• Non ci sono risultati.

ALIMENTAZIONE SOSTENIBILE Non ci può essere rispetto per la salute degli esseri umani se non c è rispetto per la salute dell ECOSISTEMA

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "ALIMENTAZIONE SOSTENIBILE Non ci può essere rispetto per la salute degli esseri umani se non c è rispetto per la salute dell ECOSISTEMA"

Copied!
10
0
0

Testo completo

(1)

1

ALIMENTAZIONE SOSTENIBILE

“Non ci può essere rispetto per la salute degli esseri umani se non c’è rispetto per la salute dell’ECOSISTEMA”

A cura di Giorgia MANCINI CILLA A.A. 2019/2020

Introduzione

Entro il 2050, si stima che la popolazione mondiale sarà di 9 miliardi di persone e di conseguenza aumenterà la domanda alimentare. La domanda mondiale di cibo crescerà sempre di più a causa della crescita demografica, nello stesso tempo dobbiamo affrontare la costante riduzione del suolo destinato all’agricoltura. Sappiamo che le nostre abitudini alimentari odierne sono insostenibili per il pianeta, ma anche per la nostra salute.

Oggi ci troviamo a dover conciliare il benessere umano e quello della Terra. È necessario passare a produzioni alimentari più sostenibili e cambiare anche le nostre abitudini alimentari per garantire cibo a sufficienza alle generazioni future e al tempo stesso minimizzare il più possibile l’impatto ambientale.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) definisce le diete sostenibili come: “quelle diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale nonché ad una vita sana per le generazioni presenti e future. Le diete sostenibili concorrono alla protezione e al rispetto della biodiversità e degli ecosistemi, sono accettabili culturalmente, sono economicamente eque ed accessibili;

adeguate sicure e sane sotto il profilo nutrizionale e contemporaneamente ottimizzano le risorse umane e naturali”.

(2)

2

Un ecosistema a rischio

I sistemi tradizionali di produzione e consumo alimentare non rispettano i limiti di risorse della Terra. Secondo la FAO, il sistema alimentare produce 4 miliardi di tonnellate di cibo di cui circa un terzo viene sprecato

Il sistema attuale di produzione alimentare è una delle principali cause del danno ambientale, compreso il cambiamento climatico e l’impoverimento delle risorse naturali. L’agricoltura da sola è responsabile per il 30%

dell’emissione di gas serra provocata dall’uomo e per il 70% dello sfruttamento delle risorse idriche; rappresenta la causa primaria della deforestazione, della ridestinazione d’uso dei terreni, della perdita di biodiversità, dell’inquinamento idrico e del consumo di acqua dolce. Ad essa si aggiungono altre attività legate alla produzione e al consumo alimentare come l’allevamento, il trasporto, l’imballaggio e confezionamento agroalimentare, che hanno anche esse un pesante impatto ambientale.

La biodiversità è il pilastro fondamentale della produzione alimentare:

assicurare cibi vari e validi sotto il profilo nutrizionale garantisce sistemi produttivi resilienti e resistenti alle malattie. La diversità degli ecosistemi e delle specie è, attualmente, sempre più sottoposta alla pressione esercitata dalla nostra popolazione che aumenta velocemente, consuma sempre di più, altera e degrada l’ambiente. Molte specie selvatiche rischiano l’estinzione a causa di una gestione insostenibile dell’agricoltura, dell’allevamento e della pesca.

L’agricoltura industriale causa inoltre problemi di salute associati alla fame ma anche all’obesità. Secondo le ultime statistiche della FAO nel mondo ci sono più di 800 milioni di persone affamate, pari a una persona su nove, mentre più di 600 milioni di persone al mondo sono obese o in sovrappeso, cioè una persona su otto. Questo problema risiede nello squilibrio globale della ricchezza e delle risorse, secondo il quale una parte della popolazione ha a disposizione cibo in eccesso e l’altra metà stenta a sopravvivere.

Nei Paesi industrializzati in cui si ha una maggior concentrazione di popolazione obesa o in sovrappeso si registra, inoltre, una forte pressione nel sistema sanitario a causa dello sviluppo di malattie croniche come malattie cardiovascolari, ipertensione e diabete, causate prima di tutto dalla tipologia di alimenti che vengono consumati ma anche dall’urbanizzazione e dagli stili di vita.

Modelli di consumo occidentali sono basati su prezzi bassi e sull’alta disponibilità di cibo. I consumi e gli sprechi di cibo sono tipici dello stile di vita delle aree urbane, che sono anche le aree che hanno un maggior bisogno di importare risorse dall’esterno.

Il modello agro-industriale tipico dei Paese industrializzati ha portato le imprese agricole a introdurre tecnologie capital-intensive per intensificare la produzione. Questo sistema è basato sull’impiego di capitali, macchinari, pesticidi, fertilizzanti chimici e negli ultimi anni anche di varietà geneticamente modificato (OGM) con lo scopo di aumentare la resa produttiva.

(3)

3

Il sistema dell’agricoltura industrializzata, oltre ad dover aumentare sempre di più la resa produttiva, ha come obiettivo quello di abbassare i costi di produzione, questo porta spesso alla compromissione degli ecosistemi.

Inoltre la necessità di ridurre i costi possono causare lo spostamento delle produzioni alimentari in aree, dove i costi economici sono più bassi o dove le normative ambientali sono meno restrittive.

Il sistema agricolo attuale sta generando diversi tipi di problemi che si possono dividere in tre ambiti:

- Ambientali: le coltivazioni e la zootecnia intensiva rilasciano nell’ambiente grandi quantità di fertilizzanti e pesticidi chimici, provocano l’erosione e la salinizzazione dei suoli e il depauperamento delle falde acquifere determinando un forte impatto sulla stabilità degli ecosistemi e la perdita di biodiversità;

- Economici: la globalizzazione e la liberalizzazione del commercio e la grande distribuzione spingono a una forte competizione sui prezzi che induce i produttori a sfruttare le risorse naturali e anche il lavoro in maniera intensiva. Questo da un lato mette a dura prova le piccole imprese che non riescono a competere con quelle più grandi, inoltre si rischia di fornire ai consumatori un prodotto di qualità inferiore o meno salubre;

- Sociali: spesso sono messe a rischio la sicurezza e la qualità alimentare.

Il raggiungimento di un sistema di produzione alimentare sostenibile e la riduzione dello spreco alimentare sono sfide globali importanti che possono aiutare ad affrontare la crescente domanda alimentare e al tempo stesso produrre alimenti sostenibili per l’ambiente ma anche sani e nutrienti per tutti.

Numerose ricerche, come quella di un gruppo di studiosi coordinati da Jonathan Foley, sottolineano che un contributo importante agli obiettivi di sconfiggere la fame, raddoppiare la produzione alimentare entro il 2050 e ridurre i danni ambientali provocati dalle pratiche agricole può venire da alcune importanti soluzioni come: fermare l’espansione dei terreni agricoli nelle zone tropicali (la distruzione di questi ecosistemi ha conseguenze pesanti sulla perdita di biodiversità e sulle emissioni di anidride carbonica derivanti dalla deforestazione), migliorare la produttività dei terreni che hanno rese più basse, aumentare l’efficienza dell’uso dei fertilizzanti e dell’acqua a livello globale, ridurre il consumo di carne pro capite (se ci nutrissimo solo di vegetali potremmo avere a disposizione una cifra imponente di calorie in più l’anno, pari al 50% in più della disponibilità attuale) e ridurre gli sprechi nelle filiere alimentari (circa il 30% del cibo prodotto sul pianeta).

Oggi il mondo che abbiamo davanti ai nostri occhi è profondamente cambiato rispetto soltanto a 50-60 anni fa. In pochissimi anni le attività umane hanno esercitato un’incredibile pressione sui sistemi naturali del nostro pianeta, portandoci ad oltrepassare la capacità stessa della Terra di sostenere le nostre società in modo stabile. Come scrive Johan Rockstrӧm “Siamo passati

(4)

4

dall’essere un piccolo mondo su un grande pianeta a un grande mondo su un piccolo pianeta”.

Nel 2014 la Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition (BCFN) ha redatto il Protocollo di Milano, presentato nel 2015 in occasione di Expo. Un documento che analizza le criticità rappresentate dai paradossi del cibo e propone soluzioni concrete per una migliore sostenibilità alimentare.

L’obiettivo del Protocollo di Milano è sensibilizzare il governo, le istituzioni e l’opinione pubblica sull’emergenza di agire per raggiungere una maggiore sostenibilità alimentare.

Il Protocollo di Milano nasce per trovare soluzioni ai tre grandi paradossi del cibo: il rapporto tra obesità e malnutrizione il quale mostra come il cibo è distribuito in modo non omogeneo; l’utilizzo delle risorse naturali in cui si rivela che il 40 % delle risorse mondiali di cereali sono utilizzati per sostenere allevamenti e carburanti, mentre potrebbero sfamare la popolazione mondiale;

lo spreco di cibo, in tutto il mondo sprechiamo un terzo della produzione mondiale di cibo, quattro volte quello che basterebbe a sfamare le persone denutrite. Gli obiettivi che il Protocollo di Milano promuove sono:

 Stili di vita sani volti a combattere fame e obesità;

 Forme sostenibili di agricoltura e produzione alimentare alla luce dei cambiamenti climatici e nel rispetto delle risorse naturali, con particolare attenzione alle problematiche ambientali, agricole e socioeconomiche:

biodiversità e agrobiodiversità; gestione delle risorse del territorio, idriche ed energetiche; mitigazione e adattamento al clima; sovvenzioni agricole; benessere degli animali da allevamento; impatto ambientale;

sviluppo di pratiche sostenibili e

 Sensibilizzazione verso la riduzione dello spreco alimentare del 50%

entro il 2020.

Dieta sostenibile

Oggi viviamo in una società in cui predomina la velocità e la tecnologia, nel nostro stile di vita predomina la frenesia e questo si riflette anche sull’alimentazione. Sono cambiate le nostre abitudini alimentari, tendendo sempre di più a consumare cibi pronti, pre-cotti, che contengono molti conservanti. Con il progresso rapidissimo, l’alimentazione è cambiata radicalmente, con l’uso di cibi sempre più elaborati e sempre meno naturali.

Cibi che hanno un impatto negativo sulla salute e anche sull’ambiente.

Nel 1986 Gussow e Clancy, che per primi proposero linee guida dietetiche che tenessero conto della sostenibilità e dell’impatto sulle risorse naturali mondiali, definirono le diete come “scelte alimentari che supportano la vita e la salute entro limiti del sistema naturale nel prossimo futuro”.

La dieta è considerata uno dei più importanti fattori per la salute nella società moderna: è una delle cause di morte prematura e delle malattie croniche.

Un’alimentazione ottimale è associata ad una più alta aspettativa di vita, ad una

(5)

5

drastica riduzione del rischio di malattie croniche nel corso della vita ed al miglioramento dell’espressione genetica. L’evidenza mostra decisamente come una dieta basata su cibi naturali molto poco lavorati, prevalentemente vegetali, sia associata ad un potenziamento della salute e alla prevenzione delle malattie. Un aspetto positivo è che i cibi più salutari e più nutrienti sono anche quelli che, tendenzialmente, hanno un minore impatto negativo sulle risorse del Pianeta.

È importante tener conto che le scelte e le abitudini alimentare delle persone dipendono da svariati fattori: esperienza personale e biologica con il cibo, percezioni, convinzioni, valori, emozioni e significati personali.

È essenziale che le raccomandazioni alimentari siano integrate con consigli legati allo stile di vita. Le istituzioni di tutto il mondo hanno elaborato – o stanno elaborando – guide per accompagnare i cittadini nello scegliere la propria alimentazione.

Prendiamo una dieta con un consumo eccessivo di carne: è ricca di grassi e colesterolo, e può essere responsabile di problemi di obesità, diabete e di disturbi cardiovascolari. Ed è un’alimentazione con forti ricadute anche sull’ambiente, come dimostrano gli studi fatti dal BCFN, che evidenziano per esempio che per produrre un solo chilo di carne sono necessari ben 15.400 litri di acqua.

La biodiversità vegetale della Terra è in pericolo: il 75% delle risorse genetiche del Pianeta si è già estinto, e si prevede che un altro terzo di ciò che ne rimane scomparirà entro il 2050. Consumare un’ampia varietà di frutta e verdura, pertanto, può portare benefici sia alla nostra salute sia alla salvaguardia dell’ambiente. Il consumo di frutta, verdura, cereali e legumi

(6)

6

locali può contribuire a migliorare la fertilità dei terreni, a tutelare le riserve idriche e a proteggere la biodiversità.

Sono diverse le organizzazioni e le campagne di sensibilizzazione in tutto il mondo che stanno prendendo in considerazione la relazione tra salute e sostenibilità ambientale aiutando le persone a scegliere cibi salutari, privi di rischi e a basso impatto ambientale. Il BCFN, ad esempio, ha come scopo quello di far sì che le persone comprendano le conseguenze delle loro scelte alimentari tramite la Doppia Piramide. La Piramide aiuta i consumatori a seguire una dieta salutare privilegiando al tempo stesso quegli alimenti che hanno il minore impatto in termini ambientali. E gli alimenti che dovremmo consumare di meno a prescindere, come i cibi confezionati, i dolci e la carne rossa, risultano essere anche quelli più dannosi per l’ambiente. Mangiare bene, secondo il BCFN, non ha soltanto effetti positivi sulla salute personale ma anche su quella del Pianeta.

Il modello della doppia piramide alimentare nasce dallo studio e dall’evoluzione della piramide alimentare, su cui si basa la dieta mediterranea.

La doppia piramide alimentare e ambientale dimostra una strettissima relazione tra due aspetti di ogni alimento: il valore nutrizionale e l’impatto ambientale generato nelle fasi di produzione e consumo.

Ogni alimento ha – oltre a un determinato valore dal punto di vista nutrizionale in base al contenuto di carboidrati, proteine, grassi o fibre che influiscono direttamente sulla forma fisica e sulla salute dell’individuo – un impatto

(7)

7

ambientale che deve essere valutato prendendo in considerazione tutto il suo ciclo di vita. Per quantificare tale impatto sono stati scelti tre indicatori, l’ecological footprint, che misura la capacità della terra di rigenerare le risorse impiegate per la produzione del singolo alimento, il carbon footprint, che misura le emissioni dei gas a effetto serra durante il suo ciclo di vita e il loro impatto, e il water footprint, che ne misura invece il consumo di acqua. A questi si aggiunge il nitrogen footprint, inteso come bilancio della produzione di azoto lungo la filiera agroalimentare.

La base della prima piramide alimentare è costituita da frutta e ortaggi di stagione, quindi freschi, di cui si consiglia un ampio consumo perché hanno un ridotto contenuto calorico e forniscono all’organismo acqua, carboidrati, vitamine, minerali e fibra. Il contenuto di proteine è molto basso, così come il contenuto di grassi. L’apporto di carboidrati della frutta e degli ortaggi consiste soprattutto di zuccheri semplici, facilmente utilizzabili dall’organismo, e di poco amido. Gli alimenti di origine vegetale sono anche la fonte principale di fibra che, oltre a regolarizzare la funzione intestinale, contribuisce al raggiungimento del senso di sazietà e quindi aiuta a contenere il consumo di alimenti a elevata densità energetica. La piramide ambientale posiziona questi stessi alimenti al vertice della piramide. Hanno cioè un impatto sull’ambiente molto ridotto.

Ai livelli successivi della piramide alimentare troviamo cibi di cui si consiglia un consumo tanto più ridotto quanto più ci si avvicina al vertice.

All’apice della piramide troviamo gli alimenti che dovrebbero essere consumati il meno possibile, come carne rossa e dolci, che nella piramide ambientale si trovano alla base proprio perché sono gli alimenti che hanno un impatto ambientale maggiore.

Gli studi hanno inoltre dimostrato che un’alimentazione equilibrata durante l’infanzia è la premessa fondamentale per una crescita sana, che riduce la predisposizione al sovrappeso e alle malattie correlate.

Solo l’1% dei bambini tra i 6 e i 10 anni ha abitudini alimentari corrette, in linea con la piramide alimentare. Spesso la dieta dei bambini comporta un apporto calorico superiore alle loro esigenze, con un’eccessiva presenza di grassi e zuccheri, a discapito di frutta e verdura.

È stata progettata anche la doppia piramide per i bambini in cui viene suggerita una dieta basata su alimenti di origine vegetale: cereali (soprattutto integrali, ricchi di fibra e componenti protettivi), frutta e verdura. A salire si trovano legumi, latte e derivati, uova, carni e pesce. Da limitare gli alimenti ad alto contenuto di grassi e zuccheri.

(8)

8

Mangiare alimenti gustosi, sani, ma anche sostenibili è un approccio alla dieta non sempre scontato, ma per facilitarlo Greenpeace ha pubblicato un decalogo che contiene consigli e osservazioni che aiutano a capire le motivazioni delle scelte alimentari migliori.

Preferire sempre frutta e verdura di stagione, tenendo conto che i prodotti in vendita in stagioni diverse da quelle classiche arrivano spesso da paesi lontani, e che questo ha un impatto non trascurabile a causa del trasporto.

È necessario ridurre il consumo di carne fino a una-due porzioni a settimana. Bisognerebbe poi scegliere carne biologica o comunque proveniente da allevamenti che si conoscono. Legumi, cereali e frutta secca contengono molte proteine che possono sostituire la carne. Sempre meglio preferire le uova biologiche di galline allevate all’aperto. Ogni

(9)

9

settimana bisognerebbe consumare non più 600 grammi tra latte e latticini, preferendo quelli provenienti da allevamenti nei quali gli animali sono allevati all’aperto, senza sofferenze, e nutriti con residui agricoli e pascoli, senza uso di pesticidi, e nei quali il terreno non è stato sottratto alla produzione alimentare per fare posto alle monocolture di soia e mais. Bisogna preferire pesce pescato con metodi artigianali a quello allevato o pescato in maniera distruttiva.

Fare attenzione al sottocosto, spesso in questa categoria rientrano alimenti ottenuti sfruttando il lavoro e usando massicce dosi di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti: la qualità ha un prezzo.

Anche nell’alimentazione si può parlare di moda: avocado, banane, ananas e quinoa sono esempi di alimenti che vanno di moda ma che spesso si portano dietro storie di sfruttamento e di monocolture estensive devastanti. Meglio scegliere alternative altrettanto nutrienti e buone. Infine, per quanto possibile, è sempre meglio comprare cibo sfuso e portare la borsa adatta da casa, per ridurre il consumo di plastica e limitare i cibi ultra-trasformati che spesso hanno uno scarso valore nutrizionale e sono dannosi per l’ambiente.

Conclusioni

Lo sviluppo di un sistema alimentare globale in grado di garantire a tutti un apporto nutrizionale equilibrato richiede ai professionisti della salute una consapevolezza e un impegno educativo sempre più complesso. È importante capire che cosa contribuisce a rendere una dieta sostenibile e comunicarlo in modo efficace per cercare di cambiare le consolidate abitudini alimentari della popolazione.

La Doppia Piramide rappresenta la sostenibilità delle nostre scelte alimentari per noi e per l’ambiente naturale. Alla tradizionale piramide alimentare, costruita sulla base della distribuzione degli alimenti in una dieta equilibrata, viene affiancata una piramide ambientale, che valuta il peso ecologico di ciascun alimento. Si può concludere che gli alimenti che meglio contribuiscono al mantenimento di una buona salute psicofisica degli individui, sono anche quelli con un minor impatto ambientale.

La dieta che più si avvicina ai suggerimenti del modello della Doppia Piramide è quella mediterranea, riconosciuta fin dagli anni Novanta come dieta migliore per l’individuo dall’OMS e dalla FAO, e dal 2010 inserita dall’UNESCO fra i beni culturali immateriali dell’umanità.

(10)

10

Sitografia e bibliografia:

- https://en.wikipedia.org/wiki/Sustainable_diet

- https://en.wikipedia.org/wiki/Sustainable_food_system - https://www.barillacfn.com/it/

- https://www.greenpeace.org/italy/comunicato-stampa/6651/eco-menu- 10-consigli-per-una-spesa-amica-del-clima-e-del-pianeta/

- https://www.eufic.org/it/food-production/article/towards-more- sustainable-diets

- http://www.oneplanetfood.info/

- http://www.fao.org/home/en/

- G. Fatati “Alimentazione sostenibile: l’insegnamento del passato”.

Recenti Prog Med 2015; 106: 540-544

- G. Fatati, A. Poli “Sostenibilità delle scelte alimentari: la posizione degli esperti italiani di nutrizione”. Recenti Prog Med 609 2013; 104: 609-614 - Barilla Center for Food Nutrition “Eating Planet. Cibo e sostenibilità:

costruire il nostro futuro”. 2016

- F. Forno, S. Maurano “Cibo, sostenibilità e territorio. Dai sistemi di approvigionamento alternativi ai Food Policy Councils”. Riv. Geogr.

Ital.123 (2016), pp. 1-20

Riferimenti

Documenti correlati

As a preliminary understanding ofsome ofthe features observed in numerical simulations, we discuss analytically some basic symmetry properties ofthe BTW toppling dynamics that

platone, mentre ribadisce la classica separazione dei due piani del.. reale, attacca gli amici delle idee sul terreno della relazione conosciti- va. Questi idealisti, che riconoscono

L’università, la regione, gli studenti e il mondo del lavoro s’incontrano Evento promosso da ASIS, Assinde, Laboratorio Farmacia e sostenuto da Alliance Boots con la

Tenuto conto di tale situazione, la riqualificazione del patrimonio immobiliare sanitario pubblico e l’ammodernamento del parco tecnologico richiedono un nuovo approccio strategico.

In sufficienti concentrazioni, tali colture microbiche possono migliorare il benessere delle persone e prevenire o contrastare alcune patologie, in modo sicuro e naturale,

Questo intervento deriva da una discussione collettiva del gruppo di lavoro nazionale Salute Mentale di Legacoopsociali, riunitosi in due sessioni, il 22 febbraio ed il

momento del mio insediamento alla Presidenza del Rotary Club Lecce per l'anno 2013/2014 ho accolto con piacere il motto del Governatore del nostro Distretto,

* Online samples in Brazil, Chile, mainland China, Colombia, India, Malaysia, Mexico, Peru, Russia, Saudi Arabia, South Africa, and Turkey tend to be more urban, educated,