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5.1 P ER UNA “F ABBRICA DI C ULTURA ”

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(1)

C APITOLO 5

P ROGETTAZIONE U RBANISTICA

93

(2)

5.1 P ER UNA “F ABBRICA DI C ULTURA

L’intervento di restauro del 1985 era finalizzato al solo arresto del degrado della parte anteriore del complesso e, per un certo periodo, la struttura rimase pressoché vuota “in attesa dell’ individuazione del suo miglior recupero funzionale”

31

. Tuttavia risultava evidente l’intento sociale e pubblico con in quale il comune si era mosso e per l’acquisto e per il primo intervento di recupero; “la Filanda appartiene da oggi alla comunità perché il passato possa entrare nel futuro della città”

32

.

Fin dall’inizio la proposta per un “recupero della Filanda” ha avuto una

“vocazione pubblica” e per questo motivo si è sempre posta attenzione a come le soluzioni proposte potessero interagire non solo tra di loro ma anche con il contesto territoriale in cui la Filanda si inserisce.

In armonia con le destinazioni che l’amministrazione attribuisce alle altre parti del complesso (Museo Archeologico Industriale, Porta del Parco delle Apuane e Museo della Memoria nel “blocco anteriore”; ostello e sale conferenze nel

“convitto”), è risultata spontanea la proposta dell’inserimento nell’edificio principale di un centro culturale; quantità di spazio e impronta dell’eventuale intervento sull’aspetto pubblico, culturale e sociale hanno suggerito di indirizzarlo alla totalità delle arti: pittura, scultura, teatro, musica, cinema, ecc.

L’originale vocazione del complesso ha spinto inoltre a non limitare il progetto alla creazione di uno spazio in cui poter solo godere dell’opera altrui ma di trasformarlo in una vera e propria “Fabbrica di Cultura”, una serie di spazi in cui essa non possa solo essere fruita, ma anche e soprattutto “creata”.

Massa ha da sempre una forte vocazione turistico-ricettiva; questa sua tendenza risulta tuttavia circoscritta sia dal punto di vista temporale che

“geografico”. L’afflusso di turisti, infatti, si concentra quasi totalmente nella sola stagione estiva e praticamente nella sola fascia litoranea.

Mancando poi iniziative e strutture che possano offrire opportunità di cultura e socializzazione “alternativa“ quello che confluisce a Massa è un turismo “da spiaggia”; i pochi eventi proposti faticano ad attrarre non solo i visitatori, ma anche i residenti, che si rivolgono così alle più consolidate e organizzate proposte dei comuni limitrofi ( “La versiliana”, il festival Pucciniano, la Cittadella

31 in Comune di Massa-Ufficio Finanze e Patrimonio, Fascicolo Filanda

32 in Comune di Massa-Ufficio Finanze e Patrimonio, Fascicolo Filanda

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51. Federation Square, Melbourne, Australia (1995–2000) LAB Architecture

Federation Square è l’espressione di un nuovo ordine urbano.. Un nuovo centro destinato alle attività culturali per Melbourne. Il progetto prevede zone e attrezzature per attività varie e distinte, un composito complesso in cui sono previsti spazi unici e spazi per la collettività. Una riaffermazione del concetto di interazione.. E’ l’esatto contrario dell’ énclave chiusa dedicata ad attività minuziosamente regolate: è un ambiente pieno di animazione, che rende possibili esperienze intense ed emozionanti.

LAB Architecture

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del Carnevale, ”Urla Padula” ecc.). Le uniche attrattive locali “di successo” sono rappresentate da una gran quantità di sagre e feste parrocchiali o di quartiere che se è vero che, da un lato, attraggono un pubblico numeroso, dall’altro, offrono ben poche alternative di valore a quello “gastronomico” e all’aspetto

“paesano”.

Associazioni e organizzazioni culturali si impegnano nel tentativo di creare eventi e manifestazioni che coinvolgano la cittadinanza e l’amministrazione, ma i loro sforzi si disperdono e si logorano nella difficoltà di reperire spazi per le proprie iniziative.

Suggerire un’alternativa “importante” come quella della “Fabbrica di Cultura” è una scommessa “difficile” ma la cui difficoltà può essere ampiamente ridimensionata da poche considerazioni pratiche.

Durante il periodo estivo, momento di massimo afflusso turistico, a Massa, essendo chiusi i teatri e i cinema “stabili”, mancano strutture per lo spettacolo;

riscuotono invece discreto successo i cinema e gli spettacoli all’aperto.

“Riempire” il grande vuoto della Filanda con una struttura di tal genere è risultato immediato.

Il carattere “stagionale” proposto, inoltre, non creerebbe conflitti con le altre strutture esistenti nel comune e anzi garantirebbe un intrattenimento culturale durante tutto il corso dell’anno.

D’altronde negli ultimi anni l’interesse e l’attenzione del pubblico massese per gli spettacoli teatrali è stato sempre crescente. Con il recente restauro il Teatro Guglielmi è finalmente diventato una struttura moderna e funzionale, adeguato ad accogliere anche le compagnie e le produzioni teatrali più importanti permettendo quindi di realizzare un calendario stagionale di grande spessore che ha portato ad un ulteriore aumento dell’affluenza e della richiesta del pubblico.

In questa ottica si è pensato di enfatizzare la scelta lasciando lo spazio completamente aperto per permettersi di godere “il fresco” del fiume e della montagna mentre si osserva uno spettacolo non solo artistico ma anche naturale.

La scelta acquista poi un ulteriore valore simbolico poiché lascia e anzi mette in evidenza i segni della storia dell’edificio originale.

Viste le attuali tendenze dell’edilizia per lo spettacolo verso la polivalenza funzionale si è scelto di creare uno spazio versatile in grado di ospitare da una

parte varie tipi di spettacolo come teatro, cinema e auditorium, e dall’altro di offrire la possibilità di fruire dello spettacolo artistico in modi differenti attraverso

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52. Parco Nord di Duisburg; Duisburg, Deutschland (1990–2002) Atelier 17 / Christa Panick

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varie configurazioni e disposizioni del palco e degli spazi fruitivi. Alla configurazione tradizionale con palco frontale se ne affianca un’altra con palco al centro e posti a sedere tutto intorno.

Un recupero della Filanda dal punto di vista culturale e sociale e la volontà di un utilizzo continuo hanno portato alla scelta di affiancare alla funzione

“stagionale” del teatro tutta una serie di attività che permettano a diversi “tipi” di utenti di godere dello sfruttamento della “fabbrica della cultura” durante tutto il corso dell’anno.

Tale obiettivo si realizza fornendo la possibilità di “fare” cultura nel senso più pratico del termine e, quindi, inserendo spazi destinati alla creazione e alla sperimentazione delle varie formi d’arte (musica, teatro, danza, arti figurative e visive).

Inoltre la presenza di un gran numero di spazi a diversa destinazione o comunque aventi caratteristiche di versatilità garantisce il loro utilizzo secondo necessità e modi differenti a seconda del caso

Un museo in cui poter esporre opere artistiche e spazi multifunzionali capaci di andare incontro alle esigenze delle varie organizzazioni ed associazioni culturali e di accoglierne le varie iniziative completano quindi la “Fabbrica di cultura”.

min max min max min max min max min max min max min max min max

Gennaio 10 100 30 250 0 25 5 20 5 50 0 150 50 595

Febbraio 10 100 30 250 0 25 5 20 5 50 0 150 50 595

Marzo 5 50 30 250 0 25 5 20 5 50 0 150 45 545

Aprile 10 100 30 250 2 50 5 20 5 50 0 150 52 620

Maggio 5 50 30 250 2 50 5 20 5 50 0 150 47 570

Giugno 10 100 50 400 30 250 5 75 5 20 5 50 0 150 105 1045

Luglio 20 200 100 400 30 250 5 75 5 20 5 50 0 150 165 1145

Agosto 20 200 100 400 30 250 5 75 5 20 5 50 0 150 165 1145

Settembre 10 100 50 400 30 250 2 50 5 20 5 50 0 150 102 1020

Ottobre 5 50 30 250 2 50 5 20 5 50 0 150 47 570

Novembre 10 100 30 250 0 25 5 20 5 50 0 150 50 595

Dicembre 10 100 30 250 0 25 5 20 5 50 0 150 50 595

Musei Vari Teatro Sale prove Ostello Laboratori Locali Ristoro Sala Multifunz. TOTALE

0 200 400 600 800 1000 1200 1400

Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre

min MAX Media

Ipotesi di presenze giornaliere

98

(7)

5.2 “F ARE C ULTURA

5.2.1 S

ALA

P

ROVE

: M

USICA

, B

ALLO

, T

EATRO

Un centro culturale che si proponga come obiettivo quello di “fare” cultura nel senso più stretto del termine non può esulare dal fornire spazi alla creazione vera e propria e alla possibilità di sperimentazione artistica.

Il campo musicale si presta in maniera evidente ed immediata come esempio per questo tipo di progetti, ma discorso analogo può esser fatto per tutte le altre forme di spettacolo.

E' comune, infatti, il forte legame che si crea tra gli artisti, le band e i luoghi dove sperimentano e creano musica e canzoni. Per un gruppo musicale, soprattutto se giovane, coltivare la propria passione è assai difficoltoso poiché i luoghi in cui poterlo fare sono difficilmente reperibili e i prezzi molto alti; così uno tra i problemi più comuni e diffusi, è appunto trovare una sede adatta dove provare ed eventualmente registrare.

Il mercato privato offre affitto di sale prove a costi proibitivi e con limitazioni orarie svilenti, inoltre l'attrezzatura e la cura dei servizi di supporto sono spesso scadenti se non del tutto assenti.

L'idea di creare una serie di sale prove che possano essere internamente gestite permette di valorizzare la passione, l'impegno e la creatività. La scommessa è quella di andare oltre alla classica ripartizione oraria settimanale delle varie band per cercare di vivere quello spazio come un laboratorio collettivo costantemente in evoluzione.

Si creerebbero contatti tra musicisti e si offrirebbe così la possibilità di sperimentare esperienze alternative che spesso portano ad interessanti progetti artistici.

Oltretutto il territorio è da anni ricco di esperienze musicali, giovanili e non, che spesso vengono anche promosse con kermesse, ma raramente si possono vedere sale prove comunali a basso costo, anzi le poche presenti sono essenzialmente di tre categorie:

- di tipo commerciale con alti affitti;

- appartenenti a scuole e circoli musicali;

- costruite in luoghi privati come i famigerati garage.

Risulta quindi prioritario l'attuazione di un servizio pubblico di aiuto a chi vuole cimentarsi in questa forma d'arte.

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Blocco Posteriore

Museo d’Arte Laboratori Artistici

Convitto

Ostello

Sale Conferenze / Spazi Espositivi Ristorante

Livello terreno

Blocco Anteriore

Museo di Archeologia Industriale Museo della Memoria

Porta del Parco delle Apuane Centrale Idroelettrica

Blocco Centrale

Teatro - Cinema - Auditorium all’Aperto Sale Prove

Sale Polifunzionali

53. Organigramma complessivo

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Una struttura completa con la sua organizzazione potrebbe permettere inoltre la diffusione della conoscenza delle tecniche specifiche per le esibizioni musicali, di teatro e di ballo, dando la possibilità a chi è interessato di imparare conoscenze specifiche di mixerista, tecnico del suono, addetto alla regia, addetto alle luci...

Quindi offrire l'opportunità di una formazione con possibilità di un futuro reddito nel campo dello spettacolo.

Tutto ciò in considerazione poi del valore aggiunto di avere anche la possibilità di potersi poi esprimere in una struttura in cui ci si è da sempre mossi e “cresciuti”.

5.2.2 L

ABORATORIO

A

RTISTICO

Diversamente pittura e scultura risultano difficilmente inquadrabili in ambiti unitari poiché le loro necessità e bisogni cambiano in base non solo alle dimensioni ma anche in base alle tecniche dell’opera che si vuole realizzare.

D’altro canto emerge l’ esigenza di spazi che permetta di creare liberamente ed esporre le proprie opere, dando così la possibilità ad artisti, emergenti o affermati, ma anche ai principianti di esprimersi.

L’utilizzo dei locali della Filanda come laboratori artistici in cui poter manifestare e confrontare la propria creatività possono risultare un valore aggiunto.

Forno è sempre stato un paese in cui si è sempre rivelato particolarmente fervido l’estro artistico e creativo.

Poiché il progetto della “Fabbrica di cultura” comprende l’inserimento di numerosi spazi espositivi, una proposta e una logica conseguenza potrebbe essere l’istituzione di una vera e propria “Collezione della Filanda”; una raccolta che cresca continuamente e della quale facciano parte opere di artisti che lavorino e operino all’interno dei laboratori stessi del complesso e che poi le trasferiscano negli spazi espositivi una volta finite.

101

(10)

5.3 “F RUIRE C ULTURA

5.3.1 S

ALA

C

ONCERTI

/ T

EATRO

/ C

INEMA

All’interno di un progetto che valuti l’arte come patrimonio collettivo, assume una valenza importante uno spazio dove trasmetterle e condividerle.

Dopo le sale prove, risulta necessario poter continuare ad esprimere la propria arte anche tramite rappresentazioni, manifestazioni e concerti pubblici.

Così facendo, si darebbe da una parte la possibilità ai gruppi emergenti di poter far conoscere la propria musica ad un pubblico più vasto e dall’altra si creerebbe un importante momento di crescita, conoscenza, interazione ed aggregazione tra il pubblico presente al concerto e i gruppi stessi.

Sfruttando gli eventuali proventi che tale attività produce, si contribuirebbe poi al superamento di problemi economici che una tale struttura comporta.

In questo modo si darà luogo ad un punto di ritrovo di sicuro richiamo per tutta la provincia, ma cosa più importante, arricchirà il comune di un valore aggiunto per tutta la popolazione.

La polifunzionalità è il concetto attraverso cui, in tempi più recenti, si è cercato di recuperare queste forme di intrattenimento culturale, riconducendole a una sorta di unità.

La polivalenza funzionale comporta la costruzione di edifici destinati in momenti diversi o anche in contemporanea a proiezioni cinematografiche, rappresentazioni teatrali, spettacoli di cabaret, concerti. Per questo motivo in fase di progettazione particolare attenzione deve essere posta nei riguardi degli ambiti funzionali e delle necessità dei singoli tipi di “rappresentazione”.

Accanto agli spazi strettamente necessari allo svolgimento delle varie forme di spettacolo (scena, regia, camerini, ecc.) dovranno essere inoltre inseriti quelli di accoglienza e di servizio (biglietteria, guardaroba, bar, spazio di ristoro, ecc.) e che dovranno essere in grado di svolgere la propria funzione anche in orari e tempi diversi da quelli della rappresentazione.

5.3.2 S

PAZIO

E

SPOSITIVO

/ M

USEO

Un centro culturale non può definirsi tale se non preveda al suo interno un museo o spazi espositivi; tale esigenza di spazio risulta poi imprescindibile se si considera un progetto come quello della “Fabbrica di cultura” che pone un così

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forte accento sul “fare” cultura.

Il grande volume a disposizione, nonché la presenza di più edifici distinti permette di prevedere più spazi espositivi che possano all’occorrenza funzionare separatamente oppure in sinergia.

Il progetto del comune per il recupero del convitto operaio prevede già al suo interno la creazione di spazi espositivi.

D’altronde la versatilità che gli ampi locali della Filanda possono garantire permette di poter pensare una loro conversione da spazio espositivo a sala conferenze o a presentazioni, lezioni o altro.

5.4 L A “F ABBRICA E IL C ONTESTO

Nel progetto di un centro culturale, qualunque siano le sue dimensioni e le attività cui è destinato, risultano fondamentali i rapporti e le implicazioni che un simile complesso può avere sul contesto territoriale in cui va ad inserirsi; può essere infatti elemento propulsore di dinamiche sociali capaci di stravolgere il luogo in cui va collocarsi, nonché le abitudini e i modi di vivere il “proprio spazio”

delle genti che si relazionano con il nuovo organismo.

Tale processo assume poi esiti e risultati diversi a seconda del punto di vista e dalla distanza da cui è osservato e, più precisamente, delle conseguenze “locali”

o “globali”, a cui il tema della “sostenibilità” ci ha abituato a porre la nostra attenzione.

La questione risulta poi amplificata se si tratta del recupero di un edificio

“importante” come la Filanda di Forno.

Accertati i molteplici aspetti del suo valore essi diventano un ulteriore “dato” al problema.

Più precisamente la storia e le implicazioni sociali che il complesso della Filanda ha avuto nel passato per Forno e per tutto il massese sono spunto importante per lo sviluppo di un progetto che punti alla valorizzazione di ciò che c’è, che c’è stato e che potrebbe esserci.

La Filanda e Forno si trovano inoltre in un particolare contesto ambientale.

Nel suo recente passato la stretta valle del Frigido è stata capace di

“assorbire”, “subire” e “sopravvivere” ai numerosi colpi che l’uomo le ha inferto; il

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cotonificio stesso ma, soprattutto, le escavazioni di marmo e dolomia con le loro più “violente” fasi lavorative (lo scoppio di mine, i ravaneti, le segherie, l’inquinamento causato dagli oli esausti e dalla marmettola, il transito dei camion, ecc.) hanno fortemente minato il suo equilibrio ambientale. Oggi, essendo le attività fortemente diminuite grazie alla volontà e alla lotta degli abitanti del paese, la valle sembra avere raggiunto una nuova stabilità.

In sintesi confermata l’idea di trasformare la Filanda in una “Fabbrica di cultura” risulta necessario definire delle linee guida o delle priorità attraverso cui svilupparne il rapporto con il contesto:

- con Massa - con Forno

- con il “contesto ambientale”

5.5 R APPORTI CON IL C ONTESTO T ERRITORIALE

5.5.1 C

OLLEGAMENTO CON

M

ASSA

C

ITTÀ

Forno si trova a 7 km da Massa, ma il paese può essere raggiunto dalla città per mezzo della sola Via Bassa Tambura che attraversando la stretta valle del fiume Frigido permette, in auto, di compiere la breve distanza in pochi minuti.

Autobus partono regolarmente dal centro città (Largo Matteotti) arrivando proprio fino al cotonificio.

Posto in fondo alla valle il paese soffre una certa penuria di posti auto; non essendo presente lo spazio fisico per poter realizzare altri parcheggi oltre a quelli già realizzati, la maggior parte delle auto viene lasciata lungo Via del Commercio.

Anche per questo motivo nel Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Massa - Carrara, tra gli interventi previsti dal Quadro Progettuale che interessano la viabilità, è presente l’ampliamento e l’adeguamento del tratto di strada, Via Polla, che da Forno porta al cotonificio.

In tale situazione non possono essere tralasciate le implicazioni che può arrecare l’introduzione di un elemento come la “Fabbrica di cultura”. Come risulta evidente analizzando le ipotesi riguardanti le presenze giornaliere, la condizione

“minima”, ma anche quella “media”, può essere facilmente assorbita dal complesso stesso e dalle infrastrutture già presenti, come risulta ampliamente

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54. Studio viabilità Massa - Forno - Filanda

MONTIGNOSO

FORNO

FILANDA TORANO

CASETTE

RESCETO VERGHETO

COLONNATA

SAN CARLO

ALTAGNANA ANTONA CANEVARA

CASTAGNOLA

QUERCETA CINQUALE

RONCHI MIRTETO

SERRAVEZZA MARINADI MASSA

FORTE DEI MARMI MASSA

PIETRASANTA CARRARA

A 12 A 12

MASSA

VIA DEGLI

OLIVETI

VIA MARINA VECCHIA

VIALE R OMA

VIA BASSA

TAMBURA V

IA F OCE

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R EPUBBLICA

VIALEDELLA S TAZIONE

L UNGOMARE

V ESPUCCI S.S.1 AURELIA

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S.1 A URELIA FIUME

FRIGIDO

0.5 1 1.5 2 2.5

KM 0

P

FIUME F

RIGIDO

VIA BASSA

TAMBURA

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VIALE ROMA

VIALE DELLA ST AZIONE VIA MARINA

VECCHIA VIA

AURELIA

P

P P

P

PomarioDucale

Largo Matteotti

Piazza Aranci

Piazza Mercurio

100 200 300 400 500

0 METRI

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dimostrato dalla locale Sagra di Sant’Anna che, nel mese di luglio, ogni sera attira diverse centinaia di persone per oltre una settimana.

Durante i mesi estivi in cui si dovrebbero invece svolgere gli spettacoli all’interno della Filanda (cinema, musica, o teatro) la quantità di auto che convergerebbero verso il paese risulterebbe insostenibile.

All’inizio del Novecento e per oltre trenta anni il cotonificio di Forno era collegato a Massa e a Marina attraverso una tramvia. Costruita per il materiale in arrivo e in uscita dalla Filanda e per quello lapideo delle cave dei vari bacini del Frigido, ben presto fu abilitata anche a trasportare passeggeri.

L’istituzione di un servizio di bus navetta permetterebbe di collegare il centro città con Forno in 10 minuti e senza dover intervenire con nuove infrastrutture.

La corsa potrebbe partire o da Largo Matteoti o dal parcheggio di proprietà della CAT (Consorzio Apuano Trasporti), ex-Pomario Ducale.

Largo Matteotti è lo “storico” centro del trasporto pubblico massese, per anni è stato capolinea delle corse e punto di ritrovo di tutti coloro che usufruivano del servizio pubblico, tanto da essere conosciuto più come “Piazza delle Corriere”

che non con il suo nome ufficiale.

Il parcheggio del Pomario Ducale, posto proprio lungo Via Bassa Tambura, con una superficie di circa 4000 m

2

da solo assicurerebbe l’assorbimento del traffico automobilistico diretto alla filanda per le manifestazioni presenti.

5.5.2 L

A

F

ILANDA

, F

ORNO E IL

“C

ONTESTO

A

MBIENTALE

Se la destinazione è “globale” e con un ampio bacino d’utenza, risulta tuttavia necessario e doveroso creare un forte legame del complesso con il contesto ambientale in cui è inserito e ancor più con Forno. Come è successo in passato, si corre infatti il rischio di rendere la Filanda un elemento estraneo al paese, una struttura autonoma e autoreferenziale che non cerchi un dialogo e un confronto ne con il paese ne tanto meno con l’ambiente che la circonda.

Se, come recitava nel 1985 il manifesto celebrativo in occasione dell’inaugurazione della parte anteriore dopo il restauro, “la Filanda appartiene da oggi alla comunità perché il passato possa entrare nel futuro della città”, essa deve esser, ancor più, data ai fornesi che convivendo con essa da oltre un secolo devono finalmente sentirla “propria”.

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In questo senso si è pensato di creare un legame fisico tra il paese e il centro attraverso un percorso pedonale attrezzato a carattere didattico, artistico e ambientale che si sviluppa all’interno del letto del fiume Frigido; da un lato installazioni artistiche e sculture nel letto del fiume escono dalla “fabbrica di cultura” per raggiungere il paese e dall’altro il percorso offre un’occasione per fornire al paese nuovi spazi e interventi che ne accrescano e ne evidenzino il valore storico e culturale.

Nei terreni del cotonificio, ora praticamente abbandonati, viene poi istituito un

“Giardino della Filanda”, opere esposte all’interno del recinto murario dei vecchi orti del cotonificio permettono di fondere arte e natura, la scultura artificiale e quella naturale del paesaggio e dei picchi rocciosi intorno.

L’intervento sul territorio potrebbe quindi proseguire all’esterno attraverso puntuali interventi di arte ambientale distribuiti lungo i sentieri e le passeggiate che attraversano la valle e le montagne.

5.6 M USEO “E N P LEIN A IR ”:

P ERCORSO D IDATTICO -C ULTURALE ”A RTE E N ATURA E

“G IARDINI DELLA F ILANDA

Il progetto si articola in due parti che, singolarmente, hanno caratteristiche e funzionalità ben distinte, ma che risultano poi riconnesse sia fisicamente che concettualmente attraverso la “Fabbrica”.

La prima parte è un percorso che collega il paese con la Filanda: una passeggiata artistico - ambientale attraverso il letto del fiume Frigido.

Percorso pedonale “protetto e accessibile” e spazio espositivo, ricreativo, e sociale che sottintende una volontà di riavvicinare il paese ad un godimento

“diretto” del fiume.

La seconda parte si configura invece come un vero e proprio museo all’aperto:

un giardino di scultura o un sito d’arte ambientale, comunque un “giardino segreto” che trova una sua collocazione e un ideale sviluppo all’interno dei terreni, delle terrazze e delle selve che sono storicamente racchiusi e delimitati dal muro di cinta del cotonificio.

107

(16)

g

f e

d

c

b

1

55. Fabbrica di Cultura e museo "en plein air": Schema Planimetrico

“Giardini della Filanda”

Alveo del fiume Frigido destinato all’esposizione artistica Area attrezzata alla sosta (Tavoli, Sedute, Cestini, Arredi, ecc.) Percorso attrezzato (Pensiline, Ponti, Sedute, ecc.)

Punti d’accesso al percorso Museo “En Plein Air”:

Percorso Didattico-Culturale “Arte e Natura”

“Giardini Della Filanda”

Canale di Scarico Sotterraneo Canale di Derivazione Sotterraneo Canale di Derivazione

Piazzale

Blocco Posteriore: Laboratori artistici (Pittura e Scultura) Museo d’arte

Blocco Centrale: Teatro - Cinema - Auditorium all’Aperto Biglietteria - Guardaroba

Spazi di Ristoro Sale Prove Musicali Sala Prove Ballo Sale Polifunzionali

(Conferenze, Rappresentazioni, Proiezioni, ecc.)

Convitto: Ostello Ristorante Sale conferenze Spazi espositivi

Blocco Anteriore: Museo di Archeologia Industriale Museo della Memoria

Porta del Parco delle Apuane Centrale Idroelettrica

Complesso Della Filanda: “La Fabbrica Di Cultura”

Lapide del partigiano “Tito”

g

Cascata del canale di derivazione

f

Sorgente del fiume Frigido

e

Pizzo Acuto

d

Ponte dell’Indugio

c

Fontana in memoria dei Caduti

b

Luoghi D’Interesse Luoghi D’Interesse

Cimitero Parcheggio Piazza Spazi Pubblici

Palazzo Operaio Casa Socialista Scuola Chiesa:

Chiesa di San Pietro

1

Edifici D’Interesse Strade carrabili Collegamenti

Legenda 0

Metri

25 50 75 100

108

(17)

5.6.1 A

RTE E

N

ATURA

Arte e paesaggio sono una cosa sola. Nella nozione stessa di paesaggio è da sempre implicata la nota distinzione tra natura durans e natura naturata, ossia formata, e plasmata per essere portata ad un suo ideale compimento utilitario ed estetico dall’intervento dell’uomo.

Ai tempi nostri il paesaggio è già natura come spazio culturale: oggettivazione della natura di una cultura collettiva ed individuale.

La distinzione tra concetto di paesaggio e quello di giardino è poi un ulteriore passaggio. Nel trattato Il paesaggio e l’estetica (1973), Rosario Assunto definisce il giardino “arte-nel-paesaggio”, identificandone dunque la specificità all’interno della più generale categoria dell’”arte-del-paesaggio”. Per chiarire meglio la questione richiama da un lato la celebre definizione kantiana dell’arte come finalità non destinata, e la conseguente discriminazione tra una “bellezza libera”

(pulchritudo vaga) e una “aderente” (pulchritudo adhaerens), per cui: “la sola differenza tra il giardino e il paesaggio in quanto paesaggio culturale consiste in questo: che nel paesaggio è implicita, inerente ad altro, quella intenzionalità esteticamente formatrice che nel giardino è libera ed esplicita in se stessa”

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. D’altro lato egli assegna al giardino il valore e il carattere di poesia, e al paesaggio quello di letteratura.

Nell’ambito di questo rapporto di sostanziale omologia tra arte e paesaggio, e di congruenza e continuità tra paesaggio e giardino, ciò che si è venuto modificando nel corso del tempo sono semmai i “modi della visione”, e cioè gli schemi mentali e le procedure operative attraverso cui le diverse epoche e società hanno rappresentato ed espresso nello spazio di natura una propria idea di artisticità.

Ai diversi salti epistemologici compiuti dall’umanità, dall’antichità ad oggi, hanno corrisposto infatti analoghe rotture e mutamenti nei metodi di rappresentazione dello spazio figurativo. A tal proposito lo storico dell’arte francese Pierre Francastel è giunto a classificare tre differenti e successivi stadi (psicologici ma anche antropologici) della percezione e illustrazione dello spazio:

una fase topologica, una proiettiva, e una prospettica o euclidea.

Attualmente, secondo l’ipotesi del Francastel, l’immagine statica e univoca della spazialità classica sarebbe definitivamente tramontata e si sarebbe al ritorno di una sensibilità affine a quella topologica, corrispondente ad un universo

33 R. Assunto, Il paesaggio e l’estetica, Giannini Editore, Napoli 1973.

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57. My Sky Hole 97-2, Corridor To The Water, Lake Biwa, Otzu Harbor Park, Shiga, Japan (1997) Bukishi Inoue

56. Hakone Open air Museum, Hakone, Japan (1969–2001) Bukishi Inoue (1969-1987), Susumu Shingu (1998-2001)

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“deformabile, fondato su nozioni di vicino e di lontano, di successione e di contiguità, di avvolgimento e continuità, indipendentemente da ogni schema formale e da ogni scala metrica fissa”

34

: tempo e spazio si vanno tramutando in virtualità tecniche o psicologiche, e la parola, la figura, perdono la loro funzionalità sociale, diventano segni vuoti, da ricontestualizzare e ridefinire ogni volta.

Uno dei luoghi dove nel modo più chiaro è possibile leggere tale evoluzione del rapporto storico tra arte e natura è tipicamente nella struttura e nella forma giardino, con il quale natura e campagna hanno da sempre cercato di realizzare l’effetto di una compiuta “integrazione scenica”

35

.

Dagli antichi palazzi orientali, al Rinascimento italiano, fino alle vicende del Movimento Moderno e oltre, attraverso immagini di unità architettonico - paesistica, è possibile ripercorrere tutte le tappe del processo di graduale emancipazione reciproca delle arti.

Se ancora nel Settecento e nell’Ottocento il giardino pittoresco “all’inglese”

poteva infatti essere considerato Gesamtkunstwerk, opera d’arte totale, sintesi armonica di natura, architettura, scultura e pittura

36

, con la “rivoluzione dell’arte moderna”

37

attuata dalle avanguardie storiche del XX secolo, tale unità si dissolve e ciascuna disciplina intraprende la strada di un autonomo sviluppo positivo.

“Questo fenomeno appare particolarmente evidente e sintomatico nel caso della scultura, passata, in un lasso di tempo relativamente breve dallo status di ancella ornamentale dell’architettura, a monumento mimetico - rappresentativo, ad arabesco poetico - espressivo, nomade ed autoreferenziale (con Rodin), a objet-trouvé / ready-made, anonimo e concettuale (con Duchamp), al nichilismo

prelinguistico delle correnti minimal ”

38

.

Tutto ciò ha influito profondamente anche sulla struttura del giardino contemporaneo quale luogo deputato dell’arte-nel-paesaggio; ha poi inciso sulla sua sintassi, per cui il giardino non è più “paesaggio retorico”, sede di un dispiegamento narrativo organico e coerente, ma semmai collage di espressioni

34 P. Francastel, Lo spazio figurativo dal Rinascimento al Cubismo, Einaudi, Torino 1960.

35 G. C. Argan, Giardino e parco, in Enciclopedia Universale dell’Arte, vol. IV, Istituto per la Collaborazione Culturale, Venezia-Roma 1958,.

36 cfr. H. Sedlmayr, Il giardino “all’inglese”, in Perdita del Centro, Rusconi, Milano 1974.

37 cfr. H. Sedlmayr, La rivoluzione dell’arte moderna, Garzanti, Milano 1958.

38 CD Rom Villegiardini - 14 - Arte in giardino. Sculture e installazioni nel verde

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59. Way of Light, Olympic Sculture Park, Seoul, South Korea (1987-1988) Dani Karavan

58. Way to the Hidden Park, Sapporo Sculture Park, Sapporo, Japan (1992-1999) Dani Karavan

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molteplici, frammentarie e giustapposte, accostate e composte dal progettista, e quindi nella coscienza dello spettatore, secondo dinamiche e procedure che ricordano le tecniche del montaggio cinematografico; infine ha segnato il suo significato, non più chiuso e basato su una serie di convenzioni universalmente condivise, ma sempre più libero e lasciato alla lettura e alla soggettiva interpretazione del fruitore.

La casistica istituita qualche anno fa dall’artista americano Robert Irwin per catalogare le diverse opzioni praticate dalla scultura contemporanea nel relazionarsi a un determinato sito o contesto ambientale, rende conto della varietà delle logiche e delle strategie che oggi si confrontano sul campo

39

.

Nella conciso elenco proposto da Irwin vengono individuate, infatti, sculture:

site-dominant, ossia autonome, la cui sistemazione finale è puramente

accidentale rispetto alla loro idea formale; site-adjusted, cioè ideate secondo una personale poetica d’autore ma per un luogo prestabilito; site-specific, quando sono pensate per un contesto particolare e si avvalgono della cooperazione di architetti e paesaggisti; site-conditioned / determined, quando la forma dell’oggetto è subordinata e funzionale ad una visione d’ambiente complessiva, pianificata collettivamente attraverso un concorso di competenze.

Un’ultima categoria introdotta da Irwin, che include in qualche modo tutte le precedenti, riguarda quella che lui chiama Percentual / Phenomenal Art, ovvero un tipo di approccio e di intervento artistico sul paesaggio che tende a coinvolgere e stimolare le facoltà sensoriali degli utenti, quali fattori attivi nel processo creativo e cognitivo dello spazio ambientale.

Tutte queste tecniche, da quelle più vicine ai canoni accademici dell’operare artistico, a quelle più sperimentali e concettualizzanti, guardano al paesaggio perseguendo una logica di marcamento (marking), come a schemi entro cui inscrivere una serie di segni e segnali plastico-visivi, ambigui e multisensoriali.

Si rivolgono essenzialmente al fenomeno della percezione, all’esperienza fisica e psicologica dell’individuo singolo, e così facendo alludono ad una dimensione estetica pura e assoluta che non trova però più legittimazione né in un gusto e in un etica comuni, né in un sistema consolidato di significati e di valori. Ciò che svanisce o si complica è la possibilità di stabilire criteri di giudizio.

Oltrepassando i confini del giardino, luogo per eccellenza dell’arte-nel-

39 cfr. R. Irwin, Being and Circumstace: Notes Toward a Conditional Art, The Lapis Press, Larkspur Landing, California 1985.

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60. Aree di sosta su strade di montagna, Oppland e Sogn og Fjordane, Norway (1995–1998) Jensen & Skodin

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paesaggio, lo sguardo investe il restante paesaggio e il mondo della vita: tutto diventa estetico, niente è più né bello né brutto, e l’arte stessa sparisce.

Può forse valere, allora, anche per il giardino contemporaneo, il consiglio formulato circa un decennio fa da Jean Baudrillard, quando proponeva di

“considerare tutta la nostra arte come un insieme rituale ad uso rituale, senza altra considerazione che la funzione antropologica e senza alcun riferimento ad un giudizio estetico (l’uso mercantile e speculativo, ben inteso, esso fa pure parte del rituale). Visione trans-estetica che può risparmiare molte disillusioni estetiche”

40

.

5.6.2 A

RTE IN

G

IARDINO

Da alcuni decenni a questa parte si stanno moltiplicando in Italia e nel mondo i cosiddetti “parchi di scultura” o i siti di ”arte ambientale”, promossi e gestiti da amministrazioni ed enti pubblici, da collezionisti e fondazioni private, da singoli artisti e istituzioni educative quali musei, università ed accademie.

In concomitanza con l’emergere di una sempre più diffusa e condivisa sensibilità culturale per i temi dell’ambiente e del paesaggio, va aumentando anche il numero di coloro che riscoprono il piacere di creare e fruire l’arte all’aria aperta, lontano dal vuoto spirito e dalla ritualità inamidata e polverosa delle sale museali.

Nel 1984 in Music in Stone: Great Sculpture Gardens in the World, George Foy divideva il campo dell’offerta in quattro categorie principali, ovvero: le “collezioni open-air”, come lo Storm King Art Center di Mounterville (New York) e la Fattoria

di Celle in Toscana; i “musei-giardino”, come l’Hirshhorn Sculpture Garden a Washington e il Kröller-Muller Museum di Otterlo, in Olanda; i “parchi aristocratici”, quali, ad esempio, Versailles in Francia e Schwetzingen (Mannhein)

in Germania; e, infine , i “siti archeologico-culturali”, come l’Isola di Pasqua, nel Sud Pacifico e Stonehenge.

Attualmente il panorama si è ulteriormente ampliato e articolato con formule, proposte e strategie espositive originali, che fanno tuttavia riferimento a due distinti modelli e tradizioni variamente intrecciati e accordati: l’uno più antico, basato sulla mimesis e sulla rappresentazione oggettuale, l’altro, più recente, legato alla fenomenologia dell’arte concettuale contemporanea.

40 J. Baudrillard, La sparizione dell’arte, Giancarlo Politi Editore, Milano 1998.

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Da un lato c’è tutta la storia millenaria della scultura occidentale che è forma d’arte concepita e prodotta per lo spazio aperto della città o della natura, in associazione con l’architettura o in veste autonoma. Basti pensare ai ricchissimi repertori di opere che accompagnano e segnano lo sviluppo del giardino europeo dai tempi dei Romani al Rinascimento, al Manierismo, al Barocco, fino ai parchi pittoreschi “all’inglese”, oppure alle prime raccolte antiquarie cinquecentesche, come quella di Medici a Firenze o di Papa Innocenzo VIII presso il Padiglione Belvedere, esposte en plein air nella cornice esclusiva di logge, cortili e giardini di ville e palazzi.

Dall’altro, c’è il decorso critico e moderno della cosiddetta “arte ambientale”, a partire dagli anni sessanta del Novecento, che per scelta ideologica rifugge dalle convenzioni della scultura classica e dall’art pour art, e si propone di intervenire direttamente sul e nel paesaggio, trasformando in gesti e tracce anche effimeri e deperibili, l’esperienza performativa dell’artista nella natura.

Oscillanti tra questi differenti indirizzi, gli attuali parchi-museo sono quindi il prodotto di filosofie molteplici e di progetti culturali eterogenei; dalla tipologia relativamente tradizionale della collezione di sculture outdoor, dove spesso il problema si riduce all’ordinamento, allestimento e ambientamento nel paesaggio di “pezzi” d’autore conclusi in se stessi e avulsi da un qualsiasi scenario di riferimento, al modello del giardino monografico e antologico, creazione ed espressione della poetica di un unico artista, fino all’inserimento di una serie di opere d’arte ambientale complesse all’interno di un territorio anche vasto, che le opere stesse costituiscono però in unità.

Il ventaglio di iniziative e realizzazioni temporanee o permanenti è ampio e assortito, e offre uno spaccato dei criteri e delle tendenze attraverso i quali si reinventa il rapporto arte - natura all’interno del giardino contemporaneo;

modalità sintattiche, procedure compositive e finalità pratico-estetiche che da un lato rivelano un intatto legame di continuità rispetto al passato,mentre dall’altro dimostrano di aver pienamente compreso e acquisito le nuove istanze e prospettive di ricerca inaugurate dalle riflessioni e dal lavoro dei Land ed Enviromentals artists.

Ipotesi di ricerca che non si limitano a riscattare il giardino da una spenta e stantia dimensione museale, ma ne rilanciano il significato e l’interesse individuandolo come uno dei laboratori più vitali e delle frontiere più avanzate dell’odierna avanguardia artistica.

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5.6.3 P

ERCORSO

D

IDATTICO

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ULTURALE

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ATURA

Il progetto si sviluppa, entro l’alveo del fiume Frigido, attraverso la definizione e la progettazione “ a layer” di più livelli topologici; le singole parti devono avere come obiettivo quello di ordinare il paesaggio aggiungendo elementi che svelino le opere esposte, le geometrie della natura e il rapporto dialettico tra arte e natura.

Lo stesso letto del fiume già da solo offre numerosi occasioni per ammirare

“sculture”. I grandi massi di marmo hanno assunto e hanno modellato le ripide pareti rocciose in forme spettacolari. Il progetto si configura quindi come un tentativo di “ordinare” il rapporto tra paesaggio e opera d’arte , ma comunque aggiungendo elementi che svelino le geometrie della natura.

L’articolazione dei livelli si basa oltre che sulla funzione attribuita ad ogni

“layer” anche sulla modalità di realizzazione pratica della singola parte dell’intervento:

1. Tracciamento e definizione del percorso che, unendo i punti d’interesse e gli interventi locali, deve mantenere un carattere di unicità e identificabilità; per le particolari condizioni in cui deve essere realizzato, oltre a garantire sicurezza e accessibilità per chi lo utilizzerà, il tracciato deve essere realizzato con elementi seriali e di facile trasporto e montaggio da parte degli addetti alla costruzione.

2. Punti d’ingresso distribuiti lungo il percorso permettono di accedere e di abbandonare il percorso; vari accessi sono distribuiti all’interno del paese, altri lungo il tratto di strada che conduce al cotonificio, mentre l’ estremità è posta alla confluenza del fiume Frigido e del fiume Secco, proprio sotto la “Fabbrica di cultura”.

3. Interventi locali (punti di fermata) determinati, dal punto di vista geometrico, dal singolo sito e quindi irripetibili (pavimentazione delle aree di sosta, parapetti, disegno planimetrico, ecc.); questo tipo di intervento presenta un’ampia tolleranza geometrica e consente scelte formali libere senza pregiudizio per la funzionalità.

4. Oggetti generici che possono essere prodotti in serie e utilizzati in spazi diversi; la geometria di questi oggetti dipende dalla funzione e quindi la gamma

della tolleranza si riduce (arredi, parapetti, spazi di riposo ecc.); questi oggetti non dipendono dal sito e possono essere collocati liberamente, nel complesso rappresentano quindi un catalogo di elementi da utilizzare per soddisfare ogni esigenza.

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61. Percorso didattico - ambientale: schema a layer e simulazioni fotografiche

1 2

3 4

1 4

2 3

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5.6.4 “G

IARDINI DELLA

F

ILANDA

I “Giardini della Filanda” hanno come obiettivo conciliare la divulgazione artistica con la conservazione e il recupero del contesto “artificiale” e dell’habitat

“naturale” in cui le opere si vanno ad inserire.

Lo spazio destinato all’esposizione si distribuisce su un terreno di poco più di 7.000 m

2

, ma che si rapporta direttamente con un paesaggio semi-incolto, vario e ricco di sorprese, fatto di terrazze e piane, boschi, selve e prati, corsi d’acqua e picchi rocciosi.

All’interno del muro di cinta del cotonificio, tra gli alberi e le selve, un percorso di visita, come una passeggiata in montagna, permette di ammirare le opere,

“artistiche” e “naturali”, da punti di osservazione differenti.

Anni di abbandono hanno trasformato l’ordinato terreno del cotonificio in un ambiente inospitale, cupo e selvaggio; i rovi hanno cancellato i vecchi sentieri,coperto i muretti a secco, invaso e soffocato il sottobosco dei molti alberi cresciuti spontaneamente.

La riutilizzazione dei terreni secondo modalità che possano rispondere a nuove istanze “culturali”, “ambientali” e “sociali” rientra nell’ottica del recupero

“completo” dell’ Ex-Cotonificio Ligure; ripristino e creazione, messa in sicurezza e accessibilità dei sentieri, pulitura delle piane, dei boschi e delle selve, disposizione dell’arredo urbano e delle opere “artistiche”.

L’installazione di opere può rappresentare quindi un’occasione e un contributo per il recupero di quella ”cultura del bosco” che fino a pochi decenni fa era molto importante per i paesi della montagna, ma che sta ora via via scomparendo.

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62. “Giardini delle Filanda”

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