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Interrogazione a risposta in Commissione

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Academic year: 2022

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Interrogazione a risposta in Commissione

— Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della Salute. — Per sapere – premesso che:

desta enormi preoccupazioni, sulla sostenibilità del servizio sanitario nazionale, la decisione della Consulta, attivata dalla Corte dei Conti, che a fine luglio scorso ha dichiarato incostituzionale il bilancio di assestamento 2013 del Piemonte, anche perché dopo questa sentenza rischiano la bocciatura della Corte dei Conti i bilanci di quasi tutte le altre Regioni, Lombardia esclusa;

è ben noto, infatti, che il servizio sanitario assorba mediamente i 4/5 della spesa delle regioni e che un default generalizzato nei bilanci regionali avrebbe conseguenze devastanti sulla qualità e quantità delle prestazioni sanitarie rese ai cittadini;

le modalità di contabilizzazione dei fondi stanziati dallo Stato per il pagamento dei debiti pregressi, giudicate illecite dalla corte Costituzionale, rischiano di creare un buco potenziale di 19,3 miliardi di euro. A rischiare di più, oltre al Piemonte (il deficit 2013 è stato ricalcolato da 300 milioni a 3,06 miliardi), sono il Lazio (8,7 miliardi a rischio), la Campania, il Veneto, ma anche Emilia-Romagna, Toscana e Puglia;

i fondi dello Stato sembra siano serviti per pagare anche dei debiti fuori bilancio, ed in alcuni casi, invece di essere compensati per cassa con i pagamenti, siano confluiti nei bilanci di competenza, gonfiando la capacità di spesa delle Regioni;

la Consulta, nella sentenza sul bilancio del Piemonte, scrive che: «Una legge dello

Stato nata per porre rimedio agli intollerabili ritardi nei pagamenti ha subito una

singolare eterogenesi dei fini, i cui più sorprendenti esiti sono costituiti dalla

mancata spendita delle anticipazioni di cassa, dall’allargamento oltre i limiti di

legge della spesa di competenza, dall’alterazione del risultato di amministrazione,

dalla mancata copertura del deficit»;

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la legge n. 243 del 2012, che, nel titolo, si proponeva di dare attuazione al principio costituzionale del pareggio dei bilanci pubblici, purtroppo non ha raggiunto gli effetti desiderati e richiede serie considerazioni, anche tenendo conto di un insieme di rigidità che le norme europee e statali impongono ai bilanci delle regioni, fino al punto di rendere difficoltosa l’applicazione di una norma nata con le migliori intenzioni;

infatti, la legge n. 243 del 2012 prevede che Regioni e Comuni siano tenuti a rispettare l’obbligo di un «saldo non negativo» sia nel bilancio preventivo che in quello consuntivo, sia di cassa che di competenza, sia in rapporto alle entrate e alle spese finali che in rapporto a quelle correnti, e per le Regioni, distintamente, anche per i conti della sanità. In aggiunta la legge prevede il divieto assoluto di indebitamento, se non per investire, ed entro limiti strettissimi. Norme molto severe e di dettaglio, ma che non affrontano il nodo essenziale: le difficoltà di cassa delle regioni lasciano supporre la presenza di rilevanti quantità di debiti non regolarmente contabilizzati;

qualunque sia la soluzione che si intenda proporre per risolvere il problema è indispensabile conoscere la consistenza reale del fenomeno:-

quale sia l’ammontare delle somme destinate dallo Stato alle regioni in applicazione della citata legge n. 243, quante le risorse effettivamente erogate e quante di queste somme siano state realmente utilizzate per pagare debiti verso terzi delle regioni e delle aziende sanitarie;

se le misure contenute nella legge n. 190del 2014 (legge di stabilità 2015), art. 1 commi da 452 a 458 (“Salva Piemonte”) siano state utilizzate e quale l’ammontare delle somme pagate dal Piemonte in applicazione di queste misure;

quali urgenti iniziative, il ministro della Salute in concorso con il ministro dell’economia e delle finanze intenda assumere al fine di portare alla luce tutti i debiti fuori bilancio delle amministrazioni regionali.

Monchiero

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