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P OLICY B RIEF | n. 2 settembre 2017
E SITI DELL ' ISTRUZIONE TERZIARIA SUL MERCATO DEL LAVORO Negli ultimi anni si è diffusa in Italia la convinzione secondo cui, ai fini dell’ingresso nel mondo del lavoro, “studiare non serve”, e in
particolare non serve laurearsi: eppure la ricerca dell’Inapp dimostra il contrario. L’investimento in istruzione migliora infatti le prospettive occupazionali dei giovani (20-34 anni) in ingresso nel mercato del lavoro, e questo è vero a prescindere dall’ambito disciplinare del titolo di studio.
Premessa
Negli ultimi anni l’Italia è stata colpita duramente dalla crisi economica e finanziaria. Tra il 2008 e il 2014 la disoccupazione è cresciuta di quasi 6 punti percentuali. È noto come la recessione abbia colpito soprattutto le fasce più giovani della popolazione attiva, con un livello della disoccupazione giovanile che nel 2014 ha superato il 40%, una quota quasi doppia rispetto a quella registrata nel 2008. Negli ultimi due anni tali tendenze si sono attenuate fino a veder ridurre il tasso di disoccupazione giovanile di circa 8 punti percentuali.
L'uscita dalla fase recessiva è stata accompagnata in Italia da un robusto incremento dell'occupazione, tornata nel luglio del 2017 ai livelli pre-crisi del 2008 1 , sostenuta anche dagli incentivi alle assunzioni e dalle modifiche ai contratti di lavoro introdotti nel 2015 2 . L'incremento dell'occupazione ha interessato anche la componente giovanile della popolazione, che ha visto ridurre sensibilmente il tasso di disoccupazione. Tale elemento ha implicazioni importanti per i livelli di competitività dell'intero sistema economico, dal momento che un elevato flusso di ingresso di giovani nell'occupazione consente di introdurre competenze innovative nel sistema produttivo e incrementare i livelli di efficienza e produttività. Il nostro paese è caratterizzato da una bassa incidenza di occupati con istruzione terziaria rispetto ai principali competitors europei (nel 2016 la quota di laureati sul totale degli occupati era pari in Italia al 21,3% contro il 28,9%
della Germania e il 39,6% della Francia 3 ). Parallelamente il premio retributivo associato all'istruzione terziaria è stato in Italia più basso rispetto ad altri paesi europei, con l'effetto di
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Istat, Comunicato Occupati e disoccupati, agosto 2017.
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Legge n. 190 del 2014 art. 1; decreto legislativo n. 23 del 2015. Sull'effetto delle riforme vedi M. Centra e V. Gualtieri, Incentivi al lavoro permanente e contratto a tutele crescenti, Sinappsi 1, 2017.
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Fonte: Eurostat, 2016.
di
Marco Centra e
Andrea Ricci
(Inapp)
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limitare l'incentivo all'investimento in capitale umano da parte dei lavoratori, perché ritenuto non remunerato a sufficienza dalla domanda espressa dal sistema produttivo 4 .
I problemi che caratterizzano il processo di transizione scuola lavoro, tuttavia, non riguardano solo fenomeni di tipo congiunturale o difficoltà frizionali di assorbimento dell’offerta di lavoro da parte del sistema delle imprese. Vi sono altri elementi da considerare, alcuni dei quali chiamano in causa l’operare di possibili squilibri strutturali tra domanda e offerta di conoscenze e competenze professionali, ovvero l’esistenza di un disallineamento tra la “qualità” di capitale umano posseduto dalle giovani generazioni e la natura delle mansioni e abilità lavorative richieste dal tessuto produttivo (INAPP, vari lavori).
Sotto questo aspetto, è opportuno sottolineare che non solo l’entità dell’investimento in istruzione ma anche l’ambito disciplinare seguito durante il percorso di studi gioca un ruolo essenziale nel condizionare le prospettive occupazionali dei giovani, poiché influenza la loro capacità di adattarsi all’uso delle nuove tecnologie e ai continui cambiamenti organizzativi delle aziende che richiedono manodopera. Sulla base di queste considerazioni, l’obiettivo di questa nota è studiare la relazione che lega gli ambiti disciplinari dei percorsi formativi con la probabilità di trovare lavoro nella popolazione di età compresa tra i 20 e i 34 anni. A tal fine sono stati utilizzati i dati (2016) della Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro (ISTAT, FDL) e le informazioni provenienti dall’Indagine sulle transizioni scuola lavoro condotta dall’INAPP nel corso del 2014.
Evidenze empiriche nel 2016
La prima analisi è finalizzata a verificare il premio dell'istruzione terziaria, in termini di maggiore probabilità di ingresso nell'occupazione, rispetto agli altri titoli di studio. L'istruzione continua ad essere un investimento remunerativo, sia in termini di maggiori opportunità occupazionali che in termini retributivi: un titolo di studio terziario comporta maggiori probabilità di ingresso nell'occupazione e, nel medio periodo, livelli retributivi più elevati 5 . La ripresa occupazionale dell'ultimo triennio ha confermato le maggiori opportunità di ingresso nell'occupazione per i giovani laureati.
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Andrea Ricci, (a cura di), Istruzione, formazione e mercato del lavoro: i rendimenti del capitale umano in Italia, I libri del Fondo sociale europeo n. 153, Isfol, 2011.
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L'Appendice A riporta le tabelle relative ai dati raffigurati in questa sezione.
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Figura 1 - Tasso di occupazione secondo il titolo di studio, anno 2016. Popolazione in età compresa tra 20 e 34 anni (esclusi gli studenti)
Nel 2016 il tasso di occupazione nella popolazione in età compresa tra 20 e 34 anni 6 è sistematicamente crescente con il livello di istruzione, con l'unica eccezione della qualifica professionale; l'istruzione terziaria è associata a livelli occupazionali strutturalmente superiori alla media (Figura 1).
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Dalla popolazione di riferimento sul quale è stato calcolato il tasso di occupazione sono stati esclusi gli studenti. Tale accorgimento si è reso necessario al fine di comparare correttamente gli indicatori per i diversi livelli di istruzione, dal momento che alcuni titoli di studio comportano sistematicamente il proseguimento degli studi (istruzione secondaria superiore, diploma universitario e laurea di primo livello) mentre altri consentono uno sbocco immediato nel mercato del lavoro (qualifica professionale, alcune discipline della laurea magistrale).
0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 100,0
Nessun titolo, licenza elementare
Licenza media Qualifica professionale (di 2-3 anni)
Istruzione secondaria superiore (4-5 anni)
Diploma universitario, laurea primo livello
Laurea specialistica/magistrale, vecchio ord., ciclo unico
Totale
F1. Fonte: elaborazioni INAPP su dati Istat Fdl, 2016
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Figura 2 - Tasso di disoccupazione secondo il genere e il titolo di studio, anno 2016. Popolazione in età compresa tra 20 e 34 anni
Anche il livello della disoccupazione presenta un miglioramento sistematico della condizione al crescere del titolo di studio, confermando, nell'analisi di genere, la maggiore criticità della componente femminile (Figura 2).
0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 50,0
Nessun titolo, licenza elementare
Licenza media Qualifica professionale (di 2-3 anni)
Istruzione secondaria superiore (4-5 anni)
Diploma universitario, laurea primo livello
Laurea specialistica/magistrale, vecchio ord., ciclo unico
Totale
Maschi Femmine
F2. Fonte: elaborazioni INAPP su dati Istat Fdl, 2016
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Figura 3 - Tasso di occupazione secondo la disciplina, anno 2016. Popolazione con istruzione terziaria in età compresa tra 20 e 34 anni
L'analisi secondo la disciplina di laurea 7 (Figura 3) mostra i livelli più alti di occupabilità per le lauree comprese nella scienze della salute e le lauree ingegneristiche, seguite dalle scienze economiche; più bassi della media i livelli occupazionali per le scienze umanistiche e le scienze sociali.
7
Per la classificazione delle classi disciplinari vedi Appendice B.
0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 100,0
Belle arti, musica, scienze umanistiche
Giurisprudenza Medicina, farmacia, salute
Scienze sociali Ingegneria Scienze economiche
Scienze chimiche, fisiche, matematiche
Architettura, urbanistica, servizi, ambiente
Totale
F3. Fonte: elaborazioni INAPP su dati Istat Fdl, 2016
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Figura 4 - Tasso di disoccupazione secondo il genere e la disciplina, anno 2016. Popolazione con istruzione terziaria in età compresa tra 20 e 34 anni
I livelli di disoccupazione più bassi si registrano per la componente maschile della forza lavoro in possesso di lauree ingegneristiche (Figura 4), seguite dalle lauree comprese nelle scienze della salute e nelle scienze economiche.
0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0
Belle arti, musica, scienze umanistiche
Giurisprudenza Medicina, farmacia, salute
Scienze sociali Ingegneria Scienze economiche
Scienze chimiche, fisiche, matematiche
Architettura, urbanistica, servizi, ambiente
Totale
Maschi Femmine
F4. Fonte: elaborazioni INAPP su dati Istat Fdl, 2016
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Figura 5 - Tasso di occupazione secondo il livello del titolo universitario, anno 2016. Popolazione con istruzione terziaria in età compresa tra 20 e 34 anni (esclusi gli studenti)
L'analisi secondo il livello di laurea (Figura 5) conferma il premio elevato in termini di occupabilità associato ai titoli post-laurea (master di secondo livello e dottorato), che aumentano il tasso di occupazione di 10 punti percentuali, portandolo su livelli superiori all'80%. Simile l'effetto sulla disoccupazione, che presenta, per la popolazione maschile attiva in possesso di titolo post-laurea, un livello pari alla metà rispetto alla media del valore registrato per la popolazione nella classe di età considerata (Figura 6). La componente femminile conferma la maggiori difficoltà rispetto agli uomini nel trovare occupazione, in particolare nei livelli più elevati di istruzione.
0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 100,0
Diploma, laurea primo livello Laurea specialistica/magistrale, vecchio ord., ciclo unico
Postlaurea Totale
F5. Fonte: elaborazioni INAPP su dati Istat Fdl, 2016
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Figura 6 - Tasso di disoccupazione secondo il tipo di laurea, anno 2016. Popolazione con istruzione terziaria in età compresa tra 20 e 34 anni
L'analisi dei flussi delle transizioni e delle permanenze nelle diverse condizioni occupazionali ha consentito di studiare aspetti specifici della mobilità nel mercato lavoro, misurando la propensione delle diverse discipline di laurea a favorire l'ingresso e la permanenza nell'occupazione 8 .
Tra il 2015 e il 2016 le lauree comprese nella classe ingegneristica registrano le maggiori probabilità di transizione da condizione di non occupazione 9 verso l'occupazione (Figura 7), seguite dalle scienze economiche e dalla classe che comprende architettura, scienze urbanistiche e ambientali. Occorre precisare che le differenze registrate tra le diverse classi sono in parte dovute a caratteristiche specifiche di alcuni corsi di studio: ad esempio la laurea in medicina è spesso seguita dal periodo di specializzazione e, poiché nell'analisi non sono stati considerati coloro che nel 2016 sono rimasti nella condizione di studente specializzando, il tasso di transizione è calcolato sulla sola popolazione di coloro che non hanno proseguito il corso di studi, verosimilmente una
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La analisi di flusso sono state condotte sulla popolazione in età compresa tra 25 e 29 anni, una fascia di età diversa rispetto alle analisi esposte in precedenza; tale scelta è motivata dalla necessità di cogliere in misura più precisa la fase di transizione dalla conclusione degli studi all'occupazione. I tassi sono stati calcolati escludendo la popolazione rimasta nella condizione di studente nel 2016. Le analisi sono state condotte sul Panel INAPP costruito sui dati della Rilevazione continua delle forze di lavoro dell'Istat;
per la metodologia si veda Centra, Rustichelli, Discenza (2001), Strumenti per le analisi di flusso nel mercato del lavoro. Una procedura per la ricostruzione della struttura longitudinale della rilevazione trimestrale Istat sulle forze di lavoro, "Monografie sul mercato del lavoro e le politiche per l’impiego", n. 2/2001, Isfol – Research paper (mdl)-2/01.
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Sono state considerate congiuntamente le condizioni di disoccupazione e inattività.
0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0
Diploma, laurea primo livello Laurea specialistica/magistrale, vecchio ord., ciclo unico
Postlaurea Totale
Maschi Femmine
F6. Fonte: elaborazioni INAPP su dati Istat Fdl, 2016
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popolazione con caratteristiche molto particolari. Al medesimo fenomeno è dovuta la bassa probabilità di transizione verso l'occupazione dei laureati in scienze giuridiche, una buona parte dei quali è verosimilmente impegnata, nel triennio successivo al conseguimento del titolo, nel tirocinio obbligatorio (che non è classificato come occupazione).
Figura 7 - Tasso di transizione nell'occupazione tra il 2015 e il 2016 secondo la disciplina. Popolazione con istruzione terziaria in età compresa tra 25 e 29 anni (esclusi gli studenti nel 2016)
I tassi di permanenza nell'occupazione tra il 2015 e il 2016 (Figura 8) confermano il più elevato livello di occupabilità delle lauree ingegneristiche, delle scienze della salute e delle scienze economiche, registrando i livelli più bassi per le scienze sociali e per le scienze chimiche, fisiche e matematiche 10 .
Parallelamente, il tasso di permanenza in una condizione di non occupazione (Figura 9) raggiunge il livello più elevato per la laurea in giurisprudenza, motivato, come già accennato, al tirocinio obbligatorio nei tre anni successivi al conseguimento del titolo, e il livello più basso per le lauree ingegneristiche.
10
La permanenza nell'occupazione riguarda la condizione di essere occupato in entrambi gli anni, non quella di mantenere lo stesso rapporto di lavoro.
0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0
Belle arti, musica, scienze umanistiche
Giurisprudenza Medicina, farmacia, salute
Scienze sociali Ingegneria Scienze economiche
Scienze chimiche, fisiche, matematiche
Architettura, urbanistica, servizi, ambiente
Totale
F7. Fonte: elaborazioni INAPP su dati Istat Fdl, 2015-2016
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Figura 8 - Tasso di permanenza nell'occupazione tra il 2015 e il 2016 secondo la disciplina. Popolazione con istruzione terziaria in età compresa tra 25 e 29 anni (esclusi gli studenti nel 2016)
Figura 9 -Tasso di permanenza in condizione non occupazionale tra il 2015 e il 2016 secondo la disciplina.
Popolazione con istruzione terziaria in età compresa tra 25 e 29 anni (esclusi gli studenti nel 2016)
80,0 82,0 84,0 86,0 88,0 90,0 92,0 94,0 96,0 98,0 100,0
Belle arti, musica, scienze umanistiche
Giurisprudenza Medicina, farmacia, salute
Scienze sociali Ingegneria Scienze economiche
Scienze chimiche, fisiche, matematiche
Architettura, urbanistica, servizi, ambiente
Totale
F8. Fonte: elaborazioni INAPP su dati Istat Fdl, 2015-2016
0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 100,0
Belle arti, musica, scienze umanistiche
Giurisprudenza Medicina, farmacia, salute
Scienze sociali Ingegneria Scienze economiche
Scienze chimiche, fisiche, matematiche
Architettura, urbanistica, servizi, ambiente
Totale
F9. Fonte: elaborazioni INAPP su dati Istat Fdl, 2015-2016
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Un approfondimento: evidenze sulla Transizione Scuola-Lavoro
Le evidenze precedenti possono essere ulteriormente approfondite dalle analisi condotte sulla base dei dati dell’Indagine sulle Transizione Scuola-Lavoro (TSL) condotta dall’INAPP nel 2014 11 . In particolare, le informazioni contenute del dataset TSL permette di collegare la condizione occupazionale dei giovani ad una serie di variabili che non si limitano a descrivere il livello e il percorso di istruzione, ma riguardano un insieme ampio di caratteristiche personali e demografiche che possono influenzare il processo di inserimento lavorativo. In questo contesto è possibile quindi sviluppare un semplice modello di regressione che permetta di verificare se e in che misura il livello e il percorso di studio condiziona la probabilità di trovare un occupazione, tendendo in esplicita considerazione informazioni sulle caratteristiche individuali e sul background familiare che possono influenzare la fase di transizione scuola lavoro 12 .
La tabella 1 riporta la stima Probit degli effetti medi marginali associati ad alcune di queste variabili, sia per il campione totale sia distinguendo l’analisi per genere.
Per quanto riguarda il campione totale, il primo risultato da sottolineare riguarda il fatto che l’impatto del percorso scolastico sulle probabilità di inserimento lavorativo varia in modo significativo in base al livello di istruzione. Rispetto ai diplomati di scuola media inferiore, assunti in tutta l'analisi quale categoria di riferimento, per i diplomati di scuola media superiore le materie tecniche offrono chances occupazionali (+22%) significativamente maggiori rispetto al liceo (+11%) e ad un percorso magistrale (+14%) o professionale (18%). Per le lauree triennali, invece, l’indirizzo umanistico (+32%) offre i medesimi vantaggi rispetto a quello scientifico (+32%) i quali sono peraltro superiori a quelli garantiti dalle materie professionali (+30%). Per ciò che concerne la laurea magistrale, le prospettive occupazionali dei laureati in materie scientifiche (+37%) sono superiori a quelle rilevate per lauree con indirizzo professionale (+34%) e umanistico (+33%). Il conseguimento di un titolo post laurea (master e dottorato) è associato a una maggiore occupabilità rispetto anche al possesso della laurea magistrale, e questo vale indipendentemente
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L'indagine è condotta su un campione rappresentativo di oltre 45.000 individui, di età compresa tra i 20 e i 34 anni, composto per circa il 40% da studenti. La numerosità del campione si riduce a circa 28.000 osservazioni nel caso in cui siano selezionati solo gli individui che hanno completato il proprio percorso scolastico e universitario.
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