Scuola di Specializzazione per l Insegnamento Secondario
UN IVERSITÀ d egli STUDI d i FERRARA
SCUOLA DI SPECIALIZZAZION E PER L IN SEGN AMEN TO SECONDARIO
IL PROBLEMA DELLA MISURA, IN TEGRALE DEFIN ITO,
PRIMITIVE E METODI DI IN TEGRAZION E
ELABORATO DI MATEMATICA AN N O 2007/2008
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RIEZZO VITTORIO Prof. Fabiano Minni, L.C. Ariosto , Ferrara Prof. David e N eri, L.S. Sabin , Bologna
Prof. Lu igi Tom asi, L.S. Galilei , Ad ria
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DESTINATARI
Second o le vigenti d irettive d el Ministero d ella Pu bblica Istru zione qu esto argom ento p u ò essere introdotto nel corso del quinto anno dei licei scientifici di ordinamento.
PROGRAMMA DI MATEMATICA liceo scientifico di ordinamento:
Si leggano gli avvertim enti e su ggerim enti generali p rem essi al p rogram m a d i m atem atica d el ginnasio. Si tenga conto d el p articolare valore che d eve avere l'insegnam ento d ella matematica nel Liceo Scientifico.
V anno:
Calcolare il valore d ell integrale d i fu nzioni assegnate. Ricord and o le p rim itive d i alcu ne funzioni elementari e ricavare le primitive di funzioni più complesse.
Orario:
Liceo scientifico MATERIA
I II III IV V
Lingua e lettere italiane 4 4 4 3 4
Lingua e lettere latine 4 5 4 4 3
Lingua e letteratura straniera 3 4 3 3 4
Storia 3 2 2 2 3
Geografia 2 - - - -
Filosofia - - 2 3 3
Scienze naturali, chimica e geografia - 2 3 3 2
Fisica - - 2 3 3
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Matematica 5 4 3 3 3
Disegno 1 3 2 2 2
Religione 1 1 1 1 1
Educazione fisica 2 2 2 2 2
Totali 25 27 28 29 30
TEMI P.N .I. (Piano N azionale per l Informatica)
Nelle sottosezioni 7e, 7f del programma (che nella sezione 7 tratta di analisi infinitesimale), si invita ad affrontare
7e il problema della misura: lunghezza, area, volume ed integrale definito
7f fu nzione p rim itiva ed integrale ind efinito. Teorem a fond am entale d el calcolo integrale, integrazione per parti e per sostituzione.
Questi temi possono essere affrontati nel quinto anno di scuola.
Il p roblem a d ella m isu ra sarà affrontato con u n ap p roccio m olto generale, a p artire d alle conoscenze già acqu isite d allo stu d ente nel corso d ei su i stu d i p reced enti. 1
Prerequisiti:
È necessario possedere i seguenti requisiti Calcolo algebrico
Equiscomponibilità tra poligoni
Trasformazioni geometriche, concetto di simmetria concetto di successione
funzioni continue grafico di una funzione Limiti
1 Tratto dal testo originale.
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Derivata di una funzione area e volume
Obiettivi generali:
Acqu isire le conoscenze, com p etenze e cap acità p reviste d all U.D.
Affinare le capacità logiche
procedimenti di astrazione e di formalizzazione dei concetti ragionare induttivamente e deduttivamente
Conoscere e com p rend ere la nozione d i integrale d efinito acqu isend o term inologia e simbologia specifica
Conoscere e comprendere il teorema fondamentale del calcolo integrale Acquisire abilità di calcolo nelle operazioni sugli integrali
Conoscere e sapere applicare tecniche per il calcolo degli integrali
Utilizzo alm eno p arziale d ei softw are p resentati (foglio d i calcolo, softw are d i matematica)
Obiettivi trasversali:
Svilu p p are attitu d ine alla com u nicazione e ai rap p orti interp ersonali favorend o lo scambio di opinioni tra docente e allievo e tra gli allievi.
Prosegu ire ed am p liare il p rocesso d i p rep arazione scientifica e cu ltu rale d egli studenti
Contribu ire a svilu p p are lo sp irito critico e l attitu d ine a riesam inare criticam ente ed a sistemare logicamente le conoscenze acquisite.
Contribuire a sviluppare capacità logiche ed argomentative Acquisire abilità di studio.
Comunicare in modo efficace
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Obiettivi specifici:
Conoscenze:
Conoscere come e perché si arriva alla necessità di studiare i limiti e gli integrali Conoscere u n m etod o generale p er d eterm inare l area d i u na su p erficie p iana qualunque. Area del trapezoide.
Conoscere il concetto di integrale definito Conoscere le p rop rietà d ell integrale d efinito Conoscere il teorema della media
Conoscere i principali integrali notevoli Conoscere il concetto di funzione primitiva Conoscere il concetto di funzione integrale
Conoscere il teorema fondamentale del calcolo integrale
Competenze:
Sap er calcolare l area d el trap ezoid e Sap er d efinire l integrale d efinito
Sap er enu nciare le p rop rietà d ell integrale d efinito Saper enunciare il teorema della media
Saper definire il concetto di funzione primitiva Saper definire il concetto di funzione integrale
Saper enunciare e dimostrare il teorema fondamentale del calcolo integrale .
Capacità:
Saper determinare la lunghezza di una curva di equazione y f x
Sap er calcolare l area d i u na su p erficie d i rotazione, il volu m e e il baricentro d i u na figura di rotazione
Saper applicare il concetto di integrale definito in altre discipline
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Sap er estend ere la d efinizione d i integrale d efinito al caso in cu i la fu nzione non sia continu a in qu alche p u nto d ell intervallo d integrazione (o in u n estrem o, o in u n punto interno)
Saper applicare il calcolo integrale per la risoluzione di problemi riguardanti la fisica Saper riconoscere quali sono le applicazioni di tali concetti alla fisica
Contenuti:
N ecessità storica d ell integrale
Determ inazione d ell area d i u n trap ezoid e L integrale d efinito e le su e p rop rietà
La funzione integrale e il teorema di Torricelli - Barrow La form u la p er il calcolo d ell integrale d efinito
Il calcolo delle aree
Il calcolo del volume di un solido di rotazione e il suo baricentro Il calcolo d ella lu nghezza d ell arco d i u na linea p iana
Il calcolo d ell area d i u na su p erficie d i rotazione
Strumenti utilizzati:
Libro di testo Dispense Lavagna
Software didattico ( Excel©, Cabrì©, Z.U.L/C.A.R )
Tempi d ell intervento d id attico Previste 18-20 ore.
Metodologia:
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Lo svolgim ento d ell attività d id attica avverrà attraverso lezioni d ialogate e interattive, con auspicabili osservazioni, d om and e flash p oste ai singoli alu nni. È fond am entale che ogni qu al volta si p resenti la necessita d i richiam are concetti che sono stati già sp iegati, vengano richiesti agli alu nni. N on d are m ai p er scontato ciò che si è sp iegato le volte p reced enti.
L ap p roccio grafico, che tra l altro in qu esto caso è u sato costantem ente, risu lta d i grand e aiu to. L u so d i softw are è au sp icabile p er la su a grand e cap acità d i interattività ed immediatezza.
Verifica e valutazione:
La fase d i verifica e valutazione è p arte integrante d el p rocesso ed u cativo e p erm ette d i m onitorare sia il raggiu ngim ento d egli obiettivi p refissati, sia l efficacia d ella strategia didattica attuata.
Le modalità principali di verifica sono:
osservazione d ialogica (d om and e e risp oste d al banco);
osservazione d el lavoro fatto in classe o a casa (esam e d ei qu ad erni, giro tra i banchi);
verifiche al calcolatore (d i conoscenza, p ad ronanza d ello stru m ento e d el softw are matematico utilizzato);
Verifiche scritte
Il test d i verifica form ativa che verrà svolto d u rante il p ercorso d id attico, consiste in d iversi qu esiti volti ad accertare d a p arte d ell alu nno le conoscenze d i base.
Attraverso la verifica som m ativa inoltre, si vu ole rilevare se gli stu d enti hanno acqu isito e memorizzato i concetti e li sappiano esprimere correttamente.
Gli esercizi p rop osti d u rante la verifica, infatti, rigu ard eranno il com p lesso d egli argom enti trattati e saranno volti a constatare l efficacia d ell intervento d id attico e d el p ercorso proposto.
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Affinché l attività d id attica risu lti efficace e com p leta, si p reved e d i svolgere eventu ali attività di recupero o esercizi riepilogativi.
Per ind ivid u are gli argom enti che necessitano d i recu p ero, sia a livello collettivo che a livello ind ivid u ale, ci si avvarrà d ella verifica form ativa, d elle p rove orali e d elle attività d i collaborazione insegnante-allievo.
Attività di recupero:
Recu p ero d a effettu are in classe d u rante le ore cu rricolari, attraverso la rip resa d ei concetti non ben compresi e lo svolgimento di esercizi riguardanti tali argomenti Assegnazione a singolo studente di esercizi mirati.
CONTENUTI
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Nota storica:
Una introd u zione storica è sp esso il m iglior m od o d i com inciare a sp iegare qu alcosa d i cu i gli alu nni non hanno alcu na id ea, qu esto p erché si fa com p rend ere com e le conqu iste intellettu ali e scientifiche spesso vengano necessariam ente ricercate e solo d op o com p rese.
Sap p iam o che già in tem p i antichissim i si è cercato u n m etod o p er calcolare con p recisione sem p re m aggiore la lu nghezza d elle cose, le d istanze d ei lu oghi e le estensioni d egli oggetti (aree d i oggetti, cam p i agricoli, p ianu re). I p rim i stu d i ru d im entali risalgono a tem p i assai rem oti, egizi e greci si p osero il p roblem a d i m isu rare l estensione d ei cam p i o d elle costruzioni che non avessero forme regolari come quadrati, triangoli, trapezi, etc.
Tra i m atem atici fam osi che si sono occu p ati d el p roblem a d el calcolo d elle aree vi è Eudosso da Cnido (408?-355? a.C.), allievo di Platone.
Anche il fam oso p roblem a d ella qu ad ratu ra d el cerchio2 in qu alche m aniera si p u ò ricond u rre al p roblem a d i voler calcolare l estensione d el cerchio, qu ind i la su a area o su p erficie conoscend o u no d ei su oi p aram etri caratterizzanti ossia il raggio o il d iam etro.
Infatti il calcolo integrale p u ò sp esso essere accostato al calcolo d elle aree d i figu re anche com p lesse, anche se in m od o rigoroso ved rem o che si d evono fare op p ortu ne considerazioni.
Metodo di esaustione di Eudosso da Cnido e Archimede:
Il problema fu affrontato in modo organico e rigoroso da Archimede (287-212a.C.), attraverso il m etod o d i esau stione, che consisteva nel "racchiu d ere" l'area d el cerchio tra d u e su ccessioni: qu ella d elle aree d ei p oligoni regolari inscritti e qu ella d elle aree d ei p oligoni regolari circoscritti al cerchio.
2 l problema risale all'invenzione della geometria, e ha tenuto occupati i matematici per secoli. Fu solo nel 1882 che l'impossibilità venne provata rigorosamente, anche se i geometri dell'antichità avevano afferrato molto bene, sia intuitivamente che in pratica, la sua intrattabilità. Si deve notare che è solo la limitazione ad usare una riga (non graduata) e un compasso che rende il problema difficile. Se si possono usare altri semplici strumenti, come ad esempio qualcosa che può disegnare una spirale archimedea, allora non è così difficile disegnare un quadrato ed un cerchio di area uguale. Una soluzione richiede la costruzione del numero , e l'impossibilità di ciò deriva dal fatto che è un numero trascendente, ovvero non-algebrico, e quindi non-costruibile. La trascendenza di venne dimostrata da Ferdinand von Lindemann nel 1882. Risolvere il problema della quadratura del cerchio, significa aver trovato anche un valore algebrico di
- il che è impossibile. Ciò non implica che sia impossibile costruire un quadrato con un'area molto vicina a quella del cerchio dato.
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Partend o d al triangolo equ ilatero, e rad d op p iand o via via il nu m ero d ei lati, sp inse i p rop ri calcoli sino a p oligoni regolari, inscritti e circoscritti, d i 96 lati, e trovò che l'area d el cerchio d i raggio r era com p resa tra: 2
71
3 10 r e 2
70 3 10 r
e in effetti si osserva che il risu ltato
non è trop p o d iverso d a qu ello che calcolerem m o oggi u tilizzand o il valore d el ap p rossim ato ( 3,14). In realtà Archim ed e non riu scì a trovare esattam ente l'area d el cerchio, egli p ensava che, au m entand o sem p re p iù il nu m ero d ei lati d el p oligono regolare inscritto, si p otesse esaurire (esau stione) il cerchio, e che fosse sem p re p ossibile trovare d u e p oligoni regolari, l'u no circoscritto e l'altro inscritto, tali che la d ifferenza tra le loro aree fosse m inore d i u na qu antità p refissata, com u nqu e p iccola. Qu ello che Archim ed e non p oteva neanche im m aginare e che il nu m ero che stava cercand o non p u ò essere determinato con infinita accuratezza3.
Soltanto nell'Ottocento, con la costruzione dell'insieme dei numeri reali e con l'introduzione d ell'assiom a d ella continu ità, è stato p ossibile d efinire m eglio il p roblem a d ella qu ad ratu ra d el cerchio, m a Archim ed e rim ane il grand e m atem atico siracu sano che p ose le basi p er avvicinarsi il più possibile a tale obiettivo.
Il p roblem a d ella m isu ra d elle aree ha attraversato p raticam ente tu tti i secoli e qu asi tu tti i m atem atici che li hanno vissu ti, m a la m atem atica e qu ind i anche il calcolo d ella m isu ra e d egli integrali ha vissu to il m assim o im p u lso tra il XVII e il XIV secolo. Infatti in quel
3 Il num e ro c he Arc him ed e c e rc a va l irra zio na le d etto a nc he num e ro tra sc end e nte (ind ic a to c o n la lettera greca per la prima volta dal matematico Willim Jones e divenuto poi di uso comune con Eule ro nel XVII sec o lo ) a ttua lm e nte è sta to p o ssib ile , g ra zie a ll a usilio d i p otenti c a lc o la to ri
approssimarlo fino alla centomillesima cifra.
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p eriod o grand i m atem atici si interessarono (necessariam ente) allo stu d io d el calcolo infinitesim ale o d ifferenziale, p ortand o la raffinatezza m atem atica a livelli m ai conosciu ti prima. Il calcolo degli integrali si evolse di conseguenza4.
Problema della misura:
Com e abbiam o ap p ena d etto il calcolo integrale si svilu p p a d alla necessità d i trovare u n m etod o generale ed accu rato p er calcolare le aree d i su p erfici p iane (e su ccessivam ente anche d i su p erfici d i solid i). Sap p iam o calcolare grazie alla note form u le generali, la su p erficie d i figu re regolari anche com p licate, m a è p ossibile con sem p lici accorgim enti calcolare l area d i p oligoni irregolari che p ossano essere scom p osti in triangoli o rettangoli etc. Vediamo ad esso com e e se è p ossibile con l aiu to d ella geom etria d i base calcolare l area di figure mistilinee o curvilinee5. È p ossibile calcolare l area d i u n cerchio o d i u n ellisse, m a sp eso in m atem atica ci si trova a d over calcolare l area d i figu re con cu rve p iù complicate.
Ved iam o ad esso con u n esem p io com e si p u ò ragionare p er arrivare ad u n risu ltato soddisfacente nel calcolo di figure irregolari racchiuse da una curva.
Vedi appendice 1
Se ap p lichiam o lo stesso ragionam ento fatto p er la d eterm inazione d ell area d i u na figu ra piana, a delle funzioni ci accorgeremo che il procedimento è analogo.
Dallo stu d io d i fu nzione siam o in grad o d i calcolare l and am ento qu alitativo d i u na cu rva, i lim iti e i p u nti notevoli d ella stessa, sap p iam o inoltre calcolare la d erivata in qu esti p u nti e grazie alla d erivata p rim a e second a, d i d eterm inare in qu ali intervalli la fu nzione è crescente o d ecrescente e qu and o la concavità è rivolta verso l alto o verso il basso. Ad esso consid eriam o il p roblem a d i d over d eterm inare l area delimitata d a u na cu rva, d all asse d elle ascisse e lateralm ente d a u n intervallo chiu so. In figu ra ved iam o u na cu rva (ovvero una funzione limitata) che è delimitata da due valori in x=a e x=b e d all asse d elle ascisse.
4 Ricordiamo matematici come Cauchy, Lagrange, leibniz ed Eulero.
5 Ricordiamo che con il termine figura mistilinea si intende una figura piana chiusa composta da segmenti e curve.
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(Figura 1) Ci chied iam o qu anto valga l area racchiu sa d alla cu rva.
Il p roblem a com e, risu lta chiaro è sim ile a qu ello p rop osto nell ap p end ice m a in qu esto caso ci troviam o a calcolare u n area che è d elim itata d a u na fu nzione d i cu i conosciam o l and am ento, sia qu alitativo che qu antitativo. Storicam ente sap p iam o che qu esto p roblem a è stato risolto d a Cau chy che p rop ose u na risolu zione con l au silio d i rettangoli d i sp essore infinitesim o. Ossia si d ivid e l area sottesa alla cu rva in tanti rettangoli d i sp essore uguale sempre p iù p iccolo e con u na altezza tale d a essere tangente alla cu rva (o in eccesso o in difetto). Vediamo graficamente cosa significa.
(Figura 2)
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Rettangoli t angent i per difetto: significa che i rettangoli che scegliam o d i sp essore piccolo a piacere sono sempre tutti al disotto della curva.
Rettangoli t angent i per eccesso: significa che i rettangoli che scegliam o d i sp essore piccolo a piacere contengono la curva.
Usand o le form u le già viste nell ap p end ice 1, p ossiam o calcolare l area d ei rettangoli nei due casi, dove questa volta m1 e m2 sono le altezze relative dei rettangoli.
2 1 2
1
2 2 2 b2a m m
a m m b
a s b
2 1 2
1
2 2 2 b2a M M
a M M b
a S b
E facile convincersi che l area d el trap ezoid e è certam ente com p resa tra l are s2 e S2.
L id ea che sta alla base d el calcolo integrale, ossia d el calcolo d elle aree d ei trap ezoid i è p rop rio qu esta, calcolare la som m a d elle aree d ei rettangoli facend o tend ere la m isu ra d el loro spessore a zero. 6
N elle figu re si sono d im inu iti gli sp essori d ei rettangoli in
6Si d e finisc e tra p e zo id e la fig ura d e lim ita ta d a lla c urva d i funzio ne f(x) l a sse d elle a sc isse e i va lo ri d e ll inte rva llo .
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m od o tale d a calcolarne la som m a d elle aree con u n errore m inore. Qu esto è stato fatto sia per eccesso che per difetto.
Con riferimento alle equazioni precedenti, abbiamo aumentato il numero n di rettangoli.
(Figura 3,4)
Nota: Usiam o u na Macro tratta d al softw are Z.u.L 7.27 p er osservare cosa significa d im inu ire lo sp essore d ei rettangoli o in m od o d el tu tto equ ivalente au m entare il nu m ero d ei rettangoli nell intervallo consid erato.
La form u la che abbiam o u tilizzato altro non è che u na su ccessione. Le su ccessioni sono u na m inorante e u na m aggiorante. Infatti u na certam ente ha u n valore che è m inore d ella som m a d el trap ezoid e (minorante) e l altra ha u n valore m aggiore (maggiorante). La cosa che ci asp ettiam o e che le d u e som m e convergano ad u n valore u nico col tend ere d i n d ove n è al d enom inatore ed ind ica in nu m ero d i rettangoli nell intervallo .
A questo punto possiamo introdurre un teorema che formalizza quanto appena detto.
Teorema:
Le successioni minorante {si} e maggiorante {Si} sono convergenti e convergono entrambe allo stesso limite:
n n n
lim s
nlim S
Ovviam ente, com e abbiam o d etto, il valore a cu i tend ono le d u e su ccessioni è u gu ale all area d el trap ezoid e.
Ad esso p ossiam o introd u rre u na nu ova sim bologia. Il lim ite d ella som m a d ei rettangoli d i spessore infinitesimo viene comunemente indicata con la seguente notazione8.
7 Per maggiori informazioni vedi Capitolo sui software didattici e in bibliografia.
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b
a
dx x f
La a e la b che si trovano all estrem ità d el sim bolo d i integrale sono d etti estrem i d i integrazione e stanno a significare l integrale viene calcolato nell intervallo d elim itato d ai due valori. f(x) è d etto argom ento d ell integrale e il dx è detta variabile di integrazione.
Qu i ved iam o che corrisp ond enza c è tra le form u le viste p rim a e qu ella che abbiam o appena introdotto.
n a M b n
a m b S
s S
i n i i
n i n n
n n lim lim lim
lim
b
a
dx x f ( )
Alcune Proprietà e accorgimenti:
Abbiam o consid erato fino a qu esto m om ento u na fu nzione lim itata in u n intervallo [a;b] e che in ogni p u nto d i qu esto intervallo è d efinita p ositiva. Qu esto vu ol d ire che la fu nzione si trova nel I° o IV° qu ad rante. Ma sap p iam o bene che le fu nzioni p ossono essere anche negative o che com u nqu e la stessa fu nzione che abbiam o consid erato nei nostri esem p i p ossa essere p ositiva in qu el intervallo e m agari assu m ere valori negativi in u n intervallo p iù esteso. Sap p iam o inoltre che alcu ne fu nzioni com u nissim e e m olto u sate in analisi, com e le fu nzioni goniom etriche o alcu ne fu nzioni p eriod iche assu m ono valori sia p ositivi che negativi con cad enza p eriod ica. Qu and o calcoliam o l integrale9 (qu ind i l area)
8 Questa notazione fu introdotta per la prima volta da Gottfried Wilhelm von Leibniz (Lipsia, 1°
luglio 1646 Hannover, 14 novembre 1716) nel 1684 nel suo scritto di maggiore rilevanza
matematica, Nova Methodus. Il simbolo ha una forma di S deformata, che sta proprio a significare Somma. Si legge integrale da a a b di f(x) in dx (deics)
9 Ve d re m o p iù a va nti c he q ua nd o si c a lc o la num e ric a m e nte l inte g ra le si intend e l inte g ra le definito.
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com p resa tra la cu rva e l asse d elle ascisse, in u n intervallo esteso all intero p eriod o d i oscillazione d ella fu nzione, in realtà calcolerem m o u n area p ositiva e u n area negativa e se le aree calcolate sono nu m ericam ente (in valore assolu to) u gu ali otterrem m o u n valore d ell integrale nu llo.
Vediamo questo esempio e cerchiamo di capirne lo scopo.
(Figura 4)
Consideriamo la funzione sin(x) , qu esta fu nzione è p eriod ica e se calcoliam o l integrale tra [- ; ] l integrale sarà
qu ind i bisogna consid erare casi in cu i la fu nzione è p eriod ica, in tal caso se si vu ole conoscere l area com p lessiva sottesa d alla fu nzione bisogna consid erare il valore assolu to per ogni intervallo, ad esempio tra [- ;0] e [0; ].
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Regole di integrazione:
N el XVIII secolo lo stu d io d ei m etod i d i integrazione arrivò a d elle raffinatezze e p recisione che p rim a d i allora erano lasciate all em p irism o m atem atico. Si com p rese ben p resto u na cosa assai im p ortante, cioè che l integrazione e la d erivazione erano d ei processi l u no inverso d ell altro. Si cap ì che qu and o si integra u na fu nzione si ottiene la così d etta primitiva e se si deriva la primitiva10 si ottiene l integrale.
In analisi p ossiam o d istingu ere gli integrali in d u e tip ologie: integrali ind efiniti e integrali definiti o limitati.
È chiaro che l integrale ind efinito è u n integrale che non ha estrem i d i integrazione cioè una volta calcolato ( estratto dall integrale ) restitu isce u na fu nzione che è d etta ap p u nto primitiva, m entre l integrale d efinito è d etto tale p rop rio p erché è d efinito o d elim itato d a un intervallo noto, d efinito d agli estrem i d i integrazione.. Si u sa d ire che qu and o si calcola u n integrale ind efinito si sta cercand o la p rim itiva d ella fu nzione, qu esta p rim itiva è ind ivid u ata sim bolicam ente con F(x). Qu ind i qu and o si calcola u n integrale senza estrem i d i integrazione si ottiene la p rim itiva d ella fu nzione f(x) che si trova sotto il sim bolo d i integrazione, qu and o invece calcoliam o u n integrale d efinito (qu ind i che p ossied e estrem i d i integrazione) ne calcoliam o u n valore nu m erico e qu esto valore com e d etto è p rop rio l area sottesa alla cu rva in qu ell intervallo11. Le tecniche d i estrazione d ell integrale o d i calcolo sono id entiche nell u no e nell altro caso solo che nel p rim o (integrale ind efinito) otteniam o u na fu nzione, d etta p rim itiva e nel second o caso (integrale d efinito) u tilizziam o la p rim itiva stessa p er il calcolo nu m erico d ell integrale.
Definizione di primitiva:
Si d ice che la fu nzione F(x) è u na p rim itiva d ella fu nzione f(x), nell intervallo [a;b], se F(x) è derivabile in ogni punto di questo intervallo e ivi risulta che
F (x)=f(x)
10 Più avanti si da una definizione di primitiva di una funzione.
11 Bisogna notare una cosa importante. Come abbiamo detto quando si calcola la primitiva di una funzio ne si o ttiene un a ltra funzio ne , e d a nc h e ssa sa rà g ra fic a b ile c om e una q ua lsia si a ltra
funzione. Ci sono alcune eccezioni che però esulano dai nostri interessi.
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Aggiu ngiam o che : la totalità d elle p rim itive d i u na fu nzione d ata f(x) è d etto integrale indefinito della funzione f(x) il quale si indica come visto con la notazione seguente
Integrali notevoli o immediati:
Di segu ito rip ortiam o i così d etti integrali notevoli e d op o ved rem o d elle regole che ci aiutano quando ci sono funzioni composte o casi più complicati.
Gli integrali notevoli p ossiam o ved erli com e d elle regole im m ed iate p er d eterm inare la primitiva nel caso di funzioni di uso comune.
Integrali notevoli
1. 1 1
1
n n
x dx x k
n
2. 1 1
1
n n
f x f x dx f x k
n
3. 1
2 dx x k
x
4.
2 f x
dx f x k f x
5. 1dx ln |x| k
x
6. 1 f x dx ln |f x | k f x
7. sin x dx cos x k 8. sin f x f x dx cos f x k
9. cos x dx sin( )x k 10. cos f x f x dx sin f x k
11.
2
1 tan( )
cos dx x k
x
12.
2
1 tan
cos f x dx f x k
f x
13.
2
1 1
tan( )
sin ( )dx k
x x
14.
2
1 1
tan
sin f x dx k
f x f x
15. 1
ln ln
x
x x a
a dx a k k
a a
16. 1
ln ln
f x
f x f x a
a f x dx a k k
a a
17.
2
arcsin( ) 1
arccos( ) 1
x k
dx x k
x
18.
2
arcsin 1
arccos 1
f x k f x dx
f x k f x
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19.
2
arctan
1 1
1 arctan
x k
dx k
x x
20.
2
arctan
1 1
1 arctan
f x k f x dx
f x f x k
21.
2 2
1 arcsin x
dx k
a x a
22.
2 2
1 arcsinf x
f x dx k
a f x a
23.
2 2
arctan
, 0
1
1 , 0
arctan x a k a dx a
a x k a
a x
a
24.
2 2
arctan 1
1 arctan f x
a k
f x dx a
a f x k
a f x
a
(Tabella 1)
Diam o ad esso u na serie d i regole o m etod i generali p er calcolare le p rim itive che servono p er ricond u rre fu nzioni com p licate in fu nzioni note o d i cu i si conoscono gli integrali notevoli.
Metodo di integrazione per scomposizione:
Questo metodo consiste sostanzialmente nello scomporre la funzione data in una somma di fu nzioni d istinte (som m a algebrica d i fu nzioni) in m od o tale d a ricond u rla ad u na form a p iù sem p lice o se p ossibile ad u na d elle form e viste nella tabella p reced ente (integrali immediati).
Esempio
In qu esto m od o si d eve p roced ere ogni qu al volta si ha d i fronte u na fu nzione che p u ò essere scomposta in termini più semplici.
Metodo di integrazione per parti:
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Il m etod o segu ente è sp esso u tilizzato qu and o il p rim o non p orta a facili risolu zioni, infatti sp esso le fu nzioni com p licate non riescono a essere p ortate ad u na form a nota, ecco p erché operando con questo metodo si possono risolvere molti integrali.
Siano f(x) e g(x) due funzioni continue e dotate entrambe di derivata continua e siano f (x) e g (x) le loro d erivate
se la funzione integranda si presenta come segue
Allora p ossiam o spezzare l integrale in qu esto m od o
Esempio
Poniamo f(x)= x2 e g(x)=ex quindi possiamo scrivere per quanto detto prima
Come si vede la risoluzione è stata semplice, basta fare le opportune considerazioni.
Calcolo dell integrale definito:
Ora ci p oniam o il p roblem a d i calcolare nu m ericam ente l integrale d efinito u na volta determinata la sua primitiva.
Una volta calcolata la fu nzione p rim itiva è facile calcolare il valore nu m erico d ell integrale , infatti in generale si ha
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b a b
a
x F dt t f
Alla p rim itiva si sostitu iscono alla variabile d i integrazione ordinatamente gli estrem i d i integrazione prima b e poi a .
) ( )
( b F a
F x
F dt t
f
bab
a
Bisogna fare bene attenzione al fatto che l integrale d efinito è u n valore nu m erico e che qu ind i non ha nu lla a che fare con la variabile d i integrazione, cioè u na volta calcolata la prim itiva d ella fu nzione integrand a si sostitu iscono i valori esterni d ell intervallo e se ne fa la d ifferenza, Da qu esto m om ento in p oi il valore trovato è solo u n nu m ero che ind ica l area del trapezoide o il valore della funzione integrata nel punto di ascissa data.
Facciam o d egli esem p i p er verificare la bontà d el m etod o e p er convincerci che stiam o calcolando delle aree. Partiamo da un esempio assai semplice e forse banale.
Esempio
Proviamo a calcolarlo geometricamente
f(x)=2x
X=3
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Calcolare l area d el triangolo d elim itato d alla retta d i equ azione f(x)=2x, lasse d elle ascisse nell intervallo [0;3] è cosa sem p lice infatti basta m oltip licare la base (ascissa x) p er l altezza (ordinata y) e dividere per 2. Il risultato e proprio 9.
Esempio
3
0
3 1 dx x
Per calcolare l'integrale, dobbiamo individuare la primitiva F(x) della funzione
3 1 x x
f .
x x dx
x3 4
4 1 1
Determiniamo quindi i valori di F(x) nei punti 3 e 0 e calcoliamo la loro differenza in questo modo:
4 3 93 4 81 4
1 1
3
0 4 3
0
3 dx x x
x
La fu nzione f x x3 1 cu bica d i equ azione x3 traslata d i u na u nità e anche in qu esto caso abbiam o calcolato l area sottesa alla cu rva nell intervallo richiesto.
Esempio
1
0
2 2 3
1 dx
x x
Calcoliamo la primitiva di f(x), che è una funzione razionale fratta
1 ln 3 4 ln
1 1
1 3 1 4 1 1
3 3 2 1
2 dx x x
x dx x
x B x
dx A x x
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3 4ln 1 1
ln 3 4 ln 2 1 ln 2 4 ln 1 1
ln 3 4 ln
1 3
2
1 1
0 1
0
2 dx x x
x x
Com e ved iam o se la fu nzione non p resenta com p lessità non è d ifficile ap p licare le regole immediate per il calcolo della primitiva e il calcolo seguente è ancora più semplice.
Esempio
Determ iniam o l'area d ella regione d i p iano com p resa fra la cu rva d i equ azione y sinx e l'asse x nell'intervallo , .
La fu nzione y = sin x è negativa (o nu lla) nell'intervallo ,0 e p ositiva (o nu lla) nell'intervallo 0, .
(Figura 5)
Per calcolare l'area richiesta d obbiam o
allora p roced ere som m and o l'integrale fra 0 e con l'op p osto d i qu ello fra e 0, op p u re, tenend o p resente che le d u e aree sono u gu ali (ricord a che la fu nzione è sim m etrica risp etto all'origine), calcolare u no solo d ei d u e integrali e m oltip licarlo p er 2. Proced iam o nel secondo modo:
4 1 1 2 cos
2 sin
2 0
0
x xdx
S
Sp esso accad e d i d over consid erare (nello stesso grafico) p iù fu nzioni, le qu ali si scavalcano vicend a. In tal caso sarà necessario ap p ortare alcu ni accorgim enti p er d eterm inare l area com p resa tra d u e o p iù cu rve. Basti p ensare che qu and o negli esem p i p reced enti abbiam o calcolato l area abbiam o consid erato la p orzione d i p iano d elim itata d alla fu nzione e d all asse d elle ascisse. Ma anche l asse d elle ascisse è u na fu nzione, in p articolare u na fu nzione costante d efinita d all equ azione f(x)=0 .
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Esempio
Consideriamo due funzioni f(x) e g(x) definite in un intervallo [a,b] e supponiamo dapprima che esse abbiano in questo intervallo le seguenti caratteristiche:
siano continu e
siano entram be p ositive sia f x g x .
(Figura 6)
L'area d a esse racchiu sa nell'intervallo [a,b] è la d ifferenza fra l'area d el trap ezoid e ind ivid u ato d alla fu nzione f e l'area d el trap ezoid e ind ivid u ato d alla fu nzione g; si ha perciò che
b
a b
a
dx x g dx x f
S
b
a
dx x g x f S
In p ratica, se le d u e fu nzioni sod d isfano le caratteristiche ind icate, l'area d ella p arte d i p iano d a esse racchiu sa nell'intervallo [a,b] è u gu ale all integrale d efinito d ella loro differenza.
Alcune proprietà degli integrali definiti:
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Se
Se gli estremi di integrazione sono uguali (a=b) il valore d ell integrale è nullo
Se d ato u n intervallo [a;b] e u n p u nto c interno a qu esto intervallo si ha
Infine trattiamo un teorema fondamentale del calcolo integrale ossia il teorema della media
Teorema della media:
Definizione: L integrale d efinito d i u na fu nzione continu a f(x) è u gu ale all am p iezza d ell intervallo d integrazione, m oltip licata p er il valore che la fu nzione integrand a assu m e in un conveniente punto di questo intervallo, ovvero
Dove con x1 si intende quel punto convenientemente preso all interno d i [a;b].
Nota sulla funzione integrale:
Abbiam o visto che qu and o si calcola l integrale d i u na fu nzione ne otteniam o u n altra che abbiam o chiam ato p rim itiva e che ind ichiam o con F(x). Sap p iam o calcolare i lim iti e le d erivate d elle fu nzioni o p er lo m eno d i u na bu ona p arte d elle fu nzioni sem p lici. Voglio far notare (forse u na banalità) che la fu nzione p rim itiva ha u n grafico e che è p ossibile qu ind i disegnarlo.
Esempio
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In qu esto esem p io cerchiam o p roviam o a cap ire la relazione tra d erivata e integrale. Con l aiu to d i u n foglio d i calcolo12 si plotta la fu nzione F(x) e f(x) ovvero la p rim itiva d i f(x) e la derivata di F(x). Ad entrambe le funzioni si sostituisce poi gli stessi valori della x.
N otiam o che i valori nu m erici ottenu ti d alla f(x) sono p rop rio i valori d ella p end enza della F(x). Si nota che qu and o la f(x) ha ascissa u gu ale a zero la fu nzione F(x) si annu lla, infatti la d erivata o la p end enza d ella fu nzione f(x) si annu lla. Qu esto è u n esem p io semplice che può essere esteso a funzioni più complicate.
(Figura 7)
12 Il software usato è stato Excel® ma anche altri fogli di calcolo hanno le stesse possibilità.
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E d a notare che nella figu ra il sistem a d i riferim ento non è m onom etrico.
Teorema di Torricelli Barrow:
Se la fu nzione f(x) è continu a in u n intervallo [a,b], la su a fu nzione integrale
x
a
dt t f x
F è
derivabile e la sua derivata in ogni punto x di [a,b] è uguale alla funzione nello stesso punto, cioè F (x) = f(x) x a,b
Integrale improprio:
Spesso capita di trovare delle funzioni che sono continue in alcuni intervalli ma posseggono d elle d iscontinu ità in p u nti p articolari. Ad esem p io la fu nzione f(x)=1/x è u na funzione sem p re continu a m a nel p u nto x=0 i lim iti d estro e sinistro tend ono risp ettivam ente a p iù infinito e a m eno infinito. Qu ind i in x=0 la fu nzione p resenta u na d iscontinu ità. Ci chied iam o allora se e com e sia p ossibile calcolare l integrale d i qu este fu nzioni qu and o nell intervallo sia p resente u no o p iù p u nti d i d iscontinu ità. O p iù in generale qu and o la fu nzione non è continu a nell intervallo d i integrazione.
Terrem o com u nqu e valid a l'ip otesi che, se anche la fu nzione non è continu a, essa abbia u n numero finito di punti di discontinuità.
Integrali definiti di questi tipi, quando esistono, si dicono integrali impropri.
Consid eriam o u na fu nzione che in u no d egli estrem i d i integrazione ha u n lim ite che tend e a infinito. Consideriamo la funzione f(x) e un intervallo [a;b] e sia dunque f x
b x
lim
N on p ossiam o u sare la d efinizione d i integrale che conosciam o p erché in b la fu nzione non è finita; tu ttavia se essa è continu a in ogni intervallo d el tip o a, b con 0 , allora è possibile calcolare
b
a
dx
x
f
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Facciamo ora tendere a zero, calcoliamo cioè
b
a
dx x f
0
lim
Se tale lim ite esiste ed è finito, si d ice allora che la fu nzione f(x) é integrabile in a, b e si pone
b
a b
a
dx x f dx
x f
0
lim
Se invece tale lim ite non esiste o non ha u n valore finito, si d ice che la fu nzione non è integrabile in a,b . Si bad i bene che la p rim itiva è p ossibile calcolarla m a il valore nu m erico d ell integrale o d iverge (cioè è infinito) op p u re non p u ò essere d eterm inato.
Se p oi la fu nzione non è continu a in u n p u nto c interno ad a, b m a lo è in qu alu nqu e altro p u nto d i a,b , si p one
b
c b
a b
a
dx x f dx
x f dx
x f
0 0
lim
lim su p p osto che esistano finiti i due limiti.
Calcolo dei volumi e superfici tridimensionali.
Fino a qu esto m om ento abbiam o consid erato sem p re d elle figu re che giacciono su u n p iano m a sap p iam o bene che è p ossibile avere fu nzioni che sono fu nzione d i d u e p iù variabili.
Consideriamo il caso di oggetti che si trovano nello spazio tridimensionale e vediamo che grazie alle tecniche d i integrazione sarà p ossibile calcolarne la su p erficie e anche il volu m e.
È ovvio che in qu este lezioni confid erem o casi sem p lici e d i facile risolu zione m a basti sap ere che con l u so d i calcolatori e d elle tecniche d i integrazioni è p ossibile calcolare qu asi ogni tipo di oggetto tridimensionale.
Per u na qu estione d i sem p licità consid ererem o oggetti trid im ensionali che sono fru tto d i u na rotazione com p leta intorno ad u n asse e ved rem o com e sia p ossibile calcolare la loro su p erficie e il loro volu m e, inoltre ved rem o alcu ne ap p licazione alla fisica e all ingegneria con il teorema di Guldino.
Com e visto p er il calcolo d elle aree d elle figu re p iane anche le note form u le p er il calcolo d ei volu m i d i solid i regolari (cilind ro, cono, sfera) si p ossono d ed u rre anche d al calcolo
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integrale. Infatti questi solidi sono frutto di rotazioni rigide attorno ad un asse di simmetria.
Utilizzand o il calcolo integrale si ottengono le stesse form u le. Ma cap iam o bene che nel caso di solidi che sono originati da curve la cosa si complica maggiormente.
Consid eriam o u na fu nzione f(x) continu a in u n intervallo a,b ; su p p oniam o che in tale intervallo essa sia non negativa e ind ichiam o con T il trap ezoid e ind ivid u ato d alla cu rva e dall'asse x in a,b . Ru otand o attorno all'asse x, T genera u n solid o d i rotazione d el qu ale vogliamo definire e calcolare il volume.
(Figura 8)
Possiam o segu ire u n ragionam ento analogo a qu ello fatto p er d eterm inare l area d i u n trapezoide; dividiamo cioè l intervallo a,b in un numero n di parti uguali.
Sia c u n p u nto d i ogni intervallino x . Consid eriam o l insiem e d ei rettangoli aventi p er base i segmenti x e per altezze i valori f c . Otteniamo in questo modo un plurirettangolo la cui area, al tendere di n all infinito, sappiamo che definisce l area del trapezoide.
Se ora facciam o ru otare ciascu no d i qu esti rettangoli d i u n giro com p leto attorno all asse x, otteniam o u n solid o che è la som m a d i n cilind ri aventi altezze x e raggi d i base f c ; tale solido prende il nome di pluricilindro ed il suo volume è dato da
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n
i
i
x
f
1
2
Se ora facciamo tendere n all infinito, il pluricilindro tende al solido di rotazione; per questo motivo si assume come suo volume l espressione
n
i n i n
i
n f i x f x
1
2 1
2 lim
lim
Osserviamo ora che tale limite non è altro che l integrale definito fra a e b della funzione x 2
f .
Il volume di un solido di rotazione si trova dunque con la formula
b
a
dx x f
V 2
Esempio
Riconducendoci all esem p io d el calcolo d ell area d el triangolo ind ivid u ato d all equ azione f(x)=2x , consideriamo adesso lo stesso caso ma facendo ru otare la retta intorno ad un asse e com e asse scegliam o l asse d elle ascisse d i equ azione f(x)=0
Se facciamo ruotare la retta intorno all asse d elle ascisse si ottiene u n d op p io cono d i altezza infinita e d i am p iezza d eterm inata d all angolo che intercorre tra la retta e l asse d i rotazione. Inoltre noi lim itiam o qu esto d op p io cono all interno d i u n intervallo ad esem p io [0;3] ottenendo quindi un cono di altezza pari a 3.
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(Figura 9)
N ella figu ra ind ivid u iam o con x1=3 il p u nto che d elim ita l altezza d el cono e con il p u nto d i ordinata A=6 il il raggio d ella circonferenza alla base d el cono. Troviam o p rim a l integrale generico al qu ale p oi basterà sostitu ire i d ati relativi al nostro cono. Se b è la m isu ra d ell altezza e c è la m isu ra d el raggio , l ap otem a , che p er com e abbiam o fissato il sistem a d i riferim ento p assa p er l'origine, ha coefficiente angolare
b
c ; essa ha d u nqu e equ azione
bx
y c . Possiamo allora determinare il volume V del cono:
b c b x
dx c b x
dx c bx V c
b b b
2 0
3 2 2
0 2 2 2
0
2
3 1 3
1
che è p rop rio la form u la d el volu m e d i u n cono che ha raggio d i base c e altezza b. Ad esso inserendo i dati relativi alla nostra figura otterremo proprio il volume del cono disegnato.
Teoremi di Pappo Guldino
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I d u e teorem i p ortano il nom e d i Pau l Gu ld in, m atem atico svizzero (1577-1643), m a in realtà sono già riportati nel libro VII della Collezione di Pappo di Alessandria e costituiscono il più generale risultato di Analisi infinitesimale dell'antichità che si conosca.
Essi contengono due interessanti formule atte a calcolare il baricentro di linee e di superfici.
Partiam o d alla d efinizione che ne d a u n d izionario d ella scienza e d ella tecnica13 e p oi estend erem o il ragionam ento e l ap p licazione all analisi. Di qu esti d u e teorem i non d arem o alcu na d im ostrazione, m a al lettore basti sap ere che entram bi d iscend ono d irettam ente d all u so d elle tecniche d i integrazione che abbiam o p ocanzi visto.
Primo teorema
Se u na linea d i lu nghezza L ruota d i un angolo giro intorno ad una retta x che non la taglia e y0 è la d istanza d el baricentro G di L d all asse d i rotazione x, l area d ella su p erficie generata da L risulta dal prodotto della lunghezza L per la circonferenza generata da G .
A= 2 y0 L
(Figura 10)
13 Dizio na rio illustra to d elle sc ienze p ure e a p p lic a te Ed . ULRICO HOEPLI a nno 1935 MILANO.
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Secondo teorema
Se u na su p erficie p iana S ru oa d i u n giro intorno a u na retta X che non la taglia e y0 èla d istanza d el baricentro G d i S d all asse x, il volu m e generato è d ato d al p rod otto d i S p er la circonferenza descritta da G .
V=2 y0 S
(Figura 11)
Com e risu lta chiaro qu esti d u e teorem i p ossono essere u tili sia p er calcolare i baricentri d i figu re com p licate, sia p er il calcolo d el volu m e o d ella lu nghezza d i u na cu rva noti glia ltri due parametri.
N el caso d el p rim o teroem a d i Gu ld ino bisogna avere a d isp osizione u n d ato che sp esso non è facile d a ottenere, infatti la lu nghezza d i u na cu rva, ad esem p io d i u na p arte d i fu nzione continu a in u n intervallo non è cosa im m ed iata. Anche in qu esto caso p erò gli integrali ci d anno una mano.
Consideriamo il seguente caso:
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Lunghezza di un arco di curva piana:
Senza entrare nei d ettagli e lim itand oci a consid erazioni. Vogliam o "d im ostrare" la form u la p er calcolare la lu nghezza d i u n arco d i cu rva p iana che sia grafico d i u n fu nzione reale d i variabile reale. Su p p orrem o che la fu nzione, f(x), sia d erivabile con d erivata continu a in u n intervallo [a,b].
(Figura 12)
Consid erand o u na su d d ivisione d i [a.b] in intervalli "infinitam ente p iccoli" dx, p otrem o ritenere che la lu nghezza d ella cu rva coincid a con qu ella d ella sp ezzata d i lati ind ivid u ati dagli estremi
e
, con i = 0,1, 2, ... , n. La lunghezza di questa spezzata è:
.
La su p p osta d erivabilità d ella fu nzione ci consente d i ap p licare il teorem a d i Lagrange, d a cui otteniamo
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ovvero, se l'ampiezza degli intervalli tende a zero
.
Qu esta form u la richied e il calcolo d i u n integrale solitam ente non facile, nond im eno è im p ortante p erché m ostra com e la teoria d ell'integrale d i Riem ann p ossa risolvere numerosi problemi di misura, e non solo quello della misura dei domini piani.
Applicazioni alla Fisica :
La fisica e p er estensione tu tte le scienze u tilizzano il concetto e il calcolo integrale p er risolvere innu m erevoli p roblem i che ad esso è su p erflu o elencare. Le segu enti ap p licazioni che vengono qu i esp oste sono solo alcu ne d elle ap p licazioni d i u so com u ne e che com u nqu e rientrano nel p rogram m a d i stu d i, ovvero cinem atica e d inam ica. Da qu anto segu e risu lta abbastanza chiaro qu anto siano potenti il calcolo d ifferenziale ed integrale.
Le notazioni che u serem o sono qu elle proposte nello stu d io d elle ap p licazioni d elle derivate.
Moti rettilinei:
Poiché v(t) = x'(t) (oppure s'(t)), si ha, ovviamente,
.
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Se si vuole la variazione di ascissa in un intervallo di tempo basterà ovviamente fare
Si tenga conto che, in generale, la variazione d i ascissa non coincid e con lo sp azio p ercorso:
I d u e valori coincid ono (a m eno eventu alm ente d el segno) solo qu and o il m oto non ha p u nti d i inversione. Se p er esem p io lancio u n sasso verso l'alto, d op o u n p o' esso rip asserà p er la p osizione d i p artenza: la variazione d i ascissa è nu lla, m a lo sp azio p ercorso ovviamente no!
Essendo poi a(t) = v'(t) si troverà
.
Quantità di carica:
Se in u n cond u ttore p assa la corrente i(t), la qu antità d i carica che attraversa u na su a sezione può essere calcolata immediatamente:
.
Lavoro di una forza:
In u n m oto rettilineo sia F(x) u na forza, variabile con l'ascissa d el p u nto m obile, e avente sem p re la stessa d irezione e verso d ello sp ostam ento. Il lavoro fatto d alla forza, nello spostamento da una posizione A a una posizione B è dato da
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ove a e b sono le ascisse di A e B.
Prop oniam o anche u n esem p io d i u so d i u na term inologia, com u ne nei testi d i fisica, che d al p u nto d i vista m atem atico è alqu anto ap p rossim ativa, anche se il risu ltato ottenu to è p erfettam ente corretto. Ci riferiam o al calcolo d el lavoro d ella forza elettrostatica p rod otta d a u na carica p u ntiform e Q, qu and o u na carica "sp ia" q si sp osta d a u n p osizione A ad u na posizione B nello spazio.
Si consid eri la figu ra qu i sotto. In essa sono rap p resentati, nell ip otesi d i cariche concord i: la cu rva lu ngo la qu ale si sp osta la carica q d al p u nto iniziale A al p u nto finale B, la sorgente Q del campo, la forza F di interazione tra le cariche in una data posizione P della carica q, lo sp ostam ento elem entare dP (cioè u no d ei tratti infinitesim i in cu i d eve essere d iviso lo sp ostam ento p er il calcolo d el lavoro), i d u e archi d i circonferenza d i centro Q p assanti p er l origine e il second o estrem o d el vettore dP. Per il calcolo d el lavoro si d ovrà fare il prodotto scalare tra F e dP e poi sommare i risultati ottenuti (con un integrale, ovviamente).
(Figura 13)
Il m od u lo d ella forza F è , il p rod otto d el m od u lo d i dP p er il coseno d ell angolo tra dP ed F è, a m eno d el segno, u gu ale alla variazione d r d i raggio tra le d u e circonferenze d i
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figu ra. È facile constatare che, in ogni caso, vale , p u rché Q, q e d r siano p resi con il loro segno (p er esem p io nel caso d i figu ra il p rod otto scalare d eve essere negativo e il valore d i d r è p rop rio negativo). Il risu ltato segu e ora im m ed iatam ente d al calcolo d ell integrale: .
.
Software per la didattica:
L u tilizzo d i softw are d id attici è sem p re au sp icabile qu and o si ha a che fare con fu nzioni, d erivate ed integrali, oltre al vastissim o im p iego che se ne fa nel cam p o d ella geom etria p iana e solid a e in altri nu m erossissim i cam p i d ella fisica e d ella m atem atica. Qu i p resento solo alcu ni d ei softw are d id attici, qu elli che p iù com u nem ente sono u tilizzati e che qu ind i offrono tra le altre cose anche u na vastissim a sitografia d ed icata con m anu ali esercizi e m acro già com p ilate, che all occorrenza p ossono essere m od ificate ed ad attate ai p rop ri scopi.
Alcuni di questi software o comunque quelli più utilizzati sono tutti coperti da CopyRight e qu ind i necessitano d i licenza a p agam ento, anche se alcu ni d i qu esti p ossono essere utilizzati nella versione trial, ossia una versione limitata o nelle funzioni o nel tempo.
Qu esti softw are sono sp esso cap aci d i affrontare i d iversissim i p roblem i d ella d id attica trad izionale grazie alla loro flessibile interattività. È p ossibile infatti com p orre d elle costru zioni o d isegnare fu nzioni e p oi d inam icam ente osservare il loro com p ortam ento sottolineand o alcu ne caratteristiche che sp esso con l u so d i lavagna e gesso non è p ossibile fare.
I softw are d i geom etria che ho u tilizzato sono d u e Cabrì Geom ètre II Plu s ® e Z.u .L. C.a.R..
Possiam o d ire che è rid u ttivo afferm are che sono softw are p er la geom etria, visto che con alcu ni accorgim enti p ossono essere u tilizzati oltre che p er la costru zione assiom atica d elle
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figu re e d ei teorem i d ella geom etria eu clid ea, anche p er la costru zione d i funzioni analitiche, calcolo ap p rossim ato d i d erivate ed integrali, e m olto altro. N ella figu ra si ved e che è p ossibile costru ire d elle fu nzioni e p oi d eterm inare il valore d ell integrale d efinito e oltre a questo la parametrizzazione è dinamica.
Con Cabrì Geomètre II Plus ® :
(Figura 14) Con Z.u.L. C.a.R:
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(Figura 15)
Un softw are assai u tile in analisi m atem atica è sicu ram ente Derive® che è u n p otente p rogram m a p er il calcolo d i fu nzioni, m atrici, d erivate, integrali, su ccessioni, e m oltissim o altro. In qu esto elaborato ho p referito non u sare qu esto softw are p oiché già qu elli che ho p resentato sono p iù che su fficienti p er il raggiu ngim ento d ello scop o. C è d a d ire com u nqu e che a qu esta categoria d i softw are fanno p arte anche p rogram m i p iù p otenti e com p lessi con i qu ali è p ossibile risolvere qu asi ogni tip o d i p roblem a m atem atico, p er citarne solo alcu ni Map le®, MathCAD®, Mathematica®, MathLab®, MiniTab.
Con Foglio di calcolo
Un altro softw are m olto versatile è anche Excel® che oltre ad essere u n foglio d i calcolo d i u so rap id o ed intu itivo sop rattu tto nella versione Office®2007 p u ò essere u sato che calcolare u na fu nzione p u nto p er p u nto ap p licare form u le e calcoli rap id am ente o ancora p er l insostitu ibile su p p orto in laboratorio d i fisica p er la gestione e la raccolta d ei d ati. In questa u nità d id attica ho cercato d i u tilizzarlo costru end o d elle fu nzioni sem p lici e p oi calcoland one l integrale d efinito all interno d i u n certo intervallo. Si ricord a che anche p er questa tipologia di software (foglio di calcolo) ci sono diverse versioni e anche del tipo Open