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Analisi del fattore anagrafico sull’andamento generale del fenomeno infortunistico nel settore marittimo

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Academic year: 2022

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sull’andamento generale del fenomeno infortunistico nel settore marittimo

Navigazione

Edizione 2013

INAIL - Direzione Centrale Comunicazione Piazzale Giulio Pastore, 6 - 00144 Roma dccomunicazione@inail.it

www.inail.it ISBN 978-88-7484-340-4

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sull’andamento generale del fenomeno infortunistico nel settore marittimo

Navigazione

Edizione 2013

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INAIL

Settore Navigazione

in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti

RESPONSABILE AMMINISTRATIVO

Teresa Filignano - INAIL Direzione Centrale Servizi Istituzionali del Settore Navigazione

RESPONSABILE SCIENTIFICO

Carlo De Rosa - INAIL Settore Navigazione Servizio di Medicina Legale Sede Compartimentale di Napoli

AUTORI

Roberto Faoro1, Giorgio Guastella2, Laura Manna3, Silvia Mochi4, Rocco Mollicone2, Stefania Morrone2, Fulvio Pedrazzoli5, Rosanna Russo5, Silvia Salardi2, Fausta Savone2, Roberto Spadafora6

1 INAIL Settore Navigazione, Sede di Trieste 2 INAIL Settore Navigazione, Sede Centrale di Roma

3 INAIL Direzione Centrale Servizi Informativi e Telecomunicazioni 4 INAIL Consulenza Statistico Attuariale

5 INAIL Settore Navigazione, Sede di Napoli

6 Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, DG Trasporto Marittimo

CONTATTI

INAIL - Direzione Centrale Comunicazione 00144 Roma - P.le Giulio Pastore, 6 e-mail: dccomunicazione@inail.it www.inail.it

© 2013 INAIL

La pubblicazione viene distribuita gratuitamente e ne è quindi vietata la vendita nonché la riproduzione con qualsiasi mezzo.

È consentita solo la citazione con l’indicazione della fonte.

ISBN 978-88-7484-340-4

Tipolitografia INAIL - Milano, febbraio 2014

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Premessa 5

Introduzione e quadro normativo 7

1. Metodologia 12

2. Analisi dei Dati Inail 12

3. Analisi dei Dati MIT 33

4. Commento 50

5. Conclusioni 51

Bibliografia e Sitografia 52

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Promuovere la cultura della prevenzione è importante sin dalle prime fasi della formazione giovanile, ma anche presso quei lavoratori già formati e più progrediti nella carriera lavorativa, come infatti mostra il presente volume che focalizza in modo particolare l’attenzione sul rapporto tra età anagrafica e modalità di accadimento degli infortuni.

Si tratta di una ricerca che ha visto la collaborazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Direzione Generale per il trasporto marittimo e per vie d’acqua interne; collaborazione che ha consentito di ampliare l’osservazione degli infortuni dell’Istituto con quella di una realtà istituzionale che guarda agli stessi fenomeni da un punto di vista e con finalità differenti.

Da questo lavoro emerge in modo chiaro che nel settore marittimo la maggiore esperienza lavorativa non protegge in modo significativo dal rischio di infortunio ed è quanto mai importante continuare a perseguire con tenacia e determinazione gli obiettivi di sensibilizzazione ed educazione alla salute e sicurezza anche delle categorie più anziane di lavoratori, in una logica di formazione continua e permanente, adattata al lavoro quotidiano di ognuno.

Da tanti anni ormai l’INAIL promuove la prevenzione considerando questo un compito irrinunciabile per un Istituto che si occupa di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.

Per quanto riguarda il lavoro marittimo, l’Istituto ha fatto proprie le funzioni dell’ex Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo (IPSEMA) e ne ha ereditato anche i progetti già avviati, come quello che ha dato origine a questa pubblicazione, dando ulteriore energia alla loro realizzazione.

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I marittimi sono una delle categorie lavorative maggiormente a rischio di infortuni. La particolare natura del lavoro a bordo delle navi (organizzazione delle attività, turni irregolari, lavoro notturno, condizioni generali di vita a bordo, alimentazione non sempre adeguata, cattive abitudini come il fumo o l’alcool, fatica fisica e stress), rive- ste un peso importante nel determinismo di eventi infortunistici e, più in generale, incide sulle condizioni di salute della gente di mare.

La ricerca scientifica sul fenomeno appare, allo stato, ancora insufficiente malgrado le raccomandazioni delle Organizzazioni Internazionali in tema di prevenzione degli infortuni1 2.

Tra gli studi effettuati in ambito europeo, si cita quello condotto in Danimarca da Hansen3e relativo al periodo 1986-1993 da cui risulta che l’incidenza degli infortuni tra i lavoratori del mare è 11,5 volte più alta rispetto agli altri lavoratori.

Un ulteriore studio di Jensen4, pubblicato nel 2000, ha evidenziato come su 582 infor- tuni accaduti a bordo di pescherecci commerciali danesi, i traumi rappresentino il 25% di tutti gli infortuni. Essi sono la causa del 28% di tutte le contusioni, del 32% di tutte le fratture, del 61% di tutte le distorsioni e strappi, del 40% di tutte gli incidenti alle gambe e del 62% di tutti gli infortuni al torace.

In Italia, per effetto della Legge 30 luglio 2010, n. 122, l’ex Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo è stato incorporato nell’INAIL, che ne ha ereditato le funzioni costituen- do uno specifico Settore della Navigazione. Tenendo in considerazione le peculiarità del lavoro in mare ed in ossequio alla missione istituzionale dell’Istituto che mira alla tutela globale dell’assicurato, l’INAIL ha monitorato annualmente le statistiche sugli infortuni e ha realizzato studi scientifici più specifici sull’andamento infortunistico e sulle malattie professionali nel settore marittimo in collaborazione con Istituti universitari e di ricerca5.

1 International Labour Organization, Convenzione sulla prevenzione degli infortuni (marittimi), 1970, entrata in vigore il 17/02/1973, in Supplemento ordinario alla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana, 29 aprile 1981, nº 116.

2 WHO. Prevention and Control Exchange (PACE) - A Document for Decision Markers. World Health Organisation, Office of Occupational Health, Division of Health Promotion, Education and Promotion, Geneva, February 1995.

3 Hansen HL. Surveillance of Deaths on Board Danish Merchant Ships, 1986-93: Implications for Prevention. J Occup Environ Med 1996; 53: 269-275.].

4 Jensen OC. Non-fatal occupational fall and slip injuries among commercial fishermen analyzed by use of the NOMESCO injury registration system. American Journal of Industrial Medicine 2000; 37: 637-644.].

5 AA.VV. “Analisi dei rischi da agenti fisici nel lavoro marittimo: vibrazioni meccaniche e radiazioni ottiche”. Istituto di Previdenza del Settore Marittimo, Roma, 2008.

DE ROSA C., RICCI P. Towards European workers’ health protection: the standardization of statistical data. Atti del XIX EUMASS Congress, Padova (IT) - 14-16 giugno 2012 (in corso di pubbl.)

BONIFACI G., DE ROSA C. Occupational health and safety for seafarers: towards European culture of maritime medicine. Atti del XIX EUMASS Congress, Padova (IT) - 14-16 giugno 2012 (in corso di pubbl.)

DE ROSA C. L’Assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali dei lavoratori marittimi: i nuovi compiti dell’INAIL, l’eredità dell’IPSEMA. Rivista degli Infortuni e delle Malattie Professionali, fascicolo 1/2011 - 225-232 DE ROSA C., LAURO A., PASTORE G. Le cause di temporanea inabilità alla navigazione dei lavoratori della pesca.

quale confine tra malattia extraprofessionale e malattia professionale? Atti del 74° Congresso Nazionale SIMLII - Torino, 16-19 novembre 2011.

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Ulteriori lavori hanno messo in luce specifici aspetti del lavoro marittimo, come ad esempio quello svolto sulle navi veloci6, dove le particolari condizioni di lavoro com- portano cambiamenti fisiologici ed ergonomici tali da rappresentare una sorgente di fatica psico-fisica con diminuzione della vigilanza rispetto al personale navigante sulle navi tradizionali.

In linea generale, il lavoro marittimo, articolato nelle sue diverse mansioni, presenta specifici ambiti di rischio. Il WHO (the World Health Organization) ha redatto la seguente lista di rischi occupazionali per la salute dei lavoratori marittimi7:

Rischi chimici, quali le sostanze tossiche e cancerogene, le polveri fibrogene e le fibre, che possono comportare inalazione, assorbimento cutaneo e ingestione;

Rischi fisici, quali il rumore e le vibrazioni; caldo e freddo eccessivi; radiazioni ioniz- zanti e non-ionizzanti (ad es.: UV, campi elettromagnetici); variazioni di pressione;

Rischi biologici, come batteri, funghi, tossine, virus (ad es.: HBV e HIV) e parassiti;

Rischi ergonomici, come i movimenti ripetitivi, responsabili di “cumulative trauma syndrome”;

Stress psico-sociali (compresi gli orari di lavoro eccessivi);

Rischi di infortunio vario come quelli causati da macchine in movimento, superfi- ci scivolose, metalli taglienti o superfici di legno, esposizione a cavi elettrici, a mate- riali potenzialmente esplosivi, ecc.

Tutti questi rischi esistono in una combinazione multipla a bordo delle navi. Alcuni di essi provengono dal carico trasportato; altri sono causati dalle stesse navi, dalle modalità di costruzione, dai sistemi di propulsione e, soprattutto, dalle condizioni meteo-marine.

Poiché i marittimi vivono 24 ore al giorno nel loro posto di lavoro - la nave - l’esposi- zione a questi rischi occupazionali può avere un effetto sulla loro salute più grave rispetto ai lavoratori di terra.

Appare evidente che l’andamento del fenomeno infortunistico è anche funzione delle diverse mansioni tenute a bordo.

Nonostante i decenni trascorsi dall’emanazione del Codice della Navigazione (1942) e del Regolamento di Esecuzione (1952), l’ordinamento giuridico del personale

CARIOLA A., DE ROSA C., LAURO A., PASTORE G. I compiti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro dell’IPSEMA. Atti de 73° Congresso Nazionale della SIMLII, Roma, 01-04 Dicembre 2010.

LAURO A., PASTORE G., DE ROSA C. “Le patologie respiratorie nel personale navigante. L’esperienza dell’Istituto di previdenza del settore marittimo”. Zacchia, Vol. XXVIII della serie 4^ - Suppl. Ottobre - Dicembre 2010.

DE ROSA C., DI MIZIO G., RICCI P., Infortuni e malattie professionali nei lavoratori marittimi: ruolo della sorveglian- za sanitaria. Difesa Sociale, n. 2-2005.

DE ROSA C., DI MIZIO G., RICCI P., Un caso particolare di infortunio sul lavoro: decesso per avvelenamento acuto da metanolo in un lavoratore marittimo. Jura Medica, n. 2-2005.

6 Gentile S, Pellissier V, Tézenas du Montcel S, Antoniotti S, Gérin O, San Marco J.L. Retentissement sur la santé du personnel navigant des contraintes spécifiques à la navigation sur les Navires à Grande Vitesse, Archives des Maladies Professionnelles et de Medecine du Travail, 2000, vol. 61, n° 5: 297-303.

7 WHO. Prevention and Control Exchange (PACE) - A Document for Decision Markers. World Health Organisation, Office of Occupational Health, Division of Health Promotion, Education and Promotion, Geneva, February 1995.

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marittimo ha conservato le proprie peculiarità in ordine alla legittimazione dei sogget- ti interessati.

Il personale marittimo comprende:

- Gente di mare:

1ª Categoria: personale di stato maggiore e di bassa forza addetto ai servizi di coperta, di macchina e in genere ai servizi tecnici di bordo;

2ª Categoria: personale addetto ai servizi complementari di bordo;

3ª Categoria: personale addetto al traffico locale e alla pesca costiera.

- Personale addetto ai servizi dei porti Palombari e sommozzatori in servizio locale;

Ormeggiatori; Barcaioli.

- Personale tecnico delle costruzioni navali:

Ingegneri Navali; Costruttori Navali; Maestri d’ascia.

Inoltre, il D.M. 13 ottobre 1992, n. 584 e succ. mod. “Regolamento recante norme per il funzionamento degli uffici di collocamento della gente di mare”, definisce le Qualifiche Professionali del Personale Marittimo.

La gente di mare è iscritta in matricole, mentre il personale addetto ai servizi portua- li e il personale tecnico delle costruzioni navali sono iscritti in registri.

Sia le matricole che i registri sono tenuti dagli uffici dell’Autorità marittima.

Per le qualifiche d’imbarco diverse da quelle minimali i marittimi devono possedere il titolo professionale che attesta, in astratto, l’idoneità tecnica a svolgere una deter- minata mansione a bordo.

Il Ministro dei Trasporti, con proprio decreto, stabilisce i requisiti e i limiti delle abili- tazioni della Gente di Mare e ne disciplina la necessaria attività di certificazione. I tito- li servono a provare la sussistenza dei requisiti tecnici ma, da soli, non bastano per esercitare l’attività.

La normativa internazionale ha profondamente modificato la disciplina dei titoli e della relativa certificazione. In Italia si è proceduto all’adeguamento con il D.P.R.

n. 324/2001, con il quale è stato adottato il Regolamento relativo ai requisiti minimi di formazione per la Gente di Mare e definito il campo di applicazione.

Un approccio medico-lavoristico8permette l’identificazione delle seguenti categorie di lavorazioni:

lavori in coperta

lavori in locale macchine

lavori dei servizi complementari di bordo lavori in locali rumorosi

8 Berra G., Carcassi R. Correlazione mansioni/fattori di rischio nel lavoro marittimo. G Ital Med Lav Erg 2003; 25:3 Suppl, 287-481

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lavori pericolosi

lavori su navi passeggeri lavori su navi portacontainer lavori su navi da carico lavori su navi petroliere lavori su navi chimichiere lavori su navi gasiere lavori su navi portarinfusa.

Per ciò che attiene i temi della prevenzione, oltre la specifica normativa che regola l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali (D.P.R.

1124/65 e D. Lgs. 38/2000), il D. Lgs. 271/999ha posto le basi per la valutazione del rischio a bordo, al fine di garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori marittimi, pre- supposto di tutte le azioni preventive e di sorveglianza sanitaria dei lavoratori.

Gli elementi basilari della sorveglianza sanitaria sono costituiti, infatti, dalla corretta ed esauriente valutazione dei rischi e dalla conoscenza specialistica degli effetti pre- coci delle malattie professionali correlate al lavoro a bordo delle navi.

Come detto, la normativa che attualmente regolamenta il tema della salute e sicurez- za a bordo è rappresentata dal D.Lgs. n. 272/1999 D.Lgs. n. 271/1999 il quale si pone l’obiettivo di:

- assicurare in materia di sicurezza del lavoro, la tutela della salute e la prevenzio- ne degli infortuni e delle malattie professionali;

- determinare gli obblighi e le responsabilità specifiche degli armatori, dei marittimi e delle altre figure interessate in relazione alla valutazione dei rischi;

- fissare, in materia di igiene del lavoro, i criteri relativi alle condizioni di igiene ed abitabilità degli alloggi degli equipaggi.

All’art. 5 il D.Lgs. n. 271/1999 prescrive le seguenti misure di tutela di carattere generale:

a) valutazione delle situazioni di rischio per la salute e la sicurezza, connesse all’e- sercizio dell’attività lavorativa a bordo;

b) eliminazione dei rischi derivanti dall’impiego di materiali nocivi alla salute del lavo- ratore, mediante sostituzioni da realizzare conformemente alle tecnologie dispo- nibili nel settore della progettazione e costruzione navale e qualora ciò non fosse possibile, riduzione al minimo del loro impiego a bordo;

c) riduzione dei rischi alla fonte.

Negli artt. 6 - 10 vengono invece individuati gli obblighi a cui devono attenersi rispet-

9 la cui validità, anche dopo l’emanazione del D.Lgs 81/2008, è stata reiterata dal Decreto legge 12 maggio 2012 , n. 57 - “Disposizioni urgenti in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro nel settore dei tra- sporti e delle microimprese”.

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tivamente l’armatore, il comandante, il lavoratore marittimo, il progettista ed il costrut- tore della nave.

In particolare, l’art. 6.1 prescrive la redazione del Piano di Sicurezza dell’ambiente di lavoro. Il Piano prevede:

- progetto dettagliato dell’unità in cui vengono riportate le sistemazioni inerenti l’am- biente di lavoro;

- specifica tecnica dell’unità, comprendente tutti gli elementi ritenuti utili per l’esame delle condizioni di igiene e sicurezza del lavoro presenti a bordo della nave;

- relazione tecnica sulla valutazione dei rischi per la tutela della salute e la sicurez- za del lavoratore marittimo connessi allo svolgimento dell’attività lavorativa a bordo.

Nella relazione sono specificati i criteri adottati per la valutazione stessa e le misure di prevenzione e protezione dei lavoratori, nonché il programma di attuazione di eventuali interventi migliorativi dei livelli di igiene e sicurezza a bordo.

L’art. 25 del D.Lgs. n. 271/1999 disciplina le procedure da adottare in caso di infor- tunio a bordo. In particolare - indipendentemente dal periodo di inattività del maritti- mo e quindi dell’entità dell’infortunio - l’armatore è tenuto a segnalare tale infortunio all’autorità marittima, all’istituto assicuratore ed all’ASL del compartimento di iscrizio- ne della nave.

Gli elementi significativi dell’infortunio vengono inoltre annotati nel Registro degli infortuni che viene conservato a bordo.

Nell’Allegato I al D.Lgs. n. 271/1999 vengono descritti i fattori di fatica classificando- li secondo i seguenti quattro gruppi:

1. Gestione a terra ed a bordo della nave (gestione e programmazione del lavoro, procedure, ecc.).

2. Fattori relativi alla nave (grado di automazione, affidabilità attrezzature, microcli- ma, vibrazioni, ecc).

3. Fattori relativi all’equipaggio (addestramento, esperienza, competenze equipag- gio, ecc.).

4. Fattori ambientali esterni (condizioni meteo, portuali, di traffico, ecc.).

Il decreto legislativo prevede la istituzione di specifiche figure per promuovere l’attività di prevenzione e tutela della salute e sicurezza sul lavoro, quali il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza; il Responsabile del servizio di prevenzione e protezione; gli Addetti al servizio di prevenzione e protezione dai rischi ed il Medico competente.

In generale, il D.Lgs. n. 271/1999 richiama quasi integralmente tutte le procedure pre- viste dalla D.Lgs. n. 626/1994 (anche per come modificato ed integrato dal D.Lgs. n.

81/2008), in particolare gli elementi di dettaglio forniti dagli allegati al testo di legge, limitandosi a definire soltanto gli aspetti specifici del lavoro marittimo, anche perchè molte prescrizioni sono già disciplinate da norme internazionali e comunitarie.

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Come tutti i datori di lavoro, anche l’armatore ed il comandante della nave sono tenu- ti ad informare i lavoratori marittimi dei rischi specifici cui sono esposti nello svolgi- mento delle loro normali attività lavorative e ad addestrarli sul corretto utilizzo delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione individuali. Inoltre, occorre prov- vedere alla formazione ed all’addestramento del personale marittimo in materia di igiene e di sicurezza dell’ambiente di lavoro a bordo, predisponendo appositi manuali operativi e richiedendo l’osservanza da parte dei lavoratori delle norme di igiene e di sicurezza e l’utilizzazione dei mezzi individuali di protezione messi a loro disposizione.

1. Metodologia

Al fine di offrire un quadro quanto più ampio possibile del fenomeno infortunistico in ambito marittimo, sono stati presi in considerazione i dati INAIL e quelli presenti nella Banca Dati Infortuni, allocata presso la Direzione Generale per il trasporto marittimo e per vie d’acqua interne del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) e costitui- ta sulla base delle informazioni trasmesse dalle Direzioni marittime e dalle Capitanerie di Porto ai sensi dell’art. 26 del D.Lgs. 27 luglio 1999, n. 271. Si ricorda che al MIT per- vengono anche le inchieste sommarie e formali effettuate dalle autorità marittime in caso di infortuni che determinano una inabilità al lavoro superiore ai 30 giorni.

I dati INAIL riguardano gli anni 2004-2011 mentre i dati MIT il periodo 2005-2011. I primi comprendono un totale di 10.623 infortuni marittimi denunciati all’Istituto, men- tre i secondi riguardano un totale di 6.637 infortuni.

Va precisato che i dati del MIT differiscono da quelli dell’INAIL per vari elementi cir- costanziali: al MIT pervengono, come detto, le notizie inerenti solo gli infortuni di maggiore rilevanza (inabilità al lavoro superiore a 30 giorni) nonché i dati relativi anche agli infortuni occorsi su navi battenti bandiera estera, purché verificatisi nelle acque italiane. Nelle statistiche del MIT, inoltre, sono considerati anche i passeggeri coinvolti in sinistri marittimi rilevanti. A tal proposito, si ricorda che il numero di infor- tuni occorsi su unità estere consta complessivamente di 26 casi; gli infortuni occor- si a passeggeri a bordo delle navi risultano essere 22 casi. Ulteriori differenze tecni- che riguardano la codifica di alcune variabili.

In considerazione di tali aspetti, si è ritenuto opportuno esporre separatamente i dati provenienti dall’INAIL rispetto a quelli tratti dalla banca dati del MIT, procedendo, in sede di discussione, ad un breve confronto su taluni specifici punti.

2. Analisi dei Dati Inail

L’INAIL, Settore Navigazione, ha assicurato nel 2010 contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali gli equipaggi di circa 6.800 imbarcazioni/navi, registrando una lieve crescita di unità assicurate rispetto all’anno 2009 (+1,2%).

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La principale categoria di naviglio assicurata risulta essere la Pesca, che da sola copre il 48,0% delle categorie assicurate dall’Istituto, seguita dal Diporto (19,8%).

Da precisare che quasi la metà del naviglio assicurato è impegnato nella cosiddetta

“pesca costiera” (45,7%), vale a dire l’attività di pesca svolta prevalentemente lungo le coste continentali ed insulari italiane ad una distanza non superiore alle venti miglia dalla costa.

Tabella 1 - Distribuzione delle imbarcazioni/navi assicurate nell’anno 2010 per categoria di naviglio.

(1) Pesca costiera + Pesca mediterranea + Pesca oltre gli stretti

(2) Diporto: la categoria comprende navi e imbarcazioni con qualunque mezzo di propulsione destinate alla naviga- zione da diporto, effettuata in acque marittime a scopi sportivi o ricreativi, con equipaggio imbarcato con contrat- to di arruolamento

(3) Passeggeri + Concessionari di bordo + Diporto a noleggio iscritto al “Registro internazionale”

(4) Addetti alle prove in mare e tecnici ed ispettori (si tratta in realtà non di una categoria naviglio, ma di alcune cate- gorie professionali)

Categoria di naviglio Navi / Imbarcazioni

Pesca (1) 3.260 (48,0%)

di cui Costiera 3.100 (95,1%)

Diporto (2) 1.341 (19,8%)

Carico 628 (9,3%)

Naviglio ausiliario 470 (6,9%)

Traffico locale 394 (5,8%)

Passeggeri (3) 330 (4,9%)

Rimorchiatori 312 (4,6%)

Altro (4) 50 (0,7%)

Totale 6.785 (100%)

Grafico 1 - Distribuzione delle imbarcazioni/navi assicurate nell’anno 2010 per categoria di naviglio.

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L’81% degli esposti al rischio10si concentra nelle seguenti categorie di naviglio:

- “Passeggeri”(33,2%), categoria che comprende le navi da traffico iscritte nelle matricole delle navi maggiori, munite di ruolo equipaggio, con caratteristiche, dotazioni e sistemazioni tali da essere abilitate alla navigazione di altura ed impie- gate in attività di trasporto passeggeri;

- “Pesca”(29,6%), categoria che comprende le imbarcazioni destinate alla pesca professionale, esercitata da pescatori marittimi e da imprese di pesca, iscritti nei registri tenuti dalle Capitanerie di Porto;

- “Carico” (18,3%) che comprende le navi da traffico iscritte nelle matricole delle navi maggiori, munite di ruolo equipaggio, con caratteristiche, dotazioni e siste- mazioni riservate all’equipaggio tali da essere abilitate alla navigazione di altura ed impiegate in attività di trasporto, prevalentemente di merci.

10 Per esposti al rischio si intendono gli addetti/anno, vale a dire il numero teorico di lavoratori impegnati nel settore marittimo per l’intero anno, dato stimato in base al numero di giornate complessivamente lavorate per ciascuna imbarcazione nel 2010 da tutti i marittimi dell’equipaggio assicurati dall’ex IPSEMA.

Tabella 2 - Distribuzione degli addetti/anno per categoria di naviglio - Anno 2010*.

Categoria di naviglio Addetti / Anno

Passeggeri (3) 10.633 (33,2%)

Pesca (1) 9.468 (29,6%)

Carico 5.871 (18,3%)

Rimorchiatori 1.965 (6,1%)

Naviglio ausiliario 1.593 (5,0%)

Diporto (2) 1.417 (4,4%)

Traffico locale 1.002 (3,1%)

Altro (4) 67 (0,2%)

Totale 32.016 (100%)

(*) Vedi note relative alla Tabella 1.

Grafico 2 - Distribuzione percentuale degli addetti/anno per categoria di naviglio - Anno 2010.

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Il complesso degli infortuni occorsi a lavoratori marittimi, in analogia con la metodo- logia EUROSTAT11stabilita a livello europeo, verrà analizzato al netto dei casi occor- si in itinere, consentendo di concentrarsi sui soli casi avvenuti in occasione di lavo- ro. Ciò consente di meglio definire il rischio proprio dell’attività svolta dal lavoratore e di predisporre le opportune misure prevenzionali.

I dati INAIL considerano un periodo di osservazione di otto anni (2004-2011). Da un’analisi degli infortuni in tale periodo distinti per tipologia di evento emerge che in media il 98% riguarda infortuni occorsi sul luogo di lavoro (come detto in preceden- za, non sono stati considerati gli infortuni in itinere).

Dal grafico seguente si può apprezzare un trend in diminuzione del complesso degli infortuni a partire dall’anno 2008 che si concretizza nel quinquennio 2007-2011 in una riduzione di circa un terzo dei casi.

11 Ufficio Statistico dell’Unione Europea (Eurostat) che si occupa di raccogliere dati dagli Stati membri dell’Unione Europea a fini statistici e di elaborarli, promuovendo il processo di armonizzazione della metodologia statistica tra gli Stati membri. La sua missione è quella di fornire all’Unione Europea un servizio informativo statistico di elevata qualità, con dati comparabili tra Paesi e regioni.

Tabella 3 - Complesso infortuni avvenuti nel periodo 2004-2011 secondo la tipologia di evento.

Anno evento 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Sul luogo di lavoro 1.468 1.359 1.460 1.488 1.359 1.271 1.230 988

(99,7% (98,6%) (97,4%) (97,8%) (97,3%) (97,8%) (96,9%) (98,6%)

In itinere 5 19 39 34 38 29 39 14

(0,3%) (1,4%) (2,6%) (2,2%) (2,7%) (2,2%) (3,1%) (1,4%)

Complesso 1.473 1.378 1.499 1.522 1.397 1.300 1.269 1002

infortuni (100%) (100%) (100%) (100%) (100%) (100%) (100%) (100%)

Grafico 3 - Andamento del complesso degli infortuni avvenuti nel periodo 2004-2011.

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Tabella 4 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro negli anni 2004-2011 distribuiti per categoria di naviglio.

(1) Passeggeri + Concessionari di bordo + Diporto a noleggio iscritto al “Registro internazionale”

(2) Pesca costiera + Pesca mediterranea + Pesca oltre gli stretti

(3) Addetti alle prove in mare e tecnici ed ispettori (si tratta in realtà non di una categoria naviglio, ma di alcune categorie pro- fessionali)

(4) Diporto: la categoria comprende navi e imbarcazioni con qualunque mezzo di propulsione destinate alla navigazione da diporto, effettuata in acque marittime a scopi sportivi o ricreativi, con equipaggio imbarcato con contratto di arruolamento.

La categoria di naviglio maggiormente interessata dal fenomeno infortunistico degli eventi occorsi sul luogo di lavoro risulta essere quella denominata Passeggeri (Trasporto persone), che da sola copre in media la metà dei casi, seguita da Carico (Trasporto merci) e Pesca, rispettivamente coinvolti in media nel 20,2% e nel 16,0%:

Da rilevare il fatto che le categorie maggiormente colpite da infortuni, Passeggeri (in media 49,7%), Carico (in media 20,2%) e Pesca (in media 16,0%), siano anche quel- le che nel tempo hanno registrato le riduzioni più consistenti, rispettivamente del 25,0%, del 52,6% e del 31,2% rispetto al 2004.

In merito alle caratteristiche dell’infortunato, la fascia di età più colpita risulta essere quella tra i 35 e 49 anni di età (in media nel 38,4% dei casi), seguita a pari merito da quella più giovane (18-34 anni con il 30,5% dei casi) e da quella più matura (50-64 anni con il 29,9% dei casi).

Tabella 5 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro (anni 2004-2011) distribuiti per anno evento e classe di età

Anno Classe di età Totale

Fino a 17 anni 18-34 anni 35-49 anni 50-64 anni 65 e oltre complessivo

2004 3 425 630 400 10 1.468

2005 9 456 499 386 9 1.359

2006 8 448 583 411 10 1.460

2007 3 507 549 410 19 1.488

2008 2 414 519 415 9 1.359

2009 1 380 478 399 13 1.271

2010 4 392 443 379 12 1.230

2011 2 245 382 344 15 988

(18)

Grafico 4 - Andamento delle età media all’infortunio nel periodo 2004-2011

Dai dati INAIL è emerso che l’età media dell’infortunato, nel periodo di osservazione, risulta essere pari a 41,6 anni.

Confermata nel tempo la distribuzione degli infortuni per principali qualifiche dei marittimi, che restano da sempre marinaio, mozzo e piccolo (oltre il 40% degli infor- tuni occorsi sul luogo di lavoro), seppur in lieve diminuzione negli ultimi anni:

Tabella 6 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro negli anni 2004-2011 distribuiti per principali qualifiche del marittimo infortunato.

Qualifica infortunato 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Marinaio 319 273 279 278 232 217 200 178

(21,7%) (20,1%) (19,1%) (18,7%) (17,1%) (17,1%) (16,3%) (18,0%)

Mozzo - allievo comune 196 194 191 158 166 159 132 115

polivalente (13,4%) (14,3%) (13,1%) (10,6%) (12,2%) (12,5%) (10,6%) (11,6%)

Piccolo 165 183 176 206 187 168 147 68

(11,2%) (13,4%) (12,0%) (13,8%) (13,7%) (13,2%) (12,0%) (6,9%)

Sub Totale 680 650 646 642 585 544 479 361

(46,3%) (47,8%) (44,2%) (43,1%) (43%) (42,8%) (38,9%) (36,5%)

Altre Qualifiche 788 709 814 846 774 727 751 627

(53,7%) (52,2%) (55,8%) (56,9%) (57,0%) (57,2%) (61,1%) (63,5%)

Totale complessivo 1.468 1.359 1.460 1.488 1.359 1.271 1.230 988

(100%) (100%) (100%) (100%) (100%) (100%) (100%) (100%)

(19)

Andando ad analizzare le qualifiche per classi di età a maggiore frequenza infortuni- stica, risulta che per la classe 35-49 anni e per quella 18-34 anni, le qualifiche riman- gono marinaio, mozzo e piccolo naturalmente con percentuali diverse che vedono nella classe più giovane prevalere le qualifiche di piccolo e mozzo entrambe con il 24% degli infortuni, mentre in quella intermedia la qualifica di marinaio (26%). Per la classe più anziana (50-64 anni) rimane al primo posto la qualifica di marinaio (28%), mentre le altre due qualifiche in graduatoria sono comandante o nostromo di lungo corso (7%) e direttore di macchina (6%). Da questa distribuzione degli infortunati per qualifica professionale ed età si evince una correlazione positiva tra qualifica ed età all’infortunio. Emerge infatti che la qualifica è legata all’età del marittimo poiché la maggior parte degli infortuni occorsi a marittimi giovani interessa la qualifica di mozzo e di piccolo che sono le carriere iniziali del marittimo. Al crescere dell’età gli infortuni riguardano marinai, comandanti e direttori di macchina, qualifiche che si raggiungono con l’aumentare dell’anzianità lavorativa del marittimo.

Grafico 5 - Distribuzione degli infortuni occorsi sul luogo di lavoro per qualifica professionale e classe di età 18-34 anni - Media 2004-2011

(20)

Per quanto riguarda la nazionalità degli infortunati, maggiormente colpita risulta quel- la italiana (in media pari al 94%), mentre tra gli stranieri le nazionalità più interessate riguardano tunisini e rumeni. In ordine alla distribuzione della nazionalità per classe di età, emerge che gli stranieri, analogamente a quanto avviene per gli italiani, si

Grafico 6 - Distribuzione degli infortuni occorsi sul luogo di lavoro per qualifica professionale e classe di età 35-49 anni- Media 2004-2011

Grafico 7 - Distribuzione degli infortuni occorsi sul luogo di lavoro per qualifica professionale e classe di età 50-64 anni - Media 2004-2011

(21)

Grafico 8 - Distribuzione degli infortuni occorsi sul luogo di lavoro per nazionalità e classe di età Media 2004-2011

infortunano di più nella classe di età 35-49 anni ma con una maggiore frequenza (44% contro 38%) mentre si infortunano meno nella classe più anziana (24% contro il 30%) anche in considerazione del fatto che i marittimi stranieri imbarcati sono mediamente più giovani.

Per quanto riguarda la natura della lesione, ossia la regione corporea interessata dagli infortuni, si deve ricordare - in primis - che il principale meccanismo d’infortu- nio a bordo è rappresentato dai traumi (ciò anche in considerazione delle condizio- ni ambientali in cui si svolge il lavoro, caratterizzato, come è noto dai moti che inte- ressano lo scafo). Per tutte le classi di età, prevalgono contusioni, slogature e frattu- re, che da sole caratterizzano in media il 74,3% dei casi.

(22)

Tabella 7 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro negli anni 2004-2011 distribuiti per principali nature dell’infortunio.

Natura delle lesioni 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Contusioni, escoriazioni, abrasioni 625 563 626 675 636 576 534 366

(42,6%) (41,4%) (42,9%) (45,4%) (46,8%) (45,3%) (43,4%) (37,0%)

Slogature, distorsioni, lussazioni 202 177 190 203 181 163 199 185

(13,8%) (13,0%) (13,1%) (13,6%) (13,3%) (12,8%) (16,2%) (18,7%)

Fratture, infrazioni, schiacciamenti 259 274 246 214 245 205 198 160

(17,6%) (20,2%) (16,8%) (14,4%) (18,0%) (16,1%) (16,1%) (16,2%)

Ferite lacero contuse 91 87 105 91 73 87 89 87

(6,2%) (6,4%) (7,2%) (6,1%) (5,4%) (6,8%) (7,2%) (8,8%)

Ferite da taglio 48 30 43 40 38 24 30 35

(3,3%) (2,2%) (2,9%) (2,7%) (2,8%) (1,9%) (2,4%) (3,5%)

Lesioni multiple 31 41 41 29 24 25 27 32

(2,1%) (3,0%) (2,8%) (1,9%) (1,8%) (2,1%) (2,3%) (3,3%)

Altra e nessuna informazione 212 187 209 236 162 191 153 123

(14,4%) (13,8%) (14,3%) (15,9%) (11,9%) (15,0%) (12,4%) (12,5%)

Totale 1.468 1.359 1.460 1.488 1.359 1.271 1.230 988

(100%) (100%) (100%) (100%) (100%) (100%) (100%) (100%)

Grafico 9 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro distribuiti per la natura dell’infortunio - Media anni 2004-2011

(23)

Per quanto riguarda le parti lese, anch’esse per tutte le classi di età, in oltre la metà dei casi risultano essere gli arti inferiori, seguiti dalle mani e dita e dagli arti superio- ri (rispettivamente in media nel 24,9%, nel 17,8% e nel 12,4%).

Tabella 8 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro negli anni 2004-2011 distribuiti per sede della lesio- ne del marittimo infortunato.

Parti lese 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Arti inferiori 358 336 340 361 329 291 365 258

(24,5%) (24,7%) (23,3%) (24,3%) (24,3%) (22,9%) (29,7%) (26,1%)

Mani e dita 273 244 268 247 245 233 179 201

(18,6%) (18,0%) (18,4%) (16,6%) (18,0%) (18,3%) (14,6%) (20,3%)

Arti superiori 167) 174 184 194 176 157 172 101

(11,4%) (12,8%) (12,6%) (13,0%) (13,0%) (12,4%) (14,0%) (10,2%)

Parti multiple 124 148 164 160 127 158 120 64

(8,4%) (10,9%) (11,2%) (10,8%) (9,3%) (12,4%) (9,8%) (6,5%)

Torace, costole, schiena 128 116 122 143 135 93 100 133

(8,7 (8,5%) (8,4%) (9,6%) (9,9%) (7,3%) (8,1%) (13,5%)

Testa (cranio, collo, nuca) 101 86 116 97 91 72 68 62

(6,9%) (6,3%) (7,9%) (6,5%) (6,7%) (5,7%) (5,5%) (6,3%)

Piedi e dita 93 104 99 81 87 90 58 58

(6,3%) (7,7%) (6,8%) (5,4%) (6,4%) (7,1%) (4,7%) (5,9%)

Addome, fianchi, bacino, regione sacrale 57 48 51 59 69 47 40 39

(3,9%) (3,5%) (3,5%) (4,0%) (5,1%) (3,7%) (3,3%) (3,9%)

Faccia (bocca, naso, orecchi) 38 23 34 34 33 37 46 20

(2,6%) (1,7%) (2,3%) (2,3%) (2,4%) (2,9%) (3,7%) (2,0%)

Occhi 52 28 16 39 29 30 23 23

(3,5%) (2,1%) (1,1%) (2,6%) (2,1%) (2,4%) (1,9%) (2,3%)

Colonna vertebrale 22 17 20 10 13 9 9 6

(1,5%) (1,3%) (1,4%) (0,7%) (1,0%) (0,7%) (0,7%) (0,6%)

Organi interni 9 7 11 6 3 24 8 2

(0,6%) (0,5%) (0,8%) (0,4%) (0,2%) (1,9%) (0,7%) (0,2%)

Cervello, midollo spinale, sistema nervoso 3 - 1 1 - 4 13 1

(0,2%) (0%) (0,1%) (0,1%) (0,0%) (0,3%) (1,1%) (0,1%)

Nessuna informazione 43 28 34 56 22 26 29 20

(2,9%) (2,0%) (2,2%) (3,7%) (1,6%) (2%) (2,2%) (2,0%)

Totale 1.468 1.359 1.460 1.488 1.359 1.271 1.230 988

(100%) (100%) (100%) (100%) (100%) (100%) (100%) (100%)

(24)

Ulteriori dati riguardano la gravità degli eventi e l’indicatore è dato dalla valutazione della invalidità effettuata in ambito INAIL. A tal proposito, è opportuno tenere in con- siderazione il fatto che i casi necessitano di un congruo arco temporale per la com- pleta definizione e che tale periodo è stimabile in circa tre anni dall’avvenuto accadi- mento del sinistro. Quindi per poter contare su dati sufficientemente stabili e rappre- sentativi della situazione reale è stato ritenuto opportuno riferirsi al periodo 2004- 2009, tralasciando i dati relativi a casi più recenti temporalmente, ancora soggetti ad ulteriore possibile evoluzione amministrativa, senza rinunciare per questo ad avere un quadro della situazione attuale.

Tenendo in considerazione, accanto alla frequenza di infortunio, la gravità degli stessi eventi lesivi, si evince che in media nel 66,6% dei casi si tratta di infortuni senza postu- mi permanenti e che anche tra i casi con postumi permanenti è rilevante la quota di quelli con grado di inabilità inferiore al 16%, trattandosi di quasi nove casi su dieci.

Grafico 10 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro distribuiti per sede della lesione del marittimo infortunato - Media anni 2004-2011

Tabella 9 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro negli anni 2004-2009 distribuiti per anno e postumi.

Anno Senza postumi Con postumi permanenti

Mortali Totale evento permanenti Grado inabilità Grado inabilità Grado inabilità complessivo

tra l’1% e il 5% tra il 6% e il 15% tra il 16% e il 100%

2004 1.133 (77,2%) 99 (6,7%) 183 (12,5%) 44 (3,0%) 9 (0,6%) 1.468 (100%) 2005 918 (67,5%) 171 (12,6%) 210 (15,5%) 54 (4,0%) 6 (0,4%) 1.359 (100%) 2006 969 (66,4%) 212 (14,5%) 202 (13,8%) 58 (4,0%) 19 (1,3%) 1.460 (100%) 2007 985 (66,3%) 256 (17,2%) 176 (11,8%) 60 (4,0%) 11 (0,7%) 1.488 (100%) 2008 853 (62,8%) 274 (20,2%) 177 (13,0%) 48 (3,5%) 7 (0,5%) 1.359 (100%) 2009 758 (59,7%) 275 (21,6%) 173 (13,6%) 59 (4,6%) 6 (0,5%) 1.271 (100%)

(25)

Analizzando le conseguenze degli infortuni per classe di età, si evince che per le classi giovani (fino a 34 anni) la percentuale di infortuni senza postumi permanenti è nettamente superiore rispetto a quella delle classi più anziane (rispettivamente 73%

contro 61% e 51%). Questo dato indicherebbe che più è anziano l’infortunato mino- re è la sua capacità di recupero fisico e quindi maggiore è la gravità delle conse- guenze dell’infortunio in termini di menomazioni permanenti.

Grafico 11 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro distribuiti per anno e postumi - Media anni 2004-2009.

Grafico 12 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro distribuiti per classe di età e postumi - Media anni 2004-2009

(26)

Infine volendo analizzare cause e circostanze degli infortuni, prendendo in esame l’anno 2009, più ricco in termini di classificazione delle variabili ESAW/3 (European Statistics on Accidents at Work, terza versione) che ne rappresentano al massimo l’informazione, risulta che il luogo con maggior incidenza infortunistica è risultato quello a bordo dell’imbarcazione, per qualsiasi fascia di età, forse per la maggiore instabilità dell’imbarcazione e che in particolare nel 56% dei casi si è trattato di even- to lesivo manifestatosi durante la navigazione, ossia in mare aperto, e nel 40% di evento a bordo di imbarcazione presso il porto.

Grafico 13 - Tipo di luogo per infortuni occorsi sul luogo di lavoro - Anno evento 2009.

Grafico 14 - Tipo di luogo per infortuni occorsi sul luogo di lavoro – Anno 2009

(27)

Tabella 10 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro nel 2009 per Tipo di lavoro dell’infortunato.

Tipo di lavoro 2009

Attività complementari 505 (39,8%)

Produzione, trasformazione, trattamento, magazzinaggio - di ogni tipo 416 (32,7%)

Attività di tipo ittico, con l’uso di animali vivi, ecc. 173 (13,6%)

Attività di servizio all’impresa e/o alla persona umana; lavoro intellettuale 47 (3,7%)

Circolazione, attività sportiva, attività artistica 22 (1,7%)

Altro e non determinato 108 (8,5%)

Totale 1.271 (100%)

Grafico 15 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro nel 2009 per Tipo di lavoro dell’infortunato.

Sempre con riferimento allo stesso anno (2009), il tipo di lavoro, che descrive a gran- di linee l’attività svolta dalla vittima al momento dell’infortunio, vale a dire un lavoro che non necessariamente coincide con la professione o la qualifica in cui il lavorato- re presta servizio, è risultato circa nell’87% dei casi connesso ad attività complemen- tari (40%) o alla produzione e alla trasformazione dei prodotti -incluso il magazzinag- gio - (33%) o ad attività connesse alla pesca (14%).

Questa distribuzione viene rispettata all’interno delle singole classi di età mentre con- siderando distintamente i tipi di lavoro emerge che per le attività complementari e le attività connesse alla pesca la classe 35-49 anni è la maggiormente colpita (rispetti- vamente 38,6% e 42,2%) mentre per la produzione e la trasformazione vengono coin- volte equamente tutte le classi di età con esclusione della più anziana (65 e oltre).

L’azione compiuta al momento dell’infortunio, chiarita dalla variabile ESAW/3 denominata Attività Fisica Specifica, denota la prevalenza dei movimenti compiuti

(28)

Tabella 11 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro nel 2009 per Attività fisica specifica dell’infortunato.

Attività fisica specifica 2009

Movimenti 844 (66,4%)

Manipolazione di oggetti 206 (16,2%)

Operazioni di macchina 24 (1,9%)

Trasporto manuale 51 (4,0%)

Lavoro con utensili a mano 27 (2,1%)

Presenza 28 (2,2%)

Altro e non determinato 91 (7,2%)

Totale 1.271 (100%)

Grafico 16 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro nel 2009 per Attività fisica specifica dell’infortunato.

dalla vittima (66%), nella maggior parte rappresentati dal camminare o dal salire (71%), e la manipolazione di oggetti da parte del leso (16%), principalmente con- cretizzatisi nel prendere in mano l’oggetto o l’utensile (51%) o nell’allacciare/slega- re qualcosa (15%).

Le singole classi di età confermano, senza alcuna variazione significativa, la distribu- zione percentuale degli infortuni secondo le principali attività fisiche specifiche così come rappresentate nel grafico sopra; volendo, invece, apprezzare la distribuzione degli infortuni per classe di età all’interno delle singole attività fisiche specifiche

(29)

Tabella 12 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro nel 2009 per Attività fisica specifica dell’infortunato e classe di età (composizione percentuale)

Classe di età Movimenti Manipolazione Trasporto Operazioni di

Altro di oggetti manuale macchina

Fino a 34 anni 30,3% 31,6% 29,4% 37,5% 24,7%

35-49 anni 35,9% 36,9% 43,1% 33,3% 47,3%

50-64 anni 32,5% 31,1% 27,5% 29,2% 27,4%

65 e oltre 1,3% 0,4% 0,0% 0,0% 0,6%

Totale 100% 100% 100% 100% 100%

emerge che la classe 35-49 anni prevale nelle prime tre attività (“movimenti “- 36%,

“manipolazione di oggetti”-37% e Trasporto manuale -43%) e scende al secondo posto per le “operazioni di macchina” che vedono maggiormente coinvolti i lavora- tori marittimi con età inferiore ai 34 anni (38%).

Per quanto riguarda il “contatto”, ossia la modalità attraverso la quale la vittima si è procurata la lesione più grave, emerge che per oltre il 50% si tratta di schiacciamen- to della vittima in movimento contro un oggetto immobile e che in particolare tale movimento risulta essere nell’83% dei casi verticale, vale a dire il risultato di una caduta. L’andamento è rispettato nell’ambito di tutte le classi di età. Da segnalare, nonostante la lieve consistenza numerica, che gli infortuni occorsi agli ultra-sessan- tacinquenni sono da imputare nella quasi totalità (9 casi sugli 11 complessivi) alla caduta.

Tabella 13 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro nel 2009 per Contatto.

Contatto 2009

Schiacciamento in movimento verticale o orizzontale su/contro 696 (54,8%) un oggetto immobile (vittima in movimento)

Contatto con agente materiale tagliente, appuntito, duro, abrasivo 118 (9,3%)

Urto da parte di oggetto in movimento, collisione con 92 (7,2%)

Sforzo fisico o psichico 96 (7,6%)

Incastramento, schiacciamento, ecc. 75 (5,9%)

Contatto con corrente elettrica, temperatura, sostanza pericolosa 72 (5,7%)

Altro e non determinato 122 (9,5%)

Totale 1.271 (100%)

(30)

La classe di età maggiormente colpita risulta per tutti i tipi di contatto la 35-49 anni tranne che per il contatto “Incastramento, schiacciamento, ecc..” dove prevale la classe fino a 34 anni (44%):

Grafico 17 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro nel 2009 per Contatto.

Grafico 18 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro nel 2009 per Contatto e classe di età.

(31)

Infine, guardando alla deviazione, variabile che descrive l’imprevisto che ha condot- to all’infortunio, a conferma del quadro emerso già dall’analisi del contatto, risultano prevalenti le cadute dovute a inciampamenti o a scivolamenti (50,7%), seguite da movimento del corpo sotto e senza sforzo fisico (rispettivamente 10,4% e 9,6%) e da perdita di controllo di macchina, attrezzatura di movimentazione, ecc.. (8,2%).

Tabella 14 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro nel 2009 per Deviazione.

Deviazione 2009

Scivolamento o inciampamento - con caduta di persona 645 (50,7%)

Movimento del corpo sotto sforzo fisico (che porta generalmente 132 (10,4%) ad una lesione interna)

Movimento del corpo senza sforzo fisico (che porta generalmente 122 (9,6%) a una lesione esterna)

Perdita di controllo totale o parziale di una macchina, mezzo 104 (8,2%) di trasporto/attrezzatura di movimentazione, di un utensile a mano

o oggetto, di un animale

Rottura, frattura, scoppio, scivolamento, caduta, crollo 89 (7,0%)

dell’agente materiale

Deviazione dovuta a traboccamento, rovesciamento, perdita, 29 (2,3%)

scorrimento, vaporizzazione,emanazione

Deviazione per problema elettrico, esplosione, incendio 29 (2,3%)

Altro e non determinato 121 (9,5%)

Totale 1.271 (100%)

Grafico 19 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro nel 2009 per Deviazione.

(32)

Tale distribuzione viene rispettata per ogni classe di età, come apprezzabile dalla seguente tabella:

Tabella 15 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro nel 2009 per Deviazione e classe di età.

Deviazione 18-34 35-49 50-64 65 e Totale

anni anni anni oltre complessivo

Scivolamento o inciampamento – con caduta di persona 53% 49% 50% 69% 51%

di cui

Caduta di persona dall'alto 42% 47% 39% 11% 42%

Caduta di persona - allo stesso livello 33% 37% 38% 78% 36%

Movimento del corpo sotto sforzo fisico 9% 10% 12% 0% 10%

di cui

Passo falso, scivolamento senza caduta 29% 27% 15% - 23%

Sollevando, portando o alzandosi 23% 33% 19% - 25%

Spingendo, tirando 43% 18% 42% - 33%

Movimento del corpo senza sforzo fisico 11% 9% 9% 15% 10%

di cui

Movimenti scoordinati, gesti intempestivi 81% 70% 71% 100% 75%

Perdita di controllo di una macchina, di un mezzo 8% 9% 7% 0% 8%

di trasporto/attrezzatura di movimentazione, di un utensile a mano o oggetto, di un animale di cui

Perdita di controllo totale o parziale di oggetto 56% 59% 68% - 61%

Perdita di controllo totale o parziale di utensile a mano 25% 20% 29% - 24%

(motorizzato o no) nonché del materiale lavorato dall'utensile

Rottura, frattura, scoppio, scivolamento, caduta, 7% 7% 8% 0% 7%

crollo dell’agente materiale - non precisato di cui

Caduta di agente materiale posto al di sopra 28% 33% 29% - 30%

(che cade sulla vittima)

Scivolamento, caduta, crollo di un agente materiale 36% 36% 39% - 37%

allo stesso livello

Deviazione dovuta a traboccamento, rovesciamento, 4% 2% 2% 8% 2%

perdita, scorrimento, vaporizzazione,emanazione di cui

Allo stato liquido - perdita, trasudo, fuoruscita, spruzzo, 71% 63% 17% - 55%

aspersione

Polverosità - generazione di fumi, emissione di polveri, 7% 13% 83% 100% 28%

particelle

Deviazione per problema elettrico, esplosione, 1% 3% 4% 0% 2%

incendio - non precisato di cui

Incendio - 58% 93% - 72%

Altro e non determinato 7% 12% 9% 8% 10%

Totale complessivo 100% 100% 100% 100% 100%

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Grafico 20 - Infortuni occorsi sul luogo di lavoro nel 2009 per Deviazione e classe di età.

Focalizzando l’analisi all’interno delle singole deviazioni risulta che la classe di età 35-49 anni è la maggiormente interessata, fatta eccezione per la deviazione dovuta a “traboccamento, rovesciamento, perdita, scorrimento, vaporizzazione,emanazio- ne..”, per la quale ad infortunarsi prevalentemente (48,3%) sono i giovani (fino a 34 anni) e per quella legata a “problema elettrico, esplosione, incendio” dove invece i più colpiti sono i lavoratori con età compresa tra 50-64 anni (51,7%). Tale risultato sembra essere in linea con quanto emerso in merito alle qualifiche degli infortunati:

i più giovani (fino a 34 anni), mozzi e piccoli si infortunano per problemi legati a tra- boccamenti e rovesciamenti mentre i più anziani (50-64 anni), spesso con qualifiche superori, a causa di problemi elettrici, esplosione e incendi.

Un’ultima annotazione, pur se fondata su dati parziali (2007-2009), riguarda i giorni medi di prognosi conseguente ad infortunio. Come si vede dal grafico che segue, la prognosi media si è mantenuta al di sopra dei 100 giorni. Tale dato deve indurre, naturalmente, a riflettere anche in termini di costi sociali.

Grafico 21 - Giorni medi di prognosi per gli infortuni del settore marittimo (anni 2007 – 2009).

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