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Vangelo del 24 novembre Domenica del Tempo Ordinario - anno C Luca 23, Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo

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Vangelo del 24 novembre 2019

34° Domenica del Tempo Ordinario - anno C Luca 23, 35 – 43 Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

Trascrizione del commento del biblista p. Fernando Armellini non rivista dall’autore

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a

vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto».

Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo?

Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi,

giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».

E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Samo alla fine dell'anno liturgico e questo ci rimanda alla conclusione della nostra vita e anche ad una riflessione sul destino ultimo, della storia di questo mondo.

Se noi scorriamo le pagine dei libri di storia, vediamo il succedersi di tanti regni che hanno avuto il loro momento di gloria ma poi sono andati sgretolandosi

lasciando dietro di sé anche molte tracce di sangue, ricordi di guerre, di violenze, di crudeltà; pensiamo agli Assiri a cui sono succeduti i babilonesi, poi i persiani, poi pensiamo gli egiziani, i romani.

I regni di questo mondo sono tutti così, passano, dopo un po' scompaiono.

La domanda: non ce n'è uno che rimane?

Chiaramente, noi vorremmo appartenere a un regno che non tramonta ed è una riflessione saggia questa, perché vogliamo inserire la nostra vita in un progetto che rimane, non in un progetto che poi viene cancellato, vogliamo che rimanga qualcosa del nostro passaggio in questo mondo.

La parola di Dio di oggi, risponde proprio a questo interrogativo e ci indica il regno che rimane per sempre, quello al quale è saggio unire la propria vita.

Lungo i secoli, purtroppo, questo regno - ed è il regno di Gesù di Nazareth, il regno di Cristo - è stato equivocato spesso e molte volte è stato difficile da distinguere dai regni di questo mondo: lo stesso sfarzo, la stessa ricerca degli onori, del potere delle ricchezze, del peso politico.

Non dobbiamo meravigliarci di queste debolezze dei discepoli di Gesù che hanno voluto costruire il regno di Dio, il regno di Cristo, sul modello dei regni di questo mondo.

Anche Gesù è stato tentato di lasciarsi coinvolgere in questa competizione con le grandezze di questo mondo, infatti, siamo alla fine del Vangelo secondo Luca ma,

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all'inizio, Luca ci ha presentato con tre parabole, la sintesi della lotta contro il maligno che Gesù ha condotto, non per 40 giorni, ma durante tutta la sua vita.

È durante tutta la sua vita che Gesù è stato tentato di costruire anche lui il suo regno sul modello dei regni di questo mondo.

Nella seconda parabola con cui l'evangelista ci presenta le tentazioni di Gesù, troviamo la proposta del maligno fatta a Gesù, di conquistarsi un regno di questo mondo.

Questo suggerimento, il maligno gliel'ha presentato in questi termini: “Tu Gesù sei una persona intelligente e capace, sai muovere le folle, tu hai tutte le capacità per essere grande, per avere successo… io ti darò la gloria!”

È il maligno che ha in mano quei regni potenti di questo mondo e dice a Gesù:

“Se tu vuoi diventare grande devi adorare me”, cioè devi dare ascolto ai miei suggerimenti e cosa devi essere capace di fare? Devi anche essere disposto a ingannare, sedurre, saper sfruttare perché se sei onesto e pensi al bene degli altri, tu non vai lontano.

Allora la proposta può essere riassunta con queste parole: pensa a te stesso, devi star bene tu, guarda a essere felice e per essere felice devi andare in alto, se ti metti a servire, pensi agli altri e non sarai mai nessuno,

Notiamo come il maligno si presenta non come nemico, come avversario, ma come uno che vuole il tuo bene.

Il maligno si è presentato a Gesù dicendogli: io ti voglio aiutare ad avere successo, voglio insegnarti a realizzare la tua vita!

Nel brano evangelico di oggi c'è l'ultimo tentativo del maligno per distogliere Gesù dal suo progetto, dal suo disegno di regno, per farlo recedere dalla sua proposta di mondo nuovo.

Di questo regno, Gesù ha parlato fin dall'inizio della sua vita pubblica, sulla sua bocca il tema del regno di Dio ritorna ben 90 volte.

Di quale regalità parlava Gesù?

È una regalità che non è facile da capire, ha mandato in tilt la testa di Pilato perché la sua proposta di regno, che è il regno che rimane, - se siamo saggi noi dovremmo dare l'adesione a questo regno - è troppo diversa da quella che Pilato aveva in mente.

Lui conosceva un'unica regalità, quella di Tiberio che dominava il mondo, non conosceva un altro modello. Nel Vangelo di oggi viene presentata in modo

inequivocabile la nuova regalità, è il racconto dell'intronizzazione di Cristo, come re!

Da questo trono non verrà mai detronizzato, gli altri regni scompaiono, quello di Cristo non scompare!

Sentiamo:

dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto».

Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei»

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L'immagine che vedete sullo sfondo ci parla di una regalità completamente diversa da quella intesa da Pilato, non trovate nulla di ciò che caratterizza l'intronizzazione di un re di questo mondo.

È impossibile equivocare perché siamo agli antipodi dei regni proposti dal maligno.

Osserviamo:

Il luogo, non è un palazzo, è il calvario, dove avvenivano le esecuzioni degli schiavi, solo loro finivano sulla croce, non un dominatore quindi ma un servo.

Il trono, è una croce.

Se Gesù avesse dato retta al maligno non sarebbe finito in questo modo, il trono sarebbe stato quello dei re di questo mondo, ha fatto la scelta opposta.

Paludamenti di porpora, di cui si rivestivano i sovrani, di cui facevano sfoggio.

Ne hanno fatto sfoggio anche i discepoli di Gesù quando hanno vovuto costruire il regno di Dio sul modello dei regni di questo mondo.

Non c’è nessun parlamento, è nudo questo re.

Non è attorniato dalle guardie del corpo, al suo fianco ci sono due malfattori che sono condannati alla sua stessa pena.

La corona è di spine.

Dopo la conquista di Gerusalemme, avevano pensato di incoronare re Baldovino sul calvario.

Avevano fatto una crociata per conquistare questo luogo santo e come segno del trionfo, volevano incoronare Baldovino proprio sul calvario, meno male che

qualcuno ha avuto un ripensamento e non è stato compiuto un gesto che sarebbe stato blasfemo, allora si scelse di incoronarlo nella basilica di Betlemme il 25 dicembre del 1100;

I paggi, gli assistenti, i cortigiani che acclamano il vincitore, il sovrano, non ci sono.

Osserviamo chi c'è ai piedi di questo trono, sono tre gruppi di persone C'è il popolo, cosa fa?

Luca è tenero con il popolo, non dice che insultava, il popolo non capisce, sembra non rendersi conto di ciò che sta accadendo, non capisce perché un uomo che muore senza reagire, possa essere considerato il re tanto atteso, è perplesso!

Poi, subito dopo, Luca nota che le folle che erano accorse, ripensando a quanto era accaduto, se ne allontanavano battendosi il petto.

Rappresentano tutta quella gente che sarebbe anche disposta a seguire, ma vuole prima capire chi è questo re.

Ecco la responsabilità di coloro che hanno il compito di presentare questa nuova regalità!

Devono averla capita bene, devono aver dato la loro adesione, in modo da far comprendere a tutti che questo è il regno che rimane, invece purtroppo queste folle le vediamo allo sbando, non capiscono, coloro che dovevano essere le guide spirituali del popolo, che erano state preparate dai profeti, dovevano indicare a tutta la gente “è questo il Messia di Dio!“

No, la gente si allontana, non capisce.

Potrebbe ripetersi anche oggi, se coloro che sono incaricati di portare al mondo la

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luce di questo nuovo regno, non lo fanno.

Ci sono poi i capi, appartengono al mondo antico, ai dominatori e cosa fanno?

Deridono questa regalità e dicono: “ha salvato gli altri salvi se stesso”.

Io ci ho insistito prima, su questa espressione del maligno, il quale aveva detto a Gesù “se vuoi essere grande pensa a te stesso, non pensare agli altri, tu devi arricchirti, devi essere potente, farti servire, ne hai tutte le capacità”.

Qui torna la stessa tentazione, è sempre il maligno che adesso si serve dei capi

“salvi sé stesso se è il Cristo l'eletto”.

Questi sono i veri responsabili di coloro che hanno tentato di spegnere fin dall'inizio questo sorgere del nuovo regno.

Perché Gesù non scende dalla croce? Perché non compie un miracolo?

Avrebbe mostrato il Dio forte, era quello in cui loro credevano ma non è questo il Dio di Gesù!

Il Dio di Gesù non è il dominatore, il Dio di Gesù è il servo dell'uomo.

La proposta del maligno quindi “pensa a te stesso”.

Se noi vogliamo appartenere al regno di Gesù dobbiamo fare attenzione a questa proposta che il maligno ci fa continuamente, ma è quella proposta che ci inserisce nei regni che scompaiono, se noi pensiamo a noi stessi non rimarrà nulla della nostra vita.

I soldati, terzo gruppo, lo deridono, gli si accostavano per porgergli l'aceto.

Chi sono costoro?

Si tratta di poveri uomini che erano stati strappati dalle loro famiglie ed erano stati mandati, per pochi soldi, a commettere violenze contro un popolo dalla lingua, dai costumi e dalla religione differenti; non erano romani, venivano dalla Siria, lontani dalle loro mogli, dai figli, dagli amici, avevano smarrito tutti i

sentimenti umani e si sfogavano contro uno più debole di loro, angariavano i più deboli.

Più che colpevoli, erano vittime della folle logica del mondo antico, quel mondo che conta sulla forza, erano stati educati ad apprezzare coloro che vincevano, coloro che erano più forti degli altri e anche loro dicevano a Gesù: “se tu sei il re dei giudei, salva te stesso”.

“Pensa a te stesso”, di nuovo l'incarnazione della proposta del maligno, anche loro quindi fanno questa proposta.

Vediamo adesso l'iscrizione che è stata posta sopra Gesù: “Costui è il re dei giudei”.

È tutta una parodia della regalità di questo mondo, si attendevano un re figlio di Davide.

Questa è l'unica regalità che rivela la gloria di Dio, il volto di Dio che è amore incondizionato, questi è il re, colui che da inizio a un regno che non verrà mai cancellato, il regno dell'amore.

Vogliamo contemplare nell'icona del “nunfius” lo sposo c'è scritto in greco,

“hobasileus thexdoxes” il re della gloria, il vero re.

Contempliamo il suo volto, perché è dal volto che si riconosce chi è una persona.

Riconosciamo questo re.

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Seguiamo i suoi occhi, sono chiusi, è dormiente, ha concluso la sua giornata che è stata una giornata in cui non ho mai pensato a se stesso, ha pensato solo

all'amore all'uomo, ha donato tutta la sua vita per dare inizio un mondo

realmente umano, un mondo che rispecchi la presenza di questo DNA divino che lui ha introdotto nel cuore di ogni uomo.

La sua bocca è chiusa perché ha detto tutto quello che doveva dire, ci ha lasciato il suo Vangelo, il suo messaggio di amore e l'ha incarnato nella sua persona con tutta la sua vita.

Ha detto tutto, non c'è nulla da aggiungere, lì, in quella persona abbiamo la proposta di un regno nuovo.

La tomba, notiamolo, è un ambone, è da lì che viene annunciata questa Parola, questa proposta di mondo e di uomo nuovo; è la verità sull'uomo, lui ha

annunciato l'uomo vero con la sua persona, chi non assomiglia a quest'uomo è un pre-umano, è quello che segue ancora gli istinti che abbiamo ereditato dai nostri antenati.

Non ha più nulla da dire, ha detto tutto sull'amore di Dio, ecco l'agnello!

Nell'Eucaristia ci verrà presentato questo re che è l'agnello, non è un lupo che sbrana, è colui che dona tutto se stesso.

Quando noi ci accostiamo a mangiare quel pane e a bere a quel calice vuol dire che noi accettiamo questo nuovo regno e ripudiamo tutti i regni antichi.

Abbiamo contemplato ciò che avviene ai piedi della croce, poi abbiamo

considerato l'iscrizione posta sopra e l'agnello che invita alle nozze, osserviamo adesso che cosa accade ai lati della croce:

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo?

Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi,

giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».

E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso

Accanto alla croce di Gesù ci sono due criminali che hanno ammazzato, il primo ragiona come il maligno, dice a Gesù: “salva te stesso e anche noi”

Significa: “se tu riesci a salvare te stesso, noi continuiamo a costruire quei regni in cui abbiamo sempre creduto, tu non ci hai creduto ma noi si e se tu salvi anche noi vedrai che facciamo qualcosa di grande”.

È la terza volta che viene proposta a Gesù la stessa tentazione che lo ha

accompagnato per tutta la vita: “Se tu vuoi essere grande, vuoi star bene, pensa a te stesso”, e anche a noi.

Il maligno, attraverso questo criminale che è a fianco di Gesù, dice: “la vita te la devi tenere, non va donata”.

Ecco l'opposizione fra i due regni, quello del regno che ti propone di pensare a te stesso, salvare la tua vita e la proposta del regno nuovo che fa Gesù: “dona la tua vita”.

L'altro malfattore, che ha cominciato a capire la proposta di regno nuovo che fa

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Gesù, rimprovera il suo collega di crimini e dice: “tu non hai timor di Dio, tu fai una scelta che non tiene conto di quella che è la proposta del Creatore”- e poi si rivolge a Gesù – “ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.

Lo chiama per nome, “Gesù”, non lo sente come un sovrano di fronte al quale ci si deve inginocchiare e tremare, lo chiama per nome perché lo sente come un amico.

Gesù infatti non si è mai presentato come un sovrano, ma sempre come un servo, come un compagno di viaggio che ti vuole accompagnare nel mondo nuovo, nel regno che lui ha annunciato e gli dice: “in verità ti dico - questa è un'espressione solenne - io ti assicuro oggi con me sarai nel paradiso”.

Questo “oggi” è molto importante, perché nel Vangelo secondo Luca ricorre sei volte e le vogliamo prendere in considerazione perché sono belle.

La prima volta che compare è sulla bocca degli angeli che annunciano la nascita di Gesù, quando l'angelo dice ai pastori “oggi è nato per voi”… per voi, gli ultimi della società, disprezzati da tutti, voi che non potete entrare nel tempio perché siete immondi, oggi è cominciato il mondo nuovo, quel modo in cui coloro che sono come voi adesso vengono accolti nel regno nuovo;

poi, questo “oggi” compare la seconda volta quando a Nazareth nella sinagoga Gesù, dopo aver letto il profeta Isaia dice “oggi si è compiuta la profezia che avete udito” , inizia oggi l'annuncio del nuovo regno.

Il terzo “oggi” è quando Gesù curò il paralitico che è il segno di questa umanità che non riesce a camminare, non riesce ad andare avanti, è bloccata e la gente di fronte al prodigio compiuto da Gesù dice “oggi abbiamo visto cose

straordinarie”.

Poi due oggi molto belli quando Gesù incontra Zaccheo a Gerico e gli dice:

“scendi in fretta da quel sicomoro perché oggi devo fermarmi in casa tua”!

“Devo fermarmi”, il bisogno che Gesù ha di stare con coloro che vuole introdurre nel suo regno.

Poi di nuovo, sempre con Zaccheo, quando al banchetto in casa di Zaccheo Gesù dice: “oggi è entrata la salvezza in questa casa” e poi l'ultimo, il sesto oggi, quello più bello, che abbiamo appena ascoltato, Gesù che dice a questo criminale

“oggi tu sarai come paradiso”.

La parola “paradiso” ricorre soltanto tre volte nel Nuovo Testamento, è una parola persiana “apiridaesa” = paradiso e indicava, questa espressione, il grande

giardino tutto verde, il parco con sorgenti d'acqua fresca, alberi frondosi colmi di frutti, profumi di fiori. Gesù impiega questa immagine per indicare il nuovo regno nel quale lui vuole introdurre tutti gli uomini, partendo dalla condizione in cui si trovano, questo primo che riconosce il nuovo re è un criminale.

Gesù non si ricorderà di lui, lo introduce dentro perché Gesù è venuto a dirci, che Dio concede il suo amore, non come premio, ma è sempre il suo regalo.

È il regno dell'amore, di chi ama fino al dono totale di sé, l'odio è stato lanciato contro Gesù, ma dalla croce non è venuto nessun frammento di odio, dalla croce sono venute soltanto parole di amore e di perdono. Ecco il messaggio che ci viene lanciato alla fine di questo anno liturgico, contempla nei libri di storia come

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finiscono i regni di questo mondo e contempla la proposta di regno nuovo che Cristo ti fa dalla croce, da colui che non ha mai pensato a se stesso, ma solo a come rendere felici coloro che lui incontrava nella vita. Se tu scegli questo regno, scegli quel regno che non tramonta.

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