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2. LA BRIGATA DI SCRITTORI 2.1. Premessa

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2. LA BRIGATA DI SCRITTORI 2.1. Premessa

Il 17 agosto del 1933 una spedizione di 120 scrittori visitò il canale Mar Bianco- Mar Baltico da poco ultimato a bordo del piroscafo Anochin. Su quel piroscafo c’erano scrittori di ogni sorta: dai nomi più noti della letteratura del tempo, a giovani scrittori sconosciuti, dai compagni di strada, ai fervidi ed entusiasti sostenitori del regime. È impossibile stabilire chi decise i nomi di coloro che presero parte a quel variegato ed eterogeneo contingente, ma è molto probabile che nella scelta degli scrittori l’influenza di Gor’kij sia stata decisiva.

Ecco come in Arcipelago Gulag Solženicyn ci descrive questa visita:

Il capomastro del canale, un detenuto, D. P. Vitkovskij fu testimone di come

durante il passaggio delle chiuse questi uomini con gli abiti bianchi che facevano

ressa in coperta chiamavano a cenni i detenuti […] e gli chiedevano, in presenza

delle autorità: ama il suo canale, il suo lavoro, considera di essersi emendato, le

autorità curano sufficientemente la vita dei detenuti? (Solženicyn 1974: p. 83).

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Dopo questa visita, 36 dei 120 scrittori parteciparono alla stesura del volume collettivo Belomorsko-Baltijskij Kanal Imeni Stalina: Istorija Stroitel’stva, che vide la luce già nel 1934. Intanto gli autori si spendevano in numerosi interventi pubblici in cui lodavano il canale e l’OGPU, ed estratti del libro uscivano in anteprima sui giornali più importanti dell’epoca.

È difficile stabilire con precisione come e quando nacque l’idea del libro.

Va notato che questi erano anni di fervidi cambiamenti per la letteratura sovietica. Il regime stava ancora cercando il proprio paradigma letterario, che troverà presto nel canone del realismo socialista. Il volume collettivo prepara il terreno per questi mutamenti e in un certo senso li anticipa.

Nell’ottobre del 1932 si tenne una riunione in casa di Gor’kij per discutere della situazione della letteratura sovietica. Alla riunione erano presenti gli scrittori di partito, Stalin, Molotov, allora presidente del Consiglio dei commissari del popolo, e il ministro della difesa Vorošilov. Una settimana dopo tale riunione, gli scrittori indipendenti, allora detti «compagni di strada», furono invitati anch’essi in casa di Gor’kij per dire la loro sulla letteratura sovietica. Durante questa riunione Gor’kij presentò il canale agli scrittori:

Questo è il Belomorkanal. Rappresenta già un cambiamento nella geografia.

Gli scrittori hanno già scritto molti libri. Alcuni buoni. Alcuni meno buoni … Ora

dobbiamo discutere su come possiamo creare insieme una letteratura sovietica,

una letteratura che sia degna della rivoluzione (Cit. in Ruder, 1988: p. 44).

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Per Gor’kij la creazione di una vera letteratura sovietica era ormai l’obiettivo primario. Fu sempre durante questa riunione che Stalin descrisse gli scrittori come «ingegneri di anime».

Le sue parole definivano il nuovo ruolo che lo scrittore sovietico avrebbe dovuto assumere all’interno della società, un ruolo di straordinaria importanza poiché ad essi veniva affidato il compito di educatori di anime.

I nostri carri armati non valgono niente se le anime che devono guidarli sono fatte di argilla. Per questo dico: la produzione di anime è più importante di quella dei carri armati … Qui qualcuno ha osservato che gli scrittori non possono restarsene fermi e zitti, che devono conoscere la vita del loro paese. Ed è vero.

L’uomo è trasformato dalla vita, e voi dovete aiutarlo nella trasformazione della sua anima. La produzione di anime umane è importante. E per questo brindo a voi scrittori, perché siete ingegneri di anime (Cit. in Westermann, 2006: p. 34).

Non possiamo sapere con certezza se la decisione di scrivere il volume sia

stata presa esattamente durante quella riunione. È chiaro però che il libro

rappresentava la risposta perfetta alle esigenze del regime. Il governo aveva

bisogno di mascherare le proprie azioni repressive con un grande progetto che

aveva come scopo quello di creare una società nuova. Da qui la retorica della

perekovka: non solo uomini e donne sarebbero diventati dei nuovi cittadini

sovietici, ma anche la letteratura, l’economia, la natura sarebbero diventate

sovietiche. Niente poteva illustrare meglio questo grande obiettivo del canale

Mar Bianco-Mar Baltico, una straordinaria impresa che aveva modificato non

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solo la natura ostile della Carelia, ma anche i lavoratori del canale. Il libro avrebbe modificato a loro volta gli scrittori e la letteratura.

Il libro, infatti, non viene concepito come una semplice opera letteraria, ma come un monumento necessario tanto agli scrittori, quanto ai costruttori del canale. Secondo Gor’kij, i primi, stimolati dalla visita al canale, avrebbero portato alla letteratura quella spinta psicologica che la avrebbe messa al passo con le altre realizzazioni tecniche sovietiche. I secondi, grazie agli scrittori, avrebbero potuto esprimere tutti quei sentimenti che la perekovka aveva suscitato in loro.

Il sogno di Gorkij di unire tutti gli scrittori sovietici sotto le ali di un nuovo canone letterario inizia con il Belomor.

Questo testo è quello che definisce i parametri del realismo socialista, ancor prima che il termine stesso venga coniato. I concetti su cui si baserà il nuovo canone letterario sono tutti presenti in questa opera. Innanzitutto la partijnost’, il primato assoluto del partito, supremo regolatore della società sovietica, poi narodnost’, lo “spirito popolare”, e infine idejnost’, il contenuto ideologico. Il realismo socialista deve ritrarre il partito, così come agisce nel popolo. Nel caso specifico del nostro volume, il partito agisce attraverso il tramite dell’OGPU. I lavoratori ritratti nel libro rappresentano il popolo, e il contenuto ideologico, cioè la rieducazione tramite il lavoro, permea ogni pagina del libro.

Al I Congresso degli scrittori sovietici nel 1934, dopo l’abolizione della

Rapp e quindi della differenza tra «compagni di strada» e scrittori di partito, ci

sarà solo l’opposizione tra scrittori sovietici e antisovietici. Tutti dovranno

rifarsi al nuovo metodo letterario. Esso richiede dallo scrittore la

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rappresentazione veritiera della realtà vista nel suo sviluppo dialettico e rivoluzionario, insieme alla trasformazione e all’educazione dell’uomo. Ciò significa che la letteratura sovietica deve guardare al domani e descrivere i risultati dell’Unione come se fossero tutti già stati raggiunti. Ciò non vuol dire mentire. Al congresso degli scrittori Andrej Ždanov, uno dei politici sovietici più impegnati nella ridefinizione della nuova linea culturale, spiegava che il domani «è preparato già da oggi da un lavoro cosciente e pianificato» (Etkind a cura di, 1989, vol. 3: p. 21). Non a caso la visita degli scrittori avvenne a canale già ultimato. Essi videro solo il risultato finale, nonostante nel libro ci descrivano con dovizia di particolari le fasi della costruzione.

2.2. La visita

Solženicyn condanna senza eccezione alcuna tutti gli scrittori che parteciparono alla stesura del libro. Ma prima di condannare a priori è necessario capire che per molti di loro partecipare a quell’evento era una maniera per adattarsi ai tempi, per assicurarsi la benevolenza del potere, era un modo per contribuire alla costruzione di una nuova società. Alcuni, soprattutto i più giovani, credevano genuinamente in quello che stavano facendo, altri, come Viktor Šklovskij, erano forse spinti da motivazioni di carattere personale.

D’altronde non si deve pensare che la spedizione degli scrittori al

Belomorkanal fosse unica nel suo genere. Brigate di scrittori venivano

costantemente organizzate per viaggiare attraverso l’Unione Sovietica e

raccontare dell’industrializzazione, della collettivizzazione e dei successi del

nuovo stato. L’unicità di questo libro sta nel fatto che nessuna brigata di

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scrittori pubblicò mai un volume scritto collettivamente e che questa è l’unica opera che testimonia pubblicamente la riuscita di un progetto realizzato con lo sfruttamento della manodopera forzata.

Prima di partire alla volta del canale gli scrittori incontrarono Semën Firin, che diede loro informazioni a proposito del cantiere. La propaganda agì immediatamente. La Literaturnaja Gazeta sostenne che gli scrittori ricevettero una tale energia da tale incontro, che spinti dell’entusiasmo si lanciarono verso il treno i cui sedili erano già occupati un’ora e mezzo prima della partenza (Cfr. Ruder 1998: p.48).

Giunti a Medvežekorsk, gli scrittori iniziarono il loro viaggio di una settimana lungo il canale. Gli incontri con i detenuti avvennero tutti sotto la stretta sorveglianza dei čekisti, senza che gli scrittori si allontanassero dal piroscafo e senza la possibilità di interagire con i detenuti politici presenti nel cantiere. Mentre dal libro sembra evidente che gli scrittori avessero avuto a che fare direttamente con i detenuti, dagli appunti di Sergej Budancev, uno dei 120 partecipanti alla spedizione, risulta un quadro piuttosto diverso. Infatti, pare che gli scrittori a cui era stato assegnato il compito di analizzare dei singoli personaggi, avessero loro sottoposto inizialmente dei questionari, per poi eventualmente incontrarli di persona in modo da chiarire alcuni dettagli.

Chiaramente la visita fu manipolata e pianificata dal primo istante (Ivi, p. 73).

Le crudeltà che si nascondevano dietro il lustro di quell’opera vennero

nascoste. Tutto questo alimentò la mistificazione presente nel libro. Agli

scrittori vennero date delle mezze verità. Alcuni probabilmente ci credettero

davvero, altri scrissero quel che scrissero solo perché non avrebbero potuto

fare altrimenti.

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Non tutti gli scrittori presenti alla visita parteciparono alla stesura del libro e non tutti quelli che scrissero il volume collettivo erano presenti alla visita.

Alcuni rifiutarono di partecipare, altri chiesero di farlo, ma gli venne negato.

Gor’kij, l’organizzatore della spedizione e del libro, nonché autore del primo e dell’ultimo capitolo, non prese parte al viaggio. Sergej Alymov non partecipò alla spedizione, essendo un detenuto del Belomor. Era l’editore del giornale del campo, Perekovka. Una volta tornato a Mosca divenne uno dei più popolari cantautori sovietici. Viktor Šklovskij non si recò al canale con gli altri, ma lo visitò da solo. Voleva assistere alla liberazione del fratello, un lessicografo arrestato come cospiratore, accusato di avere mandato informazioni ai governi stranieri tramite un dizionario da lui compilato. Probabilmente la sua partecipazione alla stesura del volume fu il prezzo da pagare per la liberazione del fratello (Ivi, p. 58).

2.3. AVDEENKO E IL PRINCIPER MIRSKIJ

Gli scrittori più entusiasti di partecipare a quell’evento erano soprattutto i giovani, come Aleksandr Avdeenko. Costoro percepivano il viaggio come una straordinaria opportunità per la loro carriera. Sconosciuto ai più, Avdeenko deve la sua fama soprattutto al Belomorkanal. È probabile che fosse stato scelto perché rappresentava il nuovo tipo di scrittore: il lavoratore proletario che diventa figura letteraria. Cynthia Ruder nel suo Making History for Stalin riporta dei passaggi tratti dal resoconto del viaggio di questo giovane scrittore.

Grazie ad esso sappiamo qualcosa sulle domande che gli scrittori posero ai

čekisti, sulle mezze verità che vennero loro raccontate, sulla reazione degli

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scrittori a queste mezze verità e sui loro dubbi. Avdeenko si ritrovò a condividere lo scompartimento con il Principe Mirskij che proveniva da un’antica famiglia della Russia aristocratica. Dopo la rivoluzione aveva abbandonato la patria e vi aveva poi fatto ritorno nella speranza di poterci vivere. Egli rappresenta un’altra generazione, un’altra classe, un altro bagaglio di esperienze. Al contrario di Avdeenko, era perfettamente cosciente delle brutture che si celavano dietro il canale. Mentre Avdeenko si stupiva per i lauti pasti offerti agli scrittori, convincendosi con disarmante ingenuità che lo stesso cibo toccasse anche ai detenuti, il principe Mirskij non si tratteneva dal far trasparire i propri dubbi. Nel suo resoconto il giovane scrittore riporta le parole di Mirskij:

La cosa più triste è che io vedo chiaramente i difetti, i gravi errori, la negligenza e talvolta l’arbitrarietà; ma i tuoi occhi, abituati ai difetti piccoli e grandi, non li notano … Per esempio, tu guardi al canale solo come a un grande miracolo e non vedi l’altra faccia della medaglia (Cit. in Ruder, 1994: p.63).

E ancora:

Qui ci sono segreti ad ogni passo. Sotto ogni diga. Sotto ogni chiusa. Nel

destino e nel lavoro di ogni soldato del canale. Se il destino mi rendesse

opportunamente più giovane e mi assegnasse la tua invidiabile posizione di

giovane scrittore, sai che cosa farei? Scriverei una storia: “I segreti delle Tre

lettere” (Ivi, p. 63).

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. Con tre lettere Mirskij intende l’acronimo del Belomorsko-Baltijskij Kanal (BBK). Le parole di Mirskij lasciano Avdeenko incredulo e sottolineano il profondo divario tra i due.

Possiamo supporre che altri scrittori condividessero i suoi stessi pensieri.

Non dovrebbe sorgere alcun dubbio su chi dei due fosse il perfetto candidato per partecipare alla stesura del volume: Avdeenko, un entusiasta giovane sovietico, figlio esemplare del suo tempo, o il disincantato Mirskij? La risposta pare semplice, ma così non è. Fu Mirskij a contribuire al libro con la sua penna e non Avdeenko. Ciò però non impedì al giovane scrittore di partecipare comunque alla costruzione nella nuova società. Dopo la visita al Belomorkanal, venne mandato al cantiere del canale Mosca - Volga per raccontare del successo di quest’opera e della perekovka. Ma le cose non andarono per il verso giusto. Non finì in un campo di lavoro, sorte che invece toccò a Mirskij, ma gli venne impedito di pubblicare le proprie opere. Divenne vittima di una campagna finalizzata a denigrare la sua opera e la sua persona.

Cambi di sorte così repentini non erano rari negli anni ’30 e aiutano a comprendere il clima di totale arbitrarietà che caratterizzò l’epoca di Stalin.

Come abbiamo già visto a proposito dei čekisti, nessuno era al sicuro e da un momento all’altro l’eroe di oggi poteva diventare il nemico di domani. Era impossibile predire il proprio destino, per cui ogni tentativo di assicurarsi una buona sorte potava avere esiti sia positivi che negativi.

Esemplare è anche il destino che toccò a Michail Zoščenko, l’unico

scrittore, oltre a Gor’kij, ad essere autore di un capitolo intero. I suoi racconti

brevi, che descrivono con forte ironia la vita quotidiana dell’everyman

sovietico, gli avevano assicurato una grossa fama. E forse la partecipazione al

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volume fu proprio il prezzo da pagare per questa fama. In ogni caso non salvò neanche lui. Nel 1946, insieme ad Anna Achmatova fu oggetto di una selvaggia campagna denigratoria, espulso dall’Unione degli scrittori e costretto a dedicarsi esclusivamente a tradurre per il resto della sua carriera.

È impossibile ricostruire le motivazioni che spinsero ogni singolo scrittore

a partecipare a questa impresa. Ciò che è certo è che la loro scelta va calata nel

contesto storico e, anche se non salvò molti di loro dalle repressioni che

seguirono, fu per alcuni il tentativo di ottenere qualche beneficio, portando a

compimento i dettami del regime.

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