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2 DESCRIZIONE DEL CASO DI STUDIO

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Academic year: 2021

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2 DESCRIZIONE DEL CASO DI STUDIO

2.1 Il comune di Villafranca in Lunigiana

Il comune di Villafranca si estende su una superficie di 29,49 kmq che si sviluppa da nord a sud sulla sponda orientale del fiume Magra. Il territorio comunale risulta compreso tra 75 e 720 m s.l.m.; il capoluogo si trova a 130 m s.l.m.

La popolazione è di circa 4600 abitanti2, la maggior parte residenti nei centri

abitati, di cui circa il 65% nel capoluogo (Figura 2.1). Al contrario del resto della Lunigiana, il comune ha registrato dal dopoguerra ad oggi un aumento costante delle famiglie residenti, per circa il 50%.

In passato l'economia del comune si reggeva essenzialmente sull'agricoltura; attualmente accanto alla produzione di cereali, uva, olive e foraggi si trovano numerose industrie nel campo chimico e dell'abbigliamento.

2 Dato del Dicembre 2005, fonte Ufficio Anagrafe Comunale.

Figura 2.1: veduta del borgo antico di Villafranca in Lunigiana dal ponte sul Bagnone (fonte:

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2.1.1 Le vicende storiche

La Lunigiana è abitata fin dalla preistoria; in questi territori infatti si stanziarono le popolazioni dei Liguri – Apuani, come testimoniano i numerosi reperti archeologici rinvenuti nella zona. Intorno al II sec. a.C. i Romani conquistarono il dominio dell'area e si stanziarono soprattutto sulla fascia costiera, fondando la città di Luni (da cui deriva il nome Lunigiana) il cui fiorente porto divenne strategicamente molto importante. Con la caduta dell'Impero Romano, la Lunigiana nel corso dei secoli passò in mano ai Bizantini, ai Longobardi (644 d.C.) e ai Carolingi (X sec. d.C.) che ne assegnarono il controllo ai feudatari Orbetenghi.

Le prime notizie di Villafranca risalgono all'anno Mille. Un primo presidio fortificato nacque nell' XI sec. sulla confluenza tra il fiume Magra e il torrente Bagnone, prendendo il nome di Castello Malnido. Lì vicino sorgeva anche la chiesa di San Nicolò, gestita dai monaci Linari.

Il borgo di Villafranca si sviluppò nel XII sec. in contrapposizione al castello. La sua posizione strategica all'incrocio tra la via Francigena e i tracciati secondari provenienti dalla valle di Bagnone e dalla Pieve di Castevoli, ne favorirono lo sviluppo economico e sociale nel corso dei secoli successivi.

Dal punto di vista politico, la Lunigiana passò nel XII sec. sotto il dominio dei Malaspina, una delle principali stirpi degli Orbetenghi. Non praticando il diritto di maggiorasco3, questa famiglia dette origine a numerosi rami dinastici ognuno con i

propri possedimenti, suddividendo così la Lunigiana in numerosi feudi. Tra questi nacque anche il marchesato di Villafranca, governato dall'omonimo ramo dei Malaspina discendenti dalla dinastia dello Spino Secco. Questa famiglia risiedeva nel castello di Malnido e dette vita a una raffinata corte ricordata da Dante nel canto VIII del Purgatorio. È infatti molto probabile che il poeta abbia soggiornato a Villafranca durante alcuni dei suoi anni d'esilio.

3 Istituto di diritto successorio feudale per cui il patrimonio veniva trasmesso integralmente dall'ultimo possessore a chi , nell'ambito della stessa famiglia, gli era più prossimo in grado e, in caso di parenti

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Con l'estinzione di questo ramo dei Malaspina, Villafranca e i territori annessi passarono sotto il dominio del ducato modenese degli Estensi nel XVI sec. Nel periodo napoleonico, tutta l'area della Lunigiana fu riunita sotto il controllo francese nella Repubblica Cisalpina prima e nel Regno d'Italia poi, con Napoleone titolare della corona. Durante la Restaurazione nel 1844 fu firmato il trattato di Firenze con cui la Lunigiana venne divisa in tre parti: Villafranca, Bagnone e Pontremoli andarono al ducato di Parma, Fivizzano, Aulla, Licciana, Massa e Carrara al ducato di Modena, mentre Sarzana, La Spezia e la Val di Vara al Regno di Sardegna.

Con la Seconda Guerra d'Indipendenza nel 1859 tutta la Lunigiana proclamò la sua annessione al Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele II di Savoia. Dopo l'Unità d'Italia il territorio lunigiano fu diviso amministrativamente nelle province di La Spezia e di Massa Carrara, così come è rimasto fino ad oggi.

Figura 2.2: il territorio lunigiano diviso in feudi al 1355 (fonte: “Le vicende storiche” M. Lombardi

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2.1.2 Lo sviluppo urbanistico

La matrice originaria del borgo consiste nella chiesa di San Nicolò e nel Castello di Malnido, entrambi costruiti nell' XI sec. all'estremità sud-occidentale del paese. La chiesa di San Nicolò, oggi distrutta, nacque in corrispondenza di un importante guado che collegava la strada posta sulla destra del fiume Magra, proveniente dalla Pieve di Castevoli e dalla Val di Vara, con le vie dirette verso le valli di Bagnone e del Teverone e con il tracciato per Monte Bardone. La chiesa era sotto il controllo dei monaci Linari che svolgevano attività ospedaliera per i numerosi pellegrini che percorrevano la Via di Monte Bardone (denominata in seguito Via Francigena) il più importante tracciato di comunicazione tra l'Italia centrale e quella settentrionale del Medioevo.

Alla chiesa si contrapponeva il potere laico dei feudatari che in prossimità eressero il Castello di Malnido per il controllo delle strade e la riscossione dei pedaggi. Un diploma di Federico I Barbarossa rilasciato a Oberto Malaspina nel 1164 lo indica come “castrum cum curia”.

Il primo riferimento al borgo di Villafranca è datato 1191, ricordato con il nome di “Lealville” nell'itinerario percorso da Filippo Augusto re di Francia, al ritorno dalla Terza Crociata. Il significato del toponimo (letteralmente “paese leale”) sembra suggerire una particolare situazione giuridica del borgo, sottoposto a speciali immunità quali quelle di asilo e di mercato. Il paese quindi si sviluppò in contrapposizione con il castello, come sembra testimoniare un documento del 1202 che riporta la costituzione del comune con la formula “domini et populus”: con “domini” non si intendono probabilmente i Malaspina, ma una nobiltà minore che insieme al popolo aveva assunto un ruolo giuridico indipendente. Questa situazione era piuttosto frequente nella Lunigiana medioevale; le continue lotte tra i feudi infatti, spinsero le popolazioni locali a stabilirsi in luoghi sicuri, lungo le vie di comunicazione principali in prossimità di un castello, ma comunque fuori dalla cinta muraria. Nacquero così numerosi borghi feudali di contadini affrancati, mercanti, artigiani ecc. che godevano di una certa libertà personale a causa della speciale condizione giuridica della città. In particolare Villafranca si sviluppò in contrapposizione al Castello di Malnido sotto la protezione del

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vescovo di Luni da cui dipendeva la chiesa di San Nicolò.

Nell'XI sec. il borgo era costituito da non più di una trentina di case, disposte linearmente lungo la strada e culminanti nella piazza del mercato in prossimità del castello. Questo era probabilmente di forma cubica, diviso al suo interno da tre livelli costituiti da un unico stanzone, secondo un modello molto diffuso. Il limite settentrionale nel nucleo originale è individuabile grazie alle diverse dimensioni dei fabbricati e alla presenza di allineamenti che sembrerebbero indicare la presenza di un antico passaggio limitato a sud dai resti della presunta cinta muraria. Sulla stessa piazza si affacciava la chiesa di San Nicolò: costruita originariamente isolata, questa piccola cappella manteneva l'orientamento liturgico primitivo (Figura 2.3).

Figura 2.3: ipotesi ricostruttiva del centro storico di Villafranca in Lunigiana riferibile ai secoli

IX-XI (indicato dal perimetro in rosso) sovrapposta all'abitato attuale (campito da linee diagonali). Sono evidenziati il Castello di Malnido e la chiesa di San Nicolò (fonte: “Le fasi di formazione e i tessuti edilizi di tre campioni significativi” M. Lombardi e G. Ribolla).

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Con il passare dei secoli la dinastia dei Malaspina aumentò la propria influenza su tutta la Lunigiana, affermandosi sia sulla piccola nobiltà locale, sia sulla grande feudalità ecclesiastica. Intorno al XIV sec. il castello di Malnido fu ampliato elevandosi al rango di importante residenza feudale e contestualmente anche il borgo si espanse verso nord-est fino alla porta verso Virgoletta allora esistente e distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale (Figura 2.4).

Intorno al Quattrocento il borgo subì un'ulteriore espansione verso nord, fino a raggiungere il ponte sul Bagnone, dove probabilmente esisteva già una postazione di guardia e difesa. La chiesa di San Nicolò cambiò il proprio orientamento: l'ingresso fu

Figura 2.4: ipotesi ricostruttiva del centro storico di Villafranca in Lunigiana riferibile ai secoli

XII-XIII sovrapposta all'abitato attuale (campito da linee diagonali). Il perimetro in rosso indica la zona di nuova espansione; sono evidenziati in giallo il castello di Malnido, la chiesa di San Nicolò e la porta verso Virgoletta (fonte: “Le fasi di formazione e i tessuti edilizi di tre campioni significativi” M. Lombardi e G. Ribolla).

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rivolto non più alla strada, ma al castello a cui fu unita per diventarne prima la cappella e poi il sepolcreto dei marchesi di Villafranca Malaspina. Nel secolo successivo Villafranca godette di un periodo di pace e stabilità politica che influenzarono positivamente la propria economia; le famiglie più agiate ristrutturarono le vecchie case medioevali in nuove residenze più grandi e confortevoli, adeguate al proprio rango (Figura 2.5).

Nel periodo napoleonico la strada principale per Pontremoli fu spostata all'esterno dell'edificato, andando a occupare la sede dell'antico fossato. Sempre in quegli anni la chiesa di San Nicolò fu ristrutturata e ampliata.

Dall'Ottocento in poi, lo sviluppo urbanistico di Villafranca è stato influenzato

Figura 2.5: ipotesi ricostruttiva del centro storico di Villafranca in Lunigiana riferibile ai secoli

XIII-XVIII sovrapposta all'abitato attuale (campito da linee diagonali). In rosso è perimetrata l'area di nuova urbanizzazione e di trasformazione urbanistica (fonte: “Le fasi di formazione e i tessuti edilizi di tre campioni significativi” M. Lombardi e G. Ribolla).

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dalla costruzione di importanti infrastrutture quali la ferrovia, la cui stazione fu collocata in zona extraurbana oltre il torrente Bagnone e la statale della Cisa sulla sponda orientale del fiume Magra. Ai piedi della porta per Virgoletta, il borgo fu sventrato per la costruzione della Piazza Umberto I e la chiesa di San Nicolò spostò ancora il proprio orientamento dal castello al borgo per assumere la conformazione definitiva fino alla demolizione del 1968 (Figura 2.6).

Durante la Seconda Guerra Mondiale il paese subì danni gravissimi a causa dei pesanti bombardamenti. Il castello malaspiniano fu quasi completamente distrutto insieme all'importante archivio storico in esso contenuto; tutto il borgo storico fu

Figura 2.6: ipotesi ricostruttiva del centro storico di Villafranca in Lunigiana riferibile alla metà

del XIX sec. sovrapposta all'abitato attuale (campito da linee diagonali). Sono evidenziati la nuova strada per Pontremoli (in rosso), la chiesa di San Nicolò, il castello di Malnido e Piazza Umberto I (in giallo) (fonte:“Le fasi di formazione e i tessuti edilizi di tre campioni significativi” M. Lombardi e G. Ribolla).

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gravemente danneggiato, insieme alla porta verso Virgoletta e alla chiesa di San Nicolò. Nel dopoguerra molti edifici furono ricostruiti e negli anni successivi il paese si sviluppò a nord oltre il fiume Bagnone, sulla sponda orientale del Magra, nella zona in cui si trova la scuola elementare oggetto di questa tesi (Figure 2.7 e 2.8)

Figura 2.8: estratto della Tav QC.A 02 (Rilievo del patrimonio edilizio esistente – Sistema

territoriale di fondovalle, Dicembre 2009) del Regolamento Urbanistico di Villafranca; è indicata la scuola elementare (fonte: www.comunevillafrancainlunigiana.it).

Figura 2.7: rilievo del centro storico di Villafranca in Lunigiana a livello dei piani terra; prospetti a

nord e a sud del borgo lungo Via Emanuele nella parte antica residua (fonte: “Le fasi di formazione e i tessuti edilizi di tre campioni significativi” M. Lombardi e G. Ribolla).

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2.2 La scuola elementare di Villafranca in Lunigiana

La scuola elementare in Via Dante Alighieri di Villafranca si trova a nord del centro storico, oltre il torrente Bagnone, in una zona essenzialmente residenziale. I fabbricati attorno sono palazzi a due o tre piani costruiti dal dopoguerra agli anni Settanta; l'area risulta completamente urbanizzata (Figura 2.9).

La carta delle criticità elaborata dal Comune (Figura 2.10) evidenzia la presenza nell'area di numerose fonti di inquinamento acustico. La ferrovia dista circa 300 m dalla scuola e sebbene sia previsto un nuovo tracciato, questo passa comunque in prossimità del fabbricato. Inoltre a meno di 100 m si trova una delle via principali di comunicazione della Lunigiana, ovvero la Statale 62 della Cisa. Sebbene il traffico a lungo raggio venga per la maggior parte assorbito dall'Autostrada A15, questa via rappresenta ancora il collegamento diretto di Villafranca verso i paesi limitrofi posti sulle rive orientali del Magra (Sarzana, Aulla, Pontremoli, ecc.).

Figura 2.9: (a) estratto della Tav. 7 (Carta dell'uso del suolo, Dicembre 2007) del Piano Strutturale

di Villafranca (fonte: www.comunevillafrancainlunigiana.it); (b) vista area della zona intorno alla scuola (fonte: Google Maps).

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La scuola elementare presenta una forma a L, costituita da due ali principali: una settentrionale con andamento nordest – sudovest e una meridionale con andamento ortogonale nordovest – sudest (Figura 2.11).

L'edificio segue lo schema della scuola a blocco costituita da una successione di aule con affaccio verso il cortile interno collegate da lunghi corridoi. Questo tipo edilizio si sviluppò nei secoli XVII e XIX come diretta conseguenza della scolarizzazione di massa ed è sopravvissuto negli anni nella consuetudine dell'edilizia scolastica italiana.

Figura 2.10: estratto della Tav. 14 (Carta delle criticità e del degrado, Dicembre 2007 ) del Piano

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L'edificio si sviluppa su tre piani (Figure 2.12 e 2.13).

• Piano terra: nell'ala sud si trovano gli ambienti amministrativi quali portineria, presidenza e segreteria, e l'aula di educazione motoria; nell'ala nord invece sono poste tre aule per l'insegnamento didattico più l'aula di sostegno. Nella parte centrale sono inseriti i servizi igienici e il vano scala.

• Piano Primo: allineate con gli ambienti sottostanti si trovano altre cinque aule per l'insegnamento; anche i bagni sono allineati a quelli del piano inferiore. Al di sopra della hall è stata posizionata la biblioteca.

• Seminterrato: dal piano terra tramite il vano scale si accede al seminterrato; questo non si sviluppa per tutto l'edificio, ma solo in corrispondenza dell'aula 3 e dei bagni del piano sovrastante.

Il fabbricato è dotato anche di un sottotetto accessibile tramite una botola posta nei bagni del piano primo.

Nel cortile interno sono state aggiunte una scala di emergenza in acciaio e una rampa per l'accesso dei disabili. Un locale caldaia con accesso dall'esterno è stato costruito in adiacenza all'ala nord.

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Le aule d'insegnamento dell'ala nord hanno un'area di circa 45 m2, mentre quelle

dell'ala sud arrivano anche a circa 52 m2. L'altezza degli ambienti è elevata: al piano

terra si misura un' altezza media di 3,78 m, mentre al piano primo di 3,72 m. Le aule si affacciano tutte sul lato del cortile interno, mentre il corridoio sul lato strada. Le finestre sono di dimensioni 1,10x2,40 m: le aule dell'ala nord ne hanno tre con orientamento sud-est, mentre quelle dell'ala sud ne presentano quattro con orientamento nord-est.

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La struttura portante è in muratura4: i setti verticali sono di spessore lordo di 50

cm e sono costituiti da pietrame sbozzato legato da malta di scarsa qualità. In alcune pareti sono presenti ricorsi di mattoni pieni. I pochi tamponamenti interni non portanti sono realizzati in laterizio forato. Gli orizzontamenti (solai e copertura) sono realizzati in laterocemento; le fondazioni a sacco sono costituite da ciottoli di fiume anche di grosse dimensioni, non legati da malta.

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Secondo quanto indicato dalla Regione Toscana l'edificio è stato realizzato tra il 1919 e il 1922. Purtroppo le notizie a riguardo sono piuttosto scarse, essendo andato distrutto l'archivio comunale. Gli orizzontamenti attuali sono stati realizzati in epoca successiva, come è stato accertato in base ai sopralluoghi effettuati: la copertura originaria a padiglione è stata sostituita con un tetto a due falde sfalsate (Figura 2.14).

Probabilmente una parte dell'ala nord è stata costruita in epoca successiva; infatti la parete I4 al primo piano è costituita in parte in laterizio forato tipo “occhialoni” (spessore 30 cm) e in parte da pietrame (spessore 50 cm) (Figura 2.13). Inoltre, proprio in corrispondenza di questa discontinuità termina il seminterrato.

Figura 2.14: fotografia non datata della scuola elementare di Villafranca. Come si vede, il tetto era

a padiglione e non era presente la copertura sull'ingresso. L'area circostante non era ancora stata urbanizzata.

Figura

Figura  2.1:  veduta del borgo antico di Villafranca in Lunigiana dal ponte sul Bagnone (fonte:
Figura 2.2: il territorio lunigiano diviso in feudi al 1355 (fonte: “Le vicende storiche” M
Figura 2.3: ipotesi ricostruttiva del centro storico di Villafranca in Lunigiana riferibile ai secoli IX-
Figura 2.4:  ipotesi ricostruttiva del centro storico di Villafranca in Lunigiana riferibile ai secoli
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