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CAPITOLO TERZO L’immigrazione leonfortese in Argentina: il contesto rurale

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CAPITOLO TERZO

L’immigrazione leonfortese in Argentina: il

contesto rurale

Himno a los gringos1 Vinieron de la dulce Italia de la isla de Sicilia

y en esta hermosa Argentina formaron muchas familias Uno era Victor Tricárique otro Cángeri Luciano de familias muy unidas se querían como hermanos. También estaban los Giuntas Inveninato y Salamone Dibenedetto y Ricobene todos cantaban canciones. Muy cerca vivían los Castros los Barberas y D’Agostino en este suelo argentino. Estos fueron nuestros gringos muy alegres y ocurrentes estaban entre todos ellos Camaratta y Benintende

1

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3.1 Uno sguardo d’insieme: analisi demografica del flusso migratorio leonfortese in Argentina (1900-1928)

Tra il 1901 e il 1928 arrivarono in Argentina 1423 leonfortesi2, su una popolazione residente che, per lo stesso periodo, si attestò su una media di 21.408 abitanti3. L’afflusso non fu uniforme, ma concentrato in anni ben precisi, dato che in soli nove anni - specificatamente tra il 1901 e il 1909 - giunse nel Paese platense il 51% del totale del campione considerato. Questa percentuale è ancora più significativa se si considera che la maggior parte degli espatri si verificherà in soli quattro anni: 1901, 1905, 1908 e 1909.

Analizzando il processo in tutto il periodo considerato, va sottolineato che in generale il movimento migratorio crebbe nel corso della prima decade del Novecento per crollare tra il 1911 e il 1922, quando, presumibilmente, la guerra in Libia e, poi, la prima guerra mondiale esercitarono la loro influenza negativa sugli espatri. L’afflusso di leonfortesi in Argentina ritornò su numeri significativi solamente tra il 1923 e il 1926, quando evidentemente le difficili condizioni prodotte dal conflitto mondiale spinsero molti sulla via delle Americhe. Una decisa flessione, invece, si registrò nuovamente tra il 1927 e il 1928, verosimilmente, per effetto delle limitazioni poste dal regime fascista all’emigrazione oltreoceano. (Tabella 14)

2

Si tratta di un campione rilevato tramite le liste dei passeggeri compilate presso i consolati argentini presenti in tutti i porti d’imbarco. Nel caso dei leonfortesi sono stati presi in considerazione solamente i porti d’imbarco italiani. Gli espedienti con le suddette liste si trovano in: AGNBS, sezione Archivo Intermedio, d’ora in poi A.I.,

Ministerio del Interior, d’ora in poi M.I., Dirección Nacional de Migraciones, d’ora in

poi D.N.M., Partes Consulares, d’ora in poi P.C., anni: 1901-1928.

Sull’utilità e sui limiti di questa fonte cfr.: L. Favero, Fonti per lo studio

dell’emigrazione in Argentina, in G. Rosoli, L. De Rosa, Identità degli italiani in Argentina. Reti sociali/Famiglia/Lavoro, Roma, Centro Studi Emigrazione, 1993, pp.

1-22.

3 Nostra elaborazione su dati provenienti da: ISTAT, DGS, MAIC, Popolazione residente e presente dei Comuni ai censimenti dal 1881 al 1961.

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78 TABELLA 14: partenze per l’Argentina da Leonforte

e dal Circondario di Nicosia (1901-1928)

Anno Partiti da Leonforte Partiti dal Circondario di Nicosia Partiti da Leonforte in % 1901 109 353 31% 1902 21 138 15% 1903 37 212 17% 1904 33 224 15% 1905 216 1126 19% 1906 67 921 7% 1907 23 305 8% 1908 104 672 15% 1909 117 540 22%

1910 MANCA MANCA MANCA

1911 39 229 17% 1912 12 75 16% 1913 36 324 11% 1914 61 249 24% 1915 13 44 30% 1916 4 17 24% 1917 0 3 0% 1918 3 5 60% 1919 0 19 0% 1920 22 156 14% 1921 50 261 19% 1922 22 370 6% 1923 133 686 19% 1924 84 715 12% 1925 92 591 16% 1926 75 454 17% 1927 33 280 12% 1928 17 217 8% Totale 1423 9186 15%

Fonte: nostra elaborazione su reperiti in : AGNBS, sez. A.I., M.I., D.N.M., P.C., anni: 1901-1928.

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79 Analizzando il flusso migratorio dei leonfortesi in relazione a quello degli altri paesi del Circondario di Nicosia, va precisato che il primo

rappresentò circa il 15% del secondo4. Una percentuale non trascurabile,

specie se messa a confronto con quella piuttosto bassa di altri paesi, come Nissoria e Assoro; essa risulta, però, assai inferiore rispetto ai movimenti migratori registratesi nello stesso periodo in centri come: Nicosia, Agira, Regalbuto e Centuripe. (Tabella 15)

Questa tendenza potrebbe essere spiegata con la capacità di Leonforte di contenere gli espatri, anche negli anni in cui i flussi furono più consistenti, grazie alle opportunità di lavoro che il territorio riuscì a garantire.

4 Tale percentuale fu superata solamente in alcuni anni e, soprattutto, a cavallo delle

prima guerra mondiale, quando, considerato il veramente esiguo numero di migranti, si ritiene di considerare il dato come non realmente significativo.

TABELLA 15: immigrati in Argentina dal Circondario di Nicosia (1900-1930) AGIRA 174 ASSORO 10 CATENANUOVA 29 CENTURIPE 161 CERAMI 54 LEONFORTE 138 NICOSIA 187 NISSORIA 12 REGALBUTO 167 SPERLINGA 16 TROINA 106

Fonte: CEMLA, Base dati, aggiornata al 26 novembre 2009. Elaborazione: Alicia Bernasconi.

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80 La percentuale di uomini sul totale degli immigrati leonfortesi, partiti tra il 1901 e il 1928, fu del 61%. Questo valore si mantenne costante per quasi tutto il periodo considerato, ad eccezione del lasso di tempo compreso tra 1912 e il 1921, quando si registrò una flessione dovuta probabilmente alle due vicende belliche nelle quali l’Italia fu impegnata. (Tabella 16)

La percentuale media di uomini sul totale degli immigrati leonfortesi per tutto l’intero periodo fu del 59%; questo dato se per un verso conferma la prevalenza della popolazione maschile nell’intero movimento, per un altro verso si attestò ben al di sotto della media italiana. E’ interessante notare, infatti, che il valore medio dell’indice di maschilità nei flussi dei leonfortesi fu del 145,5 - su 100 donne - ossia di molto inferiore a quello degli immigrati italiani pari, nello stesso periodo, al 264 - su 100 donne. Dividendo l’arco di tempo considerato in quinquenni, una maggiore prevalenza di uomini si registrò tra il 1901 e il 1905, mentre già dal quinquennio successivo il dato iniziò a scendere, mantenendosi poi sugli stessi valori medi, per crollare prevedibilmente tra il 1912 e il 1921. (Tavola 17)

TABELLA 16: composizione sessuale del flusso migratorio leonfortese in Argentina (1901-1928)

Periodo Uomini Donne Tot.

Uomini e Donne

% di Uomini sul tot. emigrati

1901/1905 280 136 416 67% 1906/1911 212 138 350 61% 1912/1916 65 61 126 52% 1917/1921 40 35 75 53% 1922/1926 248 158 406 61% 1927/1928 29 21 50 58% Totale 874 549 1423 61%

Fonte: nostra elaborazione su dati reperiti in: AGNBS, sez. A.I., M.I. D.N.M., P. C., anni: 1901-1928.

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81 Analizzando, nel dettaglio, proprio la decade del 1912, saremmo portati ad affermare deduttivamente un aumento inversamente proporzionale delle persone che viaggiarono con famiglia. Ciò si verificò puntualmente tra il 1912 e il 1916, ma non tra il 1917 e il 1921, quando, in sintesi, diminuendo sensibilmente sia l’indice di maschilità che la percentuale di persone con famiglia, aumentò conseguentemente il numero di donne che viaggiarono da sole. (Tabella 18)

0 50 100 150 200 250 1901 1906 1912 1917 1922 1927

TAVOLA 17: indice di maschilità degli immigrati leonfortesi in Argentina

(1901-1928)

indice di maschilità

Fonte: Nostra Elaborazione su dati reperiti in: AGNBS sez. A.I., M.I. D.N.M., P.C., anni:1901-1928.

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82 Per spiegare questa tendenza - data la difficoltà di reperire alcuni dati come, ad esempio, il numero di clandestini - possono essere formulate solamente delle ipotesi, tra le quali le seguenti sembrano essere tra le più verosimili: anzitutto, tra il 1917 e il 1919, la prima guerra mondiale rese assai difficoltosa l’emigrazione maschile legale, per cui probabilmente alcuni uomini espatriarono in modo clandestino; in secondo luogo potrebbe trattarsi di donne che andarono a ricongiungersi con familiari già precedentemente emigrati in Argentina e, quindi, pur sempre inserite all’interno di precise reti sociali; infine, per alcune di loro potrebbe valere quanto suggerito da Carina Frid nel ricordare che anche alcune donne, al pari degli uomini, emigrarono per incorporarsi nel mercato del lavoro argentino.5

Il discorso sulle occupazioni non è facilmente inquadrabile in considerazioni di tipo quantitativo dato che, al di là delle possibilità professionali offerte dal nuovo Paese e delle competenze acquisite in quello di provenienza, esso attiene anche alla sfera delle motivazioni e

5

F. J., Devoto, Historia de la inmigración ..., op. cit. p. 302.

Tabella 18: % di persone con famiglia e numero medio di persone per famiglia nell’immigrazione leonfortese

in Argentina (1901-1928)

PERIODO PERSONE CON

FAMIGLIA % N. MEDIO PERSONE PER FAMIGLIA 1901-1905 47% 3,2 1906-1911 47% 2,9 1912-1916 74% 3,2 1917-1921 28% 3 1922-1926 50% 3,2 1927-1928 32% 2,6

Fonte: nostra elaborazione su dati reperiti in: AGNBS, sez. A.I.,

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83 delle ambizioni personali, non statisticamente rilevabili. L’agricoltore che arrivò in Argentina tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo si trovò, infatti, in condizioni assai differenti rispetto a quello arrivato nelle prime due decadi del Novecento, quando il Paese platense passò rapidamente a tassi di crescita economica e di sviluppo propri di una società moderna. Non solo, quindi, mutarono le possibilità di lavoro offerte agli immigrati, ma diverse furono anche le aspettative e le ambizioni di chi partiva, considerando che anche l’Italia iniziò, nello stesso periodo, il suo processo di modernizzazione. Le professioni si adattarono rapidamente anche alle possibilità offerte da coloro che si erano installati precedentemente nel Paese. Ciò premesso, appare utile tentare comunque alcune riflessioni a partire dai mestieri dichiarati dagli immigrati leonfortesi al momento del loro arrivo in Argentina, non solo per tracciare un profilo generale del migrante leonfortese, ma anche per cercare di comprendere se e in che misura vi fu un processo di evoluzione professionale e, nel caso delle donne, di emancipazione per mezzo del lavoro. (Tabelle 19 e 20)

TABELLA 19: immigrati da Leonforte in Argentina in età lavorativa (1901-1928)

Periodo Tot. Emigrati da Leonforte In Età lavorativa

1901/1905 416 306 1906/1911 350 199 1912/1916 126 76 1917/1921 75 56 1922/1926 406 279 1927/1928 50 36 Totale 1423 952

Fonte: Nostra elaborazione su dati reperiti in AGNBS, sez. A.I., M.I., D.N.M., P.C., anni:1901-1928.

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84 Il 67% del totale degli immigrati leonfortesi in Argentina furono persone in età lavorativa, vale a dire uomini e donne tra i quattordici e i sessantacinque anni. I quinquenni nei quali si verificò una maggiore mobilità di persone in questa fascia d’età furono quello tra il 1901 e il 1906, quando la percentuale arrivò al 74% e quello tra il 1922 e il 1926, con un valore che si attestò al 69%. Per il primo periodo, probabilmente, si trattò di pionieri del processo migratorio che - attratti verosimilmente dalle notizie che arrivavano in Italia - partirono per inserirsi nel mercato lavorativo argentino in piena espansione, specie nel settore agricolo, incentivato dai piani di colonizzazione. Non stupisce, infatti, che incrociando i dati di questo quinquennio con quelli riportanti le dichiarazioni di professione, si ottiene un 65% di leonfortesi, in età lavorativa, che dichiarò di esercitare un mestiere legato alla terra, contro un trascurabile 10%, nel quale sono stati inclusi: giornalieri, industriosi, artigiani, commercianti, lavoratori del settore edilizio e zolfatari. Ad emigrare da Leonforte verso l’Argentina, quindi, furono prevalentemente gli agricoltori, mentre il settore zolfifero – altra importante fonte di sussistenza della zona – fu in grado di contenere gli espatri. Per il periodo compreso tra il 1922 e il 1926, il 53% dei duecentosettantanove

TABELLA 20: lavoratori agricoli e casalinghe immigrati da Leonforte in Argentina in % (1901-1928) Periodo % LAVORI agricoli su età lavorativa % casalinghe su età lavorativa Altro 1901/1905 65% 25% 10% 1906/1911 64% 26% 10% 1912/1916 33% 47% 20% 1917/1921 39% 39% 22% 1922/1926 53% 35% 12% 1927/1928 42% 47% 11% MEDIA 49% 37% 14%

Fonte: Nostra elaborazione su dati reperiti in: AGNBS, sez. A.I., M.I., D.N.M., P. C., anni:1901-1928.

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85 leonfortesi in età lavorativa dichiarò di essere agricoltore contro un 12%, esercitante altre professioni. Ancora una volta, questa percentuale appare significativa, specie se messa in relazione alla composizione generale dei flussi dal sud Italia verso l’Argentina dove - soprattutto a partire dal 1907 - assunsero una crescente importanza i giornalieri, gli operai e gli artigiani6.

Al di là della prevalenza, nel flusso, degli agricoltori, andrebbe presa in considerazione l’esistenza di un panorama lavorativo più ampio, dato che dalle stesse fonti non quantitative è emerso che molti immigrati leonfortesi si specializzarono nelle commercializzazione dei prodotti agricoli, altri riuscirono ad aprire attività nel campo dell’abbigliamento, delle calzature e dell’alimentazione e, infine, altri ancora si dedicarono al campo dell’edilizia.

Quest’evoluzione professionale si verificò prevalentemente tra coloro che scelsero d’inserirsi negli ambiti urbani - come Paranà - e riguardò soprattutto le seconde e le terze generazioni.

Per comprendere a pieno questo processo bisogna dire che l’agricoltore leonfortese che lavorava le terre – in proprio o in affitto - doveva avere anche competenze diverse, ad esempio, nei lavori di muratura. Una volta arrivati in Argentina, ciò consentì ai leonfortesi un adeguamento all’offerta del mercato platense e di cambiare mestiere anche a seconda della convenienza economica. E’ il caso, ad esempio, di due giovani fratelli leonfortesi che arrivarono in Argentina alla fine dell’Ottocento, stabilendosi nella zona di La Plata che, proprio nello stesso periodo, divenne la nuova capitale della Provincia di Buenos Aires. I due fratelli lavorarono prima come muratori e, successivamente - forti delle reti paesane che si erano alimentate nel frattempo - presero dapprima in affitto dei terreni nella Provincia di Buenos Aires, per diventare successivamente proprietari in quella di Entre Ríos, approfittando dei piani di colonizzazione promossi dal governo provinciale.

Nell’Argentina della prima metà del Novecento, esistevano le condizioni perché nascessero moltissime professioni sia in campo agricolo che in ambito urbano. In questo contesto i leonfortesi seppero dimostrare una

6

(11)

86 buona capacità di adeguamento all’ambiente industriale e alle trasformazioni del mercato del lavoro, specie quando – dalle seconde generazioni in poi – non rimasero confinati entro le sole opportunità offerte loro dalle reti paesane e parentali. La molteplicità di canali e di direzioni insite nel flusso migratorio leonfortese in Argentina è particolarmente osservabile nei registri civili del Comune di Leonforte, dai quali emergono strategie d’inserimento non riconducibili al solo ambito dell’appartenenza locale e «paesana» ma, probabilmente, legate al fattore occupazionale e alla sfera delle motivazioni e delle ambizioni personali. (Tabelle 21 e 22)

TABELLA 21 luoghi di celebrazione dei matrimoni dei leonfortesi in % (1885-2008) LUOGO CELEBRAZIONE MATRIMONIO % Buenos Aires 27,88 Carlos Casares 4,14 La Plata 19,12 Lincoln 2,76 Mendoza 2,3 Nueve de Julio 6,45 Paranà 14,28 Pehuajo 4,83 Rosario 2,76 San Justo 11

General San Martin 2,76

Santa Fè 1,15

Tucuman 0,46

Totale 100

Campione 434

Fonte: Nostra elaborazione su dati provenienti da: ASEN,

Registri di matrimonio, parte II, anni 1885-1960; Comune di

Leonforte, d’ora in poi C.L, Ufficio Anagrafe d’ora in poi U.A.,

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87 TABELLA 22: luogo di morte dei leonfortesi in Argentina in %

(1885-2008) LUOGO MORTE % Buenos Aires 29,13 C. Casares 6 Hasenkamp 1,39 La Plata 16,78 Lincoln 4,66 Mendoza 1,39 Moron 2,33 Nueve de Julio 4,66 Paranà 15,15 Pehuajo 3,96 Rosario 2,56 San Justo 5,59 Santa Fè 2,33 Tucuman 0,46 Viale 3,49 Totale 100 Campione 429

Fonte: Nostra elaborazione su dati provenienti da: ASEN, Registri di

morte anni, parte II, anni: 1885-1960;

(13)

88

3.2 L’immigrazione leonfortese nell’Argentina rurale

Il movimento migratorio dei leonfortesi in Argentina iniziò alla fine del XIX secolo, coinvolgendo prevalentemente i lavoratori del settore agricolo, che si mossero all’interno di precise reti sociali. Le catene migratorie influirono sia sulle partenze - che avvennero principalmente in gruppo e con la partecipazione di interi nuclei familiari - sia sulle scelte d’insediamento nel Paese platense - che ricaddero prevalentemente sulle zone rurali della Provincia di Buenos Aires e, poi, di quella di Entre Ríos7.

I primi leonfortesi giunsero in Argentina tra il 1887 e il 18968; Filippo -

con la moglie Santa e i suoi due fratelli Giuseppe e Vito - scelse di tentare la via dell’emigrazione dopo che il padre era morto a Leonforte in in circostanze tragiche, lasciando la sua numerosa famiglia in grosse

7

A questo proposito così si esprime Didier Noberto Marquiegui; Con diverse

sfumature, la maggior parte del lavori realizzati in Argentina e in altri paesi, aventi come asse centrale la nozione di catena migratoria, hanno enfatizzato l’importanza decisiva che questo meccanismo acquista nelle modalità d’inserimento adottate dai diversi gruppi etnici nei luoghi di destinazione. Il concetto ha inaugurato un nuovo modo di avvicinarsi all’esperienza migratoria, rompendo con gli schemi imposti dal modello «pull-push» e dalle interpretazioni focalizzate su un solo paese […] che considerano l’immigrazione un aspetto parziale di processi più generali di cui è parte,

cit. in D., N., Marquiegui, Reti sociali, solidarietà etnica e Idenità. L’impatto delle

catene italo-albanesi a Luján, in G. Rosoli, L. De Rosa, Identità degli italiani in Argentina …, op. cit. p. 205.

Sul concetto di catena migratoria ci si limita a fornire un elenco sintetico dei lavori tra i più significativi: A. Arru, D.L. Cagliotti, F. Ramella, Donne e uomini migranti …, op. cit.;.S.L. Baily, La cadena migratoria de los italianos a la Argentina. Los casos de los

agnoneses y tirolese, in F. Devoto, G. Rosoli (a cura di), La inmigración italiana a la Argentina, Buenos Aires, Biblos, 1985, pp.45-61; S.L. Baily, F. Ramella, One Family Two Worlds. An italian Family Correspondence across the Atlantic, 1901-1922, New

Brunswig, Rutgers Univerity Press, 1988; S.L. Baily, The village outward approach to

the study of social networks ..., op. cit. pp. 43-67; M. Bjerg e H. Otero, Inmigración y redes sociales en la Argentina moderna, Buenos Aires, CEMLA-IEHS, 1995; F.J.

Devoto, Las cadenas migratorias italianas: algunas reflexiones a la luz del caso

argentino, in “Studi Emigrazione/Etudes Migrations”, (24), 87, 1987, pp.355-373;

MacDonald, L. MacDonald, Chain migration, ethnicneighborhood and social networks, in “The Milbank Memorial Fund Quarterly”, (42), 1 gennaio 1964, pp.82-96; F. Sturino,

Emigración italiana: reconsideración de los eslabones de la cadena migratoria, in

“EML”, (3), 8 aprile1988, pp.5-25; all’interno dello stesso numero di “EML” si rimanda nell’ordine di presentazione del volume a: F. Weimberg e A.S. Eberle, Los

abruzeses en Bahía Blanca. Estudio de cadenas migratorias; D.N. Marquiegui, Aproximación al Estudio de la inmigración italo-albanesa en Luján; A.F. Villeco e M.

E. Curia, Los acerneses en Tucumán. Un caso de cadena migratoria.

8 Filippo Salamone con la moglie Santa Prestifilippo e il figlio Pietro arrivarono in

Argentina il 9 dicembre 1887 a bordo del vapore «Libano». Nel 1889, inoltre, giunsero nel Paese platense: Vito e Giuseppe Salamone a bordo del vapore «Duchessa di Genova». Nel 1896 furono raggiunti dal resto della famiglia e da altri leonfortesi che viaggiarono tutti a bordo del vapore «Genova». I dati citati sono stati reperiti in: http://www.altreitalie.it/Servizi/Cerca_Le_Tue_Radici/Argentina/Argentina.kl.

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89 difficoltà economiche. Benché al momento dello sbarco i tre fratelli dichiarassero di essere agricoltori, inizialmente lavorarono come muratori a La Plata, fondata proprio in questi anni - dal governatore Dardo Rocha - quale nuova capitale della Provincia di Buenos Aires. In pochi anni questi primi immigrati furono raggiunti dall’intero nucleo familiare e da altri leonfortesi, formando un contingente di circa duecento

persone9. La presenza di questo folto gruppo e l’attrattiva esercitata dalle

politiche di colonizzazione del governo argentino portarono al mutamento delle strategie lavorative dei tre fratelli Salamone, dato che scelsero di dedicarsi al lavoro agricolo, inizialmente nella Provincia di Buenos Aires10.

Alla fine del XIX secolo, il senatore Rafael Hernandez11 intraprese

un’intensa campagna di propaganda per popolare la colonia di Nueva

Plata, fondata nel 1888 a trecentosettanta Km a sud di Buenos Aires12. La

propaganda attrasse principalmente immigrati francesi che, tuttavia, non riuscirono ad integrarsi nel territorio e preferirono non stabilirsi nella colonia. Quindi, si favorì l’ingresso degli immigrati italiani, che lo stesso Hernandez si preoccupò di visitare spesso, per motivarli con diversi slogan:

Uno di questi lo ripetevano sempre i miei nonni, ogni volta che si parlava della loro esperienza in questa colonia. Diceva così: «Andiamo a Nueva Plata, nella Nuova Capitale, lì si guadagna molto denaro con poco lavoro»13.

9

Benché già all’inizio del XX secolo il contingente di leonfortesi in Argentina fosse di oltre cinquanta persone, la maggior parte di coloro che integrarono questo gruppo emigrò tra il 1901 e il 1906. Nello specifico si vedano: AGNBS, D.N.M., P.C., cajas: n.4, anno 1901; n.28, anno:1903; n. 59, anno 1905; n. 70, anno 1906.

10

Sulle politiche di colonizzazione in Argentina cfr.: J. Djenderedjian, Gringos en las

pampas …, op. cit.

11 Rafael Hernández - fratello di José, l’autore del celebre Martín Fierro - fu

proprietario terriero, giornalista, professore, e scrittore e intraprese inoltre la carriera politica fino al rango di Senatore.

12 La città si trova nel Partido di Pehuajó, dalla quale località dista quindici Kilometri.

Fu fondata nel 1888 su iniziativa del Senatore Rafael Hernández. Si considera come data di fondazione l’1 dicembre del 1888, quando l’Arcivescovo di Buenos Aires – Federico Aneiro – stabilì la costruzione di una Cappella Vicaria nella zone, designando come cappellano il prete Eugenio Durán. Sulla storia della città passim: Reseña

histórica de la localidad de Nueva Plata, in “Noticias”, n. 14144, 3 dicembre 1988. 13 Intervista ad Alberto Salamone, discendente di seconda generazione, registrata a

(15)

90 Come risulta sia di registri civili che dal censimento del 1895, i leonfortesi furono parte del primo gruppo di popolatori di questa

colonia14, dove affittarono alcuni terreni agricoli. Qui, rimasero per circa

dodici anni, ottenendo un miglioramento delle loro condizioni economiche e riuscendo, anche, a stabilire numerosi contatti con diverse ditte di Buenos Aires, con le quali commerciavano vari prodotti e dalle quali compravano o affittavano macchinari e arnesi da lavoro.

A Nueva Plata i leonfortesi compirono numerosi sforzi per adattarsi alle diverse pratiche di coltivazione, imposte dalla natura del terreno; ma introdussero anche tecniche lavorative innovative e sconosciute fino ad allora in Argentina. In pochi anni, quelle zone desertiche e inospitali si trasformarono in aree fertili e produttive; tanto è vero che lo stesso presidente della nazione Julio A. Roca si recò nella zona, nel 1901, per rendere omaggio a questi lavoratori. (Foto 1)

14L’affermazione nasce dal fatto che Nueva Plata fu fondata l’1 dicembre del 1888;

mentre già nel 1891 nacquero a Pehuajó Pedro Salamone - di Francisco - e Maria Quattrocchi, in: Dirección Provincial de Registro de las Personas de Pehuajó, Ministerio

de Gobierno, Registros de Nacimientos, año 1891, folio n. 63.

La presenza dei leonfortesi a Pehuajó è inoltre confermata dal censimento del 1895 in: www.familysearch.org.

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91 Come racconta Juan Carmelo Salamone:

Como eran arredatarios y era común la teoría de que la tierra se envejecía con los cultivos seguidos, se trasladaban de un lugar a otro, buscando tierras vírgenes15.

Si spostarono, così, da Nueva Plata a Lincoln, dove affittarono alcune terre dal Colonnello Eudoro Balsa.

Come avvenne per molti altri immigrati, la vita colonica impose un faticoso lavoro di adattamento e sperimentazione, connotato da esperienze ben lontane dai soli toni ottimistici con cui la propaganda argentina cercava di attirare gli immigrati europei, ma assai diverse anche dagli accenti negativi con cui alcune fonti archivistiche presentano la

15

J.C. Salamone, Historia y genealogia ..., op. cit. p. 44.

Foto 1: visita del presidente della nazione Julio A. Roca in occasione dell’introduzione dell’aratro «sulky» nei terreni agricoli di Nueva Plata in data 9 Giugno 1901.

Nella foto appaiono: Giovanni e Filippo Salamone. Fonte: per gentile concessione di Alberto Salamone

(17)

92 situazione dei migranti italiani nelle colonie16. A questo proposito, diventano importanti le testimonianze dirette degli immigrati e dei loro discendenti, nei quali ricordi rivivono le difficoltà di adattamento al nuovo contesto e il duro lavoro nei campi, insieme alle piccole gioie legate ad una vita semplice e a stretto contatto col gruppo di appartenenza:

En Balsa vivían juntas las familias de Juan, Carmelo y Victor, como así también la madre de ellos, Rosa, una anciana amable, calma, pero que hacía notar su autoridad ante sus hijos y sus nietos. La casa que habitaban tenía forma de semicírculo, con la abertura hacia el oest. En el medio y uniendo los dos extremos una amplia galería, hacia afuera de la misma, un patio cercado. En el extremo sur del semicírculo, vivía la familia de Juan, en total 10 – 8 hijos y los esposos; en el centro Victor con sus 4 hijos y en el otro extremo Carmelo con 8 hijos, en total 25 personas. Participaban todos de una larga mesa y se había tomado como precaución enterrar las patas para evitar posibles quemaduras. La abuela Rosa, se encargaba de cortar el pan casero, en los distintos momentos del día y ello había tenido como consecuencia que le saliera un largo callo en dedo y la mano. En Balsa vivían casi en comunidad otros de los paisanos, formando una especie de caserío. El ferrocarril pasaba frente a este conglomerado y a través de gestiones realizadas en la administración ferroviaria se logró que se levantara una estación o parada, naciendo así Estación Balsa17.

16 Su tale argomento cfr: E. Franzina, l’America gringa. Storie italiane d’immigrazione tra Argentina e Brasile, Reggio Emilia, Diabasis, 2008, pp. 149-197.

Sulle condizioni di lavoro degli immigrati nelle zone rurali dell’America Latina ci si limita ad elencare alcune delle opere più complete: O. Barsky e J. Gelman, Historia del

agro argentino, Buenos Aires, Grijalbo-Mondadori, 2002; M. Bjerg, Historias de la inmigración en la Argentina, Buenos Aires, ADGASA, 2010, pp.53-71; J.

Djenderedjian, Gringos en las pampas …, op. cit; E. Franzina, Merica! Merica! ..., op. cit; E. Gallo, La pampa gringa …, op. cit.; A. Peyret, Una visita a las colonias de la

Republica Argentina, Buenos Aires, Imprenta Tribuna Nacional, 1889; C. Vernaz, La colonia San José y la voz del inmigrantes, Santa Fe, Colmegna, 1982; B. Zeberio, Un mundo rural en cambio, in M. Bonaudo, Nueva Historia Argentina, tomo 4, Liberalismo, Estado y orden burgués (1852-1880), Buenos Ares, Sudamericana, 1999. 17 Intervista ad Angela Sinardi – discendete di seconda generazione - realizzata a

Buenos Aires il 18 luglio 1988, da Juan Carmelo Salamone, in J.C. Salamone, Historia

y genealogia …, op. cit. p. 55.

Angela Sinardi, figlia di immigrati leonfortesi, nacque a Pehuajó l’ 8 maggio del 1898 e li crebbe, dedicandosi poi all’insegnamento. Era solita andare molto spesso a Colonia Balsa per visitare i familiari e qui rimaneva per molti mesi, vivendo insieme ai cugini e agli zii.

(18)

93 Le strategie degli immigrati leonfortesi si svilupparono, quindi, all’interno del preciso ambito della catena paesana che produsse la nascita di una vera e propria comunità con modelli di comportamento, ristretti all’ambito del gruppo etnico di appartenenza. Sul piano sociale, questo portò alla conservazione del dialetto siciliano, ad una condotta matrimoniale marcatamente endogamica e alla perpetuazione degli stessi modelli di vita vigenti nel luogo d’origine. Sul piano lavorativo, ci si specializzò nella pratica agricola, alla quale vennero orientati tutti i membri del gruppo con compiti e specializzazioni ben precise.

Si lavorava in comunità, ma ognuno si dedicò a mansioni particolari che andavano dal lavoro nei campi, alla raccolta, fino alle attività connesse con la trasformazione e commercializzazione dei prodotti, specie di quelli lattei e ortofrutticoli. A questo proposito Alberto Salamone ricorda che:

Il referente dell’industria lattea era Miguel Tricárique, chiamato «il curato». Di lui i miei genitori conservavano un ricordo molto particolare. Certamente dovette essere un personaggio carismatico e giocoso. Un poco «bohémien» e poeta. Suonava uno strumento che in dialetto siciliano si chiamava «Ciaramedda»18. Aveva l’abitudine di salire sui treni dei passeggeri che passavano dalla Stazione di Balsa e attraversava i vagoni, facendo sentire le melodie di sua composizione. Mio padre mi raccontava che era solito suonare la Ciaramella anche quando pascolava il bestiame. Il solo suono dello strumento faceva sì che gli animali entrassero nel recinto. Nella lavorazione del formaggio era bravissimo ed era in grado di dargli le più disparate forme che poi regalava ai bambini del gruppo.

Mi preme sottolineare che dopo la morte de «il curato» i miei genitori entrarono in possesso di questo strumento che quindi ho potuto

18 Questa la definizione precisa che si legge in Wikipedia: La ciaramella o pipita è uno strumento musicale popolare aerofono della famiglia degli oboi con ancia doppia, cameratura conica e senza chiavi. Il termine ciaramella, deriva dal diminutivo tardo latino calamellus, al femminile calamilla e calamella, derivante a sua volta dalla parola latina calamus, cioè "canna". Nei vari dialetti italiani prende i nomi di ciaramedda, cornetta, totarella, trombetta, bìfara, pipìta; in còrso prende il nome di cialamella, cialamedda o cialumbella; in: http://it.wikipedia.org/wiki/Ciaramella.

(19)

94

osservare con molta attenzione. Oggi si trova presso il Museo Histórico Regional di Hasenkamp, al quale lo donai qualche anno fa19.

19

Intervista ad Alberto Salamone cit.

Foto 2: riproduzione della Ciaramella a cura di Alberto Salamone

(20)

95 A Nueva Plata e a Lincoln i leonfortesi riuscirono a migliorare la loro posizione economica. Terminato il raccolto del 1910 il proprietario della terra - il Colonnello Eudoro Balsa - chiese loro un aumento del canone d’affitto che apparve però eccessivo. Nello stesso periodo il governo della Provincia di Entre Rìos iniziò a diffondere la sua propaganda per attrarre coloni e popolatori nelle diverse aree ancora vergini del territorio. Nello specifico, i leonfortesi furono attratti dalla notizia dell’imminente formazione di una nuova Colonia nel Dipartimento di Paraná, adiacente alla Stazione di Viale e a circa quaranta Km dalla stessa capitale della Provincia. Si decise, così, di inviare in quelle zone alcuni componenti del gruppo, per tastare le reali condizioni delle terre e le effettive possibilità di diventarne proprietari.

Al loro rientro, alcuni sostennero che la terra fosse troppo arida; ma Giovanni Salamone insistette sulla convenienza di spostarsi. Nel frattempo, il colonnello Balsa, per non perdere i propri affittuari, propose agli stessi la vendita delle terre, a patto che a trattare per conto dei leonfortesi fosse solamente lo stesso Giovanni. Nacquero delle divergenze in seno al gruppo; la maggioranza si dimostrò, infatti, propensa ad accettare l’offerta del Colonnello Balsa ma Giovanni, ritenendola eccessivamente alta, si rifiutò di trattare, rendendo inevitabile

lo spostamento dell’intero contingente in Entre Ríos20

.

Fin dal loro insediamento in Argentina l’intero gruppo di leonfortesi approntò una precisa strategia migratoria, basata su un progetto corale che impose ai membri una partecipazione altrettanto solidale, dove l’autonomia dell’individuo fu subordinata al benessere di tutti i propri compaesani e consanguinei e, naturalmente, alle strategie delle famiglie più forti per autorità21.

I Salamone rappresentarono il vero punto di riferimento per questo primo contingente di leonfortesi in Argentina, dato che spesso ne determinarono azioni, progetti e destini:

20 .C. Salamone, Historia y genealogia ..., op. cit. p. 57-58.

21 F. Ramella, Reti sociali, famiglie e strategie migratorie, in P. Bevilacqua, A. De

Clementi ed E. Franzina, Storia dell’emigrazione italiana. Partenze …, op. cit. pp. 143-160.

(21)

96

La mia famiglia come quella dei Barbera, dei Tricárique e Inveninato, arrivò in Argentina insieme ai Salamone. Inizialmente si stabilirono nella Provincia di Buenos Aires, a Lincoln per la precisione. Mio padre mi raccontava che la famiglia Salamone era quella predominante, quella che aveva più contatti con i politici e anche con Leonforte. Erano loro che affittavano le terre e poi le davano agli altri compaesani perché le lavorassero, insieme agli strumenti da lavoro e agli animali; insomma rappresentavano un «potentato», perché possedevano il denaro. Dopo alcuni anni passati a Lincoln, i membri della famiglia Salamone litigarono col proprietario della terra che lavoravano come affittuari perché volevano comprarla ad un prezzo e a condizioni più vantaggiose. Il proprietario rifiutò e loro decisero di andare via da lì. Mio padre e altri leonfortesi volevano rimanere, ma non avevano la possibilità economica per farlo, il loro lavoro dipendeva da quello dei Salamone. Così, approfittando dei piani di colonizzazione della Provincia di Entre Rìos, tutto il gruppo si spostò nel 1911 a Viale Colonia Centenario, dove acquistarono delle terre da pagare in quote. Lasciarono un paradiso lì, per soffrire qui, dove la terra era meno fertile e dove non riuscirono mai a comprare la terra, perché non furono in grado di pagare le quote. A diventare proprietari furono solamente i Salamone, gli altri realizzarono il loro sogno solo nel 1951, all’epoca di Perón, cioè cinquant’anni dopo essere arrivati in Argentina22.

Consanguineità e affinità etnica ebbero certamente un peso determinante nell’elaborazione delle loro strategie, ma accanto a ciò non vanno trascurati i fattori di ordine economico, dato che la forte mobilità dei leonfortesi all’interno dell’Argentina suggerisce sia il loro essere stati attenti alle opportunità di crescita, offerte dal nuovo Paese, e sia la maturazione delle loro scelte in relazione a precise ambizioni e alla

capacità di confrontarsi con situazioni che mutavano rapidamente23.

22

Intervista a Giuseppe Cangeri, discendente di terza generazione, registrata a Paraná il 30 settembre 2009. La Traduzione dallo spagnolo è nostra.

23 Su questo argomento cfr.: A. Bernasconi, Inmigración italiana, colonización y mutualismo en el centro-norte de la provincia de Santa Fe, in F., J., Devoto, G. Rosoli, l’Italia nella società argentina …, op. cit. pp. 178-189.

(22)

97

3.3 Entre Rìos: nuova destinazione24

La proprietà della terra fu l’aspirazione di molti degli immigrati europei che arrivarono in Argentina tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, assecondati, peraltro, in questo loro sogno dalla propaganda e dalle opere di colonizzazione del governo platense. Lo stesso desiderio spinse i leonfortesi a mutare strategia e ad abbandonare la Provincia di Buenos Aires, dove erano riusciti a migliorare la loro condizione economica, rimanendo tuttavia affittuari. In Entre Ríos sarebbero potuti diventare proprietari di terre vergini nel giro di pochi anni, godendo di numerose agevolazioni25, come il pagamento delle spese per il trasferimento da parte del governo entreriano. La nuova meta dei leonfortesi fu Viale

Colonia Centenario, località rurale a pochi chilometri da Paraná26.

L’origine di questa colonia è legata alla costruzione del ramo ferroviario che collegò Crespo ad Hasemkamp; la cittadina, infatti, non ha una precisa data di fondazione e, in questo caso, sembra proprio valere quanto spiegato da Gabriel Carrasco sulla formazione delle colonie:

24 Sulla storia della provincia di Entre Ríos ci si limita a fornire una bibliografia

minima: H. Arozena (a cura di), Enciclopedia de Entre Ríos, Tomo III, Paraná, 1978; B. Bosch, Historia de Entre Ríos, Buenos Aires, Plus Ultra, 1978; F. Reula, Historia de

Entre Ríos, Tomo III, Santa Fé, Castellví, 1969.

Sulla storia dell’immigrazione in Entre Ríos si elencano solamente alcuni dei testi più significativi: M.A., Andreetto, E la porte de la colectividad italiana para el progreso de

Paraná, in “Revista de la Sociedad italiana en el 90° Aniversario”, 1954; C.L. De Paoli, De Italia a Paraná. El sello inconfundible de la inmigración italiana, opera inedita; Id, La inmigración italiana en el Departamento Paraná durante el siglo XX, opera inedita;

G.M. Favoino e A. Bufardeci, Gli italiani nella Provincia di Entre Ríos, Paraná, Artes Gráficas – Societá Anónima, 1914.

25 Il governo entreriano intensificò la sua opera di colonizzazione dall’inizio del XX

secolo, procedendo alla divisione della proprietà rurale. A questo proposito la Memoria del Ministro Governo Casariego così si esprime: La Provincia ha entregado así a la

colonización una superficie extensa destribuida sobre una vía férrea y a distancias relativamente cortas de los puerto de embarque [...] El gobierno ha entrado resueltamente en lo que ha dado en llamarse “colonización oficial” sistema que en definitiva se reduce a vender a los colonos a largos plazos en tierra fiscal que le ha correspondido por liquidación del Bco. Provincial de E. Ríos y por compra hecga al Bco. Hipotecario de la Nación o a particulares que a su vez los tenían hipotecados cargando el estado con el servicio de las hipotecas y sirviendo así como intermediario entre Bco. y los colonos [. las leyes tienen como base invariable la formación del productor autónomo; in Archivo de la Legislatura de Entre Ríos, d’ora in poi ALER, Memoria del Ministerio de Gobierno, años 1903-1904, p. 234.

Sulla politica di propaganda e colonizzazione della Provincia di Entre Ríos un excursus abbastanza completo, dalla fine del XIX secolo alla metà del XX, si trova in: C.L. De Paoli, La inmigración italiana en el Departamento …, op. cit. pp. 39-53.

26 Sulla storia di Viale Colonia Centenario passim: S.G. Gieco, Ciudad de Viale, primeros habitantes y casas, Viale, 1996; J.C.I. Sacks, Viale: Una historia de 100 años,

(23)

98

Un día, Señores, se anuncia, por ejemplo, que el ferrocarril de Rosario a Sunchales va a pasar por tal o cual punto; el dueño de aquel terreno empieza por declarar colonia aquel sitio o paraje donde estará la estación, vendiendo lotes para chacras y para pueblo27.

In effetti, con il decreto del 7 luglio 190628, fu creata la stazione ferroviaria di Viale e, nel 1910, l’allora proprietario del campo - Carlos

P. Lumb - vendette il territorio al governo della Provincia di Entre Rìos29.

L’atto di vendita si realizzò nel maggio del 1911, sotto il governatore provinciale Antonio Crespo. Il 18 maggio dello stesso anno la legislatura provinciale varò la legge n. 2324 che autorizzava il potere esecutivo provinciale all’affitto di terre per la colonizzazione in lotti non superiori ai cento ettari, da vendere agli agricoltori che si fossero impegnanti a coltivare direttamente la terra e che avrebbero avuto i requisiti per far fronte agli impegni presi col governo. Il pagamento sarebbe stato effettuato in quindici quote annuali e si autorizzava il potere esecutivo all’emissione di buoni di colonizzazione del valore di mille e cinquecento

pesos30. Già per la fine del mese d’agosto del 1911, il governo

provinciale effettuò la misurazione del territorio per un totale di settemila

e ottocentottantanove ettari, ottantasei are e novantotto centiare31; mentre

nell’ottobre dello stesso anno fu emanato il decreto attuativo della legge n. 2324 che creava, nel Dipartimento di Paranà, una colonia chiamata «Centenario». All’articolo 2°, inoltre, la legge divideva i lotti per la vendita in quattro classi e ne fissava il prezzo:

 Primera Clase Especial: pesos 340 la hectárea;  Primera Clase: pesos 280 la hectárea;

 Segunda Clase: pesos 220 la hectárea;

 Tercera Clase: pesos 150 la hectárea32

.

27

G. Carrasco, La provincia de Santa Fe y el Territorio del Chaco, cit in A. Bernasconi,

Inmigración italiana ..., op. cit. p. 179.

28 ALER, Decretos y Leyes 1905/1911, tomos 4, Paraná.

29 Il primo proprietario della zona fu Don Victorino Viale Ardinos, costretto dai debiti

pendenti sulla proprietà a vendere a Carlos P. Lumb tutti i suoi possedimenti tra il 1907 e il 1908; cfr.: J.C.I. Sacks, Viale una historia de 100 años …, op. cit., pp. 13-22.

30 Ibidem.

31 ALER, Diligenciamiento Mensura Colonia y Pueblo Centenario, Paraná, 1911. 32

(24)

99 Probabilmente la scelta del nome «Centenario» fu un omaggio al primo centenario dalla fondazione dell’Argentina, celebrato in pompa magna nel 1910.33

Il gruppo di leonfortesi si trasferì verosimilmente a Viale nel 1912, così come risulta dal Diploma che il Ministero dell’Agricoltura rilasciò a

Victor Salamone il 10 luglio dello stesso anno34. ( Foto 3)

33 J.C.I. Sacks, Viale una historia de 100 años ..., op. cit. pp. 18-20.

34 La data è desumibile inoltre dai certificati di nascita dei figli dei primi immigrati

leonfortesi. Mentre, infatti, Joaquín Salamone – di Juan - nacque a Lincoln il 13 settembre del 1911, Concepción Inveninato – di Vincente – nacque a Viale il 12 agosto del 1912; così come a Viale nacquero Juan Salamone – di Carmelo – e Francisca Cangeri – di Santo; il primo atto di nascita si trova in: Archivio privato di Alberto Salamone; i restanti in: Dirección Provincial de Registro de Las Personas de Paraná, d’ora in poi DPRLP, Registros de Nacimientos, Tomo III, Viale, 1912, ff: 31; 69; 86.

Foto 3: diploma rilasciato a Victor Salamone dal Ministero dell’Agricoltura della Repubblica Argentina

Fonte: J. C. Salamone, Historia y genealogia …, op. cit. p. 81.

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100 Il governo di Entre Ríos si fece carico del trasferimento degli uomini, degli attrezzi da lavoro e degli animali. Da Colonia Seré fino a Santa Fe, viaggiarono in un treno speciale e, una volta arrivati a Santa Fe, s’imbarcarono in piccoli vapori per attraversare il fiume Paraná. Nel tragitto accorsero diversi contrattempi, sia per le difficoltà insite di per sé in un viaggio così lungo e sia per l’inesperienza del contingente leonfortese nel viaggiare coi nuovi mezzi di trasporto come i treni:

Durante el trayecto hubo hechos de carácter risueño, tales como voladuras de sombreros, pasajeros que se bajaban en las paradas y luego el tren se iba quedando ellos allí. Esto creaba una especie de polémica con los que conducían el convoy, pues los pasajeros querían que retrocedieran para recoger lo olvidado o perdido y por supuesto los empleados, ni podían, ni querían35.

Arrivati a Viale, alloggiarono in alcuni capannoni fino a quando non

presero possesso dei lotti che si erano precedentemente aggiudicati36.

La legge n. 2113 del 1907 – che riconosceva ad ogni colono la possibilità di aggiudicarsi solamente un lotto di cento ettari37 - fu parzialmente modificata dalla legge n. 4424 del 10 ottobre 1912, che stabilì che le famiglie con due o più figli maschi maggiori di 18 anni avrebbero potuto comprare due lotti da cento ettari. Per tale motivo, le famiglie di leonfortesi con un numero superiore di figli maschi in età lavorativa, riuscirono ad aggiudicarsi una maggiore quantità di terra, che avrebbero pagato in quindici anni, così da poter utilizzare il capitale liquido in altri investimenti. Si trattò di una complessa strategia migratoria che - facendo leva sul numero di figli maggiorenni - alimentò i progetti e le speranze dei leonfortesi38, che però non tennero in adeguata considerazione la diversità della geografia entreriana, rispetto a quella della Pampa

35 J.C. Salamone, Historia y genealogia ..., op. cit., p. 76. 36

Ivi, pp. 76-78.

37 Legge n. 2113 del 17 ottobre 1907, art. 7°: El P. E. mandará hacer la subdivisión de las tierras que adquiera de acuerdo con las autorizaciones de la presente ley, en lotes no mayores de cien hectáreas, que podrá vender directamente a agricultores que los coltive personalmente y tengan a su juicio condiciones de arraigo y elementos para cumplir las obligaciones que contraigan, siendo entendido que dada familia podrà recibir en venta más de un lote. In: ALER, Decretos y Leyes 1905/1911, Tomos 4,

Paraná.

38

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101 bonaerense. Si trovarono sin da subito a combattere contro le zecche, che provocarono un’altissima mortalità di animali; contro le cavallette, che devastarono innumerevoli volte i raccolti; contro i problemi di fertilità della terra, che non avevano riscontrato, invece, nella Provincia di Buenos Aires. Attraversarono momenti molto duri e non riuscirono a far

fronte agli obblighi previsti dalla legge sulla colonizzazione39. La

disperazione e la povertà iniziarono a fiaccare le loro speranze e decisero, così, di tentare alcune soluzioni legali; quindi si rivolsero direttamente al governatore della Provincia - Eduardo Lauterencena – che, nel corso della sua campagna elettorale, aveva mantenuto numerosi contatti con i coloni e conosceva bene la loro situazione. Dopo aver inviato allo stesso una nota ufficiale, non avendo ottenuto risposta, decisero di formare una delegazione che andasse a parlare personalmente col governatore:

Llegado el día marcaron a la ciudad de Paraná y llegarono a la Casa de Gobierno. Allí fueron atendidos por el Secretario. A lo que el funcionario antepuso que su Excelencia, el Gobernador, no atendía sin la solicitud de audenzia previa. Mi abuelo Juan, que integraba la comitiva, se puso de pie y con gesto adusto, de un empellón apartó al Secretario y abrió la puerta del despacho oficial y con voz sonora, con leguaje subido de tono y descomedido, dijo que ellos debían ser atendidos porque no venían hablar de vulgaridades, sino de trabajo. Los guardias intentaron detener al impetuoso «gringo», pero el Gobernador interpuso sus oficios y concedió la audienzia a aquellos laboriosos colonos40.

Al di là dei toni enfatici usati da questo discendente, vale la pena di

sottolineare che dinnanzi alla povertà, alla disperazione e

all’impossibilità di far fronte ad obblighi di colonizzazione, i leonfortesi

39 Previsti dalla legge n. 2113 del 17, ottobre, 1907 art. 7°, comma a): Poblar y cultivar personalmente la tierra sembrando anuelmente por lo menos tres cuartas partes de la exensión de cada lote; comma b): Hacer una casa proporcionada a la familia del agricultor y un poza de balde; comma c): Plantar en el primer aňo de la adquisición del lote por lo menos des árboles por hectárea, y tenerlo arraigados sobre el terreno un aňo antes de finalizar el tercero; comma d): Introducir a cada concesión cincuenta aves de corral, dos casales de cerdos, cinco vacas lecheras y los animales correspondientes a una explotación agrícola, así como, los instrumentos de cultivo necesarios con relación a la extensión de lote; in ALER, Decretos y Leyes 1905/1911, Tomos 4,

Paraná.

40

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102 come molti altri immigrati italiani - non rimasero passivi41, dato che cercarono le forme e i mezzi più efficaci per migliorare le loro condizioni. Poco dopo questo episodio di dissenso, infatti, il governo provinciale emanò il decreto del 17 ottobre 1917, a firma dello stesso E. Laurencena, contenente numerose concessioni ai coloni, tra le quali l’abbassamento dei prezzi dei lotti agricoli e la redistribuzione degli stessi, della quale beneficiarono anche i leonfortesi. (Tabella 23)

41 Su questo punto cfr.: E. Franzina, L’America Gringa …, op. cit. p. 162.

Sulle campagne e la partecipazione degli italiani ai movimenti di protesta passim: A. Arcordo, El conflicto agrario de 1912. Ensayo de interpretación, in “Desarollo Económico”, 79, 1980; B. Bezza (a cura di), Gli italiani fuori d’Italia. Gli emigrati nei

movimenti operai nei paesi d’azione, 1880-1940, Milano, Franco Angeli, 1983; R.

Falcón, Los origines del movimento obrero (1857-1899), Buenos Aires, Ceal, 1984; E. Gallo, Colonos en armas. Las revoluciones radicales en la provincia de Santa Fe, Buenos Aires, Editorial del Instituto, 1977; C. Solberg, Descontento rural y poltica

agraria en Argentina, 1912-1930, in M. Giménez Zapiola, El régime oligarquico,

Buenos Aires, Amorrortu, 1975, pp. 246-281.

Foto 4: suddivisione delle terre agricole in lotti da vendere a Viale Colonia Centenario: anno 1912

Fonte: Per gentile concessione del Museo Historico de Viale Colonia Centenario.

(28)

103

TABELLA 23: presentazione schematica della distribuzione dei lotti a Viale ai coloni leonfortesi suddivisi per famiglia

FAMIGLIA Ettari Classe dei terreni

Benintende 100 I Triccarichi 20 I Giunta 30 I Salamone 574 I Inveninato 50 + 51 Rispettivamente: II e I Cangeri 58 I Barbera 41 I Castro 95 I D’Agostino 35 I

Fonte: nostra elaborazione su dati provenienti da:

Ministerio de obras publicas de Paraná, Dirección General del

Catastro, Departamento de Topografia, Plantilla adjudicatarios de

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104 Scorrendo la lista dei primi coloni di Viale, si nota una copiosa presenza di russi – conosciuti in Argentina come «tedeschi del Volga» - installatasi precedentemente nel Dipartimento di Diamante e trasferitesi, sin dai

primi decenni del XX secolo, nella Colonia Centenario42, coi quali – date

le profonde differenze culturali – non fu facile convivere.

Le uniche strategie di adattamento che, pertanto, furono messe in atto rimasero relegate all’ambito paesano e familiare; ne derivò un progressivo isolamento sociale ed economico che - sommato alle difficili condizioni di lavoro della terra entreriana - costrinse il gruppo leonfortese a sviluppare strategie lavorative elementari e di sola sussistenza. Ben lontani dai dinamici rapporti commerciali che avevano instaurato nella Provincia di Buenos Aires, in pochi anni di residenza a Viale, i leonfortesi furono costretti a stipulare numerosi prestiti ipotecari sulla proprietà. Non potendo far fronte ai debiti contratti, la maggior parte di loro fu costretta a svendere i lotti posseduti e a cercare soluzioni lavorative alternative nelle zone urbane, come La Plata, Buenos Aires e Paraná, o nelle vicine zone rurali come Hasenkamp e Crespo:

Mi abuelo quedó inhibido por falta de cumplimineto con el Banco Hipotecario y arrastró aquel calvario por muchos años, hasta que pudo pagar haciendo ingentes esfuerzos43.

La situazione dei leonfortesi si aggravò ulteriormente alla fine della decade del 1920, probabilmente anche per la difficile congiuntura economica che l’Argentina attraversò in questi anni:

Inizialmente cercarono anche di creare piccole imprese a Viale, come ad esempio la «Fideleria», registrata come «Salamone y Cia», di cui fecero parte: Victor Salamone, Antonio Barbera, Pablo Sinardi, Carmelo Salamone, ma che venne sciolta il 15 aprile del 1929 come si può vedere da questo documento44. (Foto 5)

42 Su questo punto cfr.: M. Bjerg, Historia de la inmigración en la Argentina ..., op. cit.

pp. 58-61; J. C. I., Sacks, Viale una historia de 100 años ..., op. cit., pp. 34-36.

43 J.C. Salamone, Historia y genealogia ..., op. cit., p. 124. 44

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105 Foto 5: scioglimento della Società «Salamone y Cia»

Fonte: J.C. Salamone, Historia y genealogia ..., op. cit. p. 129.

(31)

106 Le cose non andarono meglio nemmeno a coloro che riuscirono a diventare proprietari:

Mi abuelo Juan llegó a ser proprietario de 250 hectáreas en esa Colonia Centenario, pero su horizonte se fue opacando. En su hogar había ocho hijos, de ellos cuatro varones, y en el esfuerzo por mantenerse unidos, dentro de la actividad agrícola, buscaron más espacio y en 1929 arrendaron cerca de Hesenkamp, localidad distante 45 Kms, al norte de Viale, un campo de mil hectáreas, pertenencientes al Dr. José Carlos Predolini. Esto lo hizo en sociedad con los Invenenatto. En 1930 fracasó la cosecha, la sociedad se disolvió [...] Antonio Salamone emigró a La Plata, su hermano Joaquín a La Plata, quedando sólo mi padre hasta 1946, año en el que termino haciendo lo mismo que hicierono los demás, buscar la ciudad, se fue a Paraná y allí terminó sus dias45.

I campi vicino ad Hasenkamp furono la nuova meta per la maggioranza dei coloni leonfortesi che avevano fallito la loro esperienza a Viale. Qui ritornarono ad essere affittuari e dovettero affrontare, inoltre, i disagi tipici delle zone rurali e interne dell’Argentina: dalla mancanza dei servizi più elementari in campo educativo e sanitario, alle difficoltà di spostamento, dato che l’unico mezzo di trasporto rimase, per molti anni, il cavallo:

Sono nato il 27 maggio del 1939 in una zona rurale vicino Hasenkamp. I miei nonni paterni arrivarono in Argentina nel 1905 a bordo della nave «Città di Genova»; i miei nonni materni invece nel 1906 a bordo del «Re Umberto». I miei genitori, Angel Tricárique e Maria Cangeri, si trasferirono coi loro genitori ad Hasenkamp nel 1933, dopo aver avuto un’esperienza fallimentare a Viale, città in cui erano arrivati nel 1912. Mio padre prese in affitto i campi di Rosembrock, a quindici Chilometri da Hasenkamp e qui abbiamo vissuto insieme allo zio Michele e alla sua famiglia. Andammo lì in qualità di affittuari, dato che non potevamo permetterci di comprare. Così spesso ci spostavamo, sempre come affittuari, di campo in campo; potrei dire che ho trascorso tutta la prima decade della mia vita in luoghi quasi inospitali, praticamente lontano dalla «civilità». Ma la mia infanzia, come quella dei miei cugini

45

(32)

107

trascorse tra le cose più semplici. I miei genitori lavoravano a ritmi infernali, con una volontà di ferro che era l’unico strumento che avevano per sopravvivere e non so ancora se lo facevano con felicità o con la sola speranza. Passai questi anni della mia infanzia insieme ai miei fratelli e ai miei cugini. Amavamo sperimentare ogni cosa. Ricordo che organizzavamo vari giochi; ad esempio usavamo spesso i cavalli, unico mezzo di trasporto, facendo finta di essere guerrieri dell’antica Grecia o organizzando delle gare; giocavamo anche a montare i maiali, con tutti i rischi che ciò comportava. Ma gli anni passarono in fretta e arrivò il giorno in cui dovetti allontanarmi dalla casa dei miei parenti per iniziare la scuola primaria ad Hasenkamp. Fu solo in quel momento che mi resi conto che esisteva un mondo molto più grande. Alcuni fine settimana andavo a cavallo a visitare i miei genitori e gli altri parenti, rimasti nei campi. Si, avevo un cavallo, «el petiso» che divenne praticamente mio fratello. Gli anni passarono fino al 1951, quando, in pieno governo peronista, mio padre poté acquistare coi suoi fratelli cento ettari confinanti coi nonni proprio ad Hasenkamp; ciò mi permise di tornare a vivere coi miei genitori e finire la scuola primaria46.

Dai racconti dei discendenti emergono i ricordi di una vita certamente non facile, tra ristrettezze economiche e disagi di ogni genere; ma vale la pena di sottolineare come essi siano la testimonianza più diretta non solo della gioia provata per le cose semplici e costantemente animata dalla speranza di miglioramento, ma anche di come l’immigrazione rurale contribuì alla trasformazione delle zone desertiche argentine in aree agricole produttive e popolate.

La rete ferroviaria accompagnò questa trasformazione, così come la nascita di scuole e di servizi primari. L’espansione agricola apportò numerosi cambiamenti al paesaggio, all’economia e alla vita sociale del Paese platense; protagonisti di tale mutamento furono proprio i primi coloni immigrati che nella loro esperienza di adattamento furono influenzati sia dalle politiche governative, sia dalle loro ambizioni e sia dalle dinamiche identitarie che si vennero a creare in contesti popolati da

46 Intervista a Victor Tricárique, discendente di terza generazione, registrata a Paraná il

(33)

108 gruppi di eterogenea provenienza. Per un verso ciò avrebbe creato nel tempo - e solo con l’avvento delle generazioni successive - il superamento delle frontiere etniche, religiose e linguistiche; per un altro verso, le prime generazioni preservarono le loro specificità etniche. In questa fase, la vita degli immigrati si svolse nell’ambito della casa, della famiglia. Molti immigrati, come nel caso dei leonfortesi si mantennero fedeli alla loro identità, conservando il dialetto d’origine, la dieta, le feste religiose e le tradizioni del paese di provenienza. Specie nei piccoli e isolati centri agricoli dell’Argentina d’inizio XX secolo non si creò un «crisol de razas», ma un «pluralismo culturale»47, nel quale diversità etniche si trovarono, loro malgrado, a convivere.

47

Sul dibattito generale, sviluppatosi attorno ai concetti di «pluralismo culturale» e «crisol de razas» in Argentina una completa revisione storiografica si trova in: F. Devoto, Del crisol al pluralismo. Treinta años de estudios sobre las migraciones

europeas a la Argentina, Instituto Di Tella, Serie documentos de trabajo n. 118, 1992;

Sull’argomento cfr anche: M. Borges, Inmigración y asimilación en la Argentina. Un

enfoque historiográfico, in “Anuario del IEHS”, 3, 1988, pp. 1385-392; H. Sábato. El pluralismo cultural en la Argentina. Un balance crítico, in Comité Internacional de Ciencias Históricas-Comité Argentino, Historiografía argentina, Buenos Aires 1990,

(34)

109

3.4 Usi, tradizioni e aneddoti

Il meccanismo delle catene, da un lato, rese meno traumatica l’esperienza migratoria dei leonfortesi; dall’altro, però, confinò le loro relazioni in un ambito sociale limitato all’appartenenza paesana. Il legame col paese d’origine fu molto forte tra le prime e seconde generazioni, ma si trattò di un vincolo identitario che si andò ridefinendo nel tempo, in relazione all’impatto col Paese ospite e al mutare delle strategie e degli obiettivi del gruppo48.

Arrivati in Entre Ríos, i leonfortesi dovettero fare i conti con una realtà diametralmente opposta a quella incontrata nella Provincia di Buenos Aires.

A Colonia Balsa molti di loro vissero insieme e la prosperità delle loro attività lavorative li portò a frequentare ambienti sociali più ampi e a viaggiare spesso per la Capitale Federale; a Viale, invece, ognuno dovette ubicarsi nel lotto assegnatoli, per sorteggio, dal governo provinciale che, in alcuni casi, distava circa dieci o quindici chilometri dagli altri. Qui, si trovarono a dividere il territorio con popolazioni diverse per lingua, cultura ed etnia - come i russi, coi quali non ebbero mai nessun rapporto - e dovettero far fronte, inoltre, alle sopraggiunte ristrettezze economiche. Il progressivo isolamento che si venne a creare accentuò la difesa del loro sentimento di appartenenza regionale. La conservazione di questo legame fu facilitata dal fatto che, sin dal suo inizio, l’emigrazione leonfortese coinvolse intere famiglie ed ebbe tassi

di maschilità inferiori a quelli della media italiana ed europea49.

48

Il tema dell’identità degli immigrati e della sua ridefinizione è stato diffusamente trattato dalla letteratura sulle migrazioni nell’ultimo decennio; nell’impossibilità di fornire un elenco esaustivo ci si limita a citare solamente alcune tra le opere più note: A.A. V.V., Identità e integrazione. Famiglie, paesi, percorsi e immagini di sé

nell'emigrazione biellese, Vol. IV, Milano, Fondazione Sella-Electa, 1990; A.A. V.V..,

Due patrie, due lingue. Emigrazione e cultura italoamericana, Atti del convegno,

Mercato S. Severino (SA), edizioni Il Grappolo, 2001;V. Casareo, Società multietniche

e multiculturalismo, Vita e Pensiero, Milano, 2000; K. Conzen, D. Gerber, W. Morawska, R. Pozzetta, R. Veicoli, The invention of the ethnicity …, op. cit.; F.J., Devoto, Italiani in Argentina …, op. cit; E. Franzina, Una patria espatriata. …, op. cit; Id, Varcare i confini: viaggi e passaggi degli emigranti. Il caso italiano e le teorie

transnazionali, in S. Salvatici (a cura di), Confini. Costruzioni, attraversamenti, rappresentazioni, Bolzano, Rubettino, 2005; G. Pollini, G. Scidà, Sociologia delle migrazioni e della società multietnica, Collana di Sociologia urbana e rurale, Franco

Angeli, 1998;G. Rosoli, (a cura di), Identità degli italiani in Argentina …, op. cit.

49 Il caso leonfortese appare più come un’eccezione alla regola. Nella maggioranza dei

(35)

110 All’interno di questa strategia migratoria i nuovi arrivati furono inseriti nelle catene già esistenti e, quindi, in un’«atmosfera paesana», dove la maggior parte degli immigrati ricostruì le proprie vite sociali e professionali:

Sólo tenían contacto con los familiares los días domingos o de fiestas religiosas, en los cuales se reunían en alguna de las casas para almorzar en común. No concurrían a fiestas que no fueran las organizadas por ellos. Las niñas, sobre todo, eran sometidas a una estricta vigilancia, hasta con sus mismos parientes. Ello implicó reducir el panorama social. Sólo los parientes y con alguna muy contada excepcíon alguna persona ajena y si era italiano50.

Visti i ristretti margini di libertà e di frequentazione concessi alle donne leonfortesi, non sorprende il carattere fortemente endogamico dei matrimoni:

Al llegar el momento de formar la pareja, comenzarono por casarse entre primos hermanos51.

Il matrimonio degli immigrati è stato diffusamente studiato dalla letteratura, con divergenze interpretative che sono dipese dalla composizione sessuale delle correnti migratorie, dalle differenze sociali, culturali e religiose e dal contesto d’inserimento. In merito all’endogamia, gli studi hanno dimostrato, in generale, una più alta diffusione tra le prime generazioni e una tendenza alla diminuzione dalle terze generazioni in avanti. Simile andamento è riscontrabile anche nel caso leonfortese, dato che alle più giovani venne data la possibilità di frequentare un ambito sociale più ampio – che andò dalla scuola al lavoro - ma che rimase confinato all’origine italiana e, soprattutto, siciliana52. I matrimoni rappresentarono anche una delle occasioni predilette per riunire tutto il gruppo di paesani; nei vari giorni che precedevano

specifica, che scelsero, in prevalenza, per il loro insediamento mete urbane. Analoga eccezione è quella dell’emigrazione da Agnone, in Molise, studiata da S. Baily; su questo punto passim: S. Baily, The Village outward approach to the study of social

networks …, op. cit.

50 J.C. Salamone, Historia y genealogia ..., op. cit., p. 118. 51

Ibidem. A conferma della condotta endogamica dei leonfortesi interviene l’albero genealogico della famiglia Salamone, ricostruito dettagliatamente in: Ivi, pp. 141-175.

52 Con le terze generazioni, infatti, al contingente leonfortese cominciarono a legarsi

cognomi diversi, ma tutti italiani, come: Salatino, Bonasera, Di Salvo, Ruggeri in Ivi, pp. 170-175.

Figura

TABELLA 15: immigrati in Argentina dal Circondario di  Nicosia (1900-1930)  AGIRA  174  ASSORO  10  CATENANUOVA  29  CENTURIPE  161  CERAMI  54  LEONFORTE  138  NICOSIA  187  NISSORIA  12  REGALBUTO  167  SPERLINGA  16  TROINA  106
TABELLA 16: composizione sessuale del flusso migratorio   leonfortese in Argentina (1901-1928)
Tabella 18:  % di persone con famiglia e numero medio di  persone per famiglia nell’immigrazione leonfortese
TABELLA 19: immigrati da Leonforte in Argentina  in età lavorativa (1901-1928)
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