Ieri le montagne erano scomparse nella foschia; oggi sono immobili e limpide, serene. La bellezza percorre lo spazio che ci separa, tocca il mio cuore e chiede alla mia immaginazione di uscire dai libri. Lungo la dorsale, solida e disgregata dai millenni che l'hanno trasforma- ta nei pendii dove le foreste e la vegetazione strisciano
come supplicanti silenziosi. Avanza rispettosa con i diademi che si chinano per essere più vicini, senza pre-
tendere di coprire il volto scosceso delle montagne. Le montagne non fanno niente: loro sono e basta. Ma è grazie a questo essere e ai lenti mutamenti geologici del loro divenire, che esse donano così tanto alle co- munità biologiche che affollano i pendii. Ne soddisfano
la sete con le acque ambrate trascinate giù dalle nuvo- le che rotolano sopra la cima, ma rinvigoriscono anche
chi come me alza gli occhi verso di loro, per contem- plare la grandezza dell'antico granito e delle pareti di
arenaria.
Io spero che sapremo ricordare una cosa: come le fore- ste, anche noi viviamo sui fianchi della Terra; spero che capiremo ancora la necessità e il grande scopo di adat-
tarci alla montagna, affinché un giorno, adattando le nostre civiltà alla sua forma e radicandoci profonda- mente nel suo terreno, non si capisca più dove finisce una e comincia l'altra. Quel giorno la Natura, la natura umana e la cultura verranno nuovamente viste come una continuità indivisibile.
Cormac Cullinan I diritti della Natura - Wild law