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CAPITOLO 2 MODELLO CONCETTUALE

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 2 

MODELLO CONCETTUALE 

La  gestione  delle  risorse  idriche  fa  oggi  largamente  utilizzo  di  modelli  matematici.  La  realizzazione  di  un  modello  matematico  affidabile  deve,  comunque,  basarsi  su  un  “solido”  modello  concettuale,  che  tenga  conto  degli  aspetti  geologici‐stratigrafici,  idrogeologici  e  geochimici‐isotopici.  In  tal  senso,  nei  prossimi  paragrafi  saranno  descritti gli aspetti geologici‐strutturali del sistema acquifero in studio sulla base delle  informazioni  stratigrafiche  disponibili  nelle  Banca  Dati  Sottosuolo  della  Regione  Toscana  (BDSRI) e  saranno  trattati  gli  aspetti  idrogeologici  e  geochimici‐isotopici.  Relativamente a quest’ultimi sono stati elaborati principalmente i risultati ottenuti da  studi di letteratura (Doveri et al., 2009; Giusti, 2006; Duchi, 1985), nonché nuovi dati  prodotti  nel  corso  di  questa  tesi,  in  particolare,  sono  stati  effettuati  slug  tests  per  la  determinazione della permeabilità idraulica dell’acquifero laddove i dati di letteratura  risultavano essere carenti.  

 

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2.1  Assetto idrostrutturale 

L’assetto idrostrutturale della Pianura Versiliese, come dettagliatamente descritto nel  capitolo  1.3,  è  definito  da  una  copertura  impermeabile  (P  e  C1),  presente  esclusivamente nella parte interna della pianura, e da quattro livelli acquiferi, di cui tre  in  sabbia  (S1,  S2,  S3)  ed  uno  in  ghiaia  (G),  da  ritenersi  separati  per  la  presenza  degli  acquicludi  C2,  C3

  e  C4  che  esercitano  l’azione  di  substrato  impermeabile  rispettivamente per i livelli S1, S2, S3. L’acquifero oggetto di questo studio coincide con  il  primo  acquifero  freatico  in  sabbia  (S1,  di  seguito  denominato  acquifero)  delimitato  alla  base  dall’interstrato  di  argille  (C2,  di  seguito  definito  substrato).  Le  informazioni  stratigrafiche  utilizzate  sono  state  reperite  nella  Banca  Dati  Sottosuolo  della  Regione  Toscana  (BDSRI);  nella  fattispecie  sono  stati  analizzati  criticamente  76  sondaggi.  Una  ricostruzione  del  sistema  acquifero  in  esame  era  stata  effettuata  anche  nella  tesi  di  Giusti (2006), e successivamente ripresa da Doveri et al. (2009). Il maggior numero di  stratigrafie disponibili attualmente, rispetto a quando sono stati svolti i suddetti lavori  ha permesso di ricostruire con maggiore dettaglio le geometrie del sistema acquifero  grazie alla realizzazione di un maggior numero di sezioni idrogeologiche. In particolare,  come possibile osservare in figura 2.1, sono state elaborate 9 sezioni idrogeologiche: 5  trasversali  (T1‐T2‐T3‐T4‐T5),  e  4  longitudinali  (LA‐LB‐LC‐LD)  alla  linea  di  costa,  tali  sezioni  saranno  di  seguito  descritte,  partendo  da  quelle  trasversali  (da  nord  a  sud)  e  proseguendo con le longitudinali (da est ad ovest). 

Va  precisato  che  nelle  sezioni  suddette  la  scala  verticale  è  stata  esagerata  per  una  migliore  visualizzazione  delle  stesse  e  che  i  passaggi  tra  i  diversi  orizzonti  litostratigrafici  sono  stati  rappresentati  come  un  limite  netto  mentre  in  natura  tale  passaggio avviene gradualmente e per alternanze. 

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Figura 2.1: tracce delle sezioni trasversali e longitudinali alla linea di riva (per la geologia si rimanda alla figura  1.14 del cap.1) 

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Sezione  T1  –  è  la  sezione  posta  all’estremità  nord  dell’area  in  prossimità  del  Canale  Burlamacca.  Dall’analisi  della  sezione  è  possibile  osservare  come  l’acquifero  sia  costituito prevalentemente da uno spessore di sabbie a granulometria da media a fine  che  appoggia  su  un  substrato  impermeabile  di  argille.  La  profondità  a  cui  viene  intercettato quest’ultimo varia lungo tutta la sezione partendo da circa 26 m ad ovest,  si approfondisce nella porzione centrale fino a circa 55 m, infine ad est raggiunge circa  i 30 m. Il sondaggio 29 intercetta uno spessore importante di limi argillosi (da circa 21  m  a  36  m),  riconosciuto  anche  nella  sezione  longitudinale  LD,  ed  è  stato  quindi  interpretato come una lente di limi argillosi all’interno delle sabbie.  

Sezione T2 – in questa sezione fra l’acquifero in sabbie individuato precedentemente e  le argille sottostante si interpone un orizzonte di sabbie con una maggiore percentuale  di  limi,  il  quale,  pur  avendo  una  permeabilità  medio‐bassa  insieme  alle  sabbie  sovrastanti va a costituire l’acquifero freatico in studio. L’orizzonte costituito da sabbie  limose  ha  uno  spessore  variabile  passando  da  11  m  (verso  costa),ai  circa  20  m  nella  porzione  centrale  e  riassottigliandosi  verso  est  fino  a  non  essere  intercettato  dall’ultimo  sondaggio  della  sezione.  Nell’estremità  ad  ovest  della  sezione  è  possibile  poi  osservare  anche  una  lente  superficiale  di  sabbie  limose  spessa  circa  5  m.  Il  substrato  impermeabile  presenta  lo  stesso  andamento  della  sezione  precedente,  ma  con profondità massime di 35 m. 

Sezione T3 – il substrato argilloso, che si approfondisce verso est arrivando fino a 35 m  di profondità, è sovrastato da uno strato continuo e potente di sabbie limose con uno  spessore che raggiunge anche i 25 m nel sondaggio 80. Al di sopra di questo orizzonte  sono  presenti  le  sabbie  che  solo  localmente,  estremità  ad  est  della  sezione,  sono  sovrastate da una lente di sabbie limose. 

Sezione  T4  –  l’organizzazione  litologico‐stratigrafica  è  fondamentalmente  la  stessa  della sezione precedente, ovvero substrato impermeabile, sabbie limose, sabbie e lenti  superficiali  di  sabbie  limose,  a  meno  della  presenza  di  una  lente  di  limi  (circa  7  m  di  spessore), interposti fra le argille e le sabbie limose.  

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Sezione T5 – la lente di limi, riconosciuta nella sezione precedente, in questa sezione si  presenta  con  uno  spessore  maggiore  (oltre  20  m)  e  una  maggiore  estensione,  infatti  solo  i  due  sondaggi  posti  all’estremità  opposte  della  sezione  non  la  intercettano.  A  diretto  contatto  con  questa  lente  di  limi  sono  presenti  al  di  sopra  e  lateralmente  le  sabbie limose con spessori massimi di 6 m, quest’ultime sono completamente assenti  all’estremità occidentale della sezione.  

Sezione  longitudinale  LA  –  è  la  sezione  più  prossima  alla  linea  di  costa,  il  substrato  impermeabile mantiene più o meno la stessa profondità per tutta la sezione arrivando  massimo  a  25  m.  Sono  presenti  sia  lo  strato  di  sabbie  che  lo  strato  di  sabbie  limose  sottostante,  quest’ultimo  non  è  continuo  ed  è  assente  alle  estremità  sud  e  nord.  È  inoltre presente una lente di sabbie limose in affioramento, intercettata dai sondaggi  BB41 e 14, la stessa che intercetta la T2 all’estremità occidentale. 

Sezione longitudinale LB – sulla base dei sondaggi 78 e 29 (che intercettano le argille  ad  una  profondità  di  32.5  e  55  m  rispettivamente)  è  stato  ipotizzato  un  approfondimento  della  base  impermeabile  dell’acquifero  verso  nord.  Inoltre  è  possibile notare la presenza di 2 lenti di limi, il primo, a sud, interposto fra il substrato  e le sabbie limose sovrastanti, e il secondo, a nord, all’interno delle sabbie.  

Sezione  longitudinale  LC  –  presenta  la  stessa  organizzazione  lito‐stratigrafica  della  precedente  indicando  un’omogeneità  del  sistema  acquifero  in  questa  porzione  centrale dell’area di studio. L’unica differenza è la presenza di una lente superficiale di  sabbie limose (la stessa intercettata dalla T5 nella sua porzione centrale).  

Sezione longitudinale LD – questa è la sezione posta all’estremità orientale dell’area, la  lente  di  limi  a  sud  non  viene  intercettata,  mentre  quella  a  nord  risulta  essere  probabilmente  a  diretto  contatto  con  il  substrato  impermeabile.  Inoltre  è  stato  individuato lo strato di sabbie limose con spessori che variano dai 3m fino a 25 m nella  porzione  centrale  della  sezione,  per  poi  scomparire  all’estremità  settentrionale  della  sezione.  

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Considerando  il  sistema  idrogeologico  nel  complesso,  possiamo  affermare  che  le  sabbie e le sabbie limose costituiscono l’acquifero freatico in studio, e che le prime, a  differenza delle seconde, sono continue e con notevoli spessori (da 6m a circa 30 m). In  particolare, nella porzione settentrionale, l’acquifero è composto esclusivamente dalle  sabbie;  mentre  spostandosi  verso  sud,  quest’ultime  poggiano  sullo  strato  di  sabbie  limose  sottostanti  con  spessori  massimi  di  circa  20  m.  Importante  è,  inoltre,  la  presenza  di  un  acquitardo  discontinuo  e  generalmente  molto  spesso  (15‐20  m)  composto  da  limi  e  limi  argillosi  alle  estremità  meridionale  (dove  si  ritrova  immerso  nello  strato  di  sabbie)  e  settentrionale  (in  cui  è  a  contato  diretto  con  il  substrato  impermeabile)  dell’area  di  studio.  Il  substrato  impermeabile  argilloso  è  presente  con  continuità  al  di  sotto  dell’acquifero  a  profondità  medie  di 20‐30  m,  approfondendosi  nel settore a NE fino a profondità dell’ordine dei 50 m (Figura 2.3). I limi che formano  le  lame  interdunali,  rappresentati  nella  carta  geologica,  non  sono  mai  stati  registrati  nei  sondaggi  stratigrafici  a  nostra  disposizione  e  sono  ormai  quasi  assenti  a  causa  dell’urbanizzazione  dell’area  e  dal  rimaneggiamento  operato  dalle  colture  agricole  (Doveri et al., 2009). 

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2.2  Piezometrie e parametri idraulici 

2.2.1 Analisi dati piezometrici 

Per la ricostruzione del livello di falda dell’area in esame vengono utilizzati ed elaborati  i  dati  delle  due  campagne  piezometriche  effettuate  ad  Ottobre  2005  e  Maggio  2006  nel lavoro di Doveri et al. (2009). Sono stati scelti questi periodi poiché corrispondono  rispettivamente  ad  un  periodo  di  magra  e  di  morbida  in  modo  tale  da  avere  una  caratterizzazione della falda sia in condizioni di minimo che di massimo livello. In totale  sono stati censiti 56 punti di campionamento tra pozzi romani, piezometri, pozzi infissi  ed  acque  superficiali,  tutti  individuati  tramite  la  sigla  BB  che  sta  ad  indicare  la  zona  compresa tra il Canale Burlamacca ed il Fosso della Bufalina, ed un numero progressivo  da 1 a 56. Nello specifico, per la campagna di ottobre sono stati utilizzati 24 punti di  misura, mentre, per il periodo di morbida ne sono stati utilizzati 30, il maggior numero  è  dovuto  all’integrazione  avuta  in  seguito  alla  realizzazione  dei  nuovi  piezometri  nel  periodo intercorso tra le due campagne. In tabella 2.1 è riportato l’elenco dei punti di  campionamento  per  entrambe  le  campagne,  con  i  rispettivi  valori  del  livello  piezometrico e dei parametri fisico‐chimici (temperatura, ph e conducibilità) misurati  in  concomitanza  alla  campagna  piezometrica;  mentre  in  figura  2.4  sono  riportate  le  ubicazioni dei punti. Tutti i punti di misura attingono dall’ acquifero freatico dato che  hanno  profondità  compresa  tra  1,65  m  e  30,65  m.  La  misura  è  stata  effettuata  dalla  quota del boccapozzo fino al livello del pelo libero dell’acqua tramite un freatimetro,  se al valore ottenuto viene sottratta l’altezza del boccapozzo si ottiene la soggiacenza.  Per avere il livello piezometrico si deve riferire la soggiacenza al livello medio marino.  Infine oltre ai dati dei livelli freatimetrici sono stati misurati anche 6 livelli idrometrici,  per poter avere in maniera diretta un paragone sui rapporti fiume‐falda.    

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Figure 2.4: ubicazione dei punti di misura   

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  Tabella 2.1: campagne piezometriche e misura dei parametri fisico‐chimici dell’Ottobre 2005 e Maggio 2006  CODICE  PUNTO TIPO  DIAMETRO  (cm)  PROFONDITA'  (m)  CAMPAGNA OTTOBRE (2005)   CAMPAGNA MAGGIO 2006  LIV.PIEZ.  /IDRO  (m.s.l.m.) CONDUC.  (μS/cm a  20°C)  pH  T(°C) LIV.PIEZ./IDRO  (m.s.l.m.)  CONDUC.  (μS/cm a  20°C)  pH  T(°C)  BB1  Pozzo     6,00     730  6,95 16,9    802  7,66 16,0  BB2  Acqua sup.     3,02  0,08  4910  7,83 14,6             BB3  Pozzo     6,00     672  7,26 18,8    786  7,33 19,4  BB4  Pozzo     8,00     1504  7,12 17,1    1728  7,10 15,7  BB5  Pozzo           1348  7,12 17,1             BB6  Piezometro  7,50  8,24  0,50  502  7,14 20,8 0,86  627  7,26 15,6  BB7  Piezometro  7,50  26,25  0,87  8410  8,10 15,4 1,48  5200  8,15 15,7  BB8  Pozzo     8,00     763  7,40 18,0    696  7,40 15,8  BB9  Pozzo     7,20     686  7,20 17,2    664  7,46 14,9  BB10  Pozzo     5,33  0,75  634  7,25 18,6             BB11  Piezometro  7,50  20,25  0,68  790  7,36 19,1 0,96  568  7,53 15,4  BB12  Pozzo  3,00  6,00     596  7,14 18,9    780  7,50 14,2  BB13  Pozzo  80,00  1,65  0,05  484  7,66 17,9 0,16  543  7,65 14,0 

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CODICE  PUNTO TIPO  DIAMETRO  (cm)  PROFONDITA'  (m)  CAMPAGNA OTTOBRE (2005)   CAMPAGNA MAGGIO 2006  LIV.PIEZ.  /IDRO  (m.s.l.m.) CONDUC.  (μS/cm a  20°C)  pH  T(°C) LIV.PIEZ./IDRO  (m.s.l.m.)  CONDUC.  (μS/cm a  20°C)  pH  T(°C)  BB14  Pozzo     6,00     1553  7,26 18,7             BB15  Pozzo  100,00  2,13  0,46  560  7,46 18,2 0,72  739  7,58 14,4  BB16  Pozzo     6,00  0,04  743  7,32 17,9 0,09  802  7,48 15,1  BB17  Piezometro  7,50  6,03  0,16  933  7,02 20,8 0,28  453  7,18 15,5  BB18  Acqua sup.        0,10  18340  7,36 20,4 0,18  17090  7,56 18,2  BB19  Acqua sup.        0,35  11430  7,43 20,7 0,25  4910  7,51 18,3  BB20  Pozzo     12,50     732  6,98 19,8    903  7,44 15,9  BB21  Pozzo           1937  6,93 17,8    1457  7,26 18,3  BB22  Pozzo  3,00  4,51  0,98  644  7,06 18,1 1,27  789  7,41 15,9  BB23  Pozzo     6,00     837  7,29 20,4    938  7,36 16,9  BB24  Piezometro  21,00  30,60  0,02  590  8,48 17,9 0,02  17420  8,16 15,2  BB25  Pozzo  8,00  6,00     864  7,12 18,5    710  7,29 15,7  BB26  Pozzo     6,00     496  7,72 19,8    542  7,61 17,3 

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CODICE  PUNTO TIPO  DIAMETRO  (cm)  PROFONDITA'  (m)  CAMPAGNA OTTOBRE (2005)   CAMPAGNA MAGGIO 2006  LIV.PIEZ.  /IDRO  (m.s.l.m.) CONDUC.  (μS/cm a  20°C)  pH  T(°C) LIV.PIEZ./IDRO  (m.s.l.m.)  CONDUC.  (μS/cm a  20°C)  pH  T(°C)  BB29  Pozzo     6,00     663  6,96 22,0    647  7,47 18,4  BB30  Pozzo     8,00     698  7,37 19,7    820  7,40 16,2  BB31  Pozzo  3,00  6,00  1,03  567  7,63 18,7 1,31  621  7,51 16,2  BB32  Pozzo     6,00     714  7,62 19,3    761  7,34 17,5  BB33  Pozzo     6,00     1023  7,20 18,9    1326  6,57 15,4  BB34  Pozzo           744  7,47 16,5    905  7,37 16,0  BB35  Pozzo     6,00     612  7,12 20,9             BB36  Pozzo           511  7,20 19,1    706  7,47 15,7  BB37  Pozzo           618  7,35 21,9    679  7,12 16,6  BB38  Pozzo           781  7,44 18,4    683  6,60 15,0  BB39  Piezometro  7,50  4,56  ‐0,19  832  7,80 18,3 ‐0,06           BB40  Piezometro  7,50  23,47  0,43  1583  7,59 18,3 0,45  1270  7,38 14,5  BB41  Piezometro  7,50  19,80  0,48  663  7,21 17,3 0,81  1487  7,74 14,7  BB42  Acqua sup.           6410  7,94 18,5    2940  8,20 20,3  BB43  Pozzo  72,00  2,04  0,39  512  6,53 18,3 0,45  401  7,87 15,1 

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CODICE  PUNTO TIPO  DIAMETRO  (cm)  PROFONDITA'  (m)  CAMPAGNA OTTOBRE (2005)   CAMPAGNA MAGGIO 2006  LIV.PIEZ.  /IDRO  (m.s.l.m.) CONDUC.  (μS/cm a  20°C)  pH  T(°C) LIV.PIEZ./IDRO  (m.s.l.m.)  CONDUC.  (μS/cm a  20°C)  pH  T(°C)  BB44  Piezometro  5,00  20,00  0,22  307  6,38 19,9 0,14  1372  7,46 15,6  BB45  Pozzo  3,50  5,41  0,42           0,10           BB46  Pozzo  49,00  2,11     912  7,52 17,7    1130  7,41 15,3  BB47  Acqua sup.        0,20  3820  7,33 17,2 0,15  3610  8,06 20,4  BB48  Acqua sup.           760  6,85 17,1    707  7,58 18,6  BB49  Pozzo  80,00  1,90  1,16  1085  6,92 18,5 0,67  1185  7,55 14,0  BB50  Pozzo  100,00  1,91  1,33  760  7,05 16,0             BB51  Piezometro  3,20  3,53              0,87  534  6,59 18,1  BB52  Piezometro  3,20  3,00              1,03  868  7,41 14,6  BB53  Piezometro  3,20  2,96              0,60  937  7,49 16,3  BB54  Piezometro  3,20  2,70              0,92  877  7,20 16,6  BB55  Piezometro  3,20                 1,37           BB56  Piezometro  3,20                 1,22          

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I  dati  piezometrici  e  idrometrici  raccolti  sono  stati  interpolati  con  il  metodo  della  triangolazione,  ottenendo  due  carte  piezometriche  relative  alle  due  campagne  di  misura (Ottobre 2005 e Maggio 2006, Figure 2.5 e 2.6). Per quanto riguarda i parametri  fisico‐chimici,  quest’ultimi  saranno  trattati  nel  capitolo  seguente  relativo  alla  caratterizzazione geochimica. 

 

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Nella carta relativa alla campagna di Ottobre 2005 (Figura 2.5) si possono notare due  minimi piezometrici: il minimo assoluto è caratterizzato da valori di circa ‐0,20 m s.l.m  e  si  registra  nell’area  di  Marina  di  Torre  del  Lago  probabilmente  a  causa  degli  emungimenti estivi dai pozzi degli stabilimenti balneari; l’altro minimo, con valori dei  livelli freatici prossimi allo zero, è posto in corrispondenza del Fosso Le Quindici, nella  zona  in  cui  si  trovano  numerose  aziende  florovivaistiche  con  pozzi  che,  in  particolar  modo  nel  periodo  Marzo‐Ottobre,  vengono  utilizzati  quotidianamente.  È  possibile  inoltre  osservare  una  zona  con  massimi  relativi,  disposta  parallelamente  alla  linea  di  costa,  su  tutta  l’area  corrispondente  all’alto  morfologico  rappresentato  dalle  dune  costiere in cui la ricarica probabilmente avviene per infiltrazione dell’acqua meteorica  attraverso le sabbie permeabili. 

I  bassi  valori  dei  gradienti  idraulici  sono  in  media  con  i  gradienti  delle  pianure  alluvionali‐marine  costiere:  in  particolare,  in  corrispondenza  del  Canale  Burlamacca  sono  stati  calcolati  gradienti  aventi i  valori  più  elevati  della  zona,  pari  a  0,3%  ‐  0,4%;  mentre i gradienti invece per l’area centrale hanno valori variabili compresi tra 0,1% e  0,2%.  Secondo  questi  parametri  la  circolazione  delle  acque  sotterranee  risulta  piuttosto  limitata,  attivata  principalmente  dagli  emungimenti  (aree  corrispondenti  ai  minimi piezometrici) che svolgono appunto un’azione di richiamo.               

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Figura 2.6: Carta piezometrica della campagna di morbida (Maggio 2006) 

Nella  carta  relativa  alla  campagna  di  Maggio  2006  (Figura  2.6),  corrispondente  al  periodo di morbida, la realizzazione dei nuovi piezometri ha potuto fornire un maggior  dettaglio lungo la fascia costiera. Dalla carta si può notare un’importante ricarica nella  porzione corrispondente all’alto morfologico descritto in precedenza, con espansione  delle  linee  isofreatiche  corrispondenti  ai  valori  di  1,00  m.  In  questa  campagna  si 

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individuano  due  massimi  assoluti  corrispondenti  all’isofreatica  di  1,25  m:  il  massimo  più  settentrionale  si  colloca  dalla  periferia  di  Viareggio  e  raggiunge  Villa  Borbone,  quello più meridionale si dispone parallelamente al Fosso della Bufalina nell’area della  Macchia  Lucchese.  In  prossimità  della  costa  si  ha  la  presenza  di  due  minimi  molto  ristretti, uno in corrispondenza degli stabilimenti balneari, come già evidenziato nella  stagione di magra, l’altro nelle vicinanze della foce del Fosso della Bufalina. Il minimo  assoluto si registra in corrispondenza delle già menzionate aziende florovivaistiche, in  questa situazione di elevati emungimenti si ha un possibile richiamo di acqua dal Fosso  Le Quindici e dal sistema di laghi artificiali. I valori dei gradienti sono confrontabili con  la situazione di magra, eccetto nei pressi della darsena di Viareggio che presenta valori  di poco maggiori di 0,4%.  

Per  quanto  riguarda  infine  i  rapporti  fiume  falda  è  possibile  osservare  che,  ad  esclusione  del  tratto  limitrofo  al  Fosso  Le  Quindici  a  ridosso  dell’area  piezometricamente  depressa,  dove  è  possibile  una  ricarica  da  parte  del  fosso,  in  generale i fossi sembrano drenare la falda.                  

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2.2.2 Parametri idraulici 

Per  quanto  riguarda  i  parametri  idraulici  dell’acquifero  in  studio,  per  integrare  i  dati  disponibili  in  letteratura  (Duchi,  1985),  sono  state  effettuate  ulteriori  prove  di  campagna  (slug  test)  (Figura  2.7)  per  la  determinazione,  nello  specifico,  della  conducibilità idraulica (k).  

 

Figura 2.7: In rosso i piezometri su cui sono stati eseguiti gli slug test e in nero i punti dove sono disponibili valori 

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Gli slug test 

Si definisce slug test una prova di falda eseguita in maniera da produrre un’istantanea  variazione del livello statico in un pozzo o piezometro e misurare il recupero del livello  originario  in  funzione  del  tempo  (Di  Molfetta  e  Sethi,  2001).  Ciò  si  può  ottenere  in  diversi modi ma quello più usato consiste nell’introduzione (o estrazione) di un volume  noto di acqua, o di un solido di forma cilindrica nel foro. La prova può essere, infatti,  eseguita sia aumentando bruscamente il livello e monitorando il conseguente declino  (test  di  declino  o  con  carico  decrescente),  sia  producendo  una  brusca  diminuzione  e  monitorando la conseguente risalita (test di risalita o con carico crescente). A parità di  volume  utilizzato,  la  velocità  di  ripristino  del  livello  originario  sarà  direttamente  correlata  alla  conducibilità  idraulica  dell’acquifero  testato.  Solitamente  per  il  calcolo  dei  parametri  idraulici  vengono  ritenuti  più  attendibili  i  risultati  della  prova  a  carico  crescente  in  quanto  nella  prima  (a carico  decrescente)  la  prova  potrebbe  interessare  anche una parte della zona insatura restituendo un valore sovrastimato di K.  

Come prove in situ per la determinazione della conducibilità idraulica è stato deciso di  effettuare gli slug test in quanto permettono un’esecuzione rapida e semplice, hanno  un costo minore rispetto agli altri tipi di prove e, inoltre, non richiedono la disponibilità  di  pompe e attrezzature  complesse né  di  un  pozzo  di  osservazione  diverso  dal  pozzo  attivo.  Per  contro  il  flusso  indotto  è  molto  limitato  e  quindi  la  conducibilità  idraulica  ottenuta è rappresentativa del solo intorno del piezometro e non di area vasta. 

La  strumentazione  necessaria  è  costituita  da  un  freatimetro  per  misurare  il  livello  statico  nel  piezometro  in  prova,  da  una  sonda  multiparametrica  per  la  misura  automatica  del  livello  piezometrico  durante  la  prova,  da  posizionare  opportunatamente all’interno del foro (in seguito denominata diver), e di un solido di  forma  cilindrica  da  inserire  nel  piezometro  per  provocare  la  variazione  di  livello  (in  seguito denominato slug). Sulla base delle caratteristiche del piezometro (diametro e  profondità) vengono stabiliti dimensione e numero di slug da usare. 

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quelli di Hvorslev (1951) per gli acquiferi confinati, Bouwer e Rice (1976) per quelli non  confinati come nel nostro caso.  Il metodo di Bouwer e Rice   Si consideri un piezometro in un acquifero non confinato come in figura 2.8:    Figura 2.8: parametri geometrici di un piezometro in acquifero non confinato (da Bouwer, 1989)  La teoria di Bouwer e Rice si basa sulle seguenti assunzioni (Di Molfetta e Sethi, 2001):  ‐ l’acquifero è omogeneo e isotropo;   ‐ è valida la legge di Darcy;  ‐ l’acquifero è illimitatamente esteso in tutte le direzioni;  ‐ l’immagazzinamento è trascurabile;  ‐ le perdite di carico per il flusso attraverso le finestrature sono trascurabili;  ‐ la posizione della tavola d’acqua non cambia con il tempo;  ‐ il flusso creato dalla variazione di carico idraulico è esclusivamente orizzontale. 

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La  portata  che  ad  un  certo  istante  fluisce  attraverso  il  tratto  finestrato  per  una  generica  variazione  y  di  livello  rispetto  alla  condizione  indisturbata  è  esprimibile  mediante l’equazione di Thiem: 

 

dove K è la conducibilità idraulica, Le è la lunghezza del tratto finestrato, Re è l’effettiva 

distanza radiale oltre la quale la variazione di carico idraulico y è dissipata mentre rw è 

la distanza radiale a partire dalla quale l’acquifero è indisturbato.        

Il tasso di risalita del livello dell’acqua è: 

 

dove  rc  è  il  raggio  del  piezometro.  Risolvendo  l’equazione  (2)  per  Q,  eguagliando  al 

risultatodell’equazione (1), integrando e risolvendo per K 

 

Dove y0=y al tempo zero e yt=y nel tempo t. La soluzione di Bouwer e Rice indica che la 

variazione  di  livello  y  varia  rispetto  al  tempo  con  una  legge  di  tipo  semilogaritmico  (Figura 2.9) pertanto in un caso ideale i punti ln(yt) vs t dovrebbero allinearsi lungo una  retta  il  cui  coefficiente  angolare  m  è  proporzionale  alla  conducibilità  idraulica  della  formazione (Molfetta e Sethi, 2001). Per la determinazione di m è sufficiente scegliere  un punto su tale retta e poi calcolare   ݉ ൌ݈݊ ݕ݋ ݕݐ ݐ  

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Figura 2.9: grafico di log yt ul tempo t (da Bouwer, 1989) 

L’unico  problema  nell’applicazione  dell’equazione  (3)  è  quello  legato  alla  determinazione del raggio effettivo Re, i risultati delle analisi analogiche per calcolare  Re  per  diverse  geometrie  del  sistema  sono  espressi  in  termini  del  rapporto  adimensionale ln (Re/rw). La prima viene utilizzata nel caso in cui Lw<H, cioè nel caso  in  cui  il  piezometro  non  sia  completo  per  tutta  l’altezza  satura  dell’acquifero,  e  la  seconda quando Lw=H.  

 

dove  A,  B,  C  sono  valori  adimensionali  diagrammati  in  funzione  del  rapporto  Le/rw  come in figura 2.10. 

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Figura 2.10: determinazione dei parametri adimensionali A, B, C per il calcolo di Re (da Bouwer, 1989) 

Poiché  nella  realtà  tutti  gli  acquiferi  sono  caratterizzati  da  un  certo  valore  di  immagazzinamento  i  valori  sperimentali  ln(yt)  vs  t  non  sono  perfettamente  allineati 

lungo  una  retta,  ma  mostrano  una  curvatura  che  rappresenta  l’effetto  dell’immagazzinamento (Figura 2.11). 

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Spesso nella rappresentazione dei dati sperimentali è possibile riconoscere due distinti  andamenti rettilinei (in Figura 2.12 A‐B, B‐C) il primo a pendenza molto maggiore del  secondo.  Questo  effetto  si  verifica,  in  particolare,  quando  il  livello  statico  e  la  sua  variazione ricadono all’interno del tratto finestrato, e quindi interessato una porzione  insatura dell’acquifero, mentre non si produce quando la variazione del livello ricade  nel  tratto  non  finestrato  (Molfetta  e  Sethi,  2001).  La  seconda  linearizzazione  (B‐C)  è,  comunque, quella significativa ai fini della determinazione della conducibilità idraulica. 

 

Figura 2.12: rappresentazione schematica dell'effetto di doppia linearizzazione (da Bouwer, 1989) 

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Risultati delle prove 

Per ogni piezometro, prima dell’inizio dello svolgimento delle prove, è stato misurato il  livello statico mediante freatimetro (Figura 2.13 A) e sono stati controllati diametro e  profondità al fine di stabilire la dimensione e il numero di slug da usare e la profondità  a  cui  posizionare  il  diver  (Figura  2.14  A)  per  l’acquisizione  automatica  del  livello  piezometrico. I pozzi sui quali sono state svolte le misure sono BB6, BB7, BB11 e BB41,  ubicati come da figura 2.7. 

È  importante  sottolineare  che  i  valori  di  soggiacenza  misurati  in  occasione  di  queste  prove  risultano  essere  compatibili  con  quelli  misurati  durante  le  campagne  piezometriche  precedentemente  descritte  per  tutti  e  4  i  piezometri  in  studio.  Ciò  dimostra  che  le  mappe  piezometriche  considerate  sono  rappresentative  delle  condizioni attuali. 

 

 

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Figura 2.14: A: Acquisitore automatico  (diver); B: slug 

 

Prima di passare a commentare i risultati delle prove eseguite sui suddetti piezometri è  necessario  sottolineare,  inoltre,  che  per  i  piezometri  BB6,  BB7  e  BB11  non  sono  disponibili informazioni stratigrafiche e che quest’ultime sono state desunte dalla loro  ubicazione rispetto alle sezioni precedentemente elaborate la cui traccia è riportata in  figura 2.15. 

Infine per ogni piezometro, prima di effettuare gli slug test  sono  state eseguite delle  scansioni verticali di conducibilità e temperatura per verificare la lunghezza del tratto  filtrato del piezometro.           

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  Figura 2.15: Ubicazione dei piezometri rispetto alle sezioni 

  BB6 

Il  piezometro  BB6,  profondo  8.25  m,  è  posto  in  corrispondenza  della  trasversale  4  e  cade  tra  la  longitudinale  B  e  C;  è  possibile  quindi  desumere  che  il  substrato 

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costituita probabilmente da sabbie dalla superficie fino a circa 14 m di profondità e da  uno  strato  di  sabbie  limose  fino  al  raggiungimento  delle  argille  impermeabili.  Dalla  scansione  verticale  dei  valori  di  temperatura  e  conducibilità  con  l’aumentare  della  profondità  riportati  in  figura  2.16,  è  possibile  supporre  che  il  piezometro  BB6  sia  fenestrato negli ultimi due metri di profondità in quanto dai 6 ai 8 m di profondità da  piano campagna sia la temperatura che la conducibilità rimangono costanti.      Figura 2.16: Log verticale di conducibilità e temperatura per il piezometro BB6   

Sulla  base  di  tutte  queste  informazioni  sono  stati  elaborati  i  dati  scaturiti  dall’esecuzione  del  test  (Figura  2.17)  secondo  la  teoria  di  Bouwer  e  Rice  precedentemente descritta. Il valore di K ottenuto è pari a 1.6 x 10‐5m/s.  

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  Figura 2.17: pressione e temperatura registrate dal diver posto nel piezometro  

durante lo svolgimento della prova BB6 

  BB7 

Il  piezometro  BB7  è  posto  in  corrispondenza  della  sezione  longitudinale  B  nel  tratto  compreso  tra  la  trasversale  4  e  la  trasversale  5.  In  questo  caso  il  piezometro  risulta  essere completo in quanto la sua profondità coincide con lo spessore del livello ed è  circa  di  23  m.  La  colonna  stratigrafica  attraversata  dovrebbe  essere  approssimativamente costituita da uno strato di sabbie che arriva ad una profondità di  circa  4‐5  m  e  un  successivo  strato  di  sabbie  limose  che  arriva  fino  alle  argille  impermeabili.  Osservando  la  variazione  con  la  profondità  di  temperatura  e  conducibilità  riportato  in  figura  2.18,  il  piezometro  BB7  sembrerebbe  fenestrato  per  tutta la sua lunghezza. 

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Figura 2.18: log verticali di temperatura e conducibilità per il piezometro BB7 

 

A  seguito  dell’elaborazione  dei  dati  (figura  2.19)  il  valori  di  conducibilità  idraulica  ottenuto per questo piezometro è di 2.5 x 10‐6 m/s. 

 

 

Figura 2.19: pressione e temperatura registrate dal diver posto nel piezometro   durante lo svolgimento della prova BB7 

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  BB41  Il piezometro BB41 è l’unico di cui è disponibile la stratigrafia di seguito riportata:  ‐ 0‐2.5 terreno vegetale  ‐ 2.5‐5 sabbie limose  ‐ 5‐11 sabbie  ‐ 11‐22.5 sabbie limose   ‐ 22.5‐31 argille.    In campagna è stata verificata la profondità del piezometro ed è stata registrata una  profondità  di  circa  16.5  m,  ciò  potrebbe  essere  dovuto  ad  insabbiamento  di  quest’ultimo.  Nella  figura  2.20  sono  riportati  l’andamento  di  conducibilità  e  temperatura con la profondità dai  quali è possibile che non si hanno  variazioni né di  conducibilità né di temperatura fino a fondo foro.  

 

 

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A seguito dell’elaborazione dei dati riportati nella figura 2.21 il valore di K ottenuto è  pari a 1.1 x 10‐5 m/s.      Figura 2.21: pressione e temperatura registrate dal diver posto nel piezometro durante lo svolgimento della  prova BB41    BB11 

Il  piezometro  BB11  è  profondo  circa  17  m.  Come  è  possibile  notare  dalla  figura  2.15  questo punto è posto in corrispondenza della trasversale 2 e cade tra la longitudinale B  e  C;  è  possibile  quindi  desumere  che  il  substrato  impermeabile  si  ritrova  ad  una  profondità di circa 32 m. Il piezometro in esame è, quindi, incompleto in quanto non è  esteso a tutto lo spessore saturo. La restante stratigrafia è composta da sabbie dalla  superficie fino a circa 17 m di profondità e da un successivo strato di sabbie limose che  arriva  a  contatto  con  le  argille  impermeabili  dopo  circa  15  m.  Come  per  gli  altri  piezometri  prima  di  effettuare  la  prova  è  stata  realizzata  una  scansione  verticale  di  conducibilità e temperatura al fine di verificare lo spessore del filtro. Dalla figura 2.22  sembra possibile dedurre che il piezometro sia fenestrato per tutta la sua lunghezza, in  particolare per la temperatura che rimane costante per tutta la profondità.  

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  Figura 2.22: log verticali di temperatura e conducibilità per il piezometro BB11  Il valore di K ottenuto a seguito dell’elaborazione dei dati (Figura 2.23) è pari a 7.4 x 10‐ 6  m/s.    

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2.3  Caratterizzazione geochimica‐isotopica 

Le  caratteristiche  chimico‐fisiche  delle  acque  sotterranee  dipendono  da  vari  fattori  quali l’interazione acqua‐roccia, le condizioni idrodinamiche all’interno dell’acquifero, i  tempi  di  residenza  nel  sottosuolo  e  la  possibilità  di  mescolamento  tra  acque  con  caratteristiche  chimiche  differenti.  Questo  tipo  di  indagini  consente,  quindi,  di  ricostruire i circuiti, di individuare le zone di alimentazione e di drenaggio preferenziali  e di paragonare o correlare tra loro le varie acque (Celico, 2003).  

I dati geochimici ed isotopici elaborati e commentati nei paragrafi seguenti sono tratti  dallo  studio  di  Doveri  et  al.  (2009).  In  particolare  per  la  caratterizzazione  chimica  isotopica  sono  disponibili  i  parametri  fisico‐chimici  misurati  in  concomitanza  della  campagna piezometrica (49 a Ottobre 2005 e 45 a Maggio 2006) (Tabella 2.1), le analisi  isotopiche  su  campioni  d’acqua  prelevati  durante  la  campagna  di  Ottobre  2005  e  le  analisi chimiche ed isotopiche sui campioni prelevati a Maggio 2006 (Tabelle 2.2 e 2.3).  In  totale  i  punti  d’acqua  indagati  sono  52  tra  cui  6  relativi  ad  acque  superficiali  corrispondenti  al  Canale  Burlamacca,  Fosso  della  Bufalina,  Fosso  Le  Quindici  e  Fosso  Guidario. 

2.3.1 Parametri fisico‐chimici 

In  tabella  2.1  sono  riportati  i  valori  dei  parametri  fisico  chimici  misurati  in  concomitanza  alle  campagne  piezometriche.  Tali  parametri  sono  stati  misurati  direttamente in campo in modo tale da essere i più rappresentativi possibili dei corpi  idrici in studio.   

Temperatura 

La conoscenza della temperatura dell’acqua è determinante perché esercita un ruolo  importante sul pH, sulla solubilità dei sali disciolti e, conseguentemente, sulla salinità e  sulla  conducibilità,  inoltre  può  dare  indicazioni  sui  circuiti  sotterranei  e  su  eventuali  mescolamenti tra acque diverse (Celico, 1986). Dai dati a disposizione nella tabella si  può  notare  che  per  le  acque  di  falda  vi  è  una  limitata  variazione  delle  temperature 

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stagionali a differenza dei campioni relativi alle acque superficiali che invece risentono  maggiormente  della  stagionalità  climatica.  La  sostanziale  similitudine  tra  i  valori  di  temperatura atmosferica e delle acque di falda confermano che si è in presenza di una  falda freatica non in connessione con i circuiti idrogeologici più profondi (Giusti, 2006).    pH 

Il pH regola i fenomeni di precipitazione e soluzione, esso ha un ruolo importantissimo  nella solubilità dei vari ioni (Celico, 1986). Per evitare l’uso di numeri molto piccoli, si  preferisce  usare  il  cologaritmo  decimale  della  concentrazione  molare  degli  ioni  idrogeno(Celico,1986): 

pH = ‐ log [ H +] 

Nei nostri climi il pH delle acque naturali varia generalmente tra 7,2 e 7,5. Può essere  più  elevato  nelle  acque  circolanti  in  calcari,  mentre  in  quelle  che  attraversano  rocce  silicee (o comunque povere di carbonato di calcio) raggiunge anche il valore di 6; non  mancano  poi  situazioni  legate  a  condizioni  ambientali  e  idrodinamiche  particolari  (Celico, 1986).  

I  valori  di  pH  registrati  sono  confrontabili  ai  valori  medi  delle  falde  freatiche  delle  nostre latitudini e sono compresi tra 6.4 e 8.1 nella campagna del 2005 e 6.6 e 8.2 nella  campagna  del 2006. 

Conducibilità elettrica 

La  conducibilità  elettrica  rappresenta  la  capacità  di  una  soluzione  di  condurre  elettricità.  La  misura  di tale  parametro  viene eseguita  mediante  conduttimetri;  il  suo  valore viene generalmente espresso in micro‐siemens per centimetro (μS/cm), oppure  in  siemens  per  centimetro  (S/cm),  in  ohm‐1*cm‐1  oppure  mho*cm.  Data  la  sua  forte  dipendenza  dalla  temperatura,  i  risultati  vengono  riferiti  alle  temperature  standard  18°C, 20°C o 25°C. 

L’ acqua pura è un pessimo conduttore, ma bastano piccole quantità di sali disciolti in  essa per aumentarne la conducibilità. La circolazione della corrente nell’acqua avviene  con il movimento degli ioni salini verso gli elettrodi, per questo si parla di conducibilità 

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Sono state realizzate due carte conducimetriche con i dati relativi alle due campagne  (Figure 2.24 e 2.25).    Figura 2.24: carta della conducibilità elettrica (campagna Ottobre 2005).   I valori di conducibilità elettrica sono espressi in S/cm a 20°C           

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Figura 2.25: carta della conducibilità elettrica (Maggio 2006).  I valori di conducibilità elettrica sono espressi in S/cm a 20°C 

 

Nelle  carte  sono  rappresentate  le  linee  di  isoconducibilità  relative  alle  acque  sotterranee mentre i valori corrispondenti ai campioni di acque superficiali non sono  stati  considerati,  poiché  avendo  valori  molto  maggiori  avrebbero  condizionato  l’interpolazione  dei  dati.  I  punti  rappresentativi  delle  acque  superficiali  sono,  invece, 

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Come si vede nelle carte, su tutta la fascia centrale dell’area in studio (coincidente con  l’alto piezometrico) le acque di falda presentano una conducibilità relativamente bassa  che  non  supera  i  1000  μS/cm.  I  valori  più  elevati,  invece,  si  ritrovano  nella  fascia  costiera  e  nella  porzione  orientale  dell’area  e  sono  associati  alla  presenza  in  falda  di  acqua  di  mare.  Con  molta  probabilità  sono  i  bassi  piezometrici  che  portano  a  tale  situazione  e  che  favoriscono  da  una  parte,  lungo  costa,  l’avanzamento  del  cuneo  salino, e dall’altra, verso est, il richiamo in falda dell’acqua salata presente nel sistema  Fosso Le Quindici‐ Lago di Massaciuccoli‐ Laghi artificiali. Nella zona costiera il valore  più  alto,  di  8410  μS/c,  è  stato  registrato  nella  campagna  di  ottobre  2005  nel  piezometro BB7. Questo dato appare in disaccordo con il fatto che in corrispondenza  del  punto  in  questione  è  presente  un  massimo  piezometrico  relativo,  in  realtà  è  sufficiente il minimo spostato più ad occidente e quindi più verso costa, per giustificare  la presenza di acqua salata nel piezometro, in quanto porta alla risalita dell’interfaccia  tra  questa  e  l’acqua  dolce  (Doveri  et  al.,2009).  Nella  porzione  orientale  il  valore  più  elevato è stato registrato a Maggio 2006 ed è pari a 17400 μS/cm nel piezometro BB24  (in prossimità della cava Sisa). Bisogna sottolineare che le acque di questo piezometro  presentano a Ottobre 2005 una conducibilità anche fin troppo bassa di 590 μS/cm, con  molta probabilità questo dato risulta falsato dalle abbondanti piogge cadute il giorno  precedente al campionamento e dal fatto che, in caso di eventi meteorici intensi, viene  attivato  uno  scarico  di  acque  piovane  proprio  nella  cava  Sisa  (Doveri  et  al.,2009).  I  massimi  valori  assoluti  di  conducibilità  sono  rilevabili  in  corrispondenza  dei  corsi  d’acqua,  che  fungono  da  perimetro  dell’area  in  studio,  con  picco  corrispondente  al  punto del Canale Burlamacca in entrambe le campagne (18340 e 17090 μS/cm).    Per  i  piezometri  più  profondi  sono  stati  prelevati  campioni  di  acque  a  diverse  profondità  per  osservare  le  variazioni  della  conducibilità  con  la  profondità  (Figura  2.26). 

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Figura 2.26:piezometri su cui sono state effettuate misurazioni di conducibilità a diverse profondità (da Giusti,  2006) 

 

In  generale  si  ha  un  incremento  della  conducibilità  verso  il  basso.  Confrontando  i  grafici  relativi  ai  piezometri  posti  nella  fascia  costiera  (BB7,  BB40,  BB41)  si  nota  un  incremento intorno ai 20 m di profondità ed è a questa profondità che verosimilmente  si ritrova la zona di transizione acqua dolce‐acqua salata. Situazione analoga si ritrova  nella  fascia  posta  in  prossimità  del  Fosso  Le  Quindici  (piezometri  BB44  e  BB24).  Il  piezometro  BB11,  ubicato  nella  fascia  centrale  dell’area,  presenta  invece  valori  di  conducibilità molto più bassi rispetto agli altri piezometri e registra un lieve aumento  di conducibilità fra il campione superficiale e quello profondo.  

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2.3.2 Dati geochimici ed isotopici 

Le analisi chimiche ed isotopiche effettuate sulle acque campionate (ubicati come da  figura 2.4) sono riportati in tabella 2.2 e 2.3 rispettivamente.  Tabella 2.2: risultati analisi chimiche relative alla campagna di Maggio 2006 (Doveri et al., 2009)  Codice  Punto  Cl‐  (mg/l) SO4 ‐  (mg/l) HCO3 ‐  (mg/l) NO3 ‐  (mg/l) Na+  (mg/l) K+  (mg/l) Ca+  (mg/l) Mg+  (mg/l) NH4 +  (mg/l) BB6 6,8 13,4 454 5,3 10,8 1,9 120 10 < 0,2 BB7 1382 0,5 681 2,4 860 28,9 51,2 132 8,27 BB11 13,8 28,8 344 1,1 17,2 2,1 99,9 8,2 0,2 BB13 17,4 5,9 325 0,6 24,1 13,4 79,7 7,3 0,49 BB18 5129 891 293 7,8 3042 120 226 383 < 0,2 BB20 16,7 127 415 35,7 14,3 5,7 160 18,8 < 0,2 BB22 34,4 29,6 390 52,6 17,5 20,1 117 17,3 < 0,2 BB24 5880 77,8 837 2,2 3128 77,6 80,6 140 22 BB26 10,8 24,6 366 4,8 15 4,6 91,3 10,4 < 0,2 BB32 27,4 68,9 366 49,3 22,2 12,9 120 13,9 < 0,2 BB36 25,2 91,8 317 8,4 18,3 6,4 117 13,2 0,5 BB41 187 28,8 600 0,2 117,3 32,6 57,6 59,2 7,47 BB42 760 103 439 3,8 415 26,2 97,5 83,7 < 0,2 BB43 6,7 11,3 268 1,2 6,6 33,4 59,2 2,3 0,34 BB44 189 146 303 5,1 151 15,6 95,7 19,6 6,33 BB47 910 403 268 6,1 507 22,6 163 85,4 < 0,2 BB49 79,4 118 493 11,1 66,2 6,4 167 18,3 < 0,2 BB51 14,7 6,2 251 1,1 20,6 2,4 58,4 8,8 < 0,2 BB52 75,8 26,5 425 <0,2 37 2,7 119 20,7 < 0,2 BB53 58,3 45,6 403 <0,2 47,5 5,7 110 16,5 < 0,2 BB54 20,1 60,9 527 0,4 12,3 10,2 125 33,3 < 0,2

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Tabella 2.3: risultati analisi isotopiche relative alle campagne di Ottobre 2005 e Maggio 2006 (Doveri et al., 2009) 

 

     

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Di  seguito  verranno  presentate  le  caratteristiche  principali  dei  costituenti  maggiori  e  minori interessati dalle analisi chimiche delle acque campionate in questo studio. 

Ione Calcio (Ca++) 

Esso rappresenta lo ione più abbondante nelle acque sotterranee, proviene in genere  dalla  dissoluzione  del  carbonato  e  del  solfato  di  calcio  (Celico,  1986).  Il  calcio  contribuisce alla durezza totale dell’acqua. Le concentrazioni variano da 10 a 250 ppm  nelle acque dolci e 400 ppm nelle acque di mare (Custodio e Llamas, 1996).   Ione Magnesio (Mg++)  Forma composti ad alta solubilità, maggiore di quelli formati dal calcio ma comunque  meno abbondanti. Le concentrazioni nelle acque dolci variano da 1 a 100 ppm, mentre  nelle acque di mare si arriva a 1200 ppm (Custodio e Llamas, 1996).   Sodio (Na+) 

Appartiene  al  gruppo  dei  metalli  alcalini;  normalmente  è  associato  con  il  cloruro  e  presenta una solubilità molto elevata. Nelle acque dolci il suo contenuto varia tra 1 e  150 mg/l, ma può arrivare a qualche migliaio di ppm (Custodio e Llamas, 1996); l’acqua  di mare ne contiene da 10000 ppm a 100000 ppm raggiungendo il limite di saturazione  di  105000  mg/l  (Davis  &  DeWiest,  1966).  Elevate  concentrazioni  possono  indurre  problemi alle piante per una riduzione della permeabilità del suolo (flocculazione delle  argille). 

Potassio (K+) 

È caratterizzato da un’elevata solubilità, ma essendo facilmente assorbito dalle argille  non  si  trova  in  abbondanza  nelle  acque  (da  0,1  a  10  ppm  nelle  acque  dolci  raggiungendo i 400 ppm nelle acque di mare). 

Ione Cloruro (Cl‐) 

E’  uno  ione  molto  mobile  la  cui  concentrazione  aumenta  con  il  decorrere  dell’interazione  con  la  roccia.  Può  indicare  la  presenza  di  acqua  di  mare  o  di  origine  marina così come può caratterizzare le acque fossili e tutte quelle che hanno subito un  processo di concentrazione per dissoluzione o per evaporazione (Celico, 1986). Forma 

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sali molto solubili ed è lo ione predominante nell’acqua di mare con 19000 mg/l, ma  può  raggiungere  i  22000  mg/l  (Custodio  e  Llamas,  1996).  Nelle  acque  superficiali  i  contenuti  variano  da  10  mg/l  a  250  mg/l  e  le  fonti  principali  sono  rappresentate  da  rocce  sedimentarie  (evaporiti),  miscelazione  con  acque  marine  nelle  zone  costiere,  precipitazioni  influenzate  da  aerosol  marino,  scarichi  industriali  od  urbani.  Contenuti  >300mg/l  conferiscono  sapore  salato  alle  acque  e  possono  indurre  danni  fisiologici;  con  valori  superiori  a  350  mg/l  non  ne  è  consigliabile  l’uso  irriguo  ed  industriale.  La  concentrazione  di  Cl‐  viene  modificata  pochissimo  da  fenomeni  di  scambio  ionico,  di  fissazione, di saturazione, di riduzione, ecc. Ciò lo rende un ottimo tracciante naturale  (Celico, 1986). 

Ione solfato (SO42‐) 

Forma  sali  generalmente  molto  solubili,  rappresenta  il  secondo  ione  più  abbondante  nelle acque superficiali (dopo il bicarbonato) e in quelle marine (dopo i cloruri): nelle  acque  dolci  è  presente  in  quantità  limitate,  da  2  a  250  ppm,  ma  può  raggiungere  il  limite di saturazione di 1500 ppm se sono presenti rocce evaporitiche contenenti gesso  ed anidride. Tale limite nelle acque marine è di 7200 ppm (Custodio e Llamas, 1996).  Può derivare anche dall’ossidazione dei solfuri o da scarichi industriali. 

Ione carbonato (HCO3‐) 

Tra  gli  anioni  è  il  più  diffuso  in  quanto  proviene  dalla  dissoluzione  dei  carbonati  di  calcio e magnesio molto frequenti nelle rocce; il tenore è, quindi, elevato nelle acque  circolanti in rocce carbonatiche, mentre è minimo nelle rocce cristalline, nelle arenarie  e  nelle  rocce  silicee  in  genere  (Celico,  2003).  Si  ricava  matematicamente  sottraendo  l’ammoniaca  dall’alcalinità.  Una  piccola  quantità  si  ha  nei  composti  organici  come  carbonio detritico disciolto e particolato, e una frazione veramente piccola si ha come  carbonio negli organismi viventi. 

Ammoniaca (ione ammonio NH4) 

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piante e della nitrificazione batterica (i batteri trasformano lo ione ammonio in nitriti e  nitrati).  Le  concentrazioni  di  ione  ammonio  variano  tra  0  e  5  mg/l  in  acque  dolci  superficiali  non  inquinate,  mentre  possono  raggiungere  valori  di  più  di  10  mg/l  in  situazioni anaerobiche. 

Nitrati (NO3‐) 

Lo ione nitrato è la comune forma di azoto inorganico che entra nelle acque dolci. Un  aumento marcato del carico di azoto inorganico a laghi e fiumi si ha di solito in seguito  ad  attività  agricole,  allevamenti  animali  e  inquinamento  atmosferico  di  origine  antropica. Le concentrazioni di nitrati variano tra livelli non misurabili fino a quasi 10  mg/l nelle acque dolci superficiali non inquinate. 

Per  la  caratterizzazione  geochimica  ed  isotopica  delle  acque  campionate  è  stata  effettuata  inizialmente  una  classificazione  con  il  diagramma  di  Piper  (1994)  e  successivamente  sono  stati  elaborati  numerosi  diagrammi  binari  al  fine  di  effettuare  correlazioni tra ioni di particolare interesse. In particolare saranno di seguito riportati e  commentati alcuni diagrammi di correlazione fra elementi chimici di solito utilizzati per  studi  di  questo  tipo  che  sono  considerati  dei  veri  e  propri  traccianti  naturali  per  descrivere  i  rapporti  esistenti  tra  le  acque  di  falda  con  le  acque  superficiali  ed  individuare  i  processi  di  mescolamento  fra  le  acque  dolci  e  i  due  termini  salini  che  caratterizzano  l’area  in  studio  (in  particolare  acqua  di  mare  e  acqua  del  Lago  di  Massaciuccoli).  Nello  specifico  le  concentrazioni  dei  vari  costituenti  ionici  sono  state  poste  in  relazione  con  le  concentrazioni  dello  ione  cloruro,  che  per  le  sue  proprietà  conservative  è  uno  dei  più  importanti  indicatori  del  processo  di  intrusione  salina.  In  tutti  i  diagrammi  la  retta  di  colore  rosso  sta  ad  indicare  il  miscelamento  con  acqua  marina.  Infine  sono  stati  analizzati  i  dati  isotopici  disponibili  in  quanto  l’utilizzo  degli  isotopi  stabili  dell’acqua  in  questo  tipo  di  studi  consente  di  ottenere  informazioni  molto  importanti  poiché,  a  differenza  dei  parametri  chimici,  questi  mantengono  informazioni  sull’origine  delle  acque  di  infiltrazione  e,  quindi,  danno  indicazioni  riguardo  le  aree  di  alimentazione  dei  circuiti  idrici  e  permettono  di  verificare  se  vi  è  interferenza  di  acqua  di  mare.  È  doveroso  sottolineare,  inoltre,  che  nell’elaborazione 

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dei  dati  sono  stati  considerati  ulteriori  due  campioni  rappresentativi  delle  acque  del  Lago di Massaciuccoli e dell’acqua di mare.  

Il  diagramma  di  Piper  è  evoluzione  di  una  rappresentazione  triangolare  dei  dati  analitici, separata per i cationi e gli anioni, cui è stata aggiunta una rappresentazione di  sintesi su un diagramma rombico (Civita, 2005) (Figura 2.27). Le concentrazioni ioniche  sono riportate nel diagramma come valori percentuali calcolati dal rapporto tra i meq/l  dei singoli anioni (o cationi) e i meq/l ottenuti dalla somma di tutti gli anioni (o cationi)  inclusi nel diagramma stesso. Sui due triangoli si riportano i due punti rappresentativi  del  contenuto  cationico  (triangolo  di  sinistra)  e  anionico  (triangolo  di  destra)  e  successivamente si proiettano i punti ottenuti sul rombo, muovendosi parallelamente  sul  lato  Mg++  per  il  triangolo  di  sinistra,  e  parallelamente  al  lato  SO4 2‐ su  quello  di  destra  (Civita,2005).  Il  rombo  è  suddiviso  in  quattro  porzioni  corrispondenti  alle  principali classi idrochimiche (Figura 2.27).  

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  Figura 2.28: diagramma di Piper con le acque analizzate (da Doveri et al.,2009)    Come si evince dal diagramma di Piper (Figura 2.28) e dal diagramma binario di figura  2.29 le acque analizzate appartengono alle seguenti facies idrochimiche:    

‐  Clorurato  sodica:  rientrano  in  questa  facies  le  acque  superficiali  del  Canale  Burlamacca (BB18), del Fosso Bufalina (BB42), del Fosso Le Quindici (BB47) e del Lago  di  Massaciuccoli,  nonché  le  acque  di  falda  prelevate  nella zona  a  ridosso  del  sistema  fosso Le Quindici‐laghi artificiali‐Lago di Massaciuccoli (BB24 e BB44) e nelle vicinanze  della costa (BB7). Il punto corrispondente al Fosso Le Quindici si sovrappone al punto  relativo  al  Lago  di  Massaciuccoli,  indicando  quindi  una  molto  simile  composizione  chimica  dei  due  campioni.  Mentre  gli  altri  punti  appartenenti  a  questa  facies  si  dispongono allineati fra il punto rappresentativo dell’acqua di mare e i punti indicativi 

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delle  composizione  chimica  delle  acque  di  falda  (indicati  nel  grafico  con  un  cerchio  blu).  

 

‐  Bicarbonato  calcica:  appartengono  a  questa  facies  idrochimica  la  maggior  parte  dei  campioni.  Si  tratta  di  acque  di  falda  con  chimismo  principalmente  determinato  dall’interazione tra le acque di ricarica meteorica e i terreni prevalentemente sabbiosi  che costituiscono l’acquifero.  

Infine è presente il campione BB41 con composizione bicarbonato sodica‐magnesiaca.  Anche  questo  campione  dal  diagramma  di  Piper  sembra  essere  interessato  da  mescolamento con acqua di mare. 

  Figura 2.29: Diagramma binario k/Na (da Doveri et al., 2009) 

   

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Figura 2.30: Diagramma binario Na/Cl (da Doveri et al., 2009) 

Il  diagramma  di  figura  2.30  si  riferisce  al  rapporto  Na/Cl,  per  l’acqua  di  mare  tale  rapporto  assume  valori  di  circa  0,87  e  per  l’acqua  dolce  può  variare  tra  0,7  e  1,2  (Custodio,  1992).  Dalla  figura  2.30  è  possibile  notare  che  tutti  i  punti  sono  allineati  lungo la retta che rappresenta il mescolamento con acqua di mare, in particolar modo i  campioni che sembrano maggiormente essere interessati da questo fenomeno sono il  BB24 e BB7, tra le acque di falda, ed il BB18 (Canale Burlamacca) per quelle superficiali.  Per  il  Fosso  Le  Quindici  ed  il  Fosso  della  Bufalina  non  è  possibile  capire,  basandoci  esclusivamente  su  questo  diagramma,  se  i  tenori  di  Na  e  Cl  siano  dovuti  all’acqua  di  mare o al drenaggio delle acque del Lago di Massaciuccoli.  

Uno  fra  i  rapporti  ionici  più  significativi  negli  studi  di  questo  tipo  è  quello  tra  SO4/Cl  (Figura 2.31). Nell’ambito di una stessa falda il suddetto rapporto è sufficientemente  costante  da  caratterizzarne  le  acque,  consentendone  il  paragone  con  altre  (Celico,  1986). Valori molto bassi di questo rapporto caratteristico sono tipici di zone costiere 

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caratterizzate  da  ingressione  di  acqua  di  mare,  a  causa  del  notevole  aumento  dei  cloruri (Celico, 1986). Per il mare tale rapporto è 0,1, mentre per le acque continentali  risulta  decisamente  più  alto  (Custodio,1992).  Dall’analisi  del  grafico  suddetto  è  possibile osservare che il campione rappresentativo del Fosso Le Quindici (BB47) ricade  in prossimità del punto rappresentativo del Lago di Massaciuccoli; mentre il campione  BB42  (Fosso  della  Bufalina)  e  il  campione  BB18  (Canale  Burlamacca)  sono  posizionati  anche in questo caso sulla retta rappresentativa del mescolamento con acqua di mare.  Per quanto riguarda invece i campioni BB24 e BB7 quest’ultimi non ricadono sulla retta  rappresentativa del mescolamento con acqua di mare, ma ciò potrebbe essere dovuto  al  processo  di  sottrazione  dei  solfati  dalla  soluzione  acquosa,  quale  è  quello  determinato  dall’ossidazione  della  materia  organica  da  parte  dei  solfobatteri  in  condizioni anossiche, situazione confermata dalla presenza di NH4 e dall’arricchimento  in HCO3  (Figura 2.32). 

 

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Figura 2.31: diagramma di correlazione SO4/Cl (da Doveri et al., 2009) 

(53)

 

 

Figura 2.32: diagramma di correlazione SO4/HCO3 (da Doveri et al., 2009) 

 

La  configurazione  vista  nei  precedenti  diagrammi  si  ripete  chiaramente  anche  nel  diagramma  Br/Cl  in  figura  2.33,  tratto dallo  studio  di  Doveri  et  al.  (2009)  nel  quale  è  possibile osservare che le acque non interessate dal mescolamento con i termini salini  dell’area in studio sono caratterizzate da concentrazioni molto basse di bromo, mentre  le acque individuate precedentemente ed indicative di tale fenomeno (BB7 e BB24 per  le acque di falda e le acque superficiali) non solo presentano maggiori concentrazioni,  ma  si  dispongono  allineati  sulla  retta  che  rappresenta  il  mescolamento  con  acqua  di  mare. 

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Figura 2.33: diagramma binario Br/Cl (da Doveri et al., 2009) 

 

Per una migliore caratterizzazione del chimismo delle acque sotterranee e superficiali  appartenenti  all’area  di  studio,  sono  state  eseguite  le  analisi  del  rapporto  isotopico  δ18O‰ su alcuni campioni prelevanti in entrambe le campagne (Tabella 2.3). L’utilizzo  degli isotopi stabili dell’acqua in questo tipo di studi consente di ottenere informazioni  molto  importanti  poiché,  a  differenza  dei  parametri  chimici,  questi  mantengono  informazioni  sull’origine  delle  acque  di  infiltrazione  e,  quindi,  danno  indicazioni  riguardo  le  aree  di  alimentazione  dei  circuiti  idrici  e  permettono  di  verificare  se  vi  è  interferenza  di  acqua  di  mare.  Quest’ultima  presenta  valori  di  δ18O‰  prossimi  allo  zero,  mentre  le  acque  meteoriche  del  settore  Mar  Ligure  alla  quota  mare  mostrano  valori compresi tra ‐5.3 e ‐5.6 ‰ (Longinelli e Selmo, 2003; Doveri, 2004) 

Nel diagramma semilogaritmico in figura 2.34 si può notare che la maggior parte dei  campioni corrisponde ad acque di origine meteorica infiltratesi localmente, con salinità 

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legata  ai  processi  di  interazione  con  i  depositi  sabbiosi  della  zona.  Si  individuano  poi  alcuni  campioni  BB51,  BB22,  BB24,  BB6  e  BB27  con  δ18O‰  superiore  a  ‐5.0‰  e  inferiore  a  ‐6.0‰  che  indicano  un’influenza  da  parte  della  variabilità  isotopica  tipica  delle  ricariche  stagionali  (Doveri  et  al.,  2009),  infatti,  nella  zona  in  esame  le  precipitazioni  nell’arco  dell’anno  sono  caratterizzate  da  valori  massimi  di  circa  ‐4‰  (periodo estivo) e minimi di ‐7‰ (periodo invernale). Per il BB51, la cui profondità non  supera  i  4  metri,  l’elevato  valore  δ18O‰  è  probabilmente  dovuto  a  fenomeni  di  evapotraspirazione che portano ad un incremento relativo dei valori isotopici (Clark e  Fritz, 1197). 

Nel diagramma sono inoltre rappresentate le curve di mescolamento tra le acque dolci  locali  e  quelle  del  Lago  Massaciuccoli  e  tra  le  acque  dolci  e  quella  di  mare,  ed  è  interessante osservare come si posizionano i campioni rispetto a queste linee in modo  tale da avere una chiara indicazione sui processi in atto nell’area in studio. Per quanto  riguarda  le  acque  superficiali,  risulta  evidente  che  le  acque  del  Fosso  Le  Quindici  (BB47)  provengono  dal  Lago  di  Massaciuccoli,  quelle  del  Canale  Burlamacca  (BB18),  invece, sono influenzate dalla risalita di acqua di mare lungo il canale stesso mentre in  quelle  del  Fosso  della  Bufalina  (BB2)  coesistono  le  acque  del  lago  e  di  mare.  Considerando i punti rappresentativi delle acque di falda vediamo che è confermata la  presenza di ingressione marina lungo costa come già visto con la chimica generale, in  particolar modo tale processo è evidente per i campioni BB7 e BB40 ubicate nel settore  occidentale  e  i  punti  BB24  e  BB44  per  il  settore  orientale.  Questa  configurazione  evidenzia come l’ingressione di acqua di mare nel Canale Burlamacca si spinga fino alla  cave e da queste verso la falda.  

(56)

 

Figura 2.34: diagramma Ossigeno‐18 vs. Conducibilità (Doveri et al.,2009) 

 

Riassumendo  quindi,  dall’elaborazione  dei  dati  geochimici  ed  isotopici,  è  possibile  osservare che: 

‐  i  campioni  rappresentativi  dell’acqua  di  falda  che  sembrano  essere  maggiormente  interessati  dal  processo  di  mescolamento  con  acqua  di  mare  in  maniera  diretta  per  avanzamento del cuneo salino dalla costa sono il BB7 e il BB40 entrambi ubicati nella  fascia  costiera  e  caratterizzati  da  profondità  pari  a  26  e  23,5  m  rispettivamente.  In  particolare  il  campione  BB7  presenta  nelle  diverse  campagne  percentuali  di  acqua  di  mare variabili fra circa 15 e 20%; mentre il BB40 variabili tra 3 e 10%. 

(57)

‐ per quanto riguarda i campioni appartenenti ai tre principali corsi d’acqua dell’area in  studio,  questi  presentano  caratteristiche  chimiche  differenti:  Il  Canale  Burlamacca  (BB18) è con molta probabilità interessato dal fenomeno della risalita di acqua di mare,  situazione  confermata  sia  dalla  chimica  generale  che  dalle  analisi  isotopiche;  la  composizione del Fosso Le quindici (BB47) è, invece, determinata esclusivamente dalle  acque provenienti dal Lago di Massaciuccoli a conferma del suo ruolo di emissario di  quest’ultimo;  mentre  il  campione  BB2  prelevato  dal  Fosso  della  Bufalina  indica  una  coesistenza delle acque di mare e di lago. 

 ‐  i  campioni  BB24  e  BB44  sono  interessati  da  acque  salate  provenienti  dai  laghi  artificiali (cave) in cui è documentata la presenza di acqua di mare (Baneschi, 2006). In  particolare per il campione BB44 si registrano percentuali di mescolamento con acqua  di  mare  dell’ordine  del  20%;  mentre  per  il  pozzo  BB24  (campagna  2006)  è  possibile  osservare un mescolamento con acqua di mare con percentuali di oltre 30 %. Riguardo  a questo pozzo, il campione prelevato nella campagna del 2005 si discosta dalla linea di  mescolamento  con  acqua  di  mare  in  quanto  probabilmente  influenzato  dalle  abbondanti  piogge  cadute  il  giorno precedente al  campionamento  e  dal  fatto  che,  in  caso  di  eventi  meteorici  intensi,  viene  attivato  uno  scarico  di  acque  piovane  proprio  nella cava Sisa, come si era visto per il valore di conducibilità. 

 

 

Figura

Figura 2.1: tracce delle sezioni trasversali e longitudinali alla linea di riva (per la geologia si rimanda alla figura  1.14 del cap.1) 
Figura 2.2a: Sezioni stratigrafiche trasversali dell’area in esame  
Figure 2.3: profondità del tetto del substrato argilloso rispetto al livello del mare 
Figure 2.4: ubicazione dei punti di misura 
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