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DI ING E GNEF\IA 5ANITAF\IA

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AI NO IV, N. r5. ToRINo, I0 Agosto 1908.

f\1\/I~lrl\ & & & & & & &

DI ING E GNEF\IA 5ANITAF\IA

È riserva/a la proprietà le/leraria ed arlislica degli arlicoli e di- segni pubblicati mila RtnSTA Dl I~GEG:-<ERL\ SANlTARIA.

MEMOI\IE 01\IGINALI

L'OSPEDALE :\lODER~O.

(Continuazione)

E le critiche si potrebbero ripetere per le latrine mal ,-entilate e per le sale dì riunione poste nel me7.-

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50 100 150 300m

gono, ma sono semplicemente la cons~guenza della esperienza trentennale dell'autore: «Lo sviluppo dei popoli ciYili dimostra come assolutamente le n uO\·e case di cura devono considerarsi come insuf- ficienti e inadatte, e il ri nnO\·amento ospitaiiero 5i

impon,~ sempre pi~. Ma perchè il rinnoYamento sia efficace ~ intero è utile che il medico si assocì all'architetto per studiare le disposizioni da darsi ai locali, e in ogni caso i concetti architettonici non debbono prendere il soppravvento su quelli tgtenici.

Perchè nel suo funzionamento l'ospedale non serbi del!~ sorprese non si deYe eccedere in ampiezza; come cifra di ammalati da ri- cO\·erarsi in uno stesso ospedale si può tene- re la cifra di J 500 ammalati.

Fig. 6 · Planimetria dell'Ospedale Eppendorf di Anùurgo. a amministrazione -q operazwni · s bagni · v clinica medica · c alloggio direttore· e, h, g servm -: k caldaie - b serbatoio acqua . l infermieri . i monache- m gi- necologia · n ocu!istica - w p:nologia - u deliranti. ~-

Per quanto riguarda la scelta degli stili e gli orientamenti è prudente non seguir~ del- le massime generali, ma attenersi volta a volta alle condizioni di luogo. Come princi- pio si può tenere fermo negli ospedali di

qualch~ entità che il sistema più conYeniente è quello a padiglioni; di questi si potranno mo- dificare forme, dimensioni e rapporti reci- proci di volta i n Yolta. Non si dev.e a priori condannare i padiglioni che abbiano più di Un piano: al massimo perÒ Si deYOnO limi- tare a due (e per la chirurgia è più prudent.e attenersi ad un piano solo). Nelle disposi- zioni del piano generale, d~i diversi padi- glioni, degli annessi, ecc., si deYe tenere conto non solamente delle necessità igi~ni-

zo, con un aspetto che ricorda un po' quello delle piccole sale di osteria della Yecchia Germania.

-~~~A~~~

J l Len hartz ha poi passato in rassegna altri os- 1

·pedali. soffermandosi su tal une critiche generali, "!"-ik7'"T~rl terminando con pochi dettagli intorno al nuoYo

ospedale moderno. Jl.

Egli ha anche Yoluto esporre talune massime, w ri aforismi rappresentanti tulto ciò che l'esperien- za moderna in fatto di ospedali ne insegna. 1\oi

riassumeremo quelle che paiono più interessanti, osseryando, suhito che esse nulla di esso conten-

~

'~?~~~~~~"~~~~~~'L'~~~~~~"~~~~~~"m

Fig. 7 · Pianta cii una infèrmeria dell'Ospedale Eppendorf di Amburgo. che, ma anche dei requisiti del servizio, e delle di- visioni dei sessi.

(2)

2ì4 RIVISTA DI I:\GEG\ERIA SA~ITARIA

La stessa cura che si pone nello studio del pia:w generale deYe pure essere adoperata per i dettagli dell..:: piccole costruzioni, il che troppe Yolte è dimen- ticato. l\on si dimentichi che l'ospedale cle,-c esse- re sempJtCe e comodo : l'aria ..:: la luce, sono i mi- suratori della .bontù dell'architetto. l corridoi con-

manifestando una spiccata tendenza a costt Lirr~

ospedali particolari per ogni specie di malattia. Pe- rò la decentralizzazione è sempre costosa e deYe essere l i m i rata.

S..:: l'ospedale non supera i 200 letti, è economi- camente prudente ricorrere a un unico eclilìcio. ec- cezion_e fatta per le forme infetti,-e che han-- no leggi ed esig-:nze specialissime. Come si possa fare tutto bene, riunendo in un solo edificio anche l'amministrazione g-enerale, le cucine, ecc., mo5tia aci esempio il piano del-

l'osp-~dale ciYile d' Francoforte. Come tipi

/ di distribuzivnc ottima di molti edifici, ben

l

inteso per grandissimi ospedali, può Yalere

. . l'ospedale di Eppendorf (.\mburgo), quello

di San Giorgio eli .\mburgo, quello di Co-

~- . _ . _. lonia, eli Dresda . .:\orimberga, e anche per

hg. 8-Pl~llt~ p~dJg!J;:,ne di ISOlamento dell'Ospeda:e di Eppendorf di Amburo-o " · Cluanto - l'.lYLlal:::, c t·da la cl t' S·tl'l- -bL.-lZlOne Cr~l 1 . ( l' 1\"eTSl . torti, a nascondiglio, a chiocciola, sono sempre edifici il vVircho\\·-speclale di Berlino.

diffettosi: fan perdere dello spazio preziuso e rie- C n primo dettaglio costruttiYo che ri,·cla eli pri- scono quasi sempre male illuminati. Lo stesso eli- mo acchito Il ya]ente architetto costruttor eli aspe- casi delle latrine e cl Ile stanze da bagno : molti dali è quello dei corridoi. I corridoi che taP"liano degli spedali moderni hanno peccato appunto in pel lungo l'edificio, sempre pO\·eri di luce

~

di aria questa pat:tc.

Non si dimentichino poi le esigenze speciali: abusare di camere scure è un inutile lus- so negli ospedali comuni, è opera buona e prude n te de- gli Ospedali per le malattie degli occhi. Lo stesso dicasi per le istallazioni di disinfe- zione: anche qui eccedere negli impianti è sempre dan- noso : un buon stabilim..::nto centrale è sufficiente nella magg-ior parte dei casi ».

E gli aforismi destinati a riassumere le necessit~t delle costruzioni ospitai i ere, pos- sono continuare ancora a lungo: noi però li risparmie- remo pensando che lo esame critico dei disegni riportati Yalga assai più di ogni prin- cipio teorico.

11 R uppel nella sua confe- :· . . _ , _ _ _

_ _ . . l1g. 9 - PblllmeJr_I~ dell C?spedale VJrchO\\' d1 Berhno - 1 ammTnJstr~zione . 2 c.ssistenti 3- renza_taj~porto . ha nb_acllto ~uore - ~e _5 _gllJecologJ~- 6 med1ci - 7 dirdtOre. 10 riparto m~chilc m~bttie pelle _ 11

alcun1 dt questi concetti; al- 1~em._ fe.n_mmde 1 2 ~ LI- chmirgJ~ e n_IedJcln~ - 17 ~ 21 m~bttie infettive - 22 bagni - . l Il 2_). r~llli3Cl::I _- 24 opernzlOlll - 25 r~ggi Hontgen - 26 p:Itologi~ - 27 capelb -32 ~ 40 ser-

Ì(1 ne 1a a argato, portan- v1zi e ~lloggT personale.

do nelle argomentazioni i

criteri e i pensieri di un ingegnere. Egli ha comin- ciato a parlare dell'aggruppamento degli edifici nell'ospedale' moderno, riafiermanclo che l'odi_rna tendenza è assai più quE"IIa di decentralizzare che non di agglomerare. Anzi si Ya oggi ancora oltre,

hanno fatto il loro tempo: i padiglioni moderni li CYitano. 11 corridoio è ridotto alla parte centrale del padigli0ne: quiYi si può a,·ere un atrio, una scala,- taluni ambienti speciali (cucinette, bagno, ecc.). Ai lati del nucleo centrale si pongono dai più le

Riì'ISTA DI 1::\GEG:\ERIA 5.-\ì\ITARL-\

due sa!e per gli infermi, terminando ai due capi il padiglione con aìcuni ambienti o almeno da un lato con una Yera!lda. :\egli ambienti isolati talora

architettonica e la preoccupazione delle peculiari esigenze del serYizio sono le sole guide del proget- tista. I n un edificio per malattie infettiYe, i nntri di-

Fig. 1 o - Ospedale CiYico di Offenbach

si usano sale destinate a molti ammalati con sem- pre almeno una stanza eli isolamento.

Nè torneremo su tutto quanto giit st è eletto a proposito delle latrine,· della necessità

di una abbondante Yentilazione e illu- minazione, nè torneremo a discutere eli quanto riguarda il numero dei pia- ni eli un padiglione.

Il R uppel è partigiano delle sal..::

con un numero piccolo di letti : am- ~ -~

mette che ciò porta qualche aggraYio conomico, ma il Yantaggio

Badehaus.

morale non è piccolo. Anche

costruttiYamente l'uso di ,..~.,..,!"'' ambienti non molto grandi

con I 2 letti si presta bene a \=n"""'"~,._..,

risoh·..::re il problema. Ecco acl es. nei piani eli

un padiglione dell'ospedale di ~'don

co un tipo eli padiglione concepito in tale maniera. ;\aturalmente data una tale disposizione delle sale .per gli am- malati. le esigenze dei corridoi sono ben diYerse.

Ruppe! richiama poi l'attenzione dei costruttori su taluni speciali eclifìci

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ospitalieri e prima d'ogni altro sug-li edifici desti- nati alle malattie infetti,·e. Se per l'ospedale in ge- nere la considerazione igienica ha un ,-alore che fa passare sempre in seconda linea la considerazione

Yisorì delle di,·erse forme cleYono essere completi : materialiZ7.azione tangibile di un ideai..:: divisione astratta.

Fig. I I

Ospechle C:i\·ico di Francoforte suli'Oder

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Raccomanclabi le è un a m bi e n te clo,·e il medico prima di entrare nella sala dei malati possa cambiar abiti e mett~re son ascarpe. T noltri assai spesso gli ammalati che si accolgono anche in un reparto spe-

(3)

216 RIVISTA DI I 'GEGNERIA S.-\NITARIA

ciale Yanno tenuti separati (esempio: un difterico con infezione mista scarlattinosa) : di

Fig. 12 - Pianta del padiglione a due sità di camere isolate nel padiglione stesso di iso- lamento. I n t-=oria sarebbe anzi bene ayere per ogni singolo ammalato un ambiente, quan-

do si tratta di edifici esclusivamente destinati ad ammalati da tenere in os- ser;-azione: e se ciò non si fa sempre, è soltanto per le esigenze economiche.

Un altro edificio che ha esigenze speciali è quello ptr le operazioni. Le norme antiche di ri,·olgere la sala ope- ratoria a Nord, e di tener le molto am- pie, valgono ancora oggi dì. ~1a sono cresciute d'assai le esigenze per il nu- mero degli ambienti: accanto alla co- nume sala di operazione se ne YUO- le una per la laparotomia e si doman- da anche una sala speciale pei ben- daggi. Così ciò che si conteneYa pri- ma in piccolo spazio, oggi occupa una superficie notevolissima.

Come esempio può Yalere la fi- gura q che rappresenta il piano dello speciale edificio operatorio nell'ospe- dale S. Giorgio in Amburgo.

Come si è mai lontani dalle Yecchie sale operatorie col piccolo atrio desti- nato alla pulizia del chirurgo e del- l 'ammalato.

Queste note, tratte dalle relazioni di Lenhartz e Ruppe! conducono ad un a conci usione : che gli ospedali oggi non si possono più costrurre so- lamente in base a criteri costruttiYi co-

tarli sin da principiO. L'esame di Yari ospedali miglior lezione dimostrativa della fa-

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DO DO OD O

l i

piani dell'Ospedale San Giorgio di Amburgo.

cilità colla quale si commettono errori gra,·i: ge- nerati tah·o]ta questi errori dal desiderio di eYitare

Fig. q

muni. Le esigenz,e ospitaliere sono Piante 1° e 2° piano, padiglione di operazione dell'Ospedale S. Giorgio di Amburgo.

cresciute e crescono continuamente e gli errori co- struftiYi negli ospedali, non appartengono a que- gli .errori che posso ripararsi: quindi bisogna eYi-

un plagio e;-idente dei tipi più noti e più perfetti cl i ospedali.

L'qnalisi critica ripete ancora che le preoccupa-

Rl\'IST.-\ DI INGEGNERIA 5.-\~ITARI.-\ 217

zioni architettoniche hanno la loro ragione d'esse- re, ma non possono mutare il concetto che guida col formare i piani degli ospedali: l'ospedale Vir- chow che abbiamo più volte citato nello scritto, è stato bersagliato dai critici cento Yolte, perchè la e,·idente preoccupazione estetica, il desiderio di im-

.::2YJJ"!.'l·tlf!!l'!i!fPt'-- .:..J;.;,"""tJ..vs (;''}Y!...:.{#.••s_r,.J.

Fig. 13

Pianta del padiglione a 3 piani dell'Ospedale di Monaco-BaYicra

primere all'immenso ospedale un carattere suo pro, prio così da distinguerlo dalle costruzioni simiglia- ri tedesche degli ultimi tempi, ha condotto a èrro- ri molto bene evidenti.

L'arte del costrurre un ospedale, non è più l'ar- te di fare un bell'edificio : solo l'analisi della fun zione ospitafiera permette di progettan·i piante che

rispondano alle necessità dell'edificio. E. B.

SCLLA ABIT \.BILITA DELLE CASE I~ R.-\PPORTO ALLA U~IIDITA DEI }.!URI

ED AI VARI SISTEMI D I R I S C \. L D A ~I E N T O.

Note c ricerche sperimenta/t' dell'Ing. Riccardo Bianclu'ni.

(Continuaziont:}

Da quanto cercai eli esporre, il più brevemente che mi fu possibile. appare come il fenomeno della umidità dei muri abbia una importanza considere- Yole in confronto delle condizioni dell'ambiente, e nel contempo abbia un nesso molto intimo con il sistema eli riscaldamento che può mutarne i suoi effetti, se studiato in modo razionale.

C01winto di questo fatto, e più specialmente per rendermi edotto del comportamento dei Yari siste- mi di riscaldamento in confronto del fenomeno, studiai in questi ultimi anni direttamente il feno- meno procu random i alcun i dati speri menta! i. Certo i dati che espongo hanno un Yalore relati,·o, in quanto non potei pormi per ragioni ovvie sempre nelle medesime condizioni di esperienza; ad ogni modo qualche conclusione si può trarne, ed è perciò che comunico i risultati ottenuti.

Per determinare l'umidità reTatiYa dell'ambiente usai sempre un igrome-tro a capello, c!he contro!-

Jayo ripetutamente in labo~atorio, in ambiente ar- tificale del quale determinaYo lo stato igrometrico con il n:etodo chimico eli precisione. Lo ~tato delle murature fu sempre determinato con ogni diligen- za col metodo del prof. Pagliani. Infine i campioni di mate;·ia le furono prele,·ati CCìn l'utensile da n-; e proposto qualche tempo fa ( 1 ). Senza aggiungere al- tro, riporto dai Yerbali di esperienza i risultati avu- ti in alcune determinazioni che naturalmente furo, no sempre fatte sopra case di Torino.

Grupp,l di esperienza.: Casa da. pigione. - App::trta- ment•J d'angolo, esposizione S. E. - S. 0., composto di 6 stan.<:e e corridoio; riscaldamento a termosifone; nessuna tocca di ventilazione ne li 'appartamento; primo inverno di esercizio; il permesso di abitabilità fu concesso n eli 'antece- dente primavera : umidità relativa ali 'esterno 72 % ; idem, ne Il 'interno della casa So % stato medio dei muri 2,8 % ; temperatura media delle stanze 10° C. notevole che le pa- reti delle stanze esposte a S. E. verso l 'esterno presentava- no macchie di uinidità evidenti; le tappezzerie erano forte- mente danneggiate; il quantitativo di umidità delle mura- ture davano sempre una percentuale maggiore dello,75% di più che altri muri pure perimetrali eguale spessore; umidità se'nsibile ali 'organismo. :.____ Secondo inverno di eser- cizio: umidità relativa all'esterno 68 %, idem, media· ne!-

! 'interno della casa 75 % ; stato dei muri 1,9 % ; temperatu- ra media delle stanze· 15° C.; fenomeno sulle pareti espo- ste S. E. perimetrali sempre molto ·visibile; quantitativo umidità delle murature S. E. dava un aumento percentua- le, sugli altri muri in eguali ·condizioni di spessore, del- l 'o,6o % in media; umidità sensibile all'organismo. - Terzo inverno di esercizio: le condizioni di ambiente e quelle delle murature migliorano, per quanto i fenomeni di umidità siano ancora bé n visibili; l 'umidità non è più sensibile al- l 'abitatore.

Gruppo di esperienza. - .-\ppartamento al primo pia- no di una palazzina isolata, composta eli 11 stanze : riscal- damento termosifone; nessuna bocca di richiamo d'aria; il permesso eli :-tbitabili fu concesso nel luglio precedente; primo invemo di esercizio: umidità relati,·a esterna 75 % ;

umidità relativa media interna 89 % ; stato medio dei muri 2,3%; temperatura media qelle stanze 17 %- Rimarche- vole : le pareti esposte a :-1. E. presentavano macchie carat- teristiche eli umidità; le tappezzerie erano totalme-nte rovi- nate, il pach-one eli casa dovette provvedere a ca'mbiarle nell'estate successiva; al mattino, prima che il riscalcla-

!llf'nte fosse in completa attività, lo stato igrometrico del- l'ambiente era elevato, tale che la biancheria e gli imlu.

menti erano sensibilmente umidi. L 'umidità delle pareti me- no esposte al calorico di inaclia:~ione presenta,·a un aumen- to medio sulle altre masse mun1rie della wssa dell'o,95 %. Secondo inverno di esercizio : condizioni simili all'esercizio precedente, con qualche miglioramento.- Terzo inverno di esercizio: continua il miglioramento; però si hanno ancora fenomeni eli umidità evidenti. - Quarto inverno di eserci- zio: le condizioni sono notevolmente migliorate; però l'am- biente ancora non è completamente risanato.

ruppo di esperienza. - Appartamento di una casa da pigione esposto a S. E. al piano, composto di 7 stanze e corridoio; riscaldamento acl aria; nessuna bocca di elimina- zione del l 'aria viziata; il permesso eli abitabilità fu concesso nella pt·imavera. - Primo inverno di esercizio : umidità rehtiva esterna 73 %; umidirelativa interna 75%; stato

( 1) Nota citata.

(4)

:n8 RIVISTA DI I::-.JGEGNERIA SANITARIA

medio dei muri 2,9%; temperatura media nelle stanze 16°

c. ; nessun fenomeno di umidità sulle pareti murarie; gli abitatori interro"ati non si lagnano delle condizioni del- l'ambiente. - S~condo inverno di esercizio: umidità rela- tiva esterna 70% ; idem ; interna 68 % ; stato medio d:i muri I ,8 % ; temperatura media nelle stanze 16° C. ; condi- zioni generali d eli 'alloggio molto buone.

-fo Gruppo di espe·rie11ze. - :\ppartamento di .una g:ossa casa da pigione, al piano, d'angolo, esposto a )i. E. :\. 0., di I I stanze; riscaldamento a vapore a bassa pressione;

nessuna canna di ventilazione; il permesso di abitabilità fu concesso in estate. - Primo inverno di esercizio : umidi relativa esterna 68%; umidità rilativa interna SI %; stato medio 'dei muri 3, I % ; temperature medie nelle stanze 16o C.; ambiente poco sopportabile per l'abitatore; segni evidenti e numerosi di umidità sulle pareti murarie; gli inquilini ·abbandonarono l'alloggio a metà dicembre, per- chè le signore accusavano disturbi reumatici, alla notte nei letti crà sensibile l 'umidità. -· Secondo inverno di eserci-

·zio: condizioni· generali migliorate, per quanto l'abitabiJ:tà

dell'appartamento non sia delle più felici.

5o G·ruppo di esperie11ze. - Appartamento al 1° pianò di una palazzina isolata, composto di 7 vani. Concessa l 'abi- tabilità in ririmavera; riscaldamento' a termosifone, però singolo per l 'appartamento; la caldaia è disposta n eli 'anti- -camera; nessuna bocca di ventilazione. _: Primo inverno

di esercizio : umidità relativa esterna 73 % ; umidità relati- va interna 8:;%; stato medio dei muri 2,8%; temperature medie delle stanze Io° C. E' a notarsi· che il riscaldamento .era efnuto in attività dagli abitatori solo durante il gior-

no; la temperatura in questo periodo di tempo saliva altis- sima pe rla irradiazione della caldaia; lo stato dei muri alla mia visita era miserevole; le tappezzerie completamente ro- vinate, e gli intonachi minacciavano già qua e di cadere, pe ralcune ore della giornata, quando il riscaldan~e~to ~~~­

minuiva, l'ambiente si rendeva insopportabile; gh mqlllh- ni dovettero sloggiare, ed il padrone rinunciare al contratto di aftì.ttanza.

Feci altre osserYazioni, delle quali do ragione per brevità nel diagramma; i risultati furono del tutto simili a quelli sopra elencati. .

La diftìcoltà di poter entrare in casa d'altri e d\

poter procedere alla pre]eyazione di campioni, mi impedirono di procurarmi maggior numero di dati:

in orrb ni modo credo che quelli raccolti, e dei quali esposi per i più tipici anche un sommario commen- to, mi possono permettere le seguenti proposizioni :

I ,0 - Dall'insieme delle osseryazioni sperimen- tali risulta che nelle costruzioni nuO\·e dotate di ri- scaldamenti per irradiazione, il prosciugamento aY- Yiene molto più lentamente che in altre costruzioni che si tro,·ano in condizioni circa eguali, munite di riscaldamento ad aria calda.

2." --- In costruzioni proYYiste di riscaldamenti

per irradiazione i corpi riscaldanti don anno essere collocati in prossimità dPlle pareti murarie che pre- sumibilmente contengono un quantitativo assoluto di umidità maggiore, in modo che siano esposte più direttamente all'azione del calorico.

3.0 - Per rendere più attiva l'azione di pro- sciugamento dei risca Ida me n ti per irradiazione, questi do·nanno essere provvisti di un mantello co-

municante con l'esterno, in modo che venga dimi- nuita l'azione del calorico d'irradiazione e venga nel contempo promosso un richiamo d'aria dall'e- sterno che, previo riscaldamento, si mescoli con l'aria interna, e quindi diluisca il quantitatiYO di umidità relativa dell'ambiente.

4.o - PrOYYisto alia condizione 3." sarà bene

disporre opportunamente negli ambienti bocche di ventilazione che possano esportare aria e umidità.

5·o- Gli impianti di riscafèlamento di qualsia-

~1 genere potranno essere utilizzati v~nta.ggiosa­

mente pel prosciugamento delle costruzioni nuove prima di adibirle ad abitazione, quando si impie- ghino in modo razionale, e cioè si accoppi il riscal- damento con una abbondant~ aereazione degli am- bienti, che potrà essere fatta a periodi; 111 questo caso si don à pron ·edere, per intensificare l'azio- ne, a mantenere permanente negli ambienti una temperatura alquanto ele,:ata (20° C.). Riscalda- menti temporanei o stufoni disposti senza ventila- zione sono clan n osi nei rapporti del pro sci ugamen- to

e

della buona manutenzione delle opere mu- rarie.

6.0 - Per n:ndere plll attiYa l'azione del pro- sciugamento, sar~t bene far agire il riscaldamento quando i muri siano sprovYisti di t.appezzerie, per rendere più facile la dispersione nell'ambiente del- l 'umidità.

7.0 :\ei rapporti del prosciugamento e della economia termica delle case di nuova costruzione, saranno a preferirsi ai riscaldamenti per irradia- zione i riscaldamenti ad aria calda.

8.0 - - In località, OYe il grado igrometrico me- dio dell'aria sia elevato, o che le condizioni del suolo umido diano a temere uno stato igroscopico delle murature poco favorevole, il sistema di ri- scaldamento più conYeniente per combattere tali condizioni di luogo poco fa,·orevoli alla abitabilith, è il riscaldamento ad aria calda.

Possono poi i riscaldamenti ad ana presentare inconvenienti nell'esercizio di altro genere tanto grandi da renderli non consigliabili nelle applica- zioni, come si ritPnne n_egli ultimi anni?

Ecco un qnesito che merita speciale attenzione. Le accuse piu forti fatte a questi impianti riassunte sono : che essi producono uno stato di secchezza troppo eleYato ne!l'aria-ambiente, che importano negli ambienti masse considere,·oli di puh·iscolo Pd in fine, ~ccusa gra\·issi1ì1a, che possono molto fa- cilmente diifondere nei local'i ossido di carbonio. Di contro presentano il Yantaggio di promuovere una attiva e proficua Yentilazione nell'interno degli appartamenti. Per questo riruardo questo ultimo punto credo che tutti quanti si occupano di tecnica di riscaldamenti siano d'accordo, perciò inutile sof-

f~rmarsi.

RIVISTA DI I::\iGEGì:\ERIA S.-\NlTARTA 2I9

Sugli appunti che inwce si fanno al sistema for~e

l'accordo non 'è così completo. Le ragioni sostenute da chi difende questi impianti ono: che oggi si

i l:

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costruiscono riscaldnmenti ad ana nei quali è pos- sibile, con grande faciliril, di regolare il grado i- grometrico dell'ambiente a volontà di chi esercisce

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quindi lo s,·antaggio di altri tempi, può invece di- Yentare condizione favoreYole per l'ambiente ; che mediante filtri, di esercizio molto semplice, si evita- no totalmente g-li inconvenienti dell'eccesso di pui- viscolo negli alloggi, anzi con la loro applicazione si potrà aYere un ambiente molto meno inquinato ; che le perdite di ossido eli carbonio attraYerso alle pareti metalliche del corpo del calorifero, in base alle ultime ricerche condotte con· mezzi molto sen- sibili, possono escludersi e si può ritenere che molti degli infortuni che si ebbero con riscaldamenti ad aria debbono ascriversi od a difetti propri i dell 'im- pianto od a trascuranza nell'esercizio, trascuranze non più possibili negli impianti perfezionati che og-

gi si costruiscono. .

Non è certo con queste poche parole che intendo fare una difesa dei riscaldamenti ad aria, soltanto mi limito ad esporre fatti di note,·ole importanza, che, se non totalmente, almeno parzialmente pos- sono modilì.care il giudizio che fino ad oggi gen

ralmente si formulaYa sopra questi sistemi, e di conseguenza consigliarna ancora la loro applica- zione in molti casi senza timore di commettere un grave error~.

Il problema della ventilazione, che travaglia da tanto tempo eminenti studiosi, ancora non è risolto pienamente; le cause dell'inquinamento dell'aria non sono bene stabilite; però per eliminazione gli studi oggi hanno forse troYato un nuovo indirizzo;

iniatti si è potuto stabilire con metodo rigoroso che l'ossigeno, l'indispensabile combustibile della no- stra macchina-organismo, è diffuso nel! 'atmosfera, in quantità pressochè costante, tanto in aperta at- mosfera, quanto in ambiente confinato e poco pro-· pizio per le condizioni della Yita; si è stabilito che l'anidride carbonica, anche se raggiunge propor- zioni considere,·oli non è dannosa per l'organismo, la vita è normalmente compatibile anche in ambien- ti nei quali la percentuale di que~to gaz sia elevatis- sima; caduta quasi completamente l 'ipotesi della immissione, per parte dell'organismo, di sostanze Yenefiche come rifiuto della vita organica; non ri- mane che ascriYere la causa dei malesseri che si provano in clll1bienti confinati, all'azione della u- miditft atmosferica, a quella del pulviscolo dell'aria ed a quella della temperatura dell'ambiente.

Su questi fattorj infatti oggi eminenti scienziati dirigono i loro studi per strappare il segreto della ragione del malessere, e quindi avere una guida sicura per apportare il rimedio. Quale sia l'azione specifica di ciascheduno eli questi fattori ancora non è affermato: certo però non si può più dubitare della loro importanza, tanto più che qualche espe- rienza in proposito diede già risultati alquanto con- cludenti a questo nuoYo indirizzo di studi.

La teoria indica la via agli studi nel campo delle

(5)

220 RIVISTA DI I~GEGNERIA SA~lTARlA

applicazioni. Un nesso, e molto stretto, come con povera argomentazione ho cercato di dimostrare, esist:e tra riscaldamenti e stato igrometrico degli ambiemi; le due condizioni, che si compenetrano come finalità in un unico effetto, assurgono, allo stato· degli ultimi studi, ad importanza capitale: per creare allogg-i sani, nei quali possano di poi e- nergicamente sYi!upparsi le attività febbrili della vita odierna, bisogna quindi dar grande importan- za ai fattori: riscaldamento e umidità relatiYa. A noi tecnici, chiamati alla costruzione di apparta- menti modernamente comodi, igienici e sani, cu- rarne un giusto equilibrio e studiarne soluzioni ra- zionali e rispondP.nti agli sforzi delle indagini teo- riche:

QUESTIONI

TECNICO SANITf\RIE DEL GIORNO

LA LONGEVlTA DEI TUBI lH GHISA.

L 'ing. Lidy si occupa dell'argomento nel nu- mero di aprile della Technique Sanitaire, prendendo occasione dal rumore fatto nel mondo dei tecnici, a proposito .dello stato di conservazione dei tubi

r

ghisa che la città di Parigi aveva ritirato dalle pom- pe a fuoco di Chaillot. Si era dedotto da questo e- sempio che i tubi di ghisa sono inalterabili e suscet- tibili di consen·arsi indefinitamente nel suolo.

Lidy ha però fatto nel servizio delle acque a Bor deaux delle constatazioni meno ottimiste e che per questo devono essere fatte. note, anche per bilan- ciare un po' gli esaltamenti notevoli cui ha dato luo- go la costatazione fatta a Parigi.

Lidy c)ice che le conclusioni che si possono trar- r<> ·dall'esame dei suoi pezzi, sono facilitate da stu- dii anteriori, dei quali Lidy ha già reso conto nel 1897 e nel 99·

E' bene ricordare sommariamente queste consta- tazioni fatte da Lidy.

Durante i dragamenti eseguiti nella rada di ·Brest tra il 1890 e il 97 dal fondo si sono tratti diYersi og- getti, talun9 dei quali era immerso o affondato n~l limo da secoli, cosicchè .su taluno cii questi oggetti.

si_ è potuto b-=ne studiare l'azione corrodente del- racq~a di mare s_u d_iversi oggetti. I dati più interes- santi furono offerti da .una carema di un grande bastimento del quale non restaYa più se non il fondo ricoperto ancora da una parte del carico.

La naye si era incendiata nel 1795: e nel carico si troYaYano ancora dei pezzi di ghisa, delle ferra- menta, ecc. La ghisa anche nei proiettili era pro- fondamente alterata e non contene,-a ormai più oltre il 50 % di ferro lib-=ro. Il ferro era meno at-

taccato della ghisa ma parc,·a profondamente inde- bolito: il bronzo era pressochè intatto.

La conclusione fu che la distruzione della ghisa, nell'acqua di mare era dm· uta non ad una ossida- zio ne, ma ad una dissoluzione del ferro immerso nell'acqua, con un processo cosi fatto di decompo- sizione: dissociazione elettrolitica del sale marino, penetrazione del!' aci'do cloridrico, d isso! uzione del ferro, ricostituzione del sale nelle acque fasiche ambienti, con precipitazione del ferro.

La decomposizione che avviene non è solamente superficiale : essa penetra nella massa, sia attra- verso le parti più conduttrici, sia n-=lle parti meno dense. L. ha potuto constatare in pressochè tutti i campioni che le sezioni fatte colla sega o col tra- pano, presentavano quasi sempre delle parti metal- liche brillanti per tutto IÒ spessore, mentre le parti vicine erano cupe e grafitose dalla superficie fino al centro.

Questa decomposizione è stata prodotta artificial- mente in una maniera assoluta con l'elettrolisi pro- dotta sperimentalmente, valendosi di elettroliti di ghisa. L'esperienza permett.-= di affermare ·che il cloro assai più che non l'ossigeno, è nemico della ghisa e tanto più è nemico in quanto la sua azione è meno apparente, ma più profonda.

Lidy ha Yerifirato questi fatti su un pezzo in ghi- sa di un acquedotto (serranda piatta in ghisa). La serranda era stata posta in sito nel 1875 e fu ritirata nel rgoG per '!a ragione che lasciava passare ai lati dell'acqua e la si voleva rapezzar.-= con due bande laterali di bronzo. Si dovette ripolire quindi la ser- randa, la quale uscì dali 'opera di ripolimento ben brillante e con un aspetto di buona ghisa sana.

Nia dopo pochi giorni cominciarono le macchie cupe ad apparire nella superficie metallica e in cor- rispondenza di queste macchie la ghisa era così molle che poteva con ogni facilità venir staccata con un temperino. Dopo quindici giorni le mac- chie si erano fatte nerastre, e un po' rugginose e dal metallo cominciavano a trasudare delle goccio- line di acqua, ciò percbè al di sotto della macchia si presentayano del!-= zone più porose che non le rimanenti parti. I pori si otturavano al di sotto con i l materiale ruggi n oso formatosi nella ossidazione e l'umidiUt Yeni,-a cacciata fuori.

Non pote,-a trattarsi di difetto della ghisa che si presentaYa del resto bene omogenea.

Le acque dell'acquedotto erano piuttosto ricch~ di Na Cl (34 millig. per L). il che aYeYa bastato per determinare in 30 anni un alteramento della ghisa.

Era logico pensare che qualche cosa di simile si potesse fare nei tubi di ghisa dell'acquedotto: un esame fatto su taluni tratti di tubo, confermò il sospetto. Per togliere le incertezze furono esami- nati in contrasto e come testimonii taluni tubi di

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RIVISTA DI INGEGNERIA SAN~TARIA 22!

questa data conserYati 111 magazzino. :\Ia questi nulla presentaYano che potess-= paragonarsi all'al- terazione dei tubi percorsi dall'acqua. Quindi l'al- terazione era effettiYamente una alterazione colle- gata all'azione d~lle acque.

E' bene porsi in guardia contro queste alteraziom:

non si tratta ancora di ferite insanabili o graYissime che attacchino la assoluta interezza delle tubature, ma si tratta pur sempre di un pericolo, consistente in una lenta tr:1sformazione del ferro.

PreleYando i tubi, ossen·ando le macchie grigie o nere con essudazione rugginosa, si metteranno in e,·idenza questi punti pericolosi.

Con tutto ciò la ghisa non deYe essere abban- donata: essa è sempre un ottimo materiale: al più n10l dire che anche essa ha degli incom·enienti e che andrà ossen·ata - nelle condotte Yecchie - co11 occhio sagace e intelligente perchè si abbia a rico- noscere se nella sua compagine è interYenuta la 1-=nta trasformazione di cui si è padato. B.

L'OSSTGENITE E LE SUE APPLICAZJO~I.

L'ossigeno fia assunto una noteYole importanza.

tanto nelle applicazioni luminose che tecniche. :\la la sua preparazione per mezzo del clorato di potas- sio e l'ossido di manganese non è di facile esecu- zione e si è quindi preferito nelle applicazioni di ricorrere alle bocche contenenti l'ossigeno compres- so a 120 atm.

P~r facilitare però la produzione dell'ossigeno si è cercato qualche mezzo semplice nella sua ap- plicazione: uno di questi mezzi è stato recentemen- te ottenuto colla ossigenite, una nuova sostanza immaginata da G. Jaubert, la qual~ presenta -dei caratteri di grande praticità. in quanto non è esplo- dibile, è facilmente trasportabile, non teme la umi- dità ecc.

Cqsì la descrive la Nature di gennaio; essa è pre- parata p-=r elettrolisi e si presenta sotto forma di sabbia fine; incenerita o nel Yuoto o in aria libera.

sYiluppa tutto l'ossigeno che essa contiene ossia

280-300 l. di ossigeno per Kg. di ossigenite. ['os- sigenite è costituito da perclorato potassico addi- zionato a quantità infinitesimali di carbone di 1-=- gna e di ossido catalitico (ossido di manganese, di ferro ecc.).

Sebbene sia combustibile non si riesce ad accen- derla con uno zolfanello : per riuscire ad accenderla occorre portare la sostanza ad una temperatura molto eleYata e allora la combustione si propaga da sol:1 lentamente, senza fiamma e la massa si in- cenerisce producendo dell'ossigeno pur mescolato con piccola traccia di anidride carbonica. Prati- camente l'accenzion-= si fa per mezzo di un po' di

polvere speciale che si pone sulla massa e che si può accendere per mezzo di uno zolfanello.

L'ossigenite nella combustione di questa r~azione

KCI 04

=

KCl

+

202

Il residuo rappresenta circa il 6o % del peso del- la massa impiegata ed è CO?tituito di cloruro di po- tassio puro con traccia degli acidi ricordati più sopra, ed è un buon concinie. Volendo potrebbe ri- caricarsi (però ciò non pare economico) con una nuoYa quantità di ossigeno.

La combustione dell'ossigenite non presenta al- cun pericolo, poichè mentre la decomposizione del clora'fo di potassio è esotermica e sviluppa I I calo-

rie, quella del per- clorato è endotermi- ca e assorbe 7,5 ca- lorie: è quindi un corpo assolutamente fisso. I n luogo sec- co :;;i consen·a ind.-=- finitamente : e an- che in contatto colle umidità esso si alte-

ra quasi insensibil- mente.

Però non si può usare senza appa- recchi speciali.

Quello di Gaumont che può essere utilizzato per il- luminazione (ad es. di lampada da proiezione) è costituito da un s-=rbatoio A, all'interno del quale si tnwa un tubo B che discende fin pr-=sso al fondo del recipiente e che è tutto forato nella sua parte in- feriore. Esso contiene della pietra pomice imbevuta di acqua sino a metà circa della sua altezza. All'in- teriore del tubo e sopra questa pietra pomice si po- ne un paniere di latta perforata C contenente la pol- Yer-= speciale indicata, si chiude il tutto per mezzo del coperchio A tenuto in posto per chiusura a Yite (maneggiando la chiaYe D): l'ossigeno si sviluppa a poco a poco attraYerso la pietra pomice, attraYer- so la quale si epura '= passa nel serbatoio A O\·e si comprime. La pressione è sempre inferiore alla resistenza del serbatoio che è di 20 kg. e che del re sto per ogni ~,·e n i enza porta un a vah·ola di sicu- rezza. L'ossigeno è poi raccolto e condotto per mez- zo di un tubo di gomma fissato al detentore R.

Si sono anche proposti apparecchi speciali per le

applicazioni industriali. K.

L'LTILlZZ.-\ZIO~E DELLE SPAZZATURE CO:\fE COKCDlE.

l n questi anni i concetti dominanti in rapporto alla utilizzazione ed al destino ultimo delle spazza-

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