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Una copia € 1,20. Abbonamento annuo € 45. Direzione ☎ 0373 256350 via Goldaniga 2/a CREMA. ISSN 2531-9647 POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46). ART. 1, COMMA 1 LOM/CR/1458. GIORNALE LOCALE ROC

S

i conferma per la quarta settimana conse- cutiva un peggioramento nel livello gene- rale del rischio. Aumenta il numero di Regio- ni classificate a rischio alto (da una a cinque:

Abruzzo, Lombardia, Marche, Piemonte, Umbria) mentre diminuisce il numero di quel- le classificate a rischio moderato o basso: a rilevarlo è la bozza del monitoraggio settima- nale Iss-ministero della Salute.

Per cui Lombardia, Piemonte e Marche po- trebbero passare dal giallo all’arancione da lu- nedì 1° marzo. La Basilicata potrebbe passare in rosso: è quanto potrebbe accadere, secondo quanto si apprende, alla luce dei dati esami- nati dalla cabina di regia che confluiranno nel monitoraggio che è stato presentato ieri men- tre andavamo in stampa.

Da parte sua il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha firmato mar- tedì 23 febbraio un’ordinanza relativamente a Misure urgenti per la prevenzione e gestione dell’e- mergenza epidemiologica da Covid-19 con fascia arancione rafforzata.

Tutta la provincia di Brescia, sette Comuni della provincia di Bergamo (Viadanica, Pre- dore, Sarnico, Villongo, Calepio, Credaro e Gandosso) e anche Soncino sono entrati in questa fascia che prevede, oltre alle consuete restrizioni che caratterizzano questa fascia di

colore, anche la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, il divieto di recarsi nel- le seconde case, l’obbligo dell’utilizzo dello smartworking dove possibile e la chiusura delle attività universitarie in presenza. Il cen- tro cremonese e quelli bergamaschi sono stati comunque inseriti come cuscinetto di conte- nimento del virus.

Intanto continua la campagna vaccinale.

Il presidente della Lombardia Fontana ha affermato che “si sta cercando di variare il progetto iniziale del piano di somministra- zione andando a coprire maggiormente le zone che in questi giorni sono le più colpite dall’infezione. Stiamo parlando di Bergamo e Brescia. Questo è ciò che faremo. È chiaro che per consentire questa operazione, serve che ci venga inviato un maggior contingente vaccinale”.

Anche Soncino dunque, ‘arancione raf- forzato’, ha accolto ieri mattina l’apertura del centro vaccinazioni antiCovid allestito in tempi rapidi presso la ex Filanda da Co- mune, Ats e Protezione Civile. Un punto di riferimento per il paese e per il territorio (nel quale sarà vaccinata anche la fascia 60- 79 anni residente in paese, accanto agli over ottanta del Cremasco-Cremonese), ben orga- nizzato e perfettamente gestito, tra l’altro con

una rincuorante veduta sulla splendida Rocca Sforzesca. Polizia Locale, Protezione Civile, Croce Verde Soncino e infermieri e operatori dell’Asst di Crema fanno quadrato riuscendo a coniugare sicurezza e massima professiona- lità con cortesia e modi rassicuranti e garbati.

L’ingresso verso l’hub, ricavato nella ex

‘Meroni’ con il posizionamento di pannelli che hanno creato vere e proprie postazioni separate per la somministrazione del vaccino, avviene da via Cattaneo. Con l’auto si può arrivare davanti alla zona triage (dove viene misurata la temperatura e avviene l’igieniz- zazione delle mani) e all’ingresso della strut- tura. La presenza del personale in uniforme, camice e divisa è esemplare, così come l’at- tenzione verso i pazienti. Vi è anche la pos- sibilità di ricevere la somministrazione del vaccino in auto, laddove vi siano situazioni di scarsa mobilità.

Al termine della vaccinazione, lungo un percorso separato rispetto a quello d’acces- so, si torna alle auto e ci si allontana costeg- giando la Filanda e lasciandosi la Rocca alle spalle, senza creare situazioni di ingorgo alla circolazione veicolare. Che dire, Soncino si è rivelato proprio un esempio di efficienza.

(altro articolo su vaccinazione a Crema e nel Cremasco a pagina 10)

www.ilnuovotorrazzo.it

SETTIMANALE CATTOLICO CREMASCO

D’INFORMAZIONE FONDATO NEL 1926

Africa

L’

uccisione dell’ambasciatore Attanasio, del carabi- niere di scorta Iacovacci e dell’autista Milambo, ci spingono a dare uno sguardo all’Africa di oggi, conti- nente in subbuglio. Un complesso di 54 Stati e oltre un miliardo di abitanti, travagliato da fame e guerre, ma che potrebbe avere un florido futuro.

La fame innanzitutto. In Africa continua a crescere.

Le persone interessate sono 257 milioni, cioè un abi- tante su 5. Attualmente, Burkina Faso, Nigeria nordo- rientale e Sud Sudan rischiano di incorrere in pesanti carestie. Lo denunciano le Nazioni Unite. Preoccupa anche la Repubblica Democratica del Congo, dove è av- venuto l’attentato al nostro ambasciatore: 21,8 milioni di persone che soffrono di insicurezza alimentare acuta.

Dopo la fame, le guerre. 281 le milizie-guerrigliere, gruppi terroristi-separatisti-anarchici che destabiliz- zano il Continente. I punti caldi sono l’Egitto (guerra contro lo Stato Islamico), la Libia (guerra civile); il centro-Africa: Burkina Faso, Niger, Mali, Nigeria, Re- pubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo (guerra contro i terroristi islamici); quindi la So- malia (contro gli islamici di al-Shabaab), Sudan (guer- ra contro i ribelli nel Darfur), Sud Sudan (scontri con i ribelli) e il Mozambico (scontri con ribelli Renamo).

C’è poi lo sfruttamento, grazie a un neo-colonialismo imperante. Le attività svolte negli ultimi decenni dalle multinazionali hanno avuto un impatto particolarmen- te negativo sul continente. Leader ne è la Cina. Con una politica fatta di prestiti a tassi bassissimi con il fine di conquistare tutti i settori strategici e i ricchi giacimenti di risorse naturali, il Dragone cinese sta occupando l’in- tero continente, sventrato per l’estrazione di diamanti e oro: gigantesche miniere cinesi pullulano di nuovi schiavi africani che estraggono minerali preziosi in con- dizioni disperate. Amnesty International ha segnalato la presenza di oltre 40 mila minorenni, a partire dai sette anni, che lavorano per 12 ore al giorno a 2 dollari per datori di lavoro cinesi.

Ma vi sono in Africa anche elementi molto positivi che possono far sperare in un cambio di rotta. Come nel 2019, nel 2020 è l’Africa il continente con i Paesi che hanno registrato la più robusta crescita economica annuale. Il risultato di queste performance si riverbera sul tasso medio di crescita di tutto il continente, che do- vrebbe attestarsi al 3,8%. Le Nazioni leader: Sud Sudan e il Ruanda il cui Pil cresce di circa l’8%. Infine l’Afri- ca vanta 46.200 miliardi di dollari di risorse minerarie.

Con il 12% di questa incredibile somma potrebbe finan- ziare tutte le infrastrutture di cui ha bisogno.

Lombardia zona arancione?

A Soncino aperto il nuovo efficiente hub sanitario Covid

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ANNIVERSARIO

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1926-2021 O

Soncino:

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(il modulo è scaricabile dal nostro sito: www.ilnuovotorrazzo.it).

Ogni singola fotografia dovrà essere corredata con nome e cognome del papà e con una breve frase augurale.

Verranno pubblicate gratuitamente in pagine speciali sabato 13 marzo

19 marzo

Doppia riunione

“in presenza”

in Sala Ostaggi

Nuovi tesori emergono nel santuario

moscazzanese

Sale aperte lunedì anche a Crema e nel territorio

Fronde di memoria 205 arbusti per le vittime Covid

Bilancio, sì

a maggioranza Madonna

dei Prati Facciamo luce

sul teatro! Caravaggio a ricordo

pag. 8-9 pag. 31 pag. 17

e 41 pag. 36

SABATO 27 FEBBRAIO 2021

ANNO 96 - N. 8

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DALL ’ ITALIA E DAL MONDO

27 FEBBRAIO 2021SABATO

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Cessione ecobonus condomini

Simecom Luce Gas Servizi presenta la sua nuova proposta

La società presente da oltre 70 anni nel mondo dell’energia, si lancia in un nuovo progetto dal nome Simecom Start and Go, che offre ristrut- turazioni condominiali a costo zero.

Ma come è possibile?

Stefano Guazzo Direttore Commerciale Sime- com, ha le idee chiare “È molto Semplice, la società acquista dal condomino tutto il credi- to d’imposta, raccoglie la sua idea di massima efficienza della struttura condominiale e ne valuta la fattibilità dal punto di vista finanzia- rio. Attraverso la cessione del credito a SIME- COM, l’operazione diventa totalmente a costo ZERO per il condominio.”

Una nuova idea, quella dell’azienda italiana, che trova la sua realizzazione nel progetto Si- mecom Start&GO, dando risposta ad una for- te esigenza di mercato.

“Non è facile crescere in un periodo così in- certo e in continua variazione, ma stiamo fa- cendo grandi passi per venire incontro alle

esigenze dei nostri clienti e dell’ambiente. Ab- biamo ricevuto tantissime richieste da parte degli amministratori di condominio nostri partner. Le piccole e grandi realtà di ammi- nistrazione condominiale, infatti, si trovano a fare i conti con i limiti in termini di tempo e di valutazione efficace di alcune opportunità offerte dal mercato, spesso rimaste inespresse.”

Dal 1° luglio 2020, per gli interventi di riqua- lificazione sismica ed energetica che permet- tono di migliorare la resa della casa di 2 classi energetiche, si può detrarre fino al 110%.

Ma quali sono gli interventi trainanti per ot- tenere il super bonus?

“Si dicono trainanti gli interventi di isolamen- to termico sugli involucri, sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale”. Inoltre, aggiunge Guazzo “se viene eseguito almeno uno degli interventi trainanti possiamo inse- rire nel progetto anche altri interventi, come quelli di efficientamento energetico, di instal-

lazione di impianti solari fotovoltaici e infra- strutture per la ricarica di veicoli elettrici che vengono chiamati interventi trainati.”

“Con Simecom Start&Go i nostri clienti po- tranno avere un unico interlocutore con cui interfacciarsi ed essere seguiti passo passo, in un percorso guidato in ogni fase della loro richiesta. Ci occuperemo noi di tutta la parte burocratica per accedere alla detrazione fi- scale. Inoltre, cedendo il credito a Simecom, i clienti non dovranno aspettare di ottenere i benefici fiscali, ma avranno subito uno sconto in fattura.”

Oggigiorno l’efficientamento energetico è es- senziale: riduce l’impatto ambientale e dimi- nuisce notevolmente i costi in bolletta!

Superbonus 2021

Stefano Guazzo Direttore Commerciale Simecom

Ristrutturazioni a costo zero

di ELISABETTA GRAMOLINI

L

a luce in fondo al tunnel si vede ma non è tempo di distrazioni.

Nella battaglia contro il Sars-Cov2 la professoressa Patrizia Laurenti, direttore dell’unità di Igiene Ospe- daliera e responsabile del centro di vaccinazione del Policlinico Gemelli, è ogni giorno in prima linea. Sul campo, vede gli ottimi risultati degli studi sul vaccino Sputinik e l’impegno per mandare avanti la campagna di vaccinazione anche per pazienti con fragilità. Ma sulle piscine è chiara:

meglio lasciarle chiuse.

Secondo uno studio dell’Istitu- to superiore di sanità, la variante inglese è più trasmissibile del 37 per cento. È questo il nemico da combat- tere ora?

“È verosimile che la variante inglese soppianterà quella precedente ma ciò non ci deve terrorizzare. Ci deve convincere dell’importanza di stringere i denti in questo ultimo mese che, insieme alla implementazione della campagna vaccinale con più vaccini possibili, ci permetterà di esserne fuori e poter vedere veramente la luce in primavera. Le ultime misure del ministro Speranza credo siano condivisibili.”

Come sta andando la vaccinazione al centro del Gemelli?

“Bene, ci attestiamo intorno a una media di 280 vaccinazioni al giorno, ma ne facciamo anche 430. Il periodo considerato va da fine dicembre a fine febbraio perciò la media è anche sottostimata. Ora stiamo finendo di somministrare le dosi agli operatori sanitari. Contiamo di finirli entro la prossima settimana. Al Gemelli si tratta di oltre 10mila persone, com- presi gli specializzandi. Il mio gruppo

crede molto nella vaccinazione e vorremmo spingere, anche superando alcuni vincoli burocratici che non ci possiamo permettere.”

Al momento state vaccinando gli over 80?

“Dall’8 febbraio ad oggi abbiamo vaccinato circa 100 anziani al giorno.

Abbiamo iniziato i fragili, soprattutto gli emodializzati, circa 20 dosi al giorno, e premiamo per iniziare le altre tipologie di pazienti fragili. Per fare questo serve l’aiuto dei loro cu- ranti che hanno il ruolo di selezionare chi ha la priorità. I curanti non sono abituati a fare una azione di preven- zione, di solito, mirano alla cura, alla ripresa di una funzione lesa. In questo caso però la prevenzione fa parte del processo di cura perché una persona fragile che riceve il vaccino ha più chance di curare la malattia di base.”

Saranno quindi gli specialisti a indirizzarvi i pazienti?

“Sì dovranno essere loro. Ce ne sono alcuni molto sensibili, per altri dovre- mo lavorare perché è importante.”

La strategia inglese e israeliana

di somministrare una sola dose di vaccino sta raccogliendo consensi nella comunità scientifica. Gli studi finora prodotti mostrano che dopo una prima fiala si creano già gli anticorpi.

“I dati sono interessanti perché provengono dal campo. Le stime di efficacia precedenti erano sulla base delle sperimentazioni cliniche. Ora la platea si è ampliata e i risultati sono molto interessanti sia in termini di efficacia vaccinale sia organizzativi.

Sono risultati a cui guardo con cu- riosità e speranza. È giusto che quello che viene evidenziato sul campo mo- difichi quello che è stato sperimentato nelle fasi precedenti.”

Sembra che il ministero della Salute stia preparando una circola- re per indicare nuove regole: chi è stato infettato dal virus da più di sei mesi farà una sola dose di vaccino, chi invece è risultato positivo più di recente dovrà aspettare.

“La situazione dipende dal titolo anticorpale che hanno sviluppato, mi riferisco agli anticorpi neutralizzanti.

Attendiamo i dati e vediamo cosa dirà la circolare.”

Nel frattempo Pfizer e Biontech valutano se aggiungere una terza dose del loro vaccino contro la va- riante sudafricana.

“La sudafricana è apparentemente la più pericolosa dal punto di vista de- gli esiti clinici. Bisogna vedere i dati e per questo preferisco non pronunciar- mi. La caratteristica di questi vaccini è che la tecnologia di produzione è tal- mente versatile che, se il virus muta, si può modificare l’istruzione contenuta per proteggere dalle varianti. La terza dose può essere utile non per rendere più efficaci le prime dosi ma per mirare in maniera più specifica contro la variante.”

Che ne pensa di riaprire le piscine e le palestre? Francesco Landi, responsabile di Medicina Interna geriatrica del Gemelli, è convinto che sia possibile.

“Le palestre all’aperto, se il tempo sarà favorevole, possono essere un’otti- ma soluzione.

Molte società sportive consento- no già gli allenamenti individuali all’aperto. Sulle piscine al chiuso, preferirei ancora non rischiare.”

In tanti, per ultimo l’ex presiden- te Prodi, spingono per l’acquisto del vaccino Sputnik. La scorsa settimana la commissione dello Spallanzani lo ha promosso. Lei come lo giudica?

“I risultati pubblicati recentemente della sperimentazione sono molto interessanti. L’efficacia è del 91,6 per cento. Inoltre la tecnologia è consoli- data. Non ci vedo nulla di male nella scelta per esempio fatta da San Ma- rino. Più vaccini abbiamo meglio è e auspico che, in base ai risultati, venga approvato dalla autorità regolatoria.”

La luce in fondo al tunnel

Il parere della prof.ssa Patrizia Laurenti (Policlinico Gemelli)

CONSIGLIO UE: “VACCINI, BISOGNA ACCELERARE”

A

zione coordinata e solidale per battere la pandemia. Accelerare sui vaccini, e confer- ma della vaccinazione per il 70% della popola- zione adulta europea (circa 250 milioni di per- sone) entro la fine dell’estate. Vigilanza sulle Big Pharma affinché forniscano i vaccini sui quali si sono impegnate (qui è emersa la linea dura del presidente del Consiglio italiano Mario Draghi).

Limitazione, per ora, dei “viaggi non necessa- ri”, ma si studia il “passaporto vaccinale” per tentare di rivitalizzare il turismo estivo. Libera circolazione delle merci nel mercato unico per non mortificare industria e commerci. Confer- ma del piano Covax per i vaccini ai Paesi poveri, ma resta la precedenza per gli europei. Sono al- cune delle conclusioni cui è giunto il Consiglio europeo giovedì sera, che annuncia un vertice mondiale sulla salute del G20 che si svolgerà a Roma. I leader dei 27 hanno poi ripreso i lavori ieri mattina, sempre in videoconferenza, discu- tendo di politica estera e sicurezza.

Nella dichiarazione finale del summit si leg- ge fra l’altro: “Siamo determinati a continuare a lavorare insieme e coordinare la nostra azione per affrontare la pandemia e le sue conseguenze.

La situazione epidemiologica rimane grave e le nuove varianti pongono ulteriori sfide. Dobbia- mo pertanto mantenere rigorose restrizioni e nel contempo intensificare gli sforzi per accelerare la fornitura dei vaccini”.

Le vaccinazioni “sono ormai cominciate in tutti gli Stati membri e, grazie alla nostra stra- tegia vaccinale, tutti gli Stati membri hanno ac- cesso ai vaccini”, concordano i capi di Stato e di Governo dell’Ue. “Ciononostante, dobbiamo accelerare con urgenza l’autorizzazione, la pro- duzione e la distribuzione dei vaccini, nonché le vaccinazioni. Dobbiamo inoltre potenziare la nostra capacità di sorveglianza e di indivi- duazione al fine di identificare quanto prima le varianti in modo da controllarne la diffusione”.

“Sosteniamo gli ulteriori sforzi profusi dalla Commissione per collaborare con l’industria e con gli Stati membri al fine di aumentare la ca- pacità dell’attuale produzione di vaccini nonché di adeguare i vaccini alle nuove varianti, secon- do necessità”.

Quindi un passaggio piuttosto chiaro e spigo- loso: “Le aziende devono garantire la prevedibi- lità della loro produzione di vaccini e rispettare i termini di consegna contrattuali. È opportuno accrescere la trasparenza riguardo agli sforzi complessivi”.

(G.B.)

CORONAVIRUS

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SABATO

27 FEBBRAIO 2021 3

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E

ra un tentativo di rapimento quello che si è verificato in- torno alle 9 di lunedì 22 febbraio, nella Repubblica Democratica del Congo, costato la vita all’amba- sciatore italiano Luca Attanasio, a un carabiniere di trent’anni, Vittorio Iacovacci e all’autista del mezzo. A rivelare la matrice dell’agguato sono i ranger del Par- co nazionale dei Virunga. A bordo del convoglio vi era anche il Capo Delegazione Ue.

Luca Attanasio, Vittorio Iaco- vacci, il carabiniere che gli faceva da scorta, e Mustapha Milambo l’autista congolese del World food programme (Wfp) stavano viag- giando a bordo di un’autovettura in un convoglio della Monusco, la missione dell’Onu per la stabiliz- zazione del Congo. I sette membri dell’equipaggio sono stati vittime di una imboscata a Kibumba, vi- cino a Goma: secondo fonti locali sono stati portati nella savana dagli assalitori e sono morti durante una sparatoria tra il gruppo armato e le guardie forestali della zona. Gli altri quattro ostaggi si sono salvati, alcuni sono ricoverati in ospedale.

I sette si stavano recando in visita ai programmi di alimentazione scolastica promossi a Rutshuru dal Wfp, una delle tante attività porta- te avanti in quelle zone per com- battere la malnutrizione infantile.

La notizia ha creato sgomento nel Paese, “immenso dolore” è sta- to espresso dal ministro degli Este- ri Luigi Di Maio. Dolore espresso anche dal presidente della Repub- blica Mattarella e dalla Cei.

I corpi dei due servitori dello Stato sono arrivati alle 23.10 di martedì 23 all’aeroporto di Ciam- pino. Nello scalo romano, oltre ai parenti delle vittime, c’erano il premier Mario Draghi e i ministri della Difesa e degli Esteri, Loren- zo Guerini e Luigi Di Maio e il comandante generale dell’Arma Teo Luzi. Assente per una lieve indisposizione il presidente Sergio

Mattarella, che con un messaggio ha comunque garantito la sua vici- nanza.

I funerali di Stato sono stati ce- lebrati giovedì mattina alle 9,30 nella Basilica di Santa Maria de- gli Angeli e dei Martiri di Roma.

È stato il cardinale vicario Angelo

De Donatis a presiedere la Messa alla quale hanno partecipato, a fianco dei familiari delle vittime, la Presidente del Senato Casellati in rappresentanza del Presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio Draghi, oltre a vari mini- stri e ai vertici delle Forze Armate.

“Sono stati strappati da questo mondo dagli artigli di una violen- za stupida e feroce che non por- terà nessun giovamento ma solo altro dolore. Dal male viene solo altro male”, le parole del card. De Donatis che nella sua omelia ha evidenziato il valore del sacrificio

operato dai caduti per amore, “tut- to quello che questi nostri fratelli hanno seminato è nella memoria eterna di Dio”. I feretri sono stati benedetti all’uscita dall’arcivesco- vo ordinario militare per l’Italia (Omi), mons. Santo Marcianò e sono quindi partiti per i luoghi di

origine. A Limbiate, in Lombar- dia, le esequie di Attanasio saran- no celebrate oggi sabato 27 febbra- io, alle ore 10. Presiederà la liturgia l’arcivescovo di Milano, mons.

Mario Delpini.

La salma del carabiniere Iaco- vacci è stata trasferita a Sonnino, nel Lazio e i funerali si sono tenuti ieri, venerdì 26 gennaio, alle ore 14.30 nell’Abbazia di Fossanova.

LE REAZIONI

“Ho accolto con sgomento la notizia del vile attacco che poche ore fa ha colpito un convoglio in- ternazionale nei pressi della città di Goma uccidendo l’ambasciato- re Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista.

La Repubblica Italiana è in lutto per questi servitori dello Stato che hanno perso la vita nell’adempi- mento dei loro doveri professionali in Repubblica Democratica del Congo”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo messaggio. “Nel deprecare questo proditorio gesto di violenza gli italiani tutti si stringono nel cor- doglio intorno alle famiglie delle vittime, cui desidero far pervenire le condoglianze più sentite e la più grande solidarietà”.

Anche la Cei ha voluto par- tecipare al dolore degli italiani.

“Esprimiamo profondo cordoglio – scrive in un post – per la tragica morte di Luca Attanasio, amba- sciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del Congo, del cara- biniere Vittorio Iacovacci e del loro autista, uccisi in un attacco che ha colpito un convoglio internaziona- le nei pressi della città di Goma.

Nel deprecare quanto avvenuto, ricordiamo le parole di papa Fran- cesco: ‘La violenza non è la cura per il nostro mondo frantumato’.

Ci stringiamo alle famiglie delle vittime, cui assicuriamo il ricordo nella preghiera. A loro porgiamo sentite condoglianze”.

DRAMMA IN CONGO: ucciso l’ambasciatore

VILE AGGUATO A LUCA ATTANASIO

CHI SONO I TRE MARTIRI

U

nico diplomatico italiano a Kinshasa, l’ambasciatore Luca Attanasio era nato a Saronno, in provincia di Varese nel 1977 e si era laureato alla Bocconi in Economia aziendale, entrando in diplomazia nel 2004. Esperienze

a Berna, al consolato generale in Casablanca e poi Abuja, in Nigeria, era ambasciatore a Kinshasa dal settembre 2017. Lascia una mo- glie e tre figlie.

Lo scorso anno aveva ricevuto il Premio In- ternazionale Nassiriya per la Pace “per il suo impegno volto alla salvaguardia della pace tra i

popoli” e “per aver contribuito alla realizzazione di importanti progetti umanitari distinguendosi per l’altruismo, la dedizione e lo spirito di servizio a sostegno delle persone in difficoltà”.

Nato a Sonnino (Latina), Vittorio Iacovacci, di 30 anni, ap- parteneva al XIII Reggimento Friuli Venezia Giulia, di stanza a Gorizia. Il suo approdo in questa squadra è

avvenuto subito dopo la fine del percorso alla Scuola allievi carabinieri di Iglesias, Cagliari.

Una vita dedicata all’Arma per il carabiniere che non era sposato. Doveva tornare tra qual- che settimana in Italia per organizzare il ma- trimonio con la sua fidanzata. Il militare che si era specializzato come addetto alla protezione

e scorta di personale sensibile. I genitori hanno affermato che

“il loro figlio è morto da eroe”. La famiglia di Iacovacci ha un altro figlio in missione in Libia, per la Marina militare.

Era conosciuto come “il decano” degli autisti perché con- siderato un riferimento per il team di dieci persone con cui lavorava nel Nord Kivu per il World food

programme, il Programma alimentare mon- diale delle Nazioni (Wfp o Pam). Mustapha Milambo è l’autista congolese che ha perso la vita durante l’attacco di lunedì 22 febbraio.

Nato a Goma, sposato nel ’90, con figli e una famiglia numerosa, lavorava per il Wfp dal 2005. All’inizio come autista nell’ufficio di

Beni. Dopo la chiusura è stato trasferito nell’ufficio di Goma, sempre nel Nord Kivu, che conta uno staff di almeno 150 ope- ratori, sui 600 presenti in tutto il Congo.

IL NORD KIVU TERRA DI CONQUISTA

“D

a noi ogni giorno ci sono notizie di uccisioni, oramai a Butembo-Beni c’è sempre una carneficina, si muore come insetti”. È addolorato ma non sorpreso padre Robert Kasereka Ngongi, sacerdote di Butembo, nel Nord Kivu, la re- gione dove è avvenuto l’agguato al convoglio dell’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio. Una strada molto perico- losa. La strada su cui viaggiava il convoglio dell’ambasciato- re italiano è molto pericolosa. Accadono di frequente fatti di sangue così gravi. “Di solito su quella strada rapiscono persone importanti e poi chiedono il riscatto – spiega al Sir il sacerdote congolese –. Forse hanno visto un bianco e hanno pensato che sarebbe stato un modo per avere dei soldi”. Sono decenni che in queste regioni nord-orientali del Congo ci sono violenze atroci, portate avanti da feroci gruppi armati, probabilmente al soldo di potenze straniere che si contendono le ricchezze minerarie.

Coltan, oro e diamanti prima di tutto. E le terre fertili dove si coltiva caffè e cacao. Eppure se ne parla solo quando vengono coinvolti degli occidentali. “Dalla guerra in Rwanda nel ’94, con i tanti rifugiati arrivati nel nord Kivu la situazione è sempre la stessa: uccisioni, rapimenti, incendi a case e villaggi, violenze alle donne”, dice padre Robert. Il sacerdote non si dà ragione del fatto che, nonostante la presenza delle forze Onu, non si riesca a intervenire prima per evitare le violenze. Inoltre, “tra esercito e gruppi armati c’è molta complicità. A volte negli ac- campamenti dei soldati viene trovato quanto saccheggiato nei villaggi”. “Spesso gli assassini mandano in giro le foto delle stragi per far vedere a che livello di crudeltà sono capaci di ar- rivare – racconta –. Le persone si spaventano e scappano. Altri vengono ad occupare le loro terre e coltivazioni”. Dal 2014 a oggi tra Beni e Lubero sono state uccise 2.700 persone. Secon- do il sacerdote almeno 500.000 abitanti di Butembo e Beni, in maggioranza appartenenti all’etnia Nande, sono fuggiti, rifu- giandosi in altre città del Congo, a casa di amici e familiari.

Le materie prime vanno all’estero (il coltan nei nostri telefo- nini) e la popolazione locale viene sfruttata nelle miniere, dove lavora in condizioni disumane. Si pensa che i gruppi armati si- ano finanziati dall’estero, perché c’è chi trae grande vantaggio economico dalla situazione. Ma anche questa non è una novità.

“Come mai il Rwanda è tra i primi esportatori di coltan, oro e diamanti senza avere questi minerali sul proprio territorio?”, si chiede il sacerdote: “Usano i gruppi armati per controllare le miniere, fanno lavorare la nostra gente come schiavi, poi tutto va fuori dal Paese. La violenza e la criminalità sono considerati degli effetti collaterali”.

Una foto dell’ambasciatore Luca Attanasio con un gruppo di ragazzi congolesi

CON LUI

FREDDATI PURE IL CARABINIERE IACOVACCI E L’AUTISTA MILAMBO

ucciso l’ambasciatore

T E R Z OM O N D O

Kibumba

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OPINIONI E COMMENTI

27 FEBBRAIO 2021SABATO

4

Governo Draghi

Caro direttore,

il professor Mario Draghi ha ini- ziato il suo percorso di Governo:

una strada difficile, tutta in salita, ma, come ha spiegato, “doverosa”.

Il discorso di insediamento del premier sia al Senato che alla Ca- mera dei deputati è destinato a se- gnare un passaggio decisivo nella politica italiana. Innanzitutto la sua essenzialità ha un senso pari ai contenuti programmatici. Abi- tuati ad ascoltare fiumi di parole e ad assistere a pochi fatti, questo nuovo modo di presentazione degli intenti del Governo è giunto come un segno di cambiamento che ci fa ben sperare.

La successione degli obiettivi di programma indicati dal premier se- gue la sequenza più logica: princi- pale dovere per una responsabilità nazionale è essere uniti, poiché il

“virus è nemico di tutti”; poi l’indi- cazione di un Governo che agisca a tutto campo per fare le riforme e affrontare l’emergenza, senza un prima e un dopo. Un Governo sen- za “aggettivi”, accettando da parte di tutti lo “spirito repubblicano” ed al quale non si pongono problemi di durata, ma si richiede la “qualità delle decisioni e il coraggio delle visioni” che per la ripresa non di- pendono esclusivamente dall’e- conomia, ma dalla fiducia e dalla condivisione di valori e speranze.

Quindi il quadro internazionale nel quale si colloca l’Italia per esse- re socio fondatore dell’Unione Eu- ropea e protagonista dell’Alleanza Atlantica: una nazione che è una grande potenza economica e cultu- rale con “tanti primati”, tra i quali, Draghi ha sottolineato il “nostro volontariato” riconoscendo così pubblicamente il ruolo strategico e fondamentale del terzo settore.

Dopo aver evidenziato i dram- matici dati della pandemia sul pia- no sanitario e gli effetti sul piano economico, il discorso di program- ma ha richiamato la necessità di rivedere le reti di protezione del si- stema sociale che presentano squi- libri e dovranno affrontare sempre più la crescita delle diseguaglianze.

Le priorità per la ripresa partono dal piano di vaccinazioni, senza nuove sedi ad hoc, ma da attua- re con velocità attraverso tutte le strutture disponibili pubbliche e private, e avviare, nel contempo, una riforma sanitaria che realizzi i centri di prossimità con un’atten- zione particolare al territorio.

Draghi si è posto la domanda di quale mondo troveremo una volta usciti dalla pandemia. Il richiamo è stato alle parole di papa Francesco con l’invito a non rovinare l’opera della creazione. Una prospettiva di ambientalismo, quindi, centra- ta su un equilibrio tra ecosistema e azioni umane. Su tale premessa vanno considerate le iniziative per un adeguato modello di crescita a cominciare dal turismo, quindi le politiche attive del lavoro, miglio- randone le modalità di intervento;

infine gli investimenti pubblici che creino domanda per nuove attività.

In quanto al Next Generation Eu, gli obiettivi vanno inquadrati in una strategia che intenda chiarire dove vogliamo arrivare in merito alla governance basata sul coordi- namento tra il Ministero dell’Eco- nomia e i dicasteri competenti, can- cellando le soluzioni del precedente Governo basate sugli “esperti”.

Per le necessarie riforme, tema strettamente connesso alla ripresa, il premier è stato chiaro sulle linee di intervento: da quella fiscale con un carattere globale e non ridotta a interventi parziali, riducendo il carico sul lavoro e sull’Irpef, a quella della pubblica amministra- zione, a quella della giustizia dove l’efficienza dovrebbe riguardare lo sviluppo di norme procedurali più semplici.

Appare quindi evidente una modifica sostanziale di mentali- tà, di un approccio operativo che cambi da una visione complessiva poggiata pressoché sull’assisten- zialismo a quella che, invece, punti decisamente sullo sviluppo. Ed è già questo un grande cambiamento che può far riaffiorare quelle ener- gie che, prioritariamente, hanno

consentito al Paese nei momenti difficili di uscire dalle crisi.

Le parole conclusive: “Oggi l’u- nità non è un’opzione è un dovere.

Ma un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia”. Parole che, pronun- ciate dal premier Draghi, per una volta non suonano come retoriche ma sentiamo invece come vere e in grado di riportarci sulla strada giusta.

Michele Fusari presidente MCL del territorio, membro Comitato Es. nazionale

Amo l’Italia

Dopo 10 giorni di travaglio, il Governo Draghi è finalmente venuto alla luce. La paternità del

successo spetta a Sergio Mattarel- la. Qualsiasi altra rivendicazione sarebbe “appropriazione indebita”

o “millantato credito”. La notizia dell’evento giornalisticamente è vecchia. Tuttavia ritengo utile rin- frescarla e integrarla, magari con note marginali, quasi di colore, per completare il quadro.

All’annuncio del lieto even- to abbiamo tirato un sospiro di sollievo, ma, nel contempo, con amarezza, si è dovuto registrare il fallimento della classe politica.

Chi più chi meno ne è responsa- bile. È realtà storica, purtroppo.

I “Giuro di esercitare le funzioni nell’interesse esclusivo della Na- zione”, per la gente stridono con l’occupazione delle “poltrone”

(affermazione singolare autolesio- nistica degli stessi partiti). Meglio

stendervi sopra un velo pietoso, anzi una trapunta.

Ho fatto una scorpacciata di Tg “speciali” e i successivi servi- zi. Sono rimasto deluso. Ho visto analisti e politologi incapaci di in- terloquire, silenti ad ascoltare le di- chiarazioni (persino comizietti) di esponenti politici in auge, senza un confronto dialettico. Forse vanno dove va il vento? Certamente que- sta è informazione monca, perché passa una verità a senso unico.

Per la nascita dell’attuale Go- verno è stato citato Platone: “Dal male, il bene”. La mia infarina- tura filosofica si ferma all’esame di maturità classica. Quindi non dovrei andare oltre. Invece mi chi- no di fronte al sommo pensatore ateniese, ma oso un po’ risentire da tale concetto-teoria. Per me le

cose buone hanno tutt’altra genesi.

Chiedo venia con l’aiuto di Tito Livio: “Lungi sia l’offesa dalla pa- rola”.

Fin qui non sono entrato nello specifico su programmi e persone che costituiscono il Governo Dra- ghi. Deliberatamente, perché i me- dia (Torrazzo compreso) hanno già trattato a iosa tali argomenti. Ci provo comunque ora con qualche considerazione generale.

In primis sul Presidente. È indi- scutibile la sua fama mondiale sin dagli inizi alla BCE. Con l’incarico assunto ora sta dimostrando l’abi- lità nel cucire l’ordito. Con l’avallo del Presidente della Repubblica, nel solco dei dettami costituziona- li, è riuscito a mettere insieme un esecutivo mix di tecnici e politici.

Non ho dubbi sulla competenza dei primi, mentre ho un po’ di perplessità sulla scelta di alcuni tra i secondi, non faccio nomi per rispetto alle istituzioni. Però è chiaro che Draghi è stato costret- to a lasciare fuori tutti i segretari di partito, non potendo includere il capo della Lega, nonostante la fulminante conversione. L’“anti”

Europa ed euro per eccellenza, l’amicizia non smentita di Le Pen, Orban, Trump, Putin sono incon- ciliabili con un Governo europei- sta e atlantista.

Nel suo poderoso discorso programmatico (con spruzzi di Inglese), Draghi ha ritenuto che il principale obiettivo sia uscire dall’emergenza sanitaria-economi- ca indicando alcune priorità: velo- cizzare la vaccinazione, rivedere il Recovery, previo diverse riforme necessarie e fare particolare atten- zione ai problemi della scuola. Per quanto riguarda la parità di gene- re non è questione di numeri o di quote rosa; bisogna cambiare com- pletamente strategia e sistema per ottenere l’uguaglianza dei diritti tra maschi e femmine. Poi i proget- ti del piano saranno lungimiranti, guardando ai giovani, i nostri figli.

Occorrono certamente “conoscen- za, coraggio e umiltà”.

Il Presidente del Consiglio ha sollecitato l’impegno di tutti a di- mostrare lo “spirito repubblicano”.

Il professor Draghi si è dimostrato uno statista, deciso a operare per la crescita e la rinascita del nostro Paese, alla stregua di De Gasperi (opportunamente ricordato) arte- fice della ricostruzione post bellica dell’Italia.

A me piace la scoperta del lato umano di Draghi. Il banchiere- economista ha manifestato una grande emozione, sentimento no- bilissimo. Mario Draghi ha una formazione cattolica, ha studiato in un liceo gesuita di Roma. È un valore aggiunto. Siamo in mani sicure. Ha ottenuto la fiducia sia al Senato che alla Camera nono- stante il guazzabuglio in casa pen- tastellata; adesso è il tempo della verifica con la prova della concre- tezza.

Questo Governo potrebbe dura- re fino alla scadenza del 2023. A condizione che i ministri la smetta- no di sventolare le proprie bandie- re. L’impresa riuscirà con unità di azioni collettive.

Concludo con l’“amo l’Italia” di Draghi, è così che ha motivato l’ac- cettazione della “missione”. Sono d’accordo: la “stoccata” smentisce gli pseudo patrioti chiusi nella soli- tudine dell’opposizione.

Beppe Torresani

Un anno dopo da quel giorno

LA PENNA AI LETTORI

Egr. Direttore,

è trascorso un anno da quel maledetto giorno. Un anno che ha completamente ribaltato la mia, e credo la nostra, percezione del tempo. Un anno che abbiamo vissuto “sospesi”, limitati, in balìa degli eventi. Un anno in cui il virus ha colpito tutti, e che in molti hanno affrontato nella solitudine.

Quella mattina mi sono svegliato con le prime notizie che ar- rivavano da Codogno. Solo a metà mattina la prima telefonata di un medico, che lavora a Codogno, e che mi informava di quanto stava avvenendo. Non riuscivo a capire esattamente cosa stesse succedendo. Il sabato con Alessia, mia moglie, decidemmo di an- nullare il battesimo di Caterina previsto per la domenica succes- siva. Lo facemmo per evitare di trasformare una festa in un’occa- sione di preoccupazione, viste le notizie che si susseguivamo. Ma lo facemmo anche perché la preoccupazione stava cominciando a farsi strada. Ciò che fino a poche ore prima era lontanissimo, era arrivato vicino a noi.

In quelle ore ricevevo molti messaggi di medici e infermieri degli ospedali di Cremona, Crema e Casalmaggiore che raccon- tavano cose che non avevo mai sentito, che non riuscivo davvero a capire. Lo ammetto: pensavo esagerassero. Ma non era così. La domenica (23 febbraio) tenemmo la prima riunione con tutti i sin- daci. Un primo segnale di unità e preoccupazione condivisa che ci ha accompagnato per molto tempo e che prosegue tutt’oggi.

Quel giorno la comunicazione delle prime misure di contenimen- to da gestire, e le prime chiusure.

Il 24 febbraio la prima comunicazione degli ospedali di Cremo- na, Crema e Casalmaggiore che diceva che, a fronte di sintomi come tosse e febbre, di non recarsi al Pronto Soccorso perché già in difficoltà. Il martedì ci fu la seduta del consiglio regionale, e il presidente Fontana intervenne per rappresentare la situazione, ripetendo anche lui ciò che tutti andavano dicendo: era poco più di un’influenza. Ma non era così. Terminato il suo intervento, mi avvicina a lui e all’allora assessore Gallera per rappresentare loro che tra Cremona e Crema stava succedendo qualcosa nei nostri ospedali, chiedendo loro di verificare.

La sera rientrai a casa, con qualche linea di febbre. Visti i mes- saggi che ricevevo, e complice la forte apprensione di mia moglie avendo anche due bambini piccoli, lei e i bimbi si trasferirono dai miei suoceri fino a sabato.

Proprio in quei giorni mi attivai per sbloccare la situazione del laboratorio di analisi per i tamponi dell’ospedale di Cremona, che non riceveva l’autorizzazione dalla Regione per effettuare i tamponi. Ci riuscimmo. Dopo un anno il laboratorio ha eseguito circa 150mila tamponi. E poi le prime telefonate dalle Rsa che, prima di tutto e di tutti, decisero di chiudere gli ingressi tra il 22 e il 23 febbraio. Una scelta difficile ma giusta, anche se il vi- rus era, purtroppo, già presente. Anche per questo ho criticato fortemente le delibere regionali dell’8 marzo e del 23 aprile che chiedevano a queste strutture di ospitare i pazienti Covid dimessi dagli ospedali. E poi i contatti con le strutture e le associazioni dei disabili. Lasciati soli per molto tempo a gestire una situazio- ne drammatica.

E nel frattempo negli ospedali arrivavano decine di persone al giorno. Ai medici e infermieri mancano i camici e le mascherine.

Non c’erano abbastanza macchine per la respirazione. L’ossige-

no cominciava a mancare. Ho sentito storie e racconti di medici, infermieri e operatori sanitari da brividi.

In quei giorni telefonavo e scrivevo in Regione ogni giorno.

Segnalavo la situazione, i problemi, chiedevo di intervenire sui camici, sulle macchine, sulla necessità di portare nei nostri ospe- dali personale da altre realtà. Intanto cominciavano ad arrivare le notizie dei primi decessi. Ogni mattina avevo paura ad aprire il telefono, pensando di trovare l’ennesimo messaggio che mi co- municava la scomparsa di una persona o di un amico.

Il primo è stato Francesco Cattaneo, detto ‘Bofa’. Era il 28 febbraio. Francesco è stato un volontario delle nostre feste che frequentava l’Arci di Santa Maria, dove è stato registrato il foco- laio che ha poi colpito anche Hermes e Maria Rosa, anche loro morti. Poi ancora Dario, Gigi, il dott. Luigi Ablondi, Gianni del Fulmine, Luciangelo, Enza, Giancarlo, Evelise, Arrigo, Diana, Luigi e tanti altri. Non tutti morti a causa del Covid, ma comun- que persone e amici mancate nella pandemia.

Il primo lockdown, in un’atsmosfera surreale. Le strade vuote, di giorno e di notte. Le code al supermercato. E i primi grandi gesti di solidarietà, straordinari e commoventi, tra cui la nascita dell’associazione “Uniti per la provincia di Cremona”. Un sen- timento di condivisione che dobbiamo ricordare, rafforzare e te- nerci stretto il più a lungo possibile.

Quando poi arrivò l’ospedale militare da campo, insieme ai medici cubani, tirammo un sospiro di sollievo. Il 10 marzo con- tattai Lorenzo Guerini, Ministro della Difesa, per chiedergli

“una mano del Governo e di inviarci l’esercito”. Rispose subito per dirsi disponibile e il 18 marzo arrivò la telefonata che con- fermava l’arrivo dei militari. Chiusa la telefonata, ho pianto.

Un pianto per liberare lo stress accumulato in quei giorni. Pochi giorni dopo l’ospedale fu operativo anche grazie all’arrivo dei medici cubani, arrivati in Italia grazie anche al supporto della Farnesina, anch’essa contatta in quei giorni. Furono due mesi importanti, perchè non ci sentivamo più soli.

Finiva la primavera e si smontarono gli ospedali da campo.

L’estate era alle porte e il sole sembrava consegnarci un periodo di tregua. Ma il virus si era ormai diffuso ovunque, e l’autunno cominciò a colpire le altre province: Milano, Varese, Monza e Como soprattutto. E con loro la chiusura delle scuole, la pro- messa di riaprirle ma senza riuscirci fino a gennaio. Da noi, tutto sommato, la situazione è migliorata. Le ferite ci sono tutte, e molte non si vedono.

Non so quando potremo fermarci a pensare a quanto accaduto.

A pensare a chi non c’è più. A pensare a ciò che avevamo e a ciò che ora siamo. C’è ancora molto da fare.

Adesso dobbiamo impegnarci a sconfiggere il virus grazie al vaccino, che è arrivato ma che deve arrivare. E affrontare l’insi- dia delle varianti, aumentando le azioni di tracciamento e sorve- glianza sanitaria, senza mai abbassare la guardia.

Pensare al lavoro, a chi lo ha perso e rischia di perderlo. Co- struire una sanità più vicina alle persone, sostenendo i medici di base e tutti gli operatori socio sanitari.

È stato un anno drammatico. Un anno maledetto. Viviamo an- cora un tempo sospeso. Al lavoro per costruire un tempo nuovo.

Matteo Piloni Consigliere regionale

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