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Capitolo 1 I GIOVANI

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Capitolo 1

I GIOVANI

1.1 I giovani: una categoria sociale

Fin dall'antichità, molti autori consideravano la giovinezza come il periodo più bello e intenso della propria vita1; per l'appunto la nozione intrinseca della parola giovane

deriva dal latino iuvenis2 e indica una persona dotata di vivacità, in continuo

cambiamento, interessata a ciò che si rinnova.

Nel passato, più specificatamente nella Grecia classica e nella Roma imperiale, riscontrarono un primo modello di codificazione istituzionale del periodo della giovinezza3. Nella polis greca gli “efebi”, ossia i giovani, erano caratterizzati da una

formazione e un' educazione (militare, letteraria e musicale), necessaria per divenire futuri cittadini del mondo4. Terminata l'efebia, i singoli ritornavano a fare parte della

vita della città, inserendosi nei circuiti della società di appartenenza.

Nella Roma imperiale invece, i giovani rivestivano un grande ruolo e le loro funzioni venivano ripartite in relazione all'età. L'inizio della giovinezza era testimoniata: dall'utilizzo della toga virile, dal fare parte delle curie o/e dalla “introductio in forum” (l'iniziazione alla vita della comunità). Si presentava anche una distinzione fra le giovani donne e i giovani uomini, poiché per i maschi l'iniziazione della giovinezza era contrassegnata dall'inizio di un tirocinium militare, mentre per le femmine, il rito di passaggio era contrassegnato dal matrimonio. Sia in Grecia, che a Roma comunque, il periodo della giovinezza era organizzato e vissuto all'interno di istituzioni destinate alla socializzazione e al controllo di quest'arco di tempo.

In ogni periodo storico, la giovinezza iniziò così ad assumere dei caratteri particolari; nelle società medievali, il periodo della gioventù era visto sia come quell' “età dell'attesa”, sia come quel periodo di “semi dipendenza”5. Quindi come quella fase di

preparazione ai ruoli adulti, di definizione dei suoi caratteri che variavano lungo la stratificazione sociale. In questa fase gli studiosi, non parlavano di gioventù in senso

1 Youth United Press- L'informazione in mano ai giovani, Under S. (a c. di) (2014), Forever young, il

mito dell'eterna giovinezza

2 Conte G. B., Pianezzola E., Ranucci G., Il dizionario della lingua latina, Le Monnier 3 Merico M. (2004), I giovani e società, Roma, Carrocci

4 Andreoli V. (1997), GIOVANI. Sfida, rivolta, speranze, futuro, Milano, Bur 5 Ivi, pag. 18

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stretto, dal momento in cui identificarono tre gruppi distinti: i figli dei nobili, i figli degli artigiani e i figli dei contadini. Ognuno di questi viveva in maniera differente la fase della gioventù: per i figli dei nobili, il periodo della giovinezza era associato alla formazione personale, per i figli degli artigiani, con l'apprendistato, mentre per i figli dei contadini coincideva con il periodo dell'attesa per ereditare i beni paterni.

Inoltre nel Medioevo, le categorie d'età risentivano della nuova scenografia ambientale, quella del castello feudale; davano importanza non tanto all'età cronologica, ma piuttosto all'acquisizione di un ruolo. La giovinezza si configurava infatti, come quella fase di preparazione ai ruoli adulti; ruoli adulti che si differenziavano fra uomini e donne poiché, per quanto riguardava le donne, collegarono tale periodo, con l'acquisizione dei ruoli domestici in attesa del matrimonio.

“La costruzione sociale della categoria della giovinezza rispose a bisogni e dinamiche ben precise. Non a caso, con l'affermarsi della società industriale e l'ascesa della borghesia come classe dominante, prese corpo il mito della giovinezza come età formativa del percorso di vita”6. Lo storico francese P. Ariès (1960) sostenne la tesi

secondo la quale, ad ogni epoca storica corrispondeva una specifica scansione della vita umana. In particolare, Ariès sottolineò come con l'avanzare dei processi di modernizzazione, emerse nel XVII secolo, il concetto della giovinezza, nel XIX secolo il concetto dell'infanzia ed infine nel XX secolo quello dell'adolescenza; di conseguenza, lo storico francese delineò un profondo legame tra l'emergere della modernità, la nascita e l'istituzionalizzazione dell'adolescenza e della gioventù. Un legame che sottolineava nuove fasi della vita.

Il riconoscimento della giovinezza come età della vita, si diffuse lentamente all'interno della popolazione; venne contrassegnato il periodo dopo l'adolescenza, come quel periodo di apprendimento delle regole e dei ruoli della società. Poiché i giovani si caratterizzavano in maniera differente in relazione alle condizioni storiche, economiche, sociali e culturali, l'esito fu quello di avere più rappresentazioni della giovinezza7.

Nel secondo dopoguerra, infatti, con la ridefinizione della posizione occupata dai giovani all'interno della società, in particolare nella società Occidentale, la gioventù iniziò a divenire, una realtà dotata di un'ampia autonomia con una propria specificità sul piano culturale, sociale ed economico8. Tale ridefinizione si collegò al fenomeno

6 Amaturo E., Savonardo L. (2006), I giovani, Napoli, Alfredo Guida

7 Bonini R. (2005), «La transizione all'età adulta nella società dopomoderna», I giovani-adulti

volontari, LED Universitarie

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demografico, poiché dopo il periodo bellico, (prima negli Stati Uniti e dopo in tutta Europa) vi fu un incremento delle nascite, affiancato da altri processi di carattere più propriamente sociale e culturale. Processi che riguardarono: l'aumento del numero di giovani che iniziavano l'istruzione superiore, lo sviluppo del consumo volto ai giovani, la valorizzazione del ruolo del gruppo dei pari. Questi avvenimenti portarono alla trasformazione dei meccanismi di costruzione dell'identità e delle modalità di socializzazione e d'integrazione dei giovani. La stessa formazione dell'identità è vista come quel processo che richiede all'individuo, un atteggiamento riflessivo; presuppone che il soggetto, attraverso l'interazione sociale, diviene oggetto a se stesso, quindi dotato di auto osservazione9. L'identità presenta anche un sentimento di condivisione, di

partecipazione e per questo la formazione ed il mantenimento dell'identità dell'individuo, si configura come un rapporto triadico (tra ego, alter e la struttura del mondo sociale). Nella relazione fra questi tre elementi si definisce il rapporto tra identità individuale e struttura del mondo sociale.

In Europa, i giovani iniziarono ben presto ad essere l'oggetto privilegiato di indagine per le scienze sociali10, in particolare per l'impostazione teorica dello struttural

funzionalismo di Parsons. Tale impostazione delinea che, le analisi sui giovani devono costituire una prova empirica per dimostrare che tutti i sistemi sociali si costruiscono attraverso l'istituzionalizzazione di certe agenzie di socializzazione; questo al fine di garantire il ricambio generazionale e la trasmissione delle norme culturali.

Nell'analisi dello struttural-funzionalismo, l'espressione cultura giovanile indica l'insieme dei valori e degli atteggiamenti acquisiti dai giovani, i quali affondano le proprie radici, nella valorizzazione della gratuità. Gli struttural-funzionalisti intesero la giovinezza, come quel periodo della vita durante il quale l'individuo completa il proprio sviluppo psicosociale, acquisendo le competenze necessarie per assumere lo status di adulto. Ma lo collegarono anche a quel periodo di transizione caratterizzato da, tensioni e turbamenti, da un punto di vista psicologico, mentre da un punto di vista sociologico, da solidarietà interna al gruppo dei pari e dalla partecipazione alla cultura giovanile. Anche per questa ragione, Karl Mannheim, nella sua concezione di generazione da lui elaborata agli inizi del Novecento, fece riferimento alla giovinezza, non solo come fase biologica o di sviluppo psicologico o di fase transitoria ai ruoli sociali adulti, ma come

9 Parmiggiani P. (1997), Consumo e identità nella società contemporanea, Milano, FrancoAngeli 10 De Nardis P. (2007), «Giovani allo specchio: il modello occidentale tra America ed Europa», Istituto

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occasione per la messa in discussione e per il cambiamento della società. Mannheim11,

parlando delle generazioni, le identificò tramite una stratificazione particolare della coscienza e delle esperienze. Il sociologo tedesco rifacendosi al coinvolgimento della gioventù nel processo sociale, scrisse che “il problema sociologico stava nel fatto che dipendeva dalla natura di una data società fare uso o meno della gioventù e dipendeva dalla struttura sociologica propria della stessa società il come farne uso. La gioventù apparteneva a quelle risorse latenti che ogni società aveva a sua disposizione e dalla cui mobilitazione dipendeva la sua vitalità (Mannheim 1951)”. Da qui Mannheim delineò la funzione specifica della gioventù, vale a dire il suo fattore “rivitalizzatore” inteso come origine del mutamento sociale, anche se le nuove generazioni, inizialmente occupavano un posto marginale nelle società. Questo perché i giovani non furono mai completamente coinvolti nello status quo dell'ordine sociale, ma piuttosto delineati come “pionieri predestinati” di ogni cambiamento nella società. Nel Novecento vennero dunque a porsi le premesse della società del presente, in cui le generazioni rappresentavano gli elementi necessari per la costruzione di una nuova società. Per tale motivo, le dinamiche di trasformazione della società erano connesse al formarsi di generazioni.

La connessione fra giovani-società-futuro apparve così complessa12, poiché corrispose

alla doppia funzione di continuità-innovazione: i giovani garantivano una chance importante per l'evoluzione socio-culturale delle società e posero le basi necessarie per un cambiamento in prospettiva per il futuro. Se la visione mannheimiana delle generazioni cercava di leggere il mondo dei giovani, collocandolo nel fluire del tempo storico, la sociologia classica individuò il principale ruolo sociale dei giovani, assumendo il problema della gestione del tempo e delle sue rappresentazioni. Ad esempio il sociologo inglese Philip Abrams prese in esame la contrapposizione riguardante il rapporto sociologico e storico fra individuo, quindi del come l'individuo rappresentava un'essenza diversa da quella della società e al contrario del come la società e l'individuo costituivano realtà separate (A. Cavalli, 1985). Il pensiero sociologico tenne in considerazione questa contrapposizione dualistica, la quale oscillò fra il privilegiare la società sugli individui e viceversa, gli individui sulla società.

In quest'ultimo aspetto, la sociologia identificò la concezione che i giovani hanno del

11 Canta C. C. (2006), Ricostruire la società. Teoria del mutamento sociale in Karl Mannheim, Roma, FrancoAngeli

12 Lattes G. B. (2001), «I giovani tra futuro e presente. La condizione giovanile e il tempo storico», Firenze, articolo consultabile in www.unioneassessorati.it

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loro tempo biografico (riferito al proprio futuro individuale) e del come questo può influenzare il loro rapporto con la società e la formazione della loro identità. Il sociologo ha così a disposizione una prospettiva di analisi di tipo unitario, quindi, gli atteggiamenti dei giovani verso la società, la famiglia, i sistemi di valore, gli stili di vita, l'attività politica, le scelte lavorative, etc. In questo modo, la gestione del tempo e la concezione del futuro s'intrecciano profondamente con la costruzione dell'identità del giovane.

Cosicché la biografia dei giovani è sempre più individualizzata, staccata da determinazioni prefissate, posta nelle mani degli individui, aperta e dipendente dalle loro decisioni. La costruzione biografica è stata il risultato dell'interazione di due processi: il “processo di individualizzazione”, il quale richiede al soggetto la capacità di agire in una prospettiva sempre più accentuata di autonomia e il “processo di istituzionalizzazione” che definisce i confini entro i quali porre tale autonomia. Il processo di individualizzazione pone inoltre i giovani di fronte alle proprie scelte biografiche e ciò li porta ad accrescere la propria autonomia personale. Come disse lo scrittore e sociologo tedesco U. Beck, “l'identità non è per l'individuo un progetto a termine, ma una sorta di habitus mentale orientato alla ricerca di se', una ricerca che non termina mai... La propria vita, nel caso dei giovani è una vita sperimentale”, cosicché la condizione giovanile fa riferimento principalmente alla “biografia scelta” dalla singola persona.

Ma “prima del 1968 i giovani, come categoria, non esistevano: erano considerati adulti incompiuti”13; la condizione di “essere giovane” esprimeva solo un semplice dato

anagrafico. L'età, dal punto di vista sociologico, assunse un ruolo importante nella definizione dell'identità del singolo, poiché era considerata una “condizione provvisoria”: gli individui non appartenevano a specifiche classi d'età, ma piuttosto le attraversavano solamente. Il dato anagrafico costituì per di più, anche un' importante punto di partenza per studiare l'organizzazione della società e la distribuzione dei ruoli sociali fra gli individui.

“Se paragoniamo la vita del singolo ad una strada, è come se a ogni tratto percorso corrisponde la possibilità di non fare più determinate cose […]. A partire da questo, possiamo riferirci al corso di vita, come alla sequenza di fasi attraversate da un individuo nella propria esistenza”14. La vita individuale di ogni persona infatti è

13 Gruner und Jahr, PrimoPiano Società (Focus Storia), Mondadori SpA 14 Merico M., Giovani e..., op.cit p.14

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caratterizzata da una successione ininterrotta di trasformazioni, quindi da un accumulo di esperienze personali. Lo stesso termine corso di vita si riferisce al percorso che l'individuo effettua durante la propria esistenza (che si snoda tra passato-presente-futuro); ogni fase è fondata su quanto vissuto nelle fasi precedenti.

Anticamente i giovani non furono protagonisti nella sfera sociale poiché non facevano sentire la propria voce, non erano considerati come interlocutori, ma erano a carico della società, (praticamente immobili nel contesto sociale cui appartenevano). Successivamente, con i fenomeni che segnarono l'avvento della modernità, vennero a determinarsi alcune trasformazioni nei giovani, nella strutturazione degli stessi legami sociali e nelle forme di riproduzione della società. Cambiamenti significativi anche nella scansione degli attraversamenti delle fasi della vita, dal momento in cui i percorsi biografici iniziarono a differenziarsi da individuo a individuo. Il corso di vita di ogni singola persona fece così riferimento ad itinerari di vita diversificati e irregolari. Il significato quindi attribuito all'età, divenne l'esito di un processo di costruzione sociale, che mutò nel corso del tempo e da cultura a cultura.

Con l'avvento dell'industrializzazione cui seguì il processo di urbanizzazione, il miglioramento delle condizioni di vita, le trasformazioni del diritto della famiglia e la secolarizzazione di massa, i giovani iniziarono a fare sentire la loro presenza nelle lotte dei cambiamenti sociali, sino ad essere identificati come una categoria sociale a sé stante. Infatti, il loro desiderio d'indipendenza iniziò lentamente ad emergere attraverso la contestazione, sia delle regole della vita sociale imposte dagli adulti, sia del sistema educativo autoritario. In un primo momento, però, la società adulta intralciò i giovani rifiutando di capire le loro vere esigenze. Come conseguenza, molti giovani iniziarono a ribellarsi al sistema: c'era chi contestava nelle piazze, chi fuggiva di casa e chi si trasferiva direttamente all'estero (“i miei genitori, i parenti e i loro amici vivono come topi in una stiva chiusa che sta andando più o meno a fondo e pretendono che anche noi viviamo così. Sono infelici...[...].. E così me ne sono andata a Londra”)15.

Trattasi del cosiddetto Sessantotto, il quale fu percepito primariamente come un “fenomeno giovanile”16: le prime generazioni si ribellarono ai rispettivi sistemi politici,

culturali e sociali. Le diverse modalità di opposizione ai sistemi, si evidenziavano anche in forma simbolica, come per esempio nell'abbigliamento. Prevalse infatti, una certa proletarizzazione dell'abbigliamento, per esprimere la volontà di trasgressione, di

15 Intervista ad una ragazza fuggiasca (maggio 1967), Lombardia, Giornale l'Espresso 16 De Luca S. (2007), «Il Sessantotto. Una mobilitazione planetaria», Instoria, www.instoria.it

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riconoscibilità, d'identificazione e di appartenenza. Alcuni studiosi di quel periodo argomentavano il 1968, equiparandolo ad una rivoluzione mondiale che fallì, ma che allo stesso tempo trasformò il mondo. Per l'appunto l'intera Europa era dominata da un clima di disagio e per questo, sia i giovani dei Paesi Occidentali che quelli dei Paesi Orientali, erano mossi da un istinto di ribellione contro i rispettivi modelli di cultura e società. Sempre stati per “natura” in contrasto con gli adulti, i giovani avevano voglia di cambiare il mondo17: essere i protagonisti, gli artefici della propria vita, mossi da

quell'entusiasmo necessario per fare le rivoluzioni e cambiare la società “i giovani sono giovani. […] Sta di fatto che il mondo come è non gli va, sta di fatto che si oppongono. Non gli va l'interruzione del sogno...”18.

Negli anni Sessanta-Settanta, i paesi e le culture orientali divennero mete di attrazione per i giovani, i quali iniziarono a viaggiare su mezzi di fortuna, per percorrere le vie di mezzo mondo, (la cosiddetta “Via della Seta”19): dall'Europa alla Turchia e poi in Iran,

Afghanistan, Pakistan, Nepal, India, Sudest asiatico e Australia. I giovani divennero i cosiddetti “hyppie, contestatori”, volevano iniziare a trascorrere la loro vita in modo diverso, al di fuori dalle logiche mercificatrici del mercato capitalistico. Il mondo giovanile si configurò ben presto come disciplina d'indagine, anche se il panorama di studio delle giovani generazioni mutò in continuazione (poiché si ricollegava al come la società era e appariva). Levi e Schmitt in “La Storia dei Giovani” scrissero come la giovinezza fosse una fase cruciale per la formazione e la trasformazione di ciascuno, sia dal punto di vista di maturazione del corpo e dello spirito, sia dal punto di vista di scelte decisive che anticipavano l'inserimento definitivo nella vita della comunità20.

La “giovinezza” iniziava ad essere intesa come categoria, come frutto di un processo di classificazione sociale, organizzata attorno al criterio dell'età; una categoria che rappresentava l'età dell'esplorazione dell'identità, l'età dell'instabilità (con cambiamenti nelle relazioni e nelle condizioni di vita), un bilico fra l'età dell'adolescenza e quella adulta, l'età della libertà e l' età della possibilità21. Divenne così oggetto di due processi

convergenti che vedevano:

17 Strassoldo R. (1968), «I giovani: rivolta ed emancipazione», Prospettive di efficienza, Anno VIII 18 Squillaci A. (2013), «Aspetti del Sessantotto», La Frusta Letteraria Rivista di Critica Culturale

Online

19 “La Via della Seta” iniziata nel 114 a.C. fu quell'insieme di percorsi carovanieri e rotte commerciali che congiungevano l'Asia Orientale (in particolare la Cina) al vicino Oriente e al bacino del

Mediterraneo, lungo il quale nei secoli transitarono carovane di cammelli carichi di seta.

20 Sorcinello P., Varni A. (2004), Il Secolo dei giovani. Le nuove generazioni e la storia del Novecento, Roma, Donzelli

21 Palmonari A., Pojaghi B. (2009), «Il contributo della Psicologia Sociale allo studio dell'adolescenza e della giovinezza», Traguardi raggiunti e nuove sfide da affrontare, Eum

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I. il cambiamento del soggetto sociale capace d'intercettare le dinamiche storico-sociali, trasformandole in esperienze identitarie e modellandole in valori, credenze, atteggiamenti;

II. l'affermazione di una società caratterizzata da un'accelerazione del mutamento storico-sociale.

La stessa sociologia, essendo considerata anche come quella scienza capace di analizzare i processi di trasformazione del mondo dei giovani, pose attenzione alla

questione giovanile, “trattandola come quella fase in cui l'individuo si trovava a

compiere scelte importanti per la propria esistenza”22.

Successivamente negli anni Ottanta-Novanta, nella società europea, i giovani, a causa delle condizioni socio economiche e culturali, tendevano a rinviare sempre più in là nel tempo, il passaggio all'età adulta, posticipando quindi scelte di vita fondamentali, mostrando l'allungamento della giovinezza a livello temporale, come l'aspetto più significativo della condizione giovanile; E. H. Erickson, per descrivere tale situazione sociale, riprese il termine di “moratoria psicosociale”. Con quest'ultimo termine, Erickson fece riferimento ad una difficoltà di maturazione esistenziale, nel senso di una vera e propria crisi nella formazione dell'identità, che spingeva i giovani a rinviare a tempo indefinito, le scelte che li permettevano di entrare nel mondo degli adulti. Questo studioso delineò come i giovani rinunciassero a 'crescere' per stare nel presente, rimuovendo il futuro e adattando la propria personalità in termini di indipendenza. La gioventù postmoderna era caratterizzata dal problema di rendere congruente la propria identità con la società23, cosicché nella tarda modernità i sociologi videro

l'individuo come artefice e responsabile della propria vita, all'interno di un processo in cui l'identità si organizzava in maniera riflessiva. La società odierna è dunque, il risultato delle contestazioni della prima metà del Novecento contro le tradizioni tipiche delle società, le quali “portarono ad associare la parola giovinezza al concetto di rinnovamento”24. “Quali considerazioni si possono trarre? Si potrebbe dire che la 'la

giovinezza è solo una parola' senza un contenuto reale (Bourdieau 1984)”. “Ma è più corretto sostenere che si è passati da una società nella quale era possibile riconoscere una giovinezza omogenea al proprio interno, a un'altra in cui ci sono dei giovani, cioè un insieme eterogeneo di individui, rispetto al quale occorre riflettere sulle differenze

22 Lattes G. B., I giovani tra futuro e presente..., op.cit. pag. 1 23 Merico M., Giovani... op.cit. Pag. 51

24 Sbobinatura dell'intervista Società e Giovani: Rapporto paradossale, consultabile su

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piuttosto che sulle omogeneità e sui tratti comuni (Gauthier 2000)”.

Oggi il giovane moderno è un “milieu”25, ossia un mezzo privo di valori fissi e l'unico

aspetto stabile che si trova davanti è il continuo cambiamento; dal punto di vista sociologico, la questione giovanile si configura così, come un'open question, una tematica che non può essere trattata in maniera del tutto esaustiva e definitiva. Questo perché i giovani si sono evoluti con l'evolversi della società ed il loro comportamento è cambiato con il mutare del contesto in cui s'inseriscono; vengono descritti infatti come soggetti privi di un ancoraggio nel passato e di prospettive future, ma capaci di adattarsi al presente.

Proprio le differenze compongono oggi il volto della giovinezza26, le quali si collocano

in un più ampio contesto socio-culturale che vede la presenza di ulteriori elementi quali: l'acquisizione di competenze formative, l'inserimento professionale, la conquista dell'autonomia residenziale e la formazione di una propria famiglia. La stessa gioventù come viene esposta nel Libro Bianco della Commissione Europea27, nei suoi aspetti

sociologici, economici e culturali registra un forte mutamento dato dai cambiamenti demografici, dal contesto sociale, dai comportamenti individuali e collettivi, dalle relazioni familiari e dalle condizioni del mercato del lavoro.

Come notavano i demografi, oggi si assiste: al “prolungamento della gioventù”, (ossia che sotto l'influsso di fattori economici e socioculturali, i giovani sono mediamente più avanti con gli anni), a “percorsi di vita non lineari” (un accavallamento irregolare delle sequenze della vita) e a “modelli collettivi tradizionali sempre meno pertinenti rispetto alle traiettorie personali sempre più individualizzate”. Inoltre i giovani possiedono maggiore destrezza nel padroneggiare le tecnologie mediatiche28 e ciò li permette di

inserirsi in maniera proficua all'interno dei circuiti della società odierna, tenendo di conto delle opportunità che potrebbero avere e ottenere da parte dell'Europa. Il prendere in esame tutte le opportunità comporta il recuperare quella dimensione di autonomia29

che nel passato era venuta a mancare: “l'autonomia è una grande rivendicazione dei

25 Tomasi L. (2000), Il rischio di essere giovani. Quali politiche giovanili nella società globalizzata, Milano, FrancoAngeli

26 De Luigi N. (2007), I confini della giovinezza. Esperienze, orientamenti e strategie giovanili nelle

società locali, Milano, FrancoAngeli

27 Commissione delle Comunità Europee Libro Bianco della Commissione Europea, un nuovo impulso

per la gioventù Europea (Bruxelles, 21 Novembre 2001)

28 KazepovY. (2012), «Chi sono i giovani d'oggi? Una generazione liquida con un'identità plurima», Ciessevi Centro Servizi per il Volontariato nella Provincia di Milano

29 Cavalieri L., Messina M. (2012), «Giovani d'oggi. Sono davvero una generazione smarrita?»,

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giovani”30 ed il fatto che possono possedere i mezzi necessari per divenire autonomi,

porta la società a prendere in considerazione gli interessi che gli stessi giovani hanno. A tal proposito la Commissione Europea propose di creare un Gruppo di lavoro ad alto livello che consigliava in materia di autonomia dei giovani alla stessa Commissione e al Consiglio dei Ministri. Ciò per fare divenire i giovani, attori principi di una Comunità in continuo movimento, per farli essere protagonisti attivi, veri cittadini europei capaci di tenere di conto delle vere opportunità.

La considerazione della sfera dell'autonomia fu presa in esame anche precedentemente dal sociologo tedesco G. Simmel, in lui fu sempre presente il riferimento alla “libertà dello spirito umano”. Infatti per Simmel la persona conservava una propria autonomia e di conseguenza il mutamento culturale era il risultato della dialettica tra il fluire incessante della vita e la produzione di forme in cui si fissava questo fluire. I giovani ed i loro linguaggi espressivi in continua trasformazione rappresentavano e rappresentano chiaramente questo mutamento31.

È difficile tracciare l'identikit del giovane di oggi poiché le loro identità sono multiple, complesse, plurime, dinamiche; a tal propositivo la stessa giovinezza, la transizione all'età adulta, i percorsi biografici individuali sono stati oggetto di dibattito. Nella riflessione teorica si distinsero al riguardo, tre diversi tipi di approcci. L'approccio

strutturale il quale delineava l'età come un elemento fondamentale, un organizzatore

sociale, un principale indicatore degli eventi che segnava il percorso biografico di ogni individuo; l'età porta a generare quell'insieme di norme che orientano i comportamenti individuali, stabilendo l' adeguatezza delle proprie scelte, influenzando le percezioni e le aspettative individuali. Il secondo tipo di approccio, tra autonomia dipendenza

individualismo e relazionalità vedeva i percorsi di vita di ogni soggetto, come de

standardizzati in cui ognuno sceglieva il proprio percorso e le modalità con cui affrontarlo. I sostenitori di tale approccio dichiararono che la giovinezza fu una sintesi dialettica tra autonomia e dipendenza; la giovinezza contemporanea venne intesa come “l'indipendenza che il giovane non possiede e un'autonomia che cerca di conquistare”. Infine l'approccio relazionale sottolineava lo studio della condizione giovanile, il quale oscillava tra posizioni individualistiche e quelle strutturalistiche.

Innanzi ai cambiamenti socio-strutturali, l'aspetto importante è stato come il giovane riusciva a costruire la sua identità e come attraverso ciò, egli s'identificava nel contesto

30 Commissione delle Comunità Europee Libro Bianco... op. cit. pag. 13

31 Savonardo L. (2013), Figli dell'incertezza. Giovani e mutamento sociale, in Giovani senza tempo in

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sociale in cui era inserito. La comunità e la società quindi, sono andati assumendo un ruolo rilevante, dal momento in cui la giovinezza è intesa come una realtà culturale carica di valori e simboli che variano a seconda del contesto storico e sociale di riferimento.

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1.2 I giovani inseriti nel tessuto sociale

“I giovani in tutto il mondo hanno aspirazioni e desideri di partecipare a pieno titolo nella vita delle loro società. Sono i principali agenti di cambiamento sociale, di sviluppo economico e innovazione tecnologica”32. I giovani si identificano infatti, come quei

soggetti fondamentali, su cui ogni società fa affidamento, per la propria espansione ed il proprio sviluppo33; l'esplorazione dell'identità e dell'ambiente circostante divengono

passaggi obbligati negli individui, per integrarsi all'interno delle società. Ma con la

differenziazione sociale34 emerse la necessità di una formazione sempre più specifica e

questo fece costruire una nuova immagine della gioventù “[..] La gioventù divenne così, per la cultura occidentale moderna, l'età che racchiude in se' il 'senso della vita' [..]”35.

Nei primi decenni del Novecento, il diffondersi progressivo di certe istituzioni volte ai giovani, come ad esempio i Centri europei per la Gioventù di Strasburgo e di Budapest, la Fondazione Europea per la Gioventù, fecero configurare un ulteriore passaggio verso l'istituzionalizzazione di una nuova definizione della gioventù. Secondo la categorizzazione propria della sociologia marxista, nel corso della modernità, la categoria dei giovani si trasformò da “classe d'età in se'” in “classe d'età per se'”. I sociologi marxisti percepirono la possibilità di elaborare modelli culturali autonomi, che permettevano l'acquisizione della consapevolezza di una comune appartenenza sociale; partendo dall'età, i giovani divenivano consapevoli della propria posizione, percependone le valenze sociali e politiche. Per identificare la gioventù, A. Cavalli36

parlò non tanto di un processo, ma di una condizione; una condizione che sintetizzava gli effetti prodotti dalle trasformazioni. La identificò come un periodo, sia sperimentale, in cui il giovane si confrontava con modelli di comportamento, esperienze e ruoli differenziati, sia come un periodo che poneva le proprie radici all'interno della vita quotidiana.

Furono elaborate al riguardo, diverse teorie per evidenziarne gli aspetti essenziali del condizionamento socio culturale a cui i giovani venivano sottoposti:

la categoria della marginalità, che definiva i giovani come dei soggetti inseriti in un processo di emarginazione da parte della società o emarginati

32 Onu-Documento di valutazione delle politiche giovanili nazionali, Making Commitments

Matter-Toolkit for young people to evaluate national youth policy 2007

33 Milanesi G. (1994), Sociologia dell'educazione e scienze sociali, Bergamo, Atlas

34 Differenziazione sociale ossia quel processo attraverso il quale le componenti di un organismo collettivo acquistano autonomia e identità distinta, divenendo reciprocamente differenti 35 Moretti F. (1999), Il romanzo di formazione, Torino, Einaudi

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volontariamente. Per marginalità intesero la mancanza d'integrazione37,

l'esclusione dal godimento dei diritti e delle opportunità offerte dalla società per tutti i cittadini;

la categoria della frammentarietà, definiva la disorganicità, sia come crisi dell'identità collettiva dei giovani, sia come segmentazione del vissuto individuale, con l'affermazione di un diffuso senso di precarietà. Emerse quindi, l'incapacità di dare un senso unitario alle esperienze quotidiane, le quali venivano vissute in maniera sporadica;

la categoria del cambiamento culturale attribuiva ai giovani, un ruolo di protagonismo sociale con la capacità di realizzare una sintesi fra passato e presente in modo profondo e duraturo;

la categoria dell'eccedenza delle opportunità implicava i giovani in nuove opportunità di crescita, affermazione ed inserimento nelle società. In tal maniera i giovani tendevano a fare più esperienze, senza effettivamente impegnarsi in nessuna di esse, rinviando scelte e decisioni.

“L'essere giovani rappresentò una grande metafora sociale attraverso cui vennero offerte occasioni e risorse d'identificazione sociale”38 e inizialmente emerse la forte importanza

che l'individuo dava al solo contesto socio culturale della comunità cui apparteneva. Il concetto di comunità risale agli anni della costruzione del Romanticismo tedesco e inizialmente fece riferimento all'idea di entità sociale (i cui membri avevano dei legami molto stretti fra di loro)39 e per ciò il senso dell'ingroup40 fu forte e profondo.

L'appartenenza alla comunità fu una condizione di libertà, che si collegava al concetto della polis di Aristotele, in cui la cittadinanza garantiva all'uomo, la possibilità di essere libero. Al riguardo M. Weber trattò l'idea di comunità, contrapponendola a quella di “associazione” e individuandola come quell'azione che poggiava su una comune appartenenza. Parlò di comunità territoriale identificandola come quel luogo di relazioni sociali, basato su un comune sentimento di appartenenza che portava all'azione sociale. Le comunità si mostravano così, come quei contesti in cui i giovani e i cittadini in generale, sperimentavano diverse forme di partecipazione e allo stesso tempo

37 Perla L. (2008), «I fenomeni della devianza e della marginalità nella società contemporanea», Corso

Nazionale di aggiornamento Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca

38 Palmonari A., Pojaghi B., Il contributo della Psicologia Sociale... , op.cit. Pag. 126

39 Sasso S., «Evoluzione del concetto di comunità nella cultura occidentale», Corso di Psicologia di

Comunità Università G. D'A. Chieti

40 Ingroup ossia un gruppo sociale dentro il quale una persona è identificata come un “membro che effettivamente ne fa parte”

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creavano le condizioni per sviluppare il proprio senso di appartenenza. Secondo Weber, con i processi di razionalizzazione nella burocrazia, nell'organizzazione capitalistica e in quella industriale, la società era plasmata dal cambiamento, di conseguenza veniva posta una maggiore attenzione ai valori, agli affetti e a tutto ciò che non era razionalizzabile nella società moderna.

A confronto Tonnies, nel suo famoso lavoro Gemeinschaft und Gesellschaft (1887), contrappose invece i due idealtipi di comunità e società con i due estremi del processo di cambiamento e di progressiva razionalizzazione della modernità. Con gemeinschaft (comunità), Tonnies fece riferimento ad un'organizzazione sociale basata sulla proprietà comune, sulla condivisione, su un comune senso di appartenenza e di collettività che legavano insieme i membri; mentre con gesellschaft, (società), si rifece al cosiddetto “spirito dell'era moderna”, formato da interessi, bisogni, desideri che spingevano l'uomo verso una maggiore individualità e razionalità. Con il tempo, la sociologia cambiò in parte il modo di intendere il concetto di comunità e iniziò ad identificarlo come un simbolo; l'antropologo Cohen (1985) fu uno tra i primi a concepire la comunità come un insieme di codici normativi e valoriali che davano origine al senso d'identità dei propri membri, cosicché le comunità, con le proprie peculiarità e caratteristiche, incisero sia sulla costruzione dell'identità sociale dei singoli, sia sulle azioni progettuali dei giovani. Il senso di comunità fu definito così, come quel sentimento attraverso il quale i membri di una comunità sentivano di appartenervi in senso stretto. Il modello sul senso di comunità di Mcmilland e Chavis41 (1986) trattò per l'appunto, il concetto di comunità in

termini di struttura multidimensionale costruita da quattro dimensioni distinte: l'appartenenza, l'influenza reciproca, l'integrazione-appagamento dei bisogni e le connessioni emotive condivise (insieme di credenze, esperienze che l'individuo aveva in comune con gli altri membri della comunità). Le comunità venivano così vissute con un forte sentimento di ambivalenza fra vissuti di appartenenza e impossibilità di realizzarsi nel contesto sociale.

Talvolta, l'impossibilità di realizzarsi nel contesto sociale ha portato il giovane a varcare i confini della propria comunità, per approdare nelle diverse società europee; un giovane configuratosi in costante cambiamento nei confronti del territorio cui faceva riferimento42. Di conseguenza, i giovani hanno cambiato il loro agire e il loro modo di

41 Albanese O., Ligorio M. B., Zanetti M. A. (2012), Identità, apprendimento e comunità virtuali.

Strumenti e attività on-line, Milano, FrancoAngeli

42 Humberto Carrasco W. , «La educaciòn intercultural en la sociedad del siglo XXI», articolo

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vedere le cose, dando luogo a “diversificate gioventù” che si sono differenziate per aspetti socioeconomici, culturali, generazionali43. Per tale ragione i giovani hanno

rappresentato una delle principali risorse all'interno delle società e la loro partecipazione, si identifica in due aspetti: il primo riguarda l'arricchimento del tessuto sociale, il quale rafforza la società civile e la democrazia ed il secondo riguarda la cittadinanza giovanile, la quale s'incorpora nel disegno, nella formulazione e nella valutazione della politica sociale.

Oggi, le motivazioni che spingono i giovani all'azione sociale e all'inserimento in una società distinta dal proprio territorio di riferimento, sono date da un comportamento moderno di partecipazione; da diversi studi al riguardo, sembra che “le motivazioni si rifanno al campo dei sentimenti, dell'ideologia, della responsabilità, della ragione, della coscienza”44. Più nello specifico la società evidenzia nei giovani: la voglia di stabilire

vincoli per relazionarsi con gli altri, di ricercare la propria felicità, di dare qualcosa di se' alla società, di ottenere un beneficio personale.

Le istituzioni e le organizzazioni europee, responsabili delle politiche giovanili, più volte hanno sottolineato l'importanza della partecipazione dei giovani. Nel 1992 il Congresso Europeo delle autorità locali e regionali, presso il Consiglio d'Europa adottò la prima Carta Europea della partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale45

sottolineando che: la partecipazione giovanile doveva costituire parte di una politica globale di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, tutti i settori della politica dovevano avere una dimensione giovanile e le diverse forme di partecipazione tramite la consultazione e la cooperazione fra giovani, oltre ai loro rappresentanti, dovevano essere implementate.

Alla luce della stesura del Libro Bianco della Gioventù (il nuovo impulso per la gioventù europea), la Commissione Europea indica la partecipazione, come area prioritaria per il settore giovanile. La stessa Costituzione Italiana ai sensi dell'art. 31 bis sancisce che “la Repubblica è colei che valorizza, secondo i criteri e i modi stabiliti dalla legge, il merito e la partecipazione attiva dei giovani alla vita economica, sociale, culturale e politica della Nazione”; concetto designato anche nella Costituzione Spagnola, cui all'art. 48 recita “i pubblici poteri promuovono le condizioni per la partecipazione libera ed efficace della gioventù allo sviluppo politico, sociale,

43 Corporacion Participa (2012), «Los jóvenes y su integración dentro de la sociedad actual»,

Pensamiento Iberoamericano, Madrid

44 Ivi pag. 7

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economico e culturale”46. La Commissione Europea sottolinea in particolare che ogni

cittadino deve trovarsi nella condizione di potere esprimere le proprie potenzialità e le proprie capacità, affinché ognuno può contribuire per la crescita della Nazione47.

L'Unione Europa delineò più volte l'importanza di collocare i giovani al centro delle politiche nazionali, poiché designati come il fulcro di strategie credibili per affrontare l'attuale crisi. In tal senso, le istituzioni elaborarono risposte concrete per i giovani48, per

coinvolgerli all'interno delle società; mezzo fondamentale sono divenute le “politiche giovanili”. Per politiche giovanili s'intende quel sistema di azioni e interventi a valenza pubblica, che forniscono ai giovani, opportunità, mezzi, possibilità, percorsi per vivere in maniera positiva la fase di transizione alla vita adulta. Politiche queste che rispecchiano una valenza pubblica; ad esempio collegandosi alla stessa Costituzione Italiana l'art. 118 esprime il concetto della sussidiarietà orizzontale, secondo cui il cittadino deve avere la possibilità di cooperare con le Istituzioni per definire gli interventi che incidono sulle realtà sociali a lui più vicine.

Le politiche giovanili comprendono tutt'oggi, quell'insieme di interventi che si rivolgono ai giovani; interventi che si ampliano e si sviluppano nel corso del tempo, identificandosi come quelle azioni (a breve o a lungo termine) mirate ad una determinata fascia di popolazione, nei principali settori inerenti i giovani quali, l'istruzione, l'occupazione, la creatività, l'imprenditorialità, l'inclusione sociale, lo sport, la partecipazione civica, il volontariato, etc.

Una di queste azioni è rivolta ai percorsi di educazione non formale, indicati dalla stessa Unione Europea, come un'opzione strategica e un punto di forza dello sviluppo delle politiche giovanili in Europa. Trattasi di esperienze di volontariato, di partecipazione non remunerata, di attività legate anche all'espressività creativa dei giovani e del loro intenzionale impegno nei confronti di un certa realtà bisognosa.

Ponendo una lente d'ingrandimento sui giovani49 e sul loro intenzionale impegno

volontario, emerge che, le loro esperienze sono il frutto di un percorso individuale, scelto liberamente e responsabilmente all'interno della propria nicchia sociale.

46 La Costituzione Spagnola ha rappresentato uno dei punti chiave di riferimento per lo svolgimento e l'approfondimento del Progetto di ricerca presente in questo elaborato.

47 Disegno di Legge Costituzionale-Camera dei Deputati n°4358 Partecipazione dei giovani alla vita

economica, sociale, culturale e politica della Nazione ed equiparazione tra elettorato attivo e passivo

(13/05/2011)

48 Bazzanella A. (2010), Investire nelle nuove generazioni: modelli di politiche giovanili in Italia e in

Europa. Uno studio comparativo, Trentino, IPRASE

49 ASCDS, «I giovani e lo spirito individualistico e consumistico della società attuale. Analisi storico-critica dello spirito individualistico e consumistico moderno», articolo consultabile in

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Esperienze che si legano a quell' “idea di autenticità” che G. Montovani descrisse con “l'essere originali, creativi, sinceri, fedeli a se stessi”. Questo concetto emerse anche nel testo Cosa tiene accese le stelle di M. Calabresi50: egli raccolse le testimonianze di

alcuni giovani che coltivavano le proprie passioni e delineò come con l'impegno e la fiducia in loro stessi, questi giovani riuscivano a ritagliare uno spazio creativo e innovativo.

Riflettendo sulla società contemporanea, il sociologo di origine polacca, Z. Bauman affermò invece, che il cambiamento costante della società era la norma del modo umano di stare al mondo51. Per Bauman la vita sociale era caratterizzata da una profonda

instabilità degli eventi, da mutamenti repentini, da un'incertezza esistenziale degli individui.

Alla luce dei diversi punti di vista, la categoria sociale dei giovani52, si scontrò con la

logica darwiniana in cui andavano avanti solo coloro che sapevano padroneggiare il continuo mutamento, attraverso una serie di strumenti, che permettevano di affrontare il mondo che li circondava. Adesso invece, spesso la categoria dei giovani è concepita come una “realtà frammentata in cui ciascuno moltiplica le capacità di percepire e concepire il Se' e gli altri, in relazione al contesto in cui viene a trovarsi”53. Questo

perché nel nuovo contesto europeo, si stanno sempre più affermando nuove realtà sociali, nuovi lavori, nuove aspirazioni e i confini della giovinezza divengono sempre più labili, facendo emergere una forte esigenza di flessibilità nel lavoro, di possibilità di carriera, d'intraprendere e d'innovare.

Il giovane dovrebbe avere quindi spirito di osservazione, avere una continua capacità di mettersi in discussione ed essere creativo nello scegliere le proprie attività. La vita sociale dei giovani54 si costruisce attraverso l'azione sociale di ognuno, quindi tramite

meccanismi di socializzazione, reti e relazioni sociali; grazie alla socializzazione, i giovani internalizzano i ruoli che la società definisce per loro. La gioventù si delinea così come un settore importante della società poiché, oltre ad essere visto come un gruppo vulnerabile che richiede alternative di sviluppo è delineata come una delle migliori risorse per l'Europa.

50 Giornalista, scrittore italiano e Direttore del quotidiano La Stampa nato il 1970

51 Trabucchi R. (2006), «Incerti, flessibili, ma soprattutto liquidi», AIDP Associazione Italiana per la

Direzione del Personale

52 Lamonaca M. (2013), «I giovani oggi ed il rapporto con il consumo», Bologna, articolo consultabile

in in www.psicologia del Lavoro.org

53 Cafaro D. (1998), Pianeta Giovani. Una generazione allo specchio, Roma, Asper

54 Carrillo-Navarro J. C.,Ortiz-Lefort V. (2012), «Jóvenes en el debate modernidad/posmodernidad»,

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