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2.Patrimonio ambientale

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Academic year: 2021

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2.Patrimonio ambientale

Da un punto di vista orografico Piazza al Serchio è abbracciato dalle catene montuose della dorsale appenninica e da quella apuana; i monti che interessano questa zona comprendono altezze che vanno da un minimo di circa 435 m s.l.m ad un massimo di 1475 m s.l.m.

Le montagne che interesano il comune fanno parte della dorsale Silicoclastica tipica del crinale appenninico settentrionale le cui condizioni sono tali da permettere l’esistenza sia di praterie sommitali che di estensioni forestali di grande valore ecologico. Il sistema ha una forte capacità di contenere la produzione di deflusso superficiale e di alimentare falde acquifere, superficiali o di moderata profondità, e sorgenti, comprese quelle di corsi d’acqua di grande importanza. Il suo peso nel bilancio dei bacini idrografici è molto elevato; l’estensione e la posizione orografica lo rendono infatti recipiente di una aliquota elevata di piogge.

Veduta sul comune di Piazza al Sercho dalla strada che collega il paese con il parco dell'orecchiella in direzione Orzaglia, sullo sfondo più lontano si possono ammirare i tratti definiti del versante apuano, su tutti spicca il monte Pisanino mentre ricoperti da una verdeggiante vegetazione spiccano i cartteri più dolci della dorsale Silicoclastica.

Le forme caratteristiche presentano versanti tipicamente asimmetrici rispetto ai crinali. I

versanti a franapoggio sono più dolci e spesso si allungano fino alle sommità; i versanti

a reggipoggio sono anche precipiti, nel qual caso presentano accumuli detritici al piede

di versante.

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Disegno illustrativo della differenza tra Franapoggio e Reggipoggio visibile dalla qualità della pendenza, il primo più dolce rispetto al secondo, ma anche perchè rispetto alle curve di pendenza il reggipoggio va in direzione opposta.

I boschi che caratterizzano questi altipiani sono caratterizzati principalmente da:

Conifere Colture Douglassiane Sono piccole colture che si trovano sparse per i boschi del comune che sono state impiantate dagli anni 50' la dove una volta c'erano i campi coltivati, ad oggi ci sono incentivi per disboscare e ripristinare con alberi da frutto

Latifoglie Boschi di Castagno,

Cerro,Carpino nero e Agaggio; poi si possono trovare non sotto forma boschiva altre specie come:

Nocella, Biancospino, Ontano, Acero, Crugnolo ecc..

I boschi di Castagno venivano sfruttati per la raccolta dei suoi frutti mentre le altre piante per la maggior parte sono boschi cedui.

Il paesaggio che si ha difronte è caratterizzato da una fitta vegetazione che nasconde quelli che un tempo erano zone dedicate all'agricoltura e all'allevamento, fenomeni già descritti nel capitolo sul contesto generale della Garfagnana, soprattutto per quanto riguarda i versanti franapoggio, ma non essendo questa una ricerca prettamente storica voglio concentrare le mie forze sugli aspetti contemporanei, come si presenta oggi il patrimonio ambientale del paese?

Ecco una mappatura della divisione sulla capacità di utilizzo del suolo nel comune

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:

86 Mappa della regione Toscana S.I.T.A consultabile dal sito internet

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Come si nota dalla mappatura le zone confinanti con gli altri comuni, Sillano, Giuncugnano, Minucciano e San Romano, sono per la maggior parte caratterizzate da pascolo e forestazione, perchè qui si trovano i rilievi montani più rilevanti per la zona.

Addentrandoci nell'entroterra si delinea una piccola regione verde che sta appunto ad indicare una maggiore possibilità di coltivazione seppur limitata a una certa tipologia di culture; cereali, foraggio e patate.

Questa particolarità spetta alle località di Cogna e scendendo fino a San Michele a tutta la zona denominata Colli dove ancora oggi si possono notare le coltivazioni a grano, farro e foraggio. In queste zone, soprattutto sui monti di Cogna si trova la gran parte degli usi civici del comune, circa 300 ettari, la cui importanza come bene comune verrà sottolineata nelle conclusioni di questo lavoro.

Di particolare interesse, in questo senso, risulta essere la zona bassa del paese di Piazza

denominata Piazza Bassa dove si notano degli appezzameni di terreno nella zona

adiacente al fiume Acquabinaca che discende dalle Alpi Apuane.

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Veduta del paesaggio agrario sopra della zona denominata I Colli sullo sfondo l'Appennino Tosco Emiliano

Veduta della zona agricola in Piazza Bassa sulla destra Piazza al Serchio

Le montagne oltre ad essere importanti per quello che riguarda il loro sfruttamento

agricolo e pastorale lo sono poiché da esse nasce tutta la riserva idrica naturale che

bagna e aiuta chi vive questi luoghi, in particolare se parliamo del comune di Piazza al

Serchio il riferimento d'obbligo è per il fiume Serchio che nasce sul Monte Romecchio e

bagna i confini del territorio in esame all'incirca in località Vergnano.

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Questo fiume deve la sua importanza a una serie di affluenti, tra fiumi e fossi, del territorio del comune, secondo un censimento della regione toscana

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sono ben 27:

Covezza di Verrucole Torrente che incontra il Serchio in località Pradaccio Fiume di Capoli Torrente che scende verso valle dalla località Capoli Fiume Serchio di Sillano Costeggia il Monte di Cogna e si unisce al Serchio di

Sillano

Fiume Serchio di Soraggio Si unisce con quello di Sillano e forma il Serchio in Cogna

Fosso Canal Grande Fosso nei pressi di Verrucolette (Minucciano) Fosso dei Cerri Alimenta il Fiume di Capoli

Fosso dei Topi Parte da S.Anastasio e si congiunge nei pressi di Campagnola

Fosso del Forconi Si trova nei pressi di Castagnola (Minucciano)

Fosso della Bandita Si tuffa nell'Acquabianca in Loc. La Bandita, Nicciano Fosso della Maroscia Scende da Verrucolette si tuffa nell'Acquabianca Fosso della Mattonaia Si trova nei pressi di Dalli Sopra (Sillano)

Fosso della Sale Scende dai Grotti di Sassina e si tuffa nell'Acquabianca a Piazza

Fosso della Siepe Fosso in Loc. Cesto Freddo

Fosso della Soraggia Sito in Monte Vibbio, Piazza al Serchio, alimenta l'acquabianca

Fosso della Tana Fosso nei pressi di Orzaglia (San Romano) Fosso delle Fornaci Alimenta il Fiume di Capoli (Giuncugnano) Fosso del Monte Sito nei pressi di Sillano

Fosso del Morrone Dal Colletto di Debbia arriva nei pressi del mulino di Gragnana

Fosso del Solcaccio In zona Boccagiana si tuffa nel Fosso delle Fornaci Fosso di Collecchia Nasce tra Castagnola e Cortia si tuffa nell'acquabianca Fosso di Coscie Nasce in Loc. Scorticata,Piazza al Serchio, si tuffa nel

Serchio

Fosso di Gragnana Nasce nei pressi di Casa Nipoiana e si tuffa nell'acquabianca

Fosso di Verrucola Piccolo tratto che si trova nei pressi de la Maroscia Fosso Ritola Nasce poco sopra S.Donnino e si tuffa nel Serchio

87 Consultabile alla pagina

http://www502.regione.toscana.it/geoscopio/servizi/wfs/html/elenco_fiumi.html?com=PIAZZA

%20AL%20SERCHIO

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Fosso Valle Scende da loc.Valle (San Romano) fino al Serchio in Loc.Cosina

Il fiumicello Fosso che unisce il Fiume Capoli con quello di Gragnana Torrente Acquabinaca Nasce dai monti di Gorfigliano (Minucciano) e si unisce

al Serchio nei pressi di San Donnino (Piazza al Serchio)

Come si può vedere il fiume Serchio, che in origine è diviso tra quello di Sillano e quello di Soraggio che poi si incontrano in località Cogna (comune di Piazza al Serchio), ha in se molte arterie che provengono dai comuni limitrofi; San Romano, Giuncugnano, Minucciano.

Le arterie principali sono l'Acquabianca che nasce dalle apuane e il Serchio che invece ha origini appenniniche, queste si incontrano nel comune di Piazza al Serchio ai piedi del colle, di notevole

rilevanza storica per il paese, chiamato Castelvecchio.

Vista del ponte di cogna, attraversamento al di sotto del quale si uniscono il Serchio di Sillano con quello di Soraggio

Per migliorare il monitoraggio del bacino fluviale l'Unione dei Comuni (ex Comunità

Montana) ha creato la figura dell' “agricoltore custode” che spetta a tutti coloro che

sono imprenditori agricoli professionali (IAP) o coltivatori diretti, in forma singola o

associata, che esercitano nel comprensorio di bonifica n.4 Valle del Serchio.

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Il loro compito è quello di fare attività di sorveglianza di fiumi e fossi della zona con il fine di prevenire inondazioni e sostenere l'attività delle autorità competenti attraverso delle segnalazioni sul portale Idramap

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.

Continuando la descrizione degli aspetti naturalistici del territorio si deve parlare della conformazione rocciosa che comprende la zona del fiume Serchio una volta attraversato il ponte del paese in località Cimocroce, qui si può trovare un gruppo di rocce di origine vulcanica appartenenti ad apparati eruttivi attivi almeno 60 milioni di anni fa.

Sono rilievi di forma conica, dovuta a fattori erosivi, che presentano delle pareti verticali, di composizione eterogenea per lo più composte da: blocchi di arenarie, calcareniti, calcari marnosi e calcari silicei.

Alcune immagini dei maestosi Doglioni

Vista aerea della località Cimocroce compresa tra i rilievi di origine magmatica

Una delle pareti verticali che li caratterizzano

Altri siti di notevole interesse geologico ma anche per quanto riguarda l'immaginario folclorico si possono trovare in direzione Nord-Est dalla frazione di Borsigliana, al confine con il comune di Sillano, si tratta di grotte che sono conosciute come Grotte delle Fate.

88 ttp://www.bonificavalleserchio.it/manutenzioni/

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Dalla planimetria risultano comprese tra le località Camporzano e Bieti ad altezze tra i 1100 e i 1250 metri; di seguito riporto una riproduzione in scala con le curve di livello; i punti di interesse sono quelli indicati sono indicati con i numeri 42, 43, 44, 1566.

Di queste grotte, fatta eccezione di quelle vicine del comune di Sillano non sono riuscito

a trovare descrizioni di interesse geologico ma solo in termini di racconti immaginari, le

fole.

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Il potenziale di queste zone può essere misurato anche in termnini di disponibilità di biomasse il comune infatti, in seguito alle politiche degli anni 60\70 sulla base di richieste di prodotti legnosi, è ricco di colture di conifera e boschi d'alto fusto che sulla base di una rivisitazione normativa potrebbero essere sfruttati per la ceduazione a cicli brevi per la produzione di prodotti come il cippato.

Parlando di questa risorsa il comune in accordo con alcune aziende locali ha attivato una centrale di teleriscaldamento a biomasse che alimenta il riscaldamento e i servizi delle abitazioni di una parte del paese, questa centrale pur essendo a cippato non funziona ancora totalmente con le risorse del luogo.

In vista di una ipotetica autonomia energetica di comunità queste esperienze, una volta fatti i dovuti calcoli in termini di resa e inquinamento, possono rappresentare una tassello verso uno sviluppo locale autosostenibile. Questo non può non partire da una conoscenza accurata e professionale del suo patrimonio naturale che qui ho provato a schematizzare senza la pretesa di esaurirlo nella sua completezza in virtù di una mancanza del bagaglio culturale necessario che implica l'integrazione di varie discipline scientifiche; scienze della terra, scienziati sociali, storici, antropologi ecc....

Centrale a cippato nel Comune di Piazza al Serchio presso le piscine comunali

Il lavoro fin qui fatto come quello che emergerà nei prossimi paragrafi non ha altre

pretese se non quelle di accendere tanti piccoli lumicini che possano indicare una

possibilità endogena al ripopolamento di queste zone.

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3.Lettura Urbanistica

Calibrando il focus dell'attenzione verso gli aspetti che caratterizzano Piazza al Serchio da un punto di vista urbano si nota come il paese sia molto frammentato e discontinuo nelle sue caratteristiche quasi a rappresentare una coscienza di luogo molto confusa.

Emblematico, a mio avviso, è il caso de la Sala luogo storico risalente ad epoca medioevale, tutt'ora abitato, accanto alla quale oggi sorge una struttura in prefabbricato.

Prefabbricato attività artigianale Antico borgo difronte al quale sorge il fabbricato in questione

All'origine di queste distorsioni del tessuto urbano a mio avviso c'è sia un cambio paradigmatico del “uso e del modo di vivere il territorio”, da paesaggio agricolo a paesaggio post-agricolo caratterizzato per lo più da piccoli e medi fabbricati a uso commerciale ed abitativo, ma anche tutta una serie di ragioni strumentali derivanti dal complesso normativo che regola la progettazione e trasformazione del luogo, in questo caso il Piano Regolatore.

Questo strumento, che dovrebbe essere superato dal Piano Strutturale, risale, come prima forma normativa sovraordinata di governo del territorio del comune di Piazza al Serchio, al 1972 e fa riferimento in termini di applicazione delle trasformazioni al Regolamento Edilizio del 1956.

Queste normative, ormai obsolete, si presentano come rigide suddivisioni in particelle

del territorio di cui si prevedono gli usi e le destinazioni e le relative varianti che ne

possono essere richieste, ciò lo caratterizza come uno strumento di attuazione

immediata di progetti sulle singole parti e non come una mappatura per una visione di

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insieme del luogo traducibile in soggetto vivente ad alta complessità. Le necessità che hanno portato originariamente all'adozione del piano regolatore sono strettamente funzionali, infatti questo strumento serviva a governare l'espansione edilizia con scarsa attenzione alle zone non urbane dove i centri storici rappresentavano solo un bene estetico scarsamente tutelato.

Attualmente il comune non ha ancora adottato quello che la legge regionale 1\2005 definisce “piano strutturale “ (PSC) e ciò rappresenta un grosso limite per la possibilità di progettazione del tessuto territoriale, poiché normativamente facendo ancora riferimento al PRGC non si possono effettuare modifiche in loco fino all'attuazione delle nuove normative per il rischio che le precedenti collidano con le successive; la nuova normativa include in se tutta una serie di strumenti sensibili al valore del luogo e di chi lo abita tali da creare delle situazioni, almeno teoricamente, favorevoli alla ripresa della coscienza di luogo

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.

Nella parte introduttiva del testo normativo regionale del 3 gennaio (L.R 1\2005) Norme per il governo del territorio emerge chiaramente la volontà di puntare a uno sviluppo sostenibile partendo da attività , sia pubbliche che private, che sappiano tutelare i beni comuni in questo caso il territorio, sia per le generazioni presenti che per quelle future.

Questo buon proposito deve passare attraverso la valorizzazione della tendenze locali allo sviluppo, alla valorizzazione dei servizi pubblici e lo sviluppo di prestazioni ad essi derivanti, promuovere città policentriche cercando dunque integrazione tra i diversi sistemi territoriali e oltre creando qualità insediativa ed edilizia che garantisca riduzione dei consumi energetici, eliminazione barriere architettoniche, cura dell'ambiente naturale, sanità ecc..

Le risorse essenziali del territorio vengono definite oltre dal patrimonio naturalistico, come aria, acqua ecc.., anche dal paesaggio e i documenti della cultura, i sistemi infrastrutturali e tecnologici; le azioni di trasformazione del territorio devono essere fatte e valutate sulla base degli effetti complessivi sulle risorse territoriali, ogni nuova occupazione del suolo può essere concessa solo qualora non sussistano le possibilità di una bonifica o ristrutturazione di strutture preesistenti oppure solo se volte alla riqualificazione di sistemi territoriali complessi

90

.

89 Le informazioni sono state ricavate mediante colloqui con l'ufficio tecnico del comune 90 Questa parte relativa alle risorse essenziali del territorio si ritrova anche nel PRGC

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A sostegno di quanto ho affermato sulla relazione tra L.R 1\2005 e coscienza di luogo ci sono gli articoli 4 e 5 rispettivamente invarianti strutturali e statuto del luogo a cui far riferimento per la lettura e trasformazione del territorio. Le prime rappresentano le risorse essenziali di un territorio che sono incluse all'interno dello statuto sotto forma di regolamento che ne determina la loro tutela e valorizzazione da rispettare per garantire lo sviluppo sostenibile, questo complesso sistema di pianificazione territoriale si avvale di tre strumenti principali: il piano regionale di indirizzo territoriale disciplinato dall'art. 48; il piano territoriale di coordinamento provinciale disciplinato dall'art. 51;

il piano strutturale comunale disciplinato dall'art. 53.

I riferimenti presenti negli articoli quattro e cinque ci fanno cogliere il nesso che c'è tra il nuovo testo normativo e quanto affermato nei primi due capitoli, di questo mio lavoro, in merito ai nuovi strumenti di progettazione declamati da A.Magnaghi nel suo progetto di sviluppo locale (auto)sostenibile, nel PRGC il mancato riferimento a queste pratiche rappresenta un limite per la progettazione del territorio infatti il suo carattere normativo prescrittivo, che fissa in maniera rigida le modalità di utilizzo del suolo, determina un ingabbiamento delle aree in una dimensione monofunzionale, al contrario il PSC determina e fissa i criteri e le regole generali a cui dovranno rifarsi gli strumenti attuativi ed operativi in un quadro di riferimento molto flessibile e attento alle risorse specifiche di un territorio promuovendo l'immaginario collettivo.

Tornando al caso PRGC del comune di Piazza al Serchio questo delinea un quadro dove

predomina l'area boschiva che si suddivide in zone boscate, zone agricole e pascolo e

zone agricole a tutela dei centri di antica formazione, queste sono le aree che

prevalentemente hanno rappresentato nel corso degli anni la vita dei contadini e si

diramano a partire dalle zone rosse denominate zone di interesse storico, antichi

borghi, risalenti ad epoca medioevale, costituiti per lo più da case in sasso progettate o

rivalutate in funzione della vita lavorativa agro-pastorale. Queste nella maggior parte

dei casi presentano una stalla adiacente all'abitazione e una piazzetta di proprietà

denominata aia nella parte che divide la strada o la piazza dall'ingresso principale che

aveva duplice funzione: relazionale e lavorativa; qui infatti nei periodi di raccolta di

grano, mais ecc.. si effettuavano le lavorazioni necessarie sui prodotti, come la

sgranatura delle pannocchie, cercando di coinvolgere sempre il vicinato in una attività

di reciproco aiuto, era anche in questi momenti che si animavano le serate

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condividendo esperienze vere o verosimili, in linea con la tradizione delle fole (favole) che caratterizza questi luoghi. Era nello spazio aperto del paese che si svolgeva la vita di comunità, il suo uso ne determinava l'identità molto di più degli edifici stessi questi infatti avevano una funzionalità malleabile, la contrada era il luogo dell'economia locale e dei mestieri, tutto questo è stato condannato a scomparire dalla nuova progettazione monofunzionale.

Ecco un esempio di Aia in località Piazza Bassa

La polifunzionalità dei villaggi contadini o dei piccoli aggregati di casali e corti è sottolineata anche Lucio Gambi

91

il quale afferma che ogni unità agricola di insediamento, fino agli inizi del secolo xx° secolo, era tenuta a svolgere da sola le funzioni che all'opposto nei paesi di forte industrializzazione si articolano in parti dislocate. Il corpo edile che fa da polo operativo dell'impresa rurale si riscontravano dunque parti destinate a compiti diversi: spazio per gli attrezzi, macchine, luoghi per la lavorazione e la messa in sicurezza dei raccolti, annessi dove cuocere il pane, dove procurarsi l'acqua ecc.. . Queste dimore rappresentavano il fulcro sociale dell'attività e il suo più chiaro elemento di individuazione; la sintesi di quanto vi si compie.

Questi piccoli centri essendo un carattere narrativo della vita contadina ci raccontano anche di come questo genere di esistenza sia mutata e questo è visibile nella trasformazione delle forme funzionali delle abitazioni contadine, nel caso specifico del comune in questione molte stalle, concimaie ed altro sono spesso ristrutturate in funzione di un nuovo modo di vivere: nascono gli agriturismi, moti trasformano i piccoli spazi dove dimoravano gli animali in taverne.

91 Lucio Gambi, La cognizione del paesaggio, a cura di Maria Pia Guermandi eGiuseppina Tonet, Bononia University Press

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Le strutture residenziali di più recente formazione, dagli anni 50 in poi che sono comprese nelle zone residenziali di espansione, zone per edilizia popolare e zone soggette a piano di recupero, si sviluppano nel versante compreso tra il fiume Serchio e l' Acquabianca, partendo dalla stazione ferroviaria e salendo ad ovest inizia tutto il complesso di case e condomini che arriva fino alla zona di più recente trasformazione denominata I Colli dove oltre agli appezzamenti di terreno coltivati a foraggio e farro spiccano ville di almeno 200 m² isolate le une dalle altre e protette da cancelli elettrici, telecamere e allarmi. La curiosità di questi nuovi “quartieri” del paese è che nascono in zone dove una volta la vita collettiva del lavoro dei campi caratterizzava questi luoghi che oggi sono (ri)progettati sotto forma di tante abitazioni a scatola chiusa dove la vita privata predomina su quella pubblica tanto da non prevedere degli spazi collettivi e pubblici in cui gli abitanti, che seppur vicini al centro ne sono isolati poiché situati su un colle che sovrasta il comune, possono ricreare uno spazio abitato e non solo edificato. Il resto del paese esclusa la zona di Piazza Bassa centro di interesse storico, si presenta come complesso di case tra loro molto eterogeneo che non ha un vero e proprio nucleo da cui si sviluppa, la maggiore concentrazione di abitazioni singole o appartamenti si ha nella zona adiacente a Piazza Giovanni XXIII° luogo adibito a parcheggio.

Palazzine di edilizia popolare nel comune

Colognola Piazza al Serchio San Michele

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Località i Colli

Il Paese

Veduta del paese in primo piano sotto la chiesa veduta di Borgo Sala, centro storico,

sulla sinistra lo sviluppo del centro abitato e nel punto più alto sopra il campanile le

case della località I Colli.

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Veduta del centro in località Piazza Bassa al centro le case con l'aia difronte e sulla sinistra la stalla.

Veduta del complesso di edifici che al suo interno racchiude la piazza centrale si

nota in maniera evidente l'estrema confusione architettonica che caratterizza il paese

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Di notevole interesse storico-sociologico ma anche urbanistico è il piccolo villaggio UNRRA che si trova al confine con la frazione di San Michele; questa zona fu costruita dall' United Nations Relief and Rehabilitation Administration (UNRRA) un'organizzazione delle Nazioni Unite, con sede a Washington, istituita il 9 novembre del 1943 per assistere economicamente e civilmente i paesi usciti gravemente danneggiati dalla seconda guerra mondiale. Il gruppetto di case presenta caratteristiche simili, si suddividono su due piani e ciascuna difronte o nel retro ha il suo piccolo appezzamento di terreno funzionale alla creazione di un piccolo orto e\o allevamento di animali di piccola taglia, per il sostentamento primario delle famiglie, interessante come gesto progettuale comunitario è la presenza di un forno comune che le famiglie utilizzavano a turno per cuocere pane o altro. Questo esempio urbano di villaggio post- bellico, che tutt'oggi ospita circa una dozzina di famiglie, rappresenta un progetto in linea con quella che in generale era la conformazione dei paesi nei periodi prima della guerra quando ciascuno aveva o si preoccupava di avere un pezzetto di terreno da adibire ad orto ed in molte piccole realtà esisteva il forno comune.

Villaggio UNRRA

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Continuando l'osservazione a fasce di colori che si presenta nel PRGC emerge il verde chiaro che indica le zone di verde pubblico le macchie più grandi si trovano in località Bertolina, dove una vasta area è occupata dallo stadio comunale “Roberto Nobili”

sfruttato esclusivamente per attività calcistiche e adibito a punto di raccolta dalla

protezione civile in caso di calamità.

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Altre piccole zone di verde sono state trasformate in parchi giochi per bambini nei pressi delle scuole o adiacenti a strade e piazze, proprio queste ultime si presentano in prevalenza come parcheggio sin dalla loro progettazione. la piazza centrale del paese, piazza Giovanni XXIII°, non è attrezzata per essere sfruttata come punto di incontro e socializzazione tra le persone ma è limitata al traffico automobilistico dove poter posteggiare e accedere ad alcuni servizi come bar, farmacia e tabacchino. Questa mancata funzione di spazio pubblico di socializzazione è sopperita dall'adiacente piazza Claudio Bechelli la quale recentemente ristrutturata presenta spazio verde e panchine, inoltre è stato costruito un campo polivalente in erba sintetica che viene sfruttata dalle scuole nell'orario scolastico e nel pomeriggio vine sfruttato dai ragazzi come spazio pubblico ludico e di socializzazione.

La descrizione cromatica prosegue in direzione zone artigiane e industriali di completamento contraddistinte dal colore senape, queste prevalentemente si ritrovano in località Bertolina dove sono presenti alcune sedi e magazzini di aziende nel ramo della carpenteria, assicurazioni, autolavaggi, meccanici per auto e tutta una serie di servizi come bar, supermercato, negozi di articoli per la casa.

Zona industriale in località Bertolina

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Questa zona che si sta sviluppando in questi ultimi anni, soprattutto dopo la costruzione del complesso di case di edilizia popolare che sorgono a poche decine di metri da qui, si presenta come un fenomeno di nuova urbanizzazione dove ancora una volta l'aspetto pubblico e di socializzazione è limitato per l'assenza di spazi come una piazza o altro luogo pubblico di aggregazione in cui i lavoratori e gli abitanti possano ritrovarsi.

Altra zona industriale si trova nella frazione di San Michele dove fino a qualche anno fa era attivo un laboratorio per il taglio e lo smistamento dei blocchi di marmo che veniva prelevato dalle vicine apuane, questo complesso oggi non è del tutto abbandonato ma rimangono ancora gli uffici amministrativi dell'azienda.

La terza regione del comune interessata da area artigiana ed industriale è quella che si

trova lungo la strada che unisce il comune di Piazza al Serchio con quello di Sillano

precisamente in località Cosina dove sono presenti capannoni che riguardano attività di

ferramenta, idraulica e officina meccanica. In ultima analisi troviamo due aree ristrette a

confine tra le frazioni di Gragnana e Colognola, nel primo caso abbiamo un'area in

disuso che era occupata da una falegnameria ormai chiusa e adiacente si trova un

ingrosso di fornitura di materiali edili, nel secondo caso sorge un piccolo complesso

nato dalle ceneri di una cementeria, ad oggi demolita, al posto della quale oggi troviamo

la sede di tre aziende, una si occupa di carpenteria, l'altra è la SPA che gestisce il

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servizio idrico della zona ed infine abbiamo la sede produttiva e amministrativa di prodotti locali.

Gli spazi destinati a questi generi di attività sono molto ristretti e questo perché la profondità storica e le caratteristiche morfologiche della zona non sono in linea con un tipo di economia industriale che privilegia più i luoghi pianeggianti e attrezzati da un sistema stradale facilmente percorribile e raggiungibile. I capannoni presenti sono per lo più in materiale prefabbricato e la loro collocazione in un territorio rurale segna una rottura con i precedenti modi di costruire più legati a strutture rustiche in sasso o legno, le grandi stalle che possono raggiungere dimensioni paragonabili a queste strutture moderne ed anonime erano costruzioni che svolgevano, per un altro tipo di attività, la stessa funzione dei grandi prefabbricati ossia quella di stipare gli oggetti del proprio lavoro ma oggi sono abbandonate e le nuove costruzioni nei lotti industriali prendono il sopravvento per ragioni di carattere strumentale e logistico destrutturando la relazione tra ambiente fisico, costruito e antropico. L'assenza di una progettazione attenta alla massa territoriale che caratterizza un luogo è determinante nello sviluppo di una identità precisa nel lungo periodo, ripetitività e omogeneità erano il frutto di elaborazioni stilistiche particolari tali che gli spazi venivano valorizzati in forme adeguate alle forme economiche e ai rapporti consolidati per cui quel tipo di casa o di insediamento avevano una sua funzionalità da cui derivava l'originalità e la peculiarità di questi paesaggi. La trasformazione di questi spazi in insediamenti indifferenti all'identità territoriale, sia le case che i capannoni, non è a mio avviso da imputare a una cambiamento della tipologia di economia o cultura, poiché qua non si produce materiali industriali e la vita è rimasta ancora molto rurale, ma deriva da questioni sovrastrutturali che hanno portato le persone ad abbandonare il luogo attratti da altre attività in lucchesia e da questioni anche strumentali e politiche che hanno permesso l'attuazione di strumenti urbanistici in maniera strettamente geometrica e non geomantica

92

.

Continuando l'esplorazione visiva del piano regolatore emergono macchie azzurre di due sfumature, quasi indistinguibili, la più opaca è contrassegnata con la dicitura zone per attrezzature collettive, di cui una è sita in località Sant' Anastasio e rappresenta uno spazio all'aperto dove in estate si organizzano feste ed eventi sportivi paesani, l'altra è situata in località Bertolina e precisamente nel luogo denominato I Pioppi storico

92 Per una definizione di Geomanzia vedasi: F. La Cecla, Perdersi. L'uomo senza ambiente, pag 53, Editori Laterza, 2011

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prato sul quale fino alla fine degli ani ottanta veniva organizzata una festa paesana ad oggi completamente abbandonato dove non rimane niente.

La scarsa attenzione agli spazi collettivi è una costante che si ritrova in ogni ambito nonostante le relazioni tra le persone sono caratterizzate da un controllo sociale reciproco molto forte, la vita privata è sotto “controllo” della collettività, questo avviene nel chiuso delle abitazioni.

L'altro azzurro che si trova riguarda le scuole, fino alla fine degli anni settanta alcune frazioni avevano la propria struttura scolastica, almeno fino alla scuola primaria, poi con la crisi demografica i poli scolastici si sono riuniti nel paese di Piazza al Serchio dove si trovano la scuola dell'infanzia e la primaria nello stesso edificio mentre a pochi metri di distanza sorge la scuola media recentemente chiusa in seguito al terremoto del 21 giugno del 2013 con il conseguente trasferimento degli alunni nell'edificio di Gramolazzo (Comune di Minucciano) a circa cinque km di distanza con un servizio navetta che trasporta gli studenti. Di notevole interesse per la comunità soprattutto nel periodo estivo sono le piscine comunali che rappresentano un'importante luogo di aggregazione del paese a partire dagli anni ottanta e grazie alle quali sono stati portati avanti fino a qualche anno fa dei progetti per la popolazione di tutte le età, purtroppo ad oggi questo luogo sta perdendo la sua rilevanza a causa di mancati interventi di manutenzione che stanno rendendo sempre più impegnativa e costosa la manutenzione.

Piscine Comunali

Visuale del complesso sportivo, sullo sfondo in azzurro la centrale a cippato e in piano

le piscine con l'ormai ex campo da tennis in alto a destra sopra i due stabilimenti

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Parete di pannelli solari per il riscaldamento della piscina, ad oggi sono completamente in disuso e malfunzionanti

Tutto il complesso sorge nelle vicinanze della stazione ferroviaria, contraddistinta nel

PRGC da strisce viola su sfondo bianco, inaugurata il 21 aprile 1940 e nodo

fondamentale nella linea Lucca-Aulla soprattutto dal 21 Marzo 1959 in occasione

dell'inaugurazione della galleria del Lupacino tunnel che permette di collegare le

stazioni di Piazza al Serchio e Minucciano-Pieve-Casola in Lunigiana. Nel corso degli

anni la stazione ha rappresentato un importante via di trasporto merci e animali che poi

venivano venduti o macellati in zona, ad oggi rappresenta un'importante via

comunicativa per tutti i pendolari che lavorano o studiano nella lucchesia o in

provincia di Massa ad Aulla. La stazione rimane un importante centro di aggregazione

per la popolazione ma ha subito nel corso degli anni un crescente degrado a partire

dalla chiusura della biglietteria fino ai disservizi provocati da mezzi diventati ormai

inefficienti. L'importanza del presidio ferroviario è legata anche al fatto che negli anni

successivi alla sua apertura questa ha determinato la nascita dell'urbanistica del paese,

è infatti da questi anni che Piazza ha iniziato a sviluppare le prime case al di fuori del

contesto agricolo, il treno si è portato con se nuovi mestieri e attività, come il telegrafo,

e quindi nuovi soggetti che hanno deciso di vivere qui per questioni lavorative o per le

opportunità che la ferrovia offriva.

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Veduta della linea ferroviaria

Veduta dello stabile della stazione

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Adiacente alla ferrovia si trova una struttura in uso fino agli anni 90 come residenza per i ferrovieri in trasferta a Piazza al Serchio, il complesso attualmente abbandonato al suo destino comprende decine di posti letto con bagno e una sala centrale per l'accoglienza.

Ex Dormitorio

Lo stabile si trova esattamente al di spora delle piscine comunali e a un minuto a piedi dalla stazione il suo stato di abbandono e la sua posizione logistica facilitano un suo ripensamento in struttura ricettiva per l'accoglienza turistica ma ad oggi nonostante ci siano stati dei tentativi in questo senso l'operazione non è ancora andata a buon fine.

Concludo questo breve paragrafo con una riflessione su un possibile approccio al contesto generale che delinea una mancanza di pianificazione territoriale che fondi le sue radici su una conoscenza profonda del territorio. Questa mancanza come ho già affermato è anche strumentale, poiché questi luoghi hanno conosciuto una trasformazione del modo di abitare che si è ripercossa sulle modalità di progettazione.

Pianificare significa partire dal concetto di territorio come soggetto vivente ad alta complessità del quale fanno parte la cultura, la natura e le loro interazioni, prescindere da questo presupposto significa rendere anonima una specificità.

Quello di cui si ha bisogno è ripartire dalla coscienza di luogo riattivando la modalità

di fare mente locale che è un modo percettivo e conseguentemente di definizione

dello spazio intorno da parte di chi lo abita.

(28)

Questo processo deve essere attivato dagli strumenti che le istituzioni più vicine ai cittadini hanno e in questo caso significherebbe superare il PRGC e abbracciare il PSC sfruttando gli strumenti: invarianti strutturali e statuto dei luoghi e riunificare così progettazione del luogo e la sua coscienza.

Questi due fattori possono rappresentare un modo attraverso cui si recupera una

specificità ed un punto di partenza per il (ri)popolamento di questa zona come molte

altre; alla luce di quanto evidenziato in questa seconda parte di tesi e sulla base

dell'esperienza di vita ciò che ha rappresentato invariante nel corso degli anni , nel

senso di carattere fondativo del luogo, può essere individuato in una serie di fattori tra i

quali comunicazione e trasporti: la stazione ferroviaria, istituzionali / formativi: la

scuola, naturali e socioeconomici: il patrimonio naturale e costruito e il suo

possibile utilizzo come risorsa ed infine aspetti culturali: valorizzare il patrimonio

culturale attraverso rivisitazioni della corposa tradizione orale e non solo che ha

animato le serate paesane.

(29)

CAPITOLO QUINTO

Prospettiva di un atto (ri)territorializzante, recupero dell'utopia positiva

L'utopia del futuro costruisce il presente

93

In questa ultima parte del mio lavoro cercherò di portare a compimento uno schematico progetto come atto (ri)territorializzante attraverso il quale definire le invarianti strutturali dalle quali partire per far si che il territorio si possa ripopolare, una specie di effetto calamita. Questa mio progetto muove dalle premesse che si ritrovano nel disegno di A.Magnaghi e da quelle di un possibile piano strutturale che se mai verrà adottato non può prescindere da questi presupposti riassumibili con l'espressione ormai ricorrente:

fare mente locale, come risposta ai problemi emersi nelle cinque aree tematiche:

comunicazione, identità, interazione, il progetto e gli sbocchi economici evidenziate nello studio di Salvini che ho riportato nel terzo capitolo.

I soggetti per poter ripopolare queste zone hanno bisogno anzitutto di ripensare la propria vita qui sulla base di un progetto che deve comprendere l'idea di viverci come individuo singolo e\o come famiglia, questo può essere portato avanti eliminando tutti quei vincoli che ostacolano l'autonomia, uno di questi è stato individuato nel problema di comunicazione: lo spostamento infatti diventa ostacolo nel momento in cui i servizi sono inefficienti e non si ha la macchina, la presenza di una stazione ferroviaria e di una stazione bus nel paese può rappresentare un segnale positivo in questo senso. Questi mezzi tutt'ora molto sfruttati soprattutto nel periodo scolastico potrebbero essere ripensati e rinnovati, soprattutto per quanto riguarda il treno, come una specie di metropolitana a cielo aperto. Il problema comunicativo riguarda anche la possibilità di interscambio sociale mediante degli eventi che animino il paese che non è sprovvisto di strutture all'aperto e di elementi culturali tali da poter alimentare le fantasie di associazioni e gruppi di individui.

93 Aforisma tratto da Ilya Prigogine

(30)

Questo genere di iniziative può sostenere la questione identità ossia rafforzare il senso di appartenenza e rigenerarlo portando avanti progetti che coniughino innovazione e tradizione grazie ad iniziative e progetti che coinvolgono i più piccoli: in questo senso la presenza di una scuola, fino alla terza media, che come vedremo lavora per migliorarsi e migliorare rappresenta a mio avviso un punto forza strutturale che può determinare una scelta.

Per quanto riguarda gli sbocchi economici il patrimonio naturalistico e la tradizione agro-silvo-pastorale che ha contraddistinto questi luoghi può stimolare investimenti in questo settore e rinvigorire così il binomio casa-lavoro, ossia lavorare del e nel luogo in cui si vive.

Infine lo spirito di comunità che Salvini trova indebolito nella relazione tra i vari gruppi di interesse: associazioni, può essere rafforzato attraverso iniziative che coinvolgano tutta la popolazione attivando forme di partecipazione decisionale all'interno delle istituzioni che portino a decisioni e interventi verso la sostenibilità politica intesa come capacità interazione con l'apparato istituzionale che deve adottare strumenti di democrazia partecipativa a partire dalla definizione delle invarianti strutturali e dello statuto dei luoghi.

Questo scenario strategico brevemente descritto rappresenta una possibilità di aprire concreti spazi di trasformazione sociale verso orizzonti possibili; una utopia positiva che funga da stimolo verso un nuovo rapporto tra progetto e referente.

La relazione può essere ricercata sulla base di quello che Giuseppe Gangemi

94

, professore ordinario in Scienza dell' Amministrazione all'università di Padova, definisce federalismo come struttura per partecipare che trova le sue radici nelle riflessioni di Silvio Trentin, da non confondere con il federalismo di stampo leghista che l'autore definisce federalismo come struttura per decidere.

Senza dilungarmi troppo sulla questione politica mi limiterò a dire che la struttura partecipativa è un modello della piccola cultura: la società civile, la quale da sempre è stata limitata dall'azione statale. Queste forme associative attraverso la lotta sociale, in questo caso territoriale per la rivalutazione verso un ruolo di primo piano del territorio, possono riuscire a portare a compimento un progetto di comunità; per una globalizzazione dal basso.

94 Articolo tratto dalla commissione n°4 Federalismo e Autogoverno di lunedì 18 aprile 2011 della

(31)

1. La stazione ferroviaria da rivalutare: da innovazione a disagio

Come già specificato la stazione ferroviaria del paese di Piazza al Serchio è una tappa al 60° km della linea Lucca-Aulla. Questa tratta fu realizzata con non poche fatiche poiché conclusa definitivamente il 21 marzo 1959 con l'apertura della galleria del Lupacino 7515m, inaugurata dal presidente della Repubblica di allora Giuseppe Gronchi, dopo che i lavori su tutta la linea iniziarono a cavallo tra 1800 e 1900.

Tutta la linea conta ben diciassette fermate in provincia di Lucca e sei in provincia di Massa, le stazioni di Piazza al Serchio e Castelnuovo di Garfagnana si aggiudicano un posto di primo piano come numero di passeggeri seconde solo a Lucca ed Aulla.

L'importanza di questa linea fu dalle sue origini nota, anche prima dell'apertura del traforo sopracitato, poiché essendo allora il trasporto su gomma limitato o addirittura assente, per diverse ragioni strumentali, il commercio e trasporto di materiali e bestiame fino alla fine degli anni cinquanta avveniva su rotaia; ogni paese con la stazione, compreso Piazza, aveva a disposizione un suo spazio dove venivano stipate le merci che poi venivano ritirate e smistate.

Queste aree hanno rappresentato, nel corso degli anni successivi allo sviluppo del trasporto su gomma, degli importanti snodi per il pendolarismo scolastico e lavorativo, i garfagnini che lavorano o studiano in lucchesia o nella provincia di Massa hanno da sempre sfruttato questo servizio; molte delle scuole superiori si trovano ad Aulla o nei dintorni e in direzione opposta troviamo diversi istituti si distribuiscono nelle vicine Castelnuovo o Barga fino ad arrivare a Lucca. Sulla base di questa ricostruzione e per capire meglio l'attuale situazione delle ferrovie è mia intenzione provare a ricostruire l'ipotetica vita di uno studente di Piazza al Serchio che appena uscito dalle scuole medie ha deciso di intraprendere un percorso di maturità all'istituto tecnico con sede ad Aulla:

lui potrebbe raccontarci la sua esperienza personale come un sacrificio iniziale, poiché

andare a scuola significa fare quaranta minuti di treno tutti i giorni svegliandosi alle

6.30, ma con il passare degli anni il tragitto gli ha pesato sempre meno ed è diventato un

momento di svago e socializzazione nel tragitto di andata e ritorno .

(32)

Il nostro amico immaginario è stato bravo e dopo soli cinque anni è riuscito senza poche difficoltà a superare a pieni voti l'esame di maturità e sotto consiglio dei docenti ha deciso di intraprendere la carriera universitaria iscrivendosi ad ingegneria meccanica.

La notizia suscita scalpore in famiglia ma i genitori decidono di dargli una chance a patto che faccia il pendolare, ebbene si dopo cinque anni passati in treno il tram tram ricomincia e dai quaranta minuti si passa ad 1.45 h da Piazza a Pisa.

Il tragitto verso la nuova direzione è sicuramente più faticoso, il tempo di viaggio è molto più lungo rispetto all'esperienza passata e i ritardi sono sempre più frequenti e le cause sempre più sospette.

Nonostante la fatica degli studi e la lotta contro il freddo invernale mattutino, che si affronta nel tragitto verso la stazione, gli anni passano e gli esami vengono superati con buoni risultati e il tanto sperato traguardo della laurea magistrale viene raggiunto e nel giro di sei anni.

Dopo l'euforia della festa il ragazzo si guarda indietro e la prima immagine che gli

appare è la stazione ferroviaria del paesino dalla quale ogni mattina partiva; il tempo

trascorso sul treno gli ha fatto notare molti cambiamenti a partire dalla chiusura della

biglietteria avvenuta circa agli inizi del nuovo millennio, la quale è stata sostituita da

una automatica creando non poche difficoltà ai più anziani. Nonostante il servizio sia

sfruttato da molti abitanti del paese i treni vanno sempre peggiorando, ha ricordargli

quanto siano vecchi c'è la targhetta su tutti i convogli sulla quale è indicato il 1983 come

data di fabbricazione. La qualità del servizio peggiora di anno in anno: la pulizia sui

convogli non è delle migliori, i ritardi dovuti a problemi tecnici e meccanici aumentano

come i prezzi dei biglietti. Continuando ad immaginare il futuro del nostro neo-laureato

il tempo passato sulle tratte che lo portavano prima alle scuole superiori e poi alle

università non è stato mal speso e su questi convogli ha incontrato la persona con la

quale ha deciso di sposarsi, lo fa ed insieme vanno a vivere nel paesino di origine,

perché oltre ad essere legato alla sua terra qui il rapporto costo/qualità della vita è

migliore che in città. Il destino gli riserva una piacevole sorpresa: viene assunto a tempo

indeterminato in una azienda che si occupa di costruzione e rettifica di macchinari per

cartiere nella zona di Diecimo Pescaglia in porvincia di Lucca a circa un'ora di treno da

Piazza al Serchio; ancora una volta il treno sarà protagonista delle sue giornate infatti

grazie a lui riuscirà ad andare a lavorare tutte le mattine senza bisogno di spostarsi con

(33)

altri mezzi anche se i continui disservizi lo spingono ad andare in stazione in macchina, nonostante potrebbe farlo a piedi, perché i sempre più frequenti ritardi non gli permetterebbero di arrivare puntuale a lavoro, quindi con la macchina vicino può sopperire a questi problemi.

La morale di questa storia verosimile, ricostruita attraverso pezzi di storie vere di alcune persone che ho incontrato e con le quali ho condiviso esperienze, è intuitiva: l'efficienza dei mezzi di trasporto a Piazza al Serchio, ma in generale per tutti i paesini della Garfagnana, rappresenta un elemento essenziale per la sopravvivenza di queste realtà montane attraversate purtroppo da un binario fatiscente.

Come conseguenza del disservizio della linea ferroviaria è emersa la voce della mobilitazione, che almeno agli inizi è stata molto forte, da parte di un gruppo di utenti del servizio che ha deciso di riunire le proprie forze creando un gruppo sui social network dal quale emergono quotidianamente i problemi, la voce di questa rete di individui ha fatto si che il problema diventasse argomento di discussione in Regione Toscana la quale mediante la voce dell'assessore ai trasporti pubblici del 2012 Luca Ceccobao ammette che la puntualità rappresenta un la vera criticità di questa linea, la media annua di puntualità è pari all' 86,7 % ben distante dalla media regionale.

L'assessore afferma che questo è un problema comune a tutte le linee non elettrificate sulle quali viaggiano i treni diesel che presentano problemi di sicurezza alla quale va aggiunta una scarsa manutenzione del materiale rotabile; gli utenti di questa linea sono i più insoddisfatti della regione

95

.

Questi snodi di mobilità locale rappresentano delle importanti fasce di collegamento tra la città e la campagna e soprattutto lo sarebbero in funzione di quella che viene definita mobilità sostenibile

96

che rappresenta uno degli obbiettivi delle Agende 21 Locali alla quale ha aderito pure il governo Italiano dopo la conferenza ONU a Rio de Janeiro nel 1992.

Nel rapporto del Coordinamento delle Agende 21 Locali emerge chiaramente come tra i principali fattori di insostenibilità delle nostre città quello del traffico rimane uno dei più complessi: in Italia il problema è particolarmente grave poiché le scelte politiche hanno sempre puntato sul trasporto su gomma. Attivare una mobilità sostenibile

95 Fonte www.loschermo.it/articoli/view/42077

96 Coordinamento delle Agende 21 Locali, Coordinamento Scientifico Lorenzo Bertuccio, La mobilità sostenibile nelle agende 21 Locali, 2004

(34)

significa anche realizzare sistemi di trasporto efficienti in termini economici, ambientali e sociali, ma soprattutto orientando le scelte individuali verso quei trasporti. In ambito Europeo gli enti locali nell'attuazione delle agende 21 locali si sono impegnati sottoscrivendo la carta di Aalborg e nel 2004 hanno adottato gli Aalborg Commitments

97

, strumenti che servono per dare maggiore incisività alle azioni di sostenibilità ai processi delle agende che impegnano gli enti locali a: ridurre la necessità di trasporto motorizzato privato, incrementare dunque i trasporti su mezzi pubblici ecc..

Nonostante la firma degli accordi globali sopracitati lo stato rimane inerme o spesso accondiscendente verso le scelte della FS S.p.a di che ha deciso da molti anni di investire solo sulla linea ad alta velocità che rappresenta 1342 km su un totale di 22.000km di rete ferroviaria

98

.

La rivalutazione della stazione ferroviaria deve ripartire cercando di sfruttare quelle che possono essere risorse che vengono dall'esterno; movimento centripeto. Un primo passo significativo sarebbe quello di adottare la procedura degli Aalborg Commitments sopracitati come strumento comune di quantificazione dell'impegno delle singole città relativamente alla gestione e a uno sviluppo (auto)sostenibile rispetto alle peculiarità dei singoli contesti. Questo è un processo programmatico, poiché prevede una fase di programmazione partecipata attraverso cui effettuare analisi e percezioni del luogo, e pragmatico ossia di attuazione e monitoraggio degli interventi.

Proverò a schematizzare il così detto Ciclo di Sostenibilità definito dagli impegni sopracitati:

Analisi dello stato attuale: Analisi del contesto che coinvolge le istituzioni locali, le aziende di servizi e i cittadini dal quale deve emergere un quadro della situazione locale

Definizione dei target: Sulla base di ciò che è emerso nel punto sopracitato verranno definiti dei target da raggiungere che una volta scelti su base di un consulto tra diversi stakholders sarà percepito più autorevolmente e si cercheranno così accordi formali per formare parteniship

Impegno politico: Questo impegno può essere raggiunto solo se anche l'ente locale è coinvolto in prima persona piuttosto che interpellato in maniera

97 Maggiori informazioni su www.aalborgplus10.dk

(35)

passiva

Attuazione e monitoraggio: In questa fase si da inizio all' attuazione dei target previsti e il processo diventa routine, in itinere si dovrà effettuare un costante monitoraggio della congruenza tra azione e pensiero attuativo

Valutazione e informazione: La valutazione è un processo che deve accompagnare i lavori ex ante, in itinere ed ex post: in fase programmatica per la congruenza tra obbiettivi e strumenti, durante il processo per correggere il tiro mentre ci si avvicina al target ed infine come valutazione dei risultati raggiunti. L'informazione è un'ulteriore aspetto per animare quello che il dibattito pubblico attorno a un questione comunitaria.

Questo processo che ho sinteticamente descritto è a mio avviso un piccolo lumicino di speranza per quelle realtà, come il comune di Piazza al Serchio, che necessitano di un rilancio verso un processo di riterritorializzazione attivato da forze endogene: enti locali e stakeholders del luogo; la buona notizia è che ci sono gli strumenti per poter attuare delle trasformazioni significative e la brutta notizia è che ciò non è ancora stato sfruttato a nostro vantaggio.

Concludo questo primo paragrafo di buone prassi ricollegandomi con quanto emerso

dallo studio di Salvini, citato nel discorso introduttivo, ed affermando che il problema

della comunicazione, intesa come trasporti, si può provare a risolvere grazie

all'attivazione di questi strumenti che riunendo più soggetti a concentrarsi su un

problema comune, probabilmente avranno anche il potere di poter rigenerare

quell'identità collettiva o coscienza del luogo che da anni è andata persa.

(36)

2. Il metodo scolastico:

inclusione e sviluppo delle capacità degli alunni, docenti e genitori

Progettare la vita in questi luoghi potrebbe anche significare una valutazione della possibilità di poter mandare il proprio figlio a scuola, qui nel comune di Piazza al Serchio questa esiste a partire dalla scuola dell'infanzia fino alla terza media.

Sono riuscito a ricostruire un quadro di quella che è l'impronta disciplinare dell'istituto grazie ad un colloquio con il dirigente scolastico Dott. Umberto Bertolini che svolge questo ruolo dal 2001 al quale va il merito di aver attivato il progetto “Le scuole della montagna”.

Questa idea, come sostiene Bertolini, è quella di far si che le scuole di questi luoghi possano meglio rispondere alle esigenze educative dei bambini di quanto non possano fare quelle di città, il progetto deve rientrare naturalmente in quelle che sono le direttive ministeriali che lasciano ampio margine di libertà nelle scelte disciplinari e di contenuti.

I temi che riguardano il progetto possono essere quelli legati a quale tipo di valori vogliamo educare le nuove generazioni, come ad esempio il senso del limite e della sostenibilità, e altri legati alla tipologia di attività da adottare come ad esempio i laboratori naturali i quali possono essere svolti in maniera agevole, infatti bastano pochi passi fuori dalla scuola e c'è la possibilità di fare molte attività: orti, animali, artigianato e rimanere legati alla cultura del luogo attraverso attività legate alla tradizione orale.

Alla scuola della montagna vanno riconosciuti altri meriti come quello di aver attivato una serie di procedure verso quella che il MIUR

99

(Ministero dell'istruzione, dell'Università e della Ricerca) ha definito scuola 2.0 in riferimento alla possibilità di modificare gli ambienti di apprendimento attraverso l'utilizzo costante e diffuso delle tecnologie a supporto della didattica quotidiana.

Qui a Piazza al Serchio ogni classe a partire dalla prima elementare fino alla terza media

ha quasi totalmente eliminato la lavagna tradizionale e si è dotata di una LIM, lavagna

interattiva multimediale, con la quale interagiscono direttamente anche gli alunni e

grazie alla quale si possono mettere in pratica tutta una serie di operazioni come quella

di registrare la lezione per poi passarla all'alunno che per varie ragioni è assente e dargli

così la possibilità, con l'ausilio dei genitori, di recuperare quanto perso.

(37)

Senza entrare nel merito di ogni specifica funzione degli strumenti elettronici messi a disposizione è importante sottolineare come questa scuola di un piccolo comune di montagna sia, a dispetto di quanto si possa pensare, aggiornata da un punto di vista degli strumenti, assolutamente in sintonia con il mondo globalizzato e informatizzato di oggi.

L' istituto scolastico in linea con le direttive ministeriali: DPR N. 275/99 Regolamento dell'autonomia delle istituzioni scolastiche

100

che prevede il riconoscimento dell'autonomia didattica (art.4), autonomia organizzativa (art.5), autonomia di ricerca e sviluppo (art.6), possibilità di promozione reti di scuole (art.7) ecc... e sulla base del Regolamento Ministeriale del 16 Novembre 2012

101

dal quale emerge una nuova necessità di fare scuola in relazione al fatto che oggi l'apprendimento scolastico, come si legge nell'introduzione della direttiva, è solo una delle tante esperienze di formazione che i bambini e gli adolescenti vivono per acquisire competenze specifiche e spesso per queste finalità non vi è bisogno dei contesti scolastici. Compito della scuola oggi è quello di riuscire a fornire gli strumenti per dare senso alle varie esperienze di vita alla luce del fatto che c'è un'attenuazione della capacità adulta di di presidio delle regole e del senso del limite; la scuola oggi deve ripensare il proprio ruolo sulla base di nuove necessità che non sono solo apprendimento e didattica ma è anche insegnare “il saper stare al mondo”.

Umberto Bertolini alla domanda come la scuola di Piazza al Serchio si sta muovendo per rispondere a queste nuove esigenze formative mi parla del progetto Galileo for Education, al quale aderiscono 8 scuole della toscana ed una del veneto, promosso e attuato attraverso un processo di ricerca azione che vede coinvolti alcuni esperti come il dottor Giuliano Giuntoli

102

e la dottoressa Jaqueline Bickel

103

di cui ho già parlato nel quarto capitolo che collaborano in stretto contatto con gli insegnanti dell'istituto riescono a costruire un processo di lavoro in itinere.

100 DPR N.275 Regolamento dell'autonomia delle Istituzioni scolastiche, consultabile sul sito:

www.istruzione.it

101 Regolamento ministeriale del 16 Novembre 2012 e Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, ptotocollo 7734 MIURAOODGOS, consultabile sul sito:

www.istruzione.it

102 Giuliano Giuntoli e C.Battistini, Considerazioni sulla necessità di orientamento fin dalla scuola dell'infanzia, Rivista della rete didattica Galileo Educational, www. galileoeducational.net 103 J.Bickel e Giuliano Giuntoli, Educare formare insegnare, Brooks and Company, Livorno, 2005

(38)

Il fiore all'occhiello di questo progetto, come spiega il dirigente scolastico, è il cambio di metodo: non più metodo deduttivo, l'insegnante trasferisce nozioni all'alunno, ma metodo induttivo che si preoccupa di guidare ogni bambino, a partire dalla scuola dell'infanzia, a codificare il pensiero pratico in modo da elaborare pensieri sicuri attivabili della relazione mappa semantica e rappresentazione mentale. Secondo gli studi effettuati da J.Bickel l'aumento dei casi di DSA (disturbi specifici dell'apprendimento) è da imputare ad un metodo puramente deduttivo poiché questo metodo li costringe sin da subito a memorizzare contenuti verbali nuovi senza attivarne la rappresentazione mentale

104

. Questo genere di problematiche, che come afferma il dottor Bertolini, sono ad oggi sconosciute nell'istituto da lui presieduto riguardano disturbi delle abilità specifiche che non permettono una completa autosufficienza nell'apprendimento poiché si hanno difficoltà nella lettura, scrittura o far di conto.

Il metodo può essere schematizzato attraverso tre passaggi molto semplici:

Relazione: educare il bambino sin dall'asilo ad instaurare una relazione con l'insegnante dalla quale si otterrà in ogni alunno la costruzione di un sé positivo, capace di infondere fiducia nella propria capacità di confrontarsi con il nuovo.

Automatismi: Rendere automatico tutto ciò che riguarda la scrittura, lettura e il calcolo orale

Schemi logici: Riuscire ad insegnare e trasmettere al bimbo una serie di strutture mentali che possano essere poi applicate per più cose, rientra in questo aspetto il metodo di studio ecc..

Quello fin qui descritto è una schematica ricostruzione del complesso processo teorico pratico del modo di fare scuola a Piazza al Serchio, non me ne vogliano i teorici del progetto Galileo se non approfondisco nei dettagli il metodo ma non è questa la sede giusta per farlo, quello che voglio sottolineare è il grande lavoro anche scientifico che c'è dietro alla scuola della montagna e come questa impronta stia lasciando dei risultati positivi che vengono sottolineati anche da una serie di strumenti di verifica sul livello

104 J.Bickel, Metodo induttivo e metodo deduttivo, Rivista della rete didattica Galileo Educational,

(39)

delle nostre scuole per quanto riguarda lettura, scrittura, calcolo e comprensione del testo chiamati invalsi. Avere un riscontro quantitativo, afferma Bertolini, è un buon modo per convincere di più le persone ad avvicinarsi a questo metodo soprattutto per farlo accettare ai genitori i quali sono spesso spaventati dalle novità soprattutto se si parla dei propri figli; i risultati rispetto alla media toscano sono superiori: prova di italiano media punteggio Piazza al Serchio 79.2, Toscana 76,0 e in matematica 59,3 piazza su una media regionale di 56,5.

Parlando di genitori la scuola della montagna ha attivato lo strumento CEL (comunità educativa locale) già citato come elemento di educazione orizzontale e di inclusione delle famiglie, verso la cogestione dei plessi scolastici. Attraverso questa forma associativa si può proporre con autorità l'orario, i temi, il funzionamento della struttura, a queste assemblee partecipano i rappresentanti scolastici e delle autorità locali per sostenere l'azione e verificare che le decisioni prese siano in linea con le direttive ministeriali. Questa forma di partecipazione va verso un potenziamento delle capacità di azione di attori del luogo su un'istituzione che sta facendo molto per avvicinarsi ai suoi abitanti e alla coscienza di questi luoghi.

Il quadro fin qui delineato non è privo di difficoltà e secondo il dirigente sono da attribuire ai diversi schemi di significato che ruotano attorno al concetto scuola:

• I genitori non sono ancora riusciti a sfruttare in pieno gli strumenti che gli sono messi a disposizione, molto spesso c'è diffidenza o disinteresse verso la partecipazione alle decisioni, inoltre il concetto di scuola che loro hanno in mente è ben diverso da quello che qui si propone, quest'ultima riflessione nasce dalla convinzione che il vecchio modo di fare scuola era quello giusto:

alfabetizzazione a tappeto.

• Gli insegnanti devono costantemente effettuare un lavoro su se stessi poiché

fino a qualche anno fa erano abituati ad un' altro modo di fare scuola

caratterizzata dal metodo induttivo, questa costante verifica del metodo implica

una voglia continua di aggiornarsi e partecipare che a sua volta impone un

dispendio di energie mentali e fisiche, almeno fin che non si è assimilato bene il

progetto, che non sempre sono da stimolo per le persone.

(40)

Alla luce di quanto è fin qui emerso ritengo necessario sottolineare come la scuola di questo piccolo paesino stia lavorando molto per cambiare metodologie e strumenti che non devono più servire a risolvere il problema dell' analfabetismo dei contadini, ma devono puntare a preparare i ragazzi a un mondo ricco di stimoli culturali e nuove esigenze attraverso la tecnologia e fornendogli anche gli strumenti cognitivi per poter affrontare positivamente l'incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti e futuri.

In tutto ciò la didattica deve comunque avere il suo ruolo ma non si può non dimenticare

che oggi la scuola non ha più il monopolio delle informazioni e dei modi di apprendere.

(41)

3. L'abitante produttore e il territorio

Arrivato a questo punto è mia intenzione ricostruire un possibile quadro strategico che disegni uno scenario in cui uno o più soggetti decidano di vivere e lavorare in luogo e del luogo.

Per poter mettere in pratica questa ricostruzione è utile far riemergere gli obbiettivi dell'approccio territorialista: come ricorda A.Magnaghi l'autosostenibilità è d'obbligo anche quando si parla di sbocchi economici e possibilità produttive su un determinato territorio.

Nello specifico l'applicabilità del concetto si fonda sull'assunto che solo una nuova relazione co-evolutiva tra abitante-produttore e territorio è in grado di produrre equilibri durevoli tra insediamento e ambiente, riconnettendo nuovi usi, nuovi saperi, nuove tecnologie alla sapienza ambientale storica. Quindi è impensabile poter attivare forme di auto-imprenditorialità o forme collettive di lavoro senza che queste siano attente al contesto in cui sono inserite; ma su cosa si deve fondare questa relazione in un paese come Piazza al Serchio?

Naturalmente per poter rispondere a questa domanda dovremmo porre lo sguardo verso un'analisi di quelle che sono le invarianti strutturali che permettono di pensare una o più forme di attività economiche attualizzabili secondo i principi sopracitati.

In questi luoghi l'agricoltura e l'allevamento erano le principali attività ma la loro resa,

causa la particolare conformazione del terreno e la collocazione geografica, non ha mai

permesso di mettere in pratica produzione intensiva. Molto probabilmente questa

caratteristica ha giocato un ruolo in senso negativo per gli investimenti da parte delle

istituzioni e delle imprese su questi territori, ma potrebbe assumere un ruolo positivo se

si pensa alla possibilità di creare produzioni di alta qualità di prodotti locali. Quello che

potrebbe essere messo in atto è una nuova forma di ruralità che allude a una nuova

generazione di agricoltori a valenza etica che si esprimono attraverso forme di

produzione e cooperazione tecnico-sociale che si esprimono nel ruolo della piccola

impresa familiare e nell'attivazione di reti corte fra produzione e consumo.

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