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II. I PORTI MARITTIMI NELL ’I TALIA MEDIEVALE : STORIA DEGLI STUDI

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Academic year: 2021

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II. I PORTI MARITTIMI NELL ’I TALIA MEDIEVALE : STORIA DEGLI STUDI

Il porto è una realtà complessa, che per sua natura si configura come terminale o punto di partenza e di incontro di navi, merci, uomini e, utilizzando un’accezione più ampia, di

“culture”. Snodo di comunicazioni, la cui principale funzione è quella di garantire l’accesso e la sosta delle navi con sicurezza, è in rapporto diretto con le città e con la viabilità terrestre e marittima-fluviale.

I porti possono differenziarsi in porti naturali, rappresentati da quei tratti di costa caratterizzati da una particolare morfologia, come un’insenatura, una baia o una foce, che garantiscono una protezione dai venti e un approdo sicuro, in porti artificiali, realizzati creando infrastrutture di protezione come moli, dighe e frangiflutti, o possono anche presentare entrambe le condizioni

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Nell’ambito della portualità rientrano anche quei luoghi di sosta necessari per rispondere alle esigenze improvvise della navigazione, quali potrebbero essere l’attesa di condizioni

meteorologiche migliori, l’approvvigionamento d’acqua, di legname o di beni di altro tipo.

Il porto, sia naturale che artificiale, può essere dotato di una serie di costruzioni, siano queste prettamente connesse alla navigazione o alla cantieristica navale come fari di segnalazione, moli esterni di protezione, pontili e darsene o al commercio e all’accoglienza dei viaggiatori come strutture per consentire e facilitare il carico e lo scarico di merci e l’imbarco e lo sbarco di persone.

La storia dei porti è strettamente legata ai tempi e ai modi dell’evoluzione politica, socio- economica e culturale dell’Italia medievale. Si presta quindi per questa sua complessità ad uno studio dall’approccio interdisciplinare, necessario per cercare di definire meglio i caratteri e le dinamiche delle società e delle economie dei secoli medievali.

A partire dagli anni ’70 del secolo scorso è possibile rintracciare una serie di studi che hanno avuto per oggetto la “portualità medievale”: si tratta di indagini documentarie, storiche, storico-urbanistiche, topografiche, storico-economiche e archeologiche.

Nel 1974 venne pubblicata “Les grandes escales” a cura di J. Gilissen, un’opera in tre volumi dedicata alla storia della navigazione e all’economia dall’Antichità all’età moderna.

1 Beltrame 2012, pp. 252-254.

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Nel primo volume, che comprende i contributi relativi all’Antichità e al Medioevo, viene rivolta particolare attenzione all’analisi del ruolo delle istituzioni e al diritto marittimo e vengono illustrati gli scali dedicati al carico e allo scarico delle merci

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Nel 1977 a Spoleto, in occasione della XXV settimana del centro italiano di studi sull’alto Medioevo, vennero analizzate diverse tematiche riguardanti la navigazione mediterranea nell’alto Medioevo: le navi, le vie marittime, le istituzioni, le strutture organizzative, la terminologia marittima, i porti, gli scali e i cantieri. Tra i lavori presentati emerge lo studio di G. Schmiedt sui porti italiani, con il quale l’autore, partendo dall’analisi delle fonti scritte, dei dati provenienti da scavi e dei rilievi aereo-fotografici, realizzò un importante censimento dei porti altomedievali italiani dal Mar Ligure all’alto Adriatico e una serie di ricostruzioni topografiche, laddove la ricerca lo consentì, di alcune strutture portuali delle coste della penisola

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Si torna a parlare di porti medievali nel 1985 a Genova, con il convegno “Città portuali del Mediterraneo: storia e archeologia”, ma in un’ottica diversa; in quest’occasione si è voluta affrontare l’analisi del fenomeno urbano prendendo come punto di partenza la città portuale, distinguendo la “città-porto”, quella che cresce e si sviluppa intorno ad esso creando un rapporto di interdipendenza, dalla “città con porto”, quella dove esso nasce per necessità

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In tempi più recenti l’interesse per lo studio dei porti è dimostrato da alcuni progetti di ricerca come il progetto del 2003 A.N.S.E.R “Antiche rotte marittime del Mediterraneo”, che si è posto come obiettivo principale la valorizzazione del patrimonio archeologico subacqueo collegato alla presenza di antichi porti e approdi nel Mediterraneo occidentale.

Nell’ambito di queste ricerche si sono tenuti dei seminari dedicati all’evoluzione paleo ambientale dei porti, alle strutture portuali e degli approdi antichi, agli scambi nel Mediterraneo occidentale, alle rotte e ai porti del Mediterraneo dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente e, tra questi, un ultimo seminario ha esposto gli strumenti, le esperienze e i progetti di valorizzazione del patrimonio culturale marittimo

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Una sintesi storica sulla rete portuale mediterranea è quella realizzata nel 2009 da P. F.

Simbula “I porti del Mediterraneo in età medievale”, che evidenzia in particolare la

2 Gilissen 1974.

3 Schmiedt 1978, pp. 129-254.

4 Poleggi 1989.

5 De Maria, Turchetti 2004.

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relazione tra porto e città e, esaminando le fonti scritte, illustra le vicende economiche, politiche, sociali e culturali dei centri marittimi nel basso Medioevo

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Ultimo in termini cronologici è lo studio di A. Augenti “Città e porti dall’antichità al Mediovevo”, con il quale l’autore affronta, utilizzando le fonti archeologiche, il tema del commercio e dei porti tra V e X secolo e traccia una panoramica del contesto Mediterraneo presentando anche alcuni casi di studio italiani, per poi approfondire il tema degli emporia nel Mare del Nord

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A questi si aggiungono i numerosi lavori riguardanti singole aree geografiche come il contributo di F. Varaldo Grottin, sui porti storici della Liguria, il progetto coordinato da G.

Petralia sui sistemi portuali della Toscana mediterranea, o gli studi di P. Dalena, sui porti della Calabria tirrenica solo per citarne alcuni

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Appare evidente, ma è anche scontato, che c’è una variazione qualitativa e quantitativa tra gli studi che prendono in esame le realtà portuali bassomedievali, per le quali pur non avendo abbondanza di ricerche di tipo archeologico si hanno a disposizione numerose fonti scritte che permettono così di approfondire le nostre conoscenze, e gli studi che vogliono analizzare i porti nell’alto Medioevo per i quali, essendo esigue le testimonianze documentarie, diventa imprescindibile il dato archeologico.

Le ricerche archeologiche sistematiche mirate a riconoscere le fasi di vita tardo antiche e medievali di alcuni porti italiani sono storia recente. Risalgono, infatti, al 1996 i primi scavi delle strutture portuali di Comacchio, sito che fino ad oggi è stato indagato a più riprese e che ha permesso di definire l’importante ruolo svolto dal centro, nei secoli VII e IX d.C., quale scalo commerciale di collegamento tra la viabilità fluviale che serviva i territori longobardi e padani e le rotte mediterranee bizantine

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Gli scavi nella zona della città antica di Classe, effettuati dall’Università di Bologna a partire dal 2001, stanno poi facendo luce da una parte sulle caratteristiche dell’impianto portuale dall’altra sulle attività commerciali che Ravenna intratteneva con l’Africa e l’Oriente tra il V e il VII secolo

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6 Simbula 2009.

7 Augenti 2010.

8 Varaldo Grottin 1996; Petralia 2011; Dalena 2008.

9 Gelichi 2007, pp. 310-313.

10 Augenti 2010, pp. 43-50.

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Le ricerche a Porto, negli ultimi anni condotte da S. Keay, hanno permesso infine di accertare il mantenimento dell’attività portuale tra il IV e il VI secolo, con una frequentazione, alternata da momenti di stasi, almeno fino al IX secolo

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Inoltre, un ruolo non certo minore hanno avuto le ricerche scaturite in seguito a scavi di emergenza che spesso hanno portato alla luce informazioni preziose, come nel caso dei lavori svolti tra il 1989 e il 1992 a Genova, nei pressi di piazza Cavour e piazza Caricamento, che misero in evidenza alcune strutture del porto medievale

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Lo stesso si può dire del ritrovamento del porto di Olbia nel 1999, avvenuto casualmente durante la realizzazione di un tunnel di raccordo tra il porto moderno e la viabilità extraurbana. Interrotti i lavori, la zona fu interessata da tre campagne di scavo che hanno permesso lo studio dell’area portuale rilevandone l’utilizzo in età tardo antica e la successiva ripresa in età bassomedievale

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Più recenti sono gli scavi effettuati nel 2003 a Napoli, in occasione del tracciamento della nuova linea della metropolitana, ad opera della Soprintendenza Archeologica. Durante i lavori nell’area compresa tra le piazze Municipio e G. Bovio, sono stati ritrovati tre relitti e strutture interpretabili come molo e pontili, insieme a una grande quantità di reperti sparsi sui diversi fondali. I rinvenimenti hanno consentito di ricostruire le fasi di utilizzo e frequentazione del porto che risulta essere stato attivo fino agli inizi del V secolo d. C.

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11 Ibid., pp. 19-20, 41-42.

12 Poleggi 1989, p. 297; Varaldo Grottin 1996, pp. 26-31.

13 D’Oriano 2002, pp. 1249-1262; D’Oriano, Pietra, Ricciardi 2003.

14 Giampaola et alii 2005, pp. 63-76.

Fig. 1. Aree portuali indagate

archeologicamente citate nel capitolo.

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