LA DIETA CHETOGENICA
Negli ultimi anni, un numero crescente di prove ha accumulato in letteratura, suggerendo che le diete chetogeniche a basso contenuto di carboidrati (VLCKD) potrebbero avere un ruolo terapeutico in numerose malattie.
Le diete chetogeniche sono caratterizzate da una riduzione dei carboidrati (di solito a meno di
50 g / giorno), una normalizzazione della quota proteica (nella donna da 1,1-1,3 g/kg e nell’uomo da 1,3-1,5 g/kg di peso corporeo) e un aumento relativo delle proporzioni grassi.
Relativo poiché esistono tanti protocolli chetogenici che possiamo suddividere in 3 gruppi
- Iperlipidiche e ipercaloriche funzionali a scopo terapeutico - Normolipidiche e normocaloriche
- Ipolipidiche e ipocaloriche funzionali a scopo dimagrante (800-900 kcal) meglio conosciute come vlckd (very low calory ketogenic diet) o dieta oloproteica.
Le conoscenze riguardanti gli effetti metabolici delle diete chetogeniche classiche provengono da
il lavoro pioneristico di Cahill e colleghi negli anni '60, ma la comprensione dell'importanza di queste diete dal punto di vista clinico risale ai primi anni del 1920 quando hanno cominciato a esserla con successo nel trattamento dell'epilessia.
Esiste anche un riferimento al suo uso nella Bibbia nella storia dell’epilettico guarito (Nuovo Testamento, Matteo 17: 14–21).
Accanto all'enorme quantità di dati sull'influenza della corretta alimentazione
sullo stato di salute e la prevenzione delle malattie, ci sono anche ampie prove a sostegno della nozione che una dieta a basso contenuto di carboidrati può portare ad un miglioramento in alcune
vie metaboliche e ha effetti benefici sulla salute.
Usare il "cibo come la medicina" è un concetto tanto attraente quanto antico.
Caratteristiche della dieta chetogenica CHE COS'È LA CHETOSI?
L'insulina è il principale ormone che attiva gli enzimi chiave nei processi che immagazzinano l’energia derivante dai carboidrati. In caso di assenza o scarsità di carboidrati alimentari si riduce l'insulina portando ad una riduzione della lipogenesi e dell'accumulo di grasso.
Il sistema nervoso centrale non può usare il grasso come fonte di energia; quindi, normalmente
utilizza glucosio, ma dopo 3-4 giorni senza consumo di carboidrati (inferiore a 50 g/giorno), è "costretto" a trovare fonti energetiche alternative poiché le riserve di glucosio diventano insufficienti.
Quindi si può affermare che: la chetosi è uno stato fisiologico che si instaura in un organismo sano quando il suo introito di carboidrati scende sotto i 50 g al giorno.
Questa condizione di digiuno, porta alla produzione di livelli superiori al normale dei cosiddetti
corpi chetonici (KB), che sono 3: BETA IDROSSI BUTIRRATO, ACETONE E ACETO ACETATO.
Instaurando un processo chiamato chetogenesi (che significa appunto formazione di corpi chetonici). Questi tre corpi chetonici vengono prodotti nell’organismo che è fisiologicamente disegnato per poterli produrre. Quindi non sono una sostanza tossica, in quanto le sostanze tossiche sono quelle che provengono dall’esterno (farmaci, contaminanti ambientali…) e che il nostro fegato deve cercare di smaltire perché le riconosce come estranee.
Non vengono prodotti sempre ma in determinate situazioni e scopi, cioè quando l’organismo è in assenza di energia derivante dagli zuccheri, quindi è in digiuno e deve trovare una fonte di energia alternativa.
Questo processo si verifica principalmente nella matrice mitocondriale nel fegato dove verrà prodotta energia a partire dai grassi e subito si ha più lucidità, tutti gli organi inizieranno a funzionare meravigliosamente.
Scientificamente si parla di chetonemia (presenza di chetoni nel sangue) e chetonuria (presenza di KB nelle urine). Il caratteristico odore "dolce" della chetosi è causato da acetone, che, essendo un composto molto volatile, viene eliminato principalmente attraverso la respirazione nei polmoni.
È interessante notare che i KB sono in grado di produrre di più energia rispetto al glucosio a causa degli effetti metabolici di chetosi, proprio perché 1 g di carboidrati apporta 4 kcal mentre 1 g di grassi ne apporta 9 di kcal.
Voglio inoltre sottolineare che la chetosi è un meccanismo completamente fisiologico ed è stato il biochimico Hans Krebs che per primo ha fatto riferimento alla chetosi fisiologica per differenziarla dalla chetoacidosi patologica osservata nel diabete di tipo 1.
Nella chetosi fisiologica (che si verifica durante le calorie molto basse delle diete chetogeniche), la chetonemia raggiunge livelli massimi di 7/8 mmol / l (non va più in alto proprio perché il sistema nervoso centrale utilizza in modo efficiente queste molecole come energia al posto del glucosio) e senza cambiamenti nel pH, mentre nella chetoacidosi diabetica incontrollata può superare
20 mmol / l con un concomitante abbassamento del sangue raggiungendo pH 9,10.
Questa condizione fisiologica ha permesso all’uomo di sopravvivere quando non esisteva la ricchezza di zuccheri che abbiamo oggi.
Ruoli terapeutici della dieta chetogenica… quando è indicata
Perdita di peso
Malattie cardiovascolari
Diabete di tipo 2
Epilessia
Evidenze emergenti sul trattamento di:
Acne
Cancro
Sindrome dell’ovaio policistico
Malattie neurologiche
Malattia Alzheimer
Malattia Parkinson
Trauma cerebrale
Sclerosi laterale amiotrofica
Controindicazioni della dieta chetogenica
Sistemare le prime due righe hanno una scrittura diversa rispetto al resto del testo I punti ok
Togliere il pezzo da “Non paiono fondate…. Fino a durante la dieta.
Ogni piano… fino alla fine della frase OK
COME SI COMPONE UNA DIETA CHETOGENICA
LA VLCKD (very low caloric ketogenic diet) è un intervento dietetico multifasico:
1. Dimagrimento con: sostituti pasto (VLCKD) o mista sostituti pasto/alimenti (LCKD) in cui in entrambi i casi il paziente è in chetosi
2. Transizione (LCD): è la fase più importante e arriva quando il paziente ha raggiunto il suo obiettivo con una graduale reintroduzione dei carboidrati partendo da quelli a basso indice glicemico ( per evitare uno shock insulinemico) dove si riesce a stabilizzare il peso perduto nella prima fase di chetosi
3. Mantenimento: in cui si raggiunge l’equilibrio alimentare intraprendendo uno stile di vita sano e bilanciato.
I pasti sostitutivi costituiscono il razionale nutraceutico delle VLCKD e delle LCD.
Senza di essi tali diete sarebbero soltanto una severa restrizione calorica con scarso apporto di macronutrienti e insufficiente apporto di micronutrienti.
QUALE VANTAGGIO DANNO I PRODOTTI PROTEICI RISPETTO ALLA DIETA CHETOGENICA CON ALIMENTI?
Le proteine contenute in questi sostituti del pasto sono molto concentrate e ad alto valore biologico o indice chimico (I.C.). la proteina di riferimento per il valore biologico è l’albumina presente nell’uovo di gallina che ha un indice chimico pari a 100. Nei pasti sostitutivi l’I.C. medio dei preparati proteici è 110, garanzia di apporti di amminoacidi essenziali perfettamente equilibrati.
L’alto valore biologico delle proteine permette di tamponare un’eventuale perdita di massa magra che spesso è fisiologica nelle diete ipocaloriche
Le proteine presenti nei pasti sostitutivi hanno un coefficiente d’uso digestivo alto (94%) ciò significa che sono proteine altamente digeribili (cioè non si perde nulla!)
Le proteine dei pasti sostitutivi derivano in genere da un’unica fonte (soia o latte o uovo) e questo garantisce in un certo senso l’effetto metabolico desiderato.
Quindi proteine da fonti diverse daranno effetti diversi
Le diete con meno di 1000 kcal potrebbero esercitare effetti nocivi sulla gestione della perdita di peso. Le diete con i pasti sostitutivi possono contribuire ad una dieta meglio bilanciata dal punto di vista nutrizionale ed al mantenimento della perdita di peso
Le proteine aumentano la capacità di perdite peso attraverso la termogenesi dieta indotta, con l’aumento del senso di sazietà e diminuito senso di fame
I pasti sostitutivi migliorano l’aderenza e l’accettabilità della dieta e fanno sentire meno la mancanza dei carboidrati
I pasti sostitutivi sono già grammati e pronti, quindi anche la preparazione dei pasti richiede poco tempo. Non si rischia di prendere porzioni esagerate e lo stomaco si abitua a volumi piccoli
Il protocollo con i pasti sostitutivi è molto semplice da seguire ed è più difficile incorrere in errori involontari
L’appetito e l’assunzione di cibo diminuisce quando c’è meno varietà dietetica (meno sapori, consistenze, aromi) anche per questo i pasti sostitutivi sono strategici
Il costo di questi pasti mediamente è intorno alle 4-6 euro, ma l’errore che si fa è quello di paragonarli ai pasti di carne o pesce (che comunque non sono neppure economici). Piuttosto bisognerebbe paragonarli ad un farmaco in quanto il loro utilizzo è all’interno di una dietoterapia, contengono proteine ad alto valore biologico e spesso sono addizionati con sali minerali
TRANSIZIONE (fase più delicata e spesso sottovalutata dal paziente)
In questa fase è prevista la reintroduzione dei carboidrati che va fatta in modo graduale perché se stimolo troppo l’insulina posso attivare la lipogenesi e questo non va bene.si parte sempre da carboidrati a basso indice glicemico e si va pian piano sia qualitativamente che quantitativamente alzando la porzione. Importante è introdurre sport perché reintroduco glicogeno a livello muscolare e da qui si costruiscono le basi per lo stile di vita.
La fase di transizione dura quanto la fase di chetosi, ma non è uguale per tutti e cambia in base alla persona che si ha di fronte.
IL MANTENIMENTO
Finita la transizione si approda in una dieta bilanciata che stabilizza sempre di più la perdita di peso: 2 porzioni di frutta, tutte le verdure, pane, pasta e legumi, carne, pesce, uova, latticini magri, frutta secca.