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Dall’analisi svolta possiamo dedurre che il fattore che domina lo scenario internazionale e di certo il fenomeno dell’elevata complessità, frammentazione e delle numerose contraddizioni del sistema agro-alimentare.

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CONCLUSIONI

Dall’analisi svolta possiamo dedurre che il fattore che domina lo scenario internazionale e di certo il fenomeno dell’elevata complessità, frammentazione e delle numerose contraddizioni del sistema agro-alimentare.

Il mercato agro-alimentare sta cambiando velocemente. Da un lato assistiamo ad un “invecchiamento”dei mercati più sviluppati quali quelli occidentali. Secondo alcune stime la popolazione europea nel giro di cinquanta anni conterà 37000 unità in meno, mentre nel continente africano si conteranno circa 1 miliardo di persone. Dall'altro assisteremo ad un incredibile sviluppo delle popolazioni asiatiche soprattutto in paesi come la Cina e l'India i cui mercati, attualmente definiti in fase di sviluppo, saranno i mercati ai quali i grandi gruppi si rivolgeranno con maggiore attenzione.

L’estensione geografica dei confini dei mercati agricoli e la crescente liberalizzazione degli scambi di beni primari, intermedi e finiti stanno determinando rapidi mutamenti nel quadro internazionale. Il mercato agro- alimentare sarà soggetto nel prossimo decennio ad un’evoluzione senza precedenti. All’ingresso nell’UE di nuovi paesi si affiancheranno il consolidamento di importanti aree regionali come quella nord americana, il Mercosur o la comunità dei Paesi del Pacifico ed inoltre entreranno a pieno titolo nel contesto mondiale degli scambi Paesi come la Cina che, da sola, rappresenta un quinto della popolazione mondiale.

Anche i mutamenti della domanda finale dei prodotti alimentari hanno

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determinato una trasformazione radicale del sistema agro-alimentare.

Per poter giungere alla comprensione dei fenomeni di sviluppo che si sono verificati all'interno dell'industria è indispensabile analizzare l'evoluzione delle modalità di consumo. La domanda, infatti, nel settore alimentare ha una notevole rilevanza nell'indirizzare le innovazioni in quanto questo settore è tipicamente market oriented ovvero sono soprattutto le variazioni dal lato del consumo che dettano le condizioni di sviluppo del mercato. Ciò rovescia diametralmente l'approccio seguito in precedenza, in cui il produttore si rapportava alla domanda, come ad una variabile dipendente dalle esigenze di economicità dell'offerta.

I modelli di consumo alimentare sono oggi in profondo cambiamento, sia negli aspetti quantitativi, con un’accresciuta sensibilità al livello di spesa totale e al prezzo dei prodotti alimentari, sia negli elementi qualitativi con l’emergere di nuovi stili di vita e di correlati bisogni alimentari.

Più in particolare, i cambiamenti in atto nella composizione della domanda possono farsi risalire alle modificazioni in corso nei modelli di consumo alimentare. Accanto ad una domanda “globale” – orientata verso prodotti omogenei a livelli mondiale ( commodities ) - favorita dai processi d’internazionalizzazione delle imprese e dei grandi gruppi e dal processo di globalizzazione e di omologazione dei gusti dei consumatori, vi è una domanda orientata verso prodotti a più elevato livello di differenziazione, una domanda di qualità rivolta verso prodotti tipici e artigianali espressa dai consumatori a più alto reddito dei paesi in fase avanzata di sviluppo.

A livello mondiale, ed europeo in particolare, i gusti dei consumatori nei singoli paesi tendono a divenire omogenei e determinano la formazione di una domanda

«globale», anche e soprattutto sotto la spinta di un processo di internazionalizzazione delle strategie delle imprese e dei grandi gruppi, che intervengono sui mercati internazionali, attraverso l'utilizzazione di marchi specifici e di brevetti.

Il processo di globalizzazione consiste letteralmente nell'allargamento delle

attività e dei mercati tale da abbracciare tutto il globo. Fenomeno, questo, che a

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seconda dei punti di vista può essere interpretato positivamente, se si enfatizza la capacità del commercio internazionale e del progresso tecnologico di diffondere opportunità e benessere a strati della popolazione mondiale sempre più vasti, o negativamente, invece, se si considera come tale processo possa finire per avvantaggiare la quota minoritaria più ricca della popolazione mondiale e le imprese di maggiori dimensioni a carattere multinazionale, penalizzando nel contempo la stragrande maggioranza dei poveri che abitano il pianeta, a meno che questi non vengano "compensati" da politiche redistributive imposte dall'alto.

Il processo di globalizzazione della domanda finale non genera tuttavia sempre un «consumatore universale» caratterizzato da gusti omogenei, ma si va affermando sempre più il consumo di beni alimentari complessi, le cui specificità sono definite spesso dai singoli consumatori, che richiedono una sempre maggiore quantità e migliore qualità dei servizi incorporati nei beni alimentari, e ciò determina una progressiva segmentazione dei mercati dei beni alimentari.

In questo contesto va segnalata la presenza e l'affermarsi di tendenze verso consumi di qualità, tipici e artigianali, in larga parte prodotti in sistemi territoriali di piccole e medie imprese, per rispondere alle esigenze dei consumatori a più alto reddito.

Per queste due categorie di prodotti alimentari, pertanto, si possono delineare due arene competitive diverse. La prima, rappresentata dal mercato globale, nel quale risulta di gran lunga dominante lo schema concorrenziale fondato sul prezzo; la seconda, invece, in relazione al volume di offerta, è costituita dai mercati locali o dal mercato nazionale ed estero In entrambi i casi appare prevalente lo schema concorrenziale basato principalmente sul prodotto.

Questo processo di segmentazione della domanda alimentare rispecchia

sostanzialmente i cambiamenti del macro ambiente nel quale il sistema agro-

alimentare è inserito. Ci si riferisce, in particolare, alle varietà di stili di vita dei

consumatori i quali, per effetto dei cambiamenti socio-economici,

dell'incremento del reddito pro-capite e dell'evoluzione dei gusti e delle

preferenze, tendono sempre di più ad apprezzare i prodotti che incorporano i

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diversi attributi che concorrono a differenziare tra loro i prodotti agro-alimentari.

D'altra parte, se si considera che i prodotti agro-alimentari hanno raggiunto, soprattutto nei paesi sviluppati, la fase di maturità nell'ambito del rispettivo ciclo di vita, appare inevitabile per le imprese puntare sulla differenziazione cercando di basare lo schema concorrenziale prevalentemente sul prodotto. Pertanto, la maggiore articolazione produttiva che si riscontra nei mercati è il risultato dell'evoluzione della domanda e del comparto delle imprese.

Oggi quando il consumatore acquista alimenti compra due specie di prodotti: da una parte l'alimento vero e proprio, teso al soddisfacimento di una necessità fisiologica, la cui domanda è quindi scarsamente dilatabile; dall'altra un bene più complesso che tende ad acquisire o a soddisfare i bisogni sempre più eterogenei e compositi derivanti dai cambiamenti della società, ossia da elementi in costante trasformazione la cui domanda è pertanto soggetta a vincoli più flessibili ed in continua evoluzione. In questo scenario, quindi, aumenta sempre di più il consumo dei «convenience food» e dei cosiddetti beni di 4° e 5° gamma rendendo sempre più importante il ruolo dell'industria alimentare all'interno del settore.

Il sistema agro-alimentare (Saa) italiano, così come è venuto a delinearsi nel secondo dopoguerra, si presenta molto articolato e complesso. La sua importanza rimane ancora oggi notevole all'interno dell'economia italiana, anche se le sue diverse componenti hanno visto cambiare profondamente la loro importanza ed il loro ruolo.

Lo sviluppo e le tendenze in atto nei consumi alimentari hanno evidenziato in Italia un cambiamento sostanziale del modello alimentare, in cui i processi di omogenizzazione-imitazione rispetto agli altri paesi sviluppati, sono stati affiancati da fenomeni di differenziazione legati alla specificità «mediterranea»

della dieta alimentare ed alla presenza di tipiche realtà regionali. La saturazione

dei consumi ed il forte rallentamento delle spese per consumi alimentari hanno

portato alla ribalta la forte concorrenzialità e sostituzione fra i diversi beni

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alimentari, anche all'interno delle stesse categorie di consumi. Le variabili determinanti nelle scelte dei consumatori, oltre al reddito ed ai prezzi, sono sempre più dovute a variazioni demografiche o culturali all'interno delle famiglie. Il cambiamento degli stili di vita e l'aumento dei pasti fuori casa condizioneranno in modo sempre maggiore l'evoluzione dei consumi alimentari e di tutto il sistema agro alimentare italiano.

Dal punto di vista dell'offerta, il riflesso più evidente di tali atteggiamenti è costituto dalla formazione di assortimenti commerciali molto ampi e/o molto profondi che consentano al consumatore di esaminare e confrontare, nell'ambito di ciascuna merceologia, un numero sufficientemente ampio di prodotti. In altre parole, la differenziazione, la qualità e la tipicità sono e saranno sempre di più la leva di mercato più importante nelle strategie di prodotto delle grandi catene di distribuzione. In questo contesto, quindi, le piccole imprese dell'industria alimentare italiana riescono a coprire quella parte di offerta lasciata scoperta dalla grande industria, ovvero ad affiancare le produzioni di marca industriale o indifferenziate, in quanto producono beni con elevate specificità di carattere qualitativo e territoriale e divengono competitive quando riescono a soddisfare le esigenze di flessibilità richieste dalle moderne modalità di approvvigionamenti della grande distribuzione.

Questo trend si esplicita nella rapida crescita di alcuni mercati: prodotti biologici, tipici, equo- solidali, biologici ad alto valore aggiunto e contenuto di servizio.

In particolare i mercati che meritano una maggiore attenzione sono il mercato dei

prodotti tipici e biologici che negli ultimi anni, soprattutto nel contesto europeo,

hanno fatto registrare tassi di crescita a due cifre. A dimostrare l’importanza che

tali produzioni ricoprono a livello europeo, vi è l’interesse dimostrato delle

istituzioni comunitarie e nazionali che a più riprese sono intervenute per

regolamentare tali settori, con i regolamenti Ce n. 510/ 2006 e n. 509/2006 per

quanto riguarda le produzioni tipiche (DOP, IGP e STG)e con il regolamento

CEE 2092/91 volto a disciplinare il mercato delle produzioni biologiche.

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Lo sviluppo di tali mercati, oltre a essere il riflesso delle mutate esigenze dei consumatori, è stato alimentato dalla forte incertezza che l’introduzione sul mercato alimentare di organismi geneticamente modificati ha generato nei consumatori. Infatti la mancanza di evidenze scientifiche sugli effetti che tali produzioni potrebbero generare sulla salute umana, animale e ambientale unita alla disinformazione e all’atteggiamento prudenziale adottato dalle principali istituzioni europee del settore hanno generato l’orientamento del consumatore verso produzioni ottenute mediante tecniche tradizionali e rispettose dell’ambiente.

Tuttavia è doveroso rilevare come le biotecnologie possano costituire un efficace

strumento per la soluzione di molte problematiche che affliggono il nostro

sistema agro-alimentare prima fra tutte l’emergenza alimentare. L’incremento

della popolazione mondiale previsto per i prossimi decenni richiederà, infatti, un

notevole aumento della produzione totale e i mercati mondiali si trovano

ampiamente impreparati ad affrontare tale situazione di criticità. Le possibilità

offerte dall’impiego delle biotecnologie: utilizzo di terreni difficili, aumento la

resa delle coltivazioni unita alla modificazione delle caratteristiche qualitative e

nutrizionali potrebbero in futuro costituire uno strumento essenziale per la

conservazione degli equilibri alimentari dell’intero pianeta.

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