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Rifiuti urbani in Campania, aumenta la quota di organico gestita in regione - SNPA - Sistema nazionale protezione ambiente

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Academic year: 2022

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Claudio Marro Alberto Grosso Giuseppe De Palma

Le direttive del Pacchetto Eu- ropeo sull’Economia Circolare (PEEC) hanno introdotto im- portanti novità per la filiera del recupero dei rifiuti orga- nici, definendo specifici obiet- tivi di riciclaggio, ma soprattutto introducendo l’ob- bligatorietà dal 2023 della raccolta differenziata del ri- fiuto organico, lasciando allo Stato membro la facoltà di in- dividuare misure per incorag- giare tale pratica.

In Campania vengono pro- dotte circa 925.000 tonnellate /anno di rifiuti organici, che rappresentano circa il 35% del totale dei rifiuti urbani pro- dotti.

Nel 2019 624.191 tonnellate di frazione organica sono state raccolte separatamente nel- l’ambito dei sistemi di raccolta differenziata dei Comuni cam- pani ed avviate ad impianti di recupero.

A fronte di un’elevata resa di intercettazione (67,5% nel 2019 e 71,6% nel 2018), la re- gione sconta carenze infra- strutturali dovute all’assenza di un’adeguata rete di im- pianti di recupero della fra- zione organica, che consenti- rebbero, tra l’altro, la produ- zione di biometano, ammen- danti e fertilizzanti per il suolo. A tal riguardo, il recente report dell’Agenzia europea (https://www.eea.europa.eu/p ublications/bio-waste-in-eu- rope ) ribadisce che i rifiuti or- ganici, principalmente umido e verde, rappresentano un flusso chiave nell’ambito dello sviluppo dell’economia circo- lare.

Dagli impianti di prima desti- nazione, circa 418.000 tonnel- late di rifiuti organici vengono avviati fuori regione, in oltre 33 province italiane, e circa il 40% è recuperato nella sola provincia di Padova.

Circa 181.000 tonnellate sono state gestite in n. 6 impianti di compostaggio e digestione anaerobica campani. Il dato segna un significativo incre- mento della gestione di tale ti- pologia di rifiuti in ambito regionale rispetto agli anni passati, grazie soprattutto ad

iniziative di investitori privati ed alla riattivazione dell’im- pianto pubblico di Salerno.

L’analisi del bilancio di mate- ria regionale ad ogni modo evidenzia un deficit di tratta- mento, per cui risulta neces- sario dotare la Regione Campania di ulteriore im- piantistica per una potenzia- lità complessiva di circa 434.000 tonnellate annue.

L’insufficienza di impianti di trattamento dell’organico rap- presenta oggi un ostacolo allo sviluppo del settore, dato che i trasporti su lunga distanza determinano un incremento dei costi di avvio a recupero, minando così la sostenibilità economica dei sistemi di rac- colta differenziata dei Comuni campani che al momento so- stengono costi di gestione tra i più elevati d’Italia.

Il deficit impiantistico potrà essere soddisfatto mediante la realizzazione degli impianti di iniziativa pubblica nei Co- muni che hanno aderito alla manifestazione di interesse pubblicata dalla Regione Campania in data 12 maggio 2016.

Nella figura in alto è riportata una proiezione delle capacità di trattamento che dovrebbero

essere disponibili entro il 2025 sulla base del cronopro- gramma di realizzazione di tali impianti.

In base a tali previsioni, nel 2025 la capacità di tratta- mento sarà pari a 734.000 t/a, che potrà essere ulterior- mente integrata dagli im- pianti di iniziativa privata. Al momento, infatti, da una prima ricognizione risultano in corso di valutazione 10 pro- getti di impianti di tratta- mento della frazione organica in procedimenti VIA per una ulteriore capacità di tratta- mento di circa 695.000 t/anno.

La previsione della realizza- zione di una rete integrata di impianti, il monitoraggio della filiera, il controllo della qua- lità delle raccolte sembrano individuare la strada per su- perare le attuali difficoltà di gestione della frazione orga- nica in Campania e puntare al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Pacchetto sull’Eco- nomia Circolare.

Il compost ottenuto attraverso un processo controllato di trasformazione e stabilizza- zione di rifiuti organici, deri- vanti anche dalla raccolta differenziata dei Rifiuti Ur- bani provenienti dalla rac-

colta differenziata, può essere commercializzato ed usato in agricoltura con la denomina- zione “Ammendante Compo- stato Misto – ACM” previa dimostrazione, con analisi pe- riodiche, del rispetto dei para- metri normativi (D. Lgs n°

75/2010 e smi), quali ad esem- pio; concentrazione in metalli pesanti (Piombo, Cadmio, Cromo VI et al), indice di ger- minazione, contenuto di mate- riali estranei. Si richiama l’attenzione sul contenuto di materiali estranei (plastiche, vetro, metalli) che non può superare lo 0,5% ss e sull’in- dice di germinazione, para- metro quest’ultimo che deve essere superiore al 60% per dimostrare l’assenza di pro- prietà fitotossiche dovute a sostanze sconosciute.

Il controllo sul rispetto di tali requisiti è esercitato dal Di- partimento dell’ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari del Ministero delle politiche agri- cole alimentari e forestali e dall’Agenzia delle dogane che accerta le violazioni.

Qualora venga accertato che il compost non rispetti le di- sposizioni normative, esso

viene declassato a rifiuto con la denominazione Compost Fuori Specifica e di conse- guenza è assoggettato alla normativa rifiuti (D. Lgs n°

152.2006 e smi) ed ai controlli previsti nei procedimenti di autorizzazione inerenti gli impianti di produzione. In questo caso, quindi, il com- post non può essere più utiliz- zato in agricoltura e deve essere gestito come rifiuto (per es. inviato a discarica se rispetta i criteri di ammissi- bilità prevista dalla norma- tiva di settore).

Considerate le competenze previste dalla normativa vi- gente in materia di controlli che vede coinvolti sia più sog- getti, nell’ambito delle rispet- tive competenze commerciali ed ambientali, riferite sia al compost inteso come ACM sia come rifiuto, è fondamentale la cooperazione e la condivi- sione di informazioni utili al fine di evitare che possano es- sere distribuiti sui terreni agricoli materiali organici mascherati come ammen- danti, che invece rappresen- tano una modalità di smaltimento illegale di rifiuti che può provocare pregiudizio alle matrici ambientali.

Analisi dei bilanci di materia della gestione della

frazione organica differenziata e prospettive future

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