Lezione 9 20/11/09
Esercizio 1. Sia V = R4 e sia f l’endomorfismo di V tale che:
• v1= (1, 1, 0, 0) ∈ Kerf ,
• v2= (1, 0, −1, 0) v3= (1, 0, 0, 1) ∈ E(1),
• v4= (0, 0, 1, 0) ∈ E(2).
Verificare che f sia ben definito. Scrivere la matrice A associata ad f rispetto alla base canonica di V . Determinare la dimensione e una base sia per l’immagine che per il nucleo di f . Scrivere equazioni cartesiane di tali sottospazi vettoriali. Stabilire se f sia o meno un automorfismo di V . Determinare la controimmagine del vettore w = (2, 0, −1, 1). Dire se f sia diagonalizzabile e in caso affermativo determinare una base di autovettori per f .
Soluzione dell’esercizio 1. Per verificare che f sia ben definita dobbiamo verificare che i quattro vettori di cui conosciamo l’immagine siano linearmente indipendenti. Dato che:
1 1 1 0
1 0 0 0
0 −1 0 1
0 0 1 0
= −
1 1 0
−1 0 1
0 1 0
= 1 6= 0,
tale condizione `e soddisfatta e f `e ben definita.
Dai dati dell’esercizio sappiamo che:
f (v1) = 0 · v1, f (v2) = 1 · v2, f (v3) = 1 · v3, f (v4) = 2 · v4. La matrice A0 associata a f rispetto alla base B0= {v1, v2, v3, v4} `e la matrice:
A0=
0 0 0 0
0 1 0 0
0 0 1 0
0 0 0 2
.
La matrice del cambio di base dalla base canonica B alla base B0 `e la matrice:
C =
1 1 1 0
1 0 0 0
0 −1 0 1
0 0 1 0
,
la cui inversa `e la matrice:
C−1=
0 1 0 0
1 −1 0 −1
0 0 0 1
1 −1 1 −1
,
La matrice A cercata `e allora la matrice:
A = CA0C−1=
1 1 1 0
1 0 0 0
0 −1 0 1
0 0 1 0
0 0 0 0
0 1 0 0
0 0 1 0
0 0 0 2
0 1 0 0
1 −1 0 −1
0 0 0 1
1 −1 1 −1
=
1 −1 0 0
0 0 0 0
1 −1 2 −1
0 0 0 1
.
Per pervenire allo stesso risultato possiamo anche utilizzare la linearit`a di f . Osserviamo che:
e1 = (1, 0, 0, 0) = (1, 0, −1, 0) + (0, 0, 1, 0) = v2+ v4, e2 = (0, 1, 0, 0) = (1, 1, 0, 0) − (1, 0, −1, 0) − (0, 0, 1, 0) = v1− v2− v4,
e3 = (0, 0, 1, 0) = (0, 0, 1, 0) = v4,
e4 = (0, 0, 0, 1) = −(1, 0, −1, 0) + (1, 0, 0, 1) − (0, 0, 1, 0) = −v2+ v3− v4. Di conseguenza:
f (e1) = f (v2+ v4) = v2+ 2v4 = (1, 0, 1, 0), f (e2) = f (v1− v2− v4) = −v2− 2v4 = (−1, 0, −1, 0), f (e3) = f (v4) = 2v4 = (0, 0, 2, 0), f (e4) = f (−v2+ v3− v4) = −v2+ v3− 2v4 = (0, 0, −1, 1).
Riotteniamo chiaramente:
A =
1 −1 0 0
0 0 0 0
1 −1 2 −1
0 0 0 1
.
La dimensione dell’immagine `e dim Im f = rg(A) = rg(A0) = 3. Una base per l’immagine `e data da:
BIm f = {u1= (1, 0, 1, 0), u2= (0, 0, 1, 0) = e3, u4= (0, 0, −1, 1)}.
Equazioni cartesiane per Im f si ottengono imponendo:
x1 x2 x3 x4
1 0 1 0
0 0 1 0
0 0 −1 1
= −
x1 x2 x4
1 0 0
0 0 1
= x2= 0.
Una possibile equazione cartesiana per Im f `e x2= 0.
La dimensione dell’immagine `e data da dim(Ker f ) = dim V − dim Im f = 4 − 3 = 1. Una sua base
` e allora:
BKer f = {v1= (1, 1, 0, 0)}.
Sue equazioni cartesiane sono:
x1 −x2 = 0
x3 = 0
x4 = 0
f non `e un automorfismo di V . Il vettore w soddisfa l’equazione x2 = 0, quindi w ∈ Im f . Dato che w = v2+ v3∈ E(1), avremo f (w) = w. Di conseguenza w ∈ f−1(w). A tale vettore possiamo aggiungere un qualunque vettore del nucleo di f , in definitiva:
f−1(w) = {v ∈ V | v = w + tv1= (2 + t, t, −1, 1), t ∈ R}.
La matrice A0 associata ad f rispetto alla base B0 `e una matrice diagonale, f `e un endomorfismo diagonalizzabile e B0 `e una base di autovettori per f .
QUESTIONI METRICHE
Sia r una retta orientata e sia AB un segmento orientato rappresentante del vettore v, v =−−→ AB.
La componente ortogonale del vettore v secondo la retta orientata r `e la misura algebrica vr del segmento orientato ArBr proiezione ortogonale di v su r,
vr= kvk cos θ.
L’angolo di due vettori u e v `e l’angolo convesso [v1v2 formato dalle semirette che contengono i loro rappresentanti uscenti da un qualunque punto O dello spazio. Il prodotto scalare di due vettori u e v `e il numero reale u · v dato dal prodotto delle lunghezze dei due vettori moltiplicato per il coseno del loro angolo,
u · v = kuk kvk cosuv.c
Condizione necessaria e sufficiente affinch´e il prodotto scalare di due vettori sia nullo `e che i due vettori siano ortogonali. Inoltre la componente ortogonale di un vettore v secondo una retta orientata r `e data da
vr= kvk cosvr = v · r,c dove r `e il versore della retta r.
Il vettore proiezione ortogonale w di un vettore v secondo una retta orientata r `e per definizione w = vrr.
Se la retta r ha direzione e verso del vettore u possiamo scrivere anche w = vrvers u = (v · vers u) vers u = v · u
kuk
u
kuk = v · u kuk2u.
Il prodotto scalare di un vettore per se stesso uguaglia il quadrato della lunghezza del vettore, v · v = kvk2≥ 0.
Una base di V3 si dice ortonormale se `e costituita da vettori di modulo 1 (versori ) a due a due ortogonali. Sia B = {i, j, k} una base ortonormale di V3. Le coordinate di un vettore rispetto alla base B coincidono con le componenti ortogonali del vettore secondo rette parallele ai versori della base e con essi concordemente orientate. In coordinate il prodotto scalare di due vettori u = uxi + uyj + uzk e v = vxi + vyj + vzk `e dato da
u · v = uxvx+ uyvy+ uzvz. Il modulo di un vettore `e allora
kvk2= v2x+ v2y+ vz2.
Il prodotto vettoriale di due vettori u e v di V3`e il vettore w = u ∧ v la cui lunghezza `e kwk = kuk kvk sinuv,c
la cui direzione `e ortogonale ai due vettori u e v ed il cui verso `e tale che la base {u, v, w} sia equiversa alla base ortonormale {i, j, k} scelta.
Il prodotto vettoriale `e una forma bilineare antisimmetrica, u ∧ v = −v ∧ u.
Il prodotto vettoriale di due vettori non nulli `e il vettore nullo se e soltanto se i due vettori sono paralleli.
Fissata una base ortonormale {i, j, k} di V3, le componenti wx, wy, wz del vettore w prodotto vettoriale di due vettori u = uxi + uyj + uzk e v = vxi + vyj + vzk uguagliano i minori del secondo ordine della matrice
ux uy uz vx vy vz
,
ottenuti cancellando ordinatamente la prima, la seconda e la terza colonna e presi con i segni alternati +, −, +.
Il prodotto misto di tre vettori u1, v2, v3`e dato dall’espressione v1· v2∧ v3.
Condizione necessaria e sufficiente affinch´e il prodotto misto di tre vettori sia nullo `e che i tre vettori siano complanari. Il valore assoluto del prodotto misto |v1· v2∧ v3| uguaglia il volume del parallelepipedo costruito sui tre vettori v1, v2, v3, applicati in uno stesso punto. Se i tre vettori hanno componenti rispettivamente date da (v1x, v1y, v1z), (v2x, v2y, v2z), (v3x, v3y, v3z) rispetto alla base ortonormale {i, j, k} allora il prodotto misto vale
v1· v2∧ v3=
v1x v1y v1z v2x v2y v2z
v3x v3y v3z
.
GLI SPAZI VETTORIALI EUCLIDEI
Sia V uno spazio vettoriale. Un prodotto scalare euclideo su V `e un’applicazione f : V × V −→ R che ad ogni coppia di vettori v1, v2∈ V associa un numero reale indicato con v1· v2= hv1, v2i in modo che siano soddisfatte le seguenti propriet`a:
- propriet`a commutativa
v1· v2= v2· v1, ∀ v1, v2∈ V, - linearit`a rispetto alla somma di vettori
(v1+ v2) · v3= v1· v3+ v2· v3, ∀v1, v2, v3∈ V, - linearit`a rispetto al prodotto di un vettore per uno scalare
(av1) · v2= a(v1· v2), ∀ v1, v2∈ V, ∀ a ∈ R, - positivit`a
v · v ≥ 0, ∀ v ∈ V, v · v = 0 ⇐⇒ v = 0.
Uno spazio vettoriale euclideo `e uno spazio vettoriale dotato di un prodotto scalare euclideo.
Sia V = Rn. Siano v1 = (x1, x2, . . . , xn) e v2= (y1, y2, . . . , yn) due vettori di V . L’applicazione che a v1 e v2 associa il numero reale
v1· v2= x1y1+ x2y2+ · · · + xnyn=
n
X
i=1
xiyi,
`e un prodotto scalare euclideo detto prodotto scalare canonico di Rn.
Sia E uno spazio vettoriale euclideo e sia B = {u1, u2, . . . , un} una sua base. La matrice associata
al prodotto scalare euclideo relativamente alla base B `e la matrice simmetrica A il cui generico elemento `e dato da
aij = ui· uj, i, j = 1, . . . , n.
Se v1, v2∈ E hanno vettori colonna delle coordinate rispetto alla base B dati rispettivamente da X e da Y allora
v1· v2= XTAY.
Se A ed A0 sono matrici associate al prodotto scalar euclideo definito in E rispettivamente rispetto alle basi B e B0 allora
A0= CTAC,
dove C `e la matrice del cambio di base dalla base B alla base B0. Il modulo o la norma di un vettore v ∈ E `e il numero reale positivo
kvk =√ v · v.
Un versore `e un vettore di modulo unitario. Per ogni vettore non nullo v ∈ E il suo versore `e il vettore
vers v = v kvk. In uno spazio vettoriale euclideo E valgono le disuguaglianze
|u · v| ≤ kukkvk, disuguaglianza di Schwarz, ku + vk ≤ kuk + kvk, disuguaglianza triangolare.
Il coseno dell’angolo di due vettori non nulli u, v ∈ E `e il numero cosuv =c u · v
kukkvk. Da tale relazione segue immediatamente
u · v = kukkvk cosuv.c
Il prodotto scalare permette di definire una nozione di ortogonalit`a. Precisamente, due vettori u, v ∈ E si dicono ortogonali se
u · v = 0.
Due vettori ortogonali si indicano con u ⊥ v.
Sia U un sottospazio vettoriale di E. Il complemento ortogonale di U `e il sottospazio vettoriale formato dai vettori v di E ortogonali ad un qualunque vettore di U .
U⊥= {v ∈ E | u · v = 0, ∀ u ∈ U }.
Vettori ortogonali sono tra loro linearmente indipendenti. Una base B = {e1, e2, . . . , en} di E `e una base ortonormale se
ei· ej =
0, i 6= j
1, i = j , i, j = 1, 2, . . . , n.
IL METODO DI GRAM-SCHMIDT
Sia E uno spazio vettoriale euclideo e sia B = {u1, u2, . . . , un} una sua base. Possiamo
costruire a partire dalla base B una base ortonormale B0 = {e1, e2, . . . , en} utilizzando il seguente procedimento. Poniamo
e1= u1
ku1k.
Vogliamo costruire adesso un vettore v2 del tipo u2+ λe1, λ ∈ R, ortogonale a e1, cio`e tale che v2· e1= 0.
Da qui ricaviamo λ = −(u2· e1) e quindi
v2= u2− (u2· e1)e1. Poniamo allora
e2= v2 kv2k.
Ripetiamo il ragionamento e cerchiamo un vettore v3 = u3+ λ1e1+ λ2e2, λ1, λ2 ∈ R che sia ortogonale ad e1 ed e2, cio`e tale che
v3· e1= v3· e2= 0.
Risolvendo si ottiene
v3= u3− (u3· e1)e1− (u3· e2)e2. Possiamo porre allora
e3= v3
kv3k.
Ripetendo il ragionamento si ottengono tutti i vettori e1, e2, . . . , en che per costruzione formano una base ortonormale di E. Uno spazio vettoriale euclideo E si decompone sempre come somma diretta di un suo sottospazio vettoriale U e del suo complemento ortogonale U⊥,
E = U ⊕ U⊥.
Una matrice quadrata A ∈ Mn(R) si dice matrice ortogonale se `e regolare e AT = A−1.
La matrice del cambio di base fra due basi ortonormali B e B0 di uno spazio vettoriale euclideo E
`
e una matrice ortogonale.
GLI ENDOMORFISMI SIMMETRICI
Sia E uno spazio vettoriale euclideo. Un endomorfismo f di E si dice simmetrico se per ogni coppia di vettori u, v ∈ E si ha
u · f (v) = f (u) · v.
Un endomorfismo f di E `e simmetrico se e soltanto se la matrice associata ad f rispetto ad ogni base ortonormale di E `e simmetrica. Le radici del polinomio caratteristico di un endomorfismo simmetrico f sono reali ed f ammette quindi autovettori. Inoltre ad autovalori λ1 e λ2 di f distinti corrispondono autovettori tra loro ortogonali. Ogni endomorfismo simmetrico di E `e diagonalizzabile. Di conseguenza ogni matrice simmetrica reale A `e simile ad una matrice diagonale A0, cio`e
A0= C−1AC = CTAC, con C matrice ortogonale.
Esercizio 2. Nello spazio vettoriale euclideo V3 sia fissata la base orttonormale B = {i, j, k} e siano assegnati i vettori
v1= i + j, v2= i − k.
Determinare le componenti dei versori dei vettori assegnati. Calcolare il coseno dell’angolo formato dai due vettori. Individuare le componenti del vettore w proiezione ortogonale di v1 su v2. Soluzione dell’esercizio 2. I vettori assegnati hanno componenti (1, 1, 0) e (1, 0, −1) rispettivamente. I loro moduli sono dati dalla radice quadrata della somma dei quadrati delle loro componenti, quindi
kv1k =√
2, kv2k =√ 2.
I rispettivi versori hanno componenti
vers v1= v1 kv1kv1=
√2 2 ,
√2 2 , 0
!
, vers v2= v2 kv2kv2=
√2 2 , 0, −
√2 2
! .
Il coseno dell’angolo formato dai due vettori `e dato dal prodotto scalare dei loro versori
cos [v1v2= vers v1· vers v2=
√2 2 ,
√2 2 , 0
!
·
√2 2 , 0, −
√2 2
!
=
=
√2 2 ·
√2 2 + (
√2
2 ) · 0 + 0 · (−
√2 2 ) = 1
2. I vettori assegnati formano tra di loro un angolo di π/3.
La componente ortogonale del vettore v1 lungo la retta r avente verso e direzione del vettore v2 `e
v1r= v1· vers v2= (1, 1, 0) ·
√2 2 , 0, −
√2 2
!
=
1 ·
√2
2 + 1 · 0 + 0 · (−
√2 2 ) =
√2 2 . Il vettore w proiezione ortogonale di v1 su v2 `e il vettore di componenti
w = v1rvers v2=
√2 2
√2 2 , 0, −
√2 2
!
= 1 2, 0, −1
2
.
Osserviamo che il vettore differenza
v12⊥= v1− w = (1, 1, 0) − 1 2, 0, −1
2
= 1 2, 1,1
2
, come `e giusto che sia, `e un vettore ortogonale a v2. Infatti
v⊥12· v2= 1 2, 1,1
2
· (1, 0, −1) = 1 2 −1
2 = 0.
Esercizio 3. Nello spazio vettoriale V3 si considerino il vettore v1 = i + k e l’applicazione f : V3−→ V3 definita come
f (u) = u − 2(u · vers v1) vers v1, ∀ u ∈ V3.
Verificare che f `e un endomorfismo di V3. Determinare la matrice A associata ad f rispetto alla base B = {i, j, k} e studiare l’immagine ed il nucleo di f . Stabilire se f sia o meno diagonalizzabile ed in caso affermativo determinare una base di autovettori per f .
Soluzione dell’esercizio 3. Verichiamo che f `e lineare sia rispetto alla somma di vettori che al prodotto di un vettore per uno scalare.
f (u + w) = (u + w) − 2((u + w) · vers v1) vers v1=
= u + w − 2(u · vers v1) vers v1− 2(w · vers v1) vers v1=
u − 2(u · vers v1) vers v1+ w − 2(w · vers v1) vers v1= f (u) + f (w), ∀u, w ∈ V3.
f (au) = au − 2((au) · vers v1) vers v1= a − 2a(u · vers v1) vers v1=
= a(u − 2(u · vers v1) vers v1) = af (u), ∀a ∈ R, u ∈ V3. f `e un endomorfismo di V3.
Calcoliamo le immagini tramite f dei vettori della base B.
f (i) = i − 2(i · vers v1) vers v1= i − (i + k) = −k, f (j) = j − 2(j · vers v1) vers v1= j − 0 = j, f (k) = k − 2(k · vers v1) vers v1= k − (i + k) = −i.
La matrice associata ad f rispetto alla base B `e
A =
0 0 −1
0 1 0
−1 0 0
.
Poich´e
det A =
0 0 −1
0 1 0
−1 0 0
= −1 6= 0,
f `e un automorfismo, Im f = V3 e Ker f = {0}, di V3. Il polinomio caratteristico di f `e
p(λ) = det(A − λI) =
−λ 0 −1
0 1 − λ 0
−1 0 −λ
= (1 − λ)(λ2− 1) = −(λ − 1)2(λ + 1).
Gli autovalori di f sono le soluzioni reali dell’equazione p(λ) = 0 e sono quindi λ1 = −1 con ma(−1) = 1 e λ2 = 1 con ma(1) = 2. In corrispondenza all’autovalore λ1 otteniamo il sitema lineare omogeneo
x −z = 0
2y = 0
−x +z = 0
,
equivalente al sistema
x −z = 0
y = 0 ,
Una soluzione del sistema `e la terna (1, 0, 1). Un autovettore associato all’autovalore λ1 `e u1= i + k. In corrispondenza all’autovalore λ2 otteniamo il sistema lineare omogeneo
−x −z = 0
−x −z = 0 ,
equivalente al sistema
x +z = 0 .
Due soluzioni linearmente indipendenti del sistema sono (0, 1, 0) e (1, 0, −1). Due autovettori linearmente indipendenti di autovalore λ2 sono u2 = j e u3 = i − k. Gli autovalori λ di f soddisfano tutti la condizione ma(λ) = mg(λ), f `e un endomorfismo diagonalizzabile ed una base di autovettori per f `e B0= {i + k, j, i − k}. La matrice A0 associata ad f rispetto a tale base `e
A0 =
−1 0 0
0 1 0
0 0 1
.
Come al solito sussiste la relazione A0= C−1AC, con
C =
1 0 1
0 1 0
1 0 −1
,
matrice del cambio di base dalla base B alla base B0.
Esercizio 4. Sia V = R≤2[x] e sia B = {1, x, x2} la sua base canonica. Scrivere equazioni parametriche e cartesiane del sottospazio W di V generato dai vettori
p1= x + x2, p2= 1 − x + x2.
Determinare il vettore t, proiezione ortogonale di p1 su p2. Scrivere una base ortonormale per W e descrivere il complemento ortogonale di W in V , individuando una sua base ortonormale.
Soluzione dell’esercizio 4. I vettori assegnati sono linearmente indipendenti. dim W = 2 e BW = {p1, p2}. I vettori p1e p2hanno componenti rispetto alla base assegnata (0, 1, 1) e (1, −1, 1) rispettivamente. Quindi
kp1k =√
2, kp2k =√ 3.
Il vettore proiezione ortogonale di p1 su p2 `e per definizione t = (p1· vers p2) vers p2= 0.
I vettori assegnati sono ortogonali. Per ottenere una base ortonormale di W `e sufficiente considerare i versori dei vettori di tale base,
Bort.W = {
√2 2 x +
√2 2 x2,
√3 3 −
√3 3 x +
√3 3 x2}.
Il complemento ortogonale di W in V `e il sottospazio vettoriale
W⊥ = {p = a + bx + cx2| p · w = 0, ∀ w ∈ W }.
Ricordando che, in generale, un sottospazio vettoriale W di uno spazio vettoriale V ed il suo complemento ortogonale in V formano somma diretta, V = W ⊕W⊥, la dimensione del sottospazio
`
e nel nostro caso
dim W⊥= dim V − dim W = 3 − 2 = 1.
Il generico vettore p di componenti (a, b, c) rispetto alla base B `e ortogonale al sottospazio W se
`
e contemporaneamente ortogonale a tutti i vettori di una base di W . Imponendo tale condizione, p · p1= p · p2= 0, otteniamo le equazioni cartesiane del complemento ortogonale W⊥,
b +c = 0
a −b +c = 0
Una soluzione del sistema `e la terna (2, 1, −1). Un vettore p ∈ W⊥ `e quindi dato dal polinomio 2 + x − x2. Dato che dim W⊥ = 1, tale vettore `e una base per tale sottospazio. Per ottenere una base ortonormale `e sufficiente normalizzare tale vettore,
Bort.W⊥= {
√6 3 +
√6 6 x −
√6 6 x2}.
Esercizio 5. Sia V = R4 e sia f l’endomorfismo di V tale che f (e1) = e1− e2, f (e2) = −e1+ e2, f (e3) = e3+ e4, f (e4) = e3+ e4,
dove B = {e1, e2, e3, e4} `e la base canonica di V . Verificare che la matrice A associata ad f rispetto alla base B `e una matrice simmetrica. Determinare una base ortonormale di autovettori per f . Scrivere la matrice del cambio di base dalla base di autovettori trovata alla base canonica.
Soluzione dell’esercizio 5. La matrice associata ad f rispetto a B `e
A =
1 −1 0 0
−1 1 0 0
0 0 1 1
0 0 1 1
.
Poich`e
AT =
1 −1 0 0
−1 1 0 0
0 0 1 1
0 0 1 1
= A,
la matrice A `e simmetrica. Di conseguenza f `e un endomorfismo simmetrico, quindi diagonalizzabile. Sfruttando la linearit`a di f abbiamo che
f (e1+ e2) = f (e1) + f (e2) = e1− e2− (e1+ e2) = 0, f (e3− e4) = f (e3) − f (e4) = e3+ e4− e3− e4= 0, f (e1− e2) = f (e1) − f (e2) = e1− e2+ e1− e2= 2(e1− e2),
f (e3+ e4) = f (e3) + f (e4) = e3+ e4+ e3+ e4= 2(e3+ e4).
I vettori v1= e1+ e2 e v2= e3− e4 sono autovettori di autovalore 0, ovvero elementi del nucleo di f . I vettori v3= e1− e2 e v4 = e3+ e4 sono autovettori di autovalore 2. Essendo autovettori associati ad autovalori distinti di un endomorfismo simmetrico sicuramente sono soddisfatte le condizioni,
v1⊥ v3, v1⊥ v4, v2⊥ v3, v2⊥ v4.
Inoltre, come `e semplice verificare, v1⊥ v2 e v3⊥ v4. B0= {v1, v2, v3, v4} `e una base ortogonale di autovettori per f . Per ottenere una base ortonormale `e sufficiente normalizzare tali vettori,
B0ort.= {
√2 2 e1+
√2 2 e2,
√2 2 e3−
√2 2 e4,
√2 2 e1−
√2 2 e2,
√2 2 e3+
√2 2 e4}.
La matrice del cambio di base dalla base canonica B alla base B0ort. `e
C =
√2
2 0
√2
2 0
√2
2 0 −
√2
2 0
0
√2
2 0
√2 2
0 −
√2
2 0
√2 2
.
Dato che C `e la matrice del cambio di base tra basi ortonormali, la matrice inversa, ovvero la matrice del cambio di base dalla base B0ort. alla base B `e
C−1 = CT =
√2 2
√2
2 0 0
0 0
√2
2 −
√2
√ 2 2
2 −
√2
2 0 0
0 0
√2 2
√2 2
.