• Non ci sono risultati.

(1)Lezione LA LINEARE DIPENDENZA ED INDIPENDENZA DI VETTORI Siano V uno spazio vettoriale e v1

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2023

Condividi "(1)Lezione LA LINEARE DIPENDENZA ED INDIPENDENZA DI VETTORI Siano V uno spazio vettoriale e v1"

Copied!
10
0
0

Testo completo

(1)

Lezione 3 12/10/09

LA LINEARE DIPENDENZA ED INDIPENDENZA DI VETTORI

Siano V uno spazio vettoriale e v1, . . . , vnn vettori di V . Scelti n scalari λ1, . . . , λn, il vettore v = λ1v1+ · · · + λnvn

si dice combinazione lineare di v1, . . . , vna coefficienti λ1, . . . , λn. Consideriamo l’equazione vettoriale

λ1v1+ · · · + λnvn= 0.

Se l’unica soluzione di tale equazione `e quella banale, ovvero quella che si ottiene ponendo λ1= · · · = λn= 0, gli n vettori v1, . . . , vnsi dicono linearmente indipendenti.

Se esiste una combinazione lineare degli n vettori a coefficienti non tutti nulli che risolve l’equazione allor i vettori v1, . . . , vnsi dicono linearmente dipendenti.

L’insieme W di tutte le possibili combinazioni lineari di n vettori v1, . . . , vndi uno spazio vettoriale V `e un sottospazio vettoriale di V , detto sottospazio generato dai vettori v1, . . . , vn. Tale insieme di vettori `e detto sistema di generatori di W . Il sottospazio W viene generalmente indicato con L(v1, . . . , vn) oppure con hv1, . . . , vni.

Noi studieremo esclusivamente spazi vettoriali finitamente generati, cio`e spazi vettoriali che ammettono un numero finito di generatori.

Una base di uno spazio vettoriale V finitamente generato `e un sistema ordinato di generatori di V linearmente indipendenti. Due importanti risultati dimostrano che ogni spazio vettoriale V 6= {0} finitamente generato ammette almeno una base e che tutte le basi di uno spazio vettoriale V finitamente generato contengono lo stesso numero di vettori. Questo permette di definire la dimensione di uno spazio vettoriale V finitamente generato come il numero n di vettori contenuti in una base di V . Il seguente teorema permette di stabilire sotto quali ipotesi un insieme di n vettori v1, . . . , vn di uno spazio vettoriale V sia una base di V .

Teorema 1. Condizione necessaria e sufficiente affinch´e n vettori v1, . . . , vn di uno spazio vettoriale V costituiscano una base, `e che ogni vettore v ∈ V si esprima in modo unico nella forma:

v = a1v1+ · · · + anvn. (1)

I coefficienti a1, . . . , an dell’equazione (1) sono detti coordinate del vettore v rispetto alla base B = {v1, . . . , vn}.

Osservazione 1. `E importante osservare che la propriet`a di essere linearmente dipendenti o indipendenti `e una propriet`a che riguarda l’insieme di vettori che si sta analizzando. Ad esempio, un qualunque insieme di vettori {v1, . . . , vn} contenente il vettore nullo `e un insieme di vettori linearmente dipendenti. In uno spazio vettoriale V di dimensione n qualunque insieme di vettori contentente pi`u di n vettori `e un insieme di vettori linearmente dipendenti. In uno spazio vettoriale di dimensione maggiore o uguale a 2, ogni insieme formato da due vettori {v1, v2}, v1, v2 6= 0,

`

e linearmente dipendente se e soltanto se v1 = kv2, k ∈ R, come dimostreremo nel prossimo teorema.

(2)

Teorema 2. Sia V uno spazio vettoriale reale e siano u e v due vettori non nulli di V . u e v sono linearmente dipendenti se e soltanto se sono proporzionali (paralleli).

Dimostrazione. Supponiamo che u e v siano proporzionali, ovvero u = kv, con k ∈ R, k 6= 0.

Allora vale la relazione:

u − kv = 0. (2)

L’equazione (2) rappresenta una combinazione lineare di u e v a coefficienti non tutti nulli (i coefficienti della combinazione lineare sono 1 e −k) il cui risultato `e il vettore nullo; per definizione quindi i due vettori sono linearmente dipendenti.

Viceversa, supponiamo che i due vettori siano linearmente dipendenti e che esista quindi una loro combinazione lineare a coefficienti non tutti nulli il cui risultato `e il vettore nullo:

λ1u + λ2v = 0. (3)

Possiamo supporre λ16= 0 e scrivere:

u = −λ2 λ1

v. (4)

I due vettori, supposti linearmente dipendenti, sono quindi proporzionali (paralleli).

Esercizio 1. Sia V = R2. Stabilire se i vettori v1 = (1, −1) e v2 = (0, 1) siano linearmente dipendenti o indipendenti. Scrivere, qualora sia possibile, il vettore w = (1, 0) come combinazione lineare di v1 e v2.

Soluzione dell’esercizio 1. Impostando l’equazione vettoriale λ1v1+ λ2v2= 0, otteniamo

λ1(1, −1) + λ2(0, 1) = (0, 0),

1, −λ1) + (0, λ2) = (0, 0) =⇒ (λ1, −λ1+ λ2) = (0, 0), ovvero il sistema lineare

 λ1 = 0

−λ12 = 0 =⇒

 λ1 = 0

λ2 = 0 .

I vettori assegnati sono quindi linearmente indipendenti. Potevamo giungere alla stessa conclusione, grazie al precedente teorema, osservando che i due vettori non essendo proporzionali devono essere linearmente indipendenti. Dato che dim(R2) = 2, B = {v1, v2} `e una base di R2. Di conseguenza ogni vettore, in particolare w, si esprime in modo unico come combinazione lineare di v1 e v2. Per determinare i coefficienti della combinazione lineare, ovvero le coordinate di w rispetto alla base B, impostiamo l’equazione vettoriale

µ1v1+ µ2v2= w.

Da qui si ricava

µ1(1, −1) + µ2(0, 1) = (1, 0),

1, −µ1) + (0, µ2) = (1, 0) =⇒ (µ1, −µ1+ µ2) = (1, 0).

(3)

Il corrispondente sistema lineare `e

 µ1 = 1

−µ12 = 0 =⇒

 µ1 = 1

µ2 = 1 .

L’unica soluzione del sistema `e la coppia (1, 1). Queste sono le coordinate di w rispetto alla base B = {v1, v2}. Possiamo scrivere il vettore w come:

w = v1+ v2.

Esercizio 2. Sia V = R3 e sia S = {v1= (0, 1, 0), v2= (0, −1, −1), v3= (1, 1, 1), v4= (1, 0, 1)}.

Verificare che l’insieme S `e un sistema di generatori per V . Costruire una base B di R3 formata da elementi di S e determinare le coordinate del vettore w = (0, 0, −1) rispetto alla base scelta.

Soluzione dell’esercizio 2. Poich`e dim(R3) = 3, verificare che S `e un sistema di generatori per V equivale a dimostrare che esiste un sottoinsieme di S formato da tre vettori linearmente indipendenti. I vettori v1 e v2 non sono proporzionali, quindi sono linearmente indipendenti.

Stabiliamo se il vettore v3 sia o meno linearmente dipendente da essi. Impostiamo l’equazione vettoriale

λ1v1+ λ2v2= v3. Abbiamo

λ1(0, 1, 0) + λ2(0, −1, −1) = (1, 1, 1),

(0, λ1, 0) + (0, −λ2, −λ2) = (1, 1, 1) =⇒ (0, λ1− λ2, −λ2) = (1, 1, 1).

Da qui si ricava il sistema

0 = 1

λ1 −λ2 = 1

−λ2 = 1 ,

che `e evidentemente un sistema impossibile. v3non pu`o quindi essere espresso come combinazione lineare di v1, v2, i tre vettori sono linearmente indipendenti e quindi S `e un sistema di generatori per R3. Come base possiamo considerare B = {v1, v2, v3}. Osserviamo che

v1+ v2= (0, 1, 0) + (0, −1, −1) = (0 + 0, 1 − 1, 0 − 1) = (0, 0, −1) = w.

Le coordinate di w rispetto alla base da noi scelta sono quindi (1, 1, 0).

Esercizio 3. Sia V = R3. Per ciascuno dei seguenti sottoinsiemi di V S1= {t1= (−1, 1, 3), t2= (1, 0, −1), t3= (0, 1, 2)}, S2= {u1= (−1, 0, 0), u2= (0, 1, −1), u3= (1, 0, 0), u4= (0, 2, 0)}, S3= {v1= (1, −1, 1), v2= (0, 0, 1), v3= (−1, 1, 0), v4= (1, −1, 2)},

S4= {w1= (2, 1, 0), w2= (0, 1, 1), w3= (−1, 3, 0)},

determinare il massimo numero di vettori linearmente indipendenti nell’insieme. Stabilire di conseguenza se tali insiemi costituiscano un sistema di generatori, in particolare una base, per V .

(4)

Soluzione dell’esercizio 3. I vettori t1e t2sono linearmente indipendenti non essendo tra loro proporzionali. Per stabilire se t3 sia linearmente dipendente o indipendente con essi impostiamo l’equazione vettoriale

λ1t1+ λ2t2= t3. Risulta

λ1(−1, 1, 3) + λ2(1, 0, −1) = (0, 1, 2),

(−λ1, λ1, 3λ1) + (λ2, 0, −λ2) = (0, 1, 2) =⇒ (−λ1+ λ2, λ1, 3λ1− λ2) = (0, 1, 2), equivalente al sistema

−λ12 = 0

λ1 = 1

1 −λ2 = 2

=⇒

λ1 = 1

λ2 = 1

3 −1 = 2

.

Il sistema ammette la soluzione (1, 1). t3 dipende quindi linearmente da t1 e t2, t3= t1+ t2. Il massimo numero di vettori linearmente indipendenti in S1`e 2. S1non `e un sistema di generatori ( tantomeno una base! ) per R3. I vettori di S1generano un sottospazio vettoriale W di dimensione 2 di R3. Una base per tale sottospazio `e BW = {t1, t2}.

I vettori u1 e u2 sono linearmente indipendenti. Il vettore u3`e proporzionale ad u1, u3 = −u1, quindi `e linearmente dipendente con u1 ( quindi anche con u1 e u2! ). Per stabilire se u4 sia o meno linearmente dipendente da u1 e u2consideriamo l’equazione vettoriale

λ1u1+ λ2u2+ λ4u4= 0.

λ1(−1, 0, 0) + λ2(0, 1, −1) + λ4(0, 2, 0) = (0, 0, 0),

(−λ1, 0, 0) + (0, λ2, −λ2) + (0, 2λ4, 0) = (0, 0, 0) =⇒ (−λ1, λ2+ 2λ4, −λ2) = (0, 0, 0).

Otteniamo il sistema lineare

−λ1 = 0

λ24 = 0

−λ2 = 0

=⇒

λ1 = 0

λ2 = 0

λ4 = 0 .

I vettori sono quindi linearmente indipendenti. Il massimo numero di vettori linearmente indipendenti in S2 `e 3. S2 `e un sistema di generatori, ma non una base, per R3. Possiamo estrarre da S2, ad esempio, la base {u2, u4, u1}.

I vettori v1 e v2 sono linearmente indipendenti. Osserviamo che

−v1+v2= −(1, −1, 1)+(0, 0, 1) = (−1, 1, −1)+(0, 0, 1) = (−1+0, 1+0, −1+1) = (−1, 1, 0) = v3. v3 dipende quindi linearmente da v1 e v2. Consideriamo adesso l’equazione vettoriale

λ1v1+ λ2v2+ λ4v4= 0.

Abbiamo

λ1(1, −1, 1) + λ2(0, 0, 1) + λ4(1, −1, 2) = (0, 0, 0),

1, −λ1, λ1)+(0, 0, λ2)+(λ4, −λ4, 2λ4) = (0, 0, 0) =⇒ (λ14, −λ1−λ4, λ12+2λ4) = (0, 0, 0).

Se ne ricava il sistema

λ14 = 0

−λ1 −λ4 = 0

λ12 +2λ4 = 0

=⇒

λ1 = −λ4

λ1 = −λ4

λ2 = −λ4

.

(5)

La terna λ1= 1, λ2= 1, λ4= −1 `e una possibile soluzione del sistema, infatti per tali coefficienti abbiamo

v1+ v2− v4= (1, −1, 1) + (0, 0, 1) − (1, −1, 2) = (1 + 0 − 1, −1 + 0 + 1, 1 + 1 − 2) = (0, 0, 0) = 0.

Poich`e esiste una combinazione lineare a coefficienti non tutti nulli di v1, v2, v4 il cui risultato `e il vettore nullo tali vettori sono linearmente dipendenti. Il massimo numero di vettori linearmente indipendenti in S3 `e 2. S3 non `e un sistema di generatori per R3. I vettori di S3 generano un sottospazio W di R3 di dimensione 2, una cui possiible base `e BW = {v1, v2}.

I vettori w1 e w2 sono linearmente indipendenti. Per stabilire se w3 sia linearmente dipendente o indipendente con essi consideriamo ( che novit`a! ) l’equazione vettoriale

λ1w1+ λ2w2+ λ3w3= 0.

Cio`e

λ1(2, 1, 0) + λ2(0, 1, 1) + λ3(−1, 3, 0) = (0, 0, 0),

(2λ1, λ1, 0) + (0, λ2, λ2) + (−λ3, 3λ3, 0) = (0, 0, 0 = =⇒ (2λ1− λ3, λ1+ λ2+ 3λ3, λ2) = (0, 0, 0), che d`a luogo al sistema lineare

1 −λ3 = 0

λ12 +3λ3 = 0

λ2 = 0

=⇒

λ3 = 2λ1

1 = 0

λ2 = 0

.

l’unica soluzione del sistema `e λ1= λ2= λ3= 0. I vettori sono quinidi linearmente indipendenti.

Il massimo numero di vettori linearmente indipendenti in S4 `e 3. S4 `e un sistema di generatori, in particolare `e una base, per R3.

Esercizio 4. Sia V = R≤3[x] lo spazio vettoriale dei polinomi nella indeterminata x di grado minore o uguale di 3. Si considerino i seguenti vettori di V :

p1(x) = x + x2, p2(x) = −1 + x3, p3(x) = x, p4(x) = −2 + 2x − x2+ 2x3, p5(x) = 1 + x − x3. Determinare una base e la dimensione dei sottospazi W1 e W2 dove:

W1= L(p1, p2, p3, p4), W2= L(p2, p3, p5).

Soluzione dell’esercizio 4. Determiniamo il massimo numero di vettori linearmente indipendenti nell’insieme S1 = {p1, p2, p3, p4}. p2 e p3 sono linearmente indipendenti in quanto non sono proporzionali. p1 non pu`o dipendere linearmente da p2 e p3. Il coefficiente di x2 di p1 `e non nulla mentre p2 e p3 hanno coefficiente di x2 nullo. Essendo impossibile scrivere un numero non nullo come somma di multipli dello 0 (che valgono tutti 0!) non possono esistere λ2e λ3 in R tali che p1= λ2p2+ λ3p3. p1, p2 e p3 sono quindi linearmente indipendenti. Consideriamo adesso l’equazione vettoriale

λ1p1+ λ2p2+ λ3p3+ λ4p4= 0,

e le rispettive coordinate dei vettori assegnati rispetto alla base canonica di V , B = {1, x, x2, x3}.

Otteniamo

λ1(0, 1, 1, 0) + λ2(−1, 0, 0, 1) + λ3(0, 1, 0, 0) + λ4(−2, 2, −1, 2) = (0, 0, 0, 0), (−λ2− 2λ4, λ1+ λ3+ 2λ4, λ1− λ4, λ2+ 2λ4) = (0, 0, 0, 0).

(6)

Equivalente al sistema lineare





−λ2 −2λ4 = 0

λ13 +2λ4 = 0

λ1 −λ4 = 0

λ2 +2λ4 = 0

=⇒

λ2 = −2λ4

λ1 = λ4

λ3 = −3λ4

.

Una soluzione del sistema `e λ1= 1, λ2= −2, λ3= −3, λ4= 1, ovvero

1 · p1− 2 · p2− 3 · p3+ 1 · p4= (x + x2) + (2 − 2x3) + (−3x) + (−2 + 2x − x2+ 2x3) =

= (0 + 2 + 0 − 2) + (1 + 0 − 3 + 2)x + (1 + 0 + 0 − 1)x2∗ (0 − 2 + 0 + 2)x3= 0 + 0x + 0x2+ 0x3= 0.

Dato che esiste una combinazione lineare di p1, p2, p3, p4 a coefficienti non tutti nulli il cui riusltato `e il vettore nullo, tali vettori sono linearmente dipendenti. Il massimo numero di vettori linearmente indipendenti in S1 `e 3. Una base per W1`e

BW1= {p1, p2, p3}, W1 `e un sottospazio di dimensione 3 ( non `e R3 ! ! ! ) di R≤3[x].

Consideriamo adesso l’insieme di vettori S2= {p2, p3, p5}. Abbiamo gi`a osservato che p2 e p3 sono linearmente indipendenti. Poich`e

p5= (1 + x − x3) = (1 − x3) + (x) = −(−1 + x3) + (x) = −p2+ p3,

i vettori p2, p3 e p5 sono linearmente dipendenti. Il massimo numero di vettori linearmente indipendenti in S2 `e 2. Una base per W2 `e

BW2 = {p3, p2},

W2`e un sottospazio di dimensione 2 ( non `e R2! ! ! ) di R≤3[x]. `E interessante osservare che W2

`

e sottospazio anche di W1. Infatti i vettori di una base di W2 appartengono anche ad una base di W1, ma allora tutti i vettori λ2p2+ λ3p3, λ1, λ2∈ R, che sono tutti i vettori di W2 appartengono a W1 potendosi scrivere come 0 · p1+ λ2p2+ λ3p3.

IL DETERMINANTE DI UNA MATRICE QUADRATA

Sia A una matrice quadrata di ordine n, A ∈ Mn. Ad una tale matrice possiamo associare un numero reale, detto determinante, det A, cos`ı definito. Per n = 1 si pone det A = a11, per n ≥ 2, il determinante di A `e la somma di tutti i prodotti ad essa associati e fra loro distinti. Esistono diverse condizioni che garantiscono che il determinante di una matrice quadrata di ordine n sia nullo. Vale inoltre il teorema di Binet

det(AB) = det(A) det(B) = det(BA).

Osserviamo che invece, in generale, non vale

det(A + B) = det(A) + det(B).

A partire da una matrice A ∈ M (m, n) possiamo considerare in A delle sottomatrici Ai1i2...ip,j1j2...jq ∈ M (p, q). In particolar possiamo considerare sottomatrici quadrate, ovvero quelle con p = q. Il determinante di una tale sottomatrice `e detto minore di ordine p di A. Indicheremo i minori di ordine p di A ∈ M (m, n) con ai1i2...ip,j1j2...jp, ovvero mettendo in evidenza le righe e le

(7)

colonne della matrice A che lo definiscono. In particolare, se A `e una matrice quadrata di ordine n, ogni minore di ordine p individua un minore di ordine n−p, che chiamaremo minore complementare.

Tale minore moltiplicato per il fattore (−1)i1+i2+···+ip+j1+j2+···+jp `e detto complemento algebrico o aggiunto del minore ai1i2...ip,j1j2...jp, e verr`a indicato con a0i1i2...ip,j1j2...jp.

In particolare, dicesi complemento algebrico dell’elemento aij di una matrice A di ordine n, il determinante di ordine n − 1, che si indica con a0ij, ottenuto da A sopprimendo la i-esima riga e la j-esima colonna e moltiplicato per (−1)i+j.

Per il calcolo effettivo del determinante di una matrice quadrata A di ordine n possiamo utilizzare il seguente

Teorema 3 (di Laplace). Il valore del determinante di una matrice quadrata A `e uguale alla somma dei prodotti degli elementi di una riga per i rispettivi complementi algebrici.

A partire da una matrice quadrata A di ordine n possiamo costruire una nuova matrice quadrata di ordine n formata dai complemetni algebrici a0ij degli elementi aij di A. La trasposta di tale matrice `e detta matrice aggiunta di A, A(a).

Se A `e una matrice quadrata di ordine n, si chiama inversa di A, A−1, una matrice di ordine n tale che

AA−1= I = A−1A.

Il seguente teorema caratterizza le condizioni sotto le quali una matrice quadrata A di ordine n ammette inversa.

Teorema 4. Condizione necessaria e sufficiente affinch`e una matrice quadrata A di ordine n ammetta matrice inversa A−1`e che sia det A 6= 0. Se tale condzione soddisfatta la matrice inversa A−1 `e unica ed `e data da:

A−1= 1 det AA(a).

Esercizio 5. Sia V = M2(R) lo spazio vettoriale delle matrici quadrate di ordine 2. Siano assegnate le matrici:

A =1 −1

0 1



, B = 1 2

−2 −4



, C = 0 −1

−1 3

 .

Calcolare il determinante di ciascuna delle matrici assegnate. Determinare le matrici prodotto AB, AC, BA, BC e i loro determinanti. Stabilire quali tra le precedenti matrici sia invertibile e per quelle che risultano invertibili calcolare la corrispondente matrice inversa.

Soluzione dell’esercizio 5. I determinanti delle matrici assegnate valgono rispettivamente:

det A =

1 −1

0 1

= 1 · 1 − (−1) · 0 = 1 − 0 = 1 6= 0, det B =

1 2

−2 −4

= 1 · (−4) − (2) · (−2) = −4 + 4 = 0, det C =

0 −1

−1 3

= 0 · 3 − (−1) · (−1) = −1 6= 0.

(8)

Le matrici prodotto delle matrici assegnate sono le matrici:

AB =1 −1

0 1

  1 2

−2 −4



= 3 6

−2 −4

 , AC =1 −1

0 1

  0 −1

−1 3



= 1 −4

−1 3

 ,

BA = 1 2

−2 −4

 1 −1

0 1



= 1 1

−2 −2

 ,

BC = 1 2

−2 −4

  0 −1

−1 3



=−2 5

4 −10

 .

Applicando il teorema di Binet ( det(AB) = det A · det B) sappiamo che i determinanti di tali matrici valgono rispettivamente:

det(AB) = det A det B = 0, det(AC) = det A det C = −1, det(BA) = 0, det(BC) = 0.

Tra le matrici assegnate le matrici invertibili sono quelle il cui determinante `e non nullo e sono quindi le matrici A, C, AC. Per calcolare le corrispondenti matrici inverse dobbiamo determinare la corrispondente matrice aggiunta, ovvero la matrice formata dai complementi algebrici trasposti.

I complementi algebrici della matrice A sono:

a011= (−1)1+11 = 1, a021= (−1)2+10 = 0, a012= (−1)1+2(−1) = 1, a022= (−1)2+21 = 1.

La matrice aggiunta di A `e quindi la matrice:

A(a)=1 1 0 1

 . La matrice inversa di A `e allora:

A−1= 1

det AA(a)= A(a)=1 1 0 1

 .

Per verificare che il risultato sia corretto `e sufficiente verificare che in effetti risulti AA−1 = A−1A = I:

AA−1=1 −1

0 1

 1 1 0 1



=1 0 0 1



=1 1 0 1

 1 −1

0 1

 . I complementi algebrici della matrice C sono:

c011= (−1)1+11 = 3, c012= (−1)1+2(−1) = 1, c021= (−1)2+1(−1) = 1, c022= (−1)2+20 = 0.

La matrice aggiunta di C `e quindi la matrice:

C(a)=3 1 1 0

 . La matrice inversa di C `e allora:

C−1= 1

det CC(a)= −C(a)=−3 −1

−1 0

 .

(9)

Per verificare che il risultato sia corretto `e sufficiente verificare che in effetti risulti CC−1 = C−1C = I:

CC−1= 0 −1

−1 3

 −3 −1

−1 0



=1 0 0 1



=−3 −1

−1 0

  0 −1

−1 3

 .

Per calcolare l’inversa della matrice AC possiamo utilizzare il fatto che (AC)−1 = C−1A−1. Quindi:

(AC)−1 = C−1A−1 =−3 −1

−1 0

 1 1 0 1



=−3 −4

−1 −1

 . Effettivamente abbiamo.

 1 −4

−1 3

 −3 −4

−1 −1



=1 1 0 1

 .

Esercizio 6. Stabilire se le seguenti matrici siano invertibili, ed in caso affermativo determinare la loro inversa:

A =2 −1

3 5

 , B =

1 0 −1

1 −1 0

0 1 −2

, C =

0 1 −3

−1 0 2

3 −2 0

.

Soluzione dell’esercizio 6. Per stabilire se una matrice quadrata sia o meno invertibile `e necessario verificare che il suo determinante non sia nullo. Se tale condizione `e soddisfatta la matrice inversa esiste ed `e data dalla formula:

A−1= 1 det AA(a).

Poich`e det A = 13 6= 0, la matrice A `e invertibile. I complementi algebrici di A sono a011= +5 a012= −3

a021= +1 a022= +2 .

La matrice aggiunta di una matrice quadrata `e la trasposta dei suoi complementi algebrici. In questo caso:

A(a)= 5 1

−3 2

 .

Applicando la formula per il calcolo della matrice inversa abbiamo:

A−1= 1

det AA(a)= 1 13

 5 1

−3 2

 . Verifichiamo che in effetti risulta AA−1 = I:

AA−1 =2 −1

3 5

 1 13

 5 1

−3 2



= 1 13

13 0 0 13



=1 0 0 1



= I.

Calcoliamo il determinante di B,

det B =

1 0 −1

1 −1 0

0 1 −2

=

−1 0 1 −2

1 −1

0 1

= 2 − 1 = 1 6= 0.

(10)

La matrice B `e invertibile, inoltre, avendo determinante uguale ad 1, la sua inversa coincide con la sua aggiunta. Calcoliamo i complementi algebrici di B.

b011= +

−1 0

1 −2

= +2, b012= −

1 0

0 −2

= +2, b013= +

1 −1

0 1

= +1, b021= −

0 −1 1 −2

= −1, b022= +

1 −1 0 −2

= −2, b023= −

1 0 0 1

= −1, b031= +

0 −1

−1 0

= −1, b032= −

1 −1

1 0

= −1, b033= +

1 0

1 −1

= −1.

.

L’inversa di B `e la matrice:

B−1 = 1

det BB(a)= B(a)=

2 −1 −1

2 −2 −1

1 −1 −1

.

Anche questa volta, per scrupolo, verifichiamo che effettivamente BB−1= I,

BB−1=

1 0 −1

1 −1 0

0 1 −2

2 −1 −1

2 −2 −1

1 −1 −1

=

1 0 0 0 1 0 0 0 1

= I.

La matrice C `e una matrice antisimmetrica di ordine 3, ovvero di oridne dispari. Il determinante di C `e nullo e quindi C non `e una matrice invertibile. Questo risltato vale in generale per le matrici antisimmetriche di ordine dispari. Infatti se C = −CT, ricordando che det C = det CT e che det − C = (−1)ndet C, dove n `e l’ordine della matrice, abbiamo con semplici passaggi:

det C = (−1)ndet CT = (−1)ndet C = −det C =⇒ det C = 0.

Riferimenti

Documenti correlati

Fabio GAVARINI Esame scritto del 20

Esonero del 15

Vietato l’uso di appunti, libri, strumenti elettronici di calcolo e/o comunicazione (cell, smartphone,.. Risposte gravemente errate possono ottenere

Corso di Laurea in Ingegneria dell’Informazione Prova scritta di Geometria e Algebra1. 3

Essendo parallele r, s sono contenute in qualche piano, ma non ` e detto che tale piano sia unico in quanto le due rette potrebbero

Per fare sì che r sia l’unica retta affine invariante, possiamo prendere come g una qualsiasi rototraslazione con

Consegnate solo la bella e il foglio con gli esercizi e motivate sempre le vostre risposte.. Sar` a valutata anche l’esposizione e non saranno corretti

Qui procederemo in modo diverso usando il fatto che siamo sullo spazio dei polinomi per svolgerei conti in