che s'impongano igienici delle popolazioni, può

ottenersi con varii sistemi, che si raggruppano essenzialmente in queste due grandi categorie:

distribuzione di acqua di sor- gente, pura ; distribuzione di acqua depurata.

abitati, uno nei riguardi

L' INGEG!\!ERIA SANITARIA- Anno XVII.

Vogliamo ora piuttosto dare un cenno sopra un metodo speciale di depurazione, quello mediante l'ozonizzazione, il quale, sebbene sia relativamente recente, conta già al suo attivo buon numero di applicazioni pratiche coronate da incoraggianti successi.

Il primo tentativo di ozonizzazione fu fatto nel r 886 nel laboratorio di Méritens, mercè un apparecchio molto primi- tivo; nel r8gr Frohlich se ne occupava molto più am- piamente ed Ohlmilller studiava i risultati ottenuti mercè le ricerche di Frohlich. 1 el r 893 Tindal, Schneller e Van der Sleen intraprendevano esperienze in grande a

Non è qui nostro scopo en- trare in merito al valore intrin- seco dei due procedimenti: in- signì tecnici ed igienisti hanno combattuto e combattono in fa- vore dell'uno e dell'altro con-

cetto, e non si può non ricono- Fig. r. - Impianto di \Viesbaden-Schierstein (Pianta).

scere che, sia l'uno che l'altro,

posseg;;·ono, accanto a reali vantaggi, inconvenienti non lievi; pel che bisogna convenire che la miglior via da

Oudshoorn, nelle vicinanze di Leida; nel I 895 V an Er- mengen dava conto del buon successo delle prove, negli

Fig. 2. - Impianto di \Viesbaden-Schierstein (Sezione longitudinale).

Annali dell'Istituto Pasteur.

Gli apparecchi usati da questi sperimenta tori non hanno tut- tavia oggidì più ragione di esistere, accanto a quelli pra- tici che si posseggono. N el- l'anno stesso (r895) Marmier e Abraham riuscirono, dopo lunghe prove, a dimostrare con esempi pratici a Lilla la bontà del procedimento, de- purando acque che contene-

seguirsi è ancor quella di ricorrere a volta a volta, nei casi pratici, al sistema meglio adatto alle speciali circostanze.

vano fino a 3000 germi per eme. Il rapporto della Commissione, composta da Roux, Calmette e Staes-Brame, fu completamente favorevole.

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I30 RIVISTA DI INGEGNERIA SA TITARIA

Il loro procedimento ebbe subito delle numerosJSSJme applicazioni.

/

Fig-. 3· - Impianto di \\"iesbaclen-Schierstein (Sezione tras\'ersale).

Il primo impianto di grande mole, benchè eseguito quasi esclusivamente a scopo sperimentale, fu quello di :'IIartinikenfelcle, presso Berlino, per

opera della Casa Siemens e Halske.

Per quanto i risultati siano stati subito soddisfacenti, rimaneva tut- tavia ragione eli dubitare che in impianti generali il procedimento non avesse a tornar utile: per ciò, pel periodo eli qualche anno, l'ozo- nizzazione non rimase che allo stato di esperimento di laboratorio.

prendeva tre locali: l'officina delle macchine, qudla degli ozonizzatori e le torri eli sterilizzazione.

Nel locale delle macchine (fig. r, 2 e 3) si trovano di- sposte due motrici a condensazione A della forza di 6o HP ciascuna, due macchine a corrente alternata C, due a cor- rente B, due pompe centrifughe D e due ,-entilatori F:

questi sono azionati da motori elettrici. Si tro,·ano ancora in tale locale: il quadro principale di distribuzione ed un piccolo impianto per la depurazione delle acque desti- nate alle caldaie. Dei 6o HP, 27 soltanto vengono impie- gati a produrre la corrente necessaria per gli ozonizzatori; gli altri 33 sono usati per azionare le pompe destinate a sollevare l'acqua all'altezza di m. r8 ed i ,·entilatori, oltre alle pompe di alimentazione della caldaia.

Il locale degli ozonizzatori è diviso in due piani: al terreno sono disposti gli ozonizzatori propriamente detti in numero di 48 ; al piano superiore si trovano i trasfor- matori che mutano in corrente ad alta tensione quella generata dagli alternatori. Un sistema di tubi a tenuta guida l'aria atmosferica, spinta dai ,·entilatori, agli ozo- nizzatori, per utilizzarla poi nelle torri di sterilizzazione.

\'enne poi fatto un grande im- pianto (fig. r, 2 e 3) che doveva servire per la città di vViesbaclen, procedendo alla depurazione delle acque della-sorgente eli Schierstein, che per la loro ubicazione in pros- simità del Reno, erano soggette ad inquinamenti per parte del fiume

Fig. s. - Impianto a caduta naturale eli Paderborn.

stesso; l'impianto fu

Fig. 4·

capace eli una produzione oraria di circa mc. 250, oc- cupando lo stabile un'area di circa sro mq.; esso com-

Si hanno due gruppi di

+

torri ciascuno: una torre per ciascun gruppo serve come riserva ; alla cima di ognuna, è disposto il serbatoio d'acqua, alimentato dalle pompe centrifughe: da questo l'acqua cade, tra\·ersando uno strato, alto m. 2 di ghiaia, destinato a suddividere fine- mente la massa d'acqua, così che all'uscita da questo filtro si abbia il maggior contatto possibile coll'aria ozo- nizzata. Raccolta in basso della torre, l'acqua passa nel serbatoio che alimenta la rete di distribuzione.

Poco tempo dopo, fu iniziato l'impianto di Paderborn, simile al precedente: solo ne differisce nel locale di sterilizzazione dell'acqua. Come appare dalla fig. 5 l'acqua dopo aver attraversato il filtro di ghiaia, scorre a cascate sopra una gradinata a piccoli dislivelli, di modo che si hanno successivamente dei sottili veli d'acqua, che ren- dono assai ampia la superficie d'acqua in contatto con l'aria.

I risultati di questi due impianti valsero a dimostrare

RIVISTA Dl INGEGNERIA SANITARIA ì3f

la pratica efficacia del metodo di depurazione. Si costituì allora in Francia una Compagnia per l' ozonizzazione dell'acqua, diretta da Otto. Il primo impianto eli questa Compagnia fu fatto a Nizza, per conto della Compagnia che assunse l'impresa della distribuzione idrica della città. L'impianto è capace .della depurazione di mc. 22.500

d'acqua al giorno, pro,·eniente in parte da sorgenti. in parte da drenaggi; acqua che contiene talora saltuaria-

Fig. 6.

mente fino a 300 germi (coli b.) per centimetro cubo. L'appa- recchio << Otto >> si compone:

degli ozonizzatori, degli steri- lizzatori e, solo per impianti molto estesi, delle gallerie di OZOniZZaZIOne.

Dal punto di vista degli or- gani che li compongono, gli ozonizzatori si possono distin- guere in quelli rotativi a elet- trodi mobili, e quelli rotativi a interruzione di corrente. I primi sono i piLI semplici e pratici, e sono formati da una serie di dischi paralleli di ghisa, di costruzione speciale, in modo da avere il massimo funzionamento dell'ozonizzatore. I secondi, a interruttore, risultano di una serie di elementi simili ai precedenti:

nella figura 4 sono dimostrati graficamente l'insieme dei due tipi di apparecchi.

L'aria entra per O; essa è obbligata a percorrere tutti i canali ricavati negli elementi c e d e così viene fine- mente suddivisa e attraversata dalla corrente, che viene condottata dai conduttori metallici

.f

e k.

Fig. - Galleria di ozonizzazione 1n muratura (Sezione tras,·ersale).

L'aria, uscendo per S, entra nello sterilizzatore ed ha per scopo, come quelli sopra descritti, d'ottenere un'in-

tima mescolanza tra l'aria ozonizzata e i filetti fluidi dell'acqua. Questo scopo s1 ragg1unge coli 'apparecchio

Fig. 8. - Particolare dello sterilizzatore << Otto >>.

rappresentato nella fig. 6: l'aria ozonizzata entra lateral- mente, l'acqua non sterile superiormente, quella depurata esce da sotto; nel tubo adducente l'acqua è innestato un altro tubo superiormente chiuso, cosicchè il fluido è co- stretto ad uscire da un orifizio circolare molto ~tretto, di guisa che in uno spazio molto piccolo si ha un contatto fra l'acqua e l'ozono paragonabile a quello raggiunto dagli apparecchi sopra descritti, occupanti spazi molto maggiori.

Lo sterilizzatore a piani è, i111·ece, utile per impianti molto importanti, pur offrendo, nell'insieme del funzio- namento, vantaggi note,·oli per semplicità di organi e facile circolazione del liquido.

Il particolare di un impianto è rappresentato dalla figura 8.

L'acqua arriYa da r, l'ozono dalla condotta 2; la me- scolanza d'acqua e d'ozono penetra attrm·erso ai tubi a, simili ai già descritti sudclivisori, nel cilindro b; l'ozono rimesso in libertà della mescolanza viene raccolto attra- verso all'orifizio c del cilindro d e condottato a mezzo del tubo d in /.;, dove viene nuovamente utilizzato.

L'acqua ozonizzata del cilindro b, a t tra verso al troppo-

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RI\riSTA DI INGEGNERIA SANITARiA

pieno e, passa nel cilindro g- e indi, pel nuovo troppo- pieno !t, nel cilindro serbatoio l<; questo comprende una serie eli ripiani, in numero variabile da 20 a so, secondo l'importanza dell'impianto; ogni ripiano porta un piccolo tubetto l, che ha per ufficio eli mantenere uno straterello

In questo procedimento si ha il grande vantaggio eli una completa utilizzazione dell'ozono, che viene impie- gato in una doppia successiva mescolanza dell'acqua da depurare.

L'apparecchio sopra descritto è in gran parte metal- lico; per impianti, invece, eli grande mole, la costruzione può essere fatta in muratura.

Le figure 7 e 9 ne dànno un esempio, anche eli uno di tali installazioni mlll·arie che certamente riescono a parità eli altre condizioni più economiche ed anche più durature, quindi, sotto questi speciali punti eli vista, vanno raccomandate per grandi centri.

Fig. 9· -Galleria di ozonizzazione 111 muratura (Sezione longitudinale).

L'acqua è condotta per mezzo dei tubi a nelle batterie di mescolanza, già descritte, c, nelle quali l'ozono arriva per mezzo del tubo b; la mescolanza passa, indi, nel ser- batoio d, giunge alla camera esterna .f, donde perviene alla galleria A che la distribuisce, per i piccoli orifici l, nelle gallerie B e C : qui si compie l'ultima ozonizzazione, per mezzo dei ripiani sud- divisori orizzontali m ed n, destinati alla caduta dell'acqua in sottili cascate. L'acqua giunge finalmente ai collettori O, donde viene condottata.

d'acqua in ogni ripiano; l'acqua rimane così per qualche tempo nel cilindro r. Di piano in piano l'acqua arriva al fondo del cilindro e nell'ultimo piano, per un ultimo tubo troppopieno, cola nel serbatoio maggiore 1'.

L'ozono, invece, viene condotto a mezzo del tubo P in fondo al serbatoio k ed è obbligato a rimontare, come indicano le freccie, attraverso agli orifici m, co- perti da cappucci n: essendo in ogni piano sfalsato il

L'ozono eccedente non impiegato nelle prime operazioni, raccolto nella camera d, viene condotto mediante i tubi di grès g-, che lo distribuiscono pei tu- betti l nelle gallerie B e C, dove viene utilizzato, come si è detto sopra: infine, pel tubo i, viene emesso nel- l'atmosfera, attraverso il tubo k.

Con una siffatta galleria, lunga m. zo, è possibile trattare mc. IOO.ooo d'acqua al giorno. L'impianto ge- nerale è rappresentato dalla fig. IO; a destra della figura

Fig. ro. - Impianto generale di depurazione (Sistema « Otto » ).

tubetto di troppopieno con quello dell'ozono, questo deve lambire in ogni piano lo straterello d'acqua: il movimento è rallentato per la presenza dei cappucci, che costringono l'ozono a gorgogliare attraverso l'acqua. Finalmente l'acqua esce e va alla distribuzione per .f.

l'acqua del fiume è sollevata da pompe e libe·rata, per un grossolano filtro, dai grossi materiali sospesi; indi vien ripresa e ricacciata nel mescolatore, ove avviene il primo contatto coll'ozono; in seguito, vien condotta nella galleria di ozonizzazione, dove avviene il movi-

RIVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA

mento di lenta discesa attraverso il filtro; l'aria ozomz- zata compie un percorso inverso: i ventilatori la mandano

massuno di 10 germi saprofiti per eme., perfettamente salubre per la sua costituzione chimica e tale da non

Fig. r r. - Officina di sterilizzazione della città di 1\izza (Veduta dell'edificio).

al basso della galleria, dalla quale poi, attraverso allo strato d'acqua, perviene agli emulsori.

Fig. 1 2 . -Sezione trasversale dell'impianto di Nizza.

Nella fig. I I è rappresentato l'insieme dello stabile, qual venne costrutto dalla Compagnia francese dell'ozo·

nizzazione a Nizza: la Compagnia si assunse l'incarico di distribuire acqua libera da germi patogeni, con un

arrecar guasti alle conclotture esistenti. Il costo totale dell'impianto fu di circa lire 250.000; la spesa annuale di esercizio non deve superare, per parte della città, lire I 5 .ooo, esclusa la forza motrice fornita gratuita-

mente dal Comune. BINI.

CASE DI CAMPAGNA I 1GLESI.

Già nel N° 3 di questo anno noi abbiamo riportato dallo Studio, la nobile rivista inglese che tanto fa e tanto ha fatto pel rinnovamento estetico dell'Inghilterra, alcune casine eli campagna, che dànno una giusta idea dell'a- more col quale altrove si studia la quistione delle case di campagna.

Le figure che noi diamo oggi rappresentano un altro di questi saggi che sono decorativi e sçKiali nello stesso tempo. La casetta rustica (è una Yera casa di contadini educati) rappresentata nella figura 3 era in origine una casupola volgarissima. L'architetto Ne\\·ton l'ha trasfor- mata in un cottage pieno di comfort e pittoresco. Alcuni fiori piantati attorno, pochissimi motivi decorativi molto sobrii, hanno basbto per dare un aspetto particolare e pieno di suggestione alla piccola casetta. Con una piccola ala che non rappresenta se non un valore modesto, la casa ha ·perduto il carattere primitivo elementarmente geometrico, ed allo stato attuale essa è una bella casina di campagna, ove non manca una sala di ritrovo ed il bagno.

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!34 RIVISTA DI INGEGNERIA SANITARIA

Anche la casetta eli Surrey e Dowber è un altro buon tipo di ca a rurale. È in mattoni rossi con giunti bianchi e finestre in legno bianco: una ,-era casa civettuola e

Fig. L - Pianta del piano terreno.

L Ingresso - 2. Stanza di soggiorno - 3- Studio - 4 Stanza da pranzo - 5- Deposito stoviglie - 6. Cucina - 7- Lavandino - 8. Tettoia - g. Deposito carbone - ro. Deposito \·ivande.

Fig. 2. - Pianta del primo piano.

L Stanze da letto - 2. Stanza matrimoniale - Guardaroba.

gentile. Il tetto è in tela rossa eli Ashforcl. Iella casa destinata a gente modesta, vi sono le camere da letto al piano terreno e una camera di

ritroYo. Pochi motivi ornamentali in gesso rendono bella la casa e ornano i pignoni posti Yerso il giarclinq.

E una serie eli altre case del genere Yanno sorgendo onmque . ..'\i,·en, \ ViggleS\\·orth, Poyser e altri architetti, dedicano all' im- presa tutta la loro immaginazione e il gusto squisito. Il fine è per- fettamente raggiunto: il rinno\·a- mento edilizio delle campagne non ha dato soltanto all' Inghilterra delle aggraclevoli casine rurali, non ha solo trasformato in ridenti sog- giorni le pesanti case eli campagna, ma ha a\·uto un alto successo edu- cativo e sociale.

In un periodo come l'attuale, nel quale l'accentra- mento urbano preoccupa sociologi e igienisti, non è piccolo beneficio innamorare anche la persona modesta della vita semplice della campagna, trasformandone la casa e ponendo in essa quella savia comodità eli agi e quell'attrazione di bellezza che purtroppo dalle nostre case rurali ha sempre esulato.

Fig. 3- - \'eduta prospettica :della casina dell'architetto :t\e\\"ton.

In un paese come l'Italia, ove gli sfondi naturali, la

,

vegetazione e il cielo favoriscono eli per sè il risalto

Queste casi ne belle, gentili, piene eli luce, eli semplicità linda, sono

lFig. 4- - \'eduta prospettica della casa degli architetti Surrey e DO\\·ber.

una continua lezione eli estetica, spingono acl amare e rispettare le cose belle, anche perchè esse ono tali, indipendentemente dalla loro utilità, e fanno sonatutto amare la vita della campagna.

estetico della casa, quali success1 non potrebbero atte- nersi !

Ing. RALLY.

RIVISTA DI l GEG ERIA SA ITARIA I35

(èUESTIOf.U

TECNICO-SflN!TflRIE DEL GIORNO

TRATTAì\IENTO DELLE ACQUE DI FOGNA.

STAZIO:\E DI PROVA DI COLO:'IlBO (0HIO).

La città di Colombo ha fatto stabilire uno stabilimento di prova destinato a funzionare per la durata di un anno e per stabilire i concetti sui quali sarà basato l'impianto definitivo. Lo stabilimento è stato stabilito in guisa da poter trattare le acque eli fogna simultaneamente con differenti processi proposti onde trame pratiche conclu- sioni. Lo stabilimento è situato a circa 3 km. a sud dalla città, in un terreno scelto appositamente. Acl uno degli angoli eli questo terreno passa il collettore princi- pale delle acque eli fogna, il quale apporta in tempo eli secco i tre quarti all'incirca del volume totale delle acque eli fogna della città. Le acque eli fogna trattate nella sta- zione eli pro\·a rappresentano un volume di r 570 mc.

per le 2-J- ore.

L'insieme dell'impianto comprende: un compartimento costruito per la presa d'acqua della pompa nel collettore ed un'altra piccola costruzione per allogare il suo mo- tore; una cassa eli distribuzione; 7 grandi bacini rettan- golari: due a letto eli sabbia, due a precipitazione chi- mica, due riserve settiche ed una riserva intermedia eli decantazione; inoltre vi ono altri bacini circolari ripartiti in tre gruppi, con una copertura per ciascun gruppo e designati per la loro orientazione nord, sud, est.

Questi bacini sono due letti primari eli contatto in pietra spezzata; -1- letti secondari a coke; due filtri a coke; quattro colonne eli pietra spezzata con alimenta- zione per inaffiamento; ventun filtri a sabbia intermit- tenti; un filtro eli risen·a.

In un'ultima costruzione sono riuniti i laboratori, gli uffici e i differenti locali per gli esami chimici e batte- riologici.

Presa d'acqua. - Il compartimento che contiene la pompa ele\'atrice è costruì to nel collettore medesimo:

consiste in un cofano ad armatura di legno formante una rete avente un lato aperto ma protetto da una rete me- tallica a maglie di I 2 m m. e con fili di 2 m m. e s eli diametro. Questa essendo disposta parallela al senso della corrente riduce al minimo l'ostruzione. La pompa è centri- fuga ad asse verticale: il compartimento comunica con la sua superficie con un pozzo nel quale passa l'albero di comando della pompa ed il tubo di spinta. Il primo azionato da un motore elettrico a corrente continua. La pompa può sollevare da 1300 a 31 so mc. nelle 2-J- ore acl una altezza di 9-10 m.

Camera di distribuzione. - L'acqua in eguito arriva alla camera di chiusura in tela metallica: eli qui può pas- sare a volontà sulla faccia est di una o delle due ca-

mere a ·abbia, poi dalla faccia o\·est di queste alle ri- serve di decantazione, eli precipitazione chimica, ecc.

Bacini rettangolari. - Questi sono in numero di sette: hanno un piano rettangolare di I 2 m. per 2,-J-O; una profondità di 2,-J-S ad una estremità e 2,75 ad un'altra.

Fu impiegato unicamente pino giallo nel fondo in tavole riunite a scanalature e linguette. L'intera super- ficie è protetta da fogli in lamiera galvanizzata saldata ai giunti. Il fondo di ciascuna riserva ha una pendenza eli 2 cm. per metro per facilitare la pulizia ed è munito alla sua estremità inferiore eli due scarichi comunicanti con un drenaggio in grès vetrificato di metri o,2o di diametro che si scarica in una fogna collettrice per le acque piovane. L'uno degli scarichi è al Ji,·ello del fondo della risen·a e l'altro a o,6o m. al di sopra. Le riserve sono tutte scoperte, ma protette contro il gelo.

Bacini del gruppo nord. - Questo gruppo contiene r8 risen·e cilindriche ripiene eli materiale filtrante: sono disposte in 2 file eli 9 ciascuna. Fra di esse esiste una galleria che contiene i condotti di arrivo, eli scarico e gli apparecchi eli mi ura. Questa galleria è coperta per proteggere gli apparecchi dal gelo.

Sono costruite in legno eli cipresso eli profondità eli metri r, s per un diametro eli m. 2,25. Qualcuno non è coperto, ma sono però circondati da un riYestimento in terra onde evi tar e il gelo.

La galleria uclcletta comprende ezianclio gli apparecchi destinati a controllare il Yolume del liquido e per il dosaggio dei reatti,·i. Questi sono casse in cipresso mu- nite eli un'apertura rettangolare eli cm. 37,5 eli altezza e la eli cui larghezza si regola con un registro ave n te la cl imensione massima eli m. o, r o.

Si mantiene una carica costante eli m. 9,30 sull'ori- ficio strozzando il robinetto d'introduzione. Durante la maggior parte della giornata il volume apportato dalle riserve rettangolari si perde nel drenaggio eli m. 0,20.

Quando si vuole fare lavorare una delle riserve cilin- driche si sopprime lo scarico nel drenaggio e tutto il liquido che è passato nelle riserve rettangolari è inviato nel)'altra durante il tempo necessario.

L'affluente di ciascuna risen·a cilindrica tra\·e:·sa una cassa eli misura e \·a in seguito al drenaggio eli scarico.

Bacùw del gruppo est. - Qui non si hanno che quattro risen·e. Esse sono costruite in cipresso: hanno m. I ,85 di profondità ed hanno m. -1- di diametro: la superficie filtrante è di 12 mq. Sono difese dal gelo per mezzo di ri,·estimenti. Queste risen·e rice\'Ono tutta l'acqua eli fogna proveniente dalle camere a sabbia, per mezzo di una condotta in ferro fucinato di m. o, I 6 di diametro. Essa si scarica al centro della costruzione, nel compartimento centrale d'una larga cassa che ha 4 orifizi regolabili e la eli cui altezza è eli m. 0,25. Questi orifizi sen·ono a regolare lo scolo delle grandi riserve. Ai due lati del

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RIVISTA DI l 1GEGNERIA SA lTARIA

compartimento centrale si disposero degli scaricatoi, le di cui creste sono a metri 0,30 al di sopra del centro degli orifizi.

Baàno del gruppo sud. - Qui si hanno parimenti le riserve dove si ha il miscuglio dei reattivi chimici. Ve ne ha tre di m. 0,90 di diametro e di m. o,so di pro- fondità costruiti in taYole di cipresso. Ciascuno di e~si

è alimentato da un piccolo recipiente di cipresso il eli cui livello è mantenuto costante da un robinetto a gal- leggiante. Questi recipienti scai·icano il loro contenuto nelle riserve eli precipitazione chimica, il di cui apporto si regola a mezzo eli un rubinetto. La costruzione sud non presenta differenze dalla nord che per la complica- zione delle tu bolature.

Tubolature. - Qùesto sistema è completissimo: esi- stono delle connessioni che permettono la prova dei trat- tamenti i più diversi, applicati soli o in combinazione con gli altri. Tutti i condotti sono in ferro fuso, ad eccezione eli quello in grès vetrificato, eli cui si tenne parola.

La costruzione del laboratorio è in legname e com- prende l'ufficio principale, laboratori eli chimica, batte- riologia, un locale per le preparazioni, un magazzino, un piccolo atelier ed una piccola saletta. Esiste pure un apparecchio frigorifero.

Il riscaldamento e l'illuminazione sono fatti con gas naturale: vi hanno ezianclio cinque posti per incendio.

Dott. DIEGO BE:\'IGè\ETTI.

IL D\)SAGGIO DEL PIOMBO NELLE ACQUE.

I casi eli intossicazione saturnina provenienti dal pas- saggio del pio m bo delle tubolature nelle acque potabili non sono assolutamente infrequenti; tutte le letterature mediche ne ricordano s\·anati.

La dose di piombo presente nelle acque potabili, e tale da rendere le acque stesse fortemente sospette, è varia se~onclo i vari autori. Gauthier e \1\lilm nel I 877, in seguito a ricerche eseguite sulle acque della Vanne e della Dhuis, avevano concluso che le acque stesse di- ventavano sospette allorquando contenevano milligr. o,s di piombo per litro, e forse si mantenevano già in limiti di larga tolleranza, poichè data l'estrema tossicità del piombo e la proprietà eli accumularsi nell'organismo, non si può escludere coscienziosamente che anche dosi minori non siano capaci eli determinare fenomeni eli intossicazione. Di qui la necessità eli un metodo che permetta un dosaggio sicuro del piombo contenuto in queste acque potabili.

Il primo metodo impiegato fu quello eli Boudet, Maye- necre e Bourgeret, eli trasformare, cioè, il piombo in sol- furo con una corrente eli idrogeno solforato nell'acqua lievemente acidula per acido cloridrico, indi cletermi-

nanclo col metodo calorimetrico la determinazione quan- titativa. ~la questo procedimento è imperfetto e mal sicuro, ed il solfuro eli piombo può yenir ossidato e riclisciogliersi in parte se è presente un grande eccesso eli idrogeno solforato.

Il metodo fu opportunamente modificato da Lucas, sostituendo l'idrogeno solforato con un solfuro, cvsì che è scongiurato ogni pericolo di ossiclazione. Anche qui bisognerà porsi in guardia contro le cause d'errore eli- pendenti dai metalli che possono accompagnare il piombo e che clànno solfuri, così da trarre poi in facile inganno nella determinazione colorimetrica.

Tra questi metalli sono frequenti il ferro e il rame.

Lambert in un recente e diligente studio sull'argo- mento, consiglia eli aggiungere all'acqua un po' eli cia- nuro di potassio, che dissimula bene il ferro e il rame e\·entualmente presente nelle acque in esame, senza in- ceppare la precipitazione del solfuro di piombo.

La proYa è eseguita così: a so eme. d'acqua si aggiun- gono 2 eme. di lisciYa potassica a 36° B. Si agita, si filtra su amianto, oppure si separa per centrifugazione, prelevando così 40 eme. eli una soluzione limpida che si addiziona di 4 goccie eli soluzione di cianuro potas- sico al IO O[O. Si agita la miscela così ottenuta e si aggiungono 4 goccie di monosolfuro eli sodio al IO OJO.

La presenza del piombo si ri\·ela con una colorazione bruna che per visione lungo l'asse massimo ( ossen·a- zione da farsi guardando il tubo posto su fondo bianco) diventa ben rilevabile anche per milligr. o, I eli piombo per litro d'acqua.

Se l'acqua è molto limpida si può aggiungere diret- tamente a 40 eme. di acqua le 4 goccie di cianuro po- tassico, agitare ed aggiungere il monosolfuro soclico: la visione sarà netta verso 0,2 milligr. di piombo per litro.

Se il piombo è in quantità molto scarsa converrà con- centrare un litro d'acqua sino ad averne 30 eme. L'acqua sarà stata acidulata prima con acido acetico; a concen- trazione finita si neutralizza l'acido con potasso, si porta il volume a so eme., si filtra su amianto così da avere 40 eme. di saluto e si procede come sovra. In tal modo anche acque con milligr. o,oi di piombo possono essere dosate bene in rapporto alla presenza eli questo metallo. '

La reazione è sempre molto delicata e l'ossen·azione si deve fare subito dopo la reazione, altrimenti non ha più valore attendibile. Si devono poi evitare assoluta- mente i filtri di carta che trattengono il solfuro e con- ducono quindi in errore, e bisogna far bene attenzione che le capsule e gli strumenti che si adoperano nelle prove, non abbiano a cedere piombo all'acqua. Al caso si faranno delle prove in bianco che porranno in guardia contro possibili errori.

Lambert ha fatto molte prove di controllo: la conclu- sione che dai dati si può trame, è che realmente il metodo risponde ottimamente alle esigenze pratiche.

LEO.

RIVISTA DI I GEGNERIA SANITARIA 137

Il DIFESA DEI CA:'viPI DI SP AN Diì\IENTO.

Da quando la depurazione biologica ha incominciato ]a serie dei suoi trionfi, ed è passata dallo stato eli semplice tentativo a quello eli vera e pratica applicazione, ]e lamentele contro il sistema di depurazione mediante i campi eli spanclimento sono anelate crescendo. Chi ha obbiettato ai campi eli spanclimento l'alto costo di fun- zionamento e d'impianto, chi ha sollevato l'accusa dello scarso reddito depurativo nell'unità di superficie, chi ancora ha fatto parola dell'esaurimento dei terreni per un eccesso eli potassa apportata dalle acque di fogna, e chi, per ultimo, ha osservato che la necessaria coltura intensiva degli erbaggi facilitava in questi campi il tra- sporto di uova di elminti e talora di germi patogeni, con quali conseguenze di fronte al pericolo delle infe- zioni è facile pensare.

In tùtto ciò vi poteva essere del vero e della esage- razione; e le lamentele vennero anche portate alla pub- blica discussione.

In Francia l'eco più vivace si è avuto alle Società di medicina pubblica e di genio sanitario. Per vero ben si è cominciato con una serie di critiche molto gravi all'opera di Calmette e alle sue ricerche eseguite a Lilla nell'intento di risolvere praticamente il problema della d-epurazione delle acque luride. Bezot ha, infatti, fatto una completa carica a fondo contro l'impianto della Madda1ena, sul quale abbiamo già anche noi in- trattenuto i nostri lettori. Indi è stata la volta di Vincey.

Vincey ha fatto uno studio comparativo tra il metodo della depurazione biologica e il processo dei campi eli spanclimento. Le ricerche comparative finiscono, secondo Vincey, col dimostrare prima di ogni altra cosa che la depurazione biologica non sottrae alle acque ·luride che si vogliono depurare se non la metà circa delle sostanze organiche contenute nelle acque luride stesse, mentre coi campi di spandimento si sottrae ben il 9S 010 dei materiali organici. ( iotiamo subito, però, che questa critica di Vincey non regge di fronte alla constatazione sperimentale di molti analisti, che per la depurazione biologica trovarono cifre assai più alte nella riduzione delle sostanze organiche di quella che sia il so 010 ).

Vincey osserva ancora che anche dal punto di vista batteriologico la depurazione dei campi di spandimento è assai più efficace e più completa eli quanto non s1a la depurazione biologica.

Secondo \"incey, anzi, non è ben certo che le acque pro\·enienti dalla depurazione biologica possano impu- nemente essere riversate nei fiumi, e i pericoli d"inqui- namento non è bene dimostrato ancora che siano in effetto rimossi e allontanati del tutto.

Inoltre si è affermato che i letti batterici depurano so volte di più dei campi di spandimento. Ora, anche prendendo la cifra dell'impianto sperimentale di Lilla e paragonanclola a quelle ottenute coi campi di spanclimento della città di Parigi, si vede che la depurazione biolo-

gica dà soltanto un rendimento 8 Yolte maggiore per l'unità di superficie. Certo è sempre un bel rendimento;

ma il suo valore relativo diminuirà d'assai, quando si tenga conto del macchinario, della necessità di nnnovare la fanghiglia accumulata, ecc.

Ora, se si sommano tutti questi fatti, e vi s1 aggiunge che in fondo nei campi di spanclimento SI utilizzano realmente a vantaggio dell'agricoltura i materiali ferti- lizzanti contenuti nelle acque cloacali, deriYa logico, secondo Vincey, che tutto calcolato la depurazione coi campi di spandimento si presenta ancora come pili sem- plice, più economica e più razionale.

L'accordo, come si vede, è tutt'altro che raggiunto.

Calmette nella discussione sollevata dalle osservazioni e dalla memoria di Vincey si è riservato di rispondere.

Il dibattito non è soltanto elegante, ma è anche del

più alto interesse pratico. K.

GLI OSPIZI KOTTUR I IN FRAKCIA.

In Italia si possono vedere tipi moderni di asili not- turni, e si possono osservare istituti del genere ammira- bili per organizzazione, per spirito filantropico e per suc- cesso pratico. Però il vero asilo notturno si trova da noi soltanto nelle massime città, e non si è esteso neppure alle grosse città di provincia.

In Francia bisogna convenire che il successo di questi istituti è stato ben maggiore e non v'ha oramai piccola città che non noveri il suo asilo, ben organizzato, ben provvisto di redditi proprii e fondato con carattere di autonomia.

I l Parisot, che è vice-direttore dei servizi d'igiene di Nancy, ne ha fatto uno studio completo, raccogliendo un po' ovunque i documenti e stabilendo così la storia intera degli asili notturni in Francia.

L'origine di questi asili notturni in Francia è antica assai: nel 1 I 7 I se ne trova traccia negli statuti ospi- talieri di Sant'Agostino; nel I I 88 in quelli di Santa Ca- terina. Si trattava in verità di una specie di annesso al servizio ospitaliero propriamente detto, con carattere però di ricovero temporaneo dei vagabondi e dei senza tetto.

Soltanto nel 1892 il servizio degli asili notturni as- sume un carattere ben definito. Prima di quest'epoca ne esistevano vari in Francia: per lo più si trattava eli infelicissimi locali destinati al ricovero dei vagabondi, adattati alla bell'e meglio alla nuoya funzione. Nel I892 una circolare governativa rilevava il pericolo che pre- sentavano i vagabondi per la diffusione delle forme in- fettive (specialmente delle contagiose) e si invitavano le municipalità a trovar modo di provvedere contro il pe- ricolo stesso. In tal modo si deve la prima spinta a trasformare il concetto dell'asilo notturno, e farne qual- cosa che si avvicinasse ad un'opera di pubblica previ- denza, ispirata non soltanto ad un concetto filantropico, ma anche ad un savio criterio igienico.

(6)

RIVISTA DI INGEG.l\ERIA SANITARIA

N cl r 892-93-94 anelarono moltiplicandosi le circolari ministeriali e prefettizie al riguardo, e la conclusione si fu che \·eni\·ano trasformati i ricoveri notturni esistenti renclencloli atti a funzionare come armi profìlattiche:

senza che con ciò perdessero il loro carattere sociale.

I Consigli cl' igiene diedero anzi le basi che clove- Hno regolare l'intervento dei poteri pubblici in questa materia, e che nello stesso tempo delimitavano netta- mente la natura delle riforme da adottarsi nei vari asili notturni.

Queste basi possono riassumersi in queste proposi- zioni:

1° Gli asili notturni pri\·ati ciO\·evano accettare il concorso della Prefettura per la disinfezione delle bian- cherie e degli abiti dei ricO\·erati;

2° Negli asili clo\·e\·ano stabilirsi delle cloccie e o·li

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ospitati ciO\·evano lavarsi accuratamente, facendo uso del sapone nero;

3° Che nelle città ove erano asili pri\·ati piccoli, pci quali non potevano stabilirsi le cloccie, si dovesse pretendere che i ricoverati passassero almeno una notte negli asili municipali provvisti eli doccia;

4° Mantenere una ispezione severa e una sorve- glianza rigorosa, specialmente nei rapporti Igienici, su tutti questi istituti.

I fatti coronarono in realtà questi disposizioni, e gli ospizi notturni in Francia anelavano assumendo un ca- rattere nuovo, cessando d'essere possibili fonticoli eli contagio, e diventando anzi strumenti di civiltà e eli propaganda Igienica.

Passiamo ora bre\·emente in rassegna, sotto la guida eli Parisot, questi istituti, che si tro\·ano oramai in tutte le città francesi piccole e grandi.

Pan;g-i. - A Parigi si hanno varie istituzioni per ospitare eli notte i senza tetto. Così \·i ono 4 asili del- l'Opera per l'ospitalità notturna, capaci eli dar ricovero a circa 200 persone. Vi sono 3 asili della Società fi- lantropica, pure capaci eli 200 letti all'incirca. A questi si aggiuno·ono -+ asili municipali, con un numero eli circa 250 letti. Alle quali istituzioni potrebbe ao-o·iun-

b b

gersi !"Albergo popolare (a pagamento) che non è un Yero e proprio asilo notturno.

Come tipo ci soffenneremo soltanto sull'Asilo del- l'ospitalità notturna (Rue de Tocqueville, 59).

L'edificio dell'asilo fu costrutto appositamente per ser- vire allo scopo cui è cle3tinato, e quindi si è cercato in ogni modo eli assicurare una buona aerazione dei dor- mitoi. Quindi l'edificio forma un quadrato con un gran cortile nel mezzo.

L'ala eli fondo che chiude il cortile serve come dor- mitorio per gli uomini, e così pure le due ali laterali.

In totale vi sono sei clonnitoi distribuiti in questi tre corpi eli fabbricato. La parte costituente l'edificio fron- tale seiTe e per i clormitoi delle donne e per l'alloo-o·io

,,..,

del personale.

L'edificio è in cemento armato e consta di due piani oltre al terreno. Al piano terreno si trova una sala eli aspetto per i rico\·erati, un ufficio eli iscrizione, i ser-

\'izi eli disinfezione, le cloccie, i gabinetti (alla turca).

Le cloccie sono a cabina, e a doccia-pioggia con acqua riscaldata con termosifoni e coll'apparecchio \'a- porigeno Bourdon. Per le donne, oltre la doccia, è sta- bilita anche una bagnarola. A disposizione dei ricoverati è posto del sapone molle, delle spazzole pei capelli e anche dei rasoi.

Per la disinfezione si adoperano stufe a \·apor fluente allo scopo di poter far a meno d'un macchinista patentato, che aHebbe innalzato sensibilmente le spese eli personale.

I dormitoi, in numero di 7 (6 per gli uomini e I per le donne), possono contenere 185 letti: in quello delle donne è anche posta qualche corsìa per gli eventuali piccoli ospiti. I letti sono così distribuiti da assicurare almeno I4 mc. per ogni ricoverato.

Le finestre provviste eli vasùtas devono restar aperte tutto il giorno e parzialmente nella notte. I muri sono sbiancati semplicemente. e il pavimento è in cemento armato. I letti distano tra loro eli m. o, 7 5 e si sono adoperati, per ragioni eli economia e per spirito eli studio, letti eli tipi molto diversi (letti militari, letti a fondo eli corde tese, ecc.).

Su ogni letto è una materassa e un traversino, due lenzuola e due coperte eli lana.

Una o due volte per settimana si lavano i clormitoi con fenolo e ogni I 5 giorni si fa una lavatura a grande acqua. Ogni mattina poi si lavano gli sputi e le zone così lorclate con acqua e soda (ben inteso esiste il eli- vieto eli sputare sui pa\·imenti).

Per il \·itto si è clo\·uto in questi ultimi tempi adot- tare la misura eli non rifiutare un po' eli cibo ai rico-

\·erati che spesso hanno più bisogno eli pane che non eli letto, e perciò si danno gr. 250 di pane per ogni rico- verato. Pei \·ecchi, pei bambini, pei convalescenti (e du- rante i grandi freddi a tutti) si danno ancora dei buoni che servono per una minestra e pel pane.

Il funzionamento dell'asilo è molto semplice. Alla sera alle 9 l'asilo non accoglie piì.1 dei rico\·erati. Il direttore (che è un capitano in ritiro) legge agli accolti il regola- mento interno e ri\·olge parole buone eli incoraao-iamento

. .

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a1 ncoverati. Indi i ricO\·erati vanno a letto e al mattino sono obbligati a laYarsi con cura. In casi particolari sono riforniti di abiti o almeno di qualche capo eli \'e- stiario in sostituzione di quelli ridotti a brandelli, indos- sati al momento dell'arrivo.

Ancora !"Opera dà utili indicazioni per procurarsi impiego o la\·oro e spesso riesce a far accasare senz'altro parte o almeno taluno dei ricoverati.

Siccome all'asilo si presentano spesso degli ammalati non accolti per ragioni eli burocrazia o eli necessità eco- nomica agli ospedali, SI sono dovute stabilire e una camera per essi e il deposito di alcuni materiali per medicazione.

RIVISTA DI INGEGNERIA SANI T ARIA 139

Attualmente questa Società possiede in Parigi quattro case destinate acl accogliere i vagabondi.

.rlltre città. - Anche nelle altre città francesi di prima e eli seconda importanza si hanno asili notturni funzionanti attivamente. Così a Marsiglia si ba· un asilo municipale e un asilo dell'Opera ospitaliera. A Lione sonvi tre asili eli cui uno municipale. A Bordeaux, a Lilla, a Tolosa, a Saint-Étienne, a 1antes, all'Havre, a Roubaix, a Rouen, a Réans, a izza, a Tolone, a Amiens, a Brest, a Angers, a N'ìmes, a Montpellier, a Grenoble e in una trentina di altre città minori francesi funzionano asili notturni.

È interessante che pure piccole cittadine con meno di 30.000 abitanti hanno il loro asilo notturno (20 città) rispondente perfettamente allo scopo.

Tra questi infiniti asili spenderemo due parole ancora per quello di Yiarsiglia, eli Rouen e quello di Bordeaux.

Yfarsiglia.- Nel I872 fu fondata a Marsiglia l'Opera ospitaliera, tra le cui funzioni era anche quella di prov-

\·eclere al ricovero notturno dei senza tetto.

Questo asilo fu il primo del genere creato in Francia e servì di punto eli par~enza a tutti gli altri istituti si- migliari della Francia.

L'asilo per gli uomini è uno stabilimento con tre pro- spetti su via: e l'edificio consta di due piani oltre al terreno, disposti in tre corpi di fabbricati. Di questi uno costeggia la via d'Hoziers, mentre i due altri si staccano ad angolo retto dall'edificio principale, delimitando tra di loro un largo cortile rettangolare ben aerato. Un bel vestibolo eli accesso ai vari locali, e anzitutto all'ufficio ove si controllano le carte di identità, i numeri dei letti, ecc. Dal vestibolo partono ad angolo retto due cor- ridoi, dei quali uno conduce ai locali prospettenti la via cl'Hoziers, risultanti da una sala di lettura, di una sala eli riunione e da una cappella, mentre l'altro corridoio dà ai depositi dei bagagli, alla sala di pulizia, dei bagni, di disinfezione, delle cloccie, ecc.

Nel cortile sono allogati i 'vV. C. alla turca e gli uri- natoi. na delle ali a pian terreno è specialmente desti- nata all'alloggio del personale. I clormitoi sono vasti, e all'estremità hanno delle camere destinate ai ricoverati che incomodassero i vicini e i sorveglianti.

Le sale sono alte m. 5: ogni dormitoio contiene 134 letti disposti su quattro file, e in occasioni speciali si possono facilmente alloggiare anche 300 persone (il che capita specialmeiite a Natale). La disposizione non è per vero molto commendabile dal punto di vista igie- nico: però risolve facilmente le esigenze dell'economia.

I ricoverati alle 9 mutano d'abito e alle 9 1]4 vanno a letto, ove il silenzio è obbligatorio. Alle 5 I ]2 suona la sveglia, ogni ricoverato pone ordine al proprio letto, lava il proprio stretto e si lava e prima di uscire rice- vono indicazioni sui possibili impieghi.

Il bilancio annuale è eli 25-30.000 lire. Non si dà cibo in nessuna forma.

Rouen. - Il rifugio notturno di Rouen è uno degli ospizii notturni che meglio si prestano allo scopo, seb- bene non sia stato fabbricato a tale scopo. Il locale è una villa legata alla città da un generoso donatore per farne un'opera di assistenza.

L'entrata dà accesso a un cortile: a destra e a una certa distanza si trova un ltangar o\·e funzionano gli uf- fici dell'opera di assistenza, e a destra VI ha il fabbri- cato del ricovero.

Questo incomincia con un corridoio, ove si trova a destra la camera del sorvegliante e un ufficio. Indi un secondo corridoio perpendicolare a questo conduce al lavabo, alla cucina, ai clormitoi del pian terreno, e eli questi dormitoi uno è destinato agli uomini e contiene I 8 letti, l'altro è invece destinato alle donne ed è capace di I 2 letti. Il clormitoio per gli uomini è pavinwntato in legno, quello per le donne e i corridoi sono invece asfaltati.

Al primo piano, oltre le camere pei son·eglianti, si ha un dormitoio con r 8 letti e una stanza per la bian- cheria. I \TV. C. sono nel cortile.

Nessun dispositivo particolare è stato posto per assi- curare la ventilazione nei dormitoi: sonvi però dei va- sùtas che si lasciano socchiusi anche durante la notte per il necessario ricambio d'aria.

Come letti si utilizzano dei vecchi letti militari e por- tano un pagliericcio, un traversino, due lenzuoli e una coperta di lana.

Nulla eli particolare è stabilito pei la\·abo.

In questo asilo viene anche distribuita una minestra per ogni ricoverato: e quindi si è dovuto in conseguenza provvedere un'ampia cucina con recipienti capaci eli dare l. rIo per ogni preparazione.

Per la disinfezione si usa l'anidride solforosa: una ca- mera speciale posta in fondo alla corte serve a questa pratica. ·o n si vede bene però quale possa essere il vantaggio pratico di questo procedimento.

Il funzionamento dell'asilo non è molto diverso da quello degli altri due già descritti. I ricoverati possono trovare asilo per tre notti consecutive, dopo eli che non possono pre~entarsi al ricovero se non sono trascorsi almeno tre mesi, salvo una speciale autorizzazione del direttore.

Come in altri asili, prima del coricarsi viene .letto a voce alta il regolamento interno del ricovero: poi durante la notte i clormitoi sono chiusi e delle ronde vengono fatte per turno dai sorveglianti e dal capo della sorve- glianza. La sveglia è suonata alle 5 od alle 6 a seconda della stagione, e il letto non viene fatto dai ricO\·erati al mattino, ma alla sera: ciò allo scopo di facilitare la visita e l'ispezione da parte dei son·eglianti.

L'asilo accoglie oltre a I I .500 individui per anno con una spesa eli funzionamento che non supera le 4000 lire.

Bordeaux. - A Bordeaux l'ospitalizzazione notturna è fatta da un istituto fondato nel I888 e comprendente

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RIVISTA DI INGEGNERIA SANI T ARIA

due asili: uno (Asilo Albert-Brandenburg) è destinato agli uomini, ed è capace di 89 letti; l'altro (Asilo Nelly- Brandenburg) è destinato alle donne e contiene 46 letti.

Soffermandoci soltanto al primo, esfo comprende una sala d'aspetto e un ufficio di iscrizione dei ricoverati, una sala per le doccie con quattro serbatoi ad acqua fredda e calda, un dormitoio e tutte le stanze annesse pel deposito della biancheria, per la sorveglianza, per l'alloggio del personale, ecc.

Il dormitoio è capace di 89 letti: la camera molto vasta è provvista di I 4 grandi finestre che ne assicu- rano la buona ventilazione, e dalla parte centrale del dormitorio si trova una piccola cabina vetrata nella quale riposa il sorvegliante, che è così in grado di vedere assai bene e con ogni facilità quanto avviene nel dor- mitorio. Per mezzo, poi, di una piccola corte, la camera è legata ai.cessi (cinque cabine e cinque urinatoi) e ai lavabos. Le doccie sono distribuite in cinque cabine, nelle quali il pavimento è in cemento con sovrapposi- zione di traliccio di legno.

L'asilo è provvisto di una stufa a disinfezione.

I locali sono puliti con cura ogni giorno, e gli oggetti letterecci sono disinfettati alla stufa ogni giorno.

L'accolta dei ricoverandi si fa dalle 7 alle 9 di sera:

il diritto d'asilo non dura oltre tre giorni. Una volta regi- strati coloro che cercano ricovero, Yien loro destinato un numero di letto. Depongono la roba propria in una appo- sita sala munita di porta mantelli, e poi ogni ricoverato ha l'obbligo di prendere la doccia. Un sorvegliante cura che le doccie siano prese ordinatamente, così che non si ingeneri confusione di sorta durante l'operazione.

Gli abiti sono, intanto, portati alla stufa e vengono disinfettati; e ai ricoverati rimasti così senza abiti, vien dato una lunga tunica molto semplice. Indi si distribuisce del pane ai ricoverati, i quali alle 9 vanno a letto dopo aver ascoltato poche parole di conforto da uno degli amministratori.

Nel frattempo gli abiti sono disinfettati, essiccati e riparati : se i guasti erano tali da ridurre gli abiti in- servibili, ne vengono distribuiti degli altri per conto del- l'ospizio, e lo stesso si fa per le calzature.

Si comprende che in tal modo il funzionamento del- l'asilo è un po' più costoso che in altri istituti simigliari, ma indubbiamente l'opera filantropica riesce più completa e più efficace.

Lt:lla e Amiens. - In queste due città· funzionano degli asili municipali pel ricovero che furono fondati rispettivamente nel 1903 e nel I886.

A Lilla l'asilo contiene I so letti: I oo per gli uomini e so per le donne, pitt poche culle annesse al dormi- torio per le donne. In questo ospizio funziona una stufa a vapore e il funzionamento è analogo a quello di Parigi e Rouen.

Acl Amiens l'asilo è assai pitt piccolo: l'installazione però, sebbene non recentissima, è fatta con molta cura.

Questo ricovero è esclusivamente destinato alle donne, ed è diretto per intero da donne. Ogni anno si ricove- rano in media 900 donne. Ai ricoverati, come del resto in quasi tutti gli ospizi simigliari, viene distribuito del pane.

Sul tipo di questi asili che brevemente abbiamo ricor- dato, sono foggiati gli altri numerosissimi istituti fran- cesi per l'asilo notturno dei senza tetto. In grande parte questi asili non costituis:::ono dei modelli costruttivi, e troppo di fre·quente la necessità di utilizzare vecchi lo- cali, o le fatali esigenze economiche, hanno soffocato i desideri dell'igiene. Indubbiamente, però, la Francia può ,·antare la più larga e~tensione di queste opere di assi- stenza, se anche tutte non s:Jno moderne e rispondenti

ai nostri desideri. E.

NO ~ PI\AlT(li E

UN NUOVO AVVISATORE PER GLI INCENDI.

Avvisatori per gl'incendi, buoni e cattivi, se ne conoscono a migliaia. Tra gli ultin1i proposti, ve ne è uno della Casa Balny (Boulevard Saint Germain, Parigi) che porta il nome eli

« Securitas », che pare elia ottimi risultati pratici, e per questo ne facciamo parola.

Questo a\·visatore non è basato sulla semplice dilatazione dei metalli costituenti l'apparecchio segnalatore (e quindi non risente l'inconveniente eli poca sensibilità che quasi tutti i segnalatori hanno). Esso si basa sulla dilatazione eli un dia- framma metallico e dell'aria.

Consta d'una parte inferiore sferica ermeticamente chiusa il cui coperchio risulta for- mato d'un diaframma baro- metrico scanellato e di una parte superiore piatta, sulla quale centralmente è posta una vite eli regolamento iso- lata dalla massa, e protetta da tutti gli agenti che po- tessero alterarne l'esatta po- sizione e quindi scentrarla.

Se la temperatura cieli 'am- biente nel quale il segnala- tore si trova s'innalza, l'aria della calotta sferica si dilata,

gonfia la parte centrale del diaframma e C fa urtare contro la punta d'argento eli una ,·ite regolante. Il contatto è più o meno rapido, secondo che la temperatura si è più o meno innalzata. Ora l 'apparecchio è in tal modo intercalato in un circuito, che l'urto della punta determina la chiusura del cir- cuito stesso e fa agire una suoneria eli segnalazione. Con un quadro registratore è sempre possibile rilevare esattamente in quale ambiente è avvenuto l'innalzamento eli temperatura, e provvedere CO$Ì in tempo opportuno, evitando il cliftoriclersi cieli' incendio.

Questi segnal;Hori possono naturalmente collocarsi ovunque ed in qualsiasi sospensione. Oltre ai vantaggi ricordati pre- sentano ancora quello eli essere economici. K.

RIVISTA DI INGEGNERIA SANI1'ARIA

APPARECCHI RESPIRATORI PER PENETRARE NELLE GALLERIE.

In queste settimane, dopo la grande catastrofe eli Courrières, si è parlato assai eli apparecchi respiratori atti a permettere la penetralione clegl'incliviclui nelle gallerie nelle quali siansi sviluppati dei gas irrespirabili.

Ora eli questi apparecchi ne esistono molti e ,·ale la spesa citare i più importanti. Uno è l'a[jparecchio immaginato da

\"auginot, tenente dei pompieri parigini. Esso comprende una maschera respiratoria, un accumulatore d'aria e un detensore.

L'accumulatore risulta costituito da due bottiglie in acciaio, analoghe a quelle delle quali ci si serve per trasportare l'acido carbonico liquido. In queste bottiglie si comprime dell'aria alla pressione eli 150 kg. per un èmq. Il serbatoio contiene, dunque, IIOO litri d'aria pura. Il cletensore è costituito da una membrana flessibile che agisce su un tampone ; e per mezzo della membrana l'aria è pottata a una pressione eli

2 metri d'acqua, il che permette d'i avere 120 litri d'aria al minuto; consumo più che sufficiente.

Per evitare che l'aria compressa sia finita e consumata troppo rapidamente, si ha alla bàse della maschera respira- toria una vah·ola regolatrice. Un fischietto segnala a tempo opportuno al portatore clell'apparecc~io che la riserva d'acqua è quasi esaurita, e lo mette in grado, quindi, eli uscire a tempo dall'ambiente irrespirabile.

La ma~chera respiratoria somiglia ad un comune casco da pompiere, coprendo però con un prolungamento tutta la faccia., lasciando liberi soltanto due occhi di mica eli 55 millimetri di diametro. Un'apertura speciale dà esito ai prodotti della respirazione.

Tutto i•apparecchio pesa r2 kg., e permette un soggiorno eli so-ss minuti nell'ambiente irrespirabile.

Su principi i analoghi è fondato l'apparecchio Guglielmìnetti- Drager, che è però meno semplice. Esso in compenso ha una durata assai maggiore cieli 'apparecchio ora ricordato, e può permettere anche per un'ora e mezza il soggiorno in un am- biente irrespirabile.

L'apparecchio comprende un serbatoio d'ossigeno puro, un cletensore, una maschera respiratdtia e un rigeneratore del gas espirato. L'ossigeno è portato dal detensore a una pressione conveniente, arriva alle vie respiratorie e l'aria espirata è liberata clall'aniclricle carbonica e dal vapor d'acqua da una miscela chimica che assorbe questi prodotti.

Gli apparecchi eli tipo germanico sono per lo più fondati su uguali principi i: variano taluni dispositivi, come varia la capacità dei diversi recipienti, ma il principio del funziona-

mento è sempre identico. B.

LE DIVERSE FREQUENZE DELLE CORRE 'TI E LE LAMPADE ELETTRICHE DI ILL MINAZIONE.

Alla Società internazionale degli elettricisti a Parigi si è discusso in queste settimane a proposito della frequenza delle correnti nei rapporti colla illuminazione fatta con lampade elettriche di tipo vario.

L'ing. Lauriol, il quale ha fatto molte prove alle officine municipali delle Halles, con frequenze eli 25, 33, 40, so e 88, afferma che con una frequenza eli 88 si ha con tutte le lam- pade un'illuminazione .perfetta, fissa; però l'impiego eli questa fr-equenza è condannabile per ragioni d'ordine elettrico. La frequenza eli 25 dà oscillazioni nelle piccole lampade con filo di carbone: però in alcune linee questa frequenza dà buonis- sirf1i risultati. Con frequenze eli 33 e superiori tutte le lam- pade vanno bene: però le lampade a tantalio durano poco.

Gli archi funzionano bene con frequenze oltre so: la lampada Auer-Blonclel funziona bene con 33 periodi.

Durante la discussione che ne è seguita, Bionde! ha di- chiarato che con 33 periodi si ha già un buon funzionamento economico: e Brylinski ha a sua volta osservato che anche con frequenze di 25 periodi si hanno delle buonissime luci.

K.

NUOVA LAMPADA AD ALCOOL REVERSIBILE (« ALKO »).

Tutti conoscono i grandi vantaggi dei becchi rovesciati, eli fronte al comportarsi delle ombre, poichè coi becchi ro,·esciati le ombre stesse non sono portate direttamente al eli sotto.

I metodi proposti presentano talora qualche incoJH·eniente.

sebbene in commercio si trovino oramai abbondanti e numerosi i becchi rovesciati anche per l'alcool. Ottimo appare per tale rapporto il nuovo tipo eli becco« Alko » (Romanet Guibert, Quai Jemmapes, n 8, Parigi), che ha anche il vantaggio eli non essere enormemente costoso. I tipi più modesti non co- stano oltre a 20 franchi:

evidentemente si hanno anche lampade eleganti più costose.

Ecco schematicamente come è foggiata la nuova lampada:

R è il serbatoio per l'alcool, P G è un rac- cordo che permette al, l'alcool eli discendere nel manicotto, T è i·l tubo eli condotta, M è un filtro per l'alcool. Lungo il tubo orizzontale si ha una serie eli piccoli anelli in amianto N, cui spetta una funzione molto im- portante.

AA rappresenta il tubo eli arri,·o dell'alcool sino all'iniettare D, inserito nella condotta H, e formante un becco Bunsen. La miscela d'aria e eli vapori di alcool esce in K e brncia su S. Un ago E, posto all'entrata del becco Bunsen, regola l'intensità luminosa della lampada, sino a poterla tra- sformare in veillense.

Per avviare la lampada si adopera per lo più una miccia d'amianto sa- turata di alcool, che brucia sotto al punto ove si vuole determinare l'ac- censione: però, in questa lampada si è ricorso a un dispositivo particolare, e con un rubinetto speciale B si lascia usci re per i l

tubofpe una piccola quan-

tità conteli ealcool nuto A!:c

~~~~!!~~~~~~~~!!!~~~

nell'altro tu- bo d h, che è

parzialmente , ~ ) inserito nel serbatoio.

L'alcool brucia sotto acl A e scalda A sufficientemente perchè in pochi secondi la lampada venga definitivamente avviata.

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