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BENVENGA LA CRISI! Meno consumismo, più ambiente: la felicità con meno.

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Academic year: 2021

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BENVENGA LA CRISI!

Meno consumismo, più ambiente: la felicità con meno.

La crisi si sta portando via ogni certezza economica e, per fortuna, sta trascinando con sé nel baratro anche la fede cieca nel progresso e la febbre del consumismo, due delle più grandi sicurezze

dell’economia capitalista. La necessità di crescere sempre e comunque, anche a scapito dell’ambiente, anche oltre le possibilità reali, anche solo in apparenza, ha costituito la guida

dell’economia mondiale da decenni. Una guida che, alla fine, ha condotto il mondo nella crisi nera.

Di pari passo l’ha seguito il consumismo, quell’ossessione isterica di comprare, di possedere, di apparire, di consumare, che ha stritolato tra i suoi denti un buon paio di generazioni. D’altronde per supportare la crescita è necessario far consumare sempre più cose a sempre più persone, non

importa se accumulando montagne di debiti, non importa se sprecando impietosamente.

E ora che questo allucinante castello di carte è miseramente crollato su sé stesso, anche la società del “consumo, quindi sono”(Zygmunt Bauman) si affloscia, si sgonfia inevitabilmente: i consumi calano drasticamente e nemmeno l’avvento del Santo Natale riesce a invertire la tendenza.

Si comincia, di conseguenza, a ridimensionare i propri stili di vita, rifiutando lo spreco e l’eccesso, e si ritorna, volenti o nolenti, a una condotta più sobria e parsimoniosa. Il superfluo in tempi di crisi non è molto attraente, il consumo sfrenato neppure, allora si ritorna per necessità a riscoprire le cose, i sentimenti, le esperienze, nella loro semplicità e nella loro verità. Gli oggetti nascosti, dimenticati, disprezzati nella foga dello spreco, riacquistano il loro valore e la loro specificità insostituibile, si ammantano di nuovo di affetto. Ci rifiutiamo di esser sommersi da oggetti, di esser nascosti da oggetti, di esser annullati nell’abbondanza. Scrolliamo via quell’impellente necessità di apparire,di possedere tutto e subito, nella scelta di una vita meno frenetica, più essenziale, capace di restituire alle cose le loro reali dimensioni, di farci di nuovo assaporare quelle emozioni, quei colori, quelle sensazioni, quei piaceri svenduti per un televisore nuovo. Una nuova, più vera gioia di vivere ci attende. E’ dunque legittimo augurarsi che nella crisi “gli uomini ritrovino un giusti rapporto con le cose, che abbiamo comprato, ingoiato, sciupato, gettato con incredibile leggerezza.”(Piero Citati La Repubblica).

E mentre gli sprechi declinano inesorabilmente, si registra una forte diminuzione del consumo energetico e un boom delle attività economiche legate allo sviluppo eco-compatibile. Sembra che uno dei primi rimedi alle difficoltà economiche sia il taglio degli sprechi energetici e l’investimento in soluzioni ecologiche.

Benvenga dunque la crisi! Il calo dei consumi, la minore ricchezza, la decadenza valgono ben un mondo più assennato, meno sprecone e più ecologico. Forse che stiamo procedendo verso quella decrescita profetizzata dall’economista Serge Latouche, che significa soprattutto trovare la serenità, la felicità e il piacere del vivere in una vita lenta, essenziale, liberata dal “feticcio dello sviluppo” e dall’ “ansia del fare”?

Jacopo Rasmi II E

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