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Riflessioni di copertina

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Academic year: 2021

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Riflessioni di copertina

Riflessioni di copertina

Le opere di Federica Perazzoli parlano un linguaggio appa- rentemente sobrio e accessibile, senza doppi sensi né mali- zia. Ogni opera somiglia alla pagina di un lungo racconto ambientato nella natura. Con pochi elementi essenziali l’artista ricrea paesaggi fiabeschi abitati da animali mansue- ti, come cani e cerbiatti, e da rari esseri umani, quasi sem- pre seminudi, incapaci di volgarità ma, sembra, non del tutto privi di qualcosa da nascondere.

Uno specchio d’acqua, un prato, una catena di monti sullo sfondo e qualche albero bastano a ricreare un tipico paesag- gio di montagna: Federica Perazzoli dipinge un universo a prima vista incantato e sereno, su cui si spande uniforme- mente una luce diffusa e senza ombre. Istantanee di un mondo ideale, espressione di un inconscio pacificato, purifi- cato da dinamismi sia corporei sia psicologici, scevro appun- to da zone d’ombra. Giorno e notte si alternano senza albe e senza crepuscoli. Non c’è vento tra gli alberi né corrente nell’acqua. I corpi delle figure umane e animali rappresenta- te si conformano a questa placidità diffusa, la loro gestualità è pacata, al limite della staticità, la postura svuotata, bonifi- cata da qualsiasi tensione. Tutto esprime limpidezza, tutto è ordinato e pulito, non ci sono angoli oscuri, nodi irrisolti. La prima reazione di fronte a tanta perfezione è di pace e sollie- vo, ma prolungando l’osservazione comincia a sorgere, dalle trame candide di queste quiete istantanee, un senso d’inquietudine e astenia. Delle numerose betulle rappresen- tate nei dipinti – le «signorine dei boschi», come le chiamano i tedeschi – vediamo però soltanto il tronco e qualche ramo raccorciato e sterile, completamente spoglio, dal pallore luminoso e notturno, dalla vitalità pressoché cadaverica.

Seppur manchi un intento predicatorio, queste tele “bucoli- che” dicono indubbiamente più di quanto non traspaia di primo acchito. L’apparente e fuorviante facilità interpretativa di quelle che sembrano comuni esperienze estetiche di con- templazione e immersione nella natura cela, a ben vedere, spunti di riflessione interessanti e profondi. Il paragone che lo spettatore paziente è spontaneamente spinto a instaurare con le imperfezioni del quotidiano lo induce a sospettare che vi sia poco di “naturale” in questi scenari edulcorati, qualco- sa di stridente nella celeste armonia delle composizioni, una sorta di scabrosa astrattezza dovuta all’inattività prossima all’apatia dei pochi personaggi rappresentati nonché alla mancanza di ombre. Senza ombre nessun contrasto, nessu- na sofferenza, nemmeno intensa gioia però. Un mondo sen- z’ombra è un mondo senza tempo, ricordi o domani, sospe- so unicamente in un’immobile e perdurante presente.

Ricorderete la Storia straordinaria di Peter Schlemihl, roman-

zo del tedesco Adalbert von Chamisso del 1814, dove il pro- tagonista, venduta la propria ombra al diavolo, è poi costret- to a fuggire dal mondo civile perché considerato anormale e guardato con sospetto. O il più recente La fine del mondo e il paese delle meraviglie, dove Haruki Murakami descrive un paese al quale si accede solamente dopo essersi privati della propria ombra, un paese tranquillo ma dove l’aria sembra nociva, diversa da quella di tutti gli altri luoghi: «Non saprei spiegarti il perché, ma non mi sembra una cosa giusta sepa- rare una persona dalla sua ombra. Penso che sia un errore, che siamo venuti nel posto sbagliato. Le persone non pos- sono vivere senza la loro ombra, e le ombre senza le perso- ne non esistono...» (traduzione dal giapponese di Antonietta Pastore, Einaudi, Torino, 2008).

Cancellare il lato “oscuro” è negare la verità delle cose e ridurle a entità non reali, per quanto incantevoli. I lavori di Federica Perazzoli ce lo ricordano e vi alludono con delicata sensibilità.

Veronica Liotti

Federica Perazzoli, Untitled, 2008, acrilico su tela, cm 200 × 200, Courtesy l’artista

Federica Perazzoli nasce nel 1966 a Sorengo, cittadina svizzera sulla sponda ovest del lago di Lugano.

Attualmente vive e lavora a Milano.

La sua ultima personale Untitled Dimore Studio, Milano.

J41/F57, si è da poco conclusa presso lo spazio Marselleria a Milano.

Dal 1996 a oggi ha partecipato a numerose mostre perso- nali e collettive fra cui, ricordando alcune fra le più recenti:

WAMH 01, Cartiere Vannucci, Milano (2011); Kings zine #1 Life, Assab One – Ex Gea, Milano (2010); Il canto degli albe- ri, Federico Rui Arte Contemporanea, Milano (2010);

Rinascita per Paolo, Palazzo della Permanente, Milano (2009); Confronto. Klaus Mehrkens + amici, Museo Civico Ernesto e Teresa Della Torre, Treviglio-BG (2008);

SituazionIsola. A New Urbanism, Isola Art Center, Milano (2007); New Museum/Collegare, Isola Art Center, Milano (2006); Federica Perazzoli/Daniele Innamorato, Artra Progetti Speciali, Milano (2005); Federica Perazzoli. Mostra personale, Galleria Sergio Tossi, Firenze (2002).

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