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1. dati riguardanti il costo incrementale per la realizzazione dell’intervento;

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Academic year: 2021

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Conclusioni

Uno degli scopi della programmazione sanitaria è quello di individuare le azioni e gli interventi in grado di garantire ai cittadini il maggior ritorno in termini di salute. In questo senso, l'individuazione delle priorità di intervento, tramite la metodologia Value for Money, fornisce informazioni utili per effettuare scelte strategiche di programmazione sanitaria più consapevoli e accurate e risulta funzionale agli obiettivi di riduzione dell'inappropriatezza delle prestazioni e dello spreco di risorse ad essa associate. Questo approccio è stato progettato per consentire ai responsabili per la formulazione delle politiche sanitarie e a i professionisti che ogni giorno implementano questi interventi di comprendere le ripercussioni di queste politiche sia sulla salute della popolazione sia in termini di sostenibilità ed efficienza nell’utilizzo delle risorse. Condurre questa ricerca ha messo in evidenza diverse questioni che devono essere prese in considerazione in sede di esame dell’impatto delle politiche sanitarie.

In primo luogo, questa ricerca ha rivelato che pur in presenza di carenze nella disponibilità e nella facilità di reperimento dei dati necessari per la valutazione degli interventi, l’approccio Value for Money può essere introdotto anche in Italia . Questa metodologia, infatti, necessita di tre tipi di dati principali

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:

1. dati riguardanti il costo incrementale per la realizzazione dell’intervento;

2. dati riguardanti il beneficio incrementale per l’intervento in analisi, in particolare nel nostro caso si è fatto ricorso ai QALY gain;

3. dati riguardanti il “volume” dell’azione da implementare, ossia il numero di potenziali beneficiari dell’azione stessa;

Per quanto riguarda il primo punto, risulta evidente dall’analisi svolta che ci sono tuttora molte difficoltà per le aziende sanitarie nello stimare i loro costi. E’ risultata molto complicata e di lunga elaborazione per esempio la determinazione del costo medio della gestione di un paziente scompensato: la determinazione di questo costo era fondamentale per vedere l’efficienza e l’economicità del Chronic Care Model rispetto alla modalità di cura tradizionale. In ogni caso dei primi risultati significativi circa l’efficacia dell’azione della Sanità di Iniziativa sono stati ottenuti, in termini quantitativi e parziali, da entrambe le asl, in particolare nell’ambito dell’erogazione delle visite specialistiche. E’risultato, infatti, come l’assorbimento di questo tipo di prestazioni sia quasi totalmente a carico di un limitato numero di pazienti, che effettuano un numero di visite ed esami spesso molto al di sopra di

1 Ricordiamo infatti che il Value for Money consiste nel rapportare il beneficio incrementale ( ottenuto come prodotto tra il beneficio individuale e il numero di potenziali beneficiari dell’intervento) al costo

incrementale per realizzare l’azione in questione.

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quanto consigliato dalle linee guida. Un gran numero di pazienti, invece, non riceve un trattamento adeguato o addirittura non effettua alcun esame. In questo senso l’implementazione del percorso del Chronic Care Model per lo scompenso permetterebbe non solo di individuare i pazienti non trattati e erogargli le prestazioni necessarie, ma anche di ridurre l’inappropriatezza prescrittiva di esami e visite ai pazienti già in carico.

Tornando al problema dei dati, è apparso più semplice ottenere dei risultati in termini di costi e di numero di prestazioni, nel caso di pazienti seguiti tramite un particolare programma di assistenza o da un determinato professionista. Questo evidenzia come, nonostante le difficoltà reali di raccolta ed elaborazione dei dati, la buona volontà degli operatori coinvolti possa dare un notevole contributo e facilitare il lavoro di valutazione.

Per quanto riguarda il secondo punto, ossia i dati riguardanti il beneficio incrementale, c’è da sottolineare come non sempre negli articoli di letteratura medica i benefici siano espressi in QALYs. Spesso, infatti, negli studi clinici i risultati vengono riportati in termini di riduzione della mortalità, delle ri-ospedalizzazioni o attraverso parametri qualitativi e quantitativi specifici della patologia trattata. Inoltre va crescendo la consapevolezza del fatto che dovrebbero essere supportate le evidenze in differenti forme e che forme di evidenze più

“deboli”e qualitative possono essere altrettanto utili nella determinazione delle priorità.

Queste forme di evidenze più deboli comprendono i dati qualitativi, gli studi non

randomizzati, le informazioni provenienti da altre giurisdizioni e le opinioni degli stakeholder

pertinenti in qualità di “esperti” ( si pensi ai punteggi attribuiti dai medici nel caso dell’isola

di Wight) . Si deve però essere consapevoli del fatto che, con un maggior ricorso alla

valutazione pragmatica delle opzioni, la dinamica di gruppo svolgerà probabilmente un ruolo

maggiore nell’imporre le raccomandazioni finali. Il punto principale è riconoscere che la

mancanza di dati certi e rigorosi non deve costituire un ostacolo all’applicazione di un

processo esplicito di priority setting, poiché non esistono dati perfetti e i dati degli outcome

dovrebbero essere considerati soltanto come un input del processo decisionale. In qualche

modo però, i benefici considerati nell’analisi Value for Money devono tenere conto sia della

riduzione della mortalità sia del miglioramento della qualità della vita; per questo motivo

sono stati scelti i QALYs, in quanto misura di sintesi di questi outcome di salute e base

comune di riferimento per interventi anche molto diversi. Sebbene i QALY risultino

particolarmente utili nelle analisi costo utilità per la valutazione delle affezioni croniche, in

quanto tengono conto sia della riduzione della mortalità che del miglioramento della qualità

della vita, il loro utilizzo è legato a una serie di difficoltà. Ad esempio, quando le condizioni

di salute non sono costanti, ma presentano oscillazioni nel tempo , è necessario modificare la

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formula da:

QALY = n . anni x coefficiente qualità della vita in questo modo :

QALY = (n . anni del periodo A x coefficiente qualità della vita A) + (n . anni del periodo B x coefficiente qualità della vita B) .

Le difficoltà maggiori tuttavia risiedono nella determinazione del coefficiente ovvero del '”peso” da dare agli anni di vita dei pazienti . Diverse tecniche sono state utilizzate per questa valutazione, dalle quali si ottengono risultati finali diversi . Un passaggio comune a molte di queste tecniche consiste nella valutazione da parte di un gruppo di persone di uno stato di salute (che in genere non è il proprio) assegnando un valore o punteggio che viene riportato successivamente in una scala predefinita dove la morte corrisponde a '0' e la condizione di perfetto stato di salute a '1 : Alcune difficoltà sono di ordine puramente tecnico (per esempio, riguardano la capacità degli intervistati di utilizzare i numeri per esprimere la loro valutazione), altre sono di tipo metodologico . Tra queste ultime è opportuno sottolineare la variabilità nella valutazione tra gruppi diversi (per esempio, tra medici e studenti) e tra la popolazione in generale e gli affetti dalla specifica malattia : si è visto, infatti, che un campione di pazienti dializzati esprime su se stesso un giudizio di gran lunga migliore rispetto a quello espresso dalla popolazione in generale

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. Da questo punto di vista sarebbe utile cercare di raccogliere dati più analitici e critici sullo stato e sulle preferenze del paziente, per ottimizzare la definizione dei QALY e di conseguenza il processo decisionale. Infine vale la pena ricordare alcune perplessità da un punto di vista etico. In primo luogo assegnare un valore a una condizione di salute porta anche a dare un valore (inferiore a 1) alla vita degli individui affetti da quella condizione . In secondo luogo la definizione di condizioni peggiori della morte (valori inferiori a '0'), anche se limitate nel tempo, pone una serie di problemi di cui è difficile definire la portata . Un altro gruppo di riflessioni è collegato al fatto che il numero di QALY esprime un guadagno della qualità di vita “cumulativo” e di fatto non considera i punti di partenza dei diversi individui : un importante guadagno nella qualità di vita di un singolo individuo, a volte la vita stessa di un singolo individuo, vale come m guadagni minimi di n individui . Quest’ultimo problema ci porta inevitabilmente a considerare le difficoltà riguardanti il terzo punto delle criticità, ossia il “volume”

dell’intervento. C’è da sottolineare come, anche in questo caso, non sia stato sempre agevole trovare il numero di potenziali beneficiari di un intervento; un esempio di tutto questo

2 M.Loludice, Qaly e Save, Care, 2000.

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riguarda i dati relativi alla terapia farmacologia, dove non è stato possibile calcolare in maniera adeguata il beneficio sia per mancanza di QALY gain specifici per le classi di farmaci considerate sia per la scarsa definizione della popolazione target, dovuta alla mancanza di dati. Brevemente, il problema consiste nel fatto che sono presenti dati relativi al numero di prevalenti che assumono ace-inibitori e il numero di prevalenti che assumono betabloccanti, ma l’Agenzia Regionale di Sanità toscana, che ha raccolto e stimato questi dati, non ha ancora elaborato il numero di coloro che assumono entrambi i farmaci. Oltre a evidenti problemi di calcolo e di elaborazione, è stata purtroppo registrata, in alcune occasioni, una limitata conoscenza dei dati a disposizione e una scarsa flessibilità e capacità di analisi degli stessi.

Un altro problema relativo al volume dell’intervento risiede nella metodologia stessa del Value for Money, che tende a favorire interventi con un ampio numero di destinatari.

L’approccio Value-for-Money tende, infatti, a privilegiare interventi per malattie comuni dove la prevalenza è alta e i benefici derivanti dal trattamento sono significativi. Ci sono, però, interventi molto importanti, come la terapia elettrica nel caso dello scompenso cardiaco, che risultano adatti e applicabili solo a determinate tipologie di pazienti con la stessa patologia, e quindi, rispetto ad altri interventi risultano meno efficaci in termini di Value for Money perché richiedono ingenti risorse per un benefico a livello di popolazione limitato. Il problema diviene ancora più evidente e complesso se si paragonano non le azioni relative alla cura della stessa patologia, ma azioni di interventi diversi ( screening per il cancro e empowerment del paziente scompensato) e interi percorsi sanitari tra loro ( Cancro e Scompenso Cardiaco ). In questo caso, si pone un chiaro problema etico, in quanto nel paragonare interventi così diversi si può correre il rischio di confrontare politiche ad ampio raggio ( vaccinazioni, screening ecc.) con interventi mirati a combattere una patologia rara molto grave. Uno degli obiettivi del Sistema Sanitario Nazionale è garantire l’equità di accesso e trattamento ai servizi, in particolare in questo contesto l’equità verticale, intesa come “trattamento diverso di individui con bisogni diversi”; per questo motivo l’approccio del Value for Money, come più volte sottolineato, non può essere l’unico criterio con cui definire le priorità di intervento.

Bisogna ricordare infatti che il Value for Money nasce come strumento socio-tecnico

trasparente e condiviso per l’analisi degli interventi, la determinazione delle priorità e

l’investimento o ri-allocazione di risorse. È importante disporre di criteri di selezione basati

su trasparenza e razionalità perché, in loro assenza, il rischio è quello di sviluppare una scelta

allocativa con criteri soggettivi o politici, senza un reale controllo sui risultati e senza essere

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in grado di misurare l’effettivo incremento di salute a fronte delle scelte compiute. La mancanza di un quadro complessivo delle risorse utilizzate e delle alternative impiegate può determinare decisioni non ottimali. Quindi, nonostante i suoi limiti, il Value for Money è uno strumento decisionale socio-tecnico il cui utilizzo può portare da una parte a un miglioramento nella raccolta e nella condivisone di dati clinici ed economici riguardanti la cura di diverse patologie, dall’altra può favorire il coinvolgimento di soggetti diversi, sia professionisti sanitari che manager e politici, nella definizione responsabile e trasparente del loro processo decisionale. Nel caso analizzato, infatti, il più grande benefico è stato sicuramente riunire medici ospedalieri, specialisti, medici di famiglia, infermieri e membri amministratici allo stesso tavolo per discutere le azioni individuate e la loro modalità di valutazione. In vista dell’implementazione del progetto di Sanità di Iniziativa questa condivisone di idee sulla base delle diverse competenze è un punto molto importante e di sicura utilità.

In conclusione, una volta superate le difficoltà citate, è da evidenziare come l’approccio del

Value for Money porti a una maggiore consapevolezza degli operatori e a un empowerment

degli stessi nelle decisioni strategiche. E’ molto importante, infatti, che ci sia il consenso dei

medici, degli infermieri e tutti gli operatori sanitari nella definizione delle azioni, in quanto

saranno poi loro a metterle in pratica in ospedale e sul territorio. Un indiscusso vantaggio di

questa metodologia riguarda, pertanto, la capacità di stimolare dibattiti e il confronto tra

professionisti diversi per focalizzare l’attenzione sul percorso migliore per la salute e il

benessere dei pazienti.

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