1. Il reattore tubolare non isotermo con flusso a pistone (PFR)
Nel modello di reattore ideale tubolare con flusso a pistone si fanno le seguenti ipotesi:
le grandezze dipendono da una sola coordinata spaziale, quella longitudinale
il moto avviene con spostamento rigido lungo l’asse del reattore (direzione del moto).
3.1. Reattore tubolare isotermo in regime stazionario
Indicando con 𝑧̂ la distanza (dimensionale) dall’imbocco, si vuole descrivere il reattore, la cui sezione trasversale ha area 𝑆, attraverso la funzione 𝐶(𝑧̂) concentrazione del reagente. Consideriamo quale sistema di riferimento un volume di lunghezza 𝑑𝑧̂ (tratteggiato in figura) ed osserviamolo per un intervallo di tempo 𝑑𝑡̂. Detta 𝑉̇ la portata volumetrica in alimentazione al sistema, 𝑉̇𝐶(𝑧̂) rappresenta dunque la quantità di reagente entrante nell’unità di tempo nel sistema attraverso la sezione di ingresso all'ascissa 𝑧̂, per effetto del moto complessivo del fluido attraverso il reattore (moli entranti per convezione). Queste moli in parte reagiscono (e quindi scompaiono) ed in parte escono dal sistema all'ascissa 𝑧̂ + 𝑑𝑧̂. Le moli uscenti sono 𝑉̇𝐶(𝑧̂ + 𝑑𝑧̂) mentre quelle che scompaiono per reazione nell’unità di tempo sono pari a +𝑟̂[𝐶(𝑧̂)] 𝑆𝑑𝑧̂, dove 𝑟̂[𝐶(𝑧̂)] è la velocità di reazione della specie chimica (dimensionale, moli per unità di volume e di tempo) ed 𝑆𝑑𝑧̂ è il volume del sistema considerato.
In questa fase non facciamo ipotesi sulla trascurabilità della diffusione assiale e procediamo a ricavare l’equazione completa. Il flusso di materia, anche se il fluido fosse fermo cioè in assenza di trasporto convettivo, non sarebbe nullo, per effetto della diffusione molecolare (legge di Fick). Il flusso diffusivo, per unità di superficie e di tempo, è proporzionale al gradiente di concentrazione.
Pertanto, detto 𝐷 il coefficiente di diffusione, il contributo entrante nel sistema in corrispondenza dell’ascissa
𝑧̂
nel tempo 𝑑𝑡̂ è pari a −𝑆𝐷(𝜕𝐶 𝜕𝑧̂⁄ )|𝑧̂𝑑𝑡̂, mentre il contributo uscente in corrispondenza dell’ascissa 𝑧̂ + 𝑑𝑧̂ è pari a −𝑆𝐷(𝜕𝐶 𝜕𝑧̂⁄ )|𝑧̂+𝑑𝑧̂𝑑𝑡̂.Infine, se il sistema non è stazionario, si osserverà un accumulo pari a 𝑑𝐶 𝑆𝑑𝑧̂. Raggruppando i termini, si ottiene la seguente equazione di bilancio:
moli entranti per convezione
moli entranti per diffusione
moli uscenti per convezione
moli uscenti per diffusione
moli scomparse per reazione
moli accumulate
𝑉̇𝐶(𝑧̂)𝑑𝑡̂ − 𝑆𝐷 [𝜕𝐶
𝜕𝑧̂]
𝑧̂𝑑𝑡̂ = 𝑉̇𝐶(𝑧̂ + 𝑑𝑧̂)𝑑𝑡̂ − 𝑆𝐷 [𝜕𝐶
𝜕𝑧̂]
𝑧̂+𝑑𝑧̂𝑑𝑡̂ + 𝑟̂[𝐶(𝑧̂)]𝑑𝑡̂ 𝑆𝑑𝑧̂ + 𝑑𝐶𝑆𝑑𝑧̂ (3.1)
𝑑𝑧̂
𝑉̇𝐶(𝑧̂ + 𝑑𝑧̂) 𝑉̇𝐶(𝑧̂)
−𝑆𝐷 [
𝑑𝐶𝑑𝑧
̂ ]
𝑧̂
−𝑆𝐷 [
𝑑𝐶𝑑𝑧
̂ ]
𝑧̂+𝑑𝑧̂
Espandendo in serie di Taylor 𝐶(𝑧̂ + 𝑑𝑧̂) e [𝜕𝐶
𝜕𝑧̂]
𝑧̂+𝑑𝑧̂ e troncando ai termini del primo ordine si ha:
𝐶(𝑧̂ + 𝑑𝑧̂) = 𝐶(𝑧̂) +
𝜕𝐶𝜕𝑧̂
𝑑𝑧̂ ; [
𝜕𝐶𝜕𝑧̂
]
𝑧̂+𝑑𝑧̂
= [
𝜕𝐶𝜕𝑧̂
]
𝑧̂
+
𝜕2𝐶𝜕𝑧̂2
𝑑𝑧̂
(3.2)e sostituendo le (3.2) nella (3.1) e semplificando:
0 = 𝑉̇𝜕𝐶
𝜕𝑧̂− 𝑆𝐷 𝜕
2𝐶
𝜕𝑧̂2+ 𝑆 𝑟̂[𝐶(𝑧̂)] + 𝑆 𝜕𝐶
𝜕𝑡̂ (3.1')
La funzione 𝐶(𝑧̂, 𝑡̂) si ottiene quindi come soluzione del seguente problema (equazione di bilancio e relative condizioni al contorno ed iniziali):
{ 𝑆
𝜕𝐶𝜕𝑡̂ + 𝑉
̇
𝜕𝐶𝜕𝑧̂
− 𝑆𝐷
𝜕2𝐶
𝜕𝑧̂2
+ 𝑆 𝑟̂[𝐶(𝑧̂)] = 0 𝐶(𝑧̂ = 0, 𝑡 ̂) = 𝐶
𝑖𝑛( 𝑡 ̂) ; [
𝑑𝐶𝑑𝑧̂
]
𝑧̂=0
= 𝐶
′𝑖𝑛𝐶(𝑧̂, 𝑡 ̂ = 0) = 𝐶
0(𝑧̂)
(3.3)
Per valutare l’importanza relativa dei termini dell’equazione di bilancio è opportuno operare una adimensionalizzazione. Prendiamo una lunghezza caratteristica 𝑧̂𝑐, ed una concentrazione caratteristica 𝐶𝑐, per esempio 𝐶0. Definiamo quindi le seguenti grandezze adimensionali:
𝑡 =
𝑡̂𝑡̂𝑐
; 𝑧 =
𝑧̂𝑧̂𝑐
; 𝑥 =
𝐶0−𝐶𝐶0
da cui
𝐶 = 𝐶
0(1 − 𝑥) ; 𝑡̂ = 𝑡̂
𝑐𝑡 ; 𝑧̂ = 𝑧̂
𝑐𝑧
e applicando la formula di derivazione per funzioni composte:
𝜕
𝜕𝑡̂
=
𝜕𝑡𝜕𝑡̂
[
𝜕𝜕𝑡
] =
1𝑡̂𝑐
𝜕
𝜕𝑡 ; 𝜕
𝜕𝑧̂
=
𝜕𝑧𝜕𝑧̂
[
𝜕𝜕𝑧
] =
1𝑧̂𝑐
𝜕
𝜕𝑧
𝜕2
𝜕𝑧̂2
=
𝜕𝜕𝑧̂
𝜕
𝜕𝑧̂
=
1𝑧̂𝑐
𝜕
𝜕𝑧 1 𝑧̂𝑐
𝜕
𝜕𝑧
=
1𝑧̂𝑐2
𝜕2
𝜕𝑧2
ed inoltre prendiamo una velocità di reazione di riferimento 𝑟̂𝑐 per rendere adimensionale la velocità di reazione
𝑟(𝑥) =
𝑟̂(𝐶(𝑥))𝑟̂𝑐
→ 𝑟̂(𝐶(𝑥)) = 𝑟̂
𝑐𝑟(𝑥)
Sostituendo nel problema (3.3):
{ 𝑆
1𝑡̂𝑐
𝜕
𝜕𝑡
[𝐶
0(1 − 𝑥)]
+𝑉̇
1𝑧̂𝑐
𝜕
𝜕𝑧
[𝐶
0(1 − 𝑥)] − 𝑆𝐷
1𝑧̂𝑐2
𝜕2
𝜕𝑧2
[𝐶
0(1 − 𝑥)] + 𝑆 𝑟 ̂
𝑐𝑟 ( 𝑥 ) = 0 𝑥(0, 𝑡) = 0 ; 𝑥′(0, 𝑡) = 𝑥
′𝑖𝑛
𝑥(𝑧, 0) = 𝑥
0
cioè, con qualche manipolazione:
−
𝑆𝑧̂𝑐𝑉̇
𝑑𝑥
𝑑𝑡̂
−
𝑑𝑥𝑑𝑧
+
𝑆𝐷𝑉̇
1 𝑧̂𝑐
𝑑2𝑥 𝑑𝑧2
+
𝑆𝑉̇𝑧
̂
𝑐 𝑟̂𝑐𝐶0
𝑟(𝑥) = 0
L’approccio classico prevede la scelta 𝑧̂𝑐 = 𝐿 lunghezza del reattore, da cui:
−
𝑑𝑥𝑑𝑧
+
1Pe 𝑑2𝑥 𝑑𝑧2
+
𝑆𝐿𝑉̇
𝑟̂𝑐
𝐶0
𝑟(𝑥) = 0
dove è stato introdotto il numero di Péclét, Pe = 𝑣𝐿 𝐷⁄ , rapporto fra flussi convettivi e flussi diffusivi, dove 𝑣 = (𝑉̇/𝑆) è la velocità del fluido, data dalla portata volumetrica divisa per l’area della superficie della sezione trasversale del reattore tubolare. Nell’equazione riconosciamo il tempo di residenza 𝜏 = 𝑆𝐿 𝑉̇⁄ dato che 𝑆𝐿 è il volume del reattore tubolare. Possiamo quindi definire il numero di Damköhler:
𝐷𝑎 = 𝜏
𝑟̂𝑐𝐶0 per scrivere:
−
𝑑𝑥𝑑𝑧
+
1Pe 𝑑2𝑥
𝑑𝑧2
+ Da 𝑟(𝑥) = 0
(3.3’)Osservando l’equazione si può dire che, se la velocità della corrente è relativamente grande, Pe è grande e così il termine di derivata seconda (termine diffusivo) è trascurabile. Il problema reattoristico di solito ha senso, come si è avuto modo di osservare, se il numero di Damköhler non è troppo diverso da 1. Ciò accade nella maggior parte dei casi e così il problema si riduce a:
{
𝑑𝑥
𝑑𝑧
= Da 𝑟
(𝑥
)𝑥(0) = 0 (3.4)
La (3.4) esprime il bilancio di materia per un reattore PFR ideale in condizioni stazionarie isoterme e nell’ipotesi di densità costante. La reazione avviene con velocità dipendente dalla sola 𝑥, grado di conversione (locale).
3.2. Reattore tubolare non isotermo in regime stazionario
Che cosa accade se non è più possibile trascurare le variazioni di temperatura per effetto della reazione? Anche in questo caso, in generale, l’equazione di bilancio di materia non sarà più sufficiente da sola a modellare il reattore. Evidenziamo nell’equazione di bilancio di materia la dipendenza della velocità di reazione dalla temperatura:
𝑑𝑥
𝑑𝑧
= 𝐷𝑎 𝑟(𝑥, 𝑇)
Per una reazione del primo ordine si ha
𝑟(𝑥, 𝑇) = 𝑘(𝑇)𝐶
0(1 − 𝑥)
e quindi si può scrivere𝑑𝑥
𝑑𝑧
= Da 𝑘(𝑇)𝐶
0(1 − 𝑥)
(3.5)Se la reazione segue la legge di Arrhenius per la dipendenza dalla temperatura, si ha
𝑘(𝑇) = 𝑘
0𝑒
−𝐸𝑎𝑅𝑇Quando il sistema non può essere considerato isotermo occorre affiancare al bilancio di materia anche un bilancio d’energia. Come sappiamo, l’energia – come la materia – non si crea né si
distrugge, ma tutt'al più in presenza di reazione chimica ci sarà travaso tra energia di legame chimico e calore sensibile. Trattandosi di un sistema aperto, reagente, possiamo quindi scrivere un bilancio di entalpia assoluta. Per un sistema stazionario, bilanciamo quindi flussi entranti ed uscenti. Avremo flussi convettivi, legati alla corrente fluida che transita nel volume di controllo con portata volumetrica 𝑉̇, che consideriamo costante; flussi diffusivi, cioè conduzione termica attraverso le sezioni di ingresso e di uscita del volume di controllo; infine, il calore scambiato attraverso le pareti del tubo. Il volume di controllo sia ancora il cilindretto di area di base
𝑆
ed altezza 𝑑𝑧̂. In assenza di lavoro di elica, tubo con pareti immobili rispetto ad un sistema di riferimento inerziale, in assenza di campi di forze, schematicamente si ha:
ed il bilancio di energia, in termini di entalpia, si scrive:
𝑉̇𝐶
𝑡𝑜𝑡ℎ̅(𝑧̂) − 𝑆𝜆 [
𝑑𝑇𝑑𝑧̂
]
𝑧̂
= 𝑉̇𝐶
𝑡𝑜𝑡ℎ̅(𝑧̂ + 𝑑𝑧̂) − 𝑆𝜆 [
𝑑𝑇𝑑𝑧̂
]
𝑧̂+𝑑𝑧̂
− 𝛿𝑄
(3.6) Espandendo in serie di Taylor ℎ̅(𝑧̂ + 𝑑𝑧̂) e [𝑑𝑇𝑑𝑧̂]
𝑧̂+𝑑𝑧̂ e troncando ai termini del primo ordine si ha:
ℎ̅(𝑧̂ + 𝑑𝑧̂) = ℎ̅(𝑧) +
𝑑ℎ̅𝑑𝑧̂
𝑑𝑧 ; [
𝑑𝑇𝑑𝑧̂
]
𝑧̂+𝑑𝑧̂
= [
𝑑𝑇𝑑𝑧̂
]
𝑧̂
+
𝑑2𝑇𝑑𝑧̂2
𝑑𝑧
Cioè, dividendo tutto per
𝑑𝑧̂
:0 = 𝑉̇𝐶
𝑡𝑜𝑡𝑑ℎ̅𝑑𝑧̂
− 𝑆𝜆
𝑑2𝑇𝑑𝑧̂2
−
𝛿𝑄𝑑𝑧̂
(3.6')
Qui ℎ̅ è l'entalpia della miscela su base molare, ed è funzione di concentrazione e temperatura.
Differenziando:
𝑑ℎ̅(𝑇, 𝐶) =
𝜕ℎ̅𝜕𝑇
𝑑𝑇 +
𝜕ℎ̅𝜕𝐶
𝑑𝐶
Sappiamo che per una miscela in cui avviene una reazione e 𝐶 è la concentrazione del reagente, vale
𝜕ℎ̅
𝜕𝑇
= 𝑐̅
𝑝;
𝜕ℎ̅𝜕𝐶
=
𝛥𝐻𝑟𝐶𝑡𝑜𝑡
dove
𝛥𝐻
𝑟 è la variazione di entalpia di reazione riferita alla scomparsa di una mole di reagente in condizioni isoterme e𝑐̅
𝑝 è il calore specifico molare della miscela supposto costante. Sostituendo nella 3.6 e riarrangiando ha:−𝛿𝑄
𝑉̇𝐶
𝑡𝑜𝑡ℎ̅(𝑧̂ + 𝑑𝑧̂) 𝑉̇𝐶
𝑡𝑜𝑡ℎ̅(𝑧̂)
𝑑𝑧
−𝑆𝜆 [
𝑑𝑇𝑑𝑧
̂ ]
𝑧̂
−𝑆𝜆 [
𝑑𝑇𝑑𝑧
̂ ]
𝑧̂+𝑑𝑧̂
0 = 𝑉̇𝐶
𝑡𝑜𝑡(
𝛥𝐻𝑟𝐶𝑡𝑜𝑡 𝑑𝐶
𝑑𝑧̂
+ 𝑐̅
𝑝𝑑𝑇𝑑𝑧̂
) − 𝑆𝜆
𝑑2𝑇𝑑𝑧̂2
−
𝛿𝑄𝑑𝑧̂
(3.7)
Sostituiamo 𝐶 = 𝐶0(1 − 𝑥) e 𝑧̂ = 𝐿𝑧 anche in questa equazione, osserviamo che 𝑆= 𝜋𝑅𝑡𝑢𝑏𝑜2 e, dopo qualche manipolazione, scriviamo:
0 =
𝑉̇𝐶𝑡𝑜𝑡𝑐̅𝑝𝐿 𝑑𝑇
𝑑𝑧
−
𝑉̇𝐶0(−∆𝐻𝑟)𝐿
𝑑𝑥 𝑑𝑧
−
𝑆𝜆𝐿2 𝑑2𝑇 𝑑𝑧2
−
1𝐿 𝛿𝑄
𝑑𝑧
(3.7')
da cui
𝑑𝑥
𝑑𝑧
−
𝐶𝑡𝑜𝑡𝑐̅𝑝𝐶0(−∆𝐻𝑟) 𝑑𝑇
𝑑𝑧
−
𝑆𝜆𝐶𝑡𝑜𝑡𝑐̅𝑝𝑉̇𝐶𝑡𝑜𝑡𝑐̅𝑝𝐶0(−∆𝐻𝑟)𝐿 𝑑2𝑇
𝑑𝑧2
−
1𝑉̇𝐶0(−∆𝐻𝑟) 𝛿𝑄
𝑑𝑧
= 0 (3.7'') Riconosciamo e definiamo
∆𝑇
𝑚𝑎𝑥,𝑎𝑑≡
𝐶0(−∆𝐻𝑟)𝐶𝑡𝑜𝑡𝑐̅𝑝
; 𝛽 ≡ ∆𝑇𝑚𝑎𝑥,𝑎𝑑
𝑇0
𝜃 ≡
𝑇−𝑇0∆𝑇𝑚𝑎𝑥,𝑎𝑑
→ 𝑇 = 𝑇
0+ ∆𝑇
𝑚𝑎𝑥,𝑎𝑑𝜃 = 𝑇
0(1 + 𝛽𝜃)
Sostituiamo nella (3.7'') e ricordando la definizione di Pe = 𝑣𝐿 𝐷⁄ dove 𝑣 = (𝑉̇/𝑆):
𝑑𝑥 𝑑𝑧
−
𝑑𝜃𝑑𝑧
−
1𝑃𝑒 𝜆 𝐷𝐶𝑡𝑜𝑡𝑐̅𝑝
𝑑2𝜃
𝑑𝑧2
−
1𝑉̇𝐶0(−∆𝐻𝑟) 𝛿𝑄 𝑑𝑧
= 0
Il gruppo adimensionale 𝜆
𝐷𝐶𝑡𝑜𝑡𝑐̅𝑝 prende il nome di numero di Lewis, Le, e di solito per i gas è di ordine 1 (diffusività di materia e diffusività di calore sono circa uguali).
𝑑𝑥 𝑑𝑧
−
𝑑𝜃𝑑𝑧
−
𝐿𝑒𝑃𝑒 𝑑2𝜃
𝑑𝑧2
−
1𝑉̇𝐶0(−∆𝐻𝑟) 𝛿𝑄 𝑑𝑧
= 0
Si esprimano ora le perdite dalla parete del tubo cilindrico come segue:
−𝛿𝑄
𝑑𝑧
𝛿𝑄 = 𝑈 × [𝑎𝑟𝑒𝑎 𝑙𝑎𝑡𝑒𝑟𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑣𝑜𝑙𝑢𝑚𝑒 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑜𝑙𝑙𝑜] × (𝑇 − 𝑇∞) = 𝑈 × 2𝜋𝑅𝑑𝑧̂ × (𝑇 − 𝑇∞)
da cui è facile verificare che si perviene a:
𝑑𝑥 𝑑𝑧
−
𝑑𝜃𝑑𝑧
−
𝐿𝑒𝑃𝑒 𝑑2𝜃
𝑑𝑧2
−
𝑈 2𝜋𝑅𝐿𝑉̇𝛽
(𝜃 − 𝜃
∞) = 0
Posto 𝜑 =𝑈 2𝜋𝑅𝐿𝑉̇𝛽 coefficiente di scambio globale adimensionale scriviamo
𝑑𝑥 𝑑𝑧
−
𝑑𝜃𝑑𝑧
−
𝐿𝑒𝑃𝑒 𝑑2𝜃
𝑑𝑧2
− 𝜑(𝜃 − 𝜃
∞) = 0
Se Le=1 e Pe >>1, abbiamo:
𝑑𝑥 𝑑𝑧
−
𝑑𝜃𝑑𝑧
− 𝜑(𝜃 − 𝜃
∞) = 0
E quindi, per le due equazioni, scriveremo
{
𝑑𝑥
𝑑𝑧
= 𝐷𝑎 𝑟(𝑥, 𝜃)
𝑑𝑥 𝑑𝑧
−
𝑑𝜃𝑑𝑧
= 𝜑(𝜃 − 𝜃
∞) 𝑥(0) = 0 𝜃(0) = 0
(3.4’)
Se la velocità di reazione è nella forma di Arrhenius, il termine di reazione sarà come quello ricavato per il modello del reattore batch o CSTR, introducendo il parametro
𝛾.
Se il sistema è adiabatico, 𝜑 = 0 e dunque 𝑥(𝑧) ≡