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Vangelo del 20/3/ domenica del Tempo di Quaresima - anno C - Luca 13,1-9

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Vangelo del 20/3/2022

2° domenica del Tempo di Quaresima - anno C - Luca 13,1-9

Trascrizione del video-commento del biblista p. Fernando Armellini non rivista dall'autore.

Gli errori di composizione sono dovuti alla differenza fra la lingua parlata e scritta; la punteggiatura è posizionata a orecchio.

I video sono disponibili sul suo canale YouTube: bit.ly/videoarmellini

In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici.

Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?». Ma quello gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai»».

In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici.

In quel preciso momento…

Comincia così il brano evangelico di oggi, viene da chiedersi come mai l'evangelista colloca questa notizia che viene riferita a Gesù, un crimine commesso da Pilato, in quel preciso momento.

Significa che vuole collegare quello che poi Gesù dirà come commento alla notizia che gli viene riferita, legarlo a ciò che Gesù stava trattando in quel preciso momento.

Stava parlando dei segni dei tempi, come la gente sapeva prevedere la pioggia, il bel tempo, il vento… e poi non sapevano riconoscere invece il tempo della venuta del Signore.

“Voi - dice Gesù - fate molta attenzione ai segni meteorologici perché dovete gestire la vostra vita, e fate bene, come mai non fate altrettanta attenzione ai segni dei tempi di Dio? Non vi rendete conto che un’alba nuova sta sorgendo all'orizzonte, un mondo nuovo sta iniziando?”.

Oggi a noi potrebbe dire “siete così attenti ai segni della borsa, come va la finanza, ai nuovi modelli di macchine che stanno progettando, al tempo in cui iniziano i saldi…. siete attentissimi, e fate bene, e non prestate attenzione all'opportunità unica che vi è offerta di riflettere sul senso della vostra vita attraverso la Parola del Vangelo che io vi voglio annunciare”.

Ecco, direi è un richiamo importante in questo tempo di Quaresima per noi, ci preoccupiamo di tutti i segni dei tempi cui accennavo, ma il tempo della venuta del Signore della nostra vita, lo sappiamo riconoscere? Vale la pena rifletterci perché ne va della nostra vita.

In quel preciso momento, mentre stava parlando di queste cose, ecco che arrivano a dargli la notizia drammatica: un gruppo di Galilei - quindi della terra di Gesù - erano andati a Gerusalemme probabilmente a compiere un voto, pregare il Signore nel tempio, a trascorrere anche qualche giorno di gioia nella città santa e Pilato aveva fatto intervenire i suoi soldati nel luogo santo e

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aveva fatto scorrere il loro sangue insieme a quello del sacrificio che stavano offrendo. Un crimine orribile, non viene riferito dagli storici del tempo, da Giuseppe Flavio, però corrisponde al

carattere brutale di Pilato. Agrippa 1° descrive così Pilato:

“Un tiranno corrotto, avido, lo accusa di peculato, insulti, ruberie, esecuzioni senza processo, crudeltà senza fine”.

Questo era Pilato, quindi è ben probabile che abbia aggiunto agli altri crimini anche questo.

Cosa doveva essere successo nel tempio?

Alcuni pellegrini giunti dalla Galilea, dovevano forse avere scambiato qualche battuta un po' pesante con le guardie; accadeva perché le guardie rimanevano fuori dal sacro recinto, ma qualche battuta i pellegrini la facevano.

Poi magari dalle parole sono passati a qualche spintone, una scazzottata e Pilato, che durante le feste si trovava a Gerusalemme per assicurare l'ordine perché non voleva che ci fossero sommosse - poi tra l'altro, i Galilei erano persone sospette perché le rivolte partivano sempre là dalla Galilea e anche durante il processo a Gesù, il fatto che Lui fosse un Galileo, era sospetto già per principio - Pilato ha fatto intervenire i soldati senza alcun rispetto per il luogo santo e ha fatto massacrare questi malcapitati Galilei. Un gesto brutale, sacrilego.

Che risposta si attendevano da Gesù coloro che sono corsi a dargli la notizia?

Credo anzitutto una presa di posizione politica, un severo giudizio di condanna di Pilato, una presa di posizione, magari anti-romana e forse anche la dichiarazione, un invito a prendere in mano le armi. Sapevano che Gesù era contrario però, sotto la forza dell'emozione, chi lo sa che magari si pronunci anche contro i romani.

La seconda risposta che si attendevano era invece di carattere religioso, perché la concezione del tempo era questa “se hanno subito la morte vuol dire che erano dei peccatori, perché il male colpisce chi pecca contro il Signore”.

Invece questi stavano proprio offrendo sacrifici nel tempio, proprio in quel momento in cui erano uniti in preghiera al Signore vengono puniti.

Questo faceva a pugni con la concezione, con la mentalità religiosa che avevano e si aspettavano, anche su questo, aspettavano una risposta di Gesù. Sentiamo che cosa risponde Gesù:

Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

La risposta data da Gesù è preziosa perché getta una luce sulle reazioni che, anche noi oggi, abbiamo di fronte agli eventi drammatici che sono sotto i nostri occhi.

Vittime innocenti di guerre, di terremoti, di malattie, di disgrazie… come vengono letti questi eventi oggi?

Più o meno come facevano al tempo di Gesù.

Anzitutto c'è ancora qualche predicatore, e non solo fra i cristiani, che interpreta questi fatti drammatici come castighi di Dio; Gesù si premura di smentire immediatamente questa interpretazione, non c'è alcun rapporto tra il peccato e questi disgrazie.

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“Credete che quei Galilei fossero più peccatori degli altri?”

No, dice Gesù, sono fatti che capitano, possono capitare a una persona o a un'altra.

Il Vangelo di Gesù, la sua Parola, ci insegna come vivere tutti questi eventi, non sono dei castighi, delle sventure che manda il Signore, Gesù ha affrontato i drammi della sua vita e tutte le difficoltà, non pensando che fossero dei castighi del Padre, no.

Sono situazioni che capitano nel nostro mondo, nella nostra vita e dobbiamo uscirne non sconfitti, ma maturati da tutti questi eventi.

Allora certe espressioni che sentiamo ancora oggi, anche fra i cristiani, quando capita una sventura, un momento di dolore… “cos'ho fatto di male per meritarmi queste cose?”

Non hai fatto nulla di male, ti è capitato nella vita e ciò che tu hai è la luce del Signore per sapere come vivere questo evento ed è un richiamo per i fratelli a starti vicino.

La seconda riflessione che tutti fanno e che anche gli interlocutori di Gesù si aspettavano che anche Lui facesse, è di carattere politico.

La situazione al tempo di Gesù non era particolarmente tesa, non erano ancora comparsi gli Zeloti che porteranno poi alla rivolta contro Roma.

Non si pronuncia Gesù sul crimine commesso da Pilato, loro desideravano che Lui prendesse posizione… non lo commenta, non c'era bisogno, non valeva la pena esacerbare ulteriormente gli animi.

Gesù non era insensibile alle sofferenze, alle disgrazie e si commuoveva fino alle lacrime per amore della sua patria, tuttavia era ben cosciente che incitare all'ira, all'aggressività, all'odio, allo sdegno… non serve, anzi, può portare a compiere poi dei gesti sconsiderati, a violenze che complicano poi ulteriormente la situazione.

Ogni persona deve impegnarsi a dare un contributo nel campo politico, è un dovere di ogni

cittadino, ma bisogna fare attenzione a non limitarsi a lasciarsi coinvolgere in quei circoli in cui si fa a gara a chi fa le dichiarazioni più forti, ma poi ci si ferma lì, non si fa nulla di concreto, magari poco, ma comunque sempre un qualcosa che lascerebbe il segno.

Direi allora, meno chiacchiere, meno dichiarazioni, ma qualche impegno concreto in più!

C'è una terza interpretazione di queste disgrazie e viene ripresa da molti anche oggi.

“Se queste cose accadono e colpiscono degli innocenti, vuol dire che il mondo è fatto male, se esiste un Dio buono, queste cose non dovrebbero accadere” e qualcuno dice:

“Il nostro mondo non è bello! Perché non ha fatto un mondo di diverso, in cui non accadessero disgrazie, fossero tutti buoni?”

La ragione è perché il mondo è questo e non può essere un altro, se faceva questo mondo diverso non era più il nostro, e Dio ha amato tanto questo nostro mondo in cui ci sono queste cose, l'ha amato tanto da venirne a fare l'esperienza di vita insieme con noi, un nostro compagno di viaggio.

Dobbiamo mettere in conto che nel nostro mondo c'è gente molto buona, molto simpatica, generosa… e c'è gente brutale come Pilato… è il nostro mondo.

Dio, se lo faceva diverso, non era più il nostro, e Dio ha amato questo mondo, ha amato noi.

Quale riflessione ha fatto Gesù sull'accaduto?

Una sola, l'invito alla conversione.

La conversione non è la decisione di evitare qualche peccato, è decidersi a lasciarsi aprire gli occhi da Cristo e fare la scelta di vita che Lui propone.

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Dice che bisogna far presto a convertirsi perché il tempo stringe, non abbiamo un'eternità di vita, abbiamo un numero limitato di anni e dobbiamo puntare bene, sui valori giusti, la nostra vita.

Allora la Quaresima è proprio questo tempo di revisione, di prendere coscienza come stiamo guidando la nostra esistenza.

Ecco allora il richiamo a “in quel preciso momento”, a saper riconoscere i segni dei tempi, la sua predicazione è un'occasione unica per cambiare radicalmente il modo di pensare e di vivere.

Il suo è un invito a intervenire alla radice del male, è inutile illudersi che possa cambiare qualcosa semplicemente con la sostituzione di coloro che detengono il potere, quindi una rivolta, “adesso comandiamo noi, gli altri erano cattivi”… se non cambia il cuore delle persone, se non viene interiorizzata una logica diversa, tutto rimane come prima perché sarebbe come cambiare gli attori, ma il copione teatrale rimane lo stesso, la recita non cambia, cambiano gli attori a volte, che prendono il potere, ma poi recitano sempre la stessa scena che è quella di chi comanda, di chi fa il proprio interesse, no!

Gesù invita alla conversione, perché non accadano più queste cose è necessario cambiare cuore delle persone.

È una lezione quindi molto attuale per noi, meno parole, meno imprecazioni, più scelte di vita conformi all'uomo nuovo proposto da Gesù.

E per chiarire meglio il suo pensiero, Gesù ricorda subito un altro episodio di cronaca accaduto poco tempo prima che non viene riferito dagli storici del tempo, da Giuseppe Flavio, è la morte di 18 persone provocata dal crollo di una torre a Siloe.

C'erano sempre dei lavori di manutenzione alla sorgente del Gihon, da qui parte l'acqua che arriva poi alla piscina di Siloe e probabilmente durante questi lavori, una torre era crollata e aveva ucciso 18 innocenti. Come interpreta Gesù questo fatto?

Anzitutto si premura di escludere di nuovo il legame fra la morte e il peccato.

“Non sono state punite da Dio, sono morte per una fatalità, poteva capitare anche a me se mi fossi trovato lì in quel momento”.

Ecco cosa dice Gesù, un secondo invito alla conversione.

Conversione è cambiare modo di gestire la vita, di orientarla in una luce nuova che è quella del Vangelo, è il capovolgimento della scelta di valori nella nostra vita.

Ognuno di noi guida la propria vita con degli obiettivi che ha sempre davanti, alcuni sono stupendi, altri non sono il massimo, ci sono dei valori molto importanti, la famiglia, il lavoro, la casa i soldi, la salute, le amicizie… ma non sono l'obiettivo finale.

Questi sono obiettivi belli ma immediati, è necessario un obiettivo da dare alla vita che unifichi questi obiettivi momentanei, un qualcosa che dia senso a tutto il sapere… cosa ci stiamo a fare in questo mondo, il sapere come vivere, che cosa è importante, che spazio hanno gli altri oggettivi come la famiglia, il lavoro, la casa… devono entrare in una prospettiva che è quella che ci dà il Vangelo.

Ecco cosa ci dice Gesù, in questo tempo quaresimale, provate a ripensare su che cosa ripiegate tutti i vostri interessi e forse, sono tutti interessi molto belli come quelli a cui accennavo, ma sono fermi lì, no!

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Questi li deve inserire in un progetto che vada anche al di là di questa vita, che dia un senso a tutta la tua esistenza.

Gesù dice “state attenti, è capitata la disgrazia a queste persone, ma poteva capitare a chiunque”

La riflessione che Lui vuole che noi facciamo anche in questo tempo quaresimale, riguarda la nostra vita, prendere coscienza che è breve ed è precaria.

Gesù dice che poteva capitare a chiunque ciò che è capitato a quei 18, è precaria la nostra vita ed è breve; tanti progetti, tanti sogni, tanto darsi da fare, a volte si corre come trottole, si arriva alla sera sfiniti… tutto bene, ma non va dimenticata la fragilità della vita, va tenuto sempre presente quanto è vulnerabile, da un momento all'altro può concludersi ed è importante che ognuno le abbia dato un senso.

Non è per spaventarci con la minaccia della morte, no, è un prendere di coscienza saggio, la vita è breve e va gestita bene, pensaci e dai il valore giusto alle cose.

Il tempo quaresimale è per riflettere su queste verità, Gesù dice a ognuno di noi “osserva con saggezza tutto ciò che accade attorno a te, anche quando guardi la tv, vedi ciò che ti viene riferito”.

Stiamo attenti a non fare come molti fanno quando sentono certe notizie, rimangono incollati alla tv per ore per vedere e rivedere cosa è capitato e aspettare con curiosità nuovi dettagli, nuovi particolari emozionanti… non è così che Gesù suggerisce di accostarsi agli eventi, no.

Chiediti piuttosto cosa ti insegnano questi fatti, fermati, rifletti, valuta la tua vita per vedere se la stai gestendo in modo corretto, se la stai impiegando per ciò che realmente vale, per ciò che rimane.

Adesso viene una parabola, il contesto su cui abbiamo insistito è importante, il contesto del richiamo alla conversione che è stato ripetuto due volte da Gesù, “se non vi convertite”, ascoltiamo la parabola:

Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?». Ma quello gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai»».

Vediamo quali sono i personaggi di questa parabola.

C'è anzitutto il padrone, è chiaramente Dio che viene personalmente a cercare i frutti perché è molto interessato a ciò che accade in questo mondo, in questa vigna.

Poi compaiono la vigna e il fico, è importante il dettaglio che il fico non cresce selvatico lungo la strada dove magari è caduto qualche seme che è stato gettato, no… si trova dentro la vigna e la vigna, lo sappiamo, nell'Antico Testamento simboleggia il popolo di Israele.

Ricordiamo il celeberrimo canto dell'innamorato della sua vigna, si trova capitolo 5 di Isaia, tutte le attenzioni di cui era stata colmata questa vigna e poi, quando era andato a prendere i frutti, aveva trovato acini acerbi, immangiabili.

Il riferimento era la vigna Israele, il profeta si riferiva a ciò che Israele offriva al Signore, grandi liturgie, canti, sacrifici, olocausti e a Dio non interessavano, erano altri i frutti che Lui si aspettava,

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erano i frutti di amore, di giustizia, attenzione al povero, all'orfano, alla vedova: questi erano i frutti che Dio si aspettava da questa vigna Israele che Lui si era coltivato!

Il simbolismo è molto bello perché la vigna dà uva e l'uva dà vino e il vino è il simbolo della gioia.

Dio che cosa si aspetta come frutti della vigna? Si aspetta gioia!

Chi produce gioia sta producendo i frutti che piacciono a Dio, non le devozioni, le liturgie. Sono buone se portano a dare frutti, ma se si fermano a essere delle parole o dei gesti, a Dio non interessano, non sono questi i frutti che Lui vuole, anzi possono ingannare perché l'albero con bellissime foglie, ma sono i frutti quelli che Dio si aspetta.

Il frutto unico che si aspetta e che ci sia gioia e chi produce gioia nel mondo, produce i frutti graditi a Dio.

C'è un fico; il fico è un'altra immagine biblica, la troviamo al capitolo 9 del profeta Osea, indica ancora il popolo d'Israele, ma nella nostra parabola riguarda la singola persona, sei tu che devi produrre il fico.

Il fico era un albero simbolo della pace, della vita serena. Quando gli israeliti erano nel deserto sognavano una casa tranquilla, la vite, il campo e poi il fico fuori dalla casa, perché sotto il fico ci si poteva incontrare, dialogare, scambiare gioia con gli amici, all'ombra dell'albero di fico e poi gustando questi frutti dolcissimi dei fichi che crescono abbondanti in Israele.

Ecco, questo era il loro sogno ed è ancora dolcezza quello che si aspetta da questo fico.

Che è un albero che produce frutto, deve produrre dolcezza attorno a sé.

Quindi in questa parabola l'invito è a mettersi in causa a livello personale. Tu cristiano sei dentro la vigna del Signore, che oggi è questa comunità cristiana, la figlia uscita dal grembo della sposa Israel: è lei adesso questa vigna, dalla quale il Signore si aspetta frutti.

Il fico indica proprio l'impegno personale, il coinvolgimento di ognuno in questo disegno, in questo progetto di Dio, quindi tu singolo sei interpellato su quali frutti stai producendo.

Adesso entra in scena il terzo personaggio il vignaiuolo.

Il padrone si rivolge al vignaiuolo, che è chiaramente Gesù.

Il vignaiuolo è colui che è stato mandato in questa vigna proprio per farla rendere, per farla fruttare; è un vignaiuolo che si prende cura zappando, dando acqua, dando concime.

C'è un'indicazione preziosa che riguarda il tempo… 3 anni, dice:

“Sono 3 anni che aspetto i frutti dopo il lavoro di questo vignaiuolo che si è impegnato, ha lavorato molto bene, ma non ho visto alcun frutto”.

Il riferimento a quei 3 anni è probabilmente ai 3 anni della vita pubblica di Gesù e al tempo della predicazione del Battista, che invitava proprio a produrre quei frutti che Dio si aspetta.

Ricordiamo cosa aveva detto il Battista a coloro che chiedevano a lui cosa dovevano fare.

Al popolo cosa aveva detto? Non di fare più preghiere, no!

“Fatele le preghiere che sono buone, ma non sono questi frutti, voi del popolo volete dare frutto?

Eccolo, chi ha due tuniche, ne dia una chi non ne ha e chi ha da mangiare, lo condivida con chi è bisognoso”. Questi sono i frutti!

Ai pubblicani: “Smettete di commettere ingiustizie, non defraudate il prossimo e comportatevi in modo leale, integro”.

Ai soldati: “Non commettete violenze”.

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7 Ecco cosa suggeriva il Battista.

Questi frutti non sono arrivati, ricordate anche Gesù che va sotto quel fico e trova delle grandi foglie, è chiaramente l'immagine ancora del padrone che viene a vedere se questo albero, che Lui ha piantato, fruttifica oppure no.

Cosa fare quando non dà frutto? Continua la parabola… il padrone dice al vignaiuolo: “Taglialo perché sta occupando il terreno”.

La domanda ce la dobbiamo porre: Tu che sei nella vigna, sei della Chiesa, che cosa ci stai a fare?

Dai solo fastidio, forse, oppure produci frutti? Quali sono i frutti che produci?

Forse ti stai accontentando di qualche pratica religiosa, partecipare a qualche liturgia che però non incidono poi sul tuo vissuto… e allora rifletti.

E qui inizia il dialogo fra il padrone e il vignaiuolo. Il padrone che dice: “taglialo, non serve a nulla”.

Il vignaiuolo che dice: “aspetta ancora un anno perché io voglio lavorarci ancora attorno e vedere se produce frutto, poi alla fine, semmai lo taglierai”.

Fa un po' di difficoltà per noi questo dialogo perché sappiamo che il padrone è Dio, il vignaiuolo è Gesù, quindi Gesù sarebbe contro le decisioni del Padre.

Cerchiamo di capire bene perché è bellissima questa immagine.

Il padrone che vuole risolvere le cose tagliando, è il Dio che hanno in mente coloro che stanno ascoltando la parabola; loro pensano ancora al Dio giustiziere e Gesù vuole proprio smentire con questa parabola, questa blasfema immagine di Dio, il Dio che quando vede che le cose non vanno lo taglia, no!

È venuto proprio per annunciare il nuovo volto di Dio che dà la possibilità di un anno per convertirsi, cambiare vita e produrre frutti.

Quanto dura quest'anno?

Lo ripeto, attenzione bene, qui Gesù vuole cambiare l'immagine di Dio che hanno in mente i suoi ascoltatori, che è il Dio giustiziere e che è il Dio che hanno in mente ancora tanti cristiani oggi...

no!

Il Dio di Gesù Cristo dà un anno ancora, ma quell'anno lì è molto lungo, è un anno che non finisce mai, è un anno che è espressione dell'amore incondizionato e infinito di Dio.

E adesso allora rifletti sulla realtà della tua vita, perché sei tu che sei chiamato adesso a verificare che frutti stai producendo, tenendo conto che viene il giorno che la tua vita si conclude, potrebbe essere anche all'improvviso, come diceva Gesù commentando quei due episodi di cronaca del suo tempo.

Che cosa fa il vignaiuolo durante questo quarto anno, un anno che non finisce mai?

Gli zappa attorno, mette concime, zappa anzitutto il terreno affinché il seme della sua Parola possa penetrare a fondo e trasformare la vita.

È ciò che Lui fa soprattutto in questo tempo quaresimale, ma dobbiamo lasciare che smuova la terra dove deve penetrare la sua Parola, la terra che è il nostro cuore, che è la nostra mente.

Lasciamolo lavorare soprattutto in questo tempo quaresimale, ma concretamente.

Se vogliamo poi che il seme della Parola penetri, almeno in questo tempo quaresimale, perché arriviamo magari in chiesa alla domenica, ancora assonnati perché abbiamo fatto le ore piccole al sabato?

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Non è così che ci si prepara e si lascia lavorare il terreno, arriviamo in chiesa e perdiamo il

messaggio, perché almeno in questo tempo quaresimale non riflettiamo sul brano evangelico che poi ascolteremo insieme con i nostri fratelli di fede, in modo da accogliere tutta la ricchezza in esso contenuta.

Ecco, lasciamo lavorare il vignaiuolo in modo che smuova bene il terreno, che possa penetrare il seme della Parola.

E poi lo alimenta, alimenta questo albero. Il nostro alimento è la Parola, la Parola del Vangelo e poi l’acqua, quella dello Spirito, della sua forza di vita.

“E vedremo - dice il vignaiuolo - se in avvenire produrrà frutti oppure no”.

Non è una minaccia quella che fa, “verrà tagliato”, ma ti ricorda l'importanza degli anni che Dio ti dà in questo mondo… guarda che alla fine si conclude la tua vita, finiscono i tempi in cui tu sei chiamato a dare frutti.

I frutti sono quelli che vengono ricordati nella lettera ai galati, frutto dello Spirito, che sono anzitutto l'amore, la gioia, la pace, la magnanimità, la benevolenza, la bontà, l'attenzione all'altro, il dominio di sé.

Ecco, il tempo quaresimale è tempo di verifica e poi di conversione a questa proposta di vita del Maestro.

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