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LA LETTERATURA PER GIOVANI ADULTI

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

Questa tesi - e prima ancora di essa la scelta di questo particolare corso di studi - nasce dalla forte passione che ho sempre nutrito per i libri, per le storie e i racconti fin dalla più tenera infanzia. La predilezione dapprima per le classiche fiabe e favole si è evoluta nel tempo, fino a raggiungere il genere che nel presente lavoro andremo ad analizzare, ossia il genere young adult, riconosciuto in Italia solo da pochi anni e ancora considerato “facile” da tradurre.

Dopo il successo planetario delle cosiddette saghe giovanilistiche, come Harry Potter, Twilight, Hunger Games, si conta che siano più di 10.000 i titoli del genere young adult presentati al pubblico solo nell’ultimo anno.

Nonostante l’invasione endemica di titoli e collane con questa etichetta, il dibattito su cosa si intenda esattamente con la definizione di “letteratura per giovani adulti” è ancora aperto e l’ossimoro young adult resta misterioso: di cosa parlano i libri a loro destinati? Di amori sui banchi di scuola o di guerre nel folto di boschi magici? Descrivono scontri con mostri reali o con un mondo adulto che viene rifiutato? E, infine, a chi si rivolgono davvero?

Never Enough, romanzo della scrittrice canadese Denise Jaden, si inserisce in questo filone. Narra la storia di due sorelle, Loann e Claire, e le difficoltà che incontrano crescendo: la gelosia, il complesso di inferiorità e l’aspirazione alla perfezione, i disturbi alimentari (bulimia e anoressia), tematiche che riguardano sempre di più il mondo dei teenager.

E’ un romanzo che svela la fragilità che si cela dietro la maschera di sicurezza e perfezione di molti giovani e tutto viene esplorato attraverso lo sguardo di Loann, nella quale i giovani lettori possono identificarsi.

La stessa autrice ha dichiarato: “I hope that readers would take away a renewed motivation to reach out the others around them and speak out, even when it’s hard”, affermazione che suona più che naturale per una scrittrice che ha sempre affrontato nelle sue opere problematiche adolescenziali e che ha sempre

cercato un contatto con questo mondo.

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Denise Jaden, infatti, afferma: “Teens want to figure life out as much as adults do.

Maybe more, as evidenced by the dark, searching books that have become popular in the young adult market”.1

La prima parte del mio lavoro si basa sull’analisi di cosa si intenda letteratura per ragazzi, nonché sulle caratteristiche del genere a cui è ascrivibile il testo scelto. Si approfondiranno le problematiche generali relative alla traduzione e le scelte specifiche legate alla resa di questo testo. I brani più ricchi di contenuti di difficile traducibilità o di particolare importanza per ciò che concerne l’effetto globale del testo saranno oggetto di un’analisi accurata, mirata a sottolineare l’importanza del ruolo del traduttore, lettore privilegiato e “assoluto”. Segue poi un approfondimento del lessico giovanile, in genere descritto come un idioma informale e colorito, e delle strategie traduttive adottate per una resa accettabile in italiano.

La seconda parte, invece, concerne la traduzione di una selezione di capitoli tratti da Never Enough (una selezione che ha tenuto conto dei contenuti più adatti a un’analisi del processo traduttivo messo in atto), tutt’ora inedito nel nostro paese.

1 Denise Jaden, Local Author Offers New Dark Tale for Teens,

<http://www.denisejaden.com/localPR.html>, 2012, ultima consultazione: 13.01.2014.

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CAPITOLO PRIMO

LA LETTERATURA PER GIOVANI ADULTI

1.1. Definire il genere young adult

Sebbene ritenuta di nicchia, salvo eccezioni quali i casi editoriali citati in precedenza, la letteratura per ragazzi rappresenta una parte importante nel panorama letterario e gioca un ruolo fondamentale nella formazione dei gusti e degli orizzonti d’attesa dei giovani lettori di oggi.

Ciò nonostante, essa risente di una certa marginalità o perlomeno di una fondamentale ambiguità, a cominciare dalla sua definizione.

Quando si parla si letteratura per ragazzi prima o poi si rende necessaria una definizione a causa dei confini labili che, a volte, hanno fatto sì che testi nati come testi per adulti o per ragazzi transitassero oltre il confine dei loro ambiti originari.

L’idea di “letteratura infantile e giovanile” richiama spesso alla mente un mondo popolato da personaggi fantastici e corredato da illustrazioni colorate, che si distingue da quella per adulti a causa dei materiali meravigliosamente emozionanti e coinvolgenti che si impiegano. I giovani adulti sono spesso sottovalutati nella programmazione delle pubblicazioni librarie. Anche i critici e gli esperti di letteratura si sono raramente addentrati in questo mondo e hanno spesso trascurato la letteratura per ragazzi, considerandola un sottogenere che non meritava studi né particolari attenzioni.

In inglese l’etichetta “young adult” non identifica tanto un genere, ma è una categoria di mercato o comunque un macro-genere, in quanto comprende opere che spaziano dal fantasy al romanzo sentimentale, dal giallo al romanzo distopico,

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e si riferisce, secondo l’ A.L.A., a tutti coloro che sono compresi nella fascia d’età che va dai dodici ai diciotto anni.

Sandrone Dazieri, scrittore e consulente editoriale per Mondadori, sostiene quanto segue :

un romanzo per giovani adulti è quello che pone al centro della storia la figura di un adolescente che affronta l’amore, la morte, il sesso: sia in forma realistica che metaforica. Chi si rispecchia nell’eroe legge le sue avventure anche se non è un frequentatore di librerie.2

1.2.

Storia della letteratura per giovani adulti

Non si tratta di una categoria inventata dai pubblicitari, ma di una realtà letteraria di cui si parla apertamente da più di due secoli, ovvero da quando gli scrittori hanno iniziato a riconoscere la diversità fra lettori bambini e ragazzi e hanno concepito così opere che possano intrattenere un pubblico di quell’età.

Nascono così classici mortali come Oliver Twist, Great Expectations, Alice's Adventures in Wonderland, The Adventures of Tom Sawyer, Treasure Island e The Hobbit.

La caratteristica principale è il fatto che i libri citati furono scritti da adulti con lo scopo di intrattenere i ragazzini. Si riconoscevano agli adolescenti gusti più complessi di quelli di un bambino ma non ancora sofisticati come quelli di un adulto e si mirava a divertirli e appassionarli con racconti avventurosi che ancora includessero una certa dose di fantasia ma avessero allo stesso tempo una trama elaborata. Il grande cambiamento arriva a metà del 1900 ed esplode appieno a partire dagli anni ’60. Gli adulti prendono coscienza del “lato oscuro”

dell’adolescenza: l’instabilità dell’età della crescita porta i ragazzi a confrontarsi con una società in evoluzione in cui realtà come il divorzio, la maggior libertà sessuale, la droga e la violenza si diffondono all’improvviso. Ecco che allora gli

2 Lipperini, Loredana. Per tutte le età quei romanzi,

< http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/07/14/per-tutte-le-eta-quei- romanzi.html>, 2009, ultima consultazione: 21.02.2014.

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scrittori decidono di affrontare a viso aperto i drammi e le difficoltà dei giovani adulti, dapprima semplicemente raccontando come narratori esterni e poi tentando di immedesimarsi nelle storie raccontate. Comincia così l’epoca di romanzi

“scandalo” come The Catcher in the Rye e Lord of the Flies, in cui ribellione esplicita all’autorità, depressione e violenza entrano dirompenti nella letteratura per adolescenti.

Il vero spartiacque è però considerato l’uscita, nel 1987, de The Outsiders di S.E Hinton, in cui viene descritto il disagio giovanile in modo netto, con i problemi familiari che lo contengono e la voglia di libertà e di uscire da un inferno, che aleggia in tutto il complesso. E’ importante perché è per la prima volta un giovane adulto a raccontare i suoi coetanei e la prospettiva che offre non è certo tenera e mitigata come quelle diffuse fino ad allora. Da questo momento in poi gli autori, adulti o adolescenti loro stessi, si mettono al livello dei protagonisti dei loro racconti sia nelle trame delle loro opere, che diventano sempre più realistiche ed attuali, sia nel linguaggio, che tende a rispecchiare il più possibile quello dei giovani. E’ l’evoluzione moderna del vecchissimo romanzo di formazione: quel coming of age novels che piace tanto agli americani e che ha per protagonisti adolescenti alle prese con i problemi e i drammi tipici della crescita.

Lo scopo è sia quello di raccontare a un pubblico in costante crescita storie con cui possa facilmente identificarsi e relazionarsi, sia quello educativo di guidare e offrire ai ragazzi una guida. E’ così che argomenti come il divorzio dei genitori, le prime esperienze sessuali, i primi amori, l’omosessualità, la droga e l’alcolismo fanno il loro ingresso in massa nella letteratura in opere ormai diventate di culto come The Perks of Being a Wallflower di Stephen Chbosky, uno dei romanzi di riferimento per i ragazzini degli anni Novanta, poi entrato di diritto nella cultura pop della civiltà occidentale. Si tratta di un romanzo epistolare e la storia è narrata da un adolescente, che descrive la sua vita tramite una serie di lettere inviate ad una persona anonima, che non conosce personalmente. Il realismo e la qualità di queste opere hanno fatto sì che avessero un enorme successo non solo con il pubblico più giovane a cui si rivolgevano, ma anche con i lettori più adulti.

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1.3.

La letteratura young adult oggi

Quella a cui abbiamo assistito nell'ultima decina d'anni è per certi aspetti un'involuzione di questa tradizione letteraria: i ragazzini sono diventati soprattutto una categoria di mercato da irretire e sfruttare selvaggiamente. Per questo motivo, molte delle problematiche affrontate nel decennio precedente sono state messe da parte per far posto a un unico tema centrale, il primo amore. Abilmente camuffati dietro l'accattivante paravento del fantasy (che da Harry Potter in poi è diventato un genere mainstream), molti dei nuovi romanzi YA sono di fatto dei romanzetti d’amore in cui il brutto anatroccolo si scopre cigno e conquista il cuore del più bello della scuola che, incidentalmente, è bellissimo, ricchissimo e solitamente un vampiro.

Soprattutto a partire dalla pubblicazione di Twilight di Stephenie Meyer la letteratura YA si è diffusa in Italia, divulgando miriadi di libri indirizzati a un pubblico adolescente ed esplorando le tematiche appartenenti all' urban-fantasy in chiave adolescenziale.

Molti dei romanzi sono popolati da vampiri vegetariani che brillano al sole, battaglie combattute senza spargimento di sangue ma solo a colpi di blande discussioni, buoni che vincono contro ogni probabilità e cattivi insulsi destinati inevitabilmente alla sconfitta, ma sono comunque libri che hanno una loro utilità nell’avvicinare i più giovani alla lettura. Tuttavia, non tutti i nuovi romanzi per giovani adulti sono “spazzatura”: tra chi si cimenta nel genere ci sono ancora scrittori degni di questo nome, che sanno imbastire una trama articolata e complessa, anche se non sempre originalissima, che sappia puntare su qualcosa di più che il solito dramma del triangolo amoroso e che abbia abbastanza rispetto per i suoi lettori tanto da stimolarli alla riflessione oltre il puro intrattenimento.

Possiamo citare come esempi le saghe di Hunger Games (che nel genere YA ha introdotto un sottogenere diventato estremamente popolare, ossia il romanzo distopico) e di Matched. Val la pena anche segnalare autrici come Elleen Hopkins, che in romanzi come Crank e Tricks affronta con linguaggio esplicito e crudo realtà scioccanti come la tossicodipendenza e la prostituzione minorile, o John Green, autore di bestsellers quali Paper Towns, Will Grayson e l'osannato The Fault in Our Stars.

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XI

Giulia Blasi, che per i ragazzi ha scritto Deadsexy e Il mondo prima che arrivassi tu, analizza con lucidità la questione sul sito di critica letteraria Nazione Indiana:

Il fatto è semplice: in Italia esiste un pregiudizio radicatissimo nei confronti della narrativa per ragazzi, derivante in parte da un mercato drogato da uscite di scarsa qualità, e in parte all’autocompiacimento di un certo genere di critica, che con la narrativa per ragazzi non vuole avere a che fare. Eppure la storia della letteratura è piena di romanzi scritti per un pubblico giovane che sono veri e propri capolavori, e non serve nemmeno andare troppo indietro. La saga di Harry Potter ne è un esempio.

[…] Sono libri che si leggono con fame e si rileggono con amore, e sono tutto meno che narrativa scadente. Il pregiudizio, tuttavia, rimane. Perché sul mercato young adult sono spesso le opere meno buone a vendere di più; perché operazioni commercialissime il cui selling point è l’essere totalmente nel momento delle loro lettrici funzionano senza possibilità di errore; perché la maggior parte della young adult di grande visibilità è un sottogenere del rosa, inteso non come libri che raccontano storie d’amore – si può parlare di storie d’amore per parlare di tutt’altro, e l’amore, a una certa età, è la chiave attraverso cui si forma l’identità personale – ma come libri che raccontano storie d’amore attraverso cliché consolidati. Eppure i ragazzi li consumano come il pane. Segno che, se non altro, la lettura è sentita da moltissimi come un’esigenza vitale, qualcosa da divorare e da cui farsi divorare. Non è un caso che Twilight sia diventato un fenomeno internazionale. I ragazzi leggono e leggono cose in cui si possono identificare rapidamente; attraverso l’identificazione con i personaggi e le situazioni, provano a decodificare la realtà intorno a loro.

Criticarli, come fanno alcuni, perché leggono “spazzatura” o disprezzare tutto quello che a loro si rivolge è fare loro un pessimo servizio.3

1.4. Struttura e caratteristiche generali

Alla domanda “quali sono le caratteristiche del genere young adult”, rivolta da Sandrone Dazieri, Marta Mazza, editor presso Mondadori Ragazzi, risponde con le seguenti parole:

I protagonisti sono adolescenti o poco più grandi. La trama rispecchia la visione del mondo che hanno gli adolescenti, sempre a tinte forti. Gli amori sono unici, tragici e straordinari, i tradimenti brucianti, le gioie immense, le scelte irrevocabili. Il tema centrale, per quanto spesso reso metafora, è quello del passaggio all’età adulta: il primo amore, la prima amicizia, la scoperta della propria mortalità, i problemi

3 Blasi, Giulia, Lettori In Crescita, <http://www.nazioneindiana.com/2010/03/23/vietato-ai- minori/>, 2010, ultima consultazione: 10.02.2014.

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tipicamente adolescenziali etc. I contenuti, anche i più orrorifici sono più soft di quelli per adulti, sesso e violenza non disturbano, le trame e le psicologie sono semplificate.

L’universo di riferimento e il linguaggio, riferendosi alle conoscenze di uno studente delle superiori, risultano perfettamente fruibili da tutti.4

Sono romanzi che raccontano in modo verosimile innanzitutto la vita interiore dei ragazzi, quindi tutta la gamma di emozioni e sentimenti, ma anche conflitti, difficoltà, gioie, dolori, pensieri e riflessioni esistenziali che essi vivono quotidianamente. L’amicizia, l’amore, la paura di non essere all’altezza, di rimanere soli, di essere troppo diversi dagli altri e quindi non accettati, il bullismo, l’emarginazione, la violenza, sono tutti temi centrali. Ma anche i conflitti, sia quelli intrapsichici (stati d’animo di sofferenza, dolore e odio quando ci sono sentimenti e pensieri contrastanti) sia quelli interpersonali tra pari e soprattutto con i genitori, visti spesso in una chiave molto critica, accusati tacitamente di essere poco ascoltanti, troppo assenti, troppo presi dai loro impegni.

I giovani protagonisti sono intimamente trasgressivi, proprio come i loro coetanei in carne e ossa, innanzitutto verso i genitori. Si tratta della consueta sfida all'autorità parentale finalizzata all'affermazione della propria identità, ma anche il rifiuto di un modo di vivere mediocre, banale, “seduto”, senza slanci o tensioni valoriali. Quindi battibecchi, discussioni, dialoghi accesi o vuoti, mutismi e silenzi ostili, ma anche gesti eclatanti. In molti romanzi il giovane fugge per diversi motivi: per allontanarsi dalla dolorosa incomunicabilità con uno o entrambi i genitori; per abbandonare una noiosa e piatta routine quotidiana, dove non c'è posto per la novità o per gli ideali; per sottrarsi alle difficoltà della vita o ai primi insuccessi; per colmare un vuoto esistenziale sfuggente, impalpabile e indefinibile. In altri casi fuggire rappresenta un tentativo di risoluzione di un conflitto che non si è capaci di affrontare in modo costruttivo.

Spesso i protagonisti sono dei diversi in positivo, cioè persone che non si omologano, non accettano il gruppo-pensiero e il conformismo ma hanno il coraggio di andare controcorrente, di modificare l'ambiente circostante o la vita di

4 Dazieri, Sandrone, Il mistero dei giovani adulti,

< http://www.sandronedazieri.it/il-mistero-dei-giovani-adulti/>, 2010, ultima consultazione:

12.12.2014.

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una persona, poiché con il loro comportamento sollecitano a mettersi in discussione e a guardare con altri occhi alla vita.

Nella migliore letteratura young adult si affrontano problemi sociali, culturali e politici forti, pressanti e pesanti, però con una leggerezza stilistica pensosa. Si narrano, ad esempio, i conflitti interetnici e interreligiosi, oppure gli integralismi ma con una vena di speranza, con l’idea che si può ancora fare qualcosa, che lo spazio per l'intervento costruttivo su se stessi e sugli altri è sempre possibile.

Sempre più spesso troviamo storie liminari, storie difficili, argomenti tabù che non si vogliono guardare nella loro durezza o che i media stravolgono e spettacolarizzano. La letteratura young adult invece le porta alla luce nella loro essenzialità e crudezza, costringendo il lettore a guardare in faccia il mondo, la vita, l’esistenza. La morte, ad esempio, viene descritta in modo più autentico e non più mediatizzata, riprendendone la sua dimensione spirituale e filosofica, con tutte le domande che caratterizzano da sempre questo evento ineluttabile. I migliori romanzi gettano uno sguardo riflessivo su questo tragico evento, ritenuto un momento sì doloroso ma anche di passaggio, di trasformazione e di vita che continua nei pensieri e nei cuori degli altri. La morte di un amico, la morte per cancro, la morte di un’anziana, ecc. E poi in molti romanzi recenti si propone il dramma della malattia, come la lotta per riprendersi dopo un grave incidente o la lotta, in parte vinta e a volte perduta inesorabilmente, per combattere il cancro. Si tratta di argomenti duri, difficili, narrati con una forza della parola che scava dentro, che graffia, ma che trasmette anche una grande forza interiore.

Sono opere che permettono a ogni lettore giovane di scoprire i propri talenti, potenzialità, desideri, pensieri, percorrendo un cammino identitario di conoscenza e crescita in consapevolezza.5

Utile, a tale proposito, il richiamo che B.Pitzorno, una tra le maggiori scrittrici italiane per ragazzi, fa al concetto di pedagogia per definire il nostro atteggiamento rispetto alla letteratura per ragazzi. “La letteratura deve condurre il ragazzo, camminare al suo fianco tenendolo per mano; deve condurlo per il

5 Blezza, Picherle S (a cura di), Raccontare ancora. La scrittura e l’editoria per ragazzi, Milano, Vita & Pensiero, 2007.

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mondo, parlando con lui del mondo, regalandogli la mia esperienza e accettando il dono della sua, che non vale di meno solo perché è più breve”.6

La posizione di scrittori, critici, insegnanti e educatori riguardo la funzione della letteratura giovanile è notevolmente cambiata nel corso degli ultimi anni.

Negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, si trattava per lo più di problem books, cioè romanzi scritti con un intento educativo-istruttivo; erano per lo più opere, scritte molto spesso da insegnanti, che trovavano collocazione nelle collane di narrativa, ad uso della scuola media. Sono stati i programmi scolastici del 1979 che hanno dato il via a questa produzione, la quale trattava tematiche socio-culturali da collegare alla didattica scolastica, mentre i romanzi, con le loro ricche schede di analisi testuale, erano finalizzati soprattutto all’insegnamento disciplinare (lingua e analisi critico- letteraria). Un’impostazione che ha creato nei ragazzi della scuola media una forte demotivazione verso la lettura, in quanto l’uso della narrativa, spesso poco ispirata e poco artistica, era strumentale. Il romanzo diventava un altro manuale scolastico e non un testo capace di soddisfare il piacere della lettura.

Al giorno d’oggi, invece, si può affermare con un certo ottimismo che la letteratura per ragazzi abbia raggiunto una sua autonomia, presentando un panorama molto variegato, in cui convivono libri di ogni genere, in grado di fornire modelli senza necessariamente essere “pedagogici”.

Ricordiamo le parole della stessa Pitzorno nell’introduzione al volume Scrivere per bambini:

Bambini e ragazzi hanno bisogno di leggere, esattamente come gli adulti, essenzialmente per soddisfare la propria sete di storie. Può anche succedere che una di queste storie, per la sua affinità con la situazione contingente del lettore, serva anche a qualcos’altro. Un libro può casualmente essere terapeutico per un bambino come per un adulto. Nessuno afferma però che la letteratura per adulti debba servire a questo scopo. Mentre un buon libro per bambini e ragazzi sarebbe solo quello che

“serve a qualcosa.7

6 Pitzorno, B., Storia delle mie storie. Miti, forme, idee della letteratura per ragazzi, Milano, Saggiatore, 2002.

7 Lazzarato, F. (a cura di), Scrivere per bambini, Milano, Mondadori, 1997.

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Pitzorno è quindi convinta che il valore di un libro non stia nella sua capacità di formare, quanto piuttosto nel saper divertire, emozionare e istruire raccontando una storia che non deve essere necessariamente edificante.

Ciò che definisce un libro per ragazzi è un insieme di fattori che possono essere approssimativamente definiti come ‘Il suo discorso’. Un discorso che interessa il ragazzo, e non necessariamente l’adulto, nel suo nucleo più profondo. Che trova un eco nella sua esperienza più interiore, nel suo sistema di valori, nei suoi sforzi.8

Ciò non significa che l’autore debba sprofondare nel mondo dei ragazzi e dimenticare il suo ruolo di adulto e di educatore, perché certamente il pubblico di lettori più giovani si aspetta che lo scrittore interpreti sì il suo mondo, ma con strumenti letterari e culturali più “ampi e complessi dei suoi”.

La qualità letteraria peraltro non deve essere, nella letteratura per ragazzi, inferiore a quella dei libri per adulti. Il segreto è nella rinnovata cura stilistica, più che nel contenuto, nelle tematiche o nella trama. Sono le scritture di qualità, cioè

artistiche, che rendono uniche e significative le migliori opere per ragazzi.

È dallo stile, sostiene Dacia Maraini, che “dipende la capacità di incantare il lettore, di farlo sprofondare in una storia grazie all’uso di un linguaggio personale complesso e semplice nello stesso tempo, artificiale e naturale”.9

Altro tratto distintivo delle “nuove” scritture, sia italiane che straniere, oltre alla velocità e al dinamismo, è la leggerezza che avvince sotto il profilo stilistico, cioè la capacità degli scrittori (soprattutto stranieri) di concentrarsi solo sui dettagli che contano, selezionando i termini, le espressioni, le figure retoriche essenziali ed efficaci che servono per connotare gli ambienti con le loro atmosfere, per trasmettere sensazioni, per caratterizzare un personaggio nei suoi tratti fisici e psicologici. Scrivere per ragazzi, secondo Andrea Molesini,

“significa scegliere che cosa mettere in scena e che cosa tralasciare, (…)

8 B.Pitzorno, op. cit., p. 27.

9 Blezza, Picherle S., Formare lettori, promuovere la lettura. Riflessioni e itinerari narrativi tra territorio e scuola, Milano, FrancoAngeli, 2013.

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soprattutto che cosa scartare per raggiungere l'unità, l'armonia, o meglio un'armonia anziché un'altra”.

Ed ancora, sotto il profilo stilistico, ciò che rende di qualità la letteratura young adult sono la cura della parola, gli incipit originali e sorprendenti, i dialoghi che scavano nella psicologia dei personaggi, gli abili giochi di figure retoriche originali e inusuali, rielaborazioni artistiche del linguaggio giovanile.10

1.5. Tradurre per ragazzi e tradurre per adulti: quali differenze?

Tradurre significa affrontare la differenza, confrontarsi con culture e mondi altri, e trasmettere tali culture e mondi plurali al lettore che, nella propria lingua, può così viaggiare in un universo lontano, “diverso”.

La letteratura per ragazzi, in misura forse maggiore di quella per adulti, si trova ad affrontare questa sfida, fino a farne un elemento cruciale della sua stessa essenza. Traducendo libri da altre lingue si traducono altre culture, si evidenziano differenze che, nella prospettiva del lettore in crescita, dalla prima infanzia all’adolescenza, possono svolgere un ruolo di apertura verso la multiculturalità, la conoscenza e la curiosità verso l’altro, verso un mondo fatto di pluralità. Non si tratta quasi mai di un percorso lineare; i problemi o i nodi da risolvere sono molteplici e si trovano su piani diversi, da quello linguistico a quello più specificamente culturale, specie quando i mondi di cui si parla sono molto lontani dall’universo quotidiano del ragazzo.

Il traduttore che affronta un testo per ragazzi deve avere la massima consapevolezza possibile del testo che sta traducendo, e per questo, indipendentemente dal dibattito critico in corso, deve considerarlo letteratura a tutti gli effetti. Deve, inoltre, in questo caso, conoscere il linguaggio giovanile e offrire ai suoi lettori libri contenenti storie di ragazzi che parlino la loro stessa lingua.

10Ibidem.

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Durante un incontro sulla traduzione di narrativa per ragazzi dal titolo

“Tradurre per i ragazzi non è un gioco da ragazzi”, svoltosi nell’ambito delle giornate del “Salone internazionale del libro” di Torino, esperte tra cui Beatrice Masini (scrittrice per ragazzi, traduttrice dei libri della saga di Harry Potter, editor della narrativa per ragazzi di Fabbri Editore), Paola Mazzarelli (traduttrice di letteratura per ragazzi) e Maria Grazia Mazzitelli (direttrice della storica casa editrice italiana Salani) hanno esposto le caratteristiche della traduzione di letteratura giovanile, concordando che uno degli aspetti fondamentali che distingue le traduzioni di questo genere rispetto ad altre è proprio la difficoltà di riprodurre il linguaggio fuggevole dei giovani, compito arduo reso ancor più difficile dalla mancanza di strumenti normativi e dal timore di stravolgere le regole del linguaggio scritto. Durante l’incontro si è sottolineato che la presunta facilità espressiva dei giovani non corrisponde a una facilità traduttiva: combina la massima semplicità con la massima espressività e non è mai facile trovare una stessa formula concisa ed espressiva in due lingue diverse.

Editori e traduttori hanno appunto ricordato l’importanza dello studio della ricchezza lessicale di un gergo poco considerato come quello dei ragazzi, in nome della quale è possibile stravolgere alcune norme del linguaggio e della sintassi standard.

Occorre però segnalare che nella traduzione in questo campo spesso sono attuati cambiamenti traduttivi nella direzione della standardizzazione, della semplificazione e dell’esplicitazione che non sempre sono indispensabili.

La standardizzazione consiste nel rendere una situazione particolare uniformandola secondo un carattere considerato stereotipato a livello nazionale

privandola delle particolarità presenti nell’originale.

La semplificazione consiste, invece, nel rendere con un lessico o una sintassi più semplici un originale elaborato o impegnativo. E’ una pratica spesso abusata nelle traduzioni contemporanee, a volte consapevolmente, per ragioni commerciali o perché si ritiene la letteratura giovanile di un paese più semplice per tradizione, mentre altre inconsapevolmente, perché il traduttore si è lasciato influenzare dalla propria visione dell’adolescenza, o a causa di una generale ansia di riduzione, povertà fraseologica o timore per l’azzardo formale che talvolta condiziona coloro

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che lavorano in questo contesto.

L’esplicitazione, infine, è la resa sistematicamente esplicita di elementi che nel testo di partenza erano impliciti. Il contenuto implicito è una caratteristica peculiare della letteratura per ragazzi ed è fondamentale che il traduttore, pur consapevole del target del romanzo che traduce, sappia riconoscere e rendere anche i richiami non esplicitati.

Nell’editoria italiana, il testo viene spesso rimanipolato con l’aggiunta di frasi o la riscrittura di passi per migliorare la scorrevolezza del testo; il linguaggio viene riformulato per rafforzare l’illusione di avere tra le mani un testo nato nella lingua madre del lettore e non in un’altra lingua. Si preferisce eliminare i termini culturospecifici oppure renderli più generici o adattarli alla realtà della cultura ricevente. Alcune metafore particolarmente complesse vengono cambiate a favore di espressioni più consuete. Si tende a normalizzare il più possibile il testo all’insegna di una maggiore fluidità testuale, un processo di addomesticamento che vuole ricondurre la diversità a un Sé riconoscibile. Ma emendare un’opera dei suoi elementi stranieri per facilitarne la lettura equivale a sfigurarne la fisionomia e così facendo si inganna proprio il lettore a cui si crede di facilitare il compito.11

1.5.1. Asimmetria della letteratura per ragazzi

Un’altra caratteristica della letteratura per ragazzi è costituita dall’asimmetria, dovuta al fatto che l’autore reale – adulto – scrive per un lettore implicito ragazzo, basandosi su presupposti culturali, propensioni, conoscenze e registro a suo avviso adeguati per il destinatario. In realtà, l’autore reale crea sempre un autore implicito, assumendo un punto di vista particolare, che può essere quello di un bambino, un adolescente, un vecchio, un personaggio femminile o maschile; in ogni caso, si tratta di una finzione, assunta consapevolmente dall’autore implicito.

11 Cavagnoli, F., Il proprio e l’estraneo nella traduzione letteraria di lingua inglese, Milano, Polimetrica, 2010.

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In realtà, nella letteratura per ragazzi si opera una proiezione determinata dall’idea che l’autore ha dell’infanzia e dell’adolescenza.12 L’idea che si ha dell’adolescenza è basata, da una parte, sulle esperienze e le convinzioni personali dell’autore, e dall’altra dipende dalla società e dalla cultura.

Dato questo contesto, autore, editore e traduttore agiscono e operano secondo una certa idea di adolescenza. Ciò si riflette, nella traduzione, nella ricerca di un’appropriatezza/adeguatezza di registro e dei livelli di “alterità” conservata, accentuata o ridotta, in una strategia traduttiva che tenga conto delle abilità cognitive e delle esperienze dei ragazzi.

1.5.2. Strategie di traduzione e voce del narratore

Un’ottica “funzionalista” della traduzione porta a studiare la maniera in cui la traduzione “reinterpreta” e “riscrive” il testo per un pubblico diverso, ridisegnando strutture testuali e narrative a seconda del lettore d’arrivo.

L’approccio teorico alla traduzione degli ultimi vent’anni è servito a fare uscire tanto la traduzione dalla sua apparente trasparenza e automaticità, quanto il traduttore dalla sua clandestinità e invisibilità. Termini come “fedeltà” e “copia”

sono ormai inadeguati e anacronistici, e hanno lasciato spazio a definizioni della traduzione più adeguate, che partono dal presupposto di una “lealtà verso il lettore” più che di fedeltà al testo, di una “negoziazione” nell’intento di ottenere una traduzione “efficace” e “coerente”, allo scopo di rendere un servizio tanto al testo quanto al lettore. Se la teoria può fino a un certo punto dettare precetti, farsi normativa, è soltanto in quanto è derivata da una pratica della traduzione, contribuendo così a sistematizzare ciò che i traduttori hanno sempre fatto inconsciamente.

12 Cfr. Oittinen : “Child image is a very complex issue: on the one hand, it is something unique, based on each individual’s personal history; on the other hand, it is something collectivized in all society. When publishers publish for children, when authors write for children, when translators translate for children, they have a child image that they are aiming their work at” (2000:4).

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Nei suoi scritti, Antoine Berman, che era prima di tutto un traduttore, ha ben osservato che ogni traduttore possiede una “posizione traduttiva”, che traduce il suo approccio nei confronti dell’attività della traduzione, del suo compito.

Elaborando una posizione traduttiva, il traduttore si costituisce in quanto soggettività e acquisisce uno specifico settore di visibilità. La sua soggettività è minacciata da tre pericoli maggiori: “l’informité caméléonesque, la liberté capricieuse et la tentation de l’effacement”.13

Il traduttore è inoltre caratterizzato da un “progetto di traduzione”, ovvero dall’elaborazione di una strategia di traduzione cui mantenersi fedele e che garantisca la coerenza del testo14 e da un preciso orizzonte traduttivo, ossia l’insieme dei parametri linguistici, letterari, culturali e storici che determinano il suo atteggiamento, la sua sensibilità e scrittura, nonché le direttive della casa editrice15.

Il traduttore è, quindi, prima di tutto un lettore: un lettore privilegiato e

“assoluto”, che non può permettersi di saltare nemmeno una parola, ma anche un lettore modello, in quanto deve essere in grado di comprendere ogni sfumatura del testo per poterlo riprodurre. Egli si trasforma infine in autore implicito e rivolge il suo testo a un lettore diverso da quello originale, ossia il lettore bambino della propria lingua e cultura. Il traduttore implicito è dunque il principio organizzatore del discorso del testo tradotto.16

Attraverso il manifestarsi del traduttore nei paratesti (nome del traduttore sul frontespizio, nota del traduttore, pre- o postfazioni, ecc.), traduttore e lettore stringono un patto di lettura. Se la traduzione “funziona come testo”, il lettore deve dimenticare di stare leggendo una traduzione, ma allo stesso tempo deve essere consapevole dell’alterità, dell’estraneità dell’opera. Esiste un’alterità del testo tradotto rispetto all’originale ed è in quest’ottica che si svolge il discorso

13 Berman, A., Pour une critique des traductions : John Donne, Parigi, Gallimard, 1995.

14 Ibidem, pp. 76-79.

15 Ibidem, pp. 79-83.

16 “Translators are readers who are always translating for their readers, the future readers of the translations” (Oittinen, 2001:78)

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XXI

della e sulla traduzione, la fondamentale “épreuve de l’étranger”, di cui parla Berman.17

Il traduttore si inserisce dunque nel processo comunicativo in quanto ricettore-lettore del testo originale e riscrittore-mediatore del testo tradotto. Quindi il lettore implicito della traduzione sarà sempre un’entità diversa da quella rappresentata dal lettore implicito dell’originale.18 In questa operazione si identifica quella che è stata definita la “voce del traduttore”. Tale voce intrattiene una sorta di dialogo sotterraneo con l’originale, senza mai prendere il sopravvento o sovrapporsi a quella dell’autore. Per essere leale al testo, il traduttore deve mantenersi coerente verso la strategia adottata.

1.5.3. Far viaggiare il testo o il lettore?

Attraverso la traduzione, la storia viene raccontata una seconda volta, nel senso che viene riscritta per il pubblico e il contesto di arrivo. Il traduttore di libri per ragazzi è maggiormente chiamato in causa come mediatore culturale, si fa filtro tra due culture, dovendo “raccontare” la cultura d’origine nella lingua d’arrivo.

Dove si colloca il confine tra traduzione e adattamento? Questo è uno dei punti cruciali nella traduzione di libri per ragazzi. Per esempio, la traduzione dei nomi cosiddetti “parlanti” o inventati è traduzione o adattamento? E’ compito del traduttore non soltanto decidere come tradurre i nomi propri, ma se e quando. Si traduce sempre in funzione del lettore di arrivo, ma quando si traduce per ragazzi, ci si sente maggiormente responsabilizzati nei confronti del destinatario e si tende a facilitargli il più possibile la lettura. La questione fondamentale resta quella dei riferimenti culturali o al cibo o le allusioni alla cultura d’origine. In quest’ultimo caso risiede un vero e proprio dilemma: mantenere il riferimento originario, contando sul fatto che in fondo un lettore coetaneo della lingua originale ha più o

17 Berman, A., L’épreuve de l’étranger, Paris, Gallimard, 1984.

18 Schiavi, G., “There is always a Teller in a Tale”, Target, 8:1, 1996, pp. 1-21.

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XXII

meno le stesse possibilità di cogliere il riferimento, oppure sostituire con un

“equivalente” tratto dalla cultura di arrivo, ma incongruo con l’ambientazione originaria? Non esiste una strategia unica e, di volta in volta, bisogna considerare il contesto. Tuttavia, in generale, la letteratura per ragazzi sembrerebbe essere più target-oriented che source-oriented; l’approccio privilegiato sembrerebbe essere più quello etnocentrico, orientato verso la cultura del lettore d’arrivo. In realtà, l’autentica sfida è quella di far viaggiare, non il testo, ma il lettore e la sua lingua nel paese d’origine.

La questione dell’adattamento e del cambiamento diventa problematica, quando sconfina in un atteggiamento di censura e chiusura nei confronti della diversità dell’originale rispetto alla cultura d’arrivo. Chi traduce ricrea un’opera, o meglio coopera alla creazione di una nuova opera. Ma se per adattamento si intende una deviazione dall’originale, in opposizione alla traduzione intesa come un equivalente dell’originale, nel caso della letteratura per ragazzi la traduzione si confonde spesso con l’adattamento, nel senso che spesso avviene una

“reinterpretazione culturale”, pur sempre alla ricerca di equilibrio tra perdite e compensazioni. Per questo, tradurre libri per ragazzi è un po’ raccontare la stessa storia, ma in maniera leggermente diversa. Il filtro della traduzione impone una seconda narrazione, e quindi ogni testo è, in un certo senso, ri-raccontato attraverso la traduzione. Se questo è vero per ogni traduzione in generale, diventa evidente nella traduzione della letteratura per ragazzi, dove si tengono maggiormente in conto i fattori di comprensione e trasmissione culturale.

Ma la traduzione rimane un atto di comunicazione interculturale e la letteratura tradotta dovrebbe essere un luogo di incontro e diffusione della multiculturalità e un’occasione di apertura all’altro, alla differenza. Non va pertanto sottovalutata la curiosità del ragazzo: lasciare zone d’ombra o di mistero, qualcosa di “strano” o insoluto, è a volte uno stimolo per il ragazzo, il quale dovrà cercare da sé una risposta, e coltivare la propria immaginazione.19

19 Mambrini, S.,“C’erano due volte…Tradurre Letteratura Per Ragazzi”, in Elena Di Giovanni, Chiara Elefante e Roberta Pederzoli (a cura di), Écrire et traduire pour les enfants Writing and Translating for Children, Peter Lang Pub Inc, 2010.

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XXIII

1.5.4. L’italiano delle traduzioni

In generale, l’atteggiamento della linea editoriale di fronte a questioni problematiche, quali i temi legati a sesso, droga e alcol, argomenti ritenuti

“scottanti”, è quello di edulcorare, smussare, censurare, omettere. Molte case editrici, pur acquistando i diritti di traduzione, non se la sentono di “far passare”

l’integralità del testo nella cultura d’arrivo.

Se gli editori censurano, spesso anche il traduttore è portato ad autocensurarsi:

ben sapendo che certi aspetti non “passeranno”, tende a conformarsi alle direttive della redazione. La censura avviene non solo per quanto riguarda i riferimenti alla religione, alla sessualità, all’alcol e alla droga, ma anche per ciò che concerne il linguaggio, l’autenticità dei dialoghi, l’uso del turpiloquio e della parlata giovanile. Se nella letteratura generale si può forzare la lingua di arrivo a una ginnastica estrema e insolita, quando ci si rivolge ai giovani lettori, il cui linguaggio è in “formazione”, il margine di manovra è più limitato, occorre fornire una lingua “sicura”, “forte”, il che non vuol dire formale e “purista”.20 Tuttavia, la tendenza è quella di passare una spugna sul linguaggio troppo crudo o autentico.21

In definitiva, il compito del traduttore di letteratura per ragazzi dovrebbe essere quello di aprire il più possibile alle differenze e trasgressioni, di “osare”

tradurre integralmente, e soprattutto di opporsi al rischio di omologazione e livellamento linguistico e culturale. Se, in teoria, non esiste una differenza

“oggettiva, legata a specifiche caratteristiche testuali, tra il compito del traduttore di libri per adulti e il traduttore per ragazzi, nella pratica si riscontra una

20 L’italiano delle traduzioni è oggetto di studio da parte di studiosi che accusano il linguaggio della letteratura per l’infanzia e per ragazzi di essere “ipercorretto”, in particolare rispetto all’uso del congiuntivo, più ondivago e meno “strutturato” nella lingua parlata, e all’uso del dativo “gli”

anche per il plurale, rispetto al più grammaticalmente corretto “loro” ( cfr. Garzone e Cardinaletti, 2005).

21 A volte si ha l’impressione, come scrive Richard Peck, che “i protagonisti dei libri per ragazzi siano dei modelli di comportamento linguistico. Possono parlare per un libro intero senza nemmeno mai dire ‘cioè ’ oppure ‘ fico’: i nostri personaggi parlano come farebbero i lettori se potessero usufruire delle immediate e radicali correzioni di linguaggio delle quali hanno bisogno”

(1997:48).

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XXIV

differenza di atteggiamento, che rientra per forza di cose nell’orizzonte traduttivo del traduttore.

In Italia, almeno un quarto dei libri pubblicati sono traduzioni e, nella letteratura per ragazzi, si arriva abbondantemente a superare la metà del totale.

Basta sfogliare il catalogo delle maggiori case editrici italiane per ragazzi per rendersi conto che il peso della letteratura tradotta è tale da non permettere di dimenticare il ruolo cruciale che hanno le traduzioni nella creazione e formazione dell’immaginario dei giovani lettori. L’auspicio è che questo porti a un ampliamento dei punti di vista, delle differenze e delle esperienze di altre realtà e culture.

Philip Pullman, autore per ragazzi, in prima linea in questa battaglia per l’ampliamento della letteratura per ragazzi ad altre culture e lingue afferma:

You never know what will set a child's imagination on fire. Who would have guessed that an 11-year-old child in Albania 50 or more years ago would have been so excited by Macbeth that he copied it out into his notebook? That child was Ismail Kadare, who was awarded the first Man Booker International prize in 2005 for his lifetime's work. There are children today in this country who will find a book, or books, in this guide satisfying a hunger they didn't know they had, and exciting a passion they had no idea they were capable of feeling. We don't know who they are, and we don't know which books will have that effect; but if we don't offer children the experience of literature from other languages, we're starving them. It's as simple as that. 22

22 Philip, P., “Foreword”, in Deborah Hallford e Edgardo Zaghini ( a cura di), Outside in Children’s books in translation, Chicago, Milet Publishing, 2005, pp. 6-7.

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XXV

CAPITOLO SECONDO

DIFFICOLTÀ TRADUTTIVE

In questo capitolo si discuteranno tutti gli elementi che, al momento della traduzione, hanno richiesto da parte nostra una più attenta riflessione. Sebbene la letteratura young adult sia ancora considerata “facile” da tradurre, ritengo che il traduttore debba prestare particolare attenzione, soprattutto quando si trova dinnanzi la dicotomia adeguatezza vs accettabilità.

Se da un lato il principio dell’accettabilità è condivisibile soprattutto da un punto di vista linguistico - cognitivo (penso, ad esempio, alla necessità di tradurre usando lessico e strutture sintattiche conosciute dai lettori di una determinata fascia di età e in armonia con le loro aspettative, soprattutto se il testo punta a essere indirizzato a un largo pubblico e ha come obiettivo primario quello didattico/educativo); dall’altro, il principio dell’adeguatezza - e dunque di una traduzione in cui si percepisca l’elemento di estraneità della lingua e della cultura originale – diventa fondamentale quando ci si rivolge a un pubblico di lettori adolescenti che non solo hanno già una conoscenza, seppure passiva, del mondo

“Altro” e sono dunque in grado di “accogliere” l’estraneo, ma ne subiscono talvolta un vero e proprio fascino.

Se teoricamente ed eticamente sono più d’accordo con un approccio traduttivo source-oriented, soprattutto se consideriamo la letteratura come espressione di una cultura che, in quanto tale, non va “cannibalizzata” da un atteggiamento etnocentrico, credo tuttavia che il lavoro di traduzione debba percorrere una strada intermedia.

Ad ogni modo, è fondamentale che il traduttore tenga sempre conto di una duplice “lealtà” verso le esigenze linguistico - cognitive della fascia di età del lettore da una parte, e verso le caratteristiche tipiche del sottogenere narrativo di appartenenza dall’altra.

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XXVI

Mi sono maggiormente soffermata sull’analisi del lessico giovanile impiegato dalla scrittrice; una lingua colloquiale apparentemente semplice, ma il risultato di una costruzione estremamente complessa fatta di strutture sintattiche di un certo tipo, di termini slang, di interiezioni, in cui si cerca di “evocare” tratti paralinguistici ed elementi comunicativi non verbali.

Prima di procedere all’analisi delle difficoltà incontrate in sede traduttiva, ho voluto esporre sinteticamente i punti chiave della trama del romanzo di cui mi sono occupata.

2.1. Sinossi

La scelta di tradurre alcuni capitoli di Never Enough è stata motivata, oltre che dal desiderio di occuparmi della letteratura young adult in generale, dal fascino per lo stile dell’autrice, dal suo modo di descrivere la realtà e coinvolgere il lettore in prima persona; dal grande realismo con cui la Jaden è riuscita a descrivere, senza mai cadere nella banalità a cui si va spesso incontro nell’affrontare tali tematiche, il vincolo profondo che lega due sorelle, con i suoi alti e bassi; rapporto fatto di gelosia e competizione, ma anche di tanto affetto.

Never Enough è un romanzo che narra la storia di due sorelle, Loann e Claire.

A differenza di altri romanzi, qui il narratore non è Claire, la ragazza che soffre di problemi alimentari, ma Loann, la sorella. Ed è a lei e alla sua insicurezza che è dedicata la prima parte del libro. Loann è un adolescente timida e insicura, che ha sempre vissuto all’ombra della sorella maggiore, bella, spigliata, popolare, la

“Reginetta della scuola”, con il gruppo di amici più trendy. Lei, invece, è sempre stata vista come “the youngest”, cicciottella come una patata (è lei stessa a utilizzare queste parole) “with her curly, frizzy hair and chubby tummy and thighs.”

La storia, nella prima parte, ruota intorno a Loann e ai suoi problemi con le amiche, Shayleen e Deirdre, che ben presto le si rivoltano contro. Loann, ritrovatasi da sola, inizia a stringere amicizia con Marcus, un nerd, un ragazzo

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XXVII

solitario, riservato, intelligente, ma timido e goffo, preso in giro dai bulli della scuola. Tra di loro si creerà pian piano un rapporto speciale.

Loann ha sempre provato un grande complesso di inferiorità nei confronti della sorella, una sorta di amore-odio: la ammira e invidia allo stesso tempo;

invidia la sua vita apparentemente perfetta tanto da avere una relazione l’ex ragazzo della sorella, Josh, sentendosi per la prima volta “Claire” e desiderata da qualcuno.

A poco a poco, la sua vita inizia a cambiare: siede al tavolo dei più popolari della scuola, riceve attenzioni dai ragazzi a causa delle voci che circolano sul suo conto; ma non è l’unica: l’adorabile Claire si sta consumando pian piano, fisicamente e moralmente; non mangia più e, se lo fa, vomita. Loann è la prima ad accorgersi del dramma che sta vivendo la sorella, la cui vita è ormai fondata sulle menzogne; dramma che, paradossalmente, servirà a riavvicinarle e farle sentire di nuovo sorelle e amiche come ai vecchi tempi.

2.2. La comunicazione non verbale

Uno dei primi problemi in cui mi sono imbattuta in sede traduttiva è quello di come tradurre gli elementi facenti capo alla mimica facciale, tanto frequenti nella

lingua inglese, in un giusto equilibrio tra espressività fisica, emotiva e linguistica.

Nella letteratura young adult esiste ormai un vero e proprio repertorio di espressioni facciali, mosse, gesti, elementi di comunicazione non verbale che, associati ai personaggi, ne caratterizzano le emozioni e i sentimenti, oltre a scandire, all’interno della narrazione, il ritmo dei dialoghi o delle scene. A volte quest’uso insistito può creare l’impressione che i personaggi non facciano altro che deglutire, schiarirsi la voce, alzare un sopracciglio, mordersi le labbra, sfregarsi le mani.

Anche senza essere esperti di gestualità, si capisce che i singoli gesti possono assumere in momenti e in contesti diversi significati differenti. Si pensi alle braccia conserte, che possono essere sinonimo di chiusura, di disagio, di aggressività, ma anche di freddo. Le labbra, invece, si serrano in un gesto di

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XXVIII

stizza, di dolore o di concentrazione. E non solo: ci sono movimenti, gesti, posture che sono condivise e capite da tutti, indipendentemente dal gruppo sociale e dalla provenienza geografica, e altri invece che cambiano a seconda della cultura.

Pensiamo al segno della “V”, ad esempio, diffuso durante la Seconda Guerra Mondiale da Winston Churchill come segno di vittoria, mentre in alcuni paesi è un segno di offesa. Ed è qui che il traduttore deve intervenire, in primo luogo per mediare la funzione del gesto, per disambiguarla, ma in genere anche per evitare che il passaggio a un’altra lingua, a un’altra cultura tolga dignità ai personaggi e li trasformi in macchiette. Occorre, perciò, “dire” e rinunciare in qualche caso a

“mostrare”, compiendo un intervento obbligatorio ma in certi contesti necessario, talvolta indispensabile, specie se la lingua d’arrivo è l’italiano: meglio evitare il più possibile le ripetizioni cacofoniche e il calco di strutture che risultano pesanti o innaturali.

Il gesto che in Never Enough i personaggi ripetono più frequentemente è to swallow, che oltre al significato denotativo di ‘inghiottire, deglutire, ingoiare’ può essere impiegato anche in senso figurato, estendendo il suo significato al di là di quello originario, come vedremo negli esempi seguenti.

Testo originale Traduzione

I swallowed, turning over the gift from Shayleen.

Nascosi l’imbarazzo mentre alzavo il regalo di Shayleen.

Gripping the dish sponge tightly in my hand, I wanted to let my jealousy swallow me up.

Stringevo la spugnetta più forte che potevo per soffocare la mia gelosia.

“It’s not true,” I said, but had to swallow my misgivings.

“Non è vero,” dissi, non mostrandole i miei dubbi.

I swallowed. I hadn’t heard Claire downstairs and I’d assumed – hoped – she had after-school plans.

Mi prese un colpo. Non avevo sentito Claire al piano di sotto e avevo immaginato, o meglio sperato, che

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XXIX

avesse già in programma qualcosa da fare dopo la scuola.

I swallowed. She was right, of course. I never really held back from eating whatever I wanted.

Mi rimangiai le parole. Aveva ragione.

Non mi ero mai trattenuta dal mangiare quello che volevo.

I swallowed. Seeing Ethan with Josh, I couldn’t help but wonder…had he only invited me to a party beacuse of something he’d heard about me?

Mi sentii crollare il mondo addosso.

Appena vidi Ethan e Josh insieme, non potei fare a meno di chiedermi…mi aveva invitato alla festa solo perché aveva sentito qualcosa sul mio conto?

I swallowed. I didn’t want anything to do with Josh anymore, but it hurt to feel so completely unimportant.

Ero senza parole. Non volevo più avere niente a che fare con Josh, ma ferisce sentirsi così insignificante.

I swallowed and clicked it. Ingoiai il rospo e ci cliccai su.

He swallowed hardly. Deglutì per l’emozione.

Come è possibile notare, nelle prime tre proposizioni il verbo viene impiegato nell’accezione di ‘tenere a freno, frenare, inibire, soffocare, reprimere, nascondere impulsi, stati d’animo e sin.’23 Una traduzione letterale, a mio avviso, non suona naturale in italiano e non esprime efficacemente lo stato d’animo dei personaggi. Loann cerca di nascondere sempre il suo stato d’animo: l’imbarazzo quando scarta il regalo di Shayleen e Deirdre per il suo compleanno, la gelosia, la preoccupazione per le condizioni della sorella.

Nel secondo esempio, inoltre, esso ha funzione di verbo frasale: in combinazione con la preposizione up assume un nuovo significato.

23 Il grande dizionario Hazon-Garzanti, Inglese-italiano, italiano-inglese, 2.0 ed., s.v. “to swallow”.

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XXX

Nella quarta occorrenza “deglutire” ha significato di ‘spaventarsi davanti a qualcosa che non ci si aspetta’. Loann, infatti, crede di essere sola a casa, dopo aver trascorso tutto il giorno schivando tutti, compresa Claire e, all’improvviso, sente il rumore del rubinetto del bagno. Ho impiegato l’espressione “prendere un colpo”, che esprime il concetto di ‘essere molto spaventati o preoccupati di qualcuno o qualcosa,’ e viene spesso usata anche per situazioni ‘meno tragiche’:

dopo un forte e improvviso rumore, un tipico commento è appunto “Mi hai fatto prendere un colpo”.

Nel quinto esempio, lo ritroviamo nell’accezione di ‘rimangiarsi, ritrattare’:

Loann capisce di essere l’unica a essersi resa conto dei problemi alimentari della sorella, mentre la mamma continua a cenare tranquillamente e Claire è infastidita dal suo commento.

Nelle due proposizioni successive, invece, il gesto viene compiuto da Loann, che rimane quasi senza parole appena comprende di essere stata invitata da Ethan alla festa solo per le voci di “ragazza facile” che circolano sul suo conto ed è ferita dal comportamento di Josh, che aveva raccontato tutto ai suoi amici.

Nell’ottava proposizione il verbo ha significato di ‘ingoiare un boccone, nel senso di ‘essere costretto ad accettare qualcosa di sgradito, sopportare, mandare giù, subire come to swallow an insult, ingoiare un insulto.’ Loann, infatti, rimane senza parole appena scopre con Marcus il sito creato da una delle amiche di Claire, che sta organizzando una festa nell’Ohio, dove ci si abbuffa per poi vomitare tutto.

Nell’ultimo enunciato, infine, ho impiegato il verbo nella sua accezione originaria, ovvero deglutire: Marcus è emozionato in questo momento della narrazione perché parla liberamente con Loann, confessandole i suoi sentimenti.

Ho semplicemente aggiunto “per l’emozione” per far comprendere al lettore come l’azione di Marcus sia dettata dalla sua forte emozione.

Come è possibile notare, trattandosi di un verbo polisemico, il cui significato varia a seconda del contesto, mi è sembrato opportuno andare oltre quello che è il suo semplice significato letterale, in quanto non si tratta di un gesto usuale in italiano e un testo con un uso insistito di questo verbo sarebbe risultato, a mio

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XXXI

avviso, pesante per il lettore. Pertanto, ho ricorso nella maggior parte dei casi alla tecnica dell’esplicitazione, per far comprendere al lettore il significato del gesto.

Un altro gesto ricorrente è to roll one’s eyes, che significa

“to move your eyes upwards as a way of showing that you are annoyed or bored after someone has done or said something. It can be interpreted as showing the moods of annoyance, condescendance, exasperation, anger, or sarcasm.”24

Nella nostra lingua, “roteare gli occhi” equivale a spalancarli per la meraviglia, lo stupore, l’incredulità, come si evince dal dizionario De Mauro: “girare convulsamente gli occhi, anche arrovesciandoli, per manifestare stupore, terrore,

ira e ostilità.”25

Dunque, ho dovuto prestare particolare attenzione nella traduzione di quest’espressione.

Testo originale Traduzione

I rolled my eyes. “You know what mom’s like. She gave me these clothes that I’ll never wear.”

Alzai gli occhi al cielo. “Sai come è fatta mia madre. Mi regala sempre dei vestiti che non metterò mai.”

She rolled her eyes like I should have know that.

Sgranò gli occhi come se avessi dovuto saperlo.

Il tono impiegato nel primo caso è sarcastico. Si "alzano gli occhi al cielo" per manifestare rassegnazione, ironicamente, in risposta a una frase tipica dell’interlocutore. Nell’esempio successivo, il verbo è impiegato nell’accezione di

‘spalancare gli occhi’, come in my eyes widened, quando Loann spalanca gli occhi

24 Cambridge Dictionaries Online (1999), s.v. “to roll one’s eyes”.

25 Dizionario della lingua italiana De Mauro, 2000 ed., s.v. “roteare gli occhi”.

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XXXII

leggendo il foglio di Shayleen e in Claire’s eyes shot open, quando Claire si accorge della presenza di Loann nel cortile.

Altra espressione è to scrunch one’s mouth, che significa ‘scricchiolare la mandibola’.26

Testo originale Traduzione

Shayleen gave me a sideways look, scrunching her mouth a little in decision.

Shayleen mi lanciò uno sguardo di traverso, digrignando i denti mentre pensava.

“Digrignare i denti” in inglese si rende con gnashing of teeth o teeth grinding.

Nella nostra lingua “digrignare i denti” ha significato di “di animali, mostrare i denti facendoli stridere per rabbia o minaccia: digrignare i denti | estens., dell'uomo, manifestare furore con una smorfia che scopre i denti; anche ass.”27 È sinonimo di “storcere la bocca”, che esprime in genere contrarietà o disgusto. In conclusione, ho scelto di tradurlo con “digrignare i denti” perché Shayleen, dopo aver consegnato il regalo a Loann, le lancia uno sguardo di traverso e le dice

“spero che ti stia bene” con un tono di voce tagliente.

Testo originale Traduzione

Recognition eclipsed Claire’s face first. Claire capì e si arrabbiò.

It turned mom into one throbbing vein of anger.

Mamma andò su tutte le furie.

A look of relief crossed her face. Tirò un sospiro di sollievo.

26 Il grande dizionario Hazon Garzanti, Inglese-italiano, italiano-inglese, 2.0 ed., s.v. “to scrunch”.

27 Dizionario della lingua italiana De Mauro, 2000 ed., s.v. “digrignare”.

(29)

XXXIII

In questi tre enunciati ho operato una serie di cambiamenti, utili ai fini della semplificazione della frase in LA. È stato messo in atto in primis il procedimento della trasposizione, mediante il quale un signifié cambia categoria grammaticale, una parte del discorso ne sostituisce un’altra, senza che questo intervento modifichi la sostanza del significato: negli esempi dati il passaggio che si verifica è nome  verbo, ad esempio recognition  capì.

In secondo luogo, è stata applicata la modulazione, ovvero la variazione ottenuta mediante un cambiamento semantico o di prospettiva, ad esempio quando si usa la parte per il tutto, l’astratto per il concreto, l’attivo per il passivo, la forma negativa per quella affermativa.

Nel primo esempio, una traduzione letterale “il riconoscimento oscurò il volto di Claire” sarebbe risultata inappropriata per un testo rivolto ad adolescenti, appartenendo a un registro linguistico più elevato. Pertanto, ho trasformato la frase, pur conservando il significato originario, in quanto “riconoscimento” è qui inteso nel senso di ‘rendersi conto di quello che sta accadendo.’

La traduzione della seconda espressione ha richiesto una maggiore riflessione.

Vein è generalmente impiegata “as an example to show anger, annoyance or aggravation. This expression is growing in popularity in London and the South East of England.”28 Pur non essendo il traducente diretto dell’originale, ho scelto di rendere l’espressione con la locuzione “andare su tutte le furie”, abbastanza diffusa nel parlare quotidiano per indicare “persona fuori di sé per l’ira, in preda a una violenta agitazione (dal nome delle Furie, nella mitologia romana, divinità infernali della vendetta, dell’ira, del rimorso).”29

Nel terzo esempio, in primo luogo, ho trasformato la frase da passiva ad attiva e ho reso l’espressione con la collocazione “tirare un sospiro di sollievo”, ovvero

‘sentirsi finalmente libero da quanto era fonte di ansia, di preoccupazione’, che suona più naturale rispetto alla frase tradotta in modo letterale.

28 Urban Dictionary (1999), s.v. “vein”.

29 Dizionario della lingua italiana De Mauro, 2000 ed., s.v. “furia”.

(30)

XXXIV

To let out one’s breath viene impiegato nella stessa accezione. Letteralmente, significa ‘emettere un respiro’, gesto poco naturale in italiano. Quando ci si libera di qualcosa di pesante, noioso e stressante, in genere, emettiamo un sospiro di sollievo. Di fronte a uno spettacolo incantevole, che toglie il fiato, il lets out a breath è quasi un respiro sonoro, un po’ come se fischiasse. Pertanto, ho ricorso a un’aggiunta esplicativa, specificando che si tratta di “ un sospiro di sollievo”.

Molteplici sono anche le azioni riguardanti la respirazione e, anche in questo caso, il linguaggio del corpo rispecchia stati d’animo e sensazioni dei personaggi.

Testo originale Traduzione

I breathed in through my nose slowly and convinced myself I’d misread it…

Non riuscivo a credere ai miei occhi e cercavo di convincermi di aver frainteso tutto…

I sucked in a breath. Feci un respiro profondo.

Una traduzione letterale di queste due espressioni suona innaturale in italiano.

Pertanto, ho scelto due collocazioni più colloquiali nella nostra lingua e appropriate per un testo rivolto ad adolescenti. Per quanto concerne il primo esempio, la collocazione “non credere ai propri occhi” è generalmente impiegata nell’accezione di ‘stentare a credere quanto si vede nonostante la prova della sua realtà fornita dalla vista. Si dice di qualcosa d'impensato, d'insperato, che comunque suscita meraviglia, stupore.’ Loann, infatti, “respira lentamente col naso” per cercare di mantenere la calma, stenta a credere a quello che ha appena visto e cerca di auto-convincersi che si tratta di un semplice malinteso.

Nel secondo esempio, ho tradotto come sopra indicato, in quanto Loann si trova in imbarazzo di fronte alla foto del bacio tra Claire e Josh, prova vergogna davanti a Marcus e fa un respiro profondo per rilassarsi.

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XXXV

Di seguito, alcune espressioni riguardanti lo stato d’animo di Loann, la sua timidezza e la conseguente sensazione di vergogna da lei provata in innumerevoli situazioni.

Testo originale Traduzione

My face burned. Diventai rosso fuoco.

A rush of shame washed over me. Stavo morendo dalla vergogna.

My face warmed. Mi sentivo le guance infuocate.

My face heated to three hundred degrees.

Mi prese fuoco la faccia.

Il processo traduttivo ha qui richiesto un approccio diverso da quello letterale.

In questi casi si ricorre alla modulazione30 attraverso l’uso di una metafora, come nel primo caso. Letteralmente significa “mi bruciava la faccia.” In genere, il rossore delle guance è provato dalla maggior parte delle persone in determinate circostanze non sempre spiacevoli, ma comunque imbarazzanti. Considerato che, in questo caso, il rossore è conseguenza della vergogna di Loann appena legge il foglio di Shayleen, ho tradotto l’espressione con una metafora piuttosto comune nella nostra lingua.

My face warmed viene impiegato nella stessa accezione. In questo caso, si è in presenza di una sineddoche, altra figura di trasferimento semantico, che si realizza quando la relazione di contiguità consiste specificamente in una “relazione di maggiore o minore estensione” e il termine passa dal generale al particolare e viceversa. Qui, infatti, ho sostituito il tutto “volto” con la parte “guance”.

Nel secondo esempio, una traduzione letterale “fui assalita da un impeto di vergogna”, non suona naturale in italiano e, per di più, in bocca a una ragazzina.

Pertanto, il traducente finale è stato quello sopra indicato, in quanto a mio parere esprime in modo corretto la sensazione di imbarazzo.

30 Si mette in atto la ristrutturazione di un enunciato nel TA. Questo procedimento prevede la variazione del punto di vista, ad es. il passaggio attivo/passivo, negativo/affermativo, uso metonimico, uso metaforico ecc.

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