• Non ci sono risultati.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi ""

Copied!
8
0
0

Testo completo

(1)

PREMESSA

In questo lavoro verrà esaminata la tradizione piccarda dei romanzi di Chrétien de Troyes, cioè l‟insieme dei manoscritti scritti in dialetto piccardo e prodotti in una delle regioni in cui questo era parlato, e i rapporti che l‟autore champenois ebbe in vita o mediante le sue opere con quest‟area.

Poiché con il termine Piccardia ci si riferisce ad una entità molto diversa rispetto a quella odierna e poiché nel corso di queste pagine si troveranno spesso citati i nomi di regioni differenti, come Artois, Fiandra o Hainaut, prima di ogni altra cosa è sembrato doveroso chiarire che cosa si intenda da un punto di vista linguistico per dominio piccardo e indicare da quali territori questo fosse costituito.

Inoltre, poiché gran parte dell‟attenzione si focalizzerà sulla Fiandra, regione molto importante sia per la storia personale di Chrétien sia per il successo delle sue opere, in quanto terra di uno dei suoi due patroni conosciuti, Filippo d‟Alsazia, è parso opportuno spiegare la particolare condizione plurilingue della contea, dove si parlava sia francese sia olandese, a cui nello scritto si affiancava ovviamente anche il latino.

La Piccardia come concepita dagli uomini del Medioevo non corrispondeva ad alcuna unità feudale o amministrativa, ma rappresentava essenzialmente un concetto etnico e soprattutto linguistico, raggruppante tutte le zone in cui si parlava il dialetto piccardo, una delle entità regionali più coerenti e originali della lingua d‟oïl, ben distinta da quelle vicine (normanno, francese della regione parigina, champenois, vallone).

L‟area superava di molto i confini della regione storica della Piccardia1 e comprendeva tutta la parte nord-orientale della Francia così come parte del territorio dell‟attuale Belgio, inglobando Artois, Fiandra e Hainaut. La sua superficie

1 I confini della regione storica non corrispondono ai confini dei tre dipartimenti (Aisne, Oise,

Somme) che compongono oggigiorno l‟attuale provincia di Piccardia con capoluogo Amiens. Se la Somme costituiva effettivamente anche il nucleo dell‟antica regione, solo la parte settentrionale di Oise e Aisne vi erano incluse. Inoltre nel XVI secolo la Piccardia comprendeva anche il Boulonnais, oggi all‟interno del dipartimento di Pas-de-Calais.

(2)

corrispondeva più o meno con quella occupata dalla contea medievale di Fiandra al tempo della sua massima estensione2.

La regione era separata dalle altre da una serie di confini naturali, costituiti per la gran parte da foreste. La frontiera orientale era data dalla Silva Carbonaria, contrafforte del massiccio delle Ardenne, oggi quasi del tutto scomparsa3.

Altri contrafforti delle Ardenne, la Thiérache e il suo prolungamento ad ovest dell‟Oise, l‟Arrouaise, segnavano, insieme alla valle dell‟Oise, il confine meridionale4

. Nella cartina è stato fissato sul corso dell‟Oise, che costituisce il limite meridionale del dialetto piccardo moderno, ma probabilmente nel Medioevo questo si estendeva anche

2 K. B

USBY, Codex and Context. Reading Old French Verse Narrative in Manuscript, Rodopi, Amsterdam, p. 513; cfr. P. vanREENEN, “Comment distinguer les espaces dialectaux?”, in «Revue de

linguistique romane», LV (1991), p. 479.

3 J. W

ÜEST, “Französische Skriptaformen II. Pikardie, Hennegau, Artois, Flandern/Les scriptae

françaises II. Picardie, Hainaut, Artois, Flandres”, in Lexikon der Romanistischen Linguistik, a cura di G. Holtus, M. Metzeltin, C. Schmitt, t. II, vol. 2, Niemeyer, Tubinga, 1995, p. 300.

(3)

dall‟altra parte del fiume, inglobando Laonnois e Thiérache, dove le carte attestano tutte le peculiarità linguistiche piccarde ad eccezione del trattamento delle palatali5.

Il confine occidentale era invece segnato, più a sud, dalle foreste del Vexin, e, più a nord, dalle foreste di Bray e d‟Eu, così come dal corso del fiume Bresle, e separava la Piccardia dal ducato di Normandia. Tuttavia la contea d‟Eu, normanna, era caratterizzata da una parlata piccarda6.

Nella parte settentrionale, per gran parte delimitata dal mare, si collocava, e si colloca tuttora, il confine linguistico con l‟olandese.

Dal punto di vista ecclesiastico il territorio faceva parte della secunda Belgica, cioè la provincia ecclesiastica di Reims, che includeva le diocesi di Beauvais, Senlis, Soissons, Laon, Noyon, Amiens, Arras, Cambrai, Thérouanne e Tournai7.

All‟interno della regione erano alcuni dei centri economici e culturali più importati della Francia medievale, quali Amiens, Arras, Lilla e Tournai, e centri più piccoli ma comunque significativi come Beauvais, Boulogne-sur-Mer, Courtrai, Douai, Mons e Valenciennes. Nella parte più occidentale erano invece città la cui amministrazione e la cui cultura erano bilingue, francese e olandese, come Bruges o Gand, così come lo erano quelle di Bruxelles, Lovanio o Liegi in area vallone8.

La regione godeva di una grande importanza politica e culturale dovuta essenzialmente a due motivi: in primo luogo la presenza di una forte aristocrazia, costituita non soltanto dalle casate di Fiandra, Boulogne, Artois e Hainaut, ma anche da famiglie autorevoli come quelle degli Avesnes e dei Dampierre, in relazione spesso conflittuale; in secondo luogo uno sviluppo commerciale senza paragoni, legato inizialmente al commercio della lana e in seguito anche alle attività bancarie e finanziarie, che favorì in maniera notevole l‟espansione del movimento comunale9.

Questa serie di concomitanze favorevoli rese la regione, nel corso del XIII e XIV secolo, una delle più densamente popolate della Francia insieme all‟Île-de-France e all‟Alta Normandia10

. Le zone interne disabitate erano piuttosto rare e soltanto le colline dell‟Artois costituirono una settore di colonizzazione tardiva11

. Proprio qui è stato fatto

5 Ivi, pp. 300-01; C. T. G

OSSEN, Grammaire de l‟ancien picard, Klincksieck, Parigi, 1970 p. 28.

6

WÜEST, “Französische Skriptaformen” cit., p. 300, GOSSEN, Grammaire cit., p. 28.

7 G

OSSEN, Grammaire cit., p. 29.

8 B

USBY, Codex and Context cit., p. 513.

9 Ivi, p. 487; W

ÜEST, “Französische Skriptaformen” cit., p. 301. 10

BUSBY, Codex and Context cit., pp. 512-513; WÜEST, “Französische Skriptaformen II” cit., p. 300. 11 W

(4)

passare da Carl Theodor Gossen, il maggiore studioso del dialetto piccardo medievale12, il confine linguistico che separava la parte sud-occidentale da quella nord-orientale del dominio13. Se la prima era costituita da regioni di lingua esclusivamente francese (Piccardia, Artois), la seconda ne comprendeva una, la Fiandra, che era posta a cavallo della frontiera tra lingue romane e lingue germaniche e del confine tra due importanti entità culturali e politiche, una germanica, l‟Impero, e una romanza, la Francia, e dove tuttavia il francese era parlato un po‟ dovunque, anche nella parte olandese14

. A Gand, per esempio, nonostante la città si trovasse a più di trentacinque chilometri a nord del limite linguistico e nonostante la maggior parte dei suoi abitanti parlasse olandese, il francese era la lingua preferita dall‟élite cittadina15. Il precoce sviluppo economico e sociale aveva infatti garantito forme di partecipazione a strati sociali diversi che avevano differenti preferenze idiomatiche16.

Il prestigio del francese derivava dall‟essere la lingua della corte, presso la quale furono ospitati, a partire dal XII secolo, importanti poeti francesi, a cominciare ovviamente da Chrétien de Troyes, e dove operarono, tra gli altri, anche Gautier d‟Arras, Baudouin de Condé, Adenet le Roi ed Eustache Deschamps17

, riflesso degli stretti vincoli politici, economici e culturali che legavano la Fiandra alla Francia18.

L‟introduzione del francese nell‟ambiente di corte si ebbe proprio sotto uno dei patroni di Chrétien de Troyes, Filippo d‟Alsazia (1157-1191), quando questa stava già divenendo la lingua della nobiltà su istigazione, a quanto pare, della sorellastra del

12 G

OSSEN, Petite grammaire de l‟ancien picard, Klincksieck, Parigi, 1951; ID., Grammaire de

l‟ancien picard cit..

13

WÜEST, “Französische Skriptaformen” cit, p. 301.

14 B

USBY, Codex and Context cit., p. 487.

15 R. S

LEIDERINK, “From Francophile to Francophobe: The Changing Attitude of Medieval Dutch

Authors towards French Literature”, in Medieval Multilingualism. The Francophone World and its

Neighbours, a cura di C. Kleinhenz e K. Busby, Brepols, Turnhout, 2010, p. 128; WÜEST, “Französische

Skriptaformen” cit., p. 311.

16 W. P

REVENIER e T. DE HEMPTINNE, “La Flandre au Moyen Âge. Un pays de trilinguisme

administratif”, in La langue des actes, a cura di O. Guyotjeannin, Éditions en ligne de l‟École des Chartes (ELEC), 2005, p. 11. Per approfondire sul multilinguismo amministrativo nella contea di Fiandra si veda tutto il saggio.

Sulla situazione trilingue del Brabante e sulla sua evoluzione si vedano invece SLEIDERINK, De stem

van de meester. De hertogen van Brabant en hun rol in het literaire leven (1106-1430), Prometheus,

Amsterdam, 2003; ID., “From Francophile” cit.; e G. CROENENT, “Latin and the Vernaculars in the

Charters of the Low Countries: the Duchy of Brabant”, in The Dawn of the Written Vernacular in

Western Europe, a cura di M. Goyens e W. Verbeke, Leuven University Press, Lovanio, 2003, pp.

107-125.

17

SLEIDERINK, “From Francophile” cit., p. 128. 18 Ibidem.

(5)

conte, Lauretta, nata dal primo matrimonio del padre Teodorico (1128-1168)19. Tale preferenza, che andava a discapito dell‟olandese, trova numerose spiegazioni. Innanzitutto il francese era la lingua parlata dalla famiglia di Filippo e da molti membri della sua corte, in ragione anche degli stretti vincoli di parentela con le dinastie di Angiò-Aquitania e di Champagne20. In secondo luogo, forse in virtù di questi rapporti, i suoi interessi letterari risiedevano nella letteratura cortese. Infine influirono i fattori dell‟imitazione e della moda, dato che il francese e la letteratura che in quella lingua si esprimeva erano molto in voga presso la nobiltà europea21.

La situazione era simile a quella del ducato di Brabante22, che era parte del Sacro Romano Impero e in prevalenza di lingua olandese, ma in cui la letteratura francese giocò un ruolo importante, soprattutto nella seconda metà del XIII secolo, quando trovieri come Perrin d‟Angicourt, Carasus e Jean Erart orbitarono intorno alla corte del duca Enrico III (1248-1261), poeta lui stesso, e della moglie Alice di Borgogna, presso cui incominciò la sua carriera anche Adenet le Roi, che alla morte del duca passò al servizio di Guido di Dampierre, conte di Fiandra (1253-1305)23.

La predilezione del francese ebbe come naturale conseguenza quella di posticipare l‟introduzione dell‟olandese in ambito letterario. Sembra infatti che le prime opere in questa lingua cominciarono ad apparire alla corte di Fiandra tra il 1238 e il 1244 sotto la contessa Giovanna (1205-1244), alla corte del Brabante a partire dal ducato di Giovanni I (1267-94), e alla corte d‟Olanda sotto Fiorenzo V (1256-1296)24.

19 Ivi, p. 2; P

REVENIER, “Court and City Culture in the Low Countries from 1100 to 1530”, in

Medieval Dutch Literature in its European Context, a cura di E. Kooper, Cambridge University Press,

Cambridge, 1994, pp. 16-20; The Twelfth-Century Psalter Commentary in French for Laurette d‟Alsace, a cura di S. Gregory, The Modern Humanities Research Association, Londra, 1990, p. 18.

La richiesta del commentario sembra che venne in seguito al ritiro di Lauretta nell‟abbazia di Forest-lez-Bruxelles, dopo che era stata sposata quattro volte (con Ivan signore di Alost, Enrico II duca di Limburgo, Rodolfo I conte di Vermandois e Enrico IV conte di Lussemburgo). La sua stesura fu molto probabilmente cominciata dopo il giugno 1163 e almeno la glossa ai primi cinquanta salmi fu pronta prima dell‟aprile 1164 (The Twelfth-Century Psalter Commentary cit., pp. 18-19).

20 Cfr. capp. 1-2. 21

PREVENIER e DE HEMPTINNE, “La Flandre au Moyen Âge” cit., p. 5; PREVENIER, “Court and City Culture” cit., p. 18.

22 Della situazione specifica del Brabante si occupa S

LEIDERINK, De stem cit., che presenta anche una sintesi in francese alle pp. 233-39.

23

SLEIDERINK, “From Francophile” cit., p. 129; W. PREVENIER e T. DE HEMPTINNE, “La Flandre au

Moyen Âge”, cit., p. 3; PREVENIER, “Court and City Culture” cit., p. 17.

24 Ivi, p. 3; P

REVENIER, “Court and City Culture” cit., p. 17.

I più antichi manoscritti in olandese sembrano provenire dall‟area del Limburgo-Basso Reno. I primi in assoluto sono una copia della Vita di San Servazio di Hendrik van Veldeke, datata verso il 1175, e una versione olandese del Viaggio di San Brandano della fine del XII secolo.

(6)

Il successo a corte promosse ovviamente il francese anche presso le élites cittadine25, così che questo, impostosi in ambiente aristocratico a partire dal 1169 circa, prese piede, a distanza di qualche decennio, anche nelle città, a cominciare da Arras, dove già verso il 1190 gli scabini patrocinavano confraternite di giullari che si esibivano nella lingua delle classi avanzate26. Questa nulla aveva a che vedere con l‟idioma materno: anche a Gand e a Bruges, per esempio, i gruppi privilegiati preferivano come mezzo di distinzione sociale il francese, ormai divenuto lingua del prestigio, imitando gli aristocratici anche nell‟amore nei confronti della letteratura cortese27.

In questo modo la frontiera linguistica, cioè la linea immaginaria separante coloro che parlavano un dialetto olandese da coloro che ne parlavano uno francese, «do not seem to correspond to the languages used by the elite», tanto è vero che c‟è chi preferisce parlare di frontiere sociali e non geografiche28. Nelle parole di Remco Sleiderink, «in the Southern Low Countries, Latin, French, and Dutch (and their variants and dialects) all played a particular role in society. Which person used which language could change from one occasion to another. The linguistic situation in the Southern Low Countries can be described more accurately in terms of diglossia»29.

Difatti, se le lingue parlate in Fiandra erano essenzialmente due, nello scritto la situazione della regione era a rigore trilingue, perché accanto al francese e all‟olandese veniva ovviamente utilizzato anche il latino. Nel corso del XIII secolo tutte e tre queste lingue erano in qualche modo accettate, come attestano le lettere di lamentela che, tra il 1275 e il 1300, i cittadini inviavano al conte per protestare contro le malversazioni degli scabini30. La cancelleria dei conti sceglieva invece quale idioma utilizzare in base al destinatario, il francese per le famiglie nobili di Fiandra e l‟olandese per il conte d‟Olanda31

. Nelle città, invece, gli atti erano redatti in una determinata lingua in base al destinatario e allo scopo32.

Si possono tuttavia individuare varie fasi segnate dalla prevalenza di una di queste lingue sull‟altra. Innanzitutto, fino al 1200 circa vi fu una predominanza del latino in

25 Ivi, p. 5. 26

Ivi, pp. 2-3; PREVENIER, “Court and City Culture” cit., p. 17. 27 P

REVENIER e DE HEMPTINNE, “La Flandre au Moyen Âge” cit., pp. 10-11.

28 R. S

LEIDERINK, “From Francophile” cit., p. 129. 29 Ivi, p. 130

Diglossia è un termine introdotto dalla sociolinguistica in riferimento al fenomeno per il quale, in una società bilingue o multilingue, le lingue (o i dialetti) variano in funzione dello status sociale. Si individuano quindi lingue high-status (o lingue H) e lingue low-status (o lingue L).

30 P

REVENIER e DE HEMPTINNE, “La Flandre au Moyen Âge” cit., p. 9.

31

Ibidem.

(7)

quasi tutti i campi, nella vita dei chierici così come nelle attività letterarie e nelle cancellerie, dove era impiegato per stilare anche gli ancora rari atti urbani. Come in tutta Europa, il latino monopolizzava la cultura scritta33.

L‟ammissione delle lingue volgari si situa invece a partire dalla metà del XII secolo per quanto riguarda la produzione culturale e un poco più tardi, verso la fine del secolo, per quanto riguarda quella burocratica, quando cioè il monopolio del latino fu spezzato a favore dei bisogni dei nuovi strati emancipati della società che erano in grado di leggere e scrivere34.

Di conseguenza, nell‟ambiente cittadino, relegato l‟olandese alle azioni giuridiche interne e alle transazioni riguardanti la vita quotidiana, e lasciato il latino per la corrispondenza e i trattati internazionali – ma i notai italiani a Bruges continueranno ad usarlo regolarmente35 – si preferì il francese, per le ragioni di prestigio di cui copra, in quasi tutti gli altri ambiti, soprattutto dagli strati sociali più avanzati36.

Un ulteriore incentivo alla diffusione del francese venne anche dal suo ruolo di lingua franca della pratica commerciale. Il latino infatti non poteva ricoprire questa funzione perché la maggior parte dei mercanti non aveva ricevuto una formazione clericale37. Così, le fiere commerciali, in particolare quelle di Champagne, la cui influenza sulle usanze linguistiche dei mercanti e degli amministratori di Fiandra può essere paragonata a quella esercitata dalla corte di Champagne sulla corte di quella contea38, e le cinque di Fiandra (tenute a Torhout, Mesen, Ypres, Bruges e Lilla), svolsero un ruolo fondamentale per la propagazione dei volgari come lingue scritte nell‟ambiente mercantili39

.

L‟apparizione invece precoce dell‟olandese nei documenti di istituzioni sociali quali lebbrosari e ospedali trova spiegazione nel fatto che in questi settori l‟utilizzo della lingua dei laici e soprattutto delle donne, che svolgevano in questo campo un ruolo fondamentale, era ancor più necessaria per il bisogno di farsi comprendere da tutti40.

33

Ivi, pp. 1-2.

Per maggiori informazioni si veda il volume The Dawn of the Written Vernacular cit.

34 P

REVENIER e DE HEMPTINNE, “La Flandre au Moyen Âge” cit., pp. 2-5.

35 Sulla situazione degli italiani a Bruges si veda l‟importante studio di Laura Galoppini (L.

GALOPPINI, Mercanti toscani e Bruges nel tardo medioevo, Plus-Pisa University Press, Pisa, 2009).

36 P

REVENIER e DE HEMPTINNE, “La Flandre au Moyen Âge” cit., p. 10.

37 Ivi, p. 6. 38 Ibidem. 39

Ibidem; PREVENIER, “Court and City Culture” cit., p. 21. 40 P

(8)

In definitiva, in Fiandra, così come in Brabante, vigeva una situazione plurilingue, di cui conti e duchi, come si vedrà nelle prossime pagine, tennero conto, mostrando spesso un interesse simultaneo per le due culture letterarie presenti nel loro territorio41. Nella vita pubblica e nell‟amministrazione cittadina, invece, il plurilinguismo era il risultato «de l‟existence d‟une multitude d‟audiences, et de la divesité sociale et intellectuelle des auteurs d‟actes»: da una parte i chierici che continuavano a preferire il latino, dall‟altra i nobili e i borghesi per i quali le lingue volgari erano divenute il mezzo di comunicazione privilegiato42. Il francese trovava così posto sia nelle corti e nel milieu aristocratico sia presso le élites urbane e gli uomini d‟affari; l‟olandese conobbe invece un forte utilizzo soprattutto a partire dal 1300 quando una nuova classe borghese, proveniente dai ceti medi e bassi, si diede alla fruizione di opere letterarie e alla produzione di documenti giuridici43.

Tenendo conto della distinzione proposta da Busby tra fattori naturali e fattori artificiali nell‟impiego del francese in età medievale44, si può concludere che in un‟area di confine come la Fiandra il multilinguismo era in primo luogo naturale, ma spesso dovuto anche a ragioni politiche e culturali, che tendevano a promuovere un volgare a discapito dell‟altro45. La situazione era quindi piuttosto diversa rispetto a quella di altre zone, come l‟Inghilterra e l‟Italia, in cui questo era per lo più artificiale, nel primo caso frutto della colonizzazione e nel secondo indotto dalla moda e dalla mancanza di adeguati modelli nel volgare locale46.

41 Ivi, p. 7.

A titolo d‟esempio si può segnalare che la contessa Giovanna, tra il 1238 e il 1244, comandò sia una versione francese sia una olandese del Roman d‟Aiol, mentre nel Brabante sembra che questo doppio binario linguistico fosse ancora più pronunciato (ibidem).

42 Ibidem, p. 7.

Dopo il 1200 il latino continuò ad essere utilizzato, oltre che dalle istituzioni ecclesiastiche, dalla cancellerie dei conti di Fiandra insieme al francese e all‟olandese senza che si possa trovare una precisa logica interna, dai notai di Bruges, più per tradizione che per necessità, dato che spesso i loro documenti riguardavano compatrioti italiani, e nello studio universitario. Invece nelle petit écoles le lingue volgari, più funzionali per i futuri mercanti, erano di rigore (ivi, pp. 7-9).

43 Ivi, p. 8. 44 B

USBY, Codex and Context cit., p. 487.

45 A. P

UTTER e K. BUSBY, “Introduction: Medieval Francophonia”, in Medieval Multilingualism cit.,

p. 10.

46 Ivi, p. 11.

Se per gli italiani questa condizione era più facile per via della vicinanza di lingua, il francese e l‟inglese non erano mutualmente comprensibili così che le due lingue erano spesso in contrapposizione tra loro. Ciò portò al declino dell‟inglese nella forma scritta, declino che si protrasse per più di due secoli, dalla conquista normanna fino almeno alla seconda metà del XIII secolo.

Riferimenti

Documenti correlati

Seeing  that  NAFLD  is  associated  with  specific  features  of  MetS,  including  T2DM,  hypertension,  obesity,  and  (atherogenic)  dyslipidemia, 

Both examples use the search algorithm described in section 3.1 to identify the contemporaneous causal structure and the structural shocks associated with the follow- ing

E ciò è sufficiente osservare, senza dire poi del fatto che in tal caso sarebbe necessario immaginare una sostituzione dell’obbligazione originaria con una nuova commisurata

Sono state quindi considerate evidenze inerenti le scale di valutazione, di definizione delle ferite chirurgiche e l’attitudine del personale infermieristico nel loro

pedigree e quelli di umili origini e fulgida carriera. Dolci semplici o complessi, finti semplici e d'effetto, per tutti i momenti della giornata, dalla colazione al dopocena; dolci

In spite of take advantage of the operator’s intelligence for solving complex tasks as in bilateral teleoperations, the proposed framework seeks to provide full autonomy to the

Metastatic cells reach a secondary site via blood or lymphatic vessels; after extravasation and the arrest of tumor cells in distant organs, the EMT process could be reverted

9 Marzo 2016 Top 5 Roleplaying Games Fall 2015, in ICv2, Internal Correspondence n.89 2 Aprile 2016 Un Successo Trionfale per Heroes & Dragons, Dungeons & Dragons A La