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SICUREZZA, PROTESTA FORTEDEISINDACATI

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Academic year: 2022

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Bratislavafa i capricci ma il Salvastati passerà

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ruxelles (nostro servi- zio). L’Europa è appesa a un Fico. Robert Fico. Il leader dell’opposizione slovacca di centrosinistra è uno dei re- gisti del no (provvisorio) di Bratislava al potenziamento del Fondo salva Stati (o sal- va banche, fate un po’ voi, perché qui si tratta di non ri- svegliare certi appetiti della speculazione piuttosto che di tenere in piedi la Grecia).

Che oggi, o al massimo do- mani, dovrebbe tuttavia ave- re il definitivo via libera, do- po l’accordo tra i socialde- mocratici e tre partiti di mag- gioranza. La bocciatura (su 119 voti richiesti per la ne- cessaria maggioranza quali- ficata, il sì ne ha ottenuti so- lo 55 con 9 contrari) è spiega- ta con un’astensione di mas- sa attribuibile anche al parti- to di governo Freedom and Solidarity (SaS) guidato dal presidente della Camera Ri- chard Sulik, accusato dal premier Raticova di aver de- stabilizzato la situazione po- litica e gettato discredito sul- la Slovacchia, considerata ora come partner ”inaffidabi- le” nell’Ue. Una cagnara a uso rigorosamente interno.

A farne le spese è proprio il

Sas (liberali), che rimane fuori dall’intesa che porterà i 119 voti necessari. I social- democratici hanno colto al volo l’occasione di una coali- zione di governo spaccata, anche dalla prospettiva che la Slovacchia aumenti il suo contributo dell’Efsf da 4,4 a 7,7 miliardi di euro, per pren- dere in mano i destini del lo- ro Paese e al contempo quel- li di un’Europa, che sugli strumenti anti default è lega- ta al vincolo dell’unanimità.

Il rinvio al 23 ottobre del Consiglio europeo informa- le ha dato alla fronda anti Iva- na Raticova (premier formal- mente sfiduciato perché il voto pro Efsf era legato alla fiducia verso la coalizione) la stura, e il tempo, per pren- dere due piccioni con una fa- va. Elezioni e voto favorevo- le al salva-Stati. Fico, già ca- po del governo e ora leader di Smer-Sd, ha dalla sua la

calma di chi sa di avere in mano la situazione. L’unica cosa da fare ora è dimissiona- re il governo, inviare l’ulti- mo sì che manca a Bruxelles sulla nuova creatura eco-tec- nocratica di mamma Ue (ma- dre e matrigna), e rimettersi in carreggiata con un nuovo suffragio. I socialdemocrati- ci sostengono che la ratifica del Fondo è una priorità, al- trimenti la situazione ”po- trebbe peggiorare”. Ieri po- meriggio, dunque l’accordo:

sì ai 7,7 miliardi per l’Efsf e, soprattutto, elezioni anticipa- te il 10 marzo prossimo. Col cerino in mano, come detto, resta Sulik, presidente della Camera e capo frondista (chissà se Gianfranco Fini avrà preso nota), che prima del voto aveva abbaiato con- tro il rafforzamento dell’Ef- sf: ”Preferisco essere consi- derato un paria a Bruxelles, piuttosto che dovermi vergo-

gnare guardando in faccia i miei figli, che avrebbero un futuro pieno di debiti se solo votassi l’aumento del Fon- do”. E chissà cosa dirà ai suoi piccoli, ora che il papà ha perso la poltrona. Magari c’è sempre un colpevole da trovare nelle pressioni di Bruxelles o Berlino. Com- missione e Consiglio, in una rituale lettera ”di richiamo”, avevano infatti chiesto alla Slovacchia di uscire dalla

”miopia politica” e votare a favore del Fondo con il più ampio consenso possibile. E la Merkel si era detta “fidu- ciosa” sul voto favorevole di Bratislava. Alla fine è l’Ue che deve inchinarsi, e ade- guare ancora una volta i suoi ritmi alle ragioni interne di uno Stato membro. Come la lucida, litigiosa, miope e lun- gimirante Slovacchia.

Pierpaolo Arzilla

Q

uesta volta i lavo- ratori della Polizia di Stato, della Peniten- ziaria, del Corpo fore- stale dello Stato, dei Vigili del fuoco ed i militari hanno perso la pazienza. Una pa- zienza durata tre anni da quando, nel 2008, il centro destra promi- se in campagna eletto- rale che per la sicurez- za non sarebbero mancate mai risorse nè economiche nè umane. E Silvio Ber- lusconi si insediò a Palazzo Chigi. ”Ma ora - tuona Felice Ro- mano, segretario ge- nerale del Siulp (il sindacato più rappre- sentativo della Poli- zia di Stato ndr) e con lui le organizzazioni che tutelano gli altri lavoratori in divisa sia confederali che autonome - la misura è colma. Non ci sono soldi per nulla: nep- pure per le volanti da mettere sul territo- rio”. I questori hanno avuto ordine tassati- vo dal Viminale di non fare alcuna manu- tenzione, altrimenti rischiano di pagare di tasca loro. ”Viene ga- rantito solo il servi-

zio del 113 - aggiun- ge Romano - ma le au- to restano in garage ed intervengono solo se c’è necessità”.

Con buona pace della prevenzione.

Se il comparto sicu- rezza potesse essere

paragonato ad

un’azienda in senso stretto saremmo a li- vello di fallimento. I principali creditori sa- rebbero i cittadini. Ai quali, tutti i sindacati di categoria fanno ap- pello. E ieri, nel cor- so di una conferenza stampa a Roma, tutti i rappresentanti dei la- voratori in divisa han- no illustrato la situa- zione chiamando pro- prio i cittadini a parte- cipare il 18 ottobre nelle piazza italiane ad una manifestazio- ne. ”Presenteremo una sorta di obbliga- zione per avere soldi e garantire così sicu- rezza, legalità e svi- luppo - spiega Roma- no -. Chiediamo un sostegno economico per acquistare la ben- zina delle auto”. Che non sono solo quelle della Ps, ma anche quelle della Polizia penitenziaria, la qua- le non riesce quasi

più a garantire gli spo- stamenti dal carcere al tribunale o da un carcere all’altro dei detenuti. I soldi an- dranno al Fondo Assi- stenza del Ministero dell’Interno. A Ro- ma la protesta si svol- gerà davanti a Palaz- zo Chigi, Camera e Senato. Su un bidone per l’olio combustibi- le sarà scritto: ”Fai elemosina per benzi- na alla sicurezza”.

Un sostegno maggio- re alla loro mobilita- zione i sindacati lo chiedono proprio ai parlamentari.

Ma come si potrebbe- ro risolvere questi problemi per il com- parto di sicurezza?

Razionalizzando le spese. Basterebbe un unico centro di spesa.

Basterebbe fare co- me in Francia, dove Nikolas Sarkozy ha voluto che Polizia e Gendarmeria (corri- spondente in Italia ai nostri carabinieri)

passassero sotto il Mi- nistero dell’Interno.

Ed infine ridurre an- che le scorte e le rela- tive auto al seguito.

Il panorama della si- curezza non si ferma solo alla Polizia di Stato. C’è anche da segnalare quanto av- viene per il Corpo Fo- restale dello Stato, per i vigili del Fuoco, per la Penitenziaria.

Pompeo Mannone, segretario generale della Fns-Cisl, sottoli- nea le tracce da segui- re per garantire una si- curezza più efficien- te ai cittadini. ”Va fat- to un modello - dice - che elimini le duplica- zioni. Basti pensare al soccorso pubblico con due dipartimenti simili, uno alla Prote- zione civile ed uno al Viminale”. Un decre- to della Presidenza del Consiglio dei mi- nistri potrebbe poi sbloccare le risorse per la valorizzazione del personale. ”Ma -

aggiunge Mannome - Tremonti non fir- ma”. Eppure l’accor- do politico-sindacale era stato trovato.

Ed infine le carceri.

Mentre si parla di co- struirne di nuove la si- tuazione è al collas- so. Dice Franco Ion- ta, il capo del Diparti- mento dell’Ammini- strazione penitenzia- ria (Dap), intervenen- do al Senato: ”Con un ingresso di circa 1000 unità al mese ed una quota di detenuti che sfiora le 68.000 persone, il sistema pe- nitenziario vive le dif- ficoltà maggiori dal dopoguerra ad oggi».

Nella custodia, oltre a ”mura e sbarre”, gioca una parte fonda- mentale ”il recupero e il reinserimento dei detenuti nella socie- tà”. Ma il compito, spiega Ionta, è sem- pre ”più difficile” vi- sta la situazione dei penitenziari.

Luca Tatarelli

SICUREZZA, PROTESTA FORTEDEISINDACATI

La nota politica

N

on si può passare da una fiducia all’altra, la bocciatura alla Camera sul primo articolo del Rendiconto di bilancio dello Stato è un segnale di instabilità, occorre un Governo di larghe intese che faccia accordi su tre-quattro punti fondamentali. Per Raffaele Bonanni è dunque chiara la strada politica migliore per

affrontare la crisi. Ma in Parlamento regna ancora

l'incertezza, dopo quanto accaduto martedì pomeriggio in aula a Montecitorio, che ha peraltro reso irricucibile lo strappo tra il Pdl e il ministro dell'Economia Tremonti, assente al momento del voto. Voto che per l'opposizione è la prova definitiva che la maggioranza non c'è più e dunque Berlusconi deve dimettersi. Il presidente della Camera Fini, su invito proprio dell'opposizione, è salito ieri pomeriggio al Quirinale per spiegare al capo dello Stato le difficoltà di garantire il normale andamento dei lavori parlamentari.

In una nota del Quirinale si fa sapere che Napolitano “ha espresso la convinzione che tocchi al Presidente del Consiglio indicare alla Camera la soluzione che possa correttamente condurre alla dovuta approvazione da parte del Parlamento del rendiconto e dell'assestamento.

Sulla sostenibilità di tale soluzione sono competenti a pronunciarsi le Camere e i loro Presidenti”. In precedenza, Napolitano aveva sollecitato risposte credibili dal premier per capire se la

maggioranza è ancora in grado di operare con la costante coesione necessaria anche per rispettare gli impegni europei.

Risposte che Berlusconi proverà a dare questa mattina in aula alla Camera, dove chiederà al

Parlamento di rinnovare la fiducia al Governo (il voto è previsto domani) in base alla comunicazione politica che farà, e nella quale in sostanza affermerà che è da

irresponsabili far cadere l'esecutivo nel corso di una crisi economica mondiale. Un discorso che il premier dovrà però rivolgere soprattutto a quanti nel suo partito da tempo stanno invocando una svolta nell'interesse del Paese. Ieri l’ex ministro Scajola ha avuto un nuovo incontro con Berlusconi. Scajola ha assicurato il proprio voto di fiducia, ma ha ribadito la richiesta di allargare i confini della

maggioranza aprendo all'Udc, una condizione che presuppone il passo indietro dello stesso Berlusconi visto il rifiuto dei centristi ad aprire qualsiasi canale di dialogo con un Governo guidato dal Cavaliere.

Tutto il Terzo Polo invoca dunque le dimissioni del premier. Ma dice no a gesti eclatanti, come quelli ipotizzati dal resto dell’opposizione, che valuta l’ipotesi di disertare l’intervento del premier. Il capogruppo del Pd Dario

Franceschini ha intanto comunicato ai suoi deputati di non partecipare alle riunioni delle commissioni già nel pomeriggio.

Giampiero Guadagni

Il 18 ottobre in tutta Italia sarà chiesto ai cittadini un sostegno economico per pagare la benzina delle auto della Polizia.

Tutti i problemi del comparto

Berlusconi chiede ancora fiducia, ma Napolitano vuole

risposte credibili

13 ottobre 2011

ATTUALITA'

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