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Il Campo Trincerato di Roma

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Academic year: 2021

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Il Campo Trincerato

di Roma

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Le prime opere del Campo trincerato ad essere eseguite, paventando un attacco francese dal mare di Civitavecchia o di Anzio, furono, a sinistra del Tevere, il Forte Appia Antica (il primo in assoluto), e, a destra del fiume, i forti Monte Mario, Casal Braschi, Boccea, Aurelia Antica, Bravetta e Portuense, al fine di controllare appunto il territorio ed i collegamenti con il mare di Fiumicino e Civitavecchia.

Due anni dopo, con lo stanziamento di ulteriori fondi da parte del Parlamento, videro la luce i forti Ardeatina, Casilina, Prenestina, Tiburtina e Pietralata, tutti sulla sinistra del Tevere. Dopo due ulteriori anni la cintura difensiva venne completata con i forti Ostiense, Monte Antenne e, da ultimo, Trionfale. Nel 1882 venne dato il via alla fase di realizzazione delle vie di collegamento, anche sotterranee, tra i vari forti, e, nel mese di luglio, venne nuovamente deliberata la costruzione di un ulteriore forte nella zona del Trullo, per potenziare ulteriormente il “fronte sud”, e di uno in zona Farnesina. Nello stesso periodo iniziarono i lavori di costruzione delle batterie Appia Pignatelli, Nomentana e Porta Furba (in aggiunta alla Batteria Tevere, nei pressi di Monte Mario), nonché dei forti Ostiense, Trionfale e Monte Antenne.

In soli 5 anni venne completato il campo trincerato di Roma, per una spesa di circa 23 milioni di lire. Le previste vie di collegamento tra i vari forti non vennero però realizzate. I nomi che vennero assegnati ai forti derivavano, in massima parte, dalle zone in cui sorgevano o dalle strade, per lo più consolari romane, che presidiavano.

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abbattuto, interrompeva la linea difensiva e si pensò di ovviare a questo inconveniente ponendo due batterie arretrate (Appia Pignatelli e Porta Furba) ai lati e protezione dello stesso. Poiché si riteneva, al tempo, la zona a Nord di Roma la meno esposta ad eventuali incursioni nemiche, nonché la più protetta naturalmente dal corso dei fiumi Tevere e Aniene, si preferì coprire prima la fascia costiera, meno protetta militarmente: quindi i forti al Nord di Roma erano a maggior distanza, tra loro, che non gli altri del campo trincerato.

Diverse furono, già da allora, le critiche al campo trincerato: le più importanti riguardavano i costi, la struttura e la disposizione sul territorio dei forti. Per quanto riguarda le funzioni e la struttura del campo trincerato le critiche vertevano sul fatto che tale campo, per quanto costoso ed anche troppo prossimo al centro vitale della città, poteva contrastare soltanto attacchi isolati da parte di truppe nemiche e non un assedio prolungato, cui più facilmente sarebbe stata esposta la Capitale di uno Stato. Il generale Araldi, in una sua nota scritta al Ministero della Guerra, recriminò come i forti fossero stati tutti edificati in zone infestate dalla malaria, in aperta campagna ed in vicinanza di fossi e fiumi e, cosa ancora più importante, in caso di assedio organizzato, che praticamente tutte le fonti degli acquedotti che rifornivano Roma erano poste all’esterno del perimetro del campo trincerato, e quindi indifese contro avvelenamenti dell’acqua o distruzioni, come quelle portate dal re ostrogoto Vitige nel 537 d.C..

Tutti i forti avevano una struttura pressoché identica, trapezoidale, con un “fronte di testa” (il lato rivolto verso

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l’esterno) lungo da 100 a 200 metri e presidiato da diverse postazioni di cannoni, due lati obliqui, anch’essi presidiati da batterie di artiglieria, ed un “fronte di gola” (il lato lungo del forte rivolto verso il centro della città e in cui era la porta d’accesso al forte stesso): il centro del fronte di testa, così come tutti gli angoli ed il portale d’accesso, erano protetti da caponiere (postazioni semicircolari in cui trovavano disposizione batterie di artiglieria a corta gittata e mitragliatrici).

Le poche diversità che caratterizzarono i vari forti furono, in massima parte, legate alle caratteristiche del territorio sul quale ciascuno di essi venne eretto: per alcuni si accentuò o diminuì l’angolo dei lati obliqui, per altri si preferì un fronte di gola rettilineo mentre per altri ancora esso fu strutturato con una forma leggermente a “V” concava (“tenagliato”), oppure l’accesso venne spostato su un lato del fronte di gola piuttosto che al centro di esso; alcuni fronti avevano il fronte di gola protetto da terrapieni esterni mentre altri, dove il suolo non lo permetteva, dovevano essere protetti da caponiere armate, così come alcuni forti avevano dei muri alla Carnot esterni, presidiati da fucilieri, mentre altri avevano mura scoperte ad eventuali assalti nemici.

La struttura interna dei forti era composta da un corpo centrale per il ricovero degli ufficiali, con ambienti voltati e terrapieni di protezione, mentre, generalmente, per le truppe vennero realizzati alloggi sotto il ramparo (il bastione), al quale i soldati avevano accesso diretto dalle camerate, per poter essere immediatamente operativi in caso di assalto improvviso. Nei lati interni della struttura, per lo più agli angoli di essa,

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nei luoghi maggiormente protetti, erano dislocati magazzini e polveriere.

Il fronte di gola, essendo rivolto verso il centro della città, non era mai dotato di postazioni di artiglieria ma, semmai, di caponiere e posizioni di fucileria a protezione dell’ingresso al forte: il più delle volte era dotato di un muraglione esterno di protezione, parallelo al forte, e di ponte levatoio, ad oltrepassare il fossato profondo, in alcuni casi, anche più di 8 metri. Internamente, il fronte di gola, era strutturato con terrapieno e ricoveri sottostanti per le truppe, soprattutto per quelle addette al posto di guardia di accesso al forte stesso, o magazzini.

Al centro del forte era la piazza d’armi, per radunare le truppe o smistare materiali e, da questa, generalmente partiva un corridoio sotterraneo che conduceva alla caponiera centrale del fronte di testa.

Inoltre, caratteristica particolare dei forti, era che ognuno aveva funzioni speciali o magazzini dedicati: il forte Tiburtina confezionava i proiettili per tutte le artiglierie del campo trincerato, il forte Prenestina riforniva di medicinali tutti i forti mentre il forte Bravetta era deputato alla funzione di poligono

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di addestramento per tutte le truppe.

Come accennato poco fa la dislocazione degli edifici interni ai forti consisteva in un corpo centrale, ricovero degli ufficiali, con un soffitto a volta e terrapieno superiore, per meglio resistere ad eventuali bombardamenti nemici, ricoveri interrati, per le truppe, la piazza d’armi ed i fianchi perimetrali obliqui, sulla falsariga delle antiche mura romane, per meglio resistere ad eventuali bombardamenti nemici. Interessanti erano, per il tempo, le soluzioni architettoniche ideate per la ventilazione dei locali sotterranei e per il recupero delle acque piovane che, in caso di assedio, potevano essere utilizzate dalla guarnigione assegnata al forte.

Le mura perimetrali, per poter meglio fronteggiare un eventuale assalto e per meglio presidiare il territorio circostante, erano disegnate in forma trapezoidale e il più possibile rettilinee, compatibilmente con il terreno su cui erano erette.

La gloria dei forti romani durò soltanto pochi anni, per due motivi principali: il primo fu dovuto al perfezionamento dei sistemi balistici, per cui cannoni con maggiore gittata (la “rigatura” interna della canna ne aumentò precisione e gittata), sviluppati con l’avanzare degli anni, potevano facilmente

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oltrepassare la linea di difesa costituita dai forti; il secondo motivo è che, negli anni immediatamente successivi alla fine della Prima Guerra Mondiale, il tessuto urbano romano iniziò ad espandersi e quella che, fino a pochi anni prima, era aperta campagna, divenne dapprima immediata periferia cittadina e quindi vero e proprio centro urbano. I forti vennero, quindi, a quel punto, a trovarsi in piena città.

Per questo, con il Regio Decreto n. 2179 del 9 ottobre 1919, vennero destituiti dalla loro funzione di presidio militare e, di fatto, trasformati in depositi militari e caserme.

Il processo di dismissione dei beni immobiliari di proprietà del Ministero della Difesa è stato formalizzato nel giugno 2010 con un Protocollo d’Intesa firmato con il Comune di Roma, il quale prevede la dismissione di 15 complessi immobiliari (caserme, officine, depositi e forti, con il loro comprensorio). In particolare i forti interessati dal protocollo sono: il forte Boccea, Pietralata (Caserma Gandin), Tiburtina (Caserma Ruffo) e Trionfale (Caserma Ulivelli).

I forti già sotto la tutela del Comune di Roma sono: il forte Monte Antenne, il Prenestina, l’Ardeatina e il forte Portuense. Per tutti i forti in questione sono previsti interventi di restauro e di valorizzazione, al fine di poterli rendere fruibili dalla popolazione per eventi, mostre e spettacoli.

Il perimetro della cintura fortificata, costituita dai 15 forti effettivamente realizzati attorno la capitale, era di circa 37 chilometri (tanto che il Ministero della Difesa lo ritiene tuttora il più esteso campo trincerato d’Europa).

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FORTE MONTE MARIO

L’esorbitante cifra, rispetto agli altri forti, per i costi di costruzione è dovuta al fatto che il forte Monte Mario, sorgendo proprio ai limiti della città in espansione, occupasse terreni che stavano acquistando valore in modo esponenziale. Il fronte di gola era costituito da due facce di bastioni con la gola leggermente tenagliata con accesso centrale. Una doppia serie di artiglierie copriva la zona della Farnesina e la piana del Tevere fino a Monte Antenne. Il fronte di testa era protetto da una caponiera centrale, a difesa dei due fossati laterali, mentre due mezze caponiere, sugli orecchioni angolari, coprivano i lati. Il fronte esterno presentava cinque postazioni di artiglieria, così come ognuno dei due lati, mentre il fronte di gola non presentava postazioni di artiglieria ma l’ingresso era protetto da un bastione terrapienato.

Con i suoi 146 metri s.l.m. è il più elevato dei forti Romani: sorto sull’omonimo monte, nell’attuale “Riserva Naturale Regionale di Monte Mario”, proteggeva la città da eventuali incursioni da Nord/Ovest, sorvegliando la via Trionfale e creando una triangolazione difensiva con i forti Trionfale e Casal Braschi.

In alto: Localizzazione del forte Monte Mario rispetto al centro urbano di Roma. Nella pagina a fianco: Vista aerea del forte Monte

Mario. Fonte - Google Earth

Periodo di costruzione: dal 1877 al 1882

Superficie: 8,4 ettari

Costo di realizzazione: £ 1.112.202 + £ 264.538 per esproprio

Contesto: spazi aperti, riserva naturale, osservatorio astronomico, Foro Italico

Modifiche: notevoli, edifici realizzati nella piazza d’armi

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Era il forte più vicino al Vaticano, e dall’alto della sua posizione presidiava le zone di Acquatraversa, Monte Arsiccio e la via Trionfale con le batterie del fronte di testa. Con la lato sinistro presidiava le alture di Sant’Agata, Pian del Marmo, la Valle dell’Inferno (altro nome di Valle Aurelia: deve il suo nome al fatto che qui erano fornaci per la produzione di mattoni e laterizi, essendo la zona dei “Monti di Creta” ricca di argilla) e i terreni che portavano al forte Casal Braschi, fino a Torrevecchia e Palmarola. Il lato destro presidiava la via Cassia, l’area della Farnesina, quella di Tor di Quinto, Ponte Milvio e, a Sud-Est, la Porta Angelica, il Pincio e le alture dei Parioli.

La notevole importanza del forte Monte Mario era quella di coprire la fondamentale area a Nord di Roma. Per questo il terrapieno di protezione dell’accesso al forte

presentava tre posizioni di cannoniere e, ai due estremi, ulteriori due bastioni, uno con due postazioni di cannoni.

All’interno del forte i ricoveri e i depositi erano disposti lungo il perimetro dei rampari e rampe terrapienate partivano dalla piazza d’armi centrale per portare sugli spalti. Destinato dal Piano Regolatore del 1962 a “Zona di verde pubblico”, è attualmente classificato dal nuovo Piano Regolatore del 2003 come “Parco istituito” in base alla Legge Regionale 20/97.

E’ in uso al Ministero della Difesa a servizio del 3° Reggimento Trasmissioni, che vi ha installato le proprie antenne trasmittenti ed edifici di servizio.

A poche centinaia di metri è da segnalate la struttura dell’”Osservatorio Astronomico di Roma”.

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FORTE TRIONFALE

Presenta un impianto planimetrico a quadrilatero irregolare: il fronte di testa è rettilineo, il lato sinistro è perpendicolare a quello di testa mentre il destro ha un angolo di 123°; il fronte di gola è rettilineo, se si eccettua uno sperone fortificato a protezione dell'angolo sinistro (Sud-Ovest).

Tutto il fronte è protetto dal fossato e da muri alla Carnot: una lunga struttura muraria costituita da una galleria coperta, parallela al fronte di testa ed ai lati del forte, e con continue feritoie per posizioni di fucileria. Non presenta caponiere, neanche angolari. Il fronte di testa presentava cinque posizioni di artiglieria, quattro erano sul lato sinistro e tre sul destro. Nel puntone a Sud-Ovest una ulteriore cannoniera traguardava il fronte con il forte Casal Braschi.

Sorto a 4,5 chilometri dalla Porta Angelica copriva, con le artiglierie del fronte di testa, le zone di Acquatraversa, di Palmarola e Pian del Marmo; con il sinistro quelle di Acquafredda e di Montespaccato, e, oltre alla via Trionfale, le zone di Primavalle e Torrevecchia. Il fianco destro presidiava invece la zona del burrone di Acquatraversa fino alla via Cassia. Originariamente si pensò di collegare il forte Trionfale al forte Monte Antenne mediante un forte intermedio, a protezione

Periodo di costruzione: dal 1882 al 1888

Superficie: 21 ettari

Costo di realizzazione: £ 2.130.000 + £ 364.000 per esproprio

Contesto: raggiunto dall’abitato, verde e orti

Modifiche: sopraelevazione ricoveri, edifici sul ramparo, rimozione terre corpo di guardia

Compendio: edifici militari tra cui un hangar degli anni ‘30

In alto: Localizzazione del forte

Trionfale rispetto al centro urbano di

Roma. Nella pagina a fianco: Vista aerea del forte Trionfale. Fonte - Google Earth

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della via Cassia, da costruire nei pressi della Farnesina, da traguardare con le artiglierie angolari del fianco destro del forte Trionfale. Nel caso fosse stato realizzato, il forte Monte Mario si sarebbe venuto a trovare su una ideale seconda linea, con un’azione difensiva più limitata rispetto alla funzione originaria, ma pur sempre importante data la sua elevazione e la vicinanza con il Vaticano.

Internamente la piazza d'armi è di piccole dimensioni e caratterizzata dalle rampe d'accesso ai rampari perimetrali.

L'accesso al forte era permesso da un ponte levatoio e protetto esternamente da una mezzaluna terrapienata con accesso sopraelevato.

Dal portale d'ingresso si accedeva ad un corpo parallelo al fronte di testa, dove erano i locali deputati agli ufficiali. Parimenti era

un traversone dove erano locali di servizio e per la truppa, da cui si poteva accedere alle gallerie che portavano, esternamente, fino ai muri alla Carnot. Lungo il perimetro interno erano altri locali destinati alle truppe e depositi.

Appena fuori le mura, nel comprensorio esterno del forte venne realizzato, agli inizi del ‘900, un hangar per dirigibili, ancora oggi visibile.

Destinato dal Piano Regolatore del 1962 a “Zona di verde pubblico” è stato trasformato, dal Piano Regolatore del 2003, in “Servizi pubblici di livello urbano” ed è in concessione al Ministero della Difesa, come sede del 3° Reggimento Trasmissioni, ma dovrebbe essere alienato dal Ministero al Demanio.

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FORTE BRASCHI

Sorge a circa due chilometri in linea d’aria dalle mura Vaticane, all’interno dell’omonima tenuta agricola poi passata dai Braschi alla famiglia Sacchetti, con la funzione di completare la protezione dell’area Nord/Ovest della capitale

Il fronte di testa era costituito da due salienti obliqui con caponiera centrale e due caponiere poste negli orecchioni angolari, che difendevano i fossati laterali. I due fianchi avevano la stessa angolazione rispetto al fronte di testa (120°) ed a quello di gola (60°). Le due facce di gola, tenagliate, erano protette da una caponiera centrale a difesa dei fossati ed in asse con quella del fronte di testa.

Gli armamenti constavano in 5 postazioni di artiglieria, caponiere di testa, di coda ed angolari, muri alla Carnot oltre il fossato e terrapieno esterno al fronte di gola.

Il forte deve il suo nome alla tenuta in cui sorse, appartenente al Cardinal Brasch, e in effetti il nome completo sarebbe appunto "Casal Braschi", proprio per il fatto che sorse sui resti di un casale da cui si controllava una parte della tenuta. Sia la via della Pineta Sacchetti che l'Acquedotto Paolino vennero deviati di alcune decine di metri per permettere

In alto: Localizzazione del forte Braschi

rispetto al centro urbano di Roma. Nella pagina a fianco: Vista aerea del forte Braschi. Fonte - Google Earth

Periodo di costruzione: dal 1877 al 1881

Superficie: 8,2 ettari

Costo di realizzazione: sconosciuto

Contesto: raggiunto dall’abitato ma collocato in spazi aperti

Modifiche: notevoli, edifici fino a quattro piani nella piazza d’armi

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l'edificazione del forte.

Il fronte di testa presidiava i colli di Piombino, Vacchereccia e Cascina Zacchei, fino alle alture di Sant'Agata, Pian del Marmo e Torrevecchia . Con il lato destro copriva, con il forte Trionfale, le alture dell'omonima via, il Vaticano e la Valle dell'Inferno, mentre il lato sinistro copriva le zone di Primavalle, Montespaccato e Acquafredda.

L'ingresso al forte avveniva dal lato sinistro del fronte di gola ed era protetto da un terrapieno, cui si accedeva da una sopraelevazione. Da qui si accedeva alle postazioni di guardia ed ai ricoveri di gola. Quindi si aveva accesso alla piazza d'armi, stretta e lunga, ad un edificio riservato agli ufficiali, terrapienato, mentre gli ambienti sotto il ramparo di testa e quelli laterali erano riservati alle truppe.

Destinato dal Piano Regolatore del 1962 a “Zona di verde pubblico” è stato trasformato, dal Piano Regolatore del 2003, in “Servizi pubblici di livello urbano”; all’interno del “Parco Regionale del Pineto”, è in concessione al Ministero della Difesa, che vi ha stabilito fino al 2007 la sede del Comando dei Carabinieri e del SISMI. Attualmente, dopo notevoli lavori di adeguamento strutturale, vi ha sede il “Raggruppamento Unità Difesa” (apparato interforze dell’”Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna”), presso la “Caserma Casal Forte Braschi - Nicola Calipari”.

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FORTE BOCCEA

La pianta è a trapezio isoscele: il fronte di testa è rettilineo, mentre i due lati formano un angolo di spalla di 115° con il fronte di testa e di 156° con il fronte di coda, tenagliato con le due facce rientranti. La linea di fuoco complessiva era di 390 metri ed era composta da tre postazioni doppie di artiglieria frontali e due laterali, sul fronte di testa e su quelli laterali. Il fronte di testa era protetto, in particolare, da una caponiera centrale, a controllo dei fossati, e da due orecchioni angolari con una mezza caponiera ciascuno. Il fronte di gola era difeso da una caponiera, in asse con quella del fronte di testa, ma senza postazioni di artiglieria.

Anch’esso sorto all’interno dell’omonima tenuta, su quella che una volta era chiamata via Cornelia, copriva l’area Ovest di Roma fin dall'Aurelia. Era collegato, a protezione di quest’area, ai forti Aurelia Antica e Bravetta. Con il fronte di testa controllava l'area di Montespaccato, del Quartaccio e di Primavalle; con il lato destro le aree di Torrevecchia e Acquafredda, mentre con il lato sinistro copriva la zona di Val Cannuta.

Periodo di costruzione: dal 1877 al 1881

Superficie: 7,3 ettari

Costo di realizzazione: £ 828.000 + £ 32.000 per esproprio

Contesto: raggiunto dall’abitato

Modifiche: notevoli, edifici a un piano nella piazza d’armi

Compendio: edifici militari e civili con diverse destinazioni d’uso

In alto: Localizzazione del forte Boccea

rispetto al centro urbano di Roma. Nella pagina a fianco: Vista aerea del forte Boccea. Fonte - Google Earth

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Il compito di questo forte era, prevalentemente, quello di fare da spalla al forte Aurelia Antica per il controllo della via Aurelia, per meglio coprire il fronte Nord-Ovest della capitale contro un possibile sbarco francese a Civitavecchia. L'accesso al forte era nella faccia sinistra tenagliata del fronte di gola ed era protetto da un bastione poligonale esterno terrapienato. Nella parte sinistra della piazza d'armi erano gli alloggi degli ufficiali, in una struttura terrapienata parallela al fronte di testa; nella parte destra e sotto il ramparo centrale erano gli alloggi per le truppe ed i magazzini.

Destinato dal Piano Regolatore del 1962 a “Zona di attrezzature ed impianti di interesse generale (parchi ed aree verdi)”, è destinato dal Piano Regolatore del 2003 a “Servizi pubblici di livello urbano”.

Dismesso come carcere militare, cui era adibito, la sua struttura, ora molto diversa da quella originale, è attualmente utilizzata per archivi del Ministero della Difesa; dovrebbe essere alienato dal Ministero della Difesa al Demanio.

In una parte di esso dovrebbe esservi trasferito il mercato di via Urbano II.

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FORTE AURELIA ANTICA

Il forte presentava un fronte di testa bastionato, rettilineo e protetto da una caponiera, con i due lati corti quasi perpendicolari al fronte di testa ed a quello di gola, anch'esso rettilineo. Due mezze caponiere proteggevano gli angoli del fronte di testa ed i lati, entrambi protetti anche da fossati. Oltre a queste, esistevano 5 postazioni di artiglieria sul fronte principale e 3 per ogni lato.

Il fronte di gola era bastionato e, mancando di postazioni di artiglieria, era protetto da una mezzaluna esterna terrapienata con accesso sopraelevato. Il fossato, profondo 8 metri, ed il ponte levatoio ne completavano le protezioni.

Realizzato al crocevia tra la via omonima e via Casetta Mattei (adiacente a Villa Pamphjli).

La via Aurelia Antica, in periodo imperiale, usciva da Roma dalla Porta San Pancrazio, sul monte Gianicolo, per giungere fino al Tirreno (ora fino alla Francia): probabilmente ricalcava il percorso di una via ancora anteriore (del III secolo a.C.) che univa Roma alle città etrusche di Alsium, Caere e Tarquinia. Il forte venne eretto al terzo chilometro da Porta San Pancrazio, a circa un chilometro dalla congiunzione tra l’Aurelia Antica

Periodo di costruzione: dal 1877 al 1881

Superficie: 5,7 ettari

Costo di realizzazione: £ 771.174 + £ 86.301 per esproprio

Contesto: raggiunto dall’abitato, verde e orti

Modifiche: notevoli: traversone centrale demolito e fosso completamente interrato

Compendio: edifici militari con diverse destinazioni d’uso

In alto: Localizzazione del forte Aurelia Antica rispetto al centro urbano di Roma. Nella pagina a fianco: Vista aerea del forte Aurelia Antica. Fonte - Google Earth

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con la Nuova e con via Casetta Mattei, a circa un chilometro e mezzo dal forte Boccea. Ricopriva una notevole valenza strategica in quanto proprio da questa zona avevano effettuato il loro attacco i francesi nel 1849.

Il fronte di testa copriva ogni possibile accesso alla città da Ovest, in particolare dalle zone della via Aurelia e via della Pisana; il lato destro proteggeva l'area tra l'Aurelia Antica e la Nuova, oltre la zona di Val Cannuta, mentre il lato sinistro proteggeva le aree di Casetta Mattei e della Pisana.

Tutto il forte era caratterizzato dalla simmetria con la caponiera del fronte di testa. L'accesso si aveva dal fronte di gola. Dopo il corpo di guardia si accedeva alla piazza d'armi, con al centro il ridotto per gli alloggi degli ufficiali, dalla quale partiva il corridoio coperto che portava alla caponiera

principale.

Sotto i rampari centrali erano gli alloggi per le truppe e locali di vario uso alle estremità. Durante i lavori di sterro per le fondamenta vennero alla luce due iscrizioni sepolcrali in marmo di epoca romana.

Destinato dal Piano Regolatore del 1962 a “Zona di verde pubblico” è stato trasformato, a seguito dell’istituzione con Legge Regionale 29/97, in “Parco istituito” facente parte della “Riserva Naturale Regionale della Valle dei Casali”, dal Piano Regolatore del 2003.

Attualmente in concessione al Ministero della Difesa, risulta inglobato nell’area di una caserma della Guardia di Finanza, che vi ha recentemente realizzato delle nuove unità immobiliari nel comprensorio esterno all’antico nucleo centrale del forte.

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FORTE BRAVETTA

Di pianta poligonale, il fronte di testa era composto in realtà da tre parti rettilinee: un fronte centrale e due fronti obliqui con un angolo di 140° rispetto al fronte centrale. I due lati corti avevano un angolo di 130° rispetto al fronte e presentavano due orecchioni a protezione sia di essi che dei due fronti di testa obliqui del forte; il fronte di gola, tenagliato, offriva anch’esso una copertura ottimale del territorio.

La caponiera del fronte di testa era situata all’estremità a Sud del fronte centrale, per meglio coprire il fossato di testa; gli altri tre angoli del fronte di testa erano protetti da tre mezze caponiere angolari.

Il fronte di gola era protetto da una caponiera centrale e da un bastione terrapienato esterno al forte.

Sorto, all’interno della Tenuta Trojani, a presidio di via di Bravetta, via della Pisana e via Portuense, completava il fronte Ovest della cintura fortificata e fungeva da raccordo con i forti della fascia sud: Portuense, Ostiense e Ardeatina. Deve il suo nome definitivo, probabilmente, ai due fossi, di Brava e di Bravetta, che nei presi si scaricavano nel rivo della Magliana e, quindi, nel Tevere.

In alto: Localizzazione del forte Bravetta

rispetto al centro urbano di Roma. Nella pagina a fianco: Vista aerea del forte Bravetta. Fonte - Google Earth

Periodo di costruzione: dal 1877 al 1883

Superficie: 10,6 ettari

Costo di realizzazione: £ 1.030.553 + £ 46.260 per esproprio

Contesto: raggiunto dall’abitato ma in ampi spazi aperti

Modifiche: inalterato

Compendio: dal 2009 è in consegna a Roma Capitale e destinato a parco pubblico

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Il fronte di testa copriva l’area tra via Casetta Mattei e via della Pisana.

Si accedeva al forte attraverso il lato destro del fronte di gola, che portava ad una piccola struttura interna. La piazza d’armi era ampia e da qui si dipartivano le rampe che conducevano ai rampari, al di sotto dei quali erano gli alloggi delle truppe, cui si poteva accedere direttamente per mezzo di scale interne.

Due cose caratterizzavano il forte: la prima consisteva nel fatto che questo era il forte deputato all’addestramento delle reclute;, e fu adibito a poligono di tiro. La seconda ragione è ben più triste in quanto, in periodo fascista, questo fu il forte utilizzato per le esecuzioni capitali decretate dal Tribunale Militare di Guerra germanico. Di contro, nell’estate del 1945, vi vennero fucilati alcuni militari nazisti giudicati “criminali di guerra” dall’Alta Corte di Giustizia Militare.

Destinato dal Piano Regolatore del 1962 a “Case unifamiliari con giardino”, è stato trasformato, a seguito dell’istituzione con Legge Regionale 29/97, in “Parco istituito”, facente parte della “Riserva Naturale Regionale della Valle dei Casali”, dal Piano Regolatore del 2003. Attualmente in permuta al Comune di Roma, il 9 settembre 2009 vi è stato inaugurato il “Parco dei Martiri del Forte Bravetta”.

Vi è prevista la futura istituzione di un “Museo della Memoria” e la definitiva apertura (ora parziale e su prenotazione) al pubblico.

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FORTE OSTIENSE

Il fronte di testa era protetto da una caponiera centrale mentre i fianchi erano protetti da orecchioni; il fronte di gola era protetto da un bastione terrapienato.

Caratteristica del forte era l'articolazione su due livelli delle mezze caponiere laterali e della caponiera di gola.

La gran parte delle artiglierie occupava il fronte di testa, con una postazione per ognuno dei due angoli e con una postazione su ciascuno dei due fianchi.

Realizzato alla congiunzione tra la via Ostiense e la via Laurentina, fu il primo forte costruito nella seconda fase dei lavori per l'allestimento del campo trincerato.

Primo forte alla sinistra del Tevere sorse a circa 4 chilometri dalle mura di Porta San Paolo: con il fronte di testa ed il lato destro presidiava l'area a Sud a Roma: la Valle del Tevere, la zona del fosso della Magliana e la ferrovia Roma-Civitavecchia, fin oltre Tor di Valle; il lato sinistro (non esistendo ancora le costruzioni del quartiere dell'EUR, edificato a partire dal 1942) controllava l'area di Vigna Murata, la zona dell'Abbazia delle Tre Fontane e la Cecchignola.

In alto: Localizzazione del forte Ostiense

rispetto al centro urbano di Roma. Nella pagina a fianco: Vista aerea del forte Ostiense. Fonte - Google Earth

Periodo di costruzione: dal 1882 al 1884

Superficie: 8,8 ettari

Costo di realizzazione: £ 1.444.657 + £ 400.000 per esproprio

Contesto: raggiunto dall’abitato

Modifiche: demolizione traversone centrale e fianco destro, edificazione di una chiesa

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L'interno del fronte presentava un ridotto centrale, nella piazza d'armi, costituito da un corpo rettangolare terrapienato dedicato al ricovero degli ufficiali e parallelo al fronte di testa. Gli alloggi delle truppe erano situati sotto il ramparo del fronte di testa. Lateralmente erano i depositi per vettovaglie e munizioni.

Nei pressi del forte si trovava una antica cava di pozzolana, sabbia vulcanica utilissima per le costruzioni che veniva caricata da battelli tramite un piccolo scalo situato oltre la Basilica di San Paolo.

Destinato dal Piano Regolatore del 1962 a “Verde privato vincolato” è stato destinato dal Piano Regolatore del 2003 a “Grandi attrezzature ed impianti post-unitari”, in quanto il Ministero degli Interni, attuale concessionario, lo ha adibito, dopo adeguate modifiche strutturali, a “Direzione

Interregionale” e “Museo storico” della Polizia di Stato, oltre che per uffici amministrativi della stessa.

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FORTE ARDEATINA

Il fronte di testa, difeso da una caponiera semicircolare, era rettilineo mentre il fianco destro aveva una angolazione di 115° e quello sinistro di 116°: ciò è dovuto agli adattamenti che le mura del fronte dovettero subire per la struttura del terreno. I fianchi erano protetti da orecchioni e muniti di tre postazioni di artiglieria, sul fianco destro, e due su quello sinistro, mentre il fronte di gola era protetto da una mezza caponiera posta a fianco dell’ingresso (con due postazioni di artiglieria laterali e tre frontali a protezione della città), oltre che da un bastione poligonale esterno, terrapienato e con accesso sopraelevato. Alla caponiera di gola si aggiungevano postazioni di fucileria lungo tutto il fronte interno.

Sorse a circa 4 km da Porta San Sebastiano, all’interno dell’attuale “Parco di Tor Marancia (o del Forte Ardeatino)”, nella zona denominata “Roma 70”, di cui è uno dei pochi spazi verdi a disposizione degli abitanti del quartiere di Grotta Perfetta.

Era deputato alla protezione dell’area della via Ardeatina: in particolare il fronte di testa copriva la zona di Sant’Alessio, la tenuta della Cecchignola e, più in lontananza, di San Cesareo;

In alto: Localizzazione del forte Ardeatina rispetto al centro urbano di Roma. Nella pagina a fianco: Vista aerea del forte Ardeatina. Fonte - Google Earth

Periodo di costruzione: dal 1879 al 1882

Superficie: 11,2 ettari

Costo di realizzazione: £ 1.001.444 + £ 31.000 per esproprio

Contesto: raggiunto dall’abitato, ma in ampi spazi aperti

Modifiche: danneggiamenti risalenti alla seconda guerra mondiale

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il fianco sinistro, con il forte Appia Antica, copriva, come detto, la Via Ardeatina, mentre il fianco destro proteggeva l’area delle Tre Fontane.

Internamente, lungo il fronte di gola, erano disposti gli alloggi per la truppa, strutturati in due corpi con due postazioni di controllo, corridoio di scorrimento veloce ed un vano di ricovero. Proseguendo, dall'ingresso, si trovavano due ali, poste a fianco di un corridoio voltato, destinate ai corpi di guardia, a magazzini ed a prigione.

Si accedeva alla piazza di manovra attraverso un passaggio a cielo aperto e, da qui, si accedeva agli spalti attraverso le rampe. Al centro di questo piazzale era la struttura che ospitava gli alloggi degli ufficiali mentre il lato interno del fronte di testa era costituito da vani rettangolari, sale di ricovero e, alle due estremità, da depositi di artiglieria

ed ulteriori rampe. Un corridoio a volta portava alla caponiera centrale.

Dal 1982 è di proprietà del Comune di Roma.

L’interno del forte versa attualmente in stato di abbandono, malgrado vi sia prevista l’istituzione di un “Punto Verde”, per la realizzazione di servizi di carattere socio-culturale, ed è occupato da senza fissa dimora ed abusivi.

Il locale Municipio ed un comitato di cittadini si occupano della pulizia e riqualificazione dell’area verde esterna al forte, dotata di pista ciclabile e di area attrezzata per i bambini.

Destinato sia dal Piano Regolatore del 1962 che da quello del 2003 a “Verde pubblico e servizi pubblici di livello locale” si trova all’interno del “Parco dell’Ardeatina”.

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FORTE APPIA ANTICA

L’impianto planimetrico di questo forte segue la forma di un pentagono con fronte spezzato: i lati obliqui avevano un angolo di 120° rispetto alle due facce ed alla gola bastionata a facce rientranti.

Presentava cinque batterie di artiglieria sul fronte di testa e due per ogni lato, più quelle poste agli angoli e la linea di fuoco era posta ad un’altezza di 80 metri s.l.m.. Era caratterizzato da una caponiera frontale centrale a da orecchioni laterali, protetti da mezze caponiere a difesa dei fianchi e dei fossati. La gola era protetta dal fossato e da un terrapieno a mezzaluna, e non era provvista di batterie di artiglieria.

Fu il primo forte ad essere realizzato, visto che era stato previsto un possibile sbarco francese sul litorale anziate, e copriva la zona Sud/Sud-Est di Roma, presidiando la consolare da cui gli venne il nome, e la fascia iniziale dell’Agro Pontino, verso il litorale di Anzio.

La via Appia Antica è da sempre definita “Regina viarum” in quanto era tanto larga da poter permettere il passaggio contemporaneo di due carri affiancati ed i lastroni di cui era costituita erano talmente ben disposti da farli sembrare

Periodo di costruzione: dal 1877 al 1880

Superficie: 16,5 ettari

Costo di realizzazione: £ 984.430 + £ 56.983 per esproprio

Contesto: situato all’interno del parco archeologico dell’Appia Antica

Modifiche: inalterato

Compendio: edifici residenziali militari

In alto: Localizzazione del forte Appia Antica rispetto al centro urbano di Roma. Nella pagina a fianco: Vista aerea del forte Appia

Antica. Fonte - Google Earth

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“un masso solo”. In effetti ancora oggi il suo stato di conservazione è ottimo per gran parte del suo percorso, ornato da monumenti sepolcrali di epoca romana. La parte destra del fronte presidiava l’Ardeatina, la zona della Cecchignola e Sant’Alessio; il fronte di sinistra batteva le tenute di Tor Carbone, di Torricola e la via Appia Antica, mentre le batterie del lato sinistro coprivano l’Appia Nuova e l’area delle Capannelle fino all’Appia Pignatelli. Il forte era dotato di un cospicuo armamento. Come Forte Antenne lo schieramento delle artiglierie poteva coprire il fronte esterno a 180° (per una lunghezza record della linea di fuoco di circa 570 metri).

L’ingresso al forte avveniva attraverso un portale bugnato, dopo aver oltrepassato il ponte levatoio. In asse perpendicolare ad esso era un corpo rettangolare con gli

alloggi per gli ufficiali, al centro della piazza d’armi e protetti da un terrapieno. Sotto i rampari, lungo tutto il perimetro interno del forte, erano gli alloggi per la truppa. Destinato dal Piano Regolatore del 1962 a “Verde pubblico” è stato riclassificato, dal Piano Regolatore del 2003, a seguito dell’istituzione con Legge Regionale 66/88, come “Parco pubblico” e, come tale, inglobato nel “Parco Regionale dell’Appia Antica”.

Attualmente è in concessione al Ministero della Difesa ed è utilizzato come sede della “Caserma Re.S.I.A.” (Reparti Sistemi Informatici)

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FORTE CASILINO

Presenta un impianto a trapezio isoscele, con i due fronti principali rettilinei, paralleli, e i lati che formavano un angolo di 120° con il fronte di testa (lungo 120 metri) e di 60° con il fronte di gola, e originariamente aveva cinque postazioni doppie di artiglieria.

Il fossato era protetto, frontalmente, da una caponiera centrale e da due mezze caponiere agli estremi, per il controllo dei fossati e degli orecchioni laterali.

L’accesso al forte, dal fronte di gola (bugnato e munito di ponte levatoio), era protetto da un bastione terrapienato difeso da una caponiera laterale.

Il fronte di testa era protetto da due postazioni di artiglieria e da altre due poste ai lati, mentre il relativo fossato era coperto da muri alla Carnot.

Il forte, realizzato nel minor tempo tra tutti i 15 forti, sorgeva tra l’omonima arteria viaria e la via Tuscolana (cui era, in effetti, più vicino che non alla Casilina), a circa 4 km dalla Porta Maggiore, nella tenuta detta “Casetta degli Angeli”; essendo, rispetto alla media degli altri forti, a maggiore distanza dal forte contiguo (Appia Antica), venne rinforzato

In alto: Localizzazione del forte Casilino

rispetto al centro urbano di Roma. Nella pagina a fianco: Vista aerea del forte Casilino. Fonte - Google Earth

Periodo di costruzione: dal 1881 al 1882

Superficie: 3,8 ettari

Costo di realizzazione: £ 1.220.494 + £ 56.130 per esproprio

Contesto: raggiunto dall’abitato, ma situato in spazi aperti

Modifiche: inalterato

Compendio: parte del Parco Archeologico di Centocelle e sede del C.S.A. e C.O.I.

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con le due batterie intermedie, poste “ai lati” dell’Acquedotto Felice nei pressi di Porta Furba e lungo la Via Appia Pignatelli. Il forte era deputato alla protezione dell’area della piana delimitata dai colli tra Frascati e Palestrina. Con il fianco destro controllava, inoltre, i tratti urbani della ferrovia Roma-Napoli e dell’Acquedotto Felice. Con le batterie di sinistra copriva l’area di Centocelle mentre il fronte principale copriva la piana romana.

Dall’ingresso un androne conduceva a locali di servizio quindi alla piazza d’armi, dov’erano i locali, terrapienati, degli alloggi degli ufficiali. Dall’altra parte della piazza d’armi erano gli alloggi della truppa, con magazzini laterali e corridoi da cui si raggiungeva il ramparo.

Sempre dalla piazza d’armi una galleria portava alla caponiera di gola ed alle

caponiere angolari.

Destinato dal Piano Regolatore del 1962 a “Verde pubblico” è stato riclassificato dal Piano Regolatore del 2003 come “Verde pubblico e servizi pubblici di livello locale”. Ricompreso nel territorio militare dell’ex aeroporto “Francesco Baracca”, sede del “Comando della Squadra Aerea” e del “Comando Operativo di Vertice Interforze”, è attualmente gestito dal Ministero della Difesa, dal quale è adibito parzialmente a magazzino, pur rientrando nell’ambito del “Parco Archeologico di Centocelle”.

L’altra parte del comprensorio è attualmente in abbandono.

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FORTE PRENESTINO

Presenta un fronte esterno costituito da due cortine di 130 metri di lunghezza, con un angolo interno di 166°. I fianchi, i cui angoli di spalla presentano due orecchioni protetti da muri alla Carnot, hanno una angolazione di 126° rispetto alle facce anteriori e di 61° rispetto al fronte di gola rettilineo, lungo 340 metri ed in cui era l’ingresso al forte, protetto dal fossato e, a destra, da una caponiera con due livelli di cannoniere fuori terra ed una contro terra, a protezione del fossato, a faccia semicircolare.

Esternamente il portale, bugnato, era protetto da un bastione in terra con fianchi di 20 metri e facce di 45, con accesso laterale protetto.

Insieme ai forti Appia Antica e Casilina, presidiava la fascia Sud/Est di Roma.

Con il fronte di testa proteggeva tutta la piana lungo la via Prenestina, da Tor Tre Teste fino alle alture dei Castelli Romani; con le batterie di sinistra presidiava la via Prenestina e l’area della Valle del Teverone, nella zona di via Collatina, mentre con le batterie di destra presidiava le zone di Centocelle, Alessandrino e Don Bosco, oltre la via Casilina.

In alto: Localizzazione del forte Prenestino rispetto al centro urbano di Roma. Nella pagina a fianco: Vista aerea del forte Prenestino. Fonte - Google Earth

Periodo di costruzione: dal 1880 al 1884

Superficie: 13,4 ettari

Costo di realizzazione: £ 1.253,400 + £ 40.000 per esproprio

Contesto: raggiunto dall’abitato

Modifiche: inalterato ad eccezione dei prospetti che sono stati decorati con graffiti e murales

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L’ingresso del forte portava lateralmente a due ali simmetriche di ricoveri di gola con postazioni per l’artiglieria, un camminamento voltato e piccoli ambienti a pianta quadrata. Oltrepassati i due corpi di guardia si accedeva a due magazzini rettangolari, quindi alla piazza d’armi e, attraverso un secondo androne voltato, ad un “traversone” presso il quale, lateralmente, erano gli alloggi degli ufficiali. Un ulteriore passaggio aperto conduceva al fronte di testa, dove sulla sinistra era posizionata l’artiglieria e, agli angoli, locali di servizio, magazzini e depositi per le armi. Sulla destra erano i ricoveri per la truppa ed ulteriori depositi. Gli ambienti erano tutti affacciati sulla piazza d’armi e collegati tra loro con due passaggi, uno verso l’interno ed uno diretto alle rampe, che davano verso le postazioni laterali casamattate dell’artiglieria. Un corridoio centrale

conduceva alla caponiera del fronte di testa, con molteplici batterie di cannoniere.

All’esterno due muri alla Carnot proteggevano gli orecchioni ed i fianchi, muniti di cannoniere.

Il forte conteneva al suo interno un laboratorio farmaceutico che approvvigionava tutti gli altri forti.

Destinato dal Piano Regolatore del 1962 a “Verde pubblico” è stato riclassificato dal Piano Regolatore del 2003 come “Verde pubblico e servizi pubblici di livello locale”. Pur essendo in concessione al Comune di Roma, il forte è da anni occupato dal “Centro Sociale Forte Prenestino” che lo ha rifunzionalizzato e (per ora, unico dei 15 forti romani) reso visitabile liberamente e fruibile dalla cittadinanza.

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FORTE TIBURTINO

Presenta un impianto planimetrico a trapezio isoscele con fronti di testa e di coda rettilinei e fianchi esterni (di 100 metri), con un’angolazione di 120° rispetto al fronte di testa e di 60° rispetto a quello di gola.

Era protetto da un fossato perimetrale, una caponiera frontale in linea con il portale d’ingresso sul fronte di gola, due “orecchioni” ai lati del fronte di testa ed un bastione pentagonale terrapienato a cui si accedeva per mezzo di una rampa, a protezione del fronte di gola. Questo era protetto da una caponiera laterale con faccia semicircolare a protezione anche di tutto il fossato retrostante. I lati erano protetti da muri alla Carnot.

Con il fronte di testa copriva la fascia di territorio della pianura dell’Aniene fino a Tor Sapienza, Tor Cervara e Settecamini; con il lato sinistro la via Tiburtina, l’area di Ponte Mammolo (unitamente al forte Pietralata) e San Basilio, mentre con il lato destro copriva, con il forte Prenestina, Tor Sapienza e la via Collatina.

Il forte sorse a circa 5 km dalla Porta Viminale (ed a 4 dalla

In alto: Localizzazione del forte Tiburtino rispetto al centro urbano di Roma. Nella pagina a fianco: Vista aerea del forte Tiburtino. Fonte - Google Earth

Periodo di costruzione: dal 1880 al 1884

Superficie: 23,8 ettari

Costo di realizzazione: £ 1.253.376 + £ 94.623 per esproprio

Contesto: raggiunto dall’abitato

Modifiche: danneggiamenti della seconda guerra mondiale

Compendio: edifici civili destinati al Corpo Forestale dello Stato e al Ministero della Sanità

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Porta Tiburtina, nell’attuale quartiere di San Lorenzo), nella tenuta di “Grotta di Gregna”, coprendo la zona tra la via Tiburtina ed il ponte sull’Aniene.

Internamente, lateralmente al corpo di guardia, erano due ali di ricoveri di gola con postazioni di fucileria, un corridoio di scorrimento e vani d’alloggio per i militari del corpo di guardia. L’androne a volta dava accesso a due magazzini laterali terrapienati. Un primo varco sfociava nella piazza d’armi mentre nel corpo centrale, strutturato sui due lati del secondo traversone, erano gli alloggi degli ufficiali, anch’essi terrapienati. Sul lato interno del forte erano gli alloggi per le truppe, che avevano accesso diretto alla piazza d’armi ed alle rampe d’accesso ai bastioni. Sotto i lati minori del forte erano vani di servizio, depositi e la polveriera.

Questo forte era in particolar modo deputato al confezionamento delle cartucce di caricamento dei proiettili.

Postazioni di artiglieria proteggevano i tre lati esterni del forte.

Il Piano Regolatore del 1962 lo destinava a “Verde pubblico”, mentre quello del 2003 lo classifica come “Servizi pubblici di livello urbano” e, in parte, “Verde pubblico e servizi pubblici di livello locale”.

Al forte è annessa la “Caserma Ruffo”, in uso al “Reparto Comando e Supporti Tattici” dei Granatieri di Sardegna.

In permuta al Comune di Roma è attualmente inutilizzato all’interno del “Parco Tiburtino”.

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FORTE PIETRALATA

Ha il fronte di testa di 112 metri, e quello di gola di 180, con i lati obliqui a formare un angolo di 120° rispetto al fronte di testa, ma con lati di diverse lunghezze (66 e 81 metri) per ottenere una maggiore copertura sul fronte e sul lato sinistro inserendo un maggior numero di postazioni di difesa.

Trovandosi in posizione avanzata ed isolata rispetto all'ideale linea dei forti, era dotato di cinque posizioni doppie di artiglieria sul fronte di testa, così come cinque erano sul lato sinistro e quattro sul destro.

I fronti, così come i lati corti, erano protetti da muri alla Carnot e fossato.

Il fronte di testa era protetto da una caponiera centrale ed i fianchi da due mezze caponiere su due livelli. Il fronte di gola era protetto da una caponiera posta a fianco del portale d’accesso, riparato da un terrapieno e munito di ponte levatoio. Sorto nel territorio dell’omonima tenuta, controllava, assieme ai forti Tiburtina e Monte Antenne, tutto il corso dell’Aniene e la fascia Ovest di Roma. Si trovava a circa 4,5 km dalla Porta San Lorenzo, nella località Portonaccio.

Poiché la distanza tra i forti di Pietralata e di Monte Antenne

In alto: Localizzazione del forte Pietralata rispetto al centro urbano di Roma. Nella pagina a fianco: Vista aerea del forte Pietralata. Fonte - Google Earth

Periodo di costruzione: dal 1881 al 1885

Superficie: 25,4 ettari

Costo di realizzazione: £ 1.502.455 + £ 90.399 per esproprio

Contesto: raggiunto dall’abitato, ma situato in spazi aperti

Modifiche: notevoli: sopraelevazione di 4 livelli, demolizione del traversone centrale e dei terrapieni

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era, come per Appia Antica e Casilina, troppo ampia, venne realizzata, anche qui, una batteria supplementare di protezione: la Batteria Nomentana, che proteggeva l’omonima via verso Nord/Est.

Poiché il forte sorse su territori che, al tempo, erano di proprietà dei Torlonia il costo di realizzazione fu estremamente oneroso, sia per gli espropri dei terreni di alto valore che per il fatto che, essendo in una posizione “angolare” del campo trincerato, si resero necessari armamenti maggiori di altri forti. L’interno del forte era strutturato con un corpo di guardia seguito da locali e magazzini terrapienati, un piccolo spiazzo a cielo aperto, su cui era una costruzione centrale a due bracci, parallela ai fronti, ed un’ampia piazza d’armi; lungo il perimetro interno del forte, sotto i rampari, erano i ricoveri destinati alle truppe.

Il Piano Regolatore del 1962 lo destinava a “Verde pubblico” ma quello del 2003 a seguito dell’istituzione con Legge Regionale 29/97, lo classifica come “Parco istituito”, facente parte della “Riserva Naturale Regionale della Valle dell’Aniene”.

Attualmente è però in concessione al Ministero della Difesa, che lo utilizza come sede (con il relativo museo storico) del Comando Brigata Meccanizzata “Granatieri di Sardegna” nella caserma “Gandin”, anche se a breve ne è prevista l’alienazione al Demanio, forse per la realizzazione di alloggi poiché nei pressi del forte sorgono attualmente il complesso ospedaliero “Sandro Pertini”, il “Polo Scientifico dell’Università La Sapienza” e la nuova stazione ferroviaria Tiburtina, che dovrebbe diventare il principale scalo ferroviario romano.

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FORTE MONTE ANTENNE

Si configura come un quadrilatero irregolare, simile ad un trapezio, con i due fronti esterni rettilinei e le cortine laterali adeguate all’altimetria del colle.

Il fronte di testa era di 145 metri, quello di gola di 245 metri, il lato orientale di 102 metri mentre il lato occidentale misurava 127 metri. Il fronte di testa era protetto da due caponiere angolari (mezza caponiera ad Est e caponiera “poligonale” ad Ovest). Il fronte di gola era protetto da un fossato, difeso da una caponiera semicircolare e da un bastione a mezzaluna con terrapieno. Tre postazioni di artiglieria frontali e quattro sui due lati corti completavano gli armamenti.

Assieme alla Batteria Nomentana copriva tutta la fascia a Nord/ Nord-Est della città, compresa tra i forti Pietralata e Monte Mario, proteggendo le consolari romane Salaria e Flaminia, la ferrovia, parallela alla Salaria, la zona di Tor di Quinto ed il corso del Tevere da Ponte Milvio fino a Castel Giubileo e Grottarossa.

Il forte sorse a 62 metri s.l.m., sull’altura che dominava il punto di confluenza tra l’Aniene e il Tevere, sulla quale sorgeva l’antichissima città di Antemne.

In alto: Localizzazione del forte Monte

Antenne rispetto al centro urbano di Roma. Nella pagina a fianco: Vista aerea del forte Monte

Antenne. Fonte - Google Earth

Periodo di costruzione: dal 1882 al 1891

Superficie: 2,5 ettari

Costo di realizzazione: sconosciuto

Contesto: spazi aperti

Modifiche: quasi inalterato

Compendio: parco pubblico del comprensorio di Villa Ada, conservato libero eccetto per alcuni edifici civili e scolastici

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Il portale d’accesso, sopraelevato rispetto al fossato, era bugnato in pietra con frontone decorato. Il corpo di guardia era protetto da postazioni di artiglieria leggera ed aveva vani di ricovero e gallerie di scorrimento veloce verso la piazza d’armi; lateralmente ad esso erano disposti magazzini.

Internamente era un corpo di fabbrica, trasversale alla piazza, in cui si trovavano gli alloggi ufficiali, e, di fronte ad esso, gli alloggi della truppa, da cui si saliva direttamente agli spalti ed alle cannoniere per la difesa del fronte settentrionale. Alle due estremità erano ulteriori magazzini e la polveriera.

A differenza degli altri forti, ricoveri per la truppa erano anche sul lato sinistro, assieme a due polveriere supplementari, disposte su entrambi i lati. Per questo si ritiene che Forte Antemne avesse una guarnigione più numerosa degli altri forti, in quanto più

isolato dagli altri, ed una artiglieria pari a tre volte la quantità normalmente prevista. Le due caponiere angolari del fronte avevano, complessivamente, 22 postazioni di fucileria, mentre, in genere, la caponiera centrale ne prevedeva meno della metà. Donata dallo Stato al Comune di Roma nel 1958, il Piano Regolatore del 1962 classificava l'area del forte “Verde pubblico”, ma quello del 2003, tenendo conto dell’inglobamento del forte all’interno del “Parco di Villa Ada”, lo considera “Villa storica”.

Il Comune di Roma, attuale concessionario del forte, si sta adoperando per un progetto di ristrutturazione e riutilizzo pubblico del forte dopo anni di occupazione abusiva da parte di senza fissa dimora.

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