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2 Amianto: un problema ambientale

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Amianto: un problema ambientale

2.1 L’amianto naturale

Col termine amianto s’indicano numerosi silicati (nello specifico inosilicati e fillosilicati) naturali fibrosi, che cristallizzano in forma di fibre lunghe, forti e flessibili, le quali possono facilmente separarsi in fibre estremamente sottili, sono caratterizzati dalla resistenza alla trazione, alla corrosione ed al fuoco. I minerali di questo tipo che si trovano in natura sono divisi, in funzione della loro struttura cristallina, in due gruppi: serpentini e anfiboli. I minerali componenti i due gruppi differiscono per composizione chimica e nella forma cristallina, ma sono accomunati da una morfologia fibrosa, cioè un rapporto lunghezza/diametro maggiore di 3, da elevata resistenza alla trazione, elevata flessibilità, resistenza all’attacco chimico e al calore (Ross 1981).

L’amianto libero è presente in natura in concentrazioni estremamente basse, tra 0,01 – 0,1 fibre per litro d’aria (Perchiazzi s.d.).

Di seguito si riportano i minerali facenti parte degli amianti suddivisi nei due gruppi mineralogici (Figura 1 e Figura 2):

Anfiboli (inosilicati): • Crocidolite; • Amosite; • Antofillite; • Actinolite; • Tremolite. Serpentini (fillosilicati): • Crisotilo.

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• Figura 1 - Gli Amianti

Figura 2 - Fibre di Amianto viste al microscopio elettronico

I minerali asbestiformi, ma non solo, come detto nei precedenti paragrafi, sono reperibili all’interno di tre principali litotipi (roccia formata da un certo numero di minerali e/o altri elementi che lo caratterizzano, presenti in determinate proporzioni): Gabbri, Basalti e Peridotiti.

A livello mondiale i giacimenti principali di minerali di amianto si trovano in Canada, Russia, Sud Africa, Rhodesia, Cina (Figura 3).

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Figura 3 - Giacimenti di Amianto nel Mondo (Tutto sull'amianto s.d.).

In Italia (Figura 4) sono associati a formazioni alpine della Val d'Aosta, del Piemonte (Valle di Lanzo, Val di Susa, Balangero) e della Lombardia (Val Malenco).

Figura 4 - Distribuzione dei giacimenti d’amianto in Italia

2.2 Cenni Generali sull’Amianto e minerali fibrosi

I minerali fibrosi facenti parte del gruppo dell’amianto sono reperibili in rocce ignee e metamorfiche.

I minerali facenti parte del gruppo dell’amianto, ma non solo, si riscontrano all’interno di tre principali litotipi: Gabbri, Basalti e Peridotiti. Essi sono elementi caratteristici delle sequenze ofiolitiche.

I Gabbri ed i Basalti sono rocce femiche, cioè contenenti elevate percentuali di Pirosseni e Olivine, minerali poveri di silice (Si+4), ma ricchi di magnesio (Mg+) e di ferro (Fe), dai quali deriva il loro tipico colore scuro.

Le Peridotiti sono rocce ultrafemiche costituite principalmente da minerali femici, contengono feldspati in quantità inferiore al 10% (Press, et al. 2006).

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• Gabbri: sono rocce contenenti percentuali di silice bassissime, di colore grigio scuro. Sono rocce ignee intrusive a grana grossa, ricche di minerali femici, specialmente pirosseni, ma prive di quarzo e contenenti moderate quantità di plagioclasi ricchi di calcio (Ca+).

• Basalti: sono rocce a grana fine, di colore dal grigio scuro al nero, rappresentano il corrispondente effusivo dei Gabbri; sono le rocce più abbondanti sulla nella crosta terrestre e praticamente costituiscono la base dei fondali oceanici. Sui continenti la sovrapposizione di estese e spesse colate basaltiche a dato origine ai plateau Basaltici.

I minerali che compongono i Gabbri e i Basalti sono:

Pirosseni (Mg/Fe/Ca/Na - SiO3) in percentuale maggiore, Plagioclasi ricchi di calcio (CaAl2Si2O8), Olivina ((Mg,Fe)2SiO4) ed in percentuale minore Anfiboli (Mg,Fe,Ca,Na – Si8O22(OH)2). Come sopra detto si differenziano per le dimensioni granulometriche.

• Peridotiti: sono rocce a grana grossa di colore grigio-verde scuro. Sono costituite prevalentemente da olivina con piccole quantità di anfiboli e pirosseni. Le peridotiti sono le rocce dominanti del mantello terrestre e rappresentano la sorgente delle rocce basaltiche che si formano in corrispondenza delle dorsali oceaniche.

I minerali che compongono le Peridotiti sono:

Olivina ((Mg,Fe)2SiO4 in percentuale maggiore, Pirosseni (Mg/Fe/Ca/Na - SiO3), in percentuale minore, Anfiboli (Mg,Fe,Ca,Na – Si8O22(OH)2)) e Plagioclasi ricchi di calcio (CaAl2Si2O8).

I minerali che compongono il gruppo dell’Amianto sono, come detto nei precedenti paragrafi, suddivisibili in due categorie: i minerali da Anfibolo e da Serpentino. Essi sono tutti silicati, cioè la loro unità strutturale è un tetraedro formato da ossigeno e silicio (Figura 5) (ione silicato SiO4-4), i due elementi più rappresentativi della crosta terrestre.

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Figura 5 - Tetraedro dello ione silicato (http://spazioinwind.libero.it)

2.2.1 Anfiboli del gruppo dell’Amianto

Gli anfiboli (Figura 6) sono silicati di calcio, magnesio, ferro, sodio e alluminio; hanno una struttura a doppia catena (inosilicati). Sono comuni costituenti di rocce silicatiche ignee e metamorfiche. La maggior parte degli anfiboli nelle rocce non ha morfologia asbestiforme. Tuttavia, a causa della presenza di sfaldature secondo l’allungamento e attraverso processi di fratturazione di grani di taglia maggiore, possono assumere abito fibroso. Le fibre hanno diametro variabile, ma molto spesso sono finissime (circa 0,1 µm).

Figura 6 - Struttura degli Anfiboli

Crocidolite:

La formula chimica è Na2Fe3Fe2(Si8O22)(OH)2.

La crocidolite è conosciuta anche come amianto blu del Sud Africa per il suo colore. È la varietà asbestiforme dell’anfibolo alcalino riebeckite. Il minerale deriva da genesi metamorfica ed è presente in rocce sottoposte a metamorfismo di grado medio-basso a chimismo acido (graniti, pegmatiti), ricche di sodio. Le fibre sono aghiformi, dritte e flessibili.

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principalmente in Sud Africa, Australia e Bolivia. È stata molto utilizzato in passato (2,5-3,5 % della produzione mondiale) per la sua resistenza meccanica, la buona flessibilità, la filabilità e una tenuta agli agenti acidi superiore a quella degli altri tipi di amianto.

Amosite:

La formula chimica è (Fe,Mg)7(Si8O22)(OH)2.

L’amosite è un amianto di colore bruno del Sud Africa; il nome deriva infatti dall’acronimo “Asbestos Mines of South Africa”. È la varietà asbestiforme molto rara dei minerali grunerite (varietà lamellare) e cummingtonite (varietà granulare), caratterizzata da fibre aghiformi lunghe, diritte e fragili, di diametro variabile, particolarmente stabili al calore. Anche questo minerale, come la crocidolite, è stato sfruttato commercialmente ed è stato utilizzato prevalentemente come isolante termico. La produzione mondiale ha un range che va dall’1 al 2,5%.

Tremolite:

La formula chimica è Ca2Mg5(Si8O22)(OH)2.

È un anfibolo monoclino calcico dall’aspetto bianco-grigio opaco con fibre aghiformi/prismatiche, più grossolane che fini. Prende il nome dalla Val Tremola (Svizzera). Poco sfruttato commercialmente, è stato tuttavia estratto come contaminante di alcuni depositi di talco e di crisotilo. In natura si trova in rocce metamorfiche di basso e bassissimo grado (serpentini, talcoscisti) e in marmi dolomitici.

Dal punto di vista tecnico ha una buona resistenza all'attacco degli acidi e viene usato come isolante elettrico.

Actinolite:

La formula chimica è Ca2(Fe,Mg)5(Si8O22)(OH)2.

Il nome actinolite deriva dal greco e vuol dire pietra raggiata. È un anfibolo monoclino calcico, si presenta in cristalli prismatici allungati, forma fibre aghiformi rigide, raramente molto fini di colore variabile da verde chiaro a verde-grigio. È presente in metamorfiti femiche di basso grado. Poco sfruttato commercialmente, l’actinolite si ritrova come contaminante dell’amosite. Come la tremolite ha una buona resistenza all'attacco degli acidi.

Antofillite:

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È un anfibolo rombico ferromagnesiaco. In natura si trova in scisti cristallini magnesiferi, come prodotto del metamorfismo di basso grado in presenza d'acqua e di olivina. Di colore grigio-azzurro o verde, si presenta in aggregati fibrosi (fibre aghiformi/prismatiche sia fini che grossolane) o lamellari. I giacimenti di antofillite non sono rari nel mondo, ma la loro importanza economica è scarsa, infatti rappresenta meno dell’1% della produzione mondiale. Famosi i giacimenti finlandesi di Pakkila (produzione cessata nel 1975) di chiare origini ignee. In Italia se ne ritrovano piccole quantità a Baveno (Novara), in Val Passiria (Bolzano) ed all'isola d'Elba (Livorno) nel Monte Capanne. Tra le sue caratteristiche tecniche, la discreta filabilità, la buona flessibilità, l'elevato punto di fusione e soprattutto la ottima resistenza al calore.

2.2.2 Serpentini del gruppo dell’Amianto

I serpentini sono silicati idrati di magnesio, che corrispondono approssimativamente alla composizione Mg3Si2O5(OH)4, facenti parte del gruppo delle cloriti (fillosilicati). Non si presentano in cristalli distinti ma in aggregati lamellari. Hanno una lucentezza sub-resinosa o madreperlacea verde, verde scuro, bruno o nero. Perdono acqua per riscaldamento e sono decomposti dall’acido solforico (H2SO4).

I serpentini esistono in tre forme polimorfe: Antigorite, Lizardite e Crisotilo (Figura 7). Si formano dalla trasformazione, ad opera di processi di metamorfismo oceanico, in parte idrotermale, di rocce di tipo femico-ultrafemico come duniti, peridotiti e pirosseniti, per alterazione di olivina e pirosseni magnesiferi. Gli agenti principali di questa alterazione sono: il calore, la pressione, il tempo e gli elementi chimici in soluzione nei fluidi a contatto con la roccia. I minerali di serpentino sono caratterizzati da una struttura cristallografica data dalla sovrapposizione di piani reticolari costituiti da uno strato tetraedrico, con tetraedri SiO4, polimerizzati in due dimensioni, la cui composizione complessiva risulta Si2O5, e da uno strato triottaedrico con ottaedri (Mg,Fe)3(OH)6. Le strutture dello strato ottaedrico e tetraedrico del serpentino non combaciano bene, ne consegue che le varie strutture e tessiture dei serpentini riflettono le diverse modalità con cui essi vengono a sopperire a questa differenza dimensionale. Sono così possibili varie sequenze di ripetizione, sia regolari che irregolari, che danno origine ai polimorfi (Deer, Howie e Zussman 1994). Nella lizardite gli strati sono planari e il minerale ha una struttura compatta, nell’antigorite sono corrugati a formare una varietà lamellare, nel crisotilo sono ripiegati a spirale in modo da formare tubi cavi che ne determinano la natura fibrosa.

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Figura 7 - Strutture dei polimorfi del serpentino (Clinkenbeard, Churchill e Lee 2002)

Crisotilo:

La formula chimica è Mg3(Si2O5)(OH)4.

Il Crisotilo è un fillosilicato di magnesio, monoclino. Il nome deriva dal greco e significa fibra d'oro; è noto come asbesto bianco. Si presenta in aggregati paralleli o a covoni di fibre rigide o flessibili di lunghezza variabile (può anche raggiungere l’ordine dei dm) di colore verde chiaro-bianco.

È generalmente presente nelle serpentiniti, rocce metamorfiche di basso e bassissimo grado, dove di solito rappresenta il riempimento di fratture; nel caso in cui le fibre siano parallele alle pareti delle fratture possono raggiungere anche lunghezze elevate. La particolare struttura del crisotilo ne determina la morfologia marcatamente fibrosa. Le fibre di crisotilo, composte da due strati aventi struttura chimica differente, tendono a curvarsi formando tubi cavi caratterizzati da un diametri esterno di 250 Å ed uno interno75 Å (Figura 8).

Figura 8 - Fibra di Crisotilo

Il crisotilo è la varietà di asbesto più importante a livello commerciale: rappresenta fino al 95% della produzione mondiale di amianto (Ross 1981). È anche l’unico minerale fibroso attualmente estratto e largamente utilizzato da molti paesi, come Canada, Russia, India, Cina e Giappone.

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2.3 Contesto storico, epidemiologico e normativo

2.3.1 Storico

Dall'antichità fino all'epoca moderna, l'amianto è stato usato per scopi "magici" e "rituali". I Persiani e anche i Romani disponevano di manufatti in amianto per avvolgere i cadaveri da cremare, allo scopo di ottenere ceneri più pure e chiare. Una credenza popolare diceva che l'amianto fosse la lana della salamandra, l'animale che per questo poteva sfidare il fuoco senza danno.

Marco Polo ne Il Milione sfata questa leggenda e racconta che nella provincia cinese di Chingitalas, filando questo minerale si otteneva un tessuto impiegato per confezionare tovaglie.

Risale al '600 la ricetta del medico naturalista Boezio che dimostra l'uso dell'amianto nelle medicine dell'epoca: “Dall'asbesto si fa spesso un unguento miracoloso per il

lattime e per le ulcerazioni delle gambe. Si prendono quattro once di asbesto, due once di piombo, due once di ruta e vengono bruciate, quindi ridotte in polvere vengono macerate in un recipiente di vetro con l'aceto ed ogni giorno, per una volta al giorno per

un mese l'impasto viene agitato; dopo un mese si deve far bollire per un'ora e lo si

lascia riposare finché non diventi chiaro: poi si mescola una dose di codesto aceto bianco con una ugual dose di olio di rosa finché l'unguento sia ben amalgamato: allora si unge tutto il capo del fanciullo per farlo rapidamente guarire: per la scabbia e le vene varicose le parti vengono unte al tramonto finché non sopravvenga la guarigione. Se questo minerale viene sciolto con acqua e zucchero e se ne somministra una piccola dose al mattino tutti i giorni alla donna quando ha perdite bianche, guarisce subito".

L'amianto è rimasto presente nei farmaci sino ai recenti anni '60 per due tipi di preparati: una polvere contro la sudorazione dei piedi ed una pasta dentaria per le otturazioni.

La prima utilizzazione dell'amianto da parte dell'industria risale agli ultimi decenni dell'800. L'incremento nell'estrazione e nell'impiego e quindi nel suo accumulo progressivo nell'ambiente di vita e di lavoro. Un primato alla diffusione dell'amianto spetta anche all'Italia quando nella seconda metà del '800, un’imprenditrice lombarda, Candida Medina Coeli Ferganzi di Gordona Val Chiavenna, si adoperò per valorizzare le cave della Val Malenco (So) di sua proprietà.

L'Italia presentò alcuni campioni del minerale all'Esposizione Universale di Parigi nel 1878. Il mercato mondiale per circa dieci anni fu mantenuto dagli Italiani fino a quando, sul finire del secolo, non vennero scoperti giacimenti più ampi di quelli italiani e ricchi di materiale più pregiato in: Canada, Rhodesia (attuali Zambia e Zimbabwe), Australia e Russia.

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La tendenza alla crescita si è interrotta soltanto a partire dalla seconda metà degli anni '70.

Grande clamore ebbe nel 1903, in seguito ad un incendio che aveva causato 83 morti, la sostituzione nella Metropolitana di Parigi di materiali infiammabili o che producevano scintille, con manufatti contenenti amianto, compresi i freni delle carrozze. Lo stesso avvenne nella metropolitana di Londra e poi nel 1932 per la coibentazione del translatlantico Queen Mary. Questi eventi furono molto reclamizzati tanto da indurre una eccessiva confidenza con l'amianto fino a favorirne una massiccia diffusione in scuole, ospedali, palestre, cinema oltre che in tutti i settori industriali.

In Italia, nella seconda metà degli anni '50, si coibentarono con l'amianto le carrozze ferroviarie, fino ad allora isolate con sughero. (Carnevale e Chellini 1992).

Negli anni 50’ Kent commercializzava sigarette con filtro Micronite a base di amianto. L’amianto è stato usato anche in altri ambiti come sostanza filtrante, tra cui maschere antigas.

I giacimenti principali di amianto in Italia, oltre alla sopracitata Val Malenco, si trovano associati alle formazioni alpine della Valle d'Aosta e del Piemonte (Valle di Lana, Val di Susa e Val di Lanzo).

Trattando il tema dell’amianto risulta indispensabile citare la fabbrica Eternit di Casale Monferrato che rappresentò il più grande stabilimento di manufatti in cemento-amianto d'Europa dal 1907 al 1986, anno della sua chiusura (Associazione familiari vittime dell'amianto s.d.).

2.3.2 Epidemiologico

“…A lavorare con l’amianto è meglio metterci gli operai con più di 40 anni, così è probabile che muoiano di vecchiaia o altro prima di sviluppare un tumore…” (Istituto di

medicina del lavoro dell'Università di Genova 1972).

Come citato nei precedenti paragrafi l’esposizione a fibre di amianto provoca gravissime patologie a danno dell’apparato respiratorio:

Asbestosi:

Malattia respiratoria cronica causata dalla capacità delle fibre di amianto di causare una cicatrizzazione (fibrosi) del tessuto polmonare che subisce un irraggiamento e la conseguente perdita della capacità respiratoria. Esiste una correlazione tra la dose inalata e la risposta dell’organismo. Perché si sviluppi tale patologia è necessaria un’esposizione prolungata ed intensa, pertanto viene delfinata come una malattia

dose-dipendente.

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ridotta quantità di ossigeno che dagli alveoli polmonari passa la sangue.

Non esiste una terapia efficace, e le uniche cure sono mirate al miglioramento delle capacità respiratorie.

Figura 9 - Polmone patologicamente colpito da asbestosi (Confalone 2002)

Mesotelioma pleurico:

Tumore maligno delle membrane sierose di rivestimento dei polmoni (pleura) e degli organi addominale (peritoneo). È una patologia quasi inesistente fra le popolazioni non esposte all’amianto, ma rappresentano il 15% dei tumori che colpiscono persone affette da asbestosi.

I sintomi del mesotelioma pleurico (Figura 10) derivano dall’effetto degli organi che sono a contatto con la massa tumorale. Nelle forme toraciche si verifica un versamento pleurico emorragico accompagnato da affanno, tosse e febbre persistente.

Non esiste alcuna terapia e la sopravvivenza è inferiore ad un anno.

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Carcinoma polmonare:

Tumore maligno che colpisce il polmone. È stata dimostrata una correlazione tra insorgenza della malattia ed esposizione alle fibre di amianto e fumo di tabacco.

I sintomi del carcinoma polmonare (Figura 11) sono: tosse con catarro, affanno, dimagrimento, compromissione grave delle condizioni generali.

Per i tumori di limitate estensioni si tenta un’asportazione chirurgica con successivo trattamento chemioterapico e radioterapico.

Figura 11 - Carcinoma polmonare (Confalone 2002)

Altre Neoplasie:

Numerosi studi hanno evidenziato che la mortalità per tumori in genere è più alta nei lavoratori esposti alle polveri di asbesto che nella popolazione generale, e in particolare sembrano più frequenti i tumori del tratto gastro-intestinale e della laringe. L'aumento della frequenza per queste malattie è comunque molto inferiore rispetto ai tumori polmonari (Confalone 2002).

Placche pleuriche:

Si tratta di ispessimenti benigni del tessuto connettivo della pleura, più o meno estesi, talora calcificati (Figura 12).

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Figura 12 - Placche pleuriche (Confalone 2002)

Di seguito vengono riportati due esempi, tra i più eclatanti, di casi di esposizione alle fibre di amianto.

• Casale Monferrato (AL):

• In Italia è sicuramente il caso che ha portato alla luce la correlazione tra inalazione di fibre asbestiformi e le patologie respiratorie sopracitate.

• Casale Monferrato è un comune di 40.000 abitati situato nella provincia di Alessandria divenuto famoso per la presenza della fabbrica Eternit che produceva, dal 1903 al 1985, manufatti in cemento-amianto.

• La fabbrica era situata a 1,5 km dal centro abitato ed ha avuto circa 4000 dipendenti cumulati nel periodi di attività.

• Solamente nel 1981 ha utilizzato per la creazione di propri prodotti 15.000 tonnellate di amianto di cui il 10% era crocidolite (Magnani s.d.).

• L’esposizione più elevata da parte della popolazione è stata tra il 1907 ed i primi anni ’70.

• I dati epidemiologici dimostrano una strettissima correlazione tra l’attività dell’Eternit e l’incidenza di patologie a carico dell’apparato respiratorio come si vede dai dati del rapporto standardizzato di mortalità (SMR) e dall’intervallo di confidenza al 95% (CI 95%).

• Per gli uomini nel periodo che va dal 1965 al 1993 SMR (rapporto tra il numero osservato di eventi ed il numero di eventi attesi) per quanto riguarda il tumore alla pleura è 3065 e per le donne 5865, il CI 95%, sempre per la medesima patologia, per gli uomini ha un intervallo da 2296 a 4009 e per le donne va da 3630 a 8965 (Magnani s.d.).

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• Lo stabilimento Sacelit-Italcementi ha prodotto manufatti di amianto dal 1948 al 1990, alle sue dipendenze c’erano 561 lavoratori. Anche in questo caso si registra una correlazione diretta tra insorgenza di malattie polmonari ed inalazione di fibre d’amianto.

• Per Senigallia il dato del SMR per gli uomini è 276 e il CI 95% ha un intervallo che va da 175 a 414, per le donne si è registrato un solo caso di mesotelioma pleurico (Pettinari, et al. 1994).

2.3.3 Normativo

Il quadro normativo italiano in materia di amianto è vastissimo, anche se relativamente recente. Generalmente vengono recepite le indicazioni dell’ Unione Europea che ha comunque dovuto provvedere negli ultimi anni a reiterare i divieti in merito al problema amianto per quei paesi dell’Unione che ne facevano ancora uso, come la Grecia. La Direttiva 1999/77/CE infatti vieta qualunque forma di utilizzazione dell’amianto a partire dal 1° gennaio 2005 e la Direttiva 2003/18/CE vieta l’estrazione dell’amianto, nonché la fabbricazione e la trasformazione dei prodotti in amianto. Qualunque nuova esposizione alle fibre d’amianto nelle industrie del settore primario in Europa è quindi vietata. Tuttavia, il problema dell’esposizione all’amianto continua a porsi nel contesto di attività, come rimozione, demolizione, manutenzione; inoltre la predisposizione dei Piani di bonifica e gestione dei rifiuti, hanno messo in evidenza l’elevato rischio ambientale e sanitario correlato alla notevole presenza di amianto sul territorio nazionale. Perciò, alla luce di queste problematiche, la normativa italiana è ancora in continua evoluzione.

Di seguito vengono riportati i riferimenti della normativa nazionale:

• Legge 12/04/1943 n° 455, poi modificata dal D.P.R. 20/03/56 n° 648, l’assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, istituita con Regio decreto 17/8/35 n° 1765, veniva estesa alla silicosi ed all’asbestosi.

• DPR 30/06/65 n° 1124, costituisce il "testo unico" delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Il capo VIII reca disposizioni speciali per la silicosi e l’asbestosi. • D.M. 18/04/73, fissa l’elenco delle malattie per le quali è obbligatoria la

denuncia contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Al punto 1b del paragrafo "Malattie Professionali", provocate dalla inalazione di sostanze ed agenti non compresi in altre voci, si riporta asbestosi, associata o meno alla tubercolosi o un cancro polmonare. Il legislatore ha recepito che l’esposizione all’amianto può anche provocare un cancro. L’adeguamento normativo alle

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conoscenze scientifiche è molto lento: già nel 1955 l’intera comunità scientifica, aveva riconosciuto il nesso causale tra cancro polmonare ed asbesto.

• D.P.R. 09/06/75 n. 482, modifica ed integra le tabelle delle malattie professionali, nell’industria e nell’agricoltura, di cui agli allegati n. 4 e 5 del Decreto del Presidente della Repubblica 30/6/1965.

• Legge 27/12/75 n. 780, contiene specifiche norme riguardanti la silicosi e l’asbestosi, nonché la rivalutazione degli assegni continuativi mensili agli invalidi liquidati in capitale.

• D.P.R. 10/02/82 n. 915, attuazione delle direttive (CEE) n. 75/442 relativa ai rifiuti, n. 76/403 relativa allo smaltimento dei policlorodifenili e dei policlorotrifenili e n. 78/319 relativa ai rifiuti tossici e nocivi, al punto 21 della tabella allegata riporta "Amianto (polveri e fibre)". In questa tabella sono elencate le sostanze, che trasformano un rifiuto speciale in rifiuto tossico e nocivo, sulla base di apposita "concentrazione limite". La "sostanza amianto" con questo decreto viene immessa tra quelle sostanze che sono da considerarsi pericolose, anche ai fini ambientali. Viene regolamentato sia il trasporto sia la collocazione in discarica dei rifiuti contenti amianto.

• Deliberazione del Comitato interministeriale di cui all’art. 5 del D.P.R. 10/09/82 n° 915 "Disposizioni per la prima applicazione dell’art. 4 del Decreto del Presidente della Repubblica 10/09/82 n° 915, concernente lo smaltimento dei rifiuti", stabilisce una concentrazione limite (CL) di 100 mg/kg per Amianto (polveri e fibre libere). Oltre tale valore, i rifiuti contenenti amianto sono classificati rifiuti tossici e nocivi. Sono da collocarsi in discarica tipo 2B per concentrazioni (in polveri e fibre libere) inferiore 10.000 mg/kg; diversamente tali rifiuti debbono essere inviati ad una discarica tipo 2C cioè in un sito "ad alta protezione", in cui si devono riporre a dimora definitiva i rifiuti "più tossici". Si può, pertanto, affermare che già all’epoca, il legislatore aveva preso piena coscienza della tossicità dell’amianto, considerato che è sufficiente 1% di amianto (polvere e fibre libere) per far scattare l’obbligo di inviare detti rifiuti in una discarica ad alta protezione.

• Ordinanza 26/06/86 del Ministero della sanità, aveva posto restrizioni all’immissione sul mercato ed all’uso della crocidolite (amianto blu) e dei prodotti che la contengono. Con questa ordinanza il Ministero della Sanità aveva dimostrato più sensibilità del legislatore che non aveva ancora recepito una direttiva CEE in materia. La crocidolite, con questa ordinanza, viene considerata il più pericoloso degli amianti. (Si ricorda che gli studi di J. C. Wagner, pubblicati nel 1960, erano relativi ad esposizione a crocidolite).

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• Circolare 10/07/1986 n. 45 del Ministero della Sanità titolata "Piano d’interventi e misure tecniche per la individuazione ed eliminazione del rischio connesso all’impiego dei materiali contenenti amianto in edifici scolastici e ospedalieri pubblici e privati". La circolare si propone lo scopo di abbattere patologie neoplastiche correlabili ad esposizioni, anche di lieve entità, ad amianto; tra queste il mesotelioma pleurico. La circolare 45/86, inoltre, segnala che "l’OMS ha recentemente riconosciuto l’impossibilità di individuare per l’amianto una concentrazione nell’aria che rappresenti un rischio nullo per la popolazione, data le proprietà cancerogene di questo inquinante.

• Decreto 16/10/86 del Ministero dell’Industria Commercio ed Artigianato (G.U. n° 278 del 29/11/86) è un’integrazione alle norme del D.P.R. 09/04/59 n° 128, in materia di controllo dell’aria ambiente nelle attività estrattive dell’amianto. Per primo, in Italia, questo decreto, quantunque il suo campo di applicazione fosse limitato alle attività estrattive (è stato successivamente abolito dall’art. 59 del Decreto Legislativo 277/921), ha stabilito i valori massimi di concentrazione a cui i lavoratori possono essere esposti.

• Decreto 21/01/1987 del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale (G. U. n° 35 del 12/02/87), stabilisce le norme tecniche per l’esecuzione delle visite mediche periodiche ai lavoratori esposti al rischio di asbestosi. Viene abolito l’obbligo è della radiografia del torace, da sostituirsi con almeno altri indicatori. • D.P.R. 24/05/88 n° 215, "Attuazione delle direttive CEE, numeri 83/478 e

85/610 recanti rispettivamente la quinta e la settima modifica (amianto) della direttiva CEE n. 76/769 per il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati Membri relative alle restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi, ai sensi dell’art. 15 della legge 16/04/1987, n° 183". Con questa norma è stata, anche, recepita la direttiva CEE, per cui era stata emanata l’Ordinanza del 26/6/86.

• D.M. 26/04/89 del Ministero dell’Ambiente, istituisce il catasto nazionale dei rifiuti. Prevede per quelli a base amianto due codici: H007 (amianto in fibre libere); H008 (materiali contenti amianto, cemento amianto, gomma-amianto ecc.).

• Decreto 12/7/1990, del Ministero dell’Ambiente, stabilisce le linee guida per il contenimento delle emissioni inquinanti degli impianti industriali, e la fissazione dei valori minimi di emissione. Il paragrafo 1.1, sostanze ritenute cancerogene e/o teratogene e/o mutagene, dell’allegato 1.1 individua tre classi di sostanze.

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Nella 1° classe vengono poste le sostanze considerate più pericolose; tra queste è compreso l’amianto (crisotilo, crocidolite, amosite, antofillite, actinolite e tremolite).

• Decreto Legislativo 15/8/1991 n° 277, "Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n° 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge 30/7/1990, n. 212". Il capo III è significativamente titolato "Protezione dei lavoratori contro i rischi connessi all’esposizione ad amianto durante il lavoro". Questo decreto è da considerarsi innovativo nel campo delle leggi di tutela della salute, considerato che anticipa i concetti basilari del Decreto Legislativo n° 626/94 e successive integrazioni e modificazioni, con cui lo Stato Italiano ha recepito le direttive comunitarie in materia di salute dei lavoratori. Ad esempio il concetto di valutazione del rischio, alla base di tutte le azioni finalizzate a garantire la salute dei lavoratori, viene trattato, da questo decreto, all’art. 4 nella sua parte generale ed all’art. 24 per quanto attiene specificatamente l’amianto. • Legge 27/3/1992 n. 257, che contiene norme relative alla cessazione

dell’impiego dell’amianto. L’art. 1 vieta in modo tassativo, "l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto o di prodotti contenenti amianto". Evidente la volontà del legislatore: l’amianto, uno qualsiasi dei sei silicati fibrosi riportati all’art. 23 del D.Lgs 277/91, è posto al bando. È vietato sia nel ciclo produttivo, sia in quello commerciale. La legge 257/92, ha semplicemente arrestato (ma questo era certamente l’obiettivo principale) in modo definitivo qualsiasi aumento, immissione aggiuntiva di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto, sul territorio nazionale. L’art. 10, nell’ambito dei "piani di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica, ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto" prevede al secondo comma lettera b "il censimento delle imprese che utilizzano o abbiano utilizzato amianto", ed alla lettera f) "la rilevazione sistematica delle situazioni di pericolo derivanti dalla presenza di amianto". Preso atto che la legge 257/92 ha arrestato ogni nuova immissione di amianto sul mercato, il definitivo abbattimento del rischio è demandato all’insieme delle attività di bonifica.

• Art. 34 del D.Lgs 277/91, significativamente titolato "Lavori di demolizione o di rimozione dell’amianto". Potente strumento di prevenzione, con l’emanazione della legge 257/92, è divenuto l’articolo più importante di tutto il capo III della norma sopraccitata. Si ricorda che, ai sensi del 1° e 2° comma, il datore di

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lavoro è obbligato a predisporre un "piano di lavoro" ai fini della sicurezza e salute dei lavoratori addetti e della protezione dell’ambiente esterno, prima delle attività di demolizione o di rimozione dell’amianto (o dei materiali che lo contengono) da edifici, strutture, apparecchi ed impianti, mezzi di trasporto. Nel presente contesto, oltre all’art. 34, che testimonia quanto il legislatore tenga in debita considerazione la pericolosità dell’amianto, si ritiene utile ricordare l’ultima frase del comma 2 lettera b dell’art. 28 "L’attività di lavaggio è comunque compresa fra quelle indicate all’art. 22". Il legislatore considera a rischio (certamente non di asbestosi, ma di neoplasie amianto-correlate) anche l’attività di pulizia degli indumenti di lavoro e pertanto la considera rientrante nel campo di applicazione del capo III, stabilito appunto dall’art. 22. L’attività di pulizia, può considerarsi un’attività a "bassa esposizione"

• Legge 27.03.1992 n. 257, Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto.

• Circolare 17.02.93, Censimento imprese.

• Legge 04.08.93 n.27, Disposizioni urgenti per i lavoratori settore amianto

• DPR 13.04.94 n.336, Regolamento recante le nuove tabelle delle malattie professionali nell’industria e nell’agricoltura.

• DPR 08/08/94, Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni e alle provincie autonome di Trento e Bolzano per l’adozione di piani di protezione, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica dell’ambiente, ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto.

• 1994 il Ministero della Sanità, emanava sul s.o. alla G.U. n° 288 del 10/12/94, il Decreto 06/09/94 " Normative e metodologie tecniche di applicazione dell’art. 6, comma 3, e dell’art. 12 comma 2 della legge 27/3/1992, n. 257, relativa alla cessazione dell’impiego dell’amianto". Il decreto stabilisce, tra l’altro, le modalità tecniche da adottarsi, per le attività di bonifica.

• Decreto Legislativo 17/3/95, n° 114, "Attuazione della direttiva 87/217/CEE in materia di prevenzione e riduzione dell’inquinamento dell’ambiente causato dall’amianto". Il decreto fissa le concentrazioni di amianto alle emissioni e nelle acque di scarico. Il legislatore con questo decreto, riconferma ancora una volta l’interesse collettivo nel limitare qualsiasi forma d’inquinamento da amianto, anche in dipendenza del fatto che attualmente non sono ancora noti (se mai li si potrà stabilire) i valori di concentrazione di amianto aerodisperso, al di sotto dei quali non vi è più rischio di contrarre malattie neoplastiche amianto correlate.

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• Decreto Ministeriale 26/10/95, "Normative e metodologie tecniche per la valutazione del rischio, il controllo, la manutenzione e la bonifica dei materiali contenenti amianto presenti nei mezzi rotabili".

• DPCM 16.11.95, Normative e metodologie tecniche per la valutazione del rischio, il controllo e la bonifica di siti industriali dismessi. Criteri per la manutenzione e l’uso di unità prefabbricate contenenti amianto. Criteri per la manutenzione e l’uso di tubazioni e cassoni di cemento amianto destinati al trasporto e/o al deposito di acqua potabile e non

• Decreto Ministeriale 14/5/96 (s.o. G.U. n° 251 del 25/10/96), "Normative e metodologie per gli interventi di bonifica, ivi compresi quelli per rendere innocuo l’amianto, previsto dall’art. 5, comma 1, lettera f), della legge 27/3/92, n° 257, recante: Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto". Quest’ultimo decreto è costituito da cinque allegati e precisamente:

o allegato 1: Normative e metodologie tecniche per la valutazione del rischio, il controllo e la bonifica di siti industriali dismessi;

o allegato 2: Criteri per la manutenzione e l’uso di unità prefabbricate contenenti amianto;

o allegato 3: Criteri per l’uso e la manutenzione di tubazioni e cassoni in cemento-amianto destinati al trasporto e/o al deposito di acqua potabile e non;

o allegato 4: Criteri relativi alla classificazione ed all’utilizzo delle "pietre verdi" in funzione del loro contenuto di amianto;

o allegato 5: Requisiti dei laboratori pubblici e privati che intendono effettuare attività analitiche sull’amianto.

• Decreto Legislativo 5/2/1997 n. 22, modificato successivamente dal Decreto Legislativo 8/11/97 n. 389 "Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CEE sugli imballaggi e sui rifiuti pericolosi". L’allegato "A" (previsto dall’art. 6, comma 1, lettera a) al punto 2 Catalogo Europeo dei Rifiuti, individua i materiali contenenti amianto con i seguenti codici:

o 160204 - apparecchiature fuori uso contenenti amianto in fibre

o 160206 - rifiuti derivanti dai processi di lavorazione dell’amianto

o 170105 - materiali da costruzione a base amianto

o 170601 - materiali isolanti contenenti amianto

L’allegato "D" previsto dall’art. 7 comma 4), fornisce l’elenco dei rifiuti pericolosi ai sensi dell’art. 1, paragrafo 4 della direttiva 91/689/CEE. La designazione

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"Rifiuti di costruzione e demolizione (compresa la costruzione di strade) è individuato dal codice CER 17. Il sottocodice 1706 ha designazione "Materiale isolanti"; il codice 170601 "materiali isolanti contenenti amianto. Nel codice CER 17 non è inserito nessun altro tipo di rifiuto. Occorre evidenziare che mentre la norma abolisce il D.P.R. n° 915/82, lascia in vita alcune norme tecniche da esso derivante. Nei fatti è ancora operante la deliberazione del 1984.

D.M. 12.02.97 Criteri per l’omologazione dei materiali sostitutivi dell’amianto (Concerto Industria-Ambiente- Sanità) G.U. n. 60 del 13.03.97

• Decreto Ministeriale 07.07.97, Approvazione della scheda di partecipazione al programma di controllo di qualità per l’idoneità dei laboratori di analisi che operano nel settore “amianto”.

• Art. 5/1 lettera c della L. 257/92, Disciplinari tecnici sulle modalità per il trasporto e il deposito dei rifiuti di amianto nonché sul trattamento l’imballaggio la ricopertura dei rifiuti medesimi nelle discariche autorizzate ai sensi del D.P.R. 10/9/82 n. 915 e ssmmii (Concerto Ambiente-Sanità) documento licenziato il 27-06-97 dalla Commissione, per predisposizione decreto previsto all’art. 6/4 mai pubblicato (in corso di aggiornamento).

• Decreto Ministeriale 26.03.98, Elenco contenente i nomi delle imprese e dei materiali sostitutivi dell’amianto che hanno ottenuto l’omologazione

• Legge 09.12.98 n. 426, Nuovi interventi in campo ambientale, art. 4 comma 29. • Direttiva 1999/77/CE del 26 luglio 1999 (GUCE 6-8-1999 L207/18) che adegua

per la 6°volta al progresso tecnico l'allegato 1 della direttiva 76/769/CEE del Consiglio concernente il riavvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative alle restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi (amianto).

• Decreto 20 agosto 1999 (G.U. n. 249 del 22-10-1999) "Ampliamento delle normative e delle metodologie tecniche per gli interventi di bonifica, ivi compresi quelli per rendere innocuo l'amianto, previsti dall'art. 5, comma 1, lett. f) della legge 27 marzo 1992, n. 257, recante norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto.

• Deliberazione 1 febbraio 2000 (GU n. 90, del 17-4-2000) "Criteri per l'iscrizione all'albo nella categoria 10- bonifica dei beni contenenti amianto" il quale fissa in particolare i requisiti di idoneità tecnica e di capacità finanziaria per l'iscrizione all'albo.

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• Circolare del Ministero della Sanità 15-03-2000 n. 4 (GU n. 88 del 14-04-2000) "Note esplicative del decreto ministeriale 1 settembre 1998 recante: "Disposizioni relative alla classificazione, imballaggio ed etichettatura di sostanze pericolose ( fibre artificiali, vetrose)" Tali sostanze differiscono dal punto di vista fisico e biologico dall'amianto, ma meritano particolare attenzione a causa del loro potenziale potere cancerogeno, dimostrato da alcuni studi su lavoratori esposti ed animali.

• Circolare 10-05-2000 n. 7 (GU 26-5-2000 n. 121) che rettifica alcune imperfezioni riscontrate al testo della circolare n. 4 del 15 marzo 2000.

• Legge.23.03.01 n.93, Disposizioni in campo ambientale

o Art. 20 “Censimento dell’amianto e interventi di bonifica”. • Decreto Ministeriale 25.07.01, Rettifica al decreto 20 agosto 1999

• Decreto Ministeriale 18.09.01 Regolamento recante: “programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale” (Ministero della Salute 2002).

Figura

Figura 2 - Fibre di Amianto viste al microscopio elettronico
Figura 3 - Giacimenti di Amianto nel Mondo (Tutto sull'amianto s.d.).
Figura 5 - Tetraedro dello ione silicato (http://spazioinwind.libero.it)
Figura 7 - Strutture dei polimorfi del serpentino (Clinkenbeard, Churchill e Lee 2002)
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Riferimenti

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