Capitolo 3
Le risorse dell’area dei Tacchi
3.1 Introduzione
Il processo mentale che porta all’istituzione di un’area protetta ha origine nell’individuazione di ciò che si vuole salvaguardare.
In quasi la totalità dei casi l’oggetto di tutela è la natura, nelle sue diverse componenti ecosistemiche, paesaggistiche e floro faunistiche, ci sono però dei rari casi in cui è il sistema antropico che merita di essere salvaguardato. Questo avviene in quelle particolari situazioni dove l’essere umano non ha avuto vita facile ma anzi è riuscito tramite processi millenari ad adattarsi ai ritmi naturali e a non interferire con i delicati equilibri ambientali, diventando una componente essenziale dell’ecosistema stesso.
Nel caso dell’area dei Tacchi, la tutela non deve essere intesa come conservazione e ibernazione dello stato naturale, ma deve essere vista più che altro come la valorizzazione di tutto ciò che è parte integrante di questo territorio, a partire dal paesaggio naturale e antropico, passando per la flora e la fauna, per arrivare alla cultura e alle tradizioni secolari che lasciano trasparire l’identità di questo territorio.
In questo capitolo si vogliono mettere in luce tutte quelle componenti che rendono l’area di estremo interesse turistico, culturale e scientifico, cioè si vogliono far emergere le valenze materiali e immateriali della zona mutando la visione da oggetto di tutela a risorsa per uno sviluppo socio economico improntato sulla convivenza pacifica tra uomo e ambiente.
Nello specifico, nel paragrafo 2 si identificano i valori naturalistici nelle diverse componenti, mentre nel paragrafo 3 si approfondiscono i segni distintivi del paesaggio antropizzato evidenziandone il carattere non invasivo nell’ambiente naturale. Nel paragrafo 4 l’attenzione viene posta sul capitale umano e sui saperi tradizionali nelle varie sfaccettature dell’enogastronomia e dell’artigianato. Infine nel paragrafo 5 sono presentate i disequilibri uomo/ambiente che meritano particolare attenzione.
3.2 V
3.2.1 E
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Il paesaggio che l’osservatore si trova davanti è uno degli scenari più suggestivi dell’Isola, composto da torrioni calcarei, intervallati da altopiani ricchissimi di vegetazione e qualche cascata come ci testimonia il La Marmora (1860): “la massa
calcareo-dolomitica del toneri arriva a una grande altezza; si presentano allora delle scarpate verticali di molte centinaia di metri, tagliate a coltello, spesso contigue, e qualche volta sfrangiate dai crepacci. Sono degli intagli naturali, che ricadono in cascate, dove fuggono rombando molti torrenti di un’acqua limpida, che ribolle prima in mezzo alle masse di rocce accumulate in disordine ai piedi delle pareti rocciose, e scorre in seguito tranquillamente o si nasconde serpeggiando sotto la vegetazione alimentandone il vigore.”
Per un approfondimento geologico si rimanda al lavoro svolto da Ginesu (1993) all’interno dell’opera di Camarda “Montagne di Sardegna”.
Fig. 3.2 – Monte Tonneri e Perda ‘e Liana visti dal nuraghe Ardasai
Nell’area dei Tacchi sono presenti diversi monumenti naturali riconosciuti formalmente prima con il decreto istitutivo della Regione Autonoma della Sardegna ai sensi della L.R. n. 31 del 1989 e poi con l’inserimento nell’elenco ufficiale delle aree naturali protette.
• Perda ‘e Liana (Comune di Gairo) è stato il primo sito ad essere stato inserito tra i monumenti naturali della Sardegna con decreto dell'Assessore della Difesa dell'Ambiente 29-04-1993 n. 705 e successivamente inserito nell’elenco ufficiale delle aree protette con provvedimento 24-07-2003, GU n.144 04-09-2003.
Questo monte oltre ad essere tra i monumenti naturali più conosciuti nell'Isola, rappresenta anche l’esempio più importante delle tipologie geomorfologiche che si possono ammirare in questo territorio, e per la posizione dominante in cui sorge, viene considerato una sorta di faro per i pastori della Barbagia e dell’Ogliastra, in quanto inconfondibile anche a grandi distanze. Nel complesso il monte è alto 1.294 m slm ed è formato da una base di forma tronco conica, sormontata da un grosso monolite calcareo alto circa 50 m e con un diametro di circa 100 m.
Del nome sono diffuse anche le varianti Perda Liana e Perdaliana, l’ultima usata da La Marmora. Il termine “perda” indica uno spuntone roccioso isolato e “liana” viene da alcuni riferito agli Iliensi, lo strato etnico più antico che ha popolato l’interno dell’Isola, da altri come Miglior, viene invece interpretato come l’aggettivo liscia o levigata (Barroccu – Gentileschi, 1996).
Attualmente questo monumento risulta accessibile con diversi sentieri, quello più facilmente praticabile è localizzato nel versante Nord, raggiungibile partendo dalla S.S. 198 all’altezza della cantoniera Sarcerei oppure dalla S.P. Seui - Stazione di Villagrande. Da entrambe le direttrici, si giunge ad un ponte in cemento armato dove è posizionato un tabellone turistico e da li si stacca il sentiero pedonale di circa 1 Km che con un dislivello di circa 200 m, porta alle pendici della roccia. Per una migliore fruizione è auspicabile una manutenzione del sentiero più frequente, in quanto, per le caratteristiche erosive del suolo, è usuale che il tracciato diventi il letto ideale per i rigagnoli di erosione dovuti al deflusso delle acque durante le piogge. Viste le particolari condizioni di interesse geologico sarebbe desiderabile l’inserimento di questo sito in una rete di sentieri da fruire tramite l’ippoturismo o il trekking che possa collegare le emergenze geologiche principali del territorio come il Monte Tonneri, la Scala di San Giorgio e le grotte di Su Marmuri.
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mmagine dalla rete
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permette di risalire comodamente il versante Est, affacciandosi nello strapiombo che sovrasta l’abitato permette di dominare tutta la Valle del Rio Pardu; mentre l’altro, tramite una scalinata ricavata nella roccia, permette di raggiungere una enorme frattura della roccia, profonda quasi 100 metri, nota con il nome Sa Brecca ‘e Usala, particolarità del luogo è la fuoriuscita di aria gelida proveniente dall’interno della montagna. Attualmente durante il periodo estivo viene installato un piccolo punto informazioni che, dietro il pagamento di un simbolico euro, permette l’accesso ai siti e l’erogazione di materiale informativo con i percorsi consigliati.
L’area dei Tacchi offre altri importanti siti naturali che ancora non hanno ricevuto i riconoscimenti ufficiali ma che per la maestosità e per l’alto pregio ambientale meritano sicuramente una valorizzazione per renderne possibile un godimento a fini turistici. Di seguito vengono riportate le descrizioni di alcuni siti che risultano essere appetibili per l’immediata fruizione turistica, in quanto già facilmente accessibili, senza necessità di particolari interventi, se non il potenziamento e il miglioramento della qualità del servizio offerto, oltre che l’integrazioni in itinerari ad hoc.
• La Grotta de Su Marmuri (Comune di Ulassai), classificata con il n. 55 del Catasto Regionale delle Grotte, è considerata una delle più imponenti d’Europa grazie alla
sua estensione di 850 m, interamente visitabili, e un’altezza media di 35 m che in alcuni tratti del percorso si innalza, fino a 70 m. La cavità si apre a breve distanza
dal centro abitato di Ulassai ed è resa accessibile da 199 gradini che rendono percorribile la ripida scarpata detritica. Durante la visita si potranno ammirare diverse sale tutte con particolari concrezioni. Le più famose sono: la Grande Sala con forma rettangolare, lunga 72 m e larga 30 m; la Sala dell'Organo con concrezioni simili alle canne d’organo; la Sala del Cactus che è caratterizzata dalla presenza di due alte stalagmiti somiglianti alle piante spinose. La grotta è ancora in lenta ma costante evoluzione e la temperatura interna è costantemente sui 10° circa. La fruibilità del sito è garantita dalla presenza della Cooperativa “Su Bullicciu”, che da Pasqua a Ottobre permette di effettuare visite guidate della durata di un’ora. Anche questo sito non ha necessità di particolari interventi per un’ulteriore valorizzazione, in quanto la vicinanza all’abitato, la rende già una delle mete fondamentali del costituendo Parco. E’ auspicabile l’inclusione in itinerari di più ampia portata, come un percorso che comprenda i più importanti fenomeni carsici
della zona o un itinerario delle grotte. A breve distanza dalla grotta sono meritevoli di attenzione le cascate di Lecorci e di Lequarci, quest’ultima è la più imponente con quasi 100 m di salto e una larghezza che può raggiungere i 70 m.
• La Grotta Is Janas (Comune di Sadali), conosciuta e visitata da appassionati e studiosi già dall’800, si presenta come un lungo corridoio di 280 m. L’accesso è localizzato in una foresta di lecci a qualche chilometro dall’abitato di Sadali, e tramite alcuni gradini si può raggiungere la prima sala denominata il Vestibolo. Nel resto della cavità si possono apprezzare diverse ambienti: S' Omu de is Janas (Casa delle Janas), Su Mulinu (Il Mulino), Su Longu (Il Lungo), Il Ponte, e la Sala del Guano. L’utilizzo a fini turistici è gestito dalla società Philia, che ne garantisce l’accesso giornaliero da marzo ad ottobre e la sola domenica durante il resto dell’anno. La fruizione di questa grotta è attualmente ben integrata con altre attività, in particolar modo riceve un impulso benefico dall’ azione della ferrovia turistica
“Trenino Verde”. Sempre in territorio di Sadali, merita menzione la cascata di S.
Valentino posta all’interno del centro abitato.
Fig 3.8 – Cascate Lequarci Fig. 3.9 – Grotte Is Janas
• La cascata di Su Stampu ‘e su Tùrrunu o su Tùrnu (Comune di Seulo), si trova al confine tra Sadali e Seulo, ed è un’altra meta di particolare interesse, oltre che per la sua bellezza intrinseca, per il contesto ambientale in cui è inserita. Il fenomeno ha origine carsica, derivando dal percorso sotterraneo del Riu Turnu che, attraverso un inghiottitoio dal grosso diametro, sbocca in cascata all’interno di una caverna di calcare dolomitico. Il corso d’acqua fa un salto di una decina di metri e viene accolto in una piscina di piccole dimensioni prima di continuare il suo tragitto lungo il riu Trassadioni. Questo sito è agilmente collegato da un facile sentiero che permette di visitare anche le altre bellezze della zona come la rigogliosa foresta di
Addolì, la piscina e’ Licona e la grotta Omu ‘e Janas che continua a mantenere il
suo fascino anche se vari collezionisti si sono dilettati nell’asportare diverse concrezioni. Questa’area risulta essere già attrezzata, per attività di mountain bike e trekking, con diversi percorsi che si snodano nel canyon scavato dai vari corsi d’acqua presenti nella zona.
Fig 3.10 – Su Stampu ‘e su Turrunu Fig. 3.11 – Cascate di Luesu
• Il parco comunale di Bruncu Santoru (Comune di Perdasdefogu) è una riserva naturale istituita alla metà degli anni ’80 al fine di tutelare un’area particolarmente interessante dal punto vista naturalistico e paesaggistico. Si trova a breve distanza dal centro abitato di Perdasdefogu, occupando una superficie di circa 400 Ha (di cui 100 Ha recintati), nella quale è stato reintrodotto il cervo sardo, grazie ad alcuni esemplari ceduti dall’oasi WWF di Monte Arcosu. Nell’area sono presenti diverse attrazioni di rilievo come la più grande frana di porfidi rossi della Sardegna, denominata Su Perdosu, oppure come la diaclasi (in sardo Brecca) de Is Tapparas, considerata una delle più spettacolari dell’ Isola. All’interno del parco è ricompreso il Bosco di Santa Barbara che risulta essere ben attrezzato per la fruizione turistica grazie alla presenza di diversi tavoli, 2 piccoli anfiteatri e qualche installazione ludica. Tutta la zona è percorsa da diversi sentieri che permettono un collegamento
con tutti i punti focali presenti nel parco. L’interesse scientifico per la zona è
testimoniato dal fatto che numerosi studiosi appartenenti ad università italiane ed europee, da anni effettuano spedizioni di ricerca nell’area. A qualche chilometro dal paese sono da segnalare anche le belle cascate di Luesu, la più alta, Su Strumpu, dopo un salto di 70 metri, forma una bella piscina circondata dal verde. Nelle immediate vicinanze sono segnalate diverse grotte ricche di concrezioni, quindi è auspicabile un potenziamento della scuola speleologica “Gruppo Grotte Ogliastra” inserendo anche la possibilità di effettuare corsi base di breve periodo per l’avvicinamento a questa attività permettendo una fruizione completa del capitale carsico presente in tutto il territorio.
• La Foresta demaniale di Montarbu (Comune di Seui) è uno degli esempi più interessanti dal punto di vista della integrazione tra fruizione turistica e tutela ambientale. Ricopre una superficie di circa 2700 Ha, il punto focale è localizzato nella casermetta forestale “M. Falchi” dalla quale si diramano diversi sentieri che permettono di godere al meglio tutte le attrazioni presenti nell’area. I luoghi di interesse dell’area sono rappresentati dal Rio Ermolinus che si dirama in un tunnel di fitta vegetazione componendosi di un susseguirsi di piscinette calcaree; sono presenti diversi punti panoramici offerti dal Monte Tonneri come Pizzu Margiani
Pubusa a quota 1324 m slm o dalla cima Montarbu a 1304 m slm. Inoltre nella
percorso didattico tra le specie vegetali presenti in foresta e recentemente è stato predisposto un piccolo museo floro-faunistico.
E’ possibile accedere alla foresta, con una diramazione di 11 chilometri della S.P. Seui – Stazione di Villagrande, ma il modo migliore per accedervi è tramite la fermata di San Gerolamo lungo la tratta Mandas – Arbatax del Trenino Verde. Nelle immediate vicinanze, in territorio di Ussassai, sono da segnalare diversi percorsi naturalistici, che permettono di visitare alcune importanti sorgenti come Niala e
Militai oppure di vedere la Piscina Su Tuvu Nieddu, dove lo scorrere dell’acqua a
scavato un ponte naturale nella pietra.
Attualmente è possibile pernottare nella foresta grazie alla presenza di alcuni bungalow per un totale di 20 posti letto la cui gestione è affidata alla cooperativa
S’Eremigu. La Foresta Montarbu potrebbe essere valorizzata, facendola diventare un
centro di eccellenza per l’educazione ambientale, in quanto le strutture e le attrattive della zona risultano essere di chiaro interesse didattico. Un primo passo in questo senso potrebbe essere la possibilità di creare eventi collegati alla sostenibilità ambientale coinvolgendo in primo luogo le scolaresche.
Fig. 3.12 – Rio Ermolinus Fig. 3.13 – Loc. Tremini
Fonte: Immagine dalla rete
• A parte Perda ‘e Liana, i rappresentanti più importanti dei tacchi sono: il già citato
Monte Tonneri a Seui e Taccu a Osini; il Monte Tisiddu che sovrasta l’abitato di
panorama del massiccio del Gennargentu, i Tacchi di Porcu ‘e Ludu e di Trosciu, che dominano l’abitato di Jerzu. In territorio di Ussassai sono presenti Su Casteddu
‘e Joni, dai particolari pinnacoli lavorati dai venti, Taccu Mannu e il Monte Arcuerì alto 1.109 m slm. A Tertenia si possono ammirare Tacchixèddu e un’altro Taccu Mannu, mentre in territorio di Seulo i più importanti sono sicuramente Taccu ‘e Ticci e Corona e’ Toni. Mentre Taccu Isara è il monte che si staglia
sopra l’abitato di Gairo Taquisara, dalla quale chiaramente prende il nome con una corruzione del termine. Altri esempi di rilievo sono Tremini a Perdasdefogu e
Sassa de bennau a Esterzili. I Tacchi, oltre essere una importante risorsa
paesaggistica, sono un’efficace attrazione sportiva, infatti già da qualche anno sono metà conosciuta per free climber di tutta Europa. Uno dei principali vantaggi è l’altitudine compresa tra i 700-900 m slm che rendono gradevole il clima anche durante l’estate. I comuni di Jerzu, Ulassai e Osini si sono dimostrati i più attenti alle esigenze di questa tipologia turistica, attrezzando diverse vie lungo le pareti più adatte a questa attività. Tra i percorsi più famosi troviamo il “Castello”, il “Palazzo d’Inverno”, “Sa Dappara” e “l’Isola del Tesoro”. Un intervento prioritario deve essere quello di creare una rete di percorsi più ampia, che comprenda tutto i comuni del Parco inoltre è auspicabile una promozione di questa attività con eventi di scala internazionale per calamitare ulteriormente l’attenzione degli appassionati. Ovviamente a questi interventi deve essere associata la costituzione di una scuola di arrampicata sportiva locale che permetta anche ai profani di avvicinarsi a questo sport.
• Altre risorse dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, sono rappresentate dal
Monte Santa Vittoria a Esterzili e dal Monte Perdedu a Seulo. Più vicini alla zona
costiera è presente la pregevolissima area del Monte Ferru, ricca di sentieri e punti panoramici, e tutta la zona Quirra che comprende le isole amministrative di Arzana, Lanusei e Loceri, che attualmente risultano incontaminate grazie al fatto di essere scarsamente collegate e fuori dai circuiti turistici più intensi. Oltre l’area appartenente al Comune di Loceri, che ha già espresso la volontà di ingresso nel costituendo Parco, sarebbe auspicabile l’inserimento degli altri due lembi di territorio per articolare una offerta più completa della zona costiera. In particolare in questa parte di territorio, l’uomo è passato leggero finora, e qualsiasi intervento volto alla valorizzazione non deve essere da meno.
3.2.2 Emergenze floreali
L’area dei Tacchi d’Ogliastra è caratterizzata dalla forte presenza di una estesa foresta di tipo mediterraneo nella quale sono le querce a farla da padrone, con vasti boschi, dove, accanto al roverella (Quercus pubescens Willd.) è presente il leccio (Quercus ilex L.), che rappresenta la specie forestale dominante nelle situazioni di maggiore naturalità. (Camarda, 1993). Altri importanti rappresentanti di questa tipologia forestale sono l’agrifoglio (Ilex aquifolium L.), il tasso (Taxus baccata L.), e l’acero minore (Acer monspessulanum L.). Nell’area è presente un’elevata concentrazione di specie endemiche con varie zone di interesse botanico per singole specie o altri aspetti vegetazionali. Esempi sono il Monte Tonneri di Seui che rappresenta l’unica località della Sardegna in cui il ginepro nano (Juniperus nana Willd) vegeta su un substrato calcareo; oppure l’altopiano di Taccu a Osini dove sono presenti diverse orchidee spontanee di pregio come l’Orchis macula ichnusae oppure l’Orchis
brancifortii, esclusive del territorio di Osini.
Fig. 3.14 – Rosa peonia Fig. 3.15 – Ilixi ‘e canali (Loc. Montarbu)
Fonte: Immagine dalla rete
Nell’area sono presenti numerosi alberi monumentali tra quelli che fin’ora sono stati censiti troviamo una sughera (Quercus suber L.) nel territorio di Esterzili alta 20 m
per una circonferenza di 4,3 m; mentre i lecci (Quercus ilex L. ) più rilevanti sono stati
circonferenza e l’altro ha misurato 28 m per 5,3 m. Altri esempi rilevanti sono un corbezzolo (Arbutus unedo L.) di 7 m per 2,3 m in territorio di Seui, mentre nella zona del comune di Seulo è stata censita una fillirea (Phyllirea variabilis L.) alta 12 m per una circonferenza di 2,8 m.
E’ forte la presenza della macchia mediterranea, le cui formazioni più frequenti sono costituite dal lentisco (Pistacia lentiscus), dai tre tipi di cisto (Cistus incanus,
monspeliensis e salvifolius), dal timo (Thymus herba-barona) oppure dal rosmarino
(Rosmarinus officinalis). Nelle zone più alte da segnalare la peonia corallina (Paeonia
corallina Rtz.) e la genziana (Gentiana lutea).
Per ulteriori approfondimenti si rimanda al lavoro di Camarda (1993) Flora e paesaggio vegetale nelle montagne sarde.
Tutta la zona è stata investita dalla calamità della deforestazione selvaggia che, durante il Regno di Sardegna, ha fatto scempio di alberi plurisecolari, per farne traversine destinate alle ferrovie del nord Italia o carbone da destinare al mercato italiano, francese o spagnolo. Con l’intervento degli enti preposti si sono attivati numerosi interventi di rimboschimento, che hanno permesso alla Sardegna di diventare la prima Regione d’Italia, con 1.213.250 Ha, come superficie forestata (Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio, 2007). Uno degli interventi migliori per la valorizzazione e lo studio di questo immenso patrimonio botanico risulta essere quello del Comune di Osini, dove attualmente si sta lavorando per creare un polo dedicato alla ricerca scientifica nell'ex vivaio della forestale. L’altopiano di Taccu ospiterà un laboratorio di ricerca dell’Università di Cagliari per lo studio delle erbe officinali, le essenze e le specie endemiche, infatti dai primi sopralluoghi risulta che le erbe dei Tacchi hanno effluvi benefici e proprietà taumaturgiche.
Sarebbe auspicabile un operazione volta all’eliminazione graduale di tutte quelle essenze non autoctone come il pino domestico (Pinus pinea, L.), che è stato introdotto in quantità massiccia durante il periodo del rimboschimento, oppure all’eucalipto (Eucaliptus camaldulensis), diffuso in maniera abnorme da una politica scellerata di incentivi da parte dell’Unione Europea degli anni ’90. L’ideale sarebbe il ripristino forestale tramite il reimpianto delle essenze boschive tipiche della zona come le querce oppure di piante utili alla produzione come il castagno, anche se in alcune aree andrebbe accompagnato da una politica seria volta a debellare il cancro della corteccia che affligge questo albero.
3.
in la ca de pr co m de co se m Fig sc en na.2.3 Emer
La zo nteresse biog a diffusione aratteristich ella taglia. rimi rappre orsicanus) eridionalis) ell’isolamen ontinentali” elvatico (Fe artes latino g. 3.16 – Cop Se co cientifico tr ndemismo azionale; frgenze fau
ona dei Ta geografico. di numeros e peculiari La fauna ri esentanti il endemismi ) e la Vol nto geograf . Tra gli al elis silvestri orum). ppia di Muflo oncentriamo roviamo, tra sardo vuln ra i rettiliunistiche
acchi è con Come in tu si endemism delle speci isulta esser Muflone ( i sardo-cor lpe (Vulpes fico risulta ltri mammif is lybica), i oni o l’analisi a gli anfibi nerabile a la Lusceng ntrassegnata utta la Sarde mi di straor ie sottopost re quella tip (Ovis musim rsi. Sono p s vulpes ic ano avere d feri che pop il Ghiro (My F F alle spec , il Geotrito livello eur gola (Chalc a da elevat egna, l’amb rdinaria vale te a lungo i pica dell’am mon) e il C presenti an chnusae), e dimensioni polano la z Myoxus glis Fig. 3.17 – Aq Fonte: Immagine da ie più inte one imperia ropeo e ri cides chalci ta biodiver biente favor enza natura isolamento, mbiente mon Cervo sard nche il Cin entrambe le ridotte ris ona vanno melonii) e quila Reale alla rete eressanti d ale (Speleo igidamente ides) e il G rsità con sp revole ha co alistica, rive , come la ri ntano che h do (Cervus nghiale (Su e specie a spetto alle annoverati la Martora dal punto mantes imp protetto a Gongilo (C pecie di onsentito elando le iduzione ha come elaphus us scofa seguito “cugine il Gatto (Martes di vista perialis), a livello Chalcidesocellatus) protetti a livello nazionale; fra gli uccelli: l’Aquila reale (Aquila chrysaëtos),
rara e rigorosamente protetta a livello regionale, nazionale, comunitario, il Barbagianni (Tyto alba ernesti), endemismo sardo-corso, rigorosamente protetto a livello regionale e nazionale, il Calandro (Anthus campestris), raro e rigorosamente protetto a livello comunitario,il Codirossone (Monticola saxatilis), raro a livello regionale, protetto a livello regionale e nazionale, il Pigliamosche (Muscicapa striata tyrrhenica) e il Venturone (Serinus citrinella corsicana), endemismi sardo-corsi, protetti a livello regionale e nazionale, fra i mammiferi: Topo quercino (Eliomys quercinus), raro a livello comunitario, rigidamente protetto a livello regionale, protetto a livello nazionale (Schenk, Torre, 1993). Altri membri dell’avifauna dell’area dei Tacchi sono l’Aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus), il Falco pellegrino (Falco peregrinus), la Poiana (Buteo buteo), lo Sparviere (Accipiter nisus wolterstorffi), l’Astore (Accipiter gentilis
arrigonii), la Pernice sarda (Alectoris barbara) e il Colombaccio (Columba palumbus).
Nell’area sono già presenti diverse oasi faunistiche per il ripopolamento dei daini, dei cervi e dei mufloni, le principali sono quelle di Taccu a Ulassai, quella di Bruncu Santoru a Perdasdefogu e quella di Montarbu a Seui. Altri importanti interventi stanno per partire a favore della reintroduzione del Gipeto (Gypaëtus barbatus) noto anche come “l’avvoltoio degli agnelli” che è stato avvistato l’ultima volta nel 1977. La causa più importante della scomparsa del rapace è stata l’abbattimento dietro commissione di collezionisti stranieri, infatti al momento sono 28 gli esemplari provenienti dalla Sardegna custoditi presso le università italiane e i musei naturalistici. Il progetto europeo Interreg IIIA favorirà il ripristino di un’importante anello della catena alimentare e offrirà un importante contributo alla ricostituzione della biodiversità dell’intero territorio montano.
3.3 Valori del paesaggio antropico
Il rapporto millenario tra uomo e natura trova una sintesi nella visione degli interventi che sono stati apportati nelle varie epoche al paesaggio naturale. Queste opere durante lo scorrere del tempo hanno permesso una vita più agevole agli abitanti di quel territorio e allo stesso tempo hanno tracciato una caratterizzazione all’ambiente naturale con i tratti distintivi degli individui che vi risiedono. Tali aspetti devono configurarsi come motivi unificanti nel contesto dell'ambiente, del paesaggio e della cultura della popolazione dello stesso territorio. Il paesaggio antropizzato diventa un vero e proprio patrimonio all’interno del quale non solo la vocazione naturale dei terreni, ma anche i beni culturali presenti, determinano il valore delle attività produttive che vi operano. L’affermarsi di un crescente rapporto tra l’attività agraria ed il turismo (enogastronomico o culturale) rende ancor più significativo questo concetto.
3.3.1 Paesaggio agrario
Il paesaggio agrario è composto da ecosistemi semi-naturali che sono legati ai processi di produzione (e auto-produzione). Sono processi che si svolgono da molto tempo, a volte da secoli, secondo scale, tecnologie e strutture che esprimono specifici tratti distintivi di un popolo. In particolare possono essere segnati da alcune vicende storiche che ne modificano profondamente il modo di porsi nel paesaggio. Nella zona dei Tacchi, come in tutta la Sardegna, è stato l’Editto delle chiudende del 1820 l’evento che ha scosso gran parte del paesaggio rurale. In questa disposizione, voluta da Vittorio Emanuele I, si dava facoltà ad ogni proprietario di chiudere i terreni non soggetti a servitù di pascolo sia vagante che stanziale, di passaggio e di abbeveratoio. La stessa possibilità era stata accordata ai comuni per tutte le terre di loro proprietà, che potevano dividerle in parti uguali e distribuirle ai capi famiglia, oppure affittarle o venderle (Asole, 1982). In questo modo si segnano il passaggio dai campi aperti a quelli recintati e da una economia basata prevalentemente sull'allevamento ad una basata sulle coltivazioni.
Con questo intervento, il paesaggio agricolo storico inizia a trovare alcuni elementi essenziali di riconoscibilità espressi da una parcellizzazione fondiaria di campi chiusi con siepi o più spesso con muretti a secco.
In particolare sono state le zone pianeggianti costiere a subire questa modifica nella assetto terriero, infatti nelle aree montane, vi è stata una leggera resistenza dettata dalla non convenienza economica. Comunque oggi il rapporto tra sistema montano e sistema costiero si pone in termini particolarmente significativi, infatti il paesaggio agrario, costituito dalla trama agricola storica e dai vigneti terrazzati, rappresenta un mosaico di grande significato paesaggistico. Le condizioni geomorfologiche del territorio hanno sancito la prevalenza di una attività agricola di tipo agro-pastorale. Il paesaggio agrario presenta una frazionamento fondiario che si infittisce in prossimità dell’abitato e si caratterizza per la coltivazione della vite, consentita da opere di terrazzamento spesso imponenti. La coltivazione della vite diventa più consistente nelle campagne di Pelau in territorio di Jerzu, dove il vitigno forma una piacevole costante paesaggistica.
Fig. 3.18 – Vigneti nella zona di Pelau
In realtà questa coltura ha una presenza importante in tutte quelle zone dove il terreno diventa meno aspro e più pianeggiante, in particolare nelle campagne di Tertenia e nella zona di Quirra, dove le vigne arrivano fino al mare creando una forte caratterizzazione paesaggistica. Particolari sono i casi in diretto rapporto con i corridoi vallivi del sistema idrografico del Rio Pardu, dove si localizzano i centri montani di Gairo, Osini, Ulassai e Jerzu, attorno al quale si incardinano i vigneti terrazzati ed una trama agricola storica costituita da un mosaico rurale di grande significato paesaggistico. In particolare sono gli orti a rendere il paesaggio significativamente variegato. Nei pressi dei centri abitati vi si trova una intensificazione colturale che in passato ha permesso di coprire una grossa fetta dell’approvvigionamento alimentare, ma con il passare del tempo e con l’ingresso degli stili di vita moderni, la coltivazione e la manutenzione del terreno sta venendo meno a scapito della stabilità idrogeologica e del paesaggio rurale storico. In questo caso sarebbe desiderabile una difesa delle attività
co at an so cr co de Fig ag zo qu ca un da va ci fa ha so al st af olturali mo ttraverso fo ntieconomic olo in term reazione di oltivazioni o ell’iniziativa g. 3.19 – Oliv Un’al grario è sicu one più imp ualche lemb aratteristici na produz all’applicaz arie coltivaz iliegie di Os Se qu are altrettan anno caratte ostanziale m lloctone. Ne orico caratt ffermato ne ontane, met orte incentiv che le colti mini di fina marchi spe ortive speci a più vasta veto terrazza ltra coltura uramente l’ pervie, qua bo di terren terrazzamen zione più ione di un zioni fruttif sini e le mel uesti interve nto, o non c erizzato un modifica de ello specific terizzato da el paragraf ttendo in a vazione, in vazioni c.d anziamenti ecifici che p ializzate, us di qualche c ato che possie oliveto. La asi a voler no. Anche in nti, e la pro ù intellige marchio. N fere, in par le “trempa enti umani p completame a grossa fe el paesaggi co, è stata l alla presen fo preceden atto misure n maniera t d. “eroiche” diretti, ma permettano scendo dalla cooperativa ede grande coltivazion strappare a n questo ca oduzione ch ente nell Nell’area pr rticolare son orrubia” (g possono ess ente, se si etta di ques io che ha p a messa a d nza di querc nte è neces e a preciso tale da rend ”. L’incentiv a anche attr di increme a sola logica a locale. merito ne ne di questa alla macchi aso la messa he ne deriva ’ottica de resa in esa no presenti guancia ross sere visti in pensa alle to territorio portato l’in dimora di c ce mediterr ssario un f o sostegno dere reddit vazione non raverso la entare il va a dell’autop ella formazi a pianta è p ia mediterr a a coltura a è di ottima ell’imbottig ame si poss due impor sa) di Ussas n un’ottica p opere di ri o. I problem ntroduzione onifere a tu ranee semp forte interv del settor tizie o alme n deve esse certificazio alore aggiun produzione ione del pa presente anc anea o alla è resa poss a qualità. Si gliamento sono inoltre rtanti specif ssai. positiva, no imboschime mi sono dov di alcune urbare un pa preverdi. Co vento di ri re anche eno non ere vista one o la nto delle a favore aesaggio che nelle a foresta sibile dai i auspica seguito e trovare ficità: le on si può ento che vuti alla essenze aesaggio ome già ipristino,
graduale ma completo, del paesaggio tradizionale con la reintroduzione delle specie autoctone.
In complesso il paesaggio è per lo più integro anche grazie all’utilizzo razionale e alla non invasività dell’uomo nel territorio. Uno spaccato del modo di operare dell’uomo in questa zona ce lo offre B. Bandinu a proposito del mestiere più importante praticato nell’area, il pastore: “A un occhio estraneo appare come una natura vergine
perché è un territorio non marcato da presenze monumentali, da paesaggi di tipo agrario, da postazioni commerciali, eppure è uno spazio intensamente segnato dentro una configurazione di capanna, tanca, fonte, abbeveratoio, divisione muraria: è territorio attraversato continuamente dal piede e dal passo, assimilato dal linguaggio del corpo, misurato scandito e memorizzato. Non c’è pezzo di terreno non pascolato: su campu abertu è un reticolo tracciato dalla presenza dei pastori, uno spazio reso domestico, anche se il grado di antropizzazione è inferiore rispetto alla villa, all’hortus, all’ager.”
3.3.2 Paesaggio edificato
La struttura insediativa nell’area dei Tacchi, si è disposta nel territorio attraverso un'attenta selezione di valori ambientali, come la presenza di sorgenti, l'esposizione solare, la centralità del territorio e la disponibilità di terreni nelle vicinanze. Questi connotati sono ben visibili in quasi tutti i comuni dell’area, infatti l'abbondanza di sorgenti nella zona di contatto tra calcari e scisti ha orientato la scelta di edificare i paesi a ridosso dei Tacchi. Gli esempi più eclatanti si possono notare nei comuni della valle scistosa del Rio Pardu, con paesi come Ulassai, Osini e Jerzu edificati praticamente a contatto con le pareti calcaree. Comunque anche i restanti centri della zona hanno seguito la stessa scelta insediativa, infatti nessun comune dell’area ha problemi nell’approvvigionamento idrico; addirittura a Sadali può essere ammirata una cascata all’interno del centro abitato.
La grande presenza di acqua, in due casi ha fatto emergere l’altra faccia della medaglia, infatti, le dinamiche evolutive dei versanti del Rio Pardu, con i fenomeni franosi e in associazione agli eventi alluvionali del 1951, hanno condizionato l’attuale organizzazione spaziale suggerendo l’abbandono dei vecchi centri storici di Gairo e Osini a favore dei nuovi nuclei insediativi sfalsati di qualche chilometro.
Fig Fig da l’a al oc im st ne la le g. 3.20 – Ula g. 3.21 – Gai La pia alla forma attenzione ll'estensione ccupazione mpiantare un orici è il so ella costruz aterizio più eganti di arg assai iro Vecchio anta urbani longitudina sulle sing e verticale di suolo n piccolo o olo utilizzo zione delle ricorrente n gilla o calce stica dei co ale, adattand gole struttu piuttosto che dava orto. Altro e di materiali strutture p nell’edilizia . omuni di qu dosi quindi ure abitativ che orizz la possibil elemento ca i locali, ad portanti de a locale util uesta zona, p alle curve ve si evid zontale, pr ità di utili aratteristico esempio, la gli edifici. lizzato con per secoli è e di livello. denzia una robabilment izzare la ri del sistema a pietra è il In partico tecniche di è stata carat Se invece a netta pr te per la imanente t a edilizio d materiale e olare è lo iverse, a sec tterizzata si pone referenza minore erra per dei centri esclusivo scisto il cco, con
Fig. 3.22 P menzion particol stradine Q che si p ripristin in quest di Sada del paes riqualifi accentu p a quest abbando creare u diffuso. contatto storico s C in tutta potrebb I l’omoge colori e interven 2 – Gairo San Per comple nare l’abitu arità rende e lastricate. Questi elem può scoprir no architetto to senso si li è già in u se. La RAS ficazione de uata con il ba programmi e risorse e onati di Ga una ricettivit In questo o diretto con senza la nec Come si è p la zona d ero rendere I comuni a eneizzazion e modalità nti di ristrutt t’Elena etare la vi udine di a e gli edifici menti devon re in questi onico che ne riscontrano uno stato av S dal 1998, ei centri st ando “Dom per la valor e attuare pr airo e Osin tà ampia e a modo si p n l’identità cessità di co potuto osse dei Tacchi r e fruibili a li appartenenti ne degli edi da utilizza turazione d isione dell’ assiepare le i compatti no far imm i paesi. Per e permetta l in quasi tu vanzato di r con la Leg torici. Da q mos” che inv
rizzazione d rogrammi p ni. Un inter accogliente possono con dei luoghi, ostruire stru ervare nel C risulta note ivello turisti i all’area de ifici più re are in tutte elle case al ’edificato s e case, add a schiera maginare l’im r questo è la fruizione utti i comun recupero de gge Regiona qualche an vita gli enti l
dell'edificat per il recup vento impo nei centri s niugare le n , e quelle st utture ex nov Capitolo 2, l evole, quind ico un nume ei Tacchi d ecenti, attra e le abitazi di fuori del storico a s dossandole e separati mmensa ric essenziale u e turistica. A ni dell’area, ll’edificato ale n. 29, in nno questa locali sardi to storico. E pero, in pri ortante sare storici trami necessità de trutturali, d vo. la quota di di con inte ero importa devono por averso rego ioni di nuo l mero centr scopo abita l’una all’ solo da rip cchezza sto una valoriz Attualmente in particola storico nel ncentiva il linea di in a presentar E’ fondamen imis dei 2 ebbe quello ite il sistema ei turisti, c di riutilizzo abitazioni n erventi di q ante di posti si come ob lamenti ch ova costruz ro storico. ativo bisog altra. Ques pide e stre orico-cultura zzazione e e gli interven are il comu la parte bas recupero e nterventi si re proposte d ntale accede centri stor di riuscire a dell’alber che cercano dell’edifica non occupa questo tipo i alloggio. biettivo anc e individui zione o neg gna sta tte ale un nti une ssa la i è di ere rici e a rgo o il ato ate, si che no gli
Fig m po ch in m in ris un Fig g. 3.23 – Cen Oltre minerarie dis ossono aver he per oltre nteressa il l mettere in sic ntegrerebber scoprendo a no stato di d g. 3.25 – Fer ntro storico d l’edificato smesse e r re due pregi un secolo h lato paesag curezza e bo ro bene co anche i siti degrado più rrovia turistic di Sadali urbano la z renderle dis i: il primo r ha plasmato ggistico e a onificare i s on la crea abbandonat ù totale. ca “Trenino V zone dei Ta sponibili ad riguarda il r o lo svilupp ambientale, siti più inva azione di ti nella zon Verde” Fig. 3.24 – acchi deve d un acces recupero di po e il destin infatti con asivi. Provv un percors na di Quirra Centro stori riscoprire t so turistico i un lato ide no dell’area n alcune o edimenti in so identita a, che attual ico di Ulassa tutte le insta o. Questi in entitario del a; mentre il opere si po n questa dire ario delle mente si tro i allazioni nterventi lla zona, secondo otrebbero ezione si miniere, ovano in
In complesso si può notare come, in tutta la zona, non è stata impiegata una grande pressione antropica, infatti l’uomo ha sempre cercato di convivere con l’ambiente circostante utilizzando pochi accorgimenti per permettere lo svolgimento delle sue attività. L’utilizzo dei materiali locali nelle costruzioni e la scarsa invasività delle opere hanno consentito di mantenere un paesaggio integro.
Un caso emblematico è la linea ferroviaria che attraversa tutta l’area dei Tacchi, infatti in questo caso, la struttura antropica ben si concilia con il paesaggio naturale, rendendo lo scenario ancora più caratteristico e non deturpandolo dei valori primigeni. Un intervento umano più invasivo dal punto di vista del paesaggio, risulta essere il parco eolico situato nel territorio del Comune di Ulassai, ma questo caso verrà approfondito nel paragrafo 3.5.
3.3.3 Valori monumentali e archeologici
Dal punto di vista archeologico, la zona dei Tacchi, è particolarmente dotata, a testimonianza di una frequentazione già nel periodo pre-nuragico. L’area è contrassegnata dalla presenza di 30 siti notificati dalla soprintendenza per importante interesse archeologico. Tra questi i ritrovamenti più antichi riguardano i siti preistorici denominati “Domus de Janas” tra le quali si ricordano quelle di: Bacu ‘e Furru, Bau ‘e
Ruta, Forredd ’e Larerri e Sa Perda Lada nel Comune di Seulo; ma risultano
notevoli anche quelle di Cost'er Gianas, Aurraci, Forrus e Perdobia (Ussassai);
Giuanni Puddu e Sa Domu de s’Orcu (Perdasdefogu). Sempre tra i siti di grande
rilievo identificati dalla soprintendenza si possono ritrovare numerosi edifici di matrice nuragica, tra i quali vanno menzionati: il complesso nuragico di Serbissi (Osini) di notevole interesse per dimensione, posizione e per la particolarità di essere stato edificato sopra una grotta che permette di attraversare la montagna da N a S e viceversa; il complesso nuragico di Domu de Orgìa (Esterzili) risulta essere il più grande tempio a "megaron" nuragico finora conosciuto, dove sono stati ritrovati numerosi bronzetti votivi di particolare pregio; il complesso nuragico Ardasai (Seui) composto da un nuraghe complesso situato su uno sperone roccioso e da un villaggio di capanne che si estendono al di sotto di esso. Quest’ultimo recentemente è stato inserito in un progetto comunale di valorizzazione che ha permesso la creazione del parco archeologico Ardasai mettendo in relazione tutte le ricchezze archeologiche del Comune di Seui nella zona di Montarbu.
A parte i numerosi nuraghes presenti nella zona interna dei Tacchi, va segnalata la presenza capillare nell’area costiera, in particolare tra la marina di Tertenia e gli agri di Loceri, Lanusei e Arzana.
Questo patrimonio archeologico di inestimabile valore deve essere studiato e successivamente ottimizzato per una fruizione turistica. La valorizzazione e la messa a sistema di questi siti è fondamentale per la creazione di un itinerario archeologico.
Fig. 3.26 – Complesso Nuragico Serbissi (Osini)
Fonte: Immagine dalla rete
Questi monumenti di grande interesse rappresentano la ricchezza e il valore aggiunto da associare al già importante pacchetto di risorse composto dal patrimonio ambientale.
Da associare a questa già ricca dotazione possiamo aggiungere una folta schiera di beni storico-culturali rappresentati da musei, edifici civili e edifici religiosi.
Di particolare pregio risultano essere le numerose chiese tra cui l’edificio preromanico di S. Sebastiano (Perdasdefogu), e la chiesa parrocchiale in stile tardo bizantino di S. Valentino (Sadali).
Gli edifici civili di interesse storico-architettonico li troviamo prevalentemente nel Comune di Seui, dove il percorso museale storico-etnografico comprende una palazzina in stile “Liberty” (ex Municipio), la “Casa Farci”, il “Carcere Spagnolo” e la “Galleria Civica”; e nel Comune di Jerzu con diversi edifici storici di pubblica utilità risalenti al primo ‘900. Dal punto di vista artistico è importante citare i due musei di Ulassai: la “Stazione dell’Arte” che espone una selezione delle opere donate al paese dalla sua figlia più illustre Maria Lai e il Museo d’arte contemporanea a cielo aperto che tra le tante opere comprende anche un antico lavatoio denominato “La fontana che
suona” recuperata da un gruppo di artisti sensibili all’identità storica del luogo tra i
Di prossima ultimazione è la casa museo di Ussassai che sarà dedicata parzialmente ad una mostra permanente di arte contemporanea.
Altra installazione di rilievo è il Museo “Albino Manca” (Tertenia) dedicato alle opere dell’artista locale che ebbe grande fortuna negli Stati Uniti, dove ricevette anche il premio come miglior scultore d’America per la gigantesca aquila in bronzo che sovrasta il Memorial Battery Park, di fronte alla Statua della Libertà a New York. Il museo in particolare ospita le opere, bronzi, marmi, crete, medaglie, dipinti, argenti e cere, che costituiscono la donazione dello scultore al suo paese d’origine.
Fig. 3.28 – Diving Eagle (New York) Fig. 3.27 – “La fontana che suona” (Ulassai)
Fonte: Immagine dalla rete Fonte: Immagine dalla rete
Tabella 3.1 ‐ Elenco monumenti notificati per importante interesse archeologico
COMUNE TIPOLOGIA DENOMINAZIONE
Esterzili Complesso nuragico Domus de Orgìa Edificio megalitico Crastu Orgiu Edificio megalitico S. Vittoria Fonte nuragica Monti e Nuxi Nuraghe Su Monti e is Abia Tomba dei Giganti Sa Uch'e is Canis Tomba dei Giganti S'Ome Nannisi Tomba dei Giganti Taccu Gairo Nuraghe De Perdu Nuraghe Genna Masoni Pozzo Sacro Su Presoni Osini Complesso nuragico Serbissi
Nuraghe Urceni
Perdasdefogu Nuraghe Monte S'Orcu Tueri
Sadali
Nuraghe Accodulassu Nuraghe Funtana Longina Nuraghe Nurassolu Seui Nuraghe Ardasai
Seulo Domus de Janas Bacu 'e Forru Domus de Janas Bau 'e Ruta Domus de Janas Forredd'e Larerri Domus de Janas Sa perda de s'Obiga Domus de Janas Sa perda lada Nuraghe Pauli Nuraghe Ticci Tertenia Complesso nuragico Su Concali Nuraghe Aleri Nuraghe Marosini Nuraghe Nastasi Ulassai Nuraghe S'Ulimu
Tabella 3.2 ‐ Elenco monumenti notificati per importante interesse archeologico
COMUNE DENOMINAZIONE TIPOLOGIA EPOCA
ESTERZILI Sant'Ignazio da Laconi Edificio religioso XX San Sebastiano Edificio religioso Sant'Antonio da Padova Edificio religioso San Michele Arcangelo Edificio religioso XV GAIRO Cimitero Edificio civile XX Stazione Edificio civile XX Chiesa della Ferrovia Edificio religioso XX S. Elena Edificio religioso XX Buon Cammino Edificio religioso XVII S. Lussorio Edificio religioso XVIII
JERZU
Ex Caserma Edificio civile Ex Cinema Edificio civile XX Ex Comune Edificio civile XIX Scuola Edificio civile XX S. Antonio Edificio religioso XIX S.Erasmo Edificio religioso XVII S.M.delle Grazie Edificio religioso XV Museo Naturalistico e Ambientale Museo
OSINI S. Giorgio Edificio religioso XVI
S.Susanna Edificio religioso XVII
PERDASDEFOGU
S. Barbara Edificio religioso SS.mo Salvatore Edificio religioso S. Pietro Apostolo Edificio religioso XIX S.Sebastiano Edificio religioso X
SADALI
San Valentino Edificio religioso XIV Santa Maria Edificio religioso XV Sant'Elena Edificio religioso Casa Museo "S'omu 'e zia Crammella" Museo
SEUI
Palazzo Comunale Edificio civile XIX Madonna del Carmelo Edificio religioso XX S.Maddalena Edificio religioso XIX S. Cristoforo Edificio religioso XVI S. Lucia Edificio religioso XVII S. Sebastiano Edificio religioso XVI Carcere Spagnolo (museo) Museo XVI Casa Farci (museo) Museo XVIII ex Municipio ( museo) Museo XX
SEULO Beata Vergine Immacolata Edificio religioso XVI
S. Cosimo Edificio religioso XVI
TERTENIA
Beata Vergine Edificio religioso S. Teresa Edificio religioso
Albino Manca Museo
ULASSAI
S.Antioco Martire Edificio religioso XVI S. Barbara Edificio religioso XI S. Sebastiano Edificio religioso XVIII Stazione dell'arte ‐ Maria Lai Museo
USSASSAI S. Giovanni Edificio religioso XX
S. Gerolamo Edificio religioso XII
Fonte: Rapporto d’area Provincia Ogliastra 2005 e ricerca diretta
3
è lo di cr cu3.
le co di co (in at pe de ric co Fig.4 Valor
“Il Pa ricreato cos oro interazio i comunità, reatività um ulturale imm.4.1 Cultu
La cu e attività più ostruiscono i completa d omunicativi n certi casi Tutela tto di nostal er realizzare el Parco che cchezze cul ome una folg. 3.29 – Anz
ri del pa
atrimonio C stantemente one con la n contribuen mana” (Ar materiale).ra e ident
ultura e l’ide ù normali, gli oggetti dissoluzion i, a portato u erano) iden are e trama lgia verso il e uno svilup e verrà, non lturali, com lklorizzazio ziani a Ulassaatrimon
Culturale Im e dalle comu natura e la ndo così a p rt. 2 dellatità
entità di un cioè come di tutti i gio e identitaria una estrema ntificatrici d ndare il pat l passato, m ppo realmen n si ponga c me una semp ne da agenz ainio imma
mmateriale, unità e dai g loro storia promuovere Convenzio n popolo si m ci si procu orni. Nell’e a, infatti la a omogenei di un luogo e trimonio im ma deve ess nte sostenib ome obietti plice musea zia di viaggateriale
trasmesso d gruppi in fu e procura l e il rispetto one per la misura con ura il cibo, poca attuale globalizzaz izzazione in e di una spe mmateriale n ere interpre bile. E’ fondvo il mero s alizzazione io.
e
di generazio unzione del loro un sent o della dive salvaguard le modalità come si co e ci troviam zione con i n tutte quell ecifica popo non deve es etato come u damentale c sfruttament dei valori one in gene loro contes timento di id ersità culturdia del pat
à in cui si s omunica o mo in una si suoi immen le pratiche c olazione. ssere visto c uno dei pre che la sovra to turistico d etnografici erazione, sto, della dentità e rale e la trimonio svolgono come si tuazione nsi pregi che sono come un esupposti astruttura delle sue , oppure
La valorizzazione di queste risorse avverrà solo con un mantenimento in vita di tutte quelle pratiche intrinseche dell’esistenza quotidiana, che sono proprie di ogni comunità. In questo contesto il Parco e le nuove generazioni dell’area avranno il compito fondamentale di tramandare e sviluppare questo patrimonio culturale. Per riuscire a raggiungere questo obiettivo appare indispensabile valorizzare il ruolo degli anziani che sono i veri custodi di quella tradizione orale e di quelle conoscenze tacite che si tramandano da secoli. Facendo diventare parti attive queste basilari figure di esperienza si riesce a risolvere due problemi: uno culturale cioè della perdita di memoria identitaria dei luoghi; e uno sociale che interessa quella sensazione di inutilità che attraversano gli anziani nello stato del mondo attuale.
Pensando all’identità delle popolazioni ogliastrine o barbaricine è immediata l’associazione al Pastoralismo, inteso non solo come mestiere, ma più che altro come organizzazione sociale o coscienza culturale. Questa specificità è ritenuta talmente importante che si attende l’iscrizione tra i “ Masterpieces of the intagibile Heritage” da parte dell’UNESCO.
Per civiltà pastorale si intende secondo Bandinu (2006): “Il patrimonio secolare
che nel corso di una lunga storia, dal periodo nuragico ad oggi, ha elaborato forme economiche e sociali, ha plasmato modi di vivere, di comunicare e di simbolizzare, secondo specifici caratteri identitari nelle forme particolari di organizzazione dello spazio e del tempo.”
Nelle zone interne questa cultura ancora resiste all’invasione dei vari McDonald di turno anche perché come dice Braudel (1953): “La montagna è un ostacolo ma anche
rifugio: un paese per uomini liberi. La zona pastorale montana ha sviluppato una propria cultura di forte autonomia rispetto alla pianura che pure ha conservato caratteri resistenziali ma anche aspetti di integrazione.”
I tratti principali di questa cultura si ritrovano in alcuni comportamenti ancora in uso, per esempio è data una notevole importanza all’accoglienza dello straniero e all’ospitalità in generale, inoltre ha valore notevole il saluto anche verso gli sconosciuti come segno di rispetto, a testimonianza del forte sentimento egualitario che caratterizza questa civiltà; oppure la solidarietà sociale che viene espressa nella grande considerazione che viene riservata agli anziani e alle donne;. Ma è ovviamente nella lingua, nel ballo, nel canto e nella poesia improvvisata che si ritrovano più densi i connotati identitari di questa cultura.
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3.
si en sp de cu de U m el Quest ositivista le ai banchi d aranno i pro g. 3.30 – Pasnte: Immagine dalla
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Se l’a può dire nogastronom pecificità lo ella Provinc ulurgiones, ell’Ogliastra Ussassai, dov ecuda” (co Dal p laborate le c to universo pratiche di di scuola de otagonisti di store a rete ndamentale nto del terri he viene dalastronom
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cchi è divisa o quando è sostanzial partenenza iari, è testim i ravioli di iante di que asto viene a ). vista della oni che si c gico va pre lori della gl elementari. taglia contro me questo si integra a e mercato tu a sotto l’asp ci si siede lmente omo culturale a moniata dal patate e f esto primo aggiunta la panificazio creano con i eservato fil lobalizzazio Infatti son o l’oblio de patrimonio lla perfezio uristico cult petto ammin e a tavola ogenea, e in all’area ogli l fatto che l formaggio c piatto la s menta div one sono il pani ’e co trando in u one, con int no le giova ell’omogene identitario one con la ri turale. nistrativo da a. Infatti d più e caratt iastrina anc la pietanza chiusi a spi i trova in a entando: “c particolarm oia (pane de una manier terventi che ani generaz eizzazione. o sia uno st ichiesta cres a due provin dal punto terizzata da che dei tretradizional iga di gran alcuni paes culurgionis mente artist egli sposi) o a critica e partono ioni che trepitoso scente di ncie, non di vista a qualche comuni le sono i no, tipici i tra cui cum sa tiche ed o il pani
pintau, modditz “Sforna conserv vitale; s frastagl Fig. 3.31 G quali ric delle c contradd dall'amb che la n ma il pan zosu (detto a Una descr ato da ingr va in sé le a scandisce i liati contorn 1 – Culurgion Gli antipast cordiamo i p carni unita distingue i biente in cu natura offre. ne che vien anche civar rizione di redienti sem antiche ritu il tempo, n ni ricorda i es ti tradiziona prosciutti, l al rispett salumi di q ui vivono i m ne consum rgiu). questo imp mplici e lav ualità di un nelle occasi misteriosi c
ali, sono ess le salsicce, i to di anti questa zona maiali, che mato quotidi portante al vorato nelle mondo agr ioni liete e confini di qu Fig. senzialment il guanciale ichissime u a, inoltre l'a nei boschi ianamente limento ce e più caratt ro-pastorale e in quelle uest'isola.” 3.32 – Pani te gli insacc e, la pancett usanze e alta qualità si alimenta è il pistoc la offre teristiche fo e e la sacra più tristi, pintau cati di origin ta e il lardo. metodi di del prodot ano dei migl
ccu oppure
S. Cambos
forme, il pa alità del cic
e con i su ne suina, tr . La genuin stagionatu tto è garant liori mangim il su: ane clo uoi ra i nità ura tita mi
Fig do ar di (f lo ag an Se pa al Fig Te fo g. 3.33 – Pro La tra omestico p rtigianale, sa i far crescer Tra i focaccia ripi Ma so ocale, tra i q ggiunto il tr nche la carn eulo. Non articolarmen lla cacciator g. 3.34 – Arr E’ pre ertenia che ormaggi e al osciutti e gua asformazion er l’autopro arebbe oppo re la produz primi piat iena di patat ono gli arro quali spicca radizionalis ne in umido è raro tro nte sono ap ra. osti di pecor esente anch con l’appo ltri latticini anciali ne di ques oduzione, n ortuno incre zione lascian tti oltre i te) e su strip osti di carne ano: l’arros simo arrost come la pe ovare anche pprezzati is ra e una ricca orto di circa . La qualità ti prodotti, nell’area so ementare il ndone inalte già citati c piddi (pizza e il vero cav to di agnel to di porche ecora in capp e la caccia s tacculas ( produzione a 200 soci r à è testimon avviene q ono present numero dei erata la qual culurgiones a di erba, cip vallo di batt lo e caprett etto. In alcu potto oppur agione nell tordi cotti e di formagg riesce a pro niata anche quasi esclus ti rari casi i centri prod lità. troviamo, polla e zuc taglia dell’a to, di pecor uni Comuni re la capra a le tavole d nel mirto) gi, grazie an odurre 320m dal recente sivamente a i di trasfor duttivi che p le coccois cca). alimentazion ra e capra, è frequente a succhittu, di questa z oppure il c nche al case mila chilogr riconoscim a livello mazione permetta s prenas ne tipica a cui va e trovare tipica di zona, in cinghiale eificio di ammi di mento del
primo pecorino DOP dell’azienda denominato “Aleri”. Oltre alla già fertile produzione ovina, nel mercato sta nascendo un forte interesse per la produzione caprina e anche qui la cooperativa sociale di Tertenia, grazie all’apporto degli allevatori locali, è riuscita a dimostrare la qualità dei suoi prodotti con la vittoria del primo premio regionale con il caprino a media stagionatura “Monti Ferru”. Tra le altre produzione casearie, merita menzione il casu axedu formaggio tipicamente a pasta fresca, prodotto dai pastori con latte caprino o ovino.
Tra i dolci i prodotti più tradizionali sono rappresentati dal pani ’e congiu (pane cotto nel vino), dal pani de saba (pane impastato con vino cotto), dai pirighittus, dagli amaretti e da is pardulas e dalle sebadas.
A questi prodotti si devono aggiungere i fiori all’occhiello della produzione agroalimentare locale cioè l’ottimo olio extravergine di oliva imbottigliato nei frantoi di Jerzu e di Osini e il rinomato vino prodotto dalle uve Cannonau che hanno ricevuto il marchio DOC come Cannonau di Sardegna sottodenominazione Jerzu. La produzione e la commercializzazione vitivinicola di grande qualità è supportata dalle due cantine di Jerzu “Antichi Poderi” e di Tertenia “Valle del Quirra”.
Fig. 3.35 – Prodotti lattiero caseari Fig. 3.36 – Olio extravergine di oliva
Fonte: Immagine dalla rete Fonte: Immagine dalla rete
E’ presente anche una discreta produzione di miele con un ventaglio di tipi che va da quello millefiori a quello di eucalipto, ed ai più caratteristici miele di corbezzolo, miele di cardo e miele d’arancio.
Inutile sottolineare che tutti gli ingredienti sono prodotti localmente e senza nessun trattamento a testimoniarne la genuinità. Un intervento importante a supporto di queste produzioni, è partito da un intesa degli enti: Provincia dell’Ogliastra, Gal Ogliastra, l’agenzia Laore e l’Asl, che hanno creato un capitolato d’appalto unico per la ristorazione nelle mense scolastiche, nelle cucine degli ospedali e in tutta la ristorazione
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3.
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Un esempio di azione a sostegno di queste produzioni si poteva trovare a Osini, dove il Comune aveva istituito un corso di lavorazione del particolarissimo pani ‘e
coia, con l’aiuto delle mani esperte di alcune signore di Tertenia e Ussassai, custodi del
sapere della panificazione tradizionale. Si auspica la ristrutturazione dei 6 vecchi forni comunali in una prospettiva di riproposizione del corso facendolo diventare un appuntamento fisso. Dello stesso avviso è la Proloco di Ussassai che sta recuperando la c.d. “Casa del Pane” per istituire dei corsi di panificazione, inizialmente solo nel fine settimana, per attrarre allievi
Una produzione che risulta vivere di luce propria è la tessitura che, grazie alla passione delle artigiane, si dedicano a riproporre con maestria le antiche tecniche di lavorazione con il telaio a mano. I casi di eccellenza si trovano nelle cooperative di Ulassai e di Seulo che producono dai tappeti alle tovaglie, dagli arazzi ai copriletti tutti realizzati con fibre naturali, con motivi del repertorio decorativo tipico dell'artigianato tradizionale. Inoltre sono presenti, al di fuori dell’ambito commerciale, alcune artiste del ricamo, che sarebbe bene utilizzare come maestre d’arte in qualche scuola.
Fig. 3.39 – Cassapanca tradizionale Fig. 3.40 – Lavorazione del pane