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Partita Iva 2018: cosa si può scaricare?

written by Carlos Arija Garcia | 10/01/2018

Spese di vitto e alloggio, auto e carburante, telefono, immobili: cosa portare in deduzione o detrazione. I limiti del regime forfettario.

I professionisti hanno la possibilità di usufruire di detrazioni e deduzioni come un qualsiasi contribuenti (spese sanitarie, mutuo, università dei figli, ecc.). Ma possono anche beneficiare di alcune agevolazioni fiscali per la loro attività, deducendo alcuni costi dal reddito d’impresa.

Chi è titolare di una partita Iva nel 2018, cosa può scaricare? Ci sono delle novità rispetto agli anni precedenti? E c’è qualche caso in cui non è possibile dedurre alcun costo (o quasi), come nel regime forfettario? Vediamo.

Partita Iva 2018: deduzione o detrazione?

Innanzitutto, chi ha una partita Iva nel 2018, prima di decidere cosa può scaricare, deve avere ben chiara la differenza tra la deduzione e la

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detrazione dei costi.

Quando si applica la deduzione, il costo (o una parte del costo) viene sottratto direttamente dal reddito imponibile. Significa che vengono applicate le stesse tasse su un reddito inferiore.

Invece, quando si applica la detrazione, la spesa viene sottratta dalle imposte:

significa che diminuiscono le tasse da pagare ma non il reddito imponibile.

Altra differenza da non trascurare: la deducibilità del costo rispetto alla detraibilità dell’Iva che si applica al costo stesso. Che significa? Facciamo un esempio.

Supponiamo che un titolare di partita Iva compra un’attrezzatura che vale 200 euro, su cui applicare l’Iva del 22%. In totale avrà pagato 240 euro. I 200 euro può portarli in deduzione, mentre i 40 euro di Iva può detrarli dalla liquidazione dell’imposta (mensile o trimestrale che sia) sottraendo l’Iva sugli acquisti da quella sulle vendite, quindi l’Iva pagata ai fornitori da quella incassata dai clienti.

Partita Iva 2018: posso scaricare i costi degli immobili?

Chi possiede una partita Iva nel 2018 può scaricare le spese legate agli immobili. Se l’immobile è ad uso ufficio o studio come bene strumentale, per portare la spesa in deduzione bisogna applicare delle quote d’ammortamento. In questo modo, sarà deducibile l’intero costo.

Diverso il discorso se il professionista con partita Iva adibisce a studio una parte della sua abitazione, cioè fa un uso promiscuo dell’immobile (un po’ di lavora, un po’ di abita). In questo caso, cosa si può scaricare? Si può portare in deduzione il 50% delle spese, cioè la metà dei costi di affitto, luce, gas, acqua, spese di condominio, ecc. Ad una condizione, però: che il professionista non abbia un’altra casa nello stesso Comune.

È possibile portare in deduzione anche le spese di ammodernamento e di manutenzione straordinaria che fanno aumentare il valore dell’immobile fino al 5% di quello iniziale. Pensiamo, ad esempio, al rifacimento dei pavimenti, delle porte, delle finestre, degli impianti.

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Altra spesa che chi ha una partita Iva nel 2018 può scaricare dalle tasse riguarda chi ha un canone di leasing immobiliare strutturale. In questo caso, la legge [1] consente di dedurre i canoni in un periodo superiore a 12 anni. Occorre, però, scorporare la quota che riguarda il terreno su cui sorge l’immobile (Agenzia delle Entrate dixit).

Partita Iva 2018: posso scaricare le spese di viaggi e trasferte?

Alcuni titolari di partita Iva, per motivi legati alla propria attività, vivono più in giro che nel proprio studio o nella sede dell’azienda. Non succede, certo, al macellaio o al panettiere, ma sì al rappresentante di commercio piuttosto che all’architetto che deve visitare i cantieri o al giornalista freelance mandato qua e là a fare dei reportage.

Essere fuori dalla propria sede di lavoro comporta dei costi, soprattutto se la trasferta non si limita ad una sola giornata e c’è bisogno di pernottare da qualche parte.

C’è da mettere in conto anche le spese relative all’auto (noleggio, carburante, manutenzione nel caso la macchina fosse di proprietà del professionista, ecc.).

Vediamo, allora, cosa si può scaricare dalle spese legate a viaggi o trasferte di lavoro.

Scaricare spese di vitto e alloggio

Le spese di vitto e alloggio (anche in trasferta) sono deducibili da chi ha una partita Iva al 75%. Condizione fondamentale: che il totale delle spese annuali non superi il 2% dei compensi percepiti.

Se vitto e alloggio vengono pagati dal committente, la deduzione diventa del 100% ed il professionista dovrà addebitarla in fattura, assoggettarla a ritenuta d’acconto e Iva e tassarla ai fini delle imposte dirette. Così facendo, l’operazione risulterà neutra e la deduzione finale, nonché la detrazione Iva, spetterà al committente, che ha realmente sostenuto l’onere.

Le spese di vitto e alloggio sostenute per la frequenza di un seminario o di un

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corso di formazione, sono deducibili al 100% nel limite di 10mila euro annui.

Per quanto riguarda le imprese, la deducibilità delle spese alberghiere e di pasti è pari al 75%.

Scaricare le spese di carburante

Premessa fondamentale: chi ha una partita Iva nel 2018 non pensi di scaricare la spesa di carburante della propria auto, di quella della moglie e della macchina appena comprata al figlio per i suoi 18 anni. Si può scaricare soltanto ciò che è relativo all’esercizio della propria attività, anche in caso di noleggio o leasing. Ma solo quello.

La deduzione applicabile alle spese di carburante (così come per l’acquisto dell’auto e per la sua manutenzione) è del 20%, mentre l’Iva si può detrarre al 40%.

Se il carburante si paga con carta di credito, carta prepagata o carta di debito non occorre fare la scheda carburante: basteranno le ricevute. A patto che:

il rifornimento venga fatto presso un esercente soggetto all’obbligo di comunicazione all’anagrafe tributaria;

il mezzo sia intestato alla persona che esercita l’attività economica, cioè al professionista (anche in caso di noleggio o leasing).

Tra l’altro, dal 1 luglio 2018 la spesa è deducibile soltanto se gasolio o benzina vengono pagati con moneta elettronica. Si potrà continuare a pagare in contanti, certo. Ma quella spesa non sarà più deducibile. I gestori dei distributori, da quella data, sono tenuti al rilascio di una fattura elettronica.

Le ricevute dei pagamenti effettuati con la carta elettronica devono contenere tutti gli elementi per l’individuazione dell’acquisto: data, e soggetto presso il quale è stato effettuato il rifornimento, oltre all’importo.

Se dal benzinaio di acquistano altre cose (un disco orario, un caffè, una confezione d’acqua) è possibile pagare tutto insieme con moneta elettronica, purché l’importo del rifornimento sia segnato a parte per permettere la deduzione.

Non possono essere considerate moneta elettronica le carte fedeltà (tipo quella del supermercato), anche se convenzionate per il pagamento.

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Partita Iva 2018: posso scaricare l’acquisto dell’auto o della moto?

Chi è titolare di partita Iva nel 2018 può portare in deduzione dal reddito la spesa per l’acquisto:

dei veicoli utilizzati esclusivamente come beni strumentali o adibiti ad uso pubblico (la deducibilità dei costi, in questo caso, è al 100%);

dei veicoli dati in uso promiscuo ai dipendenti per la maggior parte del periodo d’imposta (la deducibilità dei costi, in questo caso, è del 70%);

dei veicoli utilizzati per scopi diversi dai precedenti, per i quali è prevista una deducibilità limitata dei costi (20%, elevata all’80% per gli agenti o rappresentanti di commercio).

C‘è un tetto di spesa per portare in deduzione l’acquisto di un veicolo?

Il costo massimo deducibile è pari a:

18075,99 euro per le autovetture e gli autocaravan (il limite per le autovetture è elevato ad euro 25822,84 per gli autoveicoli utilizzati da agenti o rappresentanti di commercio);

4131,66 euro per i motocicli;

2065,83 euro per i ciclomotori.

Si può detrarre l’Iva sull’acquisto di un veicolo?

L’Iva è normalmente detraibile al 40%. La detraibilità del 100% è ammessa soltanto nel caso in cui il veicolo acquistato sia utilizzato esclusivamente nell’esercizio dell’attività di impresa o della professione.

Partita Iva 2018: posso scaricare il computer?

Al titolare di partita Iva 2018 spetta la deduzione dell’80% sull’acquisto di computer, software o altri dispositivi o programmi tecnologici, anche se acquistati

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tramite leasing o noleggio.

Partita Iva 2018: posso scaricare le spese telefoniche?

Altra voce particolarmente dedicata, soprattutto nei tempi in cui viviamo: attaccati al telefono per qualsiasi cosa (chiamate, messaggi, Internet, posta elettronica e via digitando).

Per quanto riguarda la telefonia fissa e mobile (traffico telefonico e Internet, noleggio o acquisto di apparecchiature telefoniche, ecc.), a deducibilità dal reddito è limitata all’80% (la deduzione al 100% spetta alle imprese di autotrasporto e per alcune apparecchiature utilizzabili esclusivamente nell’esercizio dell’attività).

Per i professionisti che si trovano nel regime fiscale dei minimi, invece, la deducibilità delle spese telefoniche è pari al 50%.

L’Iva addebitata è detraibile al 100% in caso di utilizzo esclusivo del telefono nell’esercizio dell’impresa o della professione, mentre in caso di utilizzo promiscuo è detraibile al 50%.

Partita Iva 2018 con regime forfettario:

cosa si può scaricare?

Nemmeno per il Fisco è possibile avere «la botte piena e la moglie ubriaca». Chi ha una partita Iva nel 2018 e ha scelto il regime fiscale forfettario non può dedurre nulla, ad esclusione dei contributi previdenziali. Questo particolare regime, difatti, che dà diritto all’applicazione di una tassazione ridotta e all’esenzione dall’Iva, dall’Irap e dagli studi di settore, non prevede la possibilità di scaricare alcuna spesa, in cambio di una decurtazione forfettaria del reddito, che cambia a seconda dell’attività esercitata. Appunto: o la botte piena…

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