2. NEOPLASIE BENIGNE DEL NASO E DEI SENI PARANASALI
La cavità sinusale si estende dalle narici al setto nasale posteriore, terminando nel nasofaringe; il pavimento è costituito dal palato duro, il quale va a formare contemporaneamente il tetto della cavità orale. All’interno di ciascuna fossa nasale, tre turbinati ossei (superiore, medio e inferiore) con inserzione sulla parete laterale, protudono medialmente.
I seni paranasali sono in numero di quattro: il mascellare, l’etmoidale, il frontale e lo sfenoidale che vanno a circondare le cavità nasali. Il seno etmoidale forma la porzione supero-laterale e mediale della fossa nasale, mentre insieme all’antro mascellare costituisce il margine infero-laterale. La porzione superiore del seno mascellare forma il pavimento dell’orbita, solcato dal canale osseo contenente il nervo infraorbitario. Il seno frontale, anteriormente contribuisce alla formazione del tetto dell’orbita, mentre il seno sfenoidale va a costituire posteriormente il tetto del nasofaringe
1.
La mucosa di tipo respiratorio è rivestita da epitelio colonnare pseudo-stratificato (epitelio
schneideriano), costituito da cellule cilindriche, cigliate e non cigliate, cellule mucipare,
globet cells e cellule basali; nella lamina propria sono presenti ghiandole siero-mucinose e
ricco tessuto vascolare (cavernoso)
2.
I tumori benigni della regione naso sinusale sono patologie rare, che costituiscono meno dell’1% di tutte le neoplasie
.La loro classificazione è difficile a causa della complessità della struttura che li ospita; secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità possono esser suddivisi come segue
2:
EPITELIALI MESENCHIMALI OSSEI MISCELLANEA Papilloma
Adenoma pleomorfo
Angiofibroma Emangioma Paraganglioma
Osteoma Meningioma Schwannoma Leiomioma
Sono caratterizzati da un lento accrescimento e da una sintomatologia prevalentemente silente nelle fasi iniziali e progressivamente ostruttiva, con il passare del tempo. La struttura ossea della regione naso-sinusale viene generalmente ad essere oggetto di un rimodellamento plastico, piuttosto che di un atteggiamento aggressivo e litico; inoltre i rapporti con le strutture vascolo-nervose sono caratterizzati da assenza di aggressività diretta, intesa come infiltrazione e perdita di funzione.
A causa del loro progressivo accrescimento a scapito della pervietà delle fosse nasali e dei seni paranasali, la terapia di scelta per tali neoplasie è la resezione chirurgica.
Verrà di seguito riportata una descrizione dei principali tumori benigni del naso e dei seni
paranasali.
2.1 OSTEOMA
L’osteoma è un tumore osseo benigno, a lenta crescita, caratterizzato dalla proliferazione di tessuto osseo compatto o spugnoso, che interessa quasi esclusivamente la regione testa- collo
3. Nel 1941 Teed riportò 321 casi di osteoma attraverso una revisione della letteratura fino a quel momento; nel 1950 Hallberg e Begley riportarono 40 casi, dei quali, secondo una recensione aggiornata 29 anni dopo, 16 erano localizzati nel seno frontale e 12 nella regione fronto-etmoidale
4. In effetti, indagini recenti confermano che il più frequente sito di origine è il seno frontale, seguito dall’etmoidale, il mascellare e lo sfenoidale in tale ordine
5.
Epidemiologia
Anche se è considerata una neoplasia non comune, la reale incidenza è sconosciuta, a causa dei casi asintomatici non diagnosticati. In una revisione di 3510 studi radiografici dei seni paranasali, Childrey documentò un’incidenza dello 0,43%
3. Il picco di incidenza si ha, generalmente, tra la II e la V decade di vita ed è stata registrata una prevalenza nel sesso maschile con rapporto M:F di circa 2:1.
Eziopatogenesi
L’eziologia dell’osteoma è tutt’oggi sconosciuta, sono state avanzate varie ipotesi, tre delle quali hanno maggior rilievo:
1) Teoria embriologica. Cohnheim (citato da Hallberg e Begley 1950) avanzò la
convinzione che, aree in cui tessuti di diversa origine embriologica vengono in
contatto, hanno un incremento del rischio di sviluppare proliferazioni neoplastiche
3.
La maggior parte della base cranica origina dal “condrocranio” ossia da tessuto
cartilagineo, mentre la volta cranica origina dal “neurocranio membranoso” con un
processo di ossificazione membranosa
6. All’interno del cranio, le aree in cui tessuti
cartilaginei e membranosi confinano durante lo sviluppo embrionale, includono: le
giunzioni tra osso frontale ed etmoide, mascellare, piccola ala dello sfenoide ed infine il processo orbitale dell’osso frontale. Questa teoria può dunque esser valida per quegli osteomi che originano in suddette sedi, ma è del tutto inadeguata in tutti i casi in cui la neoplasia è localizzata lontano dalle giunzioni.
2) Teoria infettiva. Si basa sull’evidenza che in molti campionamenti il 30% dei casi
4presenta associazione tra neoplasia ed infezione, per cui l’osteoma rappresenterebbe un’ipertrofia ossea secondaria ad un processo infiammatorio cronico. Un tempo si credevano implicate infezioni tubercolari o luetiche, ma oggi l’ipotesi è sorpassata
4. Tuttavia l’alta incidenza di sinusiti croniche infettive paragonata con la relativa rarità dell’osteoma dei seni paranasali, suggerisce che l’infezione sia un fenomeno secondario piuttosto che la causa scatenante
3.
3) Teoria traumatica. E’ stata proposta come risultato dell’osservazione che, in alcuni studi, un 30% di pazienti riferisce all’anamnesi un pregresso trauma cranico. La teoria ipotizza che traumi in epoca puberale possano stimolare un’eccessiva crescita ossea in sede della lesione
3. Anche insulti di lieve entità e quindi ignorati o rimossi dal paziente, potrebbero esser alla base dello sviluppo della neoplasia costituendo un fattore predisponente alla proliferazione tumorale. Tuttavia questa teoria non spiega il gran numero di pazienti affetti da osteoma che hanno anamnesi negativa per trauma
4.
Ad oggi, dunque, non esiste un’evidenza scientifica che riesca a spiegare l’eziopatogenesi di
questa neoplasia.
Clinica
La maggior parte dei pazienti risulta asintomatico e la diagnosi di osteoma è del tutto casuale in corso di esame Rx per altri motivi.
La sintomatologia è legata alla localizzazione, alle dimensioni e al ritmo di crescita della neoplasia.
L’osteoma del seno frontale può presentarsi con un largo spettro di varianti, probabilmente ciò è legato alla lenta crescita di questo tumore. Il sintomo più comune è la cefalea frontale o generalizzata per ostruzione alle vie di drenaggio, anche la sinusite frontale è frequentemente associata. Aumentando le sue dimensioni, l’osteoma può oltrepassare i confini del seno frontale invadendo le strutture circostanti in tutte le direzioni. Se ciò avviene, anteriormente, può determinare la formazione di deformità della fronte visibili esteriormente; inferiormente, invece, si può avere l’invasione dell’orbita con segni e sintomi tipici, quali: proptosi, diplopia, amaurosis fugax. L’estensione in direzione posteriore, al livello intracranico, può esser causa di lesioni alle meningi, convulsioni o emiparesi
4.
Ricostruzione tridimensionale di una TC
cranica di un paziente con osteoma
frontale (freccia). L’immagine dimostra
l’effetto del tumore sul volume cranico,
questa espansione verso l’esterno causa
alterazioni della vista e diplopia.
L’osteoma etmoidale, data la ristrettezza del contenente, in genere da sintomi più precocemente rispetto al frontale e includono: dolore o deformità facciale, mal di testa, rinorrea, anosmia, sinusite cronica e alterazioni della vista e dei movimenti oculari
6.
L’osteoma del mascellare può manifestarsi con dolore e gonfiore (in sede della neoplasia), abbondanti secrezioni nasali, talvolta si può avere invasione dell’orbita con la conseguente sintomatologia associata
7.
Scansione TC assiale che mostra una massa ossea peduncolata occupante l’antro mascellare sinistro.
Una rara ma importante manifestazione clinica dell’osteoma sinusale si verifica in
concomitanza della sindrome di Gardner, malattia ad andamento familiare caratterizzata da
poliposi intestinale, osteoma e altri tumori dei tessuti molli
4. E’ una patologia ereditaria
trasmessa come carattere dominante e spesso, i segni e sintomi facciali sono la prima
manifestazione della malattia. Altre manifestazioni extra intestinali, come polipi gastrici e
anormalità scheletriche e dentarie, possono precedere la diagnosi di poliposi intestinale
6. In
questi casi è necessaria un’accurata diagnosi in quanto, se gli osteomi e i tumori dei tessuti
molli sono benigni, la degenerazione maligna dei polipi intestinali in adenocarcinoma si verifica in circa il 40% dei casi
4.
Imaging
All’Rx la lesione appare come un’area radiopaca ben circoscritta
8.
La TC risulta esser il gold standard diagnostico, nelle cui scansioni risulta una massa ossea iperdensa aggettante la cavità sinusale; al contrario, a causa della densità dell’osso compatto, la RM non fornisce immagini suggestive
9.
TC preoperatoria di una donna di 29 anni con
osteoma etmoidale ed estensione orbitale.
Osteoma del seno frontale.
Diagnosi differenziale. La diagnosi differenziale si pone nei confronti di altre lesioni fibroossee dei seni paranasali, le quali possono avere un’immagine radiologica simile, ma si differenziano per la minore definizione dei margini rispetto all’osteoma
4. Fu e Persin distinsero gli osteomi da queste lesioni, che includono: l’osteoma fibroso la displasia fibrosa e il fibroma ossificante. L’osteoma fibroso è, di base, un osteoma con una gran quantità di tessuto fibroso inter-trabecolare rispetto a quello che si osserva nell’osteoma “eburneo” e in quello “maturo”. Questa lesione ha lo stesso range d’età ed ha la stessa evoluzione benigna tipica dell’osteoma. D’altro canto la displasia fibrosa ha molte caratteristiche peculiari.
Radiologicamente, appare scarsamente definita ed irregolare; da un punto di vista epidemiologico tende a manifestarsi in soggetti giovani, spesso nella I° / II° decade.
Istopatologicamente la displasia fibrosa appare priva di capsula e con una componente
cellulare a forma di fuso più o meno rappresentata, con intrecci trabecolari ossei irregolari
senza un rivestimento osteoblastico o linee cementali. Questa lesione è ritenuta esser dovuta
ad un arresto del normale processo di ossificazione allo stadio intrecciato, senza la
progressione a livello di osso lamellare. Il fibroma ossificante, in ultima istanza, incorre anch’esso in giovane età. Nel 1872, Meszel fornì la prima descrizione di una variante del fibroma ossificante chiamata “Fibroma cemento ossificante”
10. Anche Liechtenstein e Jaffee classificarono il fibroma ossificante come una variante istologica della displasia fibrosa, concetto che si è mantenuto nella letteratura fino al 1963, quando Reed distinse le lesioni in entità clinico patologiche separate
10. Al contrario della displasia fibrosa il fibroma ossificante è ritenuto essere una neoplasia benigna dell’osso nella quale la normale architettura ossea è sostituita da tessuto costituito da fibre collagene, fibroblasti e varie tipologie di tessuto calcificato con la potenzialità di crescita illimitata e destruente. Una variante di questa lesione è il fibroma ossificante psammommatoso che incorre generalmente nei bambini piccoli nella regione del seno etmoidale.
Complicanze
L’osteoma dei seni paranasali è generalmente un’affezione benigna e paucisintomatica, talvolta, però possono verificarsi complicanze che determinano una spiccata sintomatologia (come nel caso della sinusite cronica) e in alcuni casi una prognosi peggiore della neoplasia.
Tra queste le più importanti, oltre alla sinusite cronica, sono il mucocele e il pneumocefalo.
-Mucocele: il mucocele può originare come entità isolata, ma quando incorre con un
osteoma, è sempre secondario a esso. Infatti, l’osteoma dei seni paranasali è considerato la
causa del mucocele per occlusione dell’orifizio di comunicazione, quindi rappresenta
un’ostruzione meccanica che forza il mucocele ad espandersi in cavità cranica. L’ipotesi è
supportata dal rinvenimento d’isole di tessuto osseo nell’ambito del mucocele. La successiva
calcificazione di quest’ultimo può esser erroneamente interpretata come un inaspettato e
repentino ingrossamento dell’osteoma. L’associazione di queste due lesioni determina una
maggiore aggressività della neoplasia
11.
-Pneumocefalo: esso in genere si può formare primitivamente a seguito di traumi cranici, procedure neurochirurgiche, oppure, in corso d’infezioni, per la formazione di gas da parte dei microrganismi, mucocele, difetti durali. Raramente può rappresentare il primo segno di un osteoma misconosciuto, determinando un’inaspettata complicanza. Crescendo l’osteoma va ad erodere le pareti dei seni, quindi le meningi determinando l’ingresso di aria in cavità cranica; tale raccolta può essere subdurale, subaracnoidea, intracerebrale o intraventricolare.
La disposizione anatomica delle meningi al livello della fossa cranica anteriore è in relazione con lo sviluppo del pneumocefalo. Infatti, in quest’area la sottile dura madre è strettamente attaccata all’osso, mentre l’aracnoide aderisce direttamente al lobo frontale.
L’erosione da parte dell’osteoma può creare una zona di minor resistenza nella quale, a causa di sbalzi improvvisi di pressione nasofaringea o per colpi di tosse, entra aria. Se la localizzazione è intracranica, può comportarsi come una massa occupante spazio e dare sintomatologia neurologica conosciuta come “tension pneumocephalus” (vomito, deficit sensoriali, disfunzioni neuromuscolari). Anche se il riconoscimento di aria intracranica non risulta difficoltosa con l’Rx, la TC è di fondamentale importanza per indagare la lesione primaria e definire l’estensione della raccolta, la tomografia può inoltre differenziare la localizzazione epidurale, subdurale, subaracnoidea
12.
Immagini Rx e TC che mostrano l’estensione del pneumoencefalo
Anatomia patologica
La natura istopatologica dell’osteoma dei seni paranasali è stata revisionata da Fu e Perzin in un ampio studio clinico-patologico.
L’osteoma dei seni paranasali consiste in un tessuto osseo maturo ben differenziato, localizzato al livello della parete di un seno e occupante la sua cavità.
Si descrivono due tipologie istologiche caratteristiche:
- osteoma “avorio” o “eburneo”, composto da tessuto osseo denso, duro, costituito solo da una piccola parte di tessuto fibroso
4. Generalmente ha una base sessile, le dimensioni variano da pochi millimetri a qualche centimetro talvolta parte della lesione può essere nell’osso mascherando la reale estensione
8.
Fotomicrografia che mostra trabecole ossee contenenti numerosi osteociti; lo stroma circostante è ricco di numerosi piccoli vasi sanguigni.
-osteoma “spongioso” o “maturo”, costituito da tessuto osso maturo, poroso, localizzato alla periferia dell’osteoma eburneo
4. Esso è, in genere, peduncolato ed assomiglia all’osso di origine, può contenere trabecole ossee e midollari con osteoblasti. La superficie può essere irregolare o liscia con osso corticale ai margini
8.Occasionalmente c’è una terza variante “mista” contenente caratteristiche di entrambi.
Trattamento
Nella maggior parte dei casi la rimozione chirurgica come trattamento dell’osteoma è indiscusso; la diagnosi della neoformazione alla presenza di una sintomatologia, è, generalmente, la situazione nella quale l’intervento è giustificato. La consapevolezza del progressivo accrescimento cui va incontro l’osteoma nel corso della sua storia naturale, così come l’eventualità di una conseguente complicanza orbitale o intracranica, depongono a favore della resezione chirurgica, soprattutto nei pazienti giovani. Tuttavia soggetti asintomatici possono esser seguiti esclusivamente tramite follow-up radiologico per valutarne la crescita ed i cambiamenti sintomatologici
6.
Le indicazioni al trattamento chirurgico dell’osteoma frontoetmoidale sono state rivisitate nel 1990 da Savic e Djeric, i quali suggeriscono la rimozione chirurgica per:
- Gli osteomi che si estendono al di là del confine del seno frontale.
- Quelli che sono in espansione continua
- Quelli localizzati in zone adiacenti al recesso naso frontale.
- Quelli associati a sinusite cronica
- Osteomi etmoidali con dimensioni eccessive per il contenente.
Inoltre propongono la rimozione in caso di sintomatologia dolorosa cronica per la quale siano state escluse altre cause
13.
Gestione preoperatoria
Il primo step da compiere è una delineazione completa tridimensionale dell’estensione
tumorale, obiettivo raggiungibile attraverso la combinazione di scansioni TC ed immagini
RM
14. La tomografia computerizzata assiale dei seni paranasali (spessore di 2 mm) con
successiva ricostruzione coronale, permette di evidenziare sede, dimensioni ed origine
dell’osteoma come pure il possibile accesso endonasale al seno frontale
13. La RM, invece,
risulta fondamentale per acquisire un’accurata visione tridimensionale del processo
neoplastico, distinguendolo dalla componente infiammatoria ad esso spesso associata. Ciò è importante per accertare, il più accuratamente possibile, la capacità di ottenere una resezione completa del tumore, prima della scelta finale del trattamento chirurgico
14.
Tecniche chirurgiche
La scelta della tecnica chirurgica più consona dipende: dalla localizzazione, dal volume e dai contorni della neoplasia, dalla situazione anatomica, dal diametro antero-posteriore del seno e dalla possibile estensione extrasinusale.
Quando possibile, la chirurgia endoscopica viene preferita all’approccio esterno. Infatti, grazie alle moderne strumentazioni e potendo affidarsi ad un chirurgo esperto, è possibile ottenere un’ottima visualizzazione, un adeguato accesso e, quindi, gli stessi risultati auspicabili attraverso la chirurgia aperta. D’altro canto l’endoscopia garantisce alcuni importanti vantaggi, quali: il minimo insulto estetico, una degenza ospedaliera più breve ed un più rapido decorso post-operatorio
14.
Il requisito principale per la completa rimozione endoscopica è un adeguato accesso ai confini tumorali.
L’osteoma etmoidale, senza significativa estensione extrasinusale, può esser completamente escisso attraverso l’approccio endonasale. Se il tumore è vasto, o inserito nel contesto osseo etmoidale, può esser ridotto di dimensioni sezionandolo con il trapano, per poi procedere alla completa rimozione.
Nell’osteoma frontale l’adeguatezza di un approccio endonasale deve esser ricercata
attentamente sulla base delle immagini TC preoperatorie. Al livello del seno frontale, infatti,
un osteoma è considerato accessibile se è situato medialmente ad un piano sagittale virtuale
passante attraverso la lamina papiracea ed è posto sulla parte inferiore della parete posteriore
del seno frontale
13.
a. La figura mostra come l’approccio endonasale di un osteoma frontale necessiti di un adeguato accesso (1) per poter effettuare un intervento tipo II o III secondo Draf.
b. La figura mostra come l’osteoma debba esser
basato nella parte inferiore della parete posteriore del
seno (2) e non debba estendersi oltre il piano virtuale
sagittale (3) passante attraverso la lamina papiracea.
La resezione dell’osteoma frontale, con approccio endonasale, può esser eseguita attraverso la creazione di una sinustomia frontale del tipo II o III secondo Draf.
Il tipo II di Draf è un drenaggio effettuato attraverso la resezione del pavimento del seno frontale; il tipo III secondo Draf, invece, prevede la rimozione del pavimento di entrambi i seni, insieme alla parte superiore dell’adiacente setto nasale e la parte inferiore del setto intersinusale
13.
Quando, per i motivi sopra esposti, non sia possibile un approccio endonasale, si ricorre all’intervento di osteoplastica del seno frontale con incisione coronale, sollevamento dello scalpo fino a scoprire la parete anteriore del seno frontale
13. A questo punto viene creata una finestra dalla quale rimuovere la neoplasia; successivamente si provvede alla richiusura del seno. Nei casi in cui sia presente un’addizionale sinusite cronica severa o sia attesa una chiusura post-chirurgica del drenaggio del seno frontale dopo rimozione dell’osteoma, è consigliabile l’obliterazione del seno stesso attraverso innesti di grasso addominale
13.
Follow-up
Il follow-up viene condotto attraverso visite di controllo soprattutto nel primo anno dopo l’intervento e si avvale dell’endoscopia nasale con l’aggiunta di scansioni TC dove necessario
15. La possibilità di recidive da parte della neoplasia dipende esclusivamente dalla sua avvenuta o meno totale rimozione e, quindi, per lo più dall’abilità del chirurgo.
Complicazioni
Le complicazioni che possono incorrere durante un intervento in endoscopia, possono essere, per lo più, orbitali, intracraniche o emorragiche.
1) Al livello orbitale può verificarsi una lesione della parete mediale dell’orbita e
prolasso del grasso peri-orbitale. Una presentazione più grave si ha nel caso di
emorragia intra-orbitale, causata direttamente o indirettamente per lesione dell’arteria etmoidale e stravaso al livello orbitale. E’ necessario procedere ad una pronta decompressione onde evitare danni permanenti. Altra evenienza può esser rappresentata dal danneggiamento del muscolo retto mediale o del dotto naso- lacrimale.
2) Al livello intracranico la complicazione più frequente è la fuoriuscita di liquido cefalorachidiano per formazione di una fistola, la quale deve esser prontamente richiusa se evidenziata in sede operatoria.
3) Emorragie possono esser dovute a lesioni dell’arteria etmoidale, così come
dell’arteria sfenopalatina, in quest’ultimo caso soprattutto in corso di rimozione del
turbinato medio. In genere queste complicanze possono esser ben superate attraverso
la causticazione dell’arteria recisa
16.
2.2 PAPILLOMA NASOSINUSALE
Il papilloma nasosinusale è una neoplasia benigna, nota da oltre 150 anni agli otorinolaringoiatri. Questo tumore polipoide comprende tre tipologie istopatologiche definite nel 1991 dalla World Health Organization (WHO): il papilloma esofitico, il papilloma a cellule colonnari ed il papilloma invertito
4, rappresentando quest’ultimo il 70%
di tutti i papillomi. Per questo motivo la seguente trattazione si riferirà principalmente al papilloma invertito.
Epidemiologia
Il primo accenno al papilloma invertito viene fatta nella seconda metà del 1800 da Kramer che, nel 1847, descrive alcune lesioni della mucosa nasale a forma di cavolfiore denominandole “papillae”
17. Nel 1855 Billroth illustra il primo papilloma delle cavità nasali ufficialmente ritenuto tale ed indica tale lesione con il termine di “cancro villiforme”
18. Nel 1938 Ringertz compie un importante passo diagnostico descrivendo la tendenza delle cellule tumorali a crescere verso lo stroma sottostante; per molti anni la lesione viene indicata con l’eponimo di “tumore di Ringertz”
19.
Nella nomenclatura viene aggiunto l’ ulteriore termine “schneideriano”, coniato in onore di Victor Conrad Schneider, l’autore che ha individuato più in dettaglio le caratteristiche istologiche della mucosa nasale normale e patologica.
E’ una lesione benigna relativamente poco comune che costituisce lo 0,5%-4% di tutte le neoplasie primitive del naso
21e rappresenta il 70% di tutti i papillomi nasali
22.
Mostra una spiccata predilezione per il sesso maschile, con un rapporto M:F che varia da 3:1 a 5:1 a seconda delle casistiche considerate
23-24.
La patologia colpisce prevalentemente individui adulti intorno alla quinta-sesta decade di
vita
25; l’età media di diagnosi è anticipata negli uomini rispetto alle donne (54,8 anni, contro
60,4 anni rispettivamente); in letteratura sono stati riportati casi sporadici in età pediatrica
26-27